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Schio Dal Comune casa rifugio per donne Approvato la partecipazione al bando regionale per interventi di sostegno ai centri accoglienza SCHIO - Lunedì la città ha celebrato dal mattino alla sera la «Giornata internazionale contro la violenza sulla donna» e sul tema il Comune ha approvato la sua partecipazione al bando regionale per «Interventi di sostegno ai centri di accoglienza/case rifugio». Gli even- tuali contributi andrebbero a sostenere la casa rifugio del Comune che è in fase di avviamen- to. Ultimata da qualche mese, la struttura sarà messa a disposizione per accogliere donne, assieme a eventuali figli minori, che si rivolgo- no alla Rete Antiviolenza. In questa fase la gestione della struttura è curata delle operatri- ci del Centro Antiviolenza - Sportello Donna di Schio e le attività che vengono svolte riguarda- no la prima accoglienza in struttura, la predi- sposizione di un progetto individualizzato con la donna e i servizi territoriali implicati nella situazione, colloqui di sostegno psicologico, orientamento e affiancamento a servizi pubbli- ci o privati. L'avvio del progetto è stato favorito anche dall'attività della Rete Antivio- lenza Altovicentino (promossa nel 2004 dallo Sportello Donna di Schio, coinvolge attualmen- te servizi dell'Ulss n. 4, le forze dell'ordine, gli Sportelli Donna di Malo e Thiene e alcune associazioni del privato sociale) che evidenzia- va la necessità di una struttura di questo tipo. Solamente al Centro Antiviolenza - Sportello Donna cittadino nel 2012 sono state seguite 80 donne con situazioni di violenza e nel 2013 (da gennaio a luglio) sono state seguite 57 donne. Nel 2013 e stato adottato formalmente dall'Ulss n. 4 Alto Vicentino il protocollo operativo che regola le attività dei servizi appartenenti alla Rete. Vittorino Bernardi © riproduzione riservata ISTITUZIONALE A.ULSS N. 4 Pag. 1

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Schio Dal Comune casa rifugio per donne Approvato la partecipazione al bando regionale per interventi di sostegno ai centri accoglienza

SCHIO - Lunedì la città ha celebrato dal mattino alla sera la «Giornata internazionale contro la violenza sulla donna» e sul tema il Comune ha approvato la sua partecipazione al bando regionale per «Interventi di sostegno ai centri di accoglienza/case rifugio». Gli even­tuali contributi andrebbero a sostenere la casa rifugio del Comune che è in fase di avviamen­to. Ultimata da qualche mese, la struttura sarà messa a disposizione per accogliere donne, assieme a eventuali figli minori, che si rivolgo­no alla Rete Antiviolenza. In questa fase la gestione della struttura è curata delle operatri­ci del Centro Antiviolenza - Sportello Donna di Schio e le attività che vengono svolte riguarda­no la prima accoglienza in struttura, la predi­sposizione di un progetto individualizzato con la donna e i servizi territoriali implicati nella situazione, colloqui di sostegno psicologico,

orientamento e affiancamento a servizi pubbli­ci o privati. L'avvio del progetto è stato favorito anche dall'attività della Rete Antivio­lenza Altovicentino (promossa nel 2004 dallo Sportello Donna di Schio, coinvolge attualmen­te servizi dell'Ulss n. 4, le forze dell'ordine, gli Sportelli Donna di Malo e Thiene e alcune associazioni del privato sociale) che evidenzia­va la necessità di una struttura di questo tipo. Solamente al Centro Antiviolenza - Sportello Donna cittadino nel 2012 sono state seguite 80 donne con situazioni di violenza e nel 2013 (da gennaio a luglio) sono state seguite 57 donne. Nel 2013 e stato adottato formalmente dall'Ulss n. 4 Alto Vicentino il protocollo operativo che regola le attività dei servizi appartenenti alla Rete.

Vittorino Bernardi © riproduzione riservata

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PREVENZIONE. Progetto dell'Ulss 4 e del "Centro vicentino solidarietà"

Spazio ascolto a scuola contro la droga e l'alcol Sono coinvolti 13 istituti con un bacino di mille studenti e 200 insegnanti Aiuto singolo o per gruppi

Silvia Dal Maso

L'Ulss 4 Alto Vicentino e il "Centro Vicentino di Solidarie­tà" uniti per contrastare l'abu­so di sostanze pericolose, co­me droga e alcol. È questo il progetto di prevenzione "Scuo­la aperta", uno spazio di ascol­to rivolto a 13 istituti del terri­torio (tra cui anche Carré, Zane, Fara, Zugliano, Sarcedo e Montecchio Precalcino) che coinvolge circa mille studenti e 200 docenti. Il progetto, curato da dieci an­ni dal dipartimento delle di­pendenze dell'Ulss 4, è rivolta ad insegnanti, genitori e stu­denti delle scuole secondarie di primo grado, e si caratteriz­za per l'intervento selettivo su singoli alunni o gruppi indivi­duati come a rischio nello svi­luppo di comportamenti di

Vengono trattati i fattori di rischio Prevenzione su uso di sostanze per ragazzi dagli 11 ai 14 anni

Una ragazza mentre si confeziona uno spinello, ARCHIVIO

abuso di sostanze. Un'indagi­ne svolta con l'Università di Pa­dova ha evidenziato come pro­blemi di comportamento e di­sciplina in classe, difficoltà di apprendimento, mancanza di motivazione, disturbi psicolo­gici, relazioni difficili con i compagni e con gli insegnanti possano essere fattori di ri­schio per l'abuso di sostanze, dagli 11 ai 14 anni. Il progetto, che si avvale di un' equipe composta da sei opera­tori tra cui educatori e psicolo­gi coordinati dall'Ulss 4 e pro­venienti dal privato sociale (con capofila il Ceis di Vicenza per un totale di oltre 2 mila ore) prevede la creazione in ciascuno dei 13 istituti scolasti­ci di un "Punto Scuola Aperta", spazio riservato all'ascolto e al­la consulenza per gli insegnan­

ti e i genitori da parte di un operatore, presente per due ore a settimana. «L'iniziativa -dichiara Lorenzo Rossetto, di­rettore del dipartimento per le dipendenze dell'Ulss 4 - in­tende raccogliere le numerose sollecitazioni provenienti dal­la scuola, rivolgendosi ai grup­pi di studenti con bassa auto­stima, scarse abilità sociali, dif­ficoltà di comunicazione. Il progetto è aperto principal­mente ad insegnanti e genito­ri con un servizio di consulen­za settimanale svolto da un operatore del dipartimento di­pendenze, il cui obiettivo sarà quello di orientare e ridefinire i piani educativi rivolti ai ra­gazzi o ai gruppi classe indivi­duati come a rischio tramite uno studio iniziale».*

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CALDOGNO. Il commissario della Provincia Schneck afferma che « siamo stati i primi a censire i siti dei vecchi rifiuti»

«La falda è isolata dai rifiuti» Il progetto della Conferenza dei servizi prevede una copertura e una barriera impermeabile Ma anche super monitoraggi

Cristina Giacomuzzo

«Lafalda, il suolo e l'aria risul­teranno isolati dai vecchi rifiu­ti. Sul futuro bacino di Caldo-gno sarà costruita una barrie­ra impermeabile. Sono poi pre­visti monitoraggi severi per i prossimi dieci anni e pure ad ogni inondazione». Il proget­to è molto più articolato e det­tagliato, ma in soldoni è que­sto il risultato dell'analisi am­bientale che ha coinvolto Pro­vincia, Regione, Ulss e Arpav oltre che il Comune. «Insom­ma, i vecchi rifiuti sotto il baci­no? Questione nota agli uffici e pure al pubblico. E soprattut­to sotto controllo», taglia cor­to Attilio Schneck, commissa­rio della Provincia che punta a mettere la parola fine alle pole­miche di questi giorni. Ma an­che a rilanciare l'importanza delle segnalazioni - dei pro­prietari o di enti - che possono portare all'individuazione di altri vecchi depositi di immon­dizia di cui il Vicentino, come il resto d'Italia, è pieno. Fino al 1982 i rifiuti urbani finivano un po' dove capitava ( sotto ter­ra, bruciati, nelle cave). «Ma era tutto in regola - dice - Per­ché non c'erano norme a cui ri­farsi. Ma che fine hanno fatto quei vecchi rifiuti? La Provin­cia nel 2010 ha censito, prima in Italia, i siti e ha definito le linee guida per fronteggiare possibili inquinamenti».

LA MAPPA. Gli esperti del setto­re Ambiente, Servizio suolo e rifiuti, guidati dal responsabi­le Alberto Piccoli, hanno map-pato quanto fino ad allora co­nosciuto: 43 siti che sono stati

analizzati e classificati. I casi più delicati, 13, sono stati og­getto di convenzione coi Co­muni per essere monitorati co­stantemente. Tra questi anche l'area in via Corvo a Caldogno. Prosegue Schneck: «Ma non abbiamo notizia di tutti i siti. Arrivano due segnalazioni al mese di media ai nostri uffici. Tra queste, nel 2011, quella del­la Regione sulla presenza di ri­fiuti nella zona del bacino anti alluvione. Sono scattate le ana­lisi secondo le linee guida».

Dalle indagini è emerso che i rifiuti depositati sotto il futu­ro bacino di Caldogno sono plastica, legno metallo e vetro. Insomma immondizia di casa. «Dalle analisi sulle acque di falda - continua Schneck - non ci sono superamenti dei limiti previsti dalla legge. In Confe­renza dei servizi è stato propo­sto di realizzare una copertu­ra superficiale e, per la parte potenzialmente lambita dal­l'acqua invasata in bacino, una barriera impermeabile per isolare dai rifiuti acqua, suolo e aria».

