Schemi Di Storia 1650-2008

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PIETRO GENESINI  SCHEMI DI STO RIA DAL 1650 AL DUEMILA PADOVA 2009 

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PIETRO GENESINI

 SCHEMI DI STORIA 

DAL 1650 AL DUEMILA 

PADOVA 2009 

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Genesini, Appunti di storia. Dal 1650 al Duemila 3

Indice

IL SEICENTO .............................................................5 

LA RIVOLUZIONE SCIENTIFICA (1587-1687)...............5  FISICA E ASTRONOMIA................................................5 MEDICINA ..................................................................5 CHIMICA.....................................................................5  LA GUERRA DEI TRENT’ANNI (1618-1648) .................5 PRIMA E SECONDA RIVOLUZIONE POLITICA IN

I NGHILTERRA .............................................................5 LUIGI XIV (1661-1715), IL RE SOLE ..........................5 

IL SETTECENTO.......................................................6 

LA R IVOLUZIONE INDUSTRIALE INGLESE (1770)........7 LA NASCITA DEGLI STATI U NITI AMERICA (1776)......7 LA R IVOLUZIONE FRANCESE (1789-1799)..................7 

L’OTTOCENTO .........................................................8 L’ETÀ NAPOLEONICA (1799-1815) ............................8 IL CONGRESSO DI VIENNA (1814-1815).....................9  L’ETÀ DELLA R ESTAURAZIONE (1816-1870).............9  L’UNITÀ D’ITALIA (1848-1870) .................................9 I PROBLEMI POST-UNITARI (1861-1876)...................10  

TRA OTTO-NOVECENTO.....................................12 

LA SECONDA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE E LA

SOCIETÀ DI MASSA (1861-1918)...............................12  

IL NOVECENTO......................................................12 

LA PRIMA GUERRA MONDIALE (1914-1918).............12  L’ITALIA DEL PRIMO DOPOGUERRA: DAL CAOS

ISTITUZIONALE (1919-1922) ALL’ASCESA DEL

FASCISMO (1922-1924)............................................14  L’ASCESA DEL FASCISMO (1919-1929) ....................15 LA CRISI AMERICANA DEL 1929 ...............................20 LE VARIE FASI DELLA CRISI ......................................21 L’ALLARGAMENTO DELLA CRISI ECONOMICA

ALL’EUROPA E AL RESTO DEL MONDO ......................22 LA RIPRESA AMERICANA DOPO IL 1932 ....................22 EUROPA 1917-1932: LA CRISI DELLE DEMOCRAZIE

E IL SORGERE DI GOVERNI TOTALITARI .....................23 LA SECONDA GUERRA MONDIALE (1939-1945)........26 

LE CAUSE .................................................................26  LE VARIE FASI DELLA GUERRA .................................27 IL DOPO GUERRA: LA PACE E LA RICOSTRUZIONE

DELL’EUROPA (1945-63)..........................................28 LA PACE PUNITIVA ...................................................28 LA “GUERRA FREDDA” (1945-1956) ........................29 LA “COESISTENZA PACIFICA” (1956-63) ..................30 L’UNIFICAZIONE DELL’EUROPA (1951-2001)...........30 LA FINE DEL COLONIALISMO EUROPEO (1945-49) ....31 L’ITALIA DAL DOPOGUERRA ALLA CRISI DELLA

PRIMA R EPUBBLICA (1945-92). LA SECONDA

R EPUBBLICA (2003) .................................................32 

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Il Seicento

La rivoluzione scientifica (1587-1687)

Tra il 1587 e il 1687 si afferma e si consolidala Rivoluzione scientifica. Essa inizia con

l’astronomia, dove il sistema geocentrico è so-stituito con il sistema eliocentrico, e si estendealle altre scienze, in particolare alla fisica, allamedicina e alla chimica.

Fisica e astronomia Niccolò Copernico (1473-1543) propone lateoria eliocentrica (1543).

Galileo Galilei (1564-1642) scopre l’isocroni-smo del pendolo (1587); il principio di inerziagalileiano. Elabora il metodo matematico-spe-rimentale. Difende la teoria eliocentrica. In-venta il cannocchiale. Fa numerose scoperteastronomiche: le montagne della Luna, le fasidi Venere, i satelliti di Giove, gli anelli di Sa-turno, le macchie solari e un cielo fittissimo distelle (1609-10). Distingue verità di fede e ve-rità di scienza (la Bibbia contiene verità di fe-de, non di scienza; le verità di fede sono im-mutabili; le verità di scienza si trovano nel

 gran libro della natura, sono scritte in lin-guaggio matematico e sono storiche, cioè mu-tevoli).

Giovanni Keplero (1571-1630) sostiene che leorbite dei pianeti sono ellittiche e che il Soleoccupa uno dei due fuochi.

René Descartes (1596-1651) inventa gli assicartesiani ed elabora il metodo analitico-sinte-tico. Propone una teoria secondo cui il sistemasolare è nato da vortici di materia che si sonocondensati nel Sole e nei pianeti.

Isaac Newton (1642-1717) elabora la teoriadella gravitazione universale, con cui si con-

clude la fisica classica (1687); e, contempora-neamente a G.W Leibniz (1646-1716), inventail calcolo infinitesimale.

 MedicinaWilliam Harvey scopre la doppia circolazionedel sangue (cuore-polmoni e polmoni-cuore),che interpreta in termini meccanicistici.Francesco Redi dimostra la falsità della gene-razione spontanea.Marcello Malpighi inventa il microscopio escopre l’esistenza dei vasi capillari tra vene earterie.

Chimica Antoine-Laurent Lavoisier scopre l’ossigeno(1769).

La guerra dei trent’anni (1618-1648)La guerra dei trent’anni (1618-1648) scoppia

 per i contrasti tra la Boemia protestante e l’Im-

 pero asburgico cattolico, ma coinvolge subitotutti gli Stati europei. Alla fine la Francia entradirettamente in campo e vince la guerra. LaGermania ne esce distrutta economicamente edemograficamente; e si frammenta in 250 sta-terelli senza alcun peso politico. Con la pacedi Westfalia terminano le guerre di religionein Europa (erano cominciate poco dopo il1517, anno della Riforma protestante di Mar-tin Lutero). La Francia si avvia a diventare la

 potenza egemone in Europa. Nel 1659 la Francia e la Spagna firmano la

 pace dei Pirenei. Con questa pace inizia iltramonto della Spagna, che nel Cinquecentoaveva avuto l’egemonia sull’Europa con la pa-ce di Cateau Cambrésis (1559).

Prima e seconda rivoluzione politica in In-

ghilterraPrima rivoluzione (1641-1649): il Parlamentoe la borghesia (le “teste rotonde”) di OliverCromwell sconfiggono il sovrano Carlo I e icavalieri che lo appoggiano. Il sovrano è de-capitato.

Seconda rivoluzione (1688-1689): il Parla-mento difende gli interessi di nobili e borghesiche si dedicano ad attività commerciali e fi-nanziarie, caccia il sovrano cattolico che vo-leva uno Stato assoluto e chiama sul trono Gu-glielmo d’Orange e la moglie Maria, ma primafa loro giurare di rispettare le prerogative delParlamento. La monarchia diventa costituzio-nale: la borghesia inglese è la prima a rag-

 giungere il potere politico in Europa.

 Luigi XIV (1661-1715), il re SoleIn Francia Luigi XIV (1661-1715), detto il reSole, attua una politica di potenza e di esten-sione territoriale, che ha qualche successo ecosti altissimi. Le tasse provocano numerosesollevazioni popolari, represse con la forza. Facostruire la regia di Versailles.Il suo primo ministro, Jean-Baptiste Colbert,attua una politica mercantilistica: favorisce lavendita di merci francesi all’estero, in modoche in Francia entri moneta metallica d’oro ed’argento; e ostacola con tasse doganali lemerci che vogliono entrare in Francia. Gli altriStati reagiscono con una politica equivalente.

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Genesini, Appunti di storia. Dal 1650 al Duemila 6

Il Settecento

 La società di ancien régime

La società di ancien régime è la società tradi-zionale che vive su un’economia agricola. Ilmodello è costituito dalla società francese.Dall’Inghilterra si diffondono le recinzioni deicampi (enclosures), che vengono privatizzati,ed è superata la rotazione triennale della cultu-re. Nelle campagne tra le donne si diffonde illavoro a domicilio nella stagione invernale: ilmercante-imprenditore porta la lana, che è la-vorata; successivamente ripassa per ritirare il

 prodotto confezionato, che poi immette sulmercato. Gli uomini invece risistemano gli at-trezzi agricoli, in genere di legno.La natalità e ugualmente la mortalità diminui-scono. Ciò non ostante la popolazione aumen-

ta, e da questo momento in poi aumenta inmodo inarrestabile. Nel matrimonio acquista-no importanza l’affetto verso la moglie e unamaggiore cura dei genitori verso i figli.

 Le guerre di successione (1702-1763)

Le guerre di successione al trono coinvolgonotutti gli stati europei. Esse sono la guerra disuccessione spagnola (1702-1713); la guerradi successione polacca (1733-1738); la guerradi successione austriaca (1740-1748); la guer-

ra dei sette anni tra Francia e Inghilterra per il possesso delle Indie e del Canada (1756-1763). Negli anni 1772-1795 la Polonia è assi-milata dagli Stati confinanti e come Stato in-dipendente scompare.Le cause dei conflitti sono occasionali. In re-altà le cause profonde sono lo sforzo di alcuniStati di modificare a loro favore la situazione

 politica esistente, cosa che provoca la reazionedegli altri Stati. Ciò spiega il cambiamentocontinuo delle alleanze da una guerra all’altra.In queste guerre si mette in luce la Prussia, chealla fine del Seicento aveva costituito uno Sta-to forte, con un esercito e una burocrazia effi-cienti.

 L’Illuminismo (1730-1789)

L’Illuminismo nasce in Francia: a partire dal1730 gli intellettuali francesi chiedono rifor-me economiche e politiche a favore della bor-

 ghesia, che ha il potere economico e che nonha alcun potere politico. Ma senza successo.Lo sbocco inevitabile è la Rivoluzione france-se (1789).

Gli illuministi propongono una nuova conce-zione della storia: la storia è  progresso con-tinuo  e inarrestabile. Con questa concezionecelebrano se stessi e la loro funzione positiva

nella società, e scalzano le pretese e i privilegi,che il clero e i nobili fondavano sul passato,nel Medio Evo.Le opere e gli autori più significativi sono iseguenti.

L’ Enciclopedia  (1750-1772) di Denis Didérot

e François D’Alembert è stampata in 4.000copie, acquistate dalla borghesia. È compostada 11 volumi e 5 di tavole.

Charles de Sécondat, barone di Montesquieu(1689-1755) ne  Lo spirito delle leggi  (1748)chiede la divisione dei tre poteri (legislativo,esecutivo, giudiziario), per evitare che essi,nelle mani di un unico individuo, generinol’arbitrio.

François-Marie Arouet, detto Voltaire (1694-1778), scrive molti  pamphlet   ironici e sarca-stici contro lo Stato assoluto e contro la Chie-sa.

