SCIAMANESIMO E MUSICA SCIAMANICA Antropologia · PDF fileLo sciamano fa uso del suono come...

8
SCIAMANESIMO E MUSICA SCIAMANICA Antropologia culturale L'antropologia culturale è uno dei campi dell'antropologia, lo studio olistico dell'umanità. In particolare, essa è la disciplina che ha promosso e sviluppato la cultura come oggetto di studio scientifico; essa è anche il ramo dell'antropologia che studia le differenze culturali tra gruppi di umani. I concetti su cui si basa l'antropologia culturale sono in parte dovuti ad una reazione contro la passata concezione occidentale basata sull'opposizione tra natura e cultura, secondo la quale alcuni esseri umani sarebbero vissuti in un ipotetico "stato naturale". Gli antropologi si oppongono a questa visione in quanto la cultura fa in realtà parte della natura umana: ogni persona ha infatti la capacità di classificare le proprie esperienze, di codificare simbolicamente tali classificazioni e di insegnare tali astrazioni ad altri. Poiché la cultura viene appresa, le persone che vivono in luoghi differenti avranno differenti culture. Gli antropologi hanno inoltre sottolineato che attraverso la cultura le persone possono adattarsi al proprio contesto ambientale in modi non-genetici, cosicché persone che vivono in contesti ambientali diversi avranno spesso culture differenti, e gli elementi apparentemente comuni tra culture lontane hanno quasi sicuramente significati diversi. Molte delle teorie antropologiche si basano sulla considerazione e l'interesse per la tensione tra l'ambito locale (le culture particolari, il folklore) e l'ambito globale (la natura umana universale, ovvero la rete di connessioni che unisce le persone di luoghi diversi). Dobbiamo anche dire che l'antropologia culturale ha vari settori come tutte le altre discipline. Abbiamo l'antropologia politica, l'antropologia medica, l'antropologia della parentela, l'antropologia religiosa, l'antropologia applicata e l'antropologia psicologica. Definizione di cultura secondo l’inglese Edward Burnett Tylor (1832-1917): "presa nel suo più ampio significato etnografico è quell'insieme complesso che include il sapere, le credenze, l'arte, la morale, il diritto, il costume, e ogni altra competenza e abitudine acquisita dall'uomo in quanto membro della società". L'etnografia (dal greco: ethnos - "nazione", e grapho - "scrivo"; letteralmente "descrizione dei popoli") è il metodo con cui operano le ricerche sul campo delle scienze etnoantropologiche. Sciamanesimo Sciamanesimo, in antropologia culturale, è un termine che indica l'insieme delle credenze ed il modo di vivere e di vedere il mondo, di società animiste non alfabetizzate, imperniato intorno ad una particolare figura di guaritore-saggio ed alla sua attività magico-religiosa: lo sciamano. Lo sciamanesimo si riferisce a una vasta gamma di credenze e pratiche tradizionali che comprende la capacità di diagnosticare e curare malattie, nonché tutti i possibili problemi della comunità e del singolo, dal come procurarsi il cibo al come sbarazzarsi dei nemici. Ciò attraverso l'asserita capacità dello sciamano di "viaggiare" in stato di trance nel mondo degli spiriti e di utilizzare i loro poteri. È questa la principale caratteristica dello sciamano che lo contraddistingue da altre forme di guaritore.

Transcript of SCIAMANESIMO E MUSICA SCIAMANICA Antropologia · PDF fileLo sciamano fa uso del suono come...

Page 1: SCIAMANESIMO E MUSICA SCIAMANICA Antropologia · PDF fileLo sciamano fa uso del suono come catalizzatore di un ambiente interno immaginario, sperimentato come spazio-tempo sacro in

SCIAMANESIMO E MUSICA SCIAMANICA

Antropologia culturale

L'antropologia culturale è uno dei campi dell'antropologia, lo studio olistico dell'umanità. In

particolare, essa è la disciplina che ha promosso e sviluppato la cultura come oggetto di studio

scientifico; essa è anche il ramo dell'antropologia che studia le differenze culturali tra gruppi di

umani.