LE VIE Una delle ipotesi sul ta­volo era quella della rimozio­ne dei rifiuti. Costo? Tre milio­ni di euro. Per l'isolamento e monitoraggio? 450 mila euro, sempre a carico della Regione. «La scelta è caduta sulla im­permeabilizzazione non solo per il risparmio di soldi - dice Schneck -, ma per evitare l'im­patto ambientale della movi­mentazione di rifiuti in termi­ni di mezzi, traffico e relative emissioni». A febbraio 2012 la conferenza dei servizi (Regio­ne, Comune, Ulss 4 e Arpav)

ha approvato il progetto di iso­lamento dei rifiuti proposto dalla Provincia, ma anche una serie di monitoraggi sulla fal­da che andranno effettuati pri­ma e durante i lavori e per 10 anni dopo l'attivazione, oltre che ad ogni uso dell'invaso. •

La procedura

Le linee guida per gestire i vecchi siti Scavi nel vecchio campo della nonna e rifiuti invece di terra? Se c'è la possibilità di trovarsi di fronte a un sito utilizzato prima del 1982 come deposito di rifiuti (non si può parlare di abbandono visto che fino a quella data non esistevano norme sullo smaltimento) la Provincia ha definito ogni mossa. Autorizzati a denunciare tali presunti siti sono i privati proprietari dell'area, un operatore o un ente. La segnalazione va fatta al Comune o alla Provincia o all'Arpav o all'Ulss. A quel punto il Comune deve effettuare il primo sopralluogo per avviare il procedimento per la verifica ambientale e il proprietario deve presentare una relazione tecnica secondo un modello già prestabilito. Si discutono i risultati delle indagini in sede di Conferenza dei servizi (Comune, Provincia, Arpav Ulss). Due le possibilità: nel sito si superano'! livelli di concentrazioni di inquinanti

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previsti dalle legge, e a quel punto si fa riferimento al quadro normativo sulle

bonifiche. Oppure sono nei limiti e allora si valutano i sistemi da mettere in atto e le

eventuali azioni per garantire più sicurezza. Il sito poi va inserito nel Piano regolatore

del Comune con eventuali vincoli derivanti. •

L'area dove sorgerà il bacino di Caldogno che sarà isolato dai vecchi rifiuti depositati, ARCHIVIO

Attilio Schneck, Provincia

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Montecchio P.

MONTECCfflO PRECALCINO - Cinque anni di «Chiavi di casa». II progetto avviato da Usi 4 e cooperative sociali per l'inserimento in appartamenti autonomi di disabili festeggia con cinque candeline e una nuova casa: «A Malo ha aperto il quarto complesso di appartamenti dove i disabili possono vivere

Inaugurati inuovi alloggi per disabili

come una famiglia» spiega il presidente del Consorzio Prisma, Franco Balzi. II progetto - sostenuto con 6,1 milioni di euro stanziati da Fondazione Cariverona, dalle stesse coop e da privati - è «un esempio concreto di come nell'Alto Vicentino riusciamo a migliorare l'offerta dei servizi ai disabili e alle loro famiglie -

commenta Balzi - pur in tempi di continui tagli come questi». In sintesi, a disabili fisici e psichici di vari livelli di gravità viene offerta la possibilità di gestire quotidianamente la propria vita, in parziale autonomia e condividendo l'abitazione. «Nell'Alto vicentino abbiamo più di 4mila persone con disabilità, fra gli 0 e i 65

anni - osserva Alberto Leoni, direttore dei servizi sociali dell'Usi 4 - con questo programma abbiamo potuto riprogrammare l'offerta per le persone con profili più elevati, per le quali prima non esisteva una risposta specifica». II progetto, partito nel 2009, oggi conta 48 alloggi.

A.AI.

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DONAZIONI

Bimbi e malformazioni Da35anniAbam sostiene il S. Bortolo

VICENZA - Da 35 anni Abam, l'Associazio­ne bambini affetti da malformazioni conge­nite, nata nel 1979 per volontà di un gruppo di medici vicentini assieme al prof. Belloli, al dott. Musi ed al prof. Frigiola (fondatori della Chirurgia pediatrica vi­centina), contribuisce a sostenere il San Bortolo nell'acquisto di attrezzature e macchinari per alcuni reparti pediatrici, sostenendo famiglie con bambini ricovera­ti e promuovendo attività di solidarietà. L'altro ieri al San Bortolo il presidente dell'Abam, Giovanni Muffarotto con il direttore generale dell'Ulss 6 Ermanno Angonese, ha celebrato questo importante anniversario con i direttori delle unità operative di Pediatria (Massimo Belletta-to), Chirurgia Pediatrica (Fabio Chiaren-za) e Chirurgia Maxillo Facciale (Ugo

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per Chirurgia Maxillo stieneiiPr0get-_ . . . . . j to "Scuola in FaCCiale e NldO Ospedale" in

collaborazione con l'Istituto Al­

merico da Schio. Con impegno settimana­le, infatti, un gruppo di studenti del Da Schio svolge attività di supporto all'interno

Coinvolti gli studenti del Da Schio in letture

animate e giochi per i piccoli pazienti

della scuola dell'Ospedale quali la lettura animata, storie con burattini, racconto di barzellette e costruzione di giochi. L'impe­gno di Abam per il prossimo anno a favore dell'Ulss 6 è rivolto alla dotazione di apparecchiature per la Chirurgia Maxillo

Facciale e per il Nido». Dal 1979 al 1992 l 'ammontare delle donazioni è di 650 milioni di lire; dal 1992 al 1999 l'am­montare delle donazioni è di 1 miliardo e

200 milioni di lire e dal 2000 al 2004 è di 750.000 euro (1 miliardo e 500 milioni di lire). Da segnalare nel 2000 l'acquisto di un respiratore pediatrico automatico, specifi­co per il trattamento delle insufficienze respiratorie. Dal 2005 al 2009 sono stati donati strumentazioni e materiali per i reparti, arredi per rendere gli spazi ospeda­lieri più accoglienti per bambini e genitori, per un valore complessivo di 262.100 euro. Nel 2011 ABam ha supportato prevalente­mente la Neonatologia con l'apparecchiatu­ra «Shuttle», che si integra con le culle neonatali, necessaria per il mantenimento delle funzioni vitali del bambino.

Matteo Crestani © riproduzione riservata

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«I presidi sapevano tutto» EST"* II piano di' razjoihitizviziQiitdovrj atne infinito aitrùl'anm lemme il S. Baldo

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In arrivo 250 eventi in città

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MAROSTICA Serata con Rommel Jadaan

"Gli scandali del 118", libro del medico del Suem MAROSTICA - Con il patrocinio dell'assessorato alla cultura si presenta questa sera, alle 20.30, alla ex chiesetta San Marco, il libro "Gli scandali del 118", edito da Caosfera, scritto dal dottor Rommel Jadaan, medico del Suem 118 I I U I U H*-1 •*= o u c m i L i a i i v c u i i i n u i i i i a ^ i u i i c e

formazione preventiva di medicina d'emergen­za e per gli incontri pubblici molto seguiti, nelle scuole e non solo, per promuovere una cultura della sicurezza nell'approccio alla guida e

nell'affrontare le insidie della strada. «Questo è un libro per chi ama la medicina

d'emergenza - si legge nella presentazione - , per chi crede nello spirito di squadra, per chi U H I

posto", dove tutto può succedere. Dove morte e vita si toccano, e i soccorritori hanno la possibilità, nella volontà e nel nome di Dio, di salvare vite o limitare i danni».

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DENTRO la città

"OTTAVO GIORNO" Progetto sperimentale allestito

da Comune, Asl e Addante, col supporto di Cariverona

LA 'RETE"

Attualmente 10 minori sono seguiti da educatori

e da 100 studenti volontari

Ragazzi disabili • •

assistiti a aomic d ilio Raffaella Forin

BASSANO

Bassano amplia il ventaglio dell'offerta di servizi per i minori con disabilità. È infat­ti decollato in via sperimen­tale il progetto "Ottavo gior­no", una risposta innovativa sul fronte della gestione dell'handicap. Si tratta di un intervento domiciliare, che prevede la presa in carico di ragazzini gravemente disabi­li, seguiti nelle rispettive residenze da uno staff com­posto da operatori specializ­zati coadiuvati da volontari, perlopiù studenti delle scuo­le superiori cittadine. L'intuizione spetta all'asses­sore ai Servizi alla persona Lorenza Breda, ma l'inter­vento messo a punto è la sintesi della collaborazione fra Comune, cooperativa Adelante, Ulss 3 e la Carive­rona che ne ha finanziato l'avvio assegnandogli un con­tributo da lOOmila euro. Ieri mattina, il finanziamen­to si è arricchito di ulteriori 1.250 euro. Sono quelli rica­vati dal concerto tenutosi il 4

ottobre scorso nella chiesa di San Francesco su iniziati­va dell'Istituto per gli studi su Canova e il Neoclassici­smo. Protagonisti, il coro Città di Piazzola sul Brenta, accompagnato dalla gemelle Marisa e Margherita Dalla Vecchia, al pianoforte e all'armonium, che hanno ese­guito la "Petit messe solen-nelle" di Rossini. «Questa somma ci permette­rà di coprire un nuovo inter­vento», ha precisato l'asses­sore Breda, ringraziando la presidentessa dell'Istituto

promotore dell'appuntamen­to, Maria Pia Morelli. «Ab­biamo voluto aprire gli occhi e il cuore nei confronti della disabilità locale», ha rispo­sto la referente dell'ente cul­turale. Attualmente sono dieci i mi­nori che usufruiscono del nuovo servizio a domicilio. Selezionati dall'Azienda sani­taria, i ragazzini possono contare su un educatore che li raggiunge nelle loro abita­zioni sostenendo le famiglie nell'attività di riabilitazione,

ad esempio, o di sviluppo dell'autonomia e delle singo­le abilità, nella gestione dell'handicap. «Formati ap­positamente tramite la coo­perativa Adelante, gli educa­tori entrano in punta di piedi nelle case e affiancano i congiunti dei minori nel per­corso personalizzato per ogni utente - ha rilevato

l'assessore - Non solo. Complice la disponibilità di nu­merosi volontari di quartiere e so­prattutto di stu­denti delle supe­riori, verrà creata una rete solidale attorno a questi giovanissimi. Ci sarà chi li accom­pagnerà fuori ca­sa, magari all'ora­torio o al centro sociale del rione, permettendo loro di incontrare i coe­tanei e costruire una vita di relazio­

ne all'interno del contesto sociale in cui vivono».