Jean-Jacques Rousseau (1712-1778) scrive  Ilcontratto sociale  e l’ Emilio. È su posizioni a

 parte: propone la democrazia diretta; e unanuova pedagogia, incentrata sul fanciullo. Ilsuo pensiero è ereditato dalle correnti rivolu-zionarie di sinistra, dalla rivoluzione franceseai nostri giorni.Gli illuministi e i borghesi non ottengono al-cun risultato: il sovrano respinge tutte le loro

richieste. Le idee, gli ideali e i valori degli il-luministi confluiscono nella Rivoluzione fran-cese (1789-1799), che li realizza e con gli e-serciti li diffonde in tutta Europa.Gli ideali illuministici sono quelli di libertà,uguaglianza  e  fraternità, ai quali la Rivolu-zione francese aggiunge quello di  patria. Essicostituiscono gli immortali  Principi dell’89.Ad essi si attribuisce un valore universale chenelle intenzioni dei loro propugnatori non a-vevano affatto o, meglio, avevano in un sensomolto limitato e preciso. Uguaglianza non si-

gnifica che tutti gli uomini sono uguali, inquanto hanno tutti la ragione. Significa che i borghesi sono uguali al clero e ai nobili: la so-cietà del tempo non era divisa soltanto per or-dini, ai quali si apparteneva per nascita e daiquali non si poteva uscire (o, meglio, si potevauscire comperando un titolo nobiliare); era unasocietà “a gradini”, una società gerarchica. Chistava più in alto era importante, chi stava in

 baso non valeva niente. I borghesi voglionoessere uguali a clero e nobili; si sarebbero sen-titi molto offesi se qualcuno li avesse messisullo stesso piano della canaille che non avevaarte né parte e dalla quale prendono le distan-ze, anche se essa appartiene al loro stesso or-dine, il Terzo Stato.

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Genesini, Appunti di storia. Dal 1650 al Duemila 7

 La Rivoluzione industriale inglese (1770)

La Rivoluzione industriale avviene in Inghil-terra verso il 1770 e si sviluppa intorno allamacchina a vapore, che fornisce una fonte dienergia elevata, costante, a basso prezzo, col-locabile dove serve. La macchina a vapore è

fatta di ghisa e brucia carbone. È collocata inun apposito edificio, dove i lavoratori si reca-no. Così nasce la fabbrica e la classe operaia.Dal settore tessile, dove inizia, la Rivoluzioneindustriale si diffonde negli altri settori.Rivoluzione industriale significa che le mercisi producono in altissima quantità, perciò i co-

 sti  di produzione tendono ad abbassarsi sem- pre più. In tal modo esse si immettono sulmercato a  prezzi  tendenzialmente sempre più

 bassi, e fanno entrare sul mercato anche acqui-renti che in precedenza erano esclusi a causa

del loro basso potere d’acquisto. Pertanto ilmercato è ulteriormente stimolato e si autoa-limenta (circolo virtuoso o prezioso).Agli inizi e per molti decenni gli operai sonoduramente sfruttati: lavorano fino a 14-16 oreal giorno. Lavorano anche le donne, che fannoconcorrenza agli uomini e ricevono un salarioinferiore; e anche i bambini: per la loro picco-la statura sono adatti a scavare nei cunicolidelle miniere. I salari sono bassissimi. Gli o-

 perai vivono in quartieri malfamati. Le loroorganizzazioni sono vietate dallo Stato, che sischiera con i capitalisti. Chi distrugge le mac-chine a causa dell’insostenibile concorrenzache fanno al lavoro a cottimo, è condannatoalla pena di morte. La prima associazione le-gale nasce in Francia nel 1823; in Inghilterrale Trade Unions sorgono negli anni successivi.La Rivoluzione industriale avviene in Inghil-terra, perché qui la borghesia e la nobiltà conmentalità imprenditoriale e desiderosa di ar-ricchirsi avevano conquistato il potere politicocon le due rivoluzioni inglesi del Seicento: la

 prima (1641-1649), che vede la gentry guidatada Oliver Cromwel scontrarsi con la monar-

chia e i cavalieri e sconfiggerli; la seconda, la“rivoluzione gloriosa”, che vede la borghesia,guidata dal filosofo John Locke, affermarsicontro la monarchia cattolica e imporre unamonarchia costituzionale (1688-1689).L’Inghilterra, povera di materie prime, va allaconquista dei commerci sul mare. E diventauna potenza marinara, che dopo una breveguerra si sostituisce all’Olanda.

 Nel continente la prima borghesia che giungeal potere è la borghesia francese. Essa per

 bocca degli illuministi chiede al sovrano blan-de riforme politiche ed economiche, senza ot-tenerle (1730-1799). Così è costretta ad im-

 porsi con la forza e scatena la Rivoluzionefrancese (1789-1799).

 La nascita degli Stati Uniti America (1776)

Fin dal Cinquecento l’Inghilterra ha un flussomigratorio verso il continente americano. Cosìsorgono alcune colonie sulla costa. Verso lametà del Settecento sono 13. Essa pensa diimporre tasse per pagare la loro difesa milita-

re. I coloni si oppongono (1763). Scoppia laguerra, prima strisciante, poi dal 1772 diretta. Nel 1776 è proclamata l’indipendenza dellecolonie dalla madre patria. Nel 1783 l’Inghil-terra fa la pace e riconosce l’indipendenza,

 perché la guerra ha costi più alti di quanto lecolonie rendano.Ben presto nelle colonie si formano due schie-ramenti: quelle nordiste  federaliste, che espri-mono gli interessi di industriali, commerciantie grandi latifondisti, chiedono un governo cen-trale forte; e quelle sudiste antifederaliste, che

esprimono gli interessi dei ceti medio-bassi,sono su posizioni democratiche e “ruraliste”, echiedono maggiori autonomie locali. Preval-gono le tesi federaliste, anche se in forma mi-tigata. Nel 1789 Georges Washington è eletto

 presidente. Negli anni successivi la politica fi-lofederale del presidente Hamilton provoca ilsorgere del partito repubblicano-democratico,il cui esponente più autorevole è Thomas Jef-ferson.

 La Rivoluzione francese (1789-99)

Le cause della Rivoluzione francese sono:• il debito pubblico dovuto alle guerre e allespese della corte a Versailles;• l’ostinato rifiuto del sovrano a concedereriforme alla borghesia che le chiedeva dal1730;• il tentativo dei nobili e del clero di recupe-rare potere politico a scapito della monarchia edi aumentare le loro entrate economiche a spe-se dei contadini;• i cattivi raccolti del 1786-88 che colpisco-no soprattutto le fasce più deboli della popola-

zione.

I diversi tentativi di appianare il debito pub-blico incontrano l’ostilità di nobili e clero, chenon pagano le tasse e che non vogliono inizia-re a pagarle. E vanno incontro all’insuccesso: ivari ministri sono costretti a dimettersi.Oltre a ciò dal 1730 gli intellettuali chiedono anome della borghesia riforme economiche e

 politiche senza alcun risultati: il re difende adoltranza e con totale miopia la monarchia as-soluta. Le riforme, chieste anche dal basso cle-

ro e dalla piccola nobiltà, sono ragionevoli emoderate: abolizione delle dogane interne, mi-glioramento delle comunicazioni (strade, pon-ti), amministrazione pubblica più funzionale.

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Genesini, Appunti di storia. Dal 1650 al Duemila 8

Lo scontro tra sovrano, clero e nobiltà (i primidue Stati, da sempre alleati), e terzo Stato (tut-ti coloro che non appartengono ai primi dueStati) avviene in ambito procedurale: per af-frontare la grave situazione finanziaria, il re ècostretto a convocare gli Stati generali, cherappresentavano tutti e tre gli ordini (clero,

nobili, terzo Stato) e che non erano convocatidal 1614. Clero e nobili pensano di usarli siacontro il re sia contro il terzo Stato, poiché lavotazione è per ordine: ogni ordine ha un vo-to. La borghesia pensa di fare sentire la suavoce e chiede subito una votazione  per testa,che le permetterebbe di avere il controllodell’assemblea. Il comportamento ambiguodel re spinge il terzo Stato a dichiararsi  As-

 semblea nazionale costituente e poi, quando ilsovrano cerca di fare intervenire l’esercito, asollevare la piazza (presa della Pastiglia, lu-glio 1789). Da questo momento in poi il terzoStato prende il controllo della situazione.Le tappe più importanti della rivoluzione sonole seguenti:

1789: nascono e fanno politica nuovi gruppi politici (giacobini, montagnardi, palude, gi-rondini). Sono proclamati i Diritti dell’uomo edel cittadino, cioè gli  Immortali principi del-l’89. I valori della rivoluzione sono libertà,

 fraternità  e uguaglianza. Il debito pubblico èappianato emettendo gli assegnati, il cui va-lore è coperto dai beni confiscati alla Chiesa.

La vendita a basso prezzo di tali beni lega aidestini della rivoluzione i loro acquirenti. Gliassegnati perdono rapidamente il loro valore.Su pressione dei contadini sono aboliti tutti i

 privilegi feudali sulle campagne.1791: è emanata la Costituzione; il re tenta lafuga, ma è scoperto e riportato a Parigi.1792: la situazione politica è in stallo, nessunaforza riesce a prevalere sulle altre. Così è di-chiarata la guerra alle altre monarchie europe-e, che si stanno organizzando contro la Fran-cia. Il re è favorevole, perché pensa che i rivo-

luzionari siano sconfitti; i rivoluzionari sono afavore della guerra perché pensano che larivoluzione potrà vincere soltanto se è esporta-ta in tutta l’Europa. Gli ufficiali, che sononobili, abbandonano l’esercito e si rifugiano inPrussia. Dopo le prime infelici operazionimilitari è proclamata la leva in massa  e la

 patria in pericolo. Gli ufficiali popolari, che siformano sui campi di battaglia, sbaragliano lecoalizioni avversarie (Prussia, Russia, Imperoasburgico, Inghilterra) e le armate rivolu-zionarie invadono gli Stati confinanti.1793-94: Maximiliene Robespièrre, difensoredegli interessi delle classi popolari, scatena ilterrore rosso. Molti nobili e molti rivoluzio-nari sono ghigliottinati. Il numero però non è

elevato: una qualsiasi scaramuccia in battagliafa un numero di morti maggiore.1794: con un colpo di mano Robespièrre è cat-turato, processato e condannato a morte, ese-guita immediatamente. Si scatena il terrorebianco. Il potere politico passa nelle mani delDirettorio. Continua la guerra, che porta ric-

chezze e territori alla Francia. Nella guerra leclassi popolari vedono la possibilità di una ra- pida promozione sociale, da ottenere sul cam- po di battaglia .1796-97: campagna d’Italia: Napoleone Bona-

 parte sconfigge l’Impero asburgico e firma la pace senza consultare il Direttorio. Cede al-l’Impero la Repubblica di Venezia, che si la-scia consegnare senza combattere.1797: a Berlino nasce ufficialmente il Roman-ticismo, che dalla Francia rivoluzionaria pren-de l’ideale di patria, che usa, seguìto dai go-verni ostili alla Francia, in funzione antifran-cese. Esso rivaluta il passato (in particolare ilMedio Evo), la tradizione, la cultura popolare,la passione che rende ogni individuo unico(contro la ragione illuministica che uguagliatutti gli individui), la fede ecc., in funzione an-tilluministica, antirazionalistica e antifrancese.1798-99: campagna d’Egitto. Napoleone vincenella battaglia delle piramidi, ma la flotta fran-cese è distrutta ad Abukir (1798) e poi a Tra-falgar (1806). Il gruppo di scienziati che lo ac-compagna fa importanti scoperte archeologi-che.