I concetti su cui si basa l'antropologia culturale sono in parte dovuti ad una reazione contro la

passata concezione occidentale basata sull'opposizione tra natura e cultura, secondo la quale alcuni

esseri umani sarebbero vissuti in un ipotetico "stato naturale".

Gli antropologi si oppongono a questa visione in quanto la cultura fa in realtà parte della natura

umana: ogni persona ha infatti la capacità di classificare le proprie esperienze, di codificare

simbolicamente tali classificazioni e di insegnare tali astrazioni ad altri. Poiché la cultura viene

appresa, le persone che vivono in luoghi differenti avranno differenti culture. Gli antropologi hanno

inoltre sottolineato che attraverso la cultura le persone possono adattarsi al proprio contesto

ambientale in modi non-genetici, cosicché persone che vivono in contesti ambientali diversi

avranno spesso culture differenti, e gli elementi apparentemente comuni tra culture lontane hanno

quasi sicuramente significati diversi.

Molte delle teorie antropologiche si basano sulla considerazione e l'interesse per la tensione tra

l'ambito locale (le culture particolari, il folklore) e l'ambito globale (la natura umana universale,

ovvero la rete di connessioni che unisce le persone di luoghi diversi). Dobbiamo anche dire che

l'antropologia culturale ha vari settori come tutte le altre discipline. Abbiamo l'antropologia politica,

l'antropologia medica, l'antropologia della parentela, l'antropologia religiosa, l'antropologia

applicata e l'antropologia psicologica.

Definizione di cultura secondo l’inglese Edward Burnett Tylor (1832-1917): "presa nel suo più

ampio significato etnografico è quell'insieme complesso che include il sapere, le credenze, l'arte, la

morale, il diritto, il costume, e ogni altra competenza e abitudine acquisita dall'uomo in quanto

membro della società".

L'etnografia (dal greco: ethnos - "nazione", e grapho - "scrivo"; letteralmente "descrizione dei

popoli") è il metodo con cui operano le ricerche sul campo delle scienze etnoantropologiche.

Sciamanesimo

Sciamanesimo, in antropologia culturale, è un termine che indica l'insieme delle credenze ed il

modo di vivere e di vedere il mondo, di società animiste non alfabetizzate, imperniato intorno ad

una particolare figura di guaritore-saggio ed alla sua attività magico-religiosa: lo sciamano.

Lo sciamanesimo si riferisce a una vasta gamma di credenze e pratiche tradizionali che comprende

la capacità di diagnosticare e curare malattie, nonché tutti i possibili problemi della comunità e del

singolo, dal come procurarsi il cibo al come sbarazzarsi dei nemici. Ciò attraverso l'asserita capacità

dello sciamano di "viaggiare" in stato di trance nel mondo degli spiriti e di utilizzare i loro poteri. È

questa la principale caratteristica dello sciamano che lo contraddistingue da altre forme di guaritore.

Page 2: SCIAMANESIMO E MUSICA SCIAMANICA Antropologia · PDF fileLo sciamano fa uso del suono come catalizzatore di un ambiente interno immaginario, sperimentato come spazio-tempo sacro in

Lo sciamanesimo è un'antichissima pratica transculturale che presenta caratteri distintivi ben precisi

e comuni, all'interno di una struttura flessibile, capace cioè di adattarsi a diverse culture e religioni.

Secondo svariati dizionari etimologici, la parola sciamano (per la prima volta attestata nel 1698)

sarebbe entrata nell'italiano dall'inglese shaman, questo (attraverso lingue slave e germaniche) dal

tunguso šaman (una lingua dell’Asia centrale), a sua volta derivato dal sanscrito sramana che

significa "monaco". Indica il capo religioso e spirituale della comunità, l'uomo della medicina e

l'interprete dei fenomeni naturali.