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Sono oltre 100 gli studenti che hanno risposto all'appel­lo. «Dall'istituto 'Remondini' abbiamo avuto ben 60 adesio­ni - ha fatto sapere Lorenza Breda con una nota di meri­to - Gli allievi hanno seguito

un corso di formazione per dotarsi degli strumenti utili a scendere in campo. L'attivi­tà è appena partita. Il proget­to è a titolo sperimentale e durerà 18 mesi. Poi si vedrà. Ma credo rappresenti una

risorsa preziosa per la comu­nità, una risposta qualifica­ta, riconosciuta dalle stesse famiglie che in questa occa­sione sono riuscite ad aprire la porta della loro casa emt-tendo a nudo le loro fragili­tà».

IL CONTRIBUTO

Iene Ma consegnata la somma raccolta

ìaltlstìtutocanovìano nel concerto di S. Francesco

Sopra, l'assessore ai Servizi alla persona, Lorenza Breda, che ha messo

punto l'iniziativa, collaborazione tra Comune, Ulss 3, cooperativa Adelante, con l'importante apporto di volontari e

studenti. Sotto, attività al Ceod di Bassano.

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DATI UFFICIALI. Zaia: «Dovrebbe arrossire chi spende tre volte tanto»

Farmaci, è il Veneto la Regione coi costi minori VENEZIA

Il Veneto è la Regione italiana che spende meno in assoluto per l'acquisto di farmaci ospe­dalieri rispetto alla popolazio­ne assistita. Il riconoscimento viene dalla "Analisi territoria­le comparativa nell'acquisto dei farmaci ospedalieri", elabo­rata dall'Autorità di vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture. Il Veneto (vedi grafico) precede l'Abruz­zo ed il Piemonte e spende qua­si tre volte di meno di Umbria, Lazio, Puglia e Campania. Nelle conclusioni del rappor­

to, si legge che «le migliori per­formance sono state riscontra­te per Veneto, Piemonte e Abruzzo», mentre le peggiori «si riscontrano in Puglia, La­zio e Umbria». Sub iudice la Campania per scarsità di dati comunicati. In particolare, nello studio sono stati selezio­nati i farmaci non coperti da brevetto (i "generici") acqui­stati da almeno 11 delle 39 sta­zioni appaltanti selezionate.

«Questi sono dati ufficiali go­vernativi appena resi noti -commenta soddisfatto il presi­dente veneto Luca Zaia - di cui andiamo orgogliosi: dimostra­no che qui si sta facendo dell'o­

culatezza l'arma totale per combattere gli sprechi in sani­tà: i numeri elencati dal rap­porto dovrebbero far arrossire chi spendere circa tre volte tanto. Ecco l'ennesimo esem­pio di costo standard che il Ve­neto pone all'attenzione del commissario alla spending re-view Cottarelli e delle istituzio­ni nazionali. In questi anni (dal 2011) in cui tanti hanno molto parlato e poco o nulla fatto il Veneto ha lavorato gior­no per giorno, studiando dove potevano esserci degli sprechi e tagliandoli senza remore». •

Figura 2. Indicatore 2 prezzo - Graduatoria per REGIONE f* maggior cautela)

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La tabella dell'Autorità nazionale sulla spesa in farmaci delle Regioni

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L1NC0NTR0. Sabato convegno al San Bortolo sull'attività riabilitativa

Parkinson, le novità nelle diagnosi Le novità per le diagnosi e le terapie sono l'obiettivo della "Quinta giornata nazionale della malattia di Parkinson" organizzata per sabato dalle 9, nella sala polifunzionale del chiostro dell'ospedale in contrà S. Bortolo 18, dall'Asso­ciazione vicentina malattia di Parkinson, con il supporto del­la Fondazione Zoe. Con i medi­ci Luigi Bartolomei, Giampie­tro Nordera, Anna Borghera, Le mani di un anziano

Michele Dileone e Nicola Bo­netto, e il ricercatore Luca Pai-merini, si parlerà dei benefici dell'attività sportiva, della te­rapia riabilitativa e medica, e dei disturbi della deambula­zione. Nella seconda parte con i medici Ignazio D'Errico, Mar­ta Zaroccolo, Laura Di Dioni­sio e Valentina De Riva si parle­rà invece di risonanza magne­tica, scintigrafia, ecografia e proteine liquorali. •

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SANITÀ. La lettera-appello di un ospite della Fondazione Baschirotto

Polo malattie rare a rischio chiusura «Ci abbandonano» Attilio, 38 anni, ha la sindrome di "Prader Willi" Ha scritto al governatore Zaia: «Eliminare i cicli di riabilitazione è come darci il peggiore veleno» Maria Elena Bonacini

«Carissimo presidente Zaia, sono Attilio, 38 anni, con la sin­drome di Prader Willi. Per re­stare in vita e sentirmi una per­sona sana moralmente e psico­logicamente attiva, frequento il Centro diagnostico riabilita­tivo della Fondazione Baschi-rotto. Toglierci i cicli riabilitati­vi sarebbe come dare il peggio­re veleno ai malati della mia sindrome e al sottoscritto. Aspetto una sua telefonata. Pa­pa Francesco chiama chi gli scrive. Spero che anche lei lo faccia». È una lettera accorata quella di Attilio Ciminà, pa­ziente del centro riabilitativo della Fondazione Baschirotto, che come tante altre persone affette da malattie rare, ri­schia dal 1° gennaio di restare senza un punto di riferimen­to. E così, come già fatto agen-naio 2013 da alcune malate di fibromatosi desmoide aggres­siva, una forma tumorale che si manifesta in gambe, spalle, braccia e torace, causando an­che amputazioni, ha scritto al governatore del Veneto Luca Zaia, chiedendo il suo inter­vento per non far cessare un'attività importantissima per lui e gli altri pazienti, affet­ti da una malattia genetica che causa problemi intelletti­

vi, respiratori, desiderio di mangiare 24 ore su 24 e disabilità.

«So che volete chiudere il centro - scrive Attilio - perché la convenzione finisce il 31 di­cembre. Proprio per questo de­sidererei che lei facesse un col­po di telefono qui, rompendo il muro di silenzio. Vorrei che ci desse a possibilità di venire a curarci ancora in questo isti­tuto fondato dai nostri "genito­ri putativi" Anna e Giuseppe Baschirotto, che con passione hanno organizzato da più di 10 anni dei cicli riabilitativi de­dicati alla nostra malattia, do­ve ci seguono medici, terapisti e altri esperti. Non posso cre­dere che lei sia insensibile a questo appello. Non si può so­spendere un progetto così im­portante».

La vicenda della convenzio­ne tra centro e Regione ha radi­ci lontane. «Nel 2002 - spiega Anna Baschirotto - l'istituto è stato accreditato dalla Regio­ne come Centro diagnostico riabilitativo per la diagnosi te­rapia e cura delle malattie ra­re, comprendente il laborato­rio di genetica medica, conven­zionato con il Sistema sanita­rio nazionale, e il presidio dia­gnostico riabilitativo conven­zionato con la Regione. La spe­rimentazione avrebbe dovuto concludersi dopo 3-5 anni,

con l'implementazione del mo­dello, invece è stata più volte prorogata». Per 10 anni, quin­di, il centro ha funzionato di proroga in proroga, portando avanti il percorso per le auto­rizzazioni e l'accreditamento istituzionale ed effettuando in­genti investimenti in macchi­nari e personale. Nel 2012, pe­rò, ecco la doccia fredda.