1799: su mandato del Direttorio Napoleone faun colpo di Stato e diventa primo console.

Con il colpo di Stato di Napoleone termina laRivoluzione francese (1789-1799) e inizial’Età napoleonica (1799-1815).

L’Ottocento

 L’Età napoleonica (1799-1815)

Le date più importanti del periodo sono:

1802: Napoleone è nominato console a vita.1804: Napoleone si proclama imperatore. E-mana il Codice napoleonico, che sta alla basedel diritto moderno, insieme con il diritto ro-mano e il diritto canonico.1806: Napoleone sconfigge ad Austerlitz lacoalizione antifrancese; e impone ai paesi eu-ropei il blocco  economico  verso l’Inghilterra,

 per colpirla nei commerci, non riuscendo a piegarla sul campo di battaglia. Ma senza suc-cesso.

1810: la Russia denuncia il blocco economico(=non intende più rispettarlo).1812: a luglio Napoleone invade la Russia conun enorme esercito di 600.000 uomini, raccol-

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Genesini, Appunti di storia. Dal 1650 al Duemila 9

to in tutta Europa. I russi non accettano la bat-taglia e si ritirano facendo terra bruciata. Na-

 poleone giunge a Mosca, che i russi incendia-no. Dà il segnale della ritirata prima che giun-ga il gelido inverno russo. Ma ormai è troppotardi: i russi attaccano; e il freddo rallenta laritirata. Napoleone riesce a disimpegnarsi a

costi elevatissimi: ritorna indietro soltanto con80.000 uomini.1814: Napoleone è sconfitto a Lipsia dallanuova coalizione antifrancese e relegato nell’i-sola d’Elba.1815: Napoleone fugge dall’isola d’Elba, or-ganizza un nuovo esercito, contando sui ma-lumori provocati dal nuovo sovrano; ma èsconfitto a Watterloo in Belgio e relegatonell’isola di Sant’Elena, dove muore nel 1821.1815: i governi vincitori di Napoleone cessanodi dare il loro appoggio al Romanticismo, cheresta però diffuso tra gli intellettuali e i rivolu-zionari.

 Il Congresso di Vienna (1814-1815)

A Vienna si riuniscono tutte le potenze vinci-trici, ma si invita anche la Francia. Sotto la di-rezione di Metternich, il primo ministro vien-nese, si riorganizza l’Europa in base a due

 principi, quello di legittimità e quello di equi-librio:• in base al principio di legittimità ritornanosui troni gli antichi sovrani o i loro eredi;• in base al principio di equilibrio nessunoStato deve essere tanto potente da minacciaregli altri Stati.

La Francia, pur sconfitta, non ha alcuna per-dita territoriale. In tal modo non avrebbe a-vanzato rivendicazioni in futuro. I congressistiquindi si sono proposti di assicurare all’Eu-ropa un lungo periodo di pace dopo 25 anni diguerre. Non è tenuto presente l’ideale di pa-tria, che era ormai diffuso presso tutti i popoli.

 L’Età della Restaurazione (1816-1870)

Alcuni governi accettano quanto di nuovo ha portato la Rivoluzione francese e l’età napo-leonica. Altri (Impero asburgico, Prussia, Rus-sia) intendono restaurare la vita politica e so-ciale come se niente fosse successo.A Vienna però sono dimenticati i popoli, or-mai pervasi dall’ideale rivoluzionario di  pa-tria. Ed essi fanno sentire la loro voce con imoti carbonari  del 1820-21 (insurrezione inSpagna, a Cadice, dove i militari chiedono la

Costituzione  del 1812; insurrezione in Pie-monte e a Napoli), e del 1830-31 (insurrezionedei parigini contro le leggi liberticide del so-vrano).

I primi moti sono guidati da militari; i secondida borghesi. Dopo un primo momento di suc-cesso i moti falliscono per la divisione nel lorointerno tra liberali e democratici.L’assetto europeo uscito dal Congresso diVienna inizia a sgretolarsi soltanto nel 1848,quando tutta l’Europa insorge (Parigi, Vienna,

Milano, Venezia, Roma, Napoli). Metternich,il primo ministro viennese, è costretto a dimet-tersi. Le insurrezioni sono però tutte soffocatenel sangue. In Italia l’ultima città ad arrendersiè Roma, difesa da Giuseppe Garibaldi.Tale assetto si sfalda definitivamente nel1870, quando sulla scena europea compaionodue nuove nazioni: la Prussia e l’Italia.

I patrioti e i rivoluzionari fanno propri i valorie la cultura del Romanticismo. Ma nella socie-tà sorgono nuove correnti culturali. Nasce eresta attivo per tutto il secolo il Realismo inletteratura e il Positivismo in filosofia e nellescienze. Il Positivismo è una continuazione delrazionalismo illuministico, celebra la scienza ei fatti, sui quali si può costruire un sapere soli-do e utile. Dopo il 1820 le ferrovie e le tra-sformazioni economiche conoscono sviluppivertiginosi. Nel 1889 a Parigi la civiltà euro-

 pea celebra se stessa con l’esposizione inter-nazionale e la torre Eiffel. Alla fine del secoloavviene la seconda rivoluzione industriale, checambia profondamente l’organizzazione dellafabbrica e produce a basso prezzo quantità

smisurate di merci, tra cui l’automobile.

 L’unità d’Italia (1848-1870)

L’unità d’Italia avviene in soli 20 anni:1848: insorgono Milano, Venezia, Roma. Car-lo Alberto, re dello Stato Sabaudo, dichiaraguerra all’Impero asburgico, entra in Lombar-dia e conquista Milano. Poi è sconfitto. È laprima guerra d’indipendenza. L’anno doporiprende la guerra, è nuovamente sconfitto, eabdica a favore del figlio Vittorio Emanuele.

1851: entra nel governo e poi diventa primoministro dello Stato Sabaudo Camillo Benso,conte di Cavour. Egli capisce che l’Italia ha

 bisogno di alleati per sconfiggere l’Impero.Riesce ad avere le simpatie inglesi e francesimandando un contingente militare in Crimeacontro i russi (1854).1857: Carlo Pisacane e altri patrioti cercano difar insorgere il napoletano, ma sono catturatidai contadini e fucilati dall’esercito borbonico.La via delle armi, indicata da Giuseppe Maz-zini, genovese e repubblicano, fautore dell’in-surrezione popolare, non dà risultati.1858: Cavour stipula un trattato con Napoleo-ne III, imperatore di Francia: la Francia entrain guerra a fianco dello Stato Sabaudo, purché

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Genesini, Appunti di storia. Dal 1650 al Duemila 10

attaccato, in cambio di Nizza e della Savoia.L’imperatore pensa alla costituzione di un re-gno nell’Italia settentrionale, che sia satellitedella Francia.1859: Cavour schierando l’esercito sul Ticinospinge l’Impero a dichiarare guerra. È la  se-conda guerra d’indipendenza. Le truppe

franco-piemontesi vincono a più riprese, maall’improvviso l’imperatore firma la pace. Per protesta Cavour si dimette. I motivi che lospingono a firmare la pace sono: la guerra co-sta più del previsto; l’opinione pubblica fran-cese è contraria; la Prussia può attaccare anord; lo Stato Sabaudo sta suscitando troppesimpatie e si sta allargando troppo per restaresatellite della Francia.1859-60: contemporaneamente insorgono E-milia-Romagna e Toscana, che chiedono l’an-nessione allo Stato Sabaudo. Cavour ritorna algoverno. La situazione si risolve in questomodo: l’Impero asburgico dà la Lombardia al-la Francia che la passa allo Stato Sabaudo; asua volta Stato Sabaudo cede Nizza e la Sa-voia, anche se gli accordi non erano stati ri-spettati. Napoleone III però concede il per-messo di annettere Emilia-Romagna e Tosca-na previo un plebiscito. In tal modo in pochimesi lo Stato Sabaudo si allarga alla Lombar-dia, all’Emilia-Romagna e alla Toscana.1860: la Sicilia insorge contro il Regno di Na-

 poli (o delle due Sicilie) e chiede aiuto alloStato Sabaudo. Il re è pronto ad accorrere in

aiuto; Cavour non ritiene la situazione politicafavorevole (la Francia è irritata e l’Impero puòriprendersi la Lombardia). Il problema si ri-solve appoggiando Garibaldi, che requisiscedue piroscafi a Genova, sbarca a Marsala sottola protezione di navi inglesi, impegna e scon-figge più volte l’esercito borbonico, sbarca inCalabria e punta su Napoli, dove è accoltocome un liberatore. Quindi sconfigge le ultimetruppe borboniche sul Volturno. A questo pun-to Cavour fa presente a Napoleone III che, senon è fermato, Garibaldi marcia su Roma (che

era sotto la protezione e difesa dalla Francia).Così ottiene il permesso di andarlo a “ferma-re”. Vittorio Emanuele II invade e annettel’Umbria, l’Abruzzo, il Molise e le Marche,che appartenevano allo Stato pontificio. A Te-ano incontra Garibaldi, che gli consegna il re-gno appena conquistato. L’Italia è quasi com-

 pletata: mancano soltanto il Veneto, il Trenti-no-Alto Adige e il Friùli-Venezia Giulia.1861: a Torino è proclamata l’unità d’Italia. Amarzo muore Cavour, che non lascia successo-ri della sua statura politica. Al potere succedela Destra storica.

 I problemi post-unitari (1861-76)

Proclamata l’unità d’Italia, restano ancora tre problemi da risolvere.

1. Il completamento dell’unità (1861-70)

1861: a Cavour succede la Destra storica, checontinua il suo programma di unificazionedell’Italia.1863: Garibaldi cerca di liberare Roma, ma èfermato dall’esercito italiano sull’Aspromonte,in Calabria.1866: la Prussia chiede l’alleanza dell’Italiacontro l’Impero asburgico, che sconfigge aSadowa. È la  terza guerra d’indipendenza.L’Italia è sconfitta per terra a Custoza e permare a Lissa, anche se l’esercito e la flotta so-no superiori agli avversari. Ciò non ostante ot-

tiene il Veneto.1867: Garibaldi tenta nuovamente di liberareRoma, ma è fermato dalle truppe francesi aMentana, presso Roma. La capitale è spostataa Firenze, che è sconvolta dalla speculazioneedilizia.1870: la Prussia sconfigge la Francia a Sedan.L’Italia ne approfitta e in fretta e furia mandal’esercito a conquistare il Lazio e Roma, senza

 preoccuparsi delle conseguenze legate all’im- piego della forza. I romani non insorgono con-tro il papato. Il papa Pio IX non gradisce l’in-tervento, temendo che la Chiesa perda la suaautonomia. Il parlamento italiano vota la leggedelle  guarentigie, cioè delle garanzie per laChiesa. Ma invano. Nei decenni successivi itentativi di pacificazione tra Stato e Chiesanon danno alcun risultato. Nasce la questioneromana, che sarà risolta soltanto nel 1929 coni Patti lateranensi.1874: il papa con il non expedit   (“Non è per-messo”) vieta ai cattolici di partecipare alla vi-ta politica del nuovo Stato. I cattolici sono lastragrande maggioranza della popolazione. Per59 anni restano cittadini di serie B. Ma ciò non

turba affatto la coscienza democratica dei lai-ci.