La figura dello sciamano nasce nelle società primitive con lo scopo di risolvere problematiche di

base per la sopravvivenza di qualsiasi società, ovvero:

- salute

- riproduzione

- sussistenza

Secondo queste società primitive, in ultima istanza, erano gli spiriti ultraterreni a determinare la

sorte e gli avvenimenti terreni; ogni problema poteva perciò essere risolto solo da qualcuno che

avesse la capacità ed i mezzi per entrare in contatto con tali spiriti, affrontando un "viaggio"

ultraterreno nel loro mondo, trovando lì la soluzione ai problemi. Questo è lo sciamano, un "ponte"

tra il mondo terreno e quello ultraterreno. Secondo la cultura sciamanica, non si può diventare

sciamani per scelta o per semplice iniziazione, ma si deve ricevere una "chiamata" da parte degli

"spiriti" e a questa chiamata non si può rispondere negativamente. Detto ciò, è comunque possibile

che alcune culture prevedano un qualche tipo di iniziazione per lo sciamano. Per chi la riceve, la

"chiamata" è spesso un dramma: essa ne sconvolge la vita e ne mina seriamente la stabilità e

l'integrità fisico-psichiche; il chiamato ne farebbe volentieri a meno. Tuttavia, il non accettare,

sempre secondo la tradizione sciamanica, avrebbe conseguenze molto più gravi, che potrebbero

portarlo fino alla follia ed alla morte.

Lo sciamanesimo, originariamente legato alle culture di cacciatori-raccoglitori, appare diffuso quasi

ovunque nel mondo, dall'Australia alle Americhe con caratteristiche comuni. Particolarmente

radicato appare in Asia, specialmente in Siberia, dove non c'è è stata la minima la sovrapposizione

di altre culture; lo sciamanesimo siberiano è pertanto considerato dagli studiosi quello classico, il

meno "contaminato" da altre culture.

Secondo l'antropologia ufficiale, gli elementi fondamentali caratterizzanti dello sciamano, comuni a

tutti i luoghi ove la credenza sciamanica si sia diffusa e pressoché identici dall'Australia alle

Americhe, all'Asia, sono:

1) La chiamata sciamanica. Lo sciamano, prima di diventare sciamano, asserisce di ricevere una

"chiamata" da parte degli "spiriti", alla quale non può rifiutarsi di rispondere positivamente.

2) Il viaggio sciamanico. Un "viaggio" mentale, onirico nel "mondo degli spiriti", che lo sciamano

compie alla propria investitura e successivamente, con modalità differenti, ad ogni suo intervento

volto a risolvere problemi propri, della comunità o di singoli. Le fasi caratteristiche del "viaggio"

sono:

- trance (stato psichico alterato che in alcuni casi viene raggiunto tramite l'uso di allucinogeni e che

permane per tutta la durata del "viaggio");

- metamorfosi, lo sciamano si trasforma (durante il viaggio, quindi in sogno) nell'animale che lo

protegge e da cui deriva il proprio potere;

- combattimento (compie durante il viaggio combattimenti contro gli spiriti ed altri sciamani);

Page 3: SCIAMANESIMO E MUSICA SCIAMANICA Antropologia · PDF fileLo sciamano fa uso del suono come catalizzatore di un ambiente interno immaginario, sperimentato come spazio-tempo sacro in

- ritorno (lo sciamano "rientra" dal "viaggio" con la soluzione al problema).

3) il divieto per lo sciamano di ricevere compensi in denaro (pena la perdita del potere sciamanico).

Musica sciamanica

Prima di viaggiare lo sciamano deve cadere in uno stato di trance. Per provocare questo stato di

trance lo sciamano canta, suona il tamburo sacro, danza, declama invocazioni, finché la sua anima

non si distacca dal corpo e intraprende il suo viaggio. Durante il viaggio lo sciamano o cade in

catalessi e appare svenuto o, al contrario, racconta al pubblico presente le sue visioni e le mille

insidie della sua avventura nel mondo degli spiriti.