«Nel luglio del 2012 - conti­nua Baschirotto - la Regione ci ha comunicato che, non essen­do stato inserito nella rete dei centri per le malattie rare, il nostro centro non era con­gruo con la programmazione sanitaria e quindi ci veniva so­spesa la convenzione. Ma chi avrebbe dovuto inserirci se non la Regione? In seguito a domande di proroga e ricorsi, quindi la convenzione ci è sta­ta prorogata fino al 31 dicem­bre, con una delibera che san­cisce contemporaneamente la chiusura della sperimentazio­ne e la chiusura della conven­zione, senza nemmeno aver va­lutato i risultati ottenuti in tan­ti anni di attività. Abbiamo avuto anche recentemente de­gli incontri in Regione e delle promesse, ma al momento so­no solo promesse. La situazio­ne è critica, basti pensare che gii esami genetici del nostro la­boratorio sono dei progetti di

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ricerca che a volte durano an- che un anno. Come si fa allora a programmare?». •

H Caro Zaia, aspettiamo una sua telefonata proprio come fa Papa Francesco con chi gli scrive

Attilio, l'autore della lettera a Zaia, è il giovane che accarrezza il pony

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IL PERSONAGGIO. Entrò in servizio a Vicenza nel lontano 1975

Va in pensione l'uomo che "colpiva" il cancro Federico Colombo lascia il San Bortolo: rivoluzionò la tecnica di radiochimrgia conla"stereotassi"

Franco Pepe

Solo due righe in arcigno buro­cratese per comunicargli che dal primo gennaio sarà un pen­sionato. Una di quelle lettere prestampate dell'Ulss che si chiudono con un impersonale ringraziamento come si po­trebbe fare con chiunque. Troppo poco per un come Fe­derico Colombo che ha inven­tato la stereotassi neurochirur­gica, introducendo una tecni­ca adottata poi in tutto il mon­do e ha rivoluzionato con la ra-diochirurgia il modo di attac­care i tumori inoperabili, di­ventando uno dei protagoni­sti mondiali di una nuova sta­gione della medicina.

Oggi Colombo, padovano, fi­glio d'arte (il padre Giuseppe, astrofisico al Bò, "meccanico del cielo", venne chiamato da­gli americani a dirigere alla Nasa il programma per l'esplo­razione del sistema solare, e di­segnò l'orbita del Mariner 10) ha 67 anni e ne ha alle spalle 42 di ospedale. Dopo la laurea avrebbe voluto fare neurolo­gia, ma il destino decise diver­samente. Un giorno, un profes­sore di neurochirurgia di Pa­dova, Luigi Peserico, gli disse:

Il dottor Federico Colombo

«Perché non vai a fare un po' di pratica dal mio amico Anto­nio Benedetti a Vicenza ?» : Fe­derico aveva 25 anni e si recò di corsa al San Bortolo. Era il primo settembre del 1975. Con Benedettil'empatiafu sponta­nea, tanto che qualche anno dopo, quando si liberò un po­sto di assistente, il primario, che a Vicenza aveva fondato la neurochirurgia, lo chiamò, e gli affidò proprio il program­ma della stereotassi.

Un orizzonte teoricamente suggestivo, che, però, fino ad allora, non aveva dato alcun ri­sultato. A Colombo la materia piaceva, ne era rimasto folgo­rato nel 1978 sulla strada di Pa­rigi, e così iniziò l'avventura. Federico fu il primo al mondo, grazie alla collaborazione con l'allora primario di radiotera­pia Franco Pozza, a collegare

un acceleratore lineare a un ca­sco (da lui sviluppato con l'Isti­tuto di meccanica dell'università di Padova) che veniva avvitato alla testa del paziente, per bombardare il tu­more individuato attraverso le tre coordinate spaziali con una massiccia dose di radiazio­ni. In questo modo si centrava con precisione il bersaglio ma si tenevano al riparo i tessuti sani. Colombo fu invitato a parlarne dappertutto, dalla Finlandia al Giappone, dagli Stati Uniti all'Australia. È il primo in Italia a usare un nuo­vo sistema per combattere il Parkinson, una coppia di elet­trodi collegati a un pace­maker e applicati al cervello, e un metodo, poi fermato dal mi­nistero della sanità, una inie­zione di virus per distruggere i tumori cerebrali, con cui ave­va ottenuto risultati in qual­che caso miracolosi. E poi è l'e­poca del cyberknife. È il 2002. Il nuovo dg Antonio Petrella vuole fare un grosso investi­mento. Colombo gli consiglia questo apparecchio di ultima generazione.

È la chirurgia stereotassica senzal'ingombro del casco. Fe­derico conosce bene l'invento­re, John Adler dell'università di Stanford. Così il San Borto­lo diventa il primo ospedale in Europa ad averlo. Vicenza bal­za agli onori della cronaca mondiale.»

© RIPRODUZIONERISERVATA

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CASTELGOMBERTO LE PATOLOGIE DEL MONDO AGRICOLO Stasera il Circolo ricreativo culturale di Valle organizza nella sede di via S. Cecilia un incontro sulle patologie infettive più comuni nel mondo agricolo, con il dott. Umberto Conforto dell'o­spedale di Vicenza. A.C.

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Non raccolse gli uccelli vietati NODO? ÈprosclollodalbracconHggio J ^ ^

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(Ca.B.) C'è preoccupa­zione tra i lavoratori delle ditte fornitrici dei servizi per l'Ulssl7, attualmente in appalto. A pochi mesi all'apertura del nuovo ospedale unico di Schiavonia, come spiega l'Adi Cobas, i circa 200 lavoratori del settore servizi non hanno garanzie per il

Ulssl7, addetti ai servizi preoccupati per il posto

proprio futuro. Per questo, nei giorni scor­si, hanno inoltrato una richiesta di incontro con la dirigenza dell'Ulssl7, dalla qua­le auspicano una con­vocazione a breve per approfondire la que­stione. Già nel marzo scorso, in assemblea pubblica, i lavoratori avevano interrogato il direttore generale Gio­

vanni Pavesi, il quale aveva assicurato la continuità dei servizi. «Ma non ha dato alcu­na certezza al persona­le circa la garanzia di una loro continuità la­vorativa nel nuovo ospedale unico. - pro­testa l'Adi Cobas an­nunciando nuove ini­ziative di protesta - Il concessionario che si è aggiudicato l'appal­

to per la realizzazione del nuovo ospedale, cioè la Euganea Sani­tà spa, e le imprese che stanno realizzan­do la nuova struttura, si occuperanno dell'af­fidamento alle ditte della gestione dei ser­vizi nel nuovo ospeda­le. Ma il contratto pa­re non contempli il riassorbimento del personale».

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Sequestro e pestaggio, fratelli a processo

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UIGODARZERE

Nasce il nuovo comitato volontari della Croce rossa

VIGODARZERE

(L.Lev.) Nasce il gruppo autonomo dei volontari del­la Croce rossa di Vigodarze-re. L'amministrazione co­munale ha deciso di sostene­re, condividendola, l'iniziati­va del Gruppo volontari del­la Cri che entro fine anno si costituirà in comitato loca­le. «É stato rinnovato per altri sei anni il contratto di locazione della sede utilizza­ta di via dell'Artigianato -annunciano gli assessori De­metrio Zattarin e Valerio Scotton - Un passaggio fon­damentale nel percorso che condurrà i volontari della Cri di Vigodarzere a costitu­irsi in gruppo autonomo, il più importante del padova­no, in autonomia dal Comi­tato provinciale». Dotato di due automezzi Suem 118 e

con 175 volontari, la Cri di Vigodarzere effettua in me­dia 1.150 interventi l'anno, praticamente 3 al giorno, tra soccorso, trasporto disa­bili e anziani, ricoveri e dimissioni anche a lunga percorrenza, partecipazio­ne a manifestazioni sporti­ve e culturali, fiere e sagre. La più grande soddisfazio­ne per il gruppo è il primo posto al concorso nazionale per le attività di primo soc­corso. «Entro la fine dell'an­no - annuncia il referente Vasco Peron - ci costituire­mo in Comitato locale e avremo un coinvolgimento diretto dei nostri volontari, e potremo estendere il no­stro raggio di attività fino al distretto socio sanitario di Peraga, oggi gestito dai vo­lontari di Noventa, che sarà il nostro nuovo distacca­mento».

Spaventapasseri, risolto il rebus

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CAMPOSAMPIERO

Casa di riposo: guerra di cifre sul buco a 5 zeri

CAMPOSAMPIERO L'opposizione: buco di 780 mila euro. Il presidente: no, disequilibrio di 100 mila

Guerra di cifre Ila nena casa di riposo

Lorena Levorato CAMPOSAMPIERO

Casa di riposo Bonora: un buco da 780 mila euro?. É la domanda che Attilio Perusin, consigliere comunale di opposizione della civica Insieme per Camposam-piero, rivolge al consiglio comu­nale in un'interrogazione deposi­tata in Comune.

Perusin chiede di sapere se «risulta vero che la situazione economica del centro servizi Bonora è in grave dissesto finan­ziario prevedendo un buco di 780 mila euro, e quali siano le

A CASARIN

«Ecco come si possono contenere le spese»

cause o le scelte amministrative che hanno provocato tale disse­sto». Nelle richieste di Perusin c'è una esplicita critica alla ge­stione di Vittorio Casarin, ex presidente deUa Provincia di Padova a da settembre del 2012 presidente del Bonora.

«La gestione del 2013 ha pre­sentato diverse criticità - repli­ca Casarin - per effetto di alcuni provvedimenti regionali, il cen­tro ha subito una riduzione delle quote di contributi sanitari da parte della Regione sulle unità di offerta specialistiche extra­ospedaliere accreditate pari al 30% in meno rispetto al 2012».

Una riduzione che si traduce in minori entrate pari a 267.000 euro. A ciò si aggiunge un calo dell'occupazione di posti letto rispetto al dato previsionale e la carenza di impegnative di resi-denzialità per la non autosuffi­cienza, per un totale di ulteriori

minori introiti per 350.000 euro. Nell'elenco vanno aggiunti

160 mila euro di maggiori spese per oneri tributari e per sostitui­re le assenze del personale per maternità, malattie lunghe, aspettative retribuite.