2. L’unificazione di Staterelli e popolazionidiversi (1861-87)

La Destra storica unifica l’Italia in questo mo-do:• estende i codici piemontesi a tutti gli altriex Stati che in tal modo si sentono conquistati;• accentra il potere nelle mani dello Stato,negando qualsiasi autonomia regionale;• soffoca qualsiasi protesta con la giustifica-zione che incrina l’unità nazionale; e invial’esercito a sterminare i briganti meridionaliche chiedevano terra e lavoro (6.000 morti).

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 La Destra attua una politica accentratrice edestende i codici piemontesi al resto dell’Italia,

 provocando non pochi malumori nelle popola-zioni locali, che non si sentivano liberate, maconquistate. Spesso esse avevano tradizioniculturali e giuridiche di tutto rispetto. Le re-

gioni liberate sono invase da funzionari che parlano il dialetto piemontese, ben lontano daidialetti locali.Alessandro Manzoni (1785-1873) aveva postofin dal 1827-42 le basi ad una lingua italianache fosse parlata da tutte le regioni d’Italia eda tutte le classi sociali. L’analfabetismo è di-lagante, soprattutto nel Meridione. Le con-dizioni di vita, sempre nel Meridione, sonospesso terribili. La classe dominante non si in-teressa delle condizioni in cui vive la popola-zione. Le viene a conoscere soltanto nel 1887,a 26 anni di distanza, con l’ Inchiesta Jacini.La classe dirigente è indubbiamente onesta,ma non brilla certamente per intelligenza e ca-

 pacità.

3. Il pareggio del bilancio (1861-75)

1861: a Cavour, che muore, succede la Destrastorica. Essa intende pareggiare il bilancio

 puntando sulle tasse indirette (sono quelle checolpiscono il consumatore, perciò esse colpi-scono più le classi povere che le classi ricche).1862-63: l’esercito italiano stronca il brigan-

taggio siciliano (militari borbonici sbandati,contadini che chiedono le terre, qualsiasi ma-nifestazione di protesta contro il nuovo Stato)facendo 6.000 morti. La classe dirigente eraconvinta che chiunque protestasse fosse nemi-co dell’unità d’Italia e che perciò dovesse es-sere messo a tacere. Da questa incomprensio-ne e contrapposizione tra popolazione e Statosorge la questione meridionale: il nord è indu-strializzato, il sud è e resta agricolo.1868: continuando la politica di risanamentoeconomico del debito pubblico, il governo im-

 pone la tassa sul macinato, che colpisce du-ramente le classi meno abbienti. Le forti pro-teste popolari sono represse con la forza.1874: la Sinistra storica promette l’abolizionedella tassa sul macinato, se andrà al potere.Tra Destra e Sinistra però non c’è grande dif-ferenza: provengono ambedue dalla stessaclasse sociale, la borghesia, e sono legate dalegami di sangue e da interessi economici.1875: il pareggio del bilancio è finalmente ot-tenuto. Nell’Ottocento il pareggio del bilanciostatale era un “dogma” dell’economia politica.1876: la Sinistra storica va al potere con Ago-stino Depretis (1776-87), ma abolisce la tassasul macinato soltanto in seguito a proteste po-

 polari. Le promesse non sono un debito…

 La Sinistra al potere (1876-96) e gli ultimi

anni del secolo

1876: la Sinistra storica va al potere con Ago-stino Depretis (1877-86), che inventa il tra-

 sformismo: cercare di volta in volta una mag-

gioranza qualsiasi che permettesse di far ap- provare la legge in discussione, emarginandole opposizioni di estrema destra e di estremasinistra.1882: l’Italia entra nella Triplice alleanza conla Prussia e l’Impero austro-ungarico, per nonrestare politicamente isolata. Allarga anche la

 base elettorale, che resta comunque ristretta.1887: inizia l’espansione coloniale  italiana inEritrea (Africa meridionale). Dopo l’alluvionedell’Adige iniziano i primi grandi flussimigratori. Le regioni più coinvolte dall’emi-

grazione sono il Veneto ma anche l’Italiameridionale e le isole, caratterizzate daestrema povertà: al nord un eccesso di popola-zione che gravava su un’agricoltura rudimen-tale; al sud il grande latifondo.1887: il parlamento conosce i risultati del-l’ Inchiesta Jacini, una ricerca articolata sullecondizioni di vita delle classe sociali in tutte leregioni d’Italia. Sono passati 26 anni dall’u-nità d’Italia (1861) e soltanto ora la classe po-litica italiana si informa sulla popolazione, chein precedenza tassava senza conoscere e senzache fosse applicato un principio storico del di-ritto inglese: paga le tasse soltanto chi è rap-

 presentato in parlamento. Le condizioni di vitache emergono sono sconvolgenti, soprattuttonell’Italia meridionale e nelle isole. L’analfa-

 betismo raggiunge in media il 70%, e arriva adoltre il 90% nelle isole. Per attuare l’inchiestalo Stato si deve appoggiare alle parrocchie,

 perché da solo non ce la fa: i questionari e lerisposte sono compilate dai parroci, che face-vano parte della ristrettissima percentuale al-fabetizzata della popolazione. Il lavoro duradal 1881 al 1887.

1888: a Depretis succede Francesco Crispi, unex garibaldino, che in politica estera sviluppala politica coloniale e all’interno attua una po-litica autoritaria e repressiva. Sono colpiti cat-tolici e socialisti. Ci sono anche manifestazio-ni governative di anticlericalismo, dopo con-tatti infruttuosi con la Chiesa per risolvere laquestione romana.1892-93: scoppia lo scandalo della Banca ro-mana: la banca aveva stampato il doppio dellacarta moneta prestabilita. Allora le principali

 banche italiane emettevano moneta. Sul piano

 politico paga Giovanni Giolitti, ma è coinvoltoCrispi.1896: Crispi, l’uomo forte, si dimette quandogiunge la notizia della sconfitta delle truppe

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Genesini, Appunti di storia. Dal 1650 al Duemila 12

italiane a Adua, in Etiopia. Gli anni successivisono politicamente confusi: in parlamento nonc’è una maggioranza abbastanza consistenteda formare un solido governo.1898: a Milano l’esercito spara sulla folla chemanifestava chiedendo il pane. Fa 180 morti eun gran numero di feriti. Il sovrano plaude alla

strage. Lo stesso anno nasce la FIAT.1900: il re Umberto I è ucciso a Monza da Ga-etano Bresci, un anarchico venuto dagli StatiUniti per vendicare le vittime di Milano.

 Negli ultimi anni del secolo le grandi massesocialista e cattolica esprimono i nuclei delPartito Socialista Italiano (PSI) e del PartitoPopolare Italiano (PPI).1901-1914: il liberale Giovanni Giolitti guidail governo. La sua idea è che lo Stato non sideve schierare con alcuna parte sociale e chedebba fare da mediatore se capitalisti e operainon trovano l’accordo. Cerca di evitare i con-flitti politici emarginando le ali estreme del

 parlamento e dando un contentino ora al cen-trodestra ora al centrosinistra, in modo da eli-minare le spinte rivoluzionarie e da tenere sal-damente il potere nelle sue mani. Le sue aper-ture ai socialisti sono però rifiutate dall’alamassimalistica del PSI. Sotto di lui l’Italia co-nosce un certo sviluppo economico, ma l’ac-centuazione dei conflitti politici lega le mani aun nuovo governo proprio allo scoppio della

 prima guerra mondiale.

Tra Otto-Novecento

 La seconda rivoluzione industriale e la socie-

tà di massa (1861-1918)

Alla fine dell’Ottocento nasce la società dimassa: grandi masse di individui hanno glistessi valori e praticano gli stessi consumi. Ilcentro di irradiazione della seconda rivolu-zione industriale e della società di massa sonogli USA. L’Europa è ancora arretrata.

La produzione è di massa, cioè produzione inaltissima quantità e a prezzi bassissimi di pro-dotti che hanno tutti le stesse caratteristiche.L’industria sforna scatolette, elettrodomestici,dal frigorifero alla lavastoviglie. Compare an-che lo spazzolino da denti. Il frigorifero per-mette di conservare in casa il cibo deperibile.Le scatolette permettono di distribuire lungo imesi dell’anno e anche negli anni successivi ilconsumo di un prodotto deperibile, che altri-menti sarebbe sovrabbondante al momentodella maturazione (e quindi poco costoso) eassente negli altri mesi dell’anno. Esse sono

facili da trasportare su lunga distanza (perciòil mercato si allarga) e da tenere stoccate inmagazzino.

L’industria sforna automobili. Il simbolo dellaricchezza è la Ford T, prodotta in milioni diesemplari e accessibile alla famiglia mediaamericana. Poi sforna armi, aerei, carri armati.Compare l’energia elettrica nelle casa e l’illu-minazione a gas nelle maggiori città.La società di massa coinvolge anche gli eser-

citi, che diventano eserciti di massa e che sonomandati al massacro nella prima guerra mon-diale (1914-18).Essa provoca anche violentissime reazioni dirigetto da parte dell’individuo che, soprattuttonelle città, non vuole essere uniformato, mas-sificato, non vuole perdere la sua individualitàe la sua identità in nome dell’economia.

Il Novecento

 La prima guerra mondiale (1914-18)

La prima guerra mondiale sarebbe scoppiata inogni caso, perché, a partire dal 1870 (ultimoconflitto avvenuto in Europa tra francesi e

 prussiani), erano troppi i motivi di tensione trai vari Stati europei:• tra Inghilterra e Germania per il dominiodei mari• tra Francia e Germania per la sconfitta diSedan (1870)• tra Impero Austro-ungarico e Russia per ilcontrollo dei Balcani•

tra Italia e Impero Austro-ungarico per laliberazione delle terre ancora “irredente”.