Una delle caratteristiche più interessanti dello sciamano è proprio il suo rapporto con la musica: lo

sciamano canta, balla, danza, racconta, ha incredibili capacità vocali. Fra tutti i sacerdoti è forse

quello che fa un uso più completo della musica. E, fatto singolare, è in grado di entrare in trance con

un accompagnamento musicale eseguito da lui stesso e non da altri musicisti. Il tamburo dello

sciamano è considerato sacro, è dipinto con molti simboli magici e cosmologici, ed è considerato

dallo sciamano il "cavallo volante" da montare per intraprendere il suo viaggio nel mondo degli

spiriti.

La musica sciamanica comprende sia la musica usata come componente dei rituali degli sciamani,

sia la musica che si riferisce, o si ispira, a questi. Uno sciamano usa vari modi per creare suoni a cui

sono attribuiti scopi differenti. Di particolare rilievo sono la canzone dello sciamano e il suonare il

tamburo sciamanico. Recentemente sono emersi in Siberia gruppi musicali che si ispirano alla

tradizione culturale sciamanica.

Anche se gli sciamani usano il canto, il tamburo e talvolta altri strumenti, un rituale sciamanico non

è una prestazione musicale in senso stretto: la musica è diretta più agli spiriti che a un probabile

pubblico. Ne conseguono da ciò diverse implicazioni:

- in primo luogo, una prestazione rituale sciamanica è, soprattutto, una serie di azioni e non

una serie di suoni musicali;

- in secondo luogo, l'attenzione dello sciamano è diretta verso l'interno, verso la

visualizzazione del mondo spirituale e la comunicazione con gli spiriti, e non all'esterno

verso gli ascoltatori che potrebbero essere presenti;

- in terzo luogo è importante, per il successo del rituale, che il relativo contesto sia definito

come chiaramente differente da quello di qualunque genere di intrattenimento;

- in quarto luogo, gli elementi teatrali che talvolta si aggiungono per impressionare un

pubblico mostrano l’autenticità del contatto con gli spiriti piuttosto che il virtuosismo

musicale dell'esecutore;

- dalla prospettiva musicale, le prestazioni rituali sciamaniche hanno la caratteristica peculiare

della discontinuità. Le rotture possono accadere perché risulta difficile comunicare con uno

spirito, o perché lo sciamano deve chiamare uno spirito differente. Tipicamente, le fasi della

Page 4: SCIAMANESIMO E MUSICA SCIAMANICA Antropologia · PDF fileLo sciamano fa uso del suono come catalizzatore di un ambiente interno immaginario, sperimentato come spazio-tempo sacro in

prestazione sono interrotte bruscamente, forse per essere ricominciate dopo una pausa, forse

no.

Il materiale sonoro che utilizza lo sciamano non fa parte di un “sistema” codificato di suoni, non

costituisce un “linguaggio musicale” condiviso con la comunità di “iniziati”: il linguaggio è

condiviso non con la comunità umana ma con gli spiriti. Lo sciamano fa uso del suono come

catalizzatore di un ambiente interno immaginario, sperimentato come spazio-tempo sacro in cui egli

viaggia ed incontra gli spiriti. I suoni, passando costantemente fra interno ed esterno, collegano

questo spazio immaginario con lo spazio reale del rituale in cui lo sciamano si muove e compie

azioni e gesti.

Un elemento molto importante nello sciamanesimo siberiano è l'uso di oggetti metallici pendenti -

comprese spesso le piccole campane - che vengono legati al mantello rituale, alla parte interna del

tamburo e talvolta anche al battitore. Questa pratica crea un campo sonoro intero ma in movimento

continuo, quindi percepito come un singolo suono complesso.

Alcuni suoni particolari, come quello delle campane, possono essere usati per la purificazione del

luogo in cui il rituale dovrà essere effettuato. Questo perché un contatto con gli spiriti è sempre

potenzialmente pericoloso: uno dei pericoli è quello di inquinamento del rituale.

Una campana può anche essere usata per evocare o per mandare indietro gli spiriti. Gli sciamani

inoltre con le stesse finalità possono imitare i suoni degli uccelli e degli animali.

All'interno del rituale sciamanico, il suono può anche avere potere curativo. Può quindi essere

concepito come un mezzo per inviare l'energia spirituale dallo sciamano a una persona sofferente.