«A fronte di questa situazione abbiamo avviato un piano straor­dinario di interventi con misure di contenimento: economie sulla gestione corrente, riduzione di consulenze e incarichi esterni, contenimento delle spese gene­rali», precisa Casarin. Al termi­ne di questo sforzo il disequili­brio di bilancio è rientrato di circa 100.000 euro. «Ai sindacati dei lavoratori ho proposto di ridurre da 200.000 a 100.000 euro il fondo produttività e per­tanto a tutti i dipendenti verrà corrisposto un premio ridotto di circa il 50% rispetto alla storico riportandolo comunque ad una media regionale». La proposta sta suscitando forte preoccupa­zione tra i lavoratori del Bonora.

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INCONTRO PUBBLICO

L'ospedale dopo la raccolta firme VITTORIO VENETO - (la) Si torna a parlare di ospedale e sanità. Il circolo vittoriese del Partito Democratico orga­nizza per mercoledi 4 dicem­bre alle 20.30 (non stasera) al centro sociale di Anzano un incontro pubblico sul te­

ma "La nostra sanità e l'ospe­dale di Vittorio Veneto dopo la raccolta di 15mila firme". La riunione sarà presieduta dal consigliere regionale Claudio Niero e coordinata dal consigliere comunale Giu­seppe Costa, che spiega:

«Oltre ad aggiornare la situa­zione dell'ospedale, per il quale grazie alla nostra bat­taglia sono giunte rassicura­zioni contro i possibili tagli, vogliamo capire quale sarà il destino dei servizi territoria­li, in particolare della psichia­tria che a livello strutturale è allo sbando. Vigileremo an­che sull'attivazione dei 4 posti di terapia intensiva».

«Cani maltrattati»: ma l'accusa non reggs

w^vnwì^aSSiraì' «Proposta illogica: vincolo tolto»

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Benini al posto di Tessarìn: ventata rosa al Ca' Foncello

»

SANITÀ

Mauro Favaro TREVISO

Gli ospedali di Treviso e Oder­zo hanno una nuova guida: la dottoressa Patrizia Benini. No­minata ieri direttore della fun­zione ospedaliera dal dg Gior­gio Roberti, assumerà l'incari­co a partire dall'inizio di di­cembre prendendo il posto di Michele Tessarin, passato a ricoprire il ruolo di direttore sanitario dell'Usi 9. Professio­nista di lunga esperienza, Be­nini è originaria di Arco, in provincia di Trento, si è laure­ata in medicina all'università Cattolica di Roma con il massi­mo dei voti, ha lavorato nella direzione del policlinico Ge­melli e ora proviene dall'azien­

da 10 Veneto orientale di San Dona di Piave. Il suo curri­culum è affollatissimo: dalla specializzazione con lode in neurologia, sempre a Roma, a quella in igiene e medicina preventiva epidemiologia e sa­nità pubblica a Trieste, sino al master in direzione sanitaria e al diploma di master in project management conse­guito a Padova. Nel 2000 è stata nominata responsabile degli ospedali di Conegliano e Vittorio Veneto. E più tardi anche del presidio Sant'Anto­nio dell'Usi 16 di Padova. Nel 2005 ha assunto l'incarico di direttore sanitario dell'azien­da ospedaliera di Padova. Si­no al 2008, quando è passata a ricoprire lo stesso ruolo nell'Usi 10. Adesso per lei inizia una nuova avventura nel mondo della sanità trevi­

giana. «Siamo molto soddisfat­ti per l'acquisizione di una professionista di così provata esperienza e capacità», ha sot­tolineato il direttore generale, Giorgio Roberti.

Di incarico in incarico, ieri l'azienda sanitaria di Treviso ha ufficialmente timbrato an­che la nomina del dottor Um­berto Gasparotto a direttore della struttura di medicina legale e sicurezza del pazien­te e dei percorsi clinici. La sua carriera professionale si è svolta quasi per intero all'in­terno dell'Usi 9. Tra le altre cose, Gasparotto è anche pre­sidente del comitato azienda­le di bioetica e componente del nucleo di ricerca clinica. La nuova nomina lo conferma nell'impegno già avviato nell'ottobre del 2011 come fa­cente funzioni.

LE NOMINE Patrizia Benini e Maurizio Gasparotto. medico legale

NUOVO INCARICO

Medicina legale: arriva Gasparotto

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Farmaci, in Veneto la spesa più bassa È la regione con la miglior performance nell'acquisto delle medicine ospedaliere

» VENEZIA

Il Veneto è la Regione italiana che spende meno in assoluto per l'acquisto di farmaci ospeda­lieri rispetto alla popolazione as­sistita. Il riconoscimento viene dalla «Analisi territoriale compa­rativa nell'acquisto dei farmaci ospedalieri», elaborata dall'Au­torità Governativa per la vigilan­za sui contratti pubblici di lavo­ri, servizi e forniture. Il Veneto precede l'Abruzzo e il Piemonte e spende quasi tre volte di meno di Umbria, Lazio, Puglia e Cam­pania. Nelle conclusioni del rap­porto, si legge che «le migliori

performance sono state riscon­trate per Veneto, Piemonte ed Abruzzo mentre le peggiori si ri­scontrano in Puglia, Lazio ed Umbria. Anche i risultati della Campania non appaiono confor­

tanti». Le tre Regioni virtuose so­no seguite da un blocco centrale composto da sei Regioni: Friuli, Toscana, Vale D'Aosta, Emilia Romagna, Liguria e Lombardia. Nello studio, sono stati selezio­nati i farmaci non coperti da bre­vetto (i generici) acquistati da al­meno 11 delle 39 stazioni appal­tanti selezionate.

«Questi sono dati ufficiali go­vernativi appena resi noti» com­menta il presidente del Veneto Luca Zaia, «dei quali andiamo orgogliosi e che dimostrano che qui si sta facendo dell'oculatez­za l'arma totale per combattere gli sprechi in sanità: i numeri elencati dal rapporto dovrebbe­ro far arrossire chi spendere cir­ca tre volte tanto. Chiedo che i ri­sultati di questo inconfutabile studio siano inseriti tra quelli che determineranno i costi stan­

dard, perché siamo ai calci di ri­gore ed è ora di smetterla con la mala pratica secondo cui il vir­tuoso paga sempre per lo spre­cone. Se vogliono spendere di più facciano pure, ma l'eccesso

rispetto al costo standard dovrà essere coperto non con fondi na­zionali, ma con la fiscalità loca­le, della quale gli amministratori dovranno rendere conto ai citta­dini».

«Non smetterò mai di ricorda­re che se in tutta Italia una sirin­ga costasse 6 centesimi come in Veneto o un pasto 6-7 euro con­no vette di 50-60, lo Stato rispar-mierebbe 30 miliardi l'anno e oggi non si dovrebbe dibattere su quanti euro si risparmiano o si dovranno pagare in più in for­za delle varie tasse dalle sigle im­pronunciabili che escono dalla legge di stabilità».

LA SPESA FARMACEUTICA NELLE REGIONI ITALIANE

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(* maggior cautela)

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Letti bis a Medicina Anziani ricoverati sulle barelle Tutto esaurito in Clinica Medica 5, complice freddo e virus Zuin, Uil: «Sistemazioni di fortuna in attesa di un posto» di Fabiana Pesci

Martedì ce n'erano cinque di troppo, ieri quattro. Calo delle temperature, diffusione dei vi­rus stagionali e, come da co­pione, aumenta 0 numero dei ricoveri, in particolare dei pa­zienti più anziani e fragili. Il ri­sultato di questa concatena­zione di circostanze? In via Giustiniani sono sbucati i letti bis. Barelle in più sistemate all'interno delle stanze dei re­parti, che accolgono pazienti extra. In questi giorni è la Clini­ca medica 5 a registrare il tutto esaurito: oltre ai venticinque posti letto in dotazione, sono stati aggiunti cinque postazio­ni di fortuna, per altrettanti pa­zienti che avevano bisogno di un ricovero urgente. Aumenta temporaneamente la capacità di accoglimento dei ricoverati, ma il personale in servizio re­sta sempre lo stesso, quindi cresce la mole di lavoro da svolgere. Ecco che partono le

telefonate di protesta alle orga­nizzazioni sindacali, che non possono che registrare che ne­gli anni poco o nulla sembra essere cambiato. D'altro canto però anche i familiari dei rico­verati battono i pugni, perché all'interno delle stanze dimi­nuisce lo spazio vitale e ogni manovra si fa più complicata.

«Abbiamo registrato una si­tuazione preoccupante in Cli­nica medica 5», spiega Luigino Zuin, referente dell'azienda ospedaliera del sindacato Uil, «martedì ci sono stati segnala­ti cinque letti bis, ieri invece quattro. I pazienti sono siste­mati in barelle in attesa che si liberino letti veri e propri. Que­sto crea un disagio in primo luogo per gli infermieri, che so­no costretti ad aumentare an­cor di più i ritmi di lavoro. Il personale poi ha minor capaci­tà di movimento all'interno del reparto, particolare che può fare la differenza in caso

di emergenza». Zuin coglie l'occasione per scattare un'istantanea della condizio­ne in cui operano i dipendenti di via Giustiniani: «Per far capi­re com'è la situazione, mi è sta­to sufficiente contare il nume­ro di telefonate giunte dopo che una dipendente dell'ospe­dale Sant'Antonio ha chiesto il trasferimento in azienda ospe­daliera. Il numero di infermie­ri che si è proposto per lo scambio è stato imbarazzante. È giusto che l'amministrazio­ne dell'azienda prenda dei

provvedimenti per migliorare le condizioni di lavoro del per­sonale del comparto di via Giu­stiniani. Gli infermieri lavora­no tantissimo, sono meno pa­gati di chi lavora in strutture più piccole. E ora si apre un nuovo fronte: con il blocco del turn over e la mancanza di per­sonale, diventa difficile garan­tire le ferie, diritto fondamen­tale dei lavoratori».