A ciò si aggiungono i conflitti nelle colonie: laGermania, arrivata per ultima, era svantaggia-ta rispetto a Inghilterra e Francia.La causa accidentale della guerra è l’uccisionea Serajevo (Serbia) degli eredi al trono del-l’Impero Austro-ungarico fatta da un serbo(giugno 1914). L’Impero vuole soddisfazionedalla Serbia e, non ottenendola, le dichiaraguerra. Per effettuo delle alleanze, la Russiaaccorre in aiuto alla Serbia, la Germania di-chiara guerra alla Russia, Francia e Inghilterrasi schierano con la Russia contro Germania eImpero.Tutti gli Stati belligeranti pensavano a unaguerra di breve durata e di poter piegare conattacchi frontali il nemico. Ma le previsioni sirivelano del tutto sbagliate: l’ultima guerracombattuta in Europa era quella franco-prus-siana del 1870. Da allora le armi si erano evo-lute grazie allo sviluppo tecnologico, ma nonerano state “testate” sul campo di battaglia econtinuano ad essere usate con mentalità otto-

centesca. Gli assalti frontali sono fermati fa-cilmente dalle mitragliatrici  e dai cannoni, e provocano pesanti quanto inutili perdite fra gliattaccanti. Gli eserciti approntano perciò si-

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Genesini, Appunti di storia. Dal 1650 al Duemila 13

stemi di difesa provvisori, che un po’ alla vol-ta fortificano e rendono definitivi: le trincee.Le trincee sono semplici fossati scavati nelterreno, erano poi difesi da reticolati e da nididi mitragliatrici. Più indietro stanno i cannoni.

 Nelle trincee i soldati vivevano in condizionidi igiene miserabili, in attesa dell’attacco. Du-

rante la guerra compaiono anche aerei, sotto-marini e carri armati, ma il loro impiego risul-ta marginale e mai determinante.Dopo un cannoneggiamento che doveva scar-dinare e distruggere le difese avversarie, i sol-dati uscivano dalle trincee per l’attacco inmassa, ed erano falciati dal fuoco nemico. Seriuscivano a superare i reticolati e a conquista-re la prima trincea, dovevano poi affrontareuna seconda trincea, perché la difesa era fattain profondità.L’Italia, alleata dell’Impero e della Germania,resta neutrale. Ma al suo interno si organizza-no forze a favore dell’intervento.Sono contrari all’intervento Giolitti e i liberali,i cattolici e i socialisti, la popolazione che vi-veva in condizioni di vita miserabili. I motividi opposizione alla guerra sono motivi idealidi rifiuto della guerra ma anche motivi di tipoeconomico e militare: l’Italia non era prepara-ta alla guerra, il confine era poi estremamentesfavorevole (gli avversari erano in collina).Giolitti inoltre pensava che si potesse otteneremolto con le trattative, offrendo la neutralitàdell’Italia.

Sono favorevoli all’intervento intellettuali, borghesi, gli irredentisti trentini, D’Annunzio,che vogliono liberare le ultime regioni italianein mano straniera. Benito Mussolini, direttoredel quotidiano socialista “L’Avanti” si schierasu posizioni interventiste, è perciò cacciato dal

 partito; va a dirigere un altro giornale, “Il Se-colo d’Italia”, su posizioni interventiste. Lemanifestazioni di piazza degli interventisti so-no imponenti ed efficaci.Il governo inizia trattative con l’Impero Au-stro-ungarico, ma senza risultati. Così, all’in-

saputa del parlamento e con il beneplacito delsovrano, il governo entra in trattative con In-ghilterra e Francia a Londra. In caso di vittoriachiedeva il Trentino e il Friùli-Venezia Giuliasino all’Istria. Francia e Inghilterra, in difficol-tà sul fronte franco-tedesco, accettano l’offertadi entrata in guerra dell’Italia al loro fianco.Le decisioni di entrare in guerra sono prese dalsovrano, dal capo del governo e dal ministrodegli esteri contro la volontà del parlamento edella nazione. Messo davanti all’alternativa traentrata in guerra e crisi istituzionale che coin-volgeva anche la monarchia, il parlamento ra-tifica gli accordi di Londra.

Così l’Italia, alleata di Germania e Impero Au-stro-ungarico, si trova impegnata in guerracontro l’Impero. È il 24 maggio 1915.L’esercito italiano al comando del generaleCadorna, capo di Stato maggiore, attacca gliimperiali, che si erano fortificati in collina,nelle quattro battaglie  dell’Isonzo. A dicem-

 bre sono morti 250 mila soldati sui vent’annicon modestissime conquiste territoriali. LoStato maggiore dell’esercito, con il massimodisprezzo per la vita dei soldati, continuava lastrategia dell’attacco frontale, che doveva es-sere determinante e che invece provocava sol-tanto inutili massacri tra le truppe.Altri Stati entrano poi in guerra a fianco del-l’uno o dell’altro schieramento.Sugli altri fronti gli attacchi e i contrattacchi

 provocavano soltanto massacri di soldati, manon davano mai luogo a risultati territoriali ostrategici significativi. Nell’estate del 1917 sulfronte franco-tedesco muoiono 700.000 soldatidelle due parti. Il papa denuncia la “inutilestrage” e chiede la cessazione della guerrasenza vincitori né vinti, ma non è ascoltato.La guerra per altro non coinvolge soltanto ilfronte, ma anche l’intera nazione: ogni Statodeve trasformare la sua economia in funzionedello sforzo bellico, poiché vuole sconfiggeread ogni costo l’avversario. Così, in nome dellosforzo bellico, si riducono le (già scarse) liber-tà personali, si vietano gli scioperi, che costi-tuirebbero un sabotaggio e un tradimento della

 patria o della nazione. Si fa anche propaganda,dipingendo bene se stessi e male il nemico. Inquesto non c’è nessuna differenza tra gli Statisedicenti democratici (Inghilterra e Francia) eStati definiti autoritari (Germania e Impero).In questa economia di guerra acquistano sem-

 pre più importanza i militari rispetto ai politi-ci, perché essi avevano il compito di portare il

 paese alla vittoria. Nel 1917 avvengono due fatti significativi:• la guerra sottomarina della Germania con-tro le navi che approvvigionavano Inghilterra

e Francia e il timore che la Germania vincessela guerra e rendesse impossibile all’Inghilterradi restituire i prestiti di guerra spingono gliUSA a dichiarare guerra alla Germania (aprile1917);• la Russia si ritira dalla guerra e firma una

 pace senza condizioni con la Germania, per-ché il malcontento dei soldati e dei contadini

 permette al partito bolscevico, guidato da Le-nin, di fare un colpo si Stato e di impadronirsidel potere (novembre 1917).I soldati sottratti al fronte russo sono usati persferrare un attacco a sorpresa sul fronte italia-no, il più debole dei fronti alleati. La manovradi sfondamento riesce e l’esercito italiano, perevitare di essere preso alle spalle, deve abban-

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Genesini, Appunti di storia. Dal 1650 al Duemila 14

donare le posizioni e ritirarsi. La ritirata è unarotta spaventosa: sono abbandonate tutte learmi e sono perduti molti soldati, presi prigio-nieri. Lo Stato maggiore italiano, responsabiledella disfatta, dà la colpa ai soldati, che avreb-

 bero ceduto davanti al nemico. In realtà l’inca- pacità e l’imperizia dello Stato maggiore sono

fuori di ogni dubbio: l’esercito italiano era proiettato all’attacco e non aveva un sistemaarticolato di difese dietro la prima linea. Oltrea ciò tedeschi e imperiali, che volevano punirel’alleato “traditore”, pensano a una nuova for-ma di attacco: una penetrazione a cuneo nellelinee nemiche, senza preoccuparsi di consoli-dare le teste di ponte conquistate, con lo scopodi prendere alle spalle il nemico, che così eracostretto a ritirarsi. Una lunga schiera di pro-fughi civili segue l’esercito italiano in rotta,che riesce faticosamente a riorganizzarsi sullalinea del Piave. Il comando passa nelle manidel generale Armando Diaz.Il successo dei tedeschi e degli imperiali sulfronte italiano non serve a contrastare il pesodell’intervento militare ed economico statuni-tense, che si fa sentire con il nuovo anno. Gliultimi contrattacchi sia tedeschi sia francesinon danno luogo a risultati. Sotto la pressioneamericana i tedeschi si ritirano. Il presidenteamericano Wilson indica 14 punti che si do-vevano rispettare una volta finita la guerra.Un anno dopo la sconfitta di Caporetto, nel-l’ottobre 1918 l’esercito italiano inizia l’at-

tacco, che in pochi giorni costringe gli impe-riali a firmare la pace.La pace si firma a Versailles, presso Parigi. Il

 presidente americano Wilson vuole imporreuna pace “giusta”, ma Inghilterra e Franciavogliono far valere il successo militare conse-guito: accusano la Germania di aver scatenatola guerra, perciò chiedono le riparazioni deidanni subiti, calcolate nell’enorme cifra di 129milioni di marchi d’oro, da pagare in 15 anni.L’Impero Austro-ungarico si sgretola in nu-merosi staterelli.

L’Italia ottiene Trento e il Friùli-Venezia Giu-lia sino alla Dalmazia, non senza contrasti(che la vedono perdente) con gli ex alleati, cheguardano con simpatia il nascente Stato iugo-slavo.Ma il primo dopoguerra è disastroso per tuttigli Stati belligeranti, sia vincitori sia vinti:l’inflazione è spaventosa. Le distruzioni sonostati immani e il debito pubblico enorme. Perdi più i soldati tornano dal fronte e trovano de-

 biti e disoccupazione, e vedono commerciantie industriali – i così detti “pescicani” – che sisono arricchiti sulla loro pelle. I conflitti so-ciali caratterizzano soprattutto Germania e Ita-lia.

In Italia i governi, per lo più liberali, sono de- boli e rappresentano una parte minima della popolazione: le grandi masse cattoliche e so-cialiste non possono esprimere la loro presen-za in parlamento. Ma, anche se ciò fosse stato

 possibile, la governabilità non sarebbe aumen-tata, perché sarebbero state costrette a governi

di coalizione improponibili (ad esempio socia-listi e cattolici, cattolici e liberali, liberali e so-cialisti). In tal modo il paese è allo sbando enel caos, e vi resta per diversi anni.

 L’Italia del primo dopoguerra: dal caos isti-

tuzionale (1919-22) all’ascesa del Fascismo

(1922-24)

 Nel primo dopoguerra la situazione politica,sociale ed economica italiana è la seguente:• nel novembre 1918 finisce la guerra, i sol-

dati tornano a casa dal fronte e non trovanolavoro;• il governo liberale è debole e non riesce arisolvere i problemi (disoccupazione, ricon-versione delle fabbriche da una economia diguerra ad una economia di pace, creazione di

 posti di lavoro, blocco dell’inflazione);• gli industriali devono riconvertire la pro-duzione e passare ad una economia di pace,

 perciò sono costretti a licenziare gli operai e afare investimenti;• i sindacati  organizzano le proteste degli

operai e dei braccianti, che hanno salari insuf-ficienti, erosi dall’inflazione;• l’inflazione danneggia i soggetti a redditofisso, che sono la stragrande maggioranza del-la popolazione, e non colpisce i soggetti (comei commercianti) che riescono a scaricarla sualtri; ma fa gli interessi dello Stato, che vedecalare rapidamente il debito pubblico.

I conflitti sono perciò gravissimi e di difficilesoluzione. Una situazione così caotica costi-tuisce un invito a “pescare nel torbido” o (ilche è lo stesso) a fare rischiosi colpi di mano.