La tradizione tuvana (Repubblica di Tuva, Siberia centro-meridionale), afferma che le persone

ammalate vengono guarite dal suono di uno strumento composto dal legno di un albero colpito e

bruciato da un lampo.

La canzone dello sciamano - o algysh in tuvano - è diversa per ogni sciamano. Racconta del suo

luogo di nascita, della sua iniziazione, della sua linea di discendenza ancestrale, di doti speciali e

speciali legami con spiriti particolari. La melodia e le parole sono composte dallo sciamano stesso e

generalmente rimangono le stesse per tutto l'arco della sua vita professionale. L'algysh è cantato

spesso verso l'inizio del rituale ed è accompagnato dal suono del tamburo dungur. Il canto serve a

ricordare allo sciamano la propria identità e il proprio potere. Afferma le sue abilità e lo annuncia

agli spiriti.

Il tamburo a membrana singola è ampiamente usato nel rituale sciamanico. Si afferra tramite un

manico di legno fissato internamente alla cassa e viene suonato per mezzo di un battitore specifico

che può anche in sé essere un sonaglio. Spesso al tamburo sono fissati oggetti rituali metallici che

pendendo producono suono. Il tamburo sarà costruito con materiali consacrati: la scelta dell'albero e

della pelle sono molto accurate. Nel caso dello sciamanesimo, sembra che il tamburo portatile sia

altamente adatto per una prestazione in cui l'azione ed il gesto sono la linea guida. Il gesto fisico del

suonare il tamburo, infatti, è integrato spesso a una danza sciamanica. Per questo motivo il suonare

il tamburo non si limita al tempo stabile ma può accelerare e rallentare con accenti irregolari.

Page 5: SCIAMANESIMO E MUSICA SCIAMANICA Antropologia · PDF fileLo sciamano fa uso del suono come catalizzatore di un ambiente interno immaginario, sperimentato come spazio-tempo sacro in

Il didjeridoo degli Aborigeni australiani tra riti, armonici e guarigione

Gli armonici sono un fenomeno fisico acustico non evidente, che però è componente molto

importante nella musica meditativa e curativa dello yoga e di altre tecniche proposte dalla

musicoterapia di ogni cultura. Gli Aborigeni australiani utilizzano uno strumento che emette un

suono grave per i loro riti di guarigione: il didjeridoo.

Le note emesse dal didjeridoo sono simili all’accordo a una voce dei monaci tibetani, il cosiddetto

CANTO ARMONICO: sono note molto basse con chiari ed evidenti armonici. Una cosa che

accomuna queste due scuole culturali di musica armonica, è la respirazione circolare, una tecnica

avanzata che permette di continuare a respirare mentre si canta o si suona il didjeridoo. In questo

modo si può ottenere un suono molto prolungato, tramite il quale si arriva ad alterare lo stato di

coscienza della persona che lo pratica.

Gli Aborigeni credono che il didjeridoo gli sia stato donato da un popolo di creature soprannaturali

che hanno preso parte alla creazione del loro popolo, durante il “Tempo del Sogno”. Lo scopo di

questo strumento era di funzionare da richiamo per permettere ai due popoli di comunicare. Il legno

con il quale è costruito il didjeridoo è una radice cava scavata dalle termiti, che viene trovato da uno

sciamano alterando il proprio stato di coscienza, ed entrando nel “Tempo del Sogno”, in questo

modo riesce a localizzare l’albero giusto nella foresta.

Le somiglianze dei riti sciamanici degli Aborigeni che utilizzano il didjeridoo con le pratiche di

meditazione e guarigione dei monaci tibetani che implicano il canto armonico sono notevoli.

L’energia degli armonici è utilizzata da entrambi per entrare in stati d’animo non comuni, ma anche

per accelerare la guarigione di parti malate, indirizzandovi sopra il suono del didjeridoo da parte

dello sciamano.

Il canto armonico

Il canto armonico, detto anche canto difonico, diplofonie e triplofonie, ed in inglese overtone

singing, è una tecnica di canto nella quale il cantante sfrutta le risonanze che si creano nel tratto

vocale (che si trova tra le corde vocali e la bocca) per far risaltare gli armonici presenti nella voce.