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I letti bis rappresentano un problema per pazienti e personale

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DONARE IL CORPO ALLA SCIENZA SENE PARLA A MEDICINA • • Donare il proprio corpo alla scienza? Aiutare la ricerca medica e il progresso di diagnosi e cura si può anche post mortem. In Italia l'esiguità di programmi di donazione comporta difficoltà nel poter utilizzare cadaveri per la formazione anatomo-chirurgica degli studenti, degli specializzandi e degli specialisti. La formazione anatomo chirurgica degli specialisti chirurghi si è dovuta avvalere di programmi di donazione presso Università Straniere. L'Istituto di Anatomia Umana di Padova si pone in controtendenza in

quanto ha attivato da più di IO anni un "Programmatili donazione del corpo perfinalità scientifiche e di formazione". Responsabile è Raffaele De Caro, Past president della associazione europea di anatomia clinica e attuale presidente del Collegio dei docenti di anatomia umana. Domani dalle 9 si terrà nell'Aula Falloppio del Dipartimento di Medicina Molecolare (via Falloppio, 50) la giornata di studio "Donazione del corpo post-mortem" aperto a tutti che intende promuovere l'informazione sulla scelta di donazione ancora poco conosciuta.

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<I> DOPO IL MALORE

Gross: «Sanità eccellente, grazie a tutti, adesso sto bene»

• • Egregio direttore, avete parlato più volte con partecipazione e simpatia del mio improvviso "guasto meccanico", che da palestre e piscine mi ha trasferito in rianimazione. Beh, il peggio è or­mai alle spalle e sono nuovamente impegnato per far nuotare i padovani. Vorrei però rendere una testimonianza sui servizi di assoluta eccellenza della nostra sanità veneta, di cui si parla spesso, ma che si apprezzano soprattutto quando da quelli dipende la nostra vita. Ho avuto la fortuna di essere a Padova, a pochi minuti dal Centro "Gallucci" del professor Gerosa e di trovare pronta l'equipe del dottor Cosimo Guglielmi per un intervento di estrema difficoltà, durato 12 ore, conclu­so con pieno successo. E nel periodo successivo un'assistenza impeccabile in strutture capaci di offrire il meglio sul piano dell'assistenza. L'esito dell'operazione, la successiva fase di riabilitazio­ne, con l'assistenza continua del dottor Stefano Bellon, mio grande e generoso ex atleta, l'assidua vicinanza di tanti amici, dirigenti di società, nuotatori di tempi passati, persone che magari non sentivo da anni, sono stati importanti per una rapida e positiva convalescenza. Gianni Gross

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Abano, ticket al pronto soccorso 103 euro ma il dolore non passa » ABANO TERME

«Stando al medico del pronto soccorso della Casa di cura di Abano, che mi ha visitata al momento delle dimissioni, avrei dovuto pagare un "mode­sto ticket". Quando invece so­no passata alla cassa, dopo che mi era stata diagnosticata una gastrite da farmaci, mi so­no stati chiesti 103 euro. Li avrei pagati volentieri, se non fosse che, quand'è stato il mo­mento di tornare a casa, accu­savo gli stessi dolori di quand' ero entrata». A lamentarsi del trattamento ricevuto il 14 no­vembre scorso al pronto soc­corso della struttura sanitaria

aponense è Elisa Menandro, una donna di Tribano che la­vora ad Abano, come commes­sa, al centro commerciale Ca' Grande. Proprio sul posto di la­voro aveva avvertito dei forti dolori al torace ed era stata tra­sportata in ambulanza alla Ca­sa di cura, dov'è stata dimessa dopo un paio d'ore. La donna mostra la ricevuta del paga­mento del ticket: euro 103 rela­tivi a visita, medicinali, esami del sangue ed elettrocardio­gramma. Tutto secondo quan­to previsto dal Sistema sanita­rio. «Ho pagato ma continuo a starmale», dice, «quando sono stata dimessa mi hanno consi­gliato di fare una gastroscopia.

Farò l'esame il 17 dicembre a Monselice. Prima non era pos­sibile perché non c'è posto. Mi domando a cosa siano serviti quei 103 euro e spero che il do­lore non derivi da problemi se­ri. Altrimenti fino al 17 dicem­bre farò in tempo a passare a miglior vita». Elisa Menandro, che nel frattempo tira avanti assumendo degli antidolorifi­ci, si chiede perché alla Casa di cura non l'abbiano trattenuta per degli esami più approfon­diti. «Avevo dei dolori lanci­nanti», riferisce, «che ho tutt' ora. Anche il mio medico si è meravigliato e ha detto che è stato un azzardo mandarmi a casa in quelle condizioni».

Gianni Biasetto

Il pronto soccorso di Abano

Terme, corse tagliate Bordin batte i pugni con Trenitalia

Sempre più auto senza Passii

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DIEMME CAFFÉ DI ALBIGNASEGO

Tazzine speciali per Natale a beneficio dei bimbi malati

A sinistra Carlo Moretti, a destra il presidente Diemme Giannandrea Dubbini

» ALBIGNASEGO

Un regalo fatto con il cuore il prossimo Natale, può valere un sorriso per un bambino ri­coverato in ospedale. Ha pre­so il via ieri la campagna pro­mozionale della Diemme Caf­fè, in collaborazione con l'as­sociazione "Gioco e benessere in pediatria". Nei bar e risto­ranti in cui si serve il caffè Diemme saranno in vendita, al prezzo di 5 euro l'una, sei tazzine della collezione "Un caffè per un sorriso", con ripro­dotti i coloratissimi disegni re­alizzati dai bambini ricoverati in ospedale. «Prezzo simboli­co» illustra il presidente di Diemme, Giannandrea Dubbi­ni, «che speriamo possa essere alla portata di molti. Per ogni tazzina venduta, il cliente rice­verà un caffè in omaggio, ma soprattutto un euro sarà devo­luto all'associazione "Gioco e benessere in pediatria", che sosteniamo volentieri, per l'aiuto che dà ai bambini che soffrono». I disegni sono sem­plici, ma davvero di effetto: ci

sono miriadi di cuoricini e stel­line, i pescherecci, un prato fiorito e farfalle colorate. «Un centinaio di bambini ha prepa­rato i disegni» spiega il pedia­tra Callo Moretti «selezionati poi da Diemme, che ha scelto questi sei. L'iniziativa permet­terà di pagare gli psicologi che seguono i bimbi ricoverati e acquistare il materiale per i la­boratori». "Gioco e benessere in pediatria" nasce nel 2008, da un più ampio progetto di at­tenzione ai bambini ospedaliz­zati che risale al 1995 con lo stesso dottor Moretti. Attraver­so i laboratori di pasticceria, fotografia, giornalismo e dise­gni, bimbi e ragazzi possono creare qualcosa di bello e gio­care come a casa, trasforman­do in un'esperienza utile quel­lo che sarebbe sennò solo un brutto ricordo fatto di dolore, iniezioni, odore di disinfettate e adulti vestiti con camici bian­chi che parlano difficile. Le taz­zine saranno in vendita nei bar Diemme e on line su www.caf-fediemme.com.

Cristina Salvato W • ff Due ore di faida a faccia " K5JSSCS fra Destro,-ISi, e piuii<a ....

ti riattino

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CGIL,CISLEUIL

Raccolta firme per un nuovo parcheggio in ospedale Le organizzazioni sindacali tornano in campo per risolve­re una volta per tutte il proble­ma principe di chi varca la so­glia del perimetro di via Giu­stiniani: trovare un parcheg­gio per la propria auto. Cgil, Cisl e Uil organizzano per og­gi una raccolta di firme da pre­sentare poi al direttore gene­rale dell'azienda ospedaliera Claudio Dario e al vicesinda­co reggente Ivo Rossi. Obietti­vo, convincere le istituzioni a riaprire la partita della realiz­zazione di un parcheggio nell'area che sta sotto le mu­ra, che fino a ora ha ricevuto il secco no delle associazioni ambientaliste.

«Vogliamo coinvolgere i la­voratori e, soprattutto, la citta­dinanza che ha il diritto di avere gli spazi adeguati per parcheggiare l'auto e recarsi agevolmente nell'area sanita­ria», spiegano le organizzazio­ni sindacali. «Raccoglieremo le firme che poi invieremo al sindaco e al direttore genera­le, con la richiesta di adope­rarsi affinchè si giunga con­cretamente alla soluzione di un problema che si protrae da anni. Saremo presenti con un gazebo, sopra la rampa del Pronto Soccorso, per tutta la giornata». (fa.p.)

Letti bis a Medicina _—» —,- -Anziani ricoverati f Es JL ' sulle barelle l t - ^

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CATONCELLO

Un grazie a Urologia • Viviamo in un'epoca dove è più facile criticare, parlar male o denigrare persone, enti e in spe­cial modo strutture sanitarie, non che non ci siano motivi per farlo, ma spesso lo si fa per pura gratuità e senza una reale cono­scenza del la complessità dei compiti che hanno certi organi­smi nella loro complicata funzio­ne. In questo mio scritto invece desi­dero andare controcorrente e

riportare, non senza un atto di riconoscenza, come sono stato trattato durante il mio ricovero nell'Ospedale Ca' Foncello dell'Usi 9 di Treviso e precisa­mente in Urologia e fisioterapia, dove non ci sono dottori e infer­mieri, maangeli e non credo di esagerare. In questi reparti ho trovato una grande professionalità, maan-che tanta disponibilità, affetto e gentilezza, a partire dai dottori, infermieri, ausiliari. Non ho paro­le per ringraziarli, sono riusciti a trasfondermi la vogliadi vivere e di sorridere.