Le parti sociali coinvolte sono:

1. Il sovrano è il capo dello Stato e ha la pre-rogativa di indicare il capo del governo.

2. Il partito liberale è al governo, ma non rie-sce a governare con efficacia, perché in Par-lamento ha una maggioranza risicata; ed è im-

 pegnato a non perdere il potere a favore dei partiti di massa (socialisti e cattolici) piuttostoche a governare.

3. Gli altri partiti - quello socialista e quellocattolico - sono divisi e non riescono ad anda-re da soli al governo. Non riescono nemmenoa coalizzarsi in una maggioranza forte che li

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Genesini, Appunti di storia. Dal 1650 al Duemila 15

 porti al governo: i socialisti sono anticlericalie i cattolici sono anticomunisti.

4. Gli industriali devono riconvertire le indu-strie e intanto licenziano.I latifondisti vedono di malocchio l’esistenzadi leghe rosse e bianche nelle campagne: le le-

ghe aumentano il potere contrattuale dei lavo-ratori e impongono salari più alti.

5. I soldati tornano a casa e non trovano lavo-ro, trovano anzi le famiglie indebitate.Gli operai  sono licenziati e diventano disoc-cupati, perché le fabbriche devono riconvertir-si, cioè passare da una economia di guerra auna economia di pace.I braccianti hanno i salari erosi dall’inflazio-ne.I sindacati  (socialisti e cattolici) organizzanooperai e braccianti per avere contratti migliori.

6. Le classi medie  sono danneggiate dall’in-flazione e dai disordini sociali.

7. La Chiesa  non permette ancora una totale partecipazione dei cattolici alla vita politica, poiché i governi laici (che sono spesso anticle-ricali) si sono ben guardati dal risolvere laquestione romana.

8. Benito Mussolini è un ex socialista, passatonel 1914 dal non intervento all’intervento del-

l’Italia nella guerra. È un giornalista che seguela guerra come direttore de “Il giornale d’I-talia”. Finita la guerra, cerca di sfruttare il ca-os sociale e i conflitti istituzionali che scon-volgono l’Italia.

La situazione è in stallo e senza vie d’uscita.-------------------------------------------------------

 L’ascesa del Fascismo (1919-1929)

Gli avvenimenti più importanti tra il 1919 e il

1929 sono i seguenti:Anno 1919

Sindacati, operai e braccianti avanzano consi-stenti rivendicazioni salariali a causa dell’in-flazione.

A Milano Mussolini fonda i Fasci di combat-timento (marzo 1919) con un programma radi-cal-democratico. Alle elezioni ottiene pochemigliaia di voti.

CommentoSindacati, operai e braccianti sono costretti adavanzare richieste salariali.

Mussolini si presenta alle elezioni, ma il pro-gramma non attrae consensi. Allora lo cambia.-------------------------------------------------------

Anno 1920

Mussolini abbandona il programma radical-

democratico e organizza i fascisti in strutture paramilitari che, su mandato dei latifondisti,scatena contro le organizzazioni sindacali e

 bracciantili della Val Padana. I committentisono soddisfatti.

Il governo liberale non interviene contro Mus-solini, poiché ha interesse che le organizza-zioni sindacali e bracciantili siano smantellatee i socialisti siano ridotti alla ragione (o al si-lenzio): i socialisti poteva aumentare il nume-ro di parlamentari ed emarginare il partito li-

 berale.

 Nell’estate-autunno 400.000 operai occupanole fabbriche. L’occupazione però si sgonfia dasola. Gli industriali, irritati, passano al contrat-tacco e finanziano Mussolini che passa a man-ganellare sindacalisti e operai. I committentisono ancora una volta soddisfatti.

Commento Gli industriali si sono arricchiti con le com-messe di guerra ricevute dallo Stato. Ora li-cenziano gli operai, perché possono fare pres-

sioni sul governo e avere finanziamenti per lariconversione.I sindacati e gli operai non hanno tante mossetra cui scegliere: lo sciopero danneggia nonsoltanto la controparte ma anche chi sciopera.La decisione di occupare le fabbriche è ri-schiosa, soprattutto se l’occupazione si con-cluderà con un insuccesso. Ed è proprio così.

Mussolini inizia la sua strategia: fonda unaimpresa a conduzione familiare che fornisceservizi di manganello & olio di ricino ai lati-

fondisti romagnoli vicini di casa. A chi ha ini-ziativa il momento è favorevole, perché in unasituazione caotica e in presenza di forze socia-li piene di velleità ma inconcludenti chi non

 parla ma agisce attira seguaci e consensi. Perdi più manganellare i socialisti e i braccianti fagli interessi dei latifondisti ma anche del go-verno liberale, che non vuole rischiare di per-dere il potere a favore dei socialisti o deicattolici e che perciò è indulgente verso leazioni di violenza degli squadristi.

Il governo liberale si dimostra indulgente ver-so Mussolini e le squadre fasciste: è anche suointeresse che essi bastonino i socialisti. Tradue beni, la legalità che lo Stato deve garantire

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Genesini, Appunti di storia. Dal 1650 al Duemila 16

e gli interessi personali, sceglie gli interessi personali, cioè il bene per se stessi maggiore.

L’occupazione delle fabbriche si rivela un in-successo, come era prevedibile: è facile occu-

 pare, ma è difficile mandare avanti la fabbrica, perché occorre personale competente e gli o-

 perai certamente non lo sono. Questa mossa prevedibilmente sbagliata  si rivela poi ulte-riormente sbagliata, perché durante l’occupa-zione nessuno interviene con un colpo di ge-nio e di creatività. E gli errori si pagano: ci sideve aspettare la reazione degli industriali, chenon si fa attendere.

Mussolini allarga la sua area di intervento: dalmanganello sulla schiena dei braccianti passaal manganello sulla schiena degli operai. È ungradino più su nella gerarchia sociale.-------------------------------------------------------

Anno 1921

Mussolini passa al servizio degli industrialicontro sindacati e operai. Per i committenti irisultai sono ancora una volta positivi. In sé-guito a questi successi egli non si accontenta

 più di essere prestatore d’opera e pensa di al-largare il suo raggio d’azione. Così fonda ilPartito Nazional Fascista (PNF), che nelle ele-zioni di maggio 1921 ottiene 35 seggi in par-lamento. In due anni, con la nuova strategia,

ha aumentato considerevolmente i consensi.

Commento Sindacati e operai sono messi alle corde. Inve-ce Mussolini avanza. Da notare che i primi

 possono contare sul numero, ma non per que-sto hanno successo. Il secondo può contaresoltanto sull’iniziativa, la violenza, il successoe finanziatori più ben forniti. Da notare ancheche il successo attira consensi e spinge ad ulte-riore successo (il caso di Mussolini), l’insuc-cesso provoca diserzioni tra le proprie file,

 produce sfiducia e dà origine ad ulteriore in-successo (è il caso di sindacati e operai). Sonoil circolo virtuoso  e il circolo vizioso  di cui

 parla l’economia.

Mussolini pensa di allargare l’area della sua presenza, poiché l’ambito economico è dive-nuto ormai troppo stretto: ha servito con buonirisultati economici latifondisti e industriali,che si sono detti soddisfatti dei servizi ottenu-ti. Ora egli può o deve dedicarsi ad un altrosettore: quello politico. In ambito economiconon c’è più nessuno che lo possa finanziareoltre gli industriali. Meglio mettersi in proprio.-------------------------------------------------------

Anno 1922

Davanti alle violenze squadriste e alle compli-cità dello Stato i sindacati guidano uno sciope-ro generale legalitario  che tuttavia non hanessuna conseguenza (agosto 1922).

Forte dei suoi successi e degli insuccessi degliavversari, Mussolini alza il tiro: nell’ottobre1922 fa fare a tremila squadristi la marcia su

 Roma. Si tratta di una scampagnata, che da Napoli raggiunge Roma in treno. Gli squadri-sti si accampano tranquillamente alla periferiadella città in attesa degli eventi.

Il sovrano vuole evitare una guerra civile (che poi difficilmente ci sarebbe stata: aveva tenutosempre l’esercito fuori della mischia; e avevafatto sloggiare D’Annunzio da Fiume con un

 paio di cannonate), non firma lo stato d’as-sedio che avrebbe fatto intervenire l’esercitocontro gli squadristi, offre anzi a Mussolinil’incarico di formare il nuovo governo.

 Nel Congresso dei socialisti tenuto a Livornouna fazione esce dal partito e fonda il PCd’I,Partito Comunista d’Italia, ancora più estremi-sta, rivoluzionario e inconcludente.

Commento Ormai sindacati e operai stanno giocando dirimessa, ma non occorre molta intelligenza per

capire che sono già stati sconfitti e che le ulte-riori mosse saranno scomposte e disperate. Lamossa che giocano è forse l’unica mossa pos-sibile, ma è troppo debole, perché chi è sicurodi sé o chi ha la forza nelle sue mani non si ri-chiama al diritto e alla legalità, ma dà ordini eimpone la sua volontà. Il diritto non può di-fendere dalle aggressioni. Soltanto la forza di-fende il diritto. Oppure scavalca il diritto.

Mussolini continua con la sua iniziativa e dà lascalata al potere politico: vede gli avversari

indeboliti, disorientati e sfiduciati, il governoincapace di imporre l’ordine e complice delleviolenze squadriste. Può ampliare i suoi oriz-zonti e tentare una mossa azzardata. Che poi

 più di tanto non è azzardata: le vittorie creanoconsenso, comunque siano state conseguite(Machiavelli lo ha ripetuto fino alla noia). In-vece le sconfitte creano sfiducia, anche se si èschierati per una giusta causa o per la maggio-ranza o per la democrazia o per se stessi o

 per…

Il re - se non lo pensa Mussolini, lo possiamoimmaginare noi - ha davanti a sé due semplicialternative tra cui scegliere: o lasciare il potere

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Genesini, Appunti di storia. Dal 1650 al Duemila 17

ai liberali o offrire a Mussolini l’incarico diformare un nuovo governo.

 Nel  primo caso  i disordini sociali sarebberocontinuati, i liberali avrebbero cercato di man-tenere il potere per fare i loro interessi e a-vrebbero continuato ad appoggiare la violenzafascista (ammesso e non concesso che Musso-

lini accettasse di fare un lavoro gregario anche per il futuro). Nel  secondo caso Mussolini avrebbe impostol’ordine con la forza. Poi però, se restava al

 potere, sarebbe stato costretto ad abbandonarela violenza e ad usare la forza della legge.Comunque fosse, in qualche modo avrebbe e-liminato i disordini e il caos sociale. Era suointeresse, e il suo interesse coincideva conl’interesse di tutti (o quasi: esclusi i liberali).