In questo modo una singola voce può produrre simultaneamente due o più suoni distinti.

Questo utilizzo della voce, sebbene con differenti tecniche e stili, è presente in molte culture. Infatti,

benché tipico di tradizioni come quella tibetana e mongola-tuvana, esso è riscontrabile anche in

Sudafrica tra la tribù Xosa, in Rajastan e nelle popolazioni Inuit (Eschimesi, Artico).

La tradizione più nota è quella di Tuva, una piccola repubblica appartenente alla Federazione Russa.

Tale tradizione di canto risale molto indietro nel tempo. Secondo leggende locali i tuvani

cominciarono a cantare per stabilire un contatto con le entità spirituali che pervadono tutte le cose

ed acquisire la loro forza attraverso l'imitazione dei suoni naturali. Di fatto nelle credenze tuvane il

suono è la via preferenziale per gli spiriti della natura per rivelarsi e comunicare con gli altri esseri.

La popolazione indigena canadese degli Inuit possiede una forma di canto armonico, che si

differenzia da quello tuvano per l'essere praticato quasi esclusivamente dalle donne. Esso è

tradizionalmente utilizzato dalle donne per cullare i bambini o in giochi praticati durante le lunghe

notti d'inverno. Tale tecnica, dopo un lungo periodo di declino, è stata recentemente riscoperta,

soprattutto dalle giovani generazioni, nell'ottica di una riscoperta delle tradizioni Inuit.

Page 6: SCIAMANESIMO E MUSICA SCIAMANICA Antropologia · PDF fileLo sciamano fa uso del suono come catalizzatore di un ambiente interno immaginario, sperimentato come spazio-tempo sacro in

La terapia dei suoni

Le valenze della musica vanno ben oltre l’aspetto ludico e ricreativo. Nuove ricerche in campo

medico hanno ormai accertato gli effetti della musica prodotti sull’individuo. Oggi, di musica si può

anche guarire.

E’ a tutti noto come la medicina primitiva, istintiva, empirica o magica, e le religioni primitive, che

erano e sono le depositarie dell’arte medica, usino la musica per ottenere quei fenomeni di

allucinazione collettiva e di trans individuale che sono il fondamento di tutte le pratiche mediche,

rituali, magiche e religiose.

Il ripetersi in esasperante e ipnotica monotonia di due note fondamentali con un’unica variazione

del ritmo, porta lentamente ad una anestesia psichica, a una perdita del controllo della personalità, a

uno stato psichico alterato che favorisce lo svolgersi delle pratiche terapeutiche primitive come

l’espulsione dal corpo del malato del demone che ha causato la malattia fino alle più complesse

pratiche della medicina animistica che ricerca nella musica la perdita della coscienza e della

personalità del “paziente” per ottenere lo scambio della sua anima ed ingannare così lo spirito

malvagio che lo possiede.

Un altro esempio di grande interesse per le facoltà terapeutiche del suono ci viene dalla medicina

sacerdotale greca. Infatti, nei templi la guarigione miracolosa avveniva nel sonno e nell’ipnosi e

l’uno e l’altra erano favoriti da musiche e danze rituali.

Oggi, soprattutto nella medicina ad orientamento psicosomatico possiamo ritrovare il connubio

musica-medicina dove il farmaco sonoro interviene su tutto il corpo attraverso la ri-costruzione di

un’armonia fisica e psichica perduta. Ma bisogna riconoscere che anche la scienza medica ufficiale

(soprattutto negli USA, in Canada, in Australia e in Francia) già da molti anni ha iniziato ad

investire nella ricerca di terapie alternative in cui i suoni vengono utilizzati con notevole successo

nel campo dell’anestesia (applicazioni anelgesiche musicali), per la rieducazione motoria in

ortopedia, come vera e propria medicina in campi notevolmente estesi della neuropsichiatria (forme

di nevrosi e psicosi o nei casi di autismo) o ancora più semplicemente come tonico durante

interventi chirurgici o nel corso di sedute dentistiche o psicanalitiche.