Ora che sto alquanto bene, non smetterò mai di ricordarli e rin­graziarli, anche perché mi hanno dimostrato con quanto amore e tolleranza trattano i pazienti e non c'è medicina migliore per portare alla guarigione un am­malato. Chiudoquestomioelogiocon la certezza che, la stima e l'affetto che ho provato per la serietà e professionalità che profondono nel loro lavoro o meglio missio­ne, sia un ottimo viatico per una mia completa guarigione.

Onorio Telve Quinto di Treviso

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Riabilitazione solo a pagamento Valdobbiadene. Parte il servizio alla Cittadella ma manca l'accordo con l'Usi 8

• VALDOBBIADENE

Riabilitazione apre, ma (alme­no per ora) solo a pagamento. Da oltre un anno, U centro ria­bilitativo all'interno della Cit­tadella della Salute di Valdob­biadene (ex ospedale Guicciar­dini) è pronto. Arredato, e for­nito di attrezzature all'avan­guardia. Compresa una pisci­na da 170 mila euro, già riem­pita d'acqua: peccato che l'ac­cordo programmatico con l'Usi 8, per diventare Utr (Uni­tà territoriale di riabilitazione) tardi ad arrivare. E allora, anzi­ché lasciare che la polvere si depositi sulle strutture del nuovissimo centro, l'Istituto San Gregorio attiverà il servi­zio in gestione privata. Vi po­

tranno accedere anche pazien­ti dalle altre Usi: pagando.

Ieri la domanda è stata pre­sentata allo Sportello unico per le attività produttive del Comune. Se i tempi saranno ri­spettati, il servizio dovrebbe partire a inizio 2014, e sarà ge­stito privatamente dai profes­sionisti del San Gregorio. Il di­rettore degli Istituti, Antonio Raia, spiega che l'accordo con l'Usi è solo rimandato, e pre­sto il centro riabilitativo po­trebbe aprire le sue porte an­che ai pazienti non a paga­mento: «Nei giorni scorsi la Re­gione ha approvato le schede ospedaliere, nelle quali la no­stra sede è indicata come Utr. C'è già un accordo program­matico con l'Usi, per la gestio­

ne delle strutture in conven­zione. Ci vorrà qualche mese. Intanto, però, attiviamo il ser­vizio in forma privata, e chiun­que può accederevi». Perché al momento l'intera area del Guicciardini dedicata alla ria­bilitazione è sottoutilizzata, e sprecata. Oltre alla piscina, ci sono palestre e camere arreda­te, ma che non hanno mai ospitato un paziente: eppure c'è posto per 24 nuovi ospiti. Una parte dell'ala riabilitativa era stata attivata a ottobre 2012, erogando mille presta­zioni nel primo anno: con il servizio a pieno regime, la cifra sarebbe quintuplicata. L'atti­vazione di piscina e palestre era stata oggetto di polemiche tra la giunta e il Pd. (a.d.p.)

La Cittadel la del la salute

«Non ho ì soldi, addio al premio» ;&£*£

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Soldi ai disabili «La competenza è della sanità»

MONTEBELLUNA.«l contributi relativi all'assistenza nei casi di domiciliarità non sono più di mia competenza, ma rientrano nella sanità»: così interviene l'assessore ai servizi sociali Remo Sernagiotto dopo il caso sollevato a Caerano da Robert Ceccato sul taglio dei contributi a chi frequenta un centro perdisabili. «Con la nuova legge questa materia rientra nella sanità e quindi è di competenza del mio collega. Quindi non sono più io a determinare l'erogazione dei contributi. Il sistema non cambierà il sistema il prossimo anno», (e.f.)

^Put,i dati del sindaco " l park e traffico un successo l

m Minaccia i morosi della ex: arriva la multa

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CASA RONCATO

Usi, quale sanità peri malati mentali • • "Nonc'èsanità senza salute mentale": questo il titolo di un incontro che Aitsam ha organizzato per il 2 dicembre alle 20,30 a Casa Roncato a Montebelluna per affermare che necessitano cure e servizi adeguati a costi accessibili a tutti. All'incontro sono invitati gli amministratori dell'Usi 8, dei comuni, della Regione Veneto, sindacalisti, avvocati e cittadini.

^ Put, i dati del sindaco l park e traffico un successo

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NUOVO DIRETTORE

Cambio all'Usi 9 una donna guida l'ospedale

Usi 9, Patrìzia Benini nuova «timoniera» del Ca' Foncello Arriva da San Dona, da dicembre dirigerà anche Oderzo Ha lavorato anche a Padova e all'Usi 7. Subentra a Tessarin Una donna al limone degli ospe­dali trevigiani. Da ieri Patrizia Benini è il nuovo direttore di Ca' Foncello e Oderzo. Il direttore generale dell'Uls 9, Giorgio Ro­berti l'ha nominata infatti diret­tore della Funzione Ospedalie­ra, con decorrenza dal prossimo mese d dicembre. Subentra a Michele Tessarin, che ricopriva la carica da oltre 10 anni e che gennaio aveva assunto anche la carica di direttore sanitario.

Benini, 54 anni, rimasta da poco vedova, è professionista di vasta esperienza: nata ad Arco (Trento), ma padovana di for­mazione, proviene dall'Usi 10 Veneto Orientale di San Dona, dove ricopriva l'incarico di di­rettrice sanitaria a fianco del di­rettore generale Carlo Bramez-za, trevigiano, uno degli ammi­nistratori pubblici formatisi cul­turalmente negli ultimi anni del­la De. Considerata anche la sua ricca esperienza nel territorio trevigiano, in particolare all'Usl7, l'arrivo di Benini al Ca' Foncello va considerato come un ulteriore posizionamento della scuola trevigiana: fra i suoi

«maestri» figurano infatti Stelli-ni, Cestrone, Redigolo, DelFave-ro. A Treviso subentra a Michele Tessarin, direttore sanitario dall'inizio dell'anno. Una svol­ta, dunque, alla conduzione dei presidi ospedalieri dell'Usi 9, dopo il lungo regno di Tessarin, che dal canto suo viene allegge­rito del'onere. Laureata in medi­cina e chirurgia con il massimo dei voti alla Cattolica del Sacro Cuore a Roma, Benini si è suc­cessivamente specializzata, con

massimo dei voti e lode in neu­rologia, e in Igiene e Medicina Preventiva Epidemiologia e Sa­nità Pubblica a Trieste. A Pado­va ha conseguito l'attestato di master in «direzione sanitaria» ed il diploma di master di I livel­lo in «Project management» del­la facoltà di Ingegneria e scienze politiche. Hafrequentato anche il corso di formazione per diret­tori di Usi organizzato dalla Re­gione Veneto.

Ha lavorato prima alla dire­zione sanitaria del Policlinico «Gemelli» di Roma, poi ha diret­to l'istituto "S. Francesco d'Assi­

si - Centro di Riabilitazione in Abruzzo". Nel 1994, veniva as­sunta come assistente medico di Igiene ed organizzazione dei servizi Ospedalieri, alla direzio­ne dell'Usi 12, oggi Usi 7, a Pieve di Soligo. Nel 2000 ha assunto il timone degli ospedali di Cone-gliano e Vittorio Veneto, quindi la direzione del Sant'Antonio a Padova, divenendo nel 2002 di­rettore di tutte e le tre le struttu­re ospedaliere aziendali e quin­di dei tutte le strutture ospeda­liere pubbliche di Padova. Nel

2005 è diventata direttore sani­taria dell'azienda ospedaliera ospedale di Padova, poi nel 2008 è diventata direttore Sani­tario dell'Usi 10 a San Dona. All'Università di Padova inse-gnapoi acontratto.

«Esprimo la grande soddisfa­zione per l'acquisizione di un professionista di così provata esperienza e capacità», ha di­chiarato ieri il direttore generale dell'Usi 9, Giorgio Roberti, «nei prossimi giorni la incontrerà per augurarle buon lavoro nella sanità trevigiana».

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Medicina legale, Gasparotto direttore Umberto Gasparotto è il nuovo direttore della Struttura complessa di medicina legale e sicurezza del paziente e dei percorsi clinici: 53 anni, coneglianese, Gasparotto laureatosi in medicina e chirurgia al Bo, si è poi specializzato in medicina

legale e delle assicurazioni e in igiene e medicina preventiva. Al l'Usi 9 si è occupato di aspetti legali, bioetici, da responsabile delle funzioni per la sicurezza del paziente, nonché presidente del Comitato di bioetica.

Patrizia Benini, nuova direttrice degli ospedali di Treviso e Oderzo

la tribuna H i " fei^ P5==-Berlusconi fuori dal Parlamento SI del Senato alla decadenza. IICavallere-.iLiJttD per la democrazia»

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La sperimentazione Studio-pilota sul sistema inglese del Mur assieme a Torino, Pistoia e Treviso

Pazienti seguiti da vicino e più servizi Nasce a Brescia il nuovo farmacista

Problema: se la vostra fetta di torta è una percentuale fissa del totale, ma la torta è ogni an­no più piccola e continuerà ad esserlo anche nei prossimi an­ni, come si evita di finire in die­ta forzata? Soluzione: cambiare il modo di ripartire le fette di torta.