Come corollario a queste due alternative si po-tevano fare altre riflessioni:a) Dei sindacati e degli operai non ci si potevafidare: l’occupazione delle fabbriche si era ri-velata un fallimento. Essi si erano dimostratiincapaci anche di difendere i loro interessi,non ostante che potessero far valere una forzadi massa, radicata nella società. Sindacati eoperai erano in ogni caso una forza social-mente marginale, una forza antiregime e antii-stituzionale, che sarebbe rimasta tale.

 b) I cattolici avevano ancora un piede fuori euno dentro lo Stato: finché la questione roma-na  rimaneva aperta, essi non potevano diven-

tare protagonisti sulla scena politica. E quindinon si poteva contare su di loro.

Il sovrano può quindi decidere senza difficol-tà: tra due beni si sceglie il maggiore (ma quinon ci sono beni); tra due mali (governo libe-rale, disordini sociali e complicità del governonella protezione delle violenze squadriste; of-ferta di formare il nuovo governo a Mussoliniche si era dimostrato deciso e capace di risol-vere i problemi, anche se con il ricorso allaviolenza) si sceglie il minore. La scelta è faci-

le perché c’è troppa divergenza tra un grandemale (i liberali che in quattro anni di poterenon avevano risolto i conflitti sociali che dan-neggiavano la maggioranza della popolazione)e un piccolo male (Mussolini e qualche vio-lenza che danneggia soltanto qualche singoloindividuo). Per di più Mussolini poteva goderedelle simpatie di latifondisti e di industriali,soddisfatti del suo servizio di manganello…Insomma non si deve dimenticare che la mag-gioranza ha sempre ragione!-------------------------------------------------------

Anno 1923

 Nel luglio 1923 il parlamento vara una leggemaggioritaria (Legge Acerbo) che premia conil 66% dei seggi la lista che avesse ottenutoalmeno il 25% dei voti. La legge passa con ilvoto determinante dei liberali e dei cattolici didestra.

Commento La legge maggioritaria non è particolarmentedemocratica, ma neanche il parlamento è par-ticolarmente democratico e rispettoso delletendenze degli elettori: in parlamento il partitoliberale è sovradimensionato, gli altri partiti(socialista e cattolico) sottodimensionati.

Mussolini continua la sua strategia basata sullaviolenza. Ora egli la abbina alla legalità: laforza della legge e la forza della violenza uni-te. Una soluzione straordinariamente efficace.Il suo successo risulta ancora più significativo,se si guarda agli avversari: essi continuanocon mosse scialbe e inconcludenti. Dopo cin-que anni non hanno ancora capito Mussolininé le cause del suo successo; né hanno saputoescogitare una strategia capace di sconfiggerloo, almeno, di bloccarlo. I socialisti parlavanodi rivoluzione, di violenza rivoluzionaria, didittatura del proletariato. Ma tutto quel chesapevano fare era soltanto parlare, parlare…-------------------------------------------------------

Anno 1924

 Nelle elezioni dell’aprile 1924 grazie a qual-che violenza e a qualche broglio elettorale ilPNF ottiene oltre il 65% dei voti e più dei trequarti dei seggi in parlamento.Il 10 giugno 1924 il parlamentare socialistaGiacomo Matteotti denuncia i brogli. Pocodopo è trovato ucciso. Nel paese ci sono gran-di proteste. I parlamentari dell’opposizione siritirano sull’Aventino.

Il re non interviene: le forze politiche tradi-

zionali si erano dimostrate incapaci di portarel’Italia fuori del caos e dei conflitti sociali.Avevano avuto 6 anni a disposizione, senzarisultati. Si può ragionevolmente mantenere lafiducia a Mussolini. 

Commento Matteotti ha ragione nel denunciare le violen-ze e i brogli degli avversari. Non si accorge

 però che la mossa è debole: un socialista cheusa gli strumenti dello Stato borghese, chevuole cambiare o distruggere, è un socialistache non ha altre armi e non ha altre idee. E chesi è completamente dimenticato della lotta diclasse, della violenza rivoluzionaria  e delladittatura del proletariato. Parla al vento. La

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Genesini, Appunti di storia. Dal 1650 al Duemila 18

sua uccisione mette effettivamente in difficol-tà Mussolini (gli avversari usano abilmente econ grande risonanza l’omicidio per screditareil Fascismo). Ma ancora una volta con la se-cessione dell’Aventino gli avversari di Musso-lini non riescono ad approfittare dell’occa-sione favorevole che si era presentata: non rie-

scono ad uscire dai loro schemi di comporta-mento per attuare una strategia capace di fer-mare Mussolini.Mussolini ottiene la vittoria ricorrendo a vio-lenze e a brogli elettorali. Ma questi soltantoin parte contribuiscono alla sua vittoria. Egliaveva capito l’elettorato e ciò che l’elettoratovoleva; ed era stato capace di soddisfare, conl’olio di ricino e il manganello, le richieste deisuoi committenti precedenti, che gli garanti-scono i loro consensi: gli elettori erano stan-chi, stanchissimi dei disordini sociali che dan-neggiavano tutti e dei governi deboli e punta-no su di lui; e sono disposti a rivolgersi a lui ead appoggiarlo, se grazie a qualche violenzaimpone l’ordine. Tra due mali, si sceglie sem-

 pre il minore. Questo p un comportamento ra-zionale. E in questo caso l’unico.-------------------------------------------------------  

Anno 1925

Il 3 gennaio 1925 Mussolini con un discorsoin parlamento passa al contrattacco: egli si

 prende tutta la responsabilità di quanto è av-

venuto. E inizia a smantellare i partiti avversa-ri: tutti i partiti sono messi fuori legge, tranneil PNF; e negli anni successivi i loro esponentisono costretti ad andare in esilio o sono pro-cessati e mandati al confino.

Commento Gli avversari di Mussolini sono pochi (menodel 25% dei parlamentari), fanno la secessionelegalitaria dell’Aventino (una mossa debole elegalitaria, che ripete l’insuccesso dello scio-

 pero generale legalitario dell’agosto 1922),

che per di più non provoca consensi nell’opi-nione pubblica (a loro favore non ci sono ma-nifestazioni di piazza; né ci possono essere,

 perché a vario titolo sono responsabili di 7 an-ni di disordini sociali e di caos istituzionale).Così la secessione diventa un’imparabile scon-fitta: gli avversari continuano a non capire chesono necessarie altre idee, altre strategie e al-tre armi per fermare Mussolini. Anzi ormai ètroppo tardi: egli è diventato troppo forte.Ben inteso, se si parte dal presupposto che sidebba fermare Mussolini. Ma do deve pruden-temente considerare anche l’altra ipotesi: sal-tare sul carro di Mussolini. Bisogna considera-re per prudenza tutte le possibilità, e poi  sce-gliere. L’idea di Stato che il Fascismo elabora

 può essere ampiamente e senza difficoltà fatta propria da socialisti e da cattolici, per i qualilo Stato deve occuparsi interamente della vitadell’individuo..L’ostilità al Fascismo non è ideologica, ma dialtro tipo: Mussolini li aveva cacciati dallestanze del potere ed essi non glielo perdonano.

È curioso che gli avversari di Mussolini, in primo luogo i liberali, invochino la legalità e ilrispetto della legalità, violata dai fascisti,quando essi stessi l’hanno ampiamente violataed hanno usato i meccanismi elettorali - oltreche le violenze fasciste - per restare al potere.

 Non si può invocare la legalità quando fa co-modo e, ugualmente, violarla quando essa nonfa comodo. Si perde di credibilità! Ma questaidea non passa nemmeno per il capo agli av-versari del Fascismo, né ora né dopo il 1945.I liberali poi confondono se stessi con lo Stato(a tal punto si erano abituati a governare, daconsiderare il potere come loro proprietà pri-vata). E chiamano l’opinione pubblica a di-fendere lo Stato e la legalità, quando essi sen’erano ampiamente infischiati per 7 anni…L’opinione pubblica capisce che essi con que-sta giustificazione vogliono soltanto difenderese stessi e restare al potere.

Per Mussolini diventa facile approfittarne: di-chiara fuori legge tutti i partiti avversari. Lasua mossa trova i consensi nel vasto elettorato

che a vario titolo lo ha votato, che è stanco delcaos sociale e che non può più avere fiducia inuna classe dirigente incapace di risolvere i

 problemi sociali.-------------------------------------------------------

Anni 1926-1929

 Nel 1926 grazie ad altre leggi Mussolini ha ilcompleto controllo della situazione e norma-lizza la vita politica e sociale. Le violenze fa-sciste terminano: non servono più, serve anzi -

e per tutti - la pace sociale. Gli avversari van-no in volontario esilio o sono condannati alconfino in Italia. In questo modo finisce il re-

 gime liberale, che rappresentava soltanto sestesso e che interessatamente voleva farsi pas-sare per regime al di sopra delle parti, mentrefaceva soltanto i propri interessi; e inizia il re-gime fascista, che sarà precisato negli annisuccessivi. È curioso che nei decenni succes-sivi la sinistra socialista e comunista pianga lafine del governo e del regime liberale, poichéil Fascismo ha posto fine alle libertà “demo-cratiche”. Tutto ciò mostra quanto essa è in-capace, inconcludente, e quanta confusioneabbia in testa… Non vuole riconoscere cheMussolini ha portato a termine quella rivolu-

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Genesini, Appunti di storia. Dal 1650 al Duemila 19

zione e quella conquista del potere fatti con laviolenza, che essa auspicava e che non era maistata capace di attuare. L’occupazione dellefabbriche era stata un fallimento totale.

 Nel 1924-26 viene fatta la riforma della scuolaelementare e superiore italiana. Vi contribui-

scono tutte le correnti pedagogiche e filoso-fiche che si erano impegnate nella riforma da-gli inizi del secolo in poi. Mussolini se ne ap-

 propria - ben inteso indebitamente - definen-dola fascistissima (dal programma del manga-nello era passato al programma di conquistareil potere politico e non aveva certamente avutotempo a pensare alla riforma dell’istruzione).Le opposizioni ingenuamente credono alle sue

 parole e non vanno a controllare, e ripetonoancora oggi che la riforma della scuola è fasci-stissima…

Mussolini giunge al potere in modo indubbia-mente anomalo. Ma i brogli elettorali, che inogni caso sono di modesto conto, non possononascondere la marea di consensi che ha avuto

 presso gli elettori, i quali con il loro voto han-no ritenuto di dover mettere in secondo pianola violenza usata per anni dai fascisti. Su que-sto “particolare” i partiti divenuti  ostili alFascismo tacciono; come tacciono sul fattoche lo Stato ha ignorato le violenze fasciste

 perché facevano comodo ai liberali. E nondeve sfuggire il fatto che il Fascismo prima è

sorto e poi si è affermato perché i liberali conla loro incapacità di eliminare il caos socialehanno creato prima le premesse al sorgere delFascismo, poi gli hanno lasciato mano liberadi bastonare bracciante e operai.Da parte sua Mussolini si dimostra molto abi-le: raggiunto il potere, si preoccupa di creareconsensi, per avere una legittimazione più so-lida di quella dettata dall’emergenza del mo-mento. E riesce a stabilire vastissimi consensiin tutte le classi sociali. Usa la propaganda(discorsi in pubblico, discorsi radiofonici, pre-

senza tra la gente, il mito di Roma imperiale),e inventa slogan efficaci (è un ex giornalista ela popolazione è semianalfabeta). Presta atten-zione alle classi meno abbienti (il sabato fasci-sta), che per la prima volta dall’unità d’Italia(1861) diventano “protagoniste” (si ricono-scono in lui e gli diventano fedeli, sono sot-tratte all’influsso socialista e sono usate infunzione antiliberale). Il suo potere è basatosul suo carisma di capo, che sa vincere e sacomandare. In realtà la sua posizione non ècosì idilliaca: egli ha due grandi concorrenti eantagonisti: il sovrano, a cui è fedele l’eser-cito; e la Chiesa, che controlla la formazionedei giovani e che è radicata da sempre nel tes-suto sociale.