Rimanendo in campo neuropsichiatrico, è importante sottolineare come in certe sedute mediche le

varie reazioni suscitate nei pazienti sottoposti all’ascolto di musiche o di suoni diversi possa

condurre gli specialisti a formulare o convalidare giudizi diagnostici e prognostici. Recentemente,

poi, sono sempre più frequenti i tentativi di utilizzare la musica per favorire l’immaginazione, la

concentrazione, la meditazione, la capacità apprensiva alla lettura oppure alla proposizione di

quesiti matematici.

Page 7: SCIAMANESIMO E MUSICA SCIAMANICA Antropologia · PDF fileLo sciamano fa uso del suono come catalizzatore di un ambiente interno immaginario, sperimentato come spazio-tempo sacro in

LE ATTIVITÀ DI MUSICOTERAPIA IN GRAVIDANZA E PARTO: APPLICAZIONI E

RISULTATI

Le ormai numerose esperienze di musicoterapia italiane ed estere confermano l’utilità di affiancare

attività sonoro-musicali ai tradizionali corsi di preparazione al parto, poiché la musica può aiutare la

gestante a rilassarsi, a contenere l’ansia e a raggiungere uno stato di generale benessere psicofisico.

Musica per la mamma

La gravidanza comporta una serie di cambiamenti non solo fisici ma anche psicologici; i mutamenti

che avvengono durante i nove mesi sono talvolta accompagnati da momenti di ansia, stress, paura e

affaticamento che possono impedire alla donna di vivere questo straordinario momento della vita in

serenità. La musica in questo contesto può essere un valido strumento per aiutare la gestante a

migliorare la sua salute emotiva: nelle sedute di musicoterapia la madre si prepara alla nascita del

suo bambino abituandosi ad ascoltarne le azioni-reazioni motorie in risposta al suono della voce e

della musica, ascoltando se stessa, i suoi ritmi interni ed il loro modificarsi con il procedere della

gravidanza. Con attività musicali appositamente studiate si permette alla futura mamma di vivere

con serenità i nove mesi dell’attesa, ma anche di imparare alcune tecniche che potrebbero servirle

concretamente nel momento del parto. Questo le permette di vivere la nascita con consapevolezza e

serenità, attenta e pronta ad assecondare i segnali provenienti dal suo corpo e dal suo bambino

(AUDITORE-PASINI, 1998).

La musica per il bebè

La musicoterapia prenatale prevede anche una serie di attività per stimolare il piccolo e per favorire

così la comunicazione fra mamma-bambino. La musica durante l’attesa è il canale privilegiato di

questa comunicazione e le varie attività ritmico-sonore permettono di preparare una relazione

affettiva equilibrata e serena, nonché di stimolare adeguatamente lo sviluppo strutturale e

funzionale del sistema nervoso del feto stesso. Infatti, tutti gli stimoli presenti nell’ambiente nel

quale il feto cresce (suoni interni ed esterni alla madre), contribuiscono allo sviluppo delle e vie

sensoriali acustiche, favorendo anche il processo di maturazione strutturale e funzionale del Sistema

Nervoso (AUDITORE, 1998). Ma la musica per eccellenza che piace al piccolo è senza dubbio

quella prodotta dalla mamma, ossia la sua voce: la colorazione timbrica e melodica della voce

materna è veicolo di emozioni ed affetti, è una carezza ed una “coccola sonora”, ma anche un vero

strumento per comunicare al piccolo stati di "trepidante accoglienza o al contrario di gelido rifiuto"

(BENASSI, 1998).