E quel che chiedono i farma­cisti, alle prese con il calo degli introiti (la fetta legata ad una percentuale del prezzo dei far­maci, sempre più basso grazie ai «generici»), oltre che con l'aumento dei costi, a partire da quelli del personale. Un rime­dio, loro ce l'avrebbero. Per dir­la con gli inglesi, che già l'han­no introdotto, si chiama Mur,

Primi dati

Su 300 pazienti, il 52% ha capito meglio la cura e il rispetto delle prescrizioni è salito del 37%

acronimo di Medicines use re-view. In sostanza, il farmacista non è più un semplice vendito­re di medicine, ma una sorta di «supervisore della terapia». Che avrà uno scambio con il pa­ziente e discuterà con lui dei farmaci prescritti, dell'eventua­le interazione con altri medici­nali, della corretta assunzione, eccetera.

«La nostra remunerazione — spiega il presidente dell'Or­dine dei farmacisti di Brescia Francesco Rastrelli — in futuro non dovrà più essere basata, o

almeno non solo, su una per­centuale del prezzo del farma­co, ma su questo tipo di servi­zio che forniremo».

Non c'è il rischio di invertire la parabola discendente della spesa farmaceutica, che ormai da diversi anni sta dando sollie­vo alle casse del Servizio sanita­rio nazionale? «Niente affatto. Perché un malato che, grazie ai consigli del farmacista, segue meglio una cura, avrà meno bi­sogno di ulteriori terapie o di essere ricoverato in ospedale, facendo così risparmiare la sani­tà pubblica».

Certo, il sistema, come dice anche Rastrelli, va «organizza­to e codificato», vincendo an­che qualche resistenza cultura­le. Ma lo si sta già facendo e pro­prio in provincia di Brescia. «Da fine 2012 — spiega Rastrel­li — nella nostra provincia, e in quelle di Torino, Pistoia e Trevi­so, è partito uno studio-pilota sul sistema del Mur, condotto dalla Medway School of Phar-macy dell'Università del Kent, con il patrocinio della Fofi (Fe­derazione Ordine Farmacisti Ita­liani), che coinvolge 80 farmaci­sti nelle quattro province. Do­vrebbe terminare a metà del prossimo anno. Qualche risulta­to, però, è già arrivato. Ad esempio, abbiamo notato che, nel caso dei pazienti con asma bronchiale, grazie al questiona­rio che abbiamo sottoposto lo­ro, su 300 pazienti presi in esa­me, il 52% ha raggiunto una maggiore comprensione delle

finalità dei trattamenti prescrit­ti e il 36,4% ha migliorato le mo­dalità di assunzione dei farma­ci, contro il 13% che non l'ha fat­to e l'aderenza terapeutica, cioè il rispetto delle prescrizioni far­macologiche da parte del pa­ziente, è aumentata del 37%. In-

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somma, confidiamo di poter di­mostrare, al termine dello stu­dio, l'efficacia del Mur».

Per i farmacisti c'è comun­que anche un'altra ricetta con­tro il restringersi della torta. Ov­vero, ampliare i servizi offerti. «La farmacia deve diventare un presidio sociosanitario polifun­zionale —dice Rastrelli — e for­nire altre attività sanitarie, co­me previs to dalla legge

Attività aggiuntive Il futuro? Ecg in telemedicina e infermieri e fisioterapisti inviati a domicilio

69/2009. Ad esempio, autoanali­si del sangue, ma anche servizi di telemedicina, vedi gli elettro­cardiogrammi in collegamento con un centro cardiologico. Ma

anche servizi di infermeria e fi­sioterapia a domicilio, con per­sonale specializzato contattato sempre attraverso il farmacista.

«Ovviamente su entrambi i fronti — conclude Rastrelli — dovremo agire in stretto coordi­namento con i medici di base e le Asl. Il farmacista non si sosti­tuisce al medico curante ma lo affianca mettendo a disposizio­ne le sue specifiche competen­ze, quelle farmacologiche».

L. Ang.

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Mense scolastiche Insetti nei tortellini anche alle Terese

A scuola col panino ma spuntano altri casi: tonno sotto sequestro Ames: fornitori con certificati di qualità

VENEZIA — Tortellini con gli insetti anche alla materna delle Terese e tonno sotto se­questro alla materna Diego Va­leri. Mentre i bambini vanno a scuola col panino da giorni in alcune scuole di Venezia e tra i comitati e le famiglie si scate­nano le richieste di chiarimen­to, emergono altre anomalie nelle mense scolastiche.

Negli stessi giorni in cui è scoppiato il caso degli insetti nei tortellini (tre settimane fa) alla Zambelli, lo stessa accade­va alle Terese. Solo che nessu­no lo aveva segnalato. «Un er­rore nella telefonata - spiega­no i genitori - invece del cen­tro di ristorazione le maestre per sbaglio hanno chiamato il centro di cottura. E l'informa­zione da lì non è partita». L'al­tro giorno è stata la volta della mosca dentro il formaggio, al­la Canal, ma ieri è emerso che in questi giorni nella cucina della Valeri è stato messo sot­to seauestro del tonno. Il moti­

vo non è ancora noto, il seque­stro è stato segnalato ufficial­mente solo martedì dalle sche­de di rilevazione dei comitati mensa Né Ames né assessora­to lo hanno comunicato alle fa­miglie. Ma si tratterebbe della quarta anomalia Anche se bio­logi e medici dell'Usi 12 che hanno fatto diversi sopralluo­ghi nei centri di cottura in que­sti giorni, non hanno trovato alcun problema finora Inevita­bile però l'allarme delle fami­glie. «Se la prima volta è sgra­devole la seconda è inammissi­bile - dice Camilla Seibezzi, consigliera comunale di In co­mune - l'assessore intervenga subito e ci dica quali sono i provvedimenti che vuole adot­tare». L'unica azione finora è stata quella del Cns, il consor­zio che con Copra gestisce il servizio mense, che ha chiesto chiarimenti alla sua consocia­ta (Copra appunto) suggeren­do il cambiamento del fornito­

re di tortellini e asiago. Intan­to famiglie e comitati mensa si stanno arrangiando. Qualcu­no ha portato i panini da casa, qualcuno è andato a prendere i figli a scuola, qualcuno ha de -ciso di farli mangiare comun­que in mensa «Siamo all'anar­chia - incalza Sebastiano Costa-longa, consigliere di Fratelli dltalia - non è stata mandata alcuna comunicazione ufficia­le alle famiglie e così ognuno fa come gli pare. L'assessore deve dare informazioni e indi­cazioni chiare».

Ames continua a rassicura­re i genitori. «H servizio di refe­zione scolastica viene erogato

secondo elevati standard quali­tativi concordati con l'ente lo­cale - scrive il presidente Pie­tro Lotto - in fase di gara, dei cento punti attribuibili ai con­correnti, 60 sono stati dedicati al profilo tecnico qualitativo e 37 alla qualità. La ditta asse-

Ospiti indesiderati La mosca nel formaggio tro­vata da una bambina di quinta elemen­tare. Nelle mense sono scattati i con­trolli su cucine e fornitori. E' stato il secon­do caso

gnataria è quella che aveva of­ferto un prezzo maggiore ma la cui offerta qualitativa è stata giudicata superiore». In parti­colare il formaggio «scrimina­to» era un Asiago d.o.p. «Non si può imputare nulla nemme­no a Copra - dice Giampietro Marchese, amministratore de­legato di Ames - è formaggio dop, la scelta del fornitore è stata accurata». «Va fatta una distinzione - dice Beppe Cac­cia consigliere comunale di In comune - delle farfalle nella minestra poteva accorgersi la cucina prima che arrivassero ai bambini. Questa era dentro la forma di formaggio, non era possibile». Intanto spira vento di protesta «Chiediamo subi­to - dice Sabina Gaggio, del co­mitato mensa - un tavolo tec­nico con i comitati, l'ufficio ri­storazione e l'assessorato. Que­sta situazione va chiarita al più presto».

Alice D'Este

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Solidarietà

Caffè e sorrisi, tazzine Diemme e Pediatria

I bambini ricoverati in Pediatria a Padova si sono sbizzarriti con matite e pennarelli, disegnando fiori, animali, navi, cuori e stel­le. E adesso, le loro creazioni sono impresse sulle tazzine da caffè della torrefazione pa­dovana «Diemme», che in previsione di Na­tale lancia l'esclusiva collezione «Un caffè per un sorriso». L'iniziativa nasce dalla col­laborazione con l'onlus padovana «Gioco e benessere in Pediatria». Caffè Diemme ha realizzato 7 mila tazzine, che verranno di­stribuite nei bar e nelle caffetterie del grup­po in confezioni singole da cinque euro. Per ogni tazzina venduta, l'azienda devolverà

Impresa e sociale Le nuove tazzine

un euro all'associazione degli animatori vo­lontari della Pediatria di Padova, e l'acqui­rente riceverà un caffè in omaggio: «Con la vendita di queste tazzine - afferma Giannan-drea Dubbini, presidente di Caffè Diemme -desideriamo promuovere l'attività del-l'onlus e sostenere l'indispensabile lavoro dei volontari». «L'associazione è presente dal 1995 - aggiunge Carlo Moretti, pediatra dell'Azienda ospedaliera di Padova -. Le atti­vità ricreative sono necessarie per sostenere la salute del bambino durante il ricovero».

Alessandro Macciò £3 RIPRODUZIONE RISERVATA

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