Il canto prenatale

Il canto aiuta la gestante a migliorare il respiro, ma anche a farle scoprire il piacere di cantare per il

bebè, contribuendo così anche al suo sano sviluppo. Dagli studi di psicofonia effettuati dalla

cantante Maria Luisa Aucher in collaborazione con Paul Cauchard, neurofisiologo della Sorbona, è

emerso che la voce investe interamente il corpo del feto: in pratica quella più grave del papà è

potenzialmente in grado di stimolarlo dai piedi all'addome, mentre la voce più acuta della madre,

dalla vita alla testa. Dall'osservazione di neonati, figli di cantanti professionisti, si è riscontrato che

dove era la madre a cantare per tutta la gravidanza il bambino mostrava alla nascita solidità alla

nuca e vigore degli arti superiori, quando invece era il padre si assisteva ad una precoce

deambulazione. Il canto prenatale svolge anche un'azione auto-analgesica, poiché la pratica aiuta la

partoriente a produrre le endorfine, sostanze che attenuano spontaneamente la percezione del

Page 8: SCIAMANESIMO E MUSICA SCIAMANICA Antropologia · PDF fileLo sciamano fa uso del suono come catalizzatore di un ambiente interno immaginario, sperimentato come spazio-tempo sacro in

dolore. La respirazione distesa, invece, influenza positivamente il tono muscolare, che perciò risulta

meno contratto (BENASSI, 1998).

L’ascolto musicale

L'ascolto musicale rilassa, distende, favorisce il contenimento dell'ansia e aiuta la gestante a creare

immagini positive e piacevoli: le musiche più adatte allo scopo sono lente, dolci e tranquille e

spesso rievocano scene di vita infantile, paesaggi montani e naturali. Queste stesse immagini

vengono richiamate alla mente durante le fasi del travaglio, tra una contrazione e l'altra, e aiutano

moltissimo la partoriente a distrarsi, a recuperare le forze e ad agevolare il riposo, prima di una

nuova spinta. Le “visualizzazioni” solitamente vengono conservate e ricordate dalla donna anche

senza l'aiuto della musica; l'ascolto, infatti, è accettato solo nelle prime fasi del travaglio, quando i

tempi di recupero sono abbastanza ampi e cessa, invece, quando le contrazioni si susseguono a ritmi

più frequenti, che non coincidono più con quelli musicali del brano e con quelli mentali della

partoriente. All'ascolto sono assolutamente esclusi brani a carattere depressogeno, ansiogeno, ricchi

di dissonanze e poco rassicuranti; sono eliminate anche quelle composizioni che possono

amplificare la ricezione del dolore, se riascoltate nel corso del travaglio (BENASSI, 1998).

Strumenti musicali

L’uso di strumenti musicali molto semplici (tamburi, maracas, triangoli, sonagli, piatti, legnetti…

sono subito facilmente utilizzabili da tutte e non serve nessuna conoscenza teorico-musicale) offre

alla gestante la possibilità di esprimersi musicalmente con libertà, ricercando il proprio ritmo

interiore: alcuni strumenti facilitano la relazione con il feto attivando uno scambio di segnali

ritmico-sonori, che avvicinano la madre al suo bambino in un dialogo reale (AUDITORE, 1998).

… e durante il parto

In sala parto l’ascolto musicale è consigliato anche dai medici, soprattutto per le primipare, nelle

quali la paura e l’intensità delle contrazioni possono avere effetti negativi sul travaglio, causando

eventuali traumi alla partoriente e al nascituro. Esperienze australiane ad esempio confermano che

l’ascolto di musica rilassante serve per favorire la distensione, la calma e per far sì che la donna si

concentri su se stessa con lo scopo di ridurre e di gestire meglio il dolore, ma anche per diminuire il

panico, per distrarre e per agevolare il riposo/sonno tra una contrazione e l’altra; si ricorre, invece, a

brani coinvolgenti ad alto volume per cercare di distogliere l’attenzione dal bisogno di spingere e

per far sì che la partoriente rimanga vigile. Studi statistici, inoltre, evidenziano una riduzione

significativa dei tempi del travaglio e della richiesta di analgesici e antidolorifici. Inoltre il

personale sanitario ha osservato che le neo mamme impiegano minor tempo per apprendere subito

“il mestiere del genitore”, cioè sono subito disponibili a passare del tempo con il piccolo e ad

allattarlo al seno, rispetto invece alle donne che hanno un parto doloroso (ALLISON, 1995).