 Nel 1929 Mussolini pensa di ottenere anchel’appoggio dei cattolici: Stato e Chiesa firma-no i Patti lateranensi e risolvono tutte le que-stioni in sospeso facendosi concessioni reci-

 proche. In tal modo dopo 59 anni  giunge la pacificazione tra Stato italiano e Chiesa e si pone fine alla questione romana, iniziata nel

1870 con la presa di Roma da parte dell’eser-cito italiano, mandato stupidamente dalla De-stra storica ad aggredire lo Stato Pontificio.Con livore i suoi avversari, soprattutto anticle-ricali e di sinistra, lo accusano di aver fattotroppe concessioni alla Chiesa. Nessuno gliattribuisce il merito di aver dato la pace reli-giosa al paese, di aver rispettato i valori dellastragrande maggioranza del paese, che era cat-tolica. Nessuno gli attribuisce il merito di averdato la pace religiosa senza essere scavalcatoda un sorgente partito cattolico… I cattolicierano la stragrande maggioranza della popola-zione, ma i partiti laici non avevano nessunavoglia (né alcun interesse) a rispettare la vo-lontà, le idee e i valori della maggioranza. Néieri né oggi.

I rapporti con gli altri paesi europei diventanosubito buoni e restano buoni almeno fino al1935. Nel 1924 URSS e Italia stabiliscononormali relazioni diplomatiche. D’altra parteanche l’URSS negli stessi anni è riconosciutae riconosce Francia e Gran Bretagna. 

Commento Dopo le violenze squadriste dal 1919 al 1924Mussolini dà pace e ordine sociale all’Italia ecostruisce il consenso. Può contare sull’appog-gio del suo partito, dei latifondisti, degli indu-striali. Poi del sovrano, delle classi medie, in-fine della Chiesa. È difficile dire che al di là diqualche sbavatura (i modesti brogli elettorali)egli non vada al potere con ampi consensi  eche quindi esprima la volontà degli elettori edel paese. E questo dovrebbe essere la demo-crazia. Nella realtà il governo come i partiti di

sinistra si richiamano alla democrazia, alla vo-lontà del popolo, ai valori democratici quandofaceva comodo e soltanto quando faceva lorocomodo. E basta. Si tratta di una visione moltolimitata e molto interessata della democrazia.

Gli scontenti sono pochi:a) I liberali che perdono il giocatolino del po-tere (a cui si erano abituati e che considera-vano di loro proprietà), che rappresentano sol-tanto se stessi e che, pur di restare al potere,non avevano lesinato l’appoggio alle squadrefasciste.

 b) I socialisti e il movimento operaio che sierano dimostrati incapaci di fare la rivolu-zione, di entrare nel governo, di autogestire le

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Genesini, Appunti di storia. Dal 1650 al Duemila 20

fabbriche occupate, di trovare soluzioni crea-tive (ad esempio l’alleanza con i cattolici infunzione antiliberale prima e antifascista poi)

 per conquistare il potere o di ricorrere ad armiadeguate, compresa la violenza, per fermare ifascisti.

Con i  Patti lateranensi  Mussolini pone finealla questione romana, ristabilisce buoni rap- porti con la Chiesa e ottiene consensi anchedall’elettorato cattolico. Una buona mossa cheindica la volontà di togliere le cause di dissen-so e di cercare ulteriori consensi. Per altro iPatti non impediscono che nel 1931 ci sia unduro scontro tra Fascismo e Chiesa per quantoriguarda il controllo dell’educazione della gio-ventù. Non ci sono né vincitori né vinti. Ma laChiesa mantiene le sue posizioni e si dimostra

 più organizzata dello Stato.I costi della conquista del potere politico da

 parte di Mussolini e del Fascismo sono moltocontenuti: un po’ di violenze e pochissimimorti; i biglietti del treno e i panini dellascampagnata alla periferia di Roma. La finedel regime liberale non deve far piangere nes-suno, se non i diretti interessati, i liberali, e-stromessi dal potere che avevano usato per iloro interessi e con scarso vantaggio per il pa-ese.

 Nel 1926 la partita con gli avversari politici èfinita. Mussolini ha vinto.

Mussolini è stato abile nel costruirsi lenta-mente la vittoria, nel portare i suoi seguaci alsuccesso e nel costruire poi un ampio con-senso sociale non ostante l’uso continuo dellaviolenza. Dopo sei anni di disordini sociali glielettori tra due mali (l’incapacità dei governiliberali di ristabilire l’ordine sociale; e le vio-lenze delle squadre fasciste) scelgono il maleche considerano minore: le violenze fasciste.Che prima o poi sarebbero finite, sostituitedall’uso della legge.

Gli avversari - liberali, cattolici, socialisti, sin-dacati e operai - sono stati incapaci di elabo-rare una strategia che portasse alla vittoria oalmeno a una patta, non ostante le forze (loStato, gli iscritti) che potevano far scendere incampo a loro favore. La loro miseria morale eintellettuale risulta anche dal fatto che accusa-no il Fascismo di aver tolto (loro) la libertà enon riconoscono che esso ha dato quell’ordinee quella pace sociale che essi si erano dimo-strati incapaci di dare. Dimenticano anche dicollegare il loro  svantaggio (la perdita dellalibertà di pensiero di pochi individui) con ilvantaggio altrui  (l’ordine e la pace sociale acui tutta  la società è interessata: le classi me-die, gli industriali, i latifondisti e in sostanza

anche gli operai). In altre parole anche la per-dita della loro libertà non è senza contropartitané inutile né arbitraria: il controvalore è la finedel caos e dei conflitti sociali. Qualcuno po-trebbe anche dire: a mali estremi (il caos so-ciale), estremi rimedi (il ricorso alla violenza

 per riportare l’ordine). O anche: tra due mali, è

inevitabile e razionale scegliere il minore. Non potendo contare sull’appoggio dell’eser-cito né sulla Chiesa, Mussolini è “costretto” acercare altrove il consenso e a costruirsi altro-ve una vasta schiera di seguaci. In questo safar valere le sue capacità di giornalista. E, co-munque sia, è estremamente abile nel cercaree nell’ottenere l’appoggio di quelle masse po-

 polari (e cattoliche) che erano sempre state di-sprezzate, messe in galera e tartassate di tassedai governi di Destra, di Sinistra e liberali.L’ Inchiesta Jacini  sulle - tremende – con-dizioni della popolazione italiana è del 1887, a26 anni dall’unità; e nel 1898 a Milano l’eser-cito per ordine del governo spara sulla follache chiedeva pane, facendo 180 morti.

 Negli anni successivi Mussolini passa a im-maginare e a creare lo Stato totalitario fasci-sta. Ma ha due ostacoli insuperabili: la monar-chia, a cui l’esercito è fedele; e la Chiesa, cheha una diffusione capillare tra la popolazione.Gli storici riconoscono che il Fascismo è untotalitarismo imperfetto, ma non sono capaci

di trarre le conclusione da queste loro analisi,abbagliati dall’enormità del crimine, commes-so da Mussolini, di aver posto fine allo Statoliberale. Così Mussolini continua ad essere di-

 pinto come il “fascista” - una specie di demo-nio laico -, colpevole di aver posto fine al re-gime liberale e di aver dato inizio alla sua per-sonale dittatura. E si dimentica che egli ha po-sto fine - con la violenza - a sei anni di caossociale ed istituzionale, provocato da quelleforze che lo accusano. Il giudizio di condannaè quindi dato da parti interessate, che cercano

di contrabbandare come oggettivo un giudizio – il loro giudizio – che è soltanto di parte.Il livore contro Mussolini è accentuato anchedal fatto che egli conquista il potere e fa la(sua) rivoluzione, mentre socialisti e comunisti

 parlavano di rivoluzione e non riescono nean-che a occupare con successo le fabbriche. Essinon si accorgono nemmeno che lo Stato totali-tario fascista coincide con la loro idea di Stato.L’unica differenza è che essi puntano sullaclasse operaia, Mussolini (più avveduto) puntasulla piccola borghesia, in sostanza sui dipen-denti statali, che egli controlla direttamente.--------------------------------------------------------

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Genesini, Appunti di storia. Dal 1650 al Duemila 21

 La crisi americana del 1929

 Le varie fasi della crisiLe varie fasi della crisi americana del 1929sono le seguenti:

 Nei primi anni Venti l’economia americana èin espansione: le industrie chiedono prestitialle banche, assumono manodopera, vendono

 prodotti durevoli, hanno buoni profitti. Diconseguenza in borsa le azioni delle industrieaumentano di valore e quindi permettono buo-ni margini di guadagno ai loro possessori.L’economia conosce uno straordinario circolovirtuoso, che si autoalimenta.

Industrie, banche e acquirenti di azioni si a-spettano ottimisticamente che le cose conti-nuino così indefinitamente. In borsa si gioca alrialzo e si fa speculazione: si comperano tito-li, si aspetta che il loro valore salga, poi si ri-vendono con un buon guadagno. L’aspetta-tiva di guadagno aumenta.

Verso la fine del decennio la situazione eco-nomica però cambia: le industrie hanno diffi-coltà a vendere i loro prodotti durevoli, per-ché il mercato si sta ormai saturando. Ciò siripercuote in borsa. A settembre 1929 i titoliraggiungono le quotazioni più alte; ma nellesettimane successive iniziano ad oscillare: lacertezza che il loro valore aumenti e quindi lacertezza di guadagni facili e sicuri si affievoli-sce. L’aspettativa di guadagno diminuisce.

All’improvviso la situazione precipita. In bor-sa qualcuno inizia a vendere i titoli, poichévede segni di crisi: i margini di guadagno siriducono, perciò preferisce vendere con buonguadagno, piuttosto che rischiare di pareggiareo di vendere in perdita. Qualcun altro, che hafatto lo stesso ragionamento, lo segue. In talmodo coloro che vogliono vendere le azioniaumentano. Perciò in presenza di molti vendi-tori e di pochi acquirenti il valore delle azionisi abbassa. Anzi si abbassa sempre più.In borsa il panico si diffonde. Gli azionisti, pervendere le azioni e recuperare in tutto o in par-

te le spese sostenute, iniziano a vendere a prezzo d’acquisto e poi sotto costo. Ma ciònon basta.

Infine tutti vogliono vendere, nessuno vuolecomperare. Le azioni diventano carta straccia,

 prive di qualsiasi valore. Il 24 ottobre, il “gio-vedì nero”, sono vendute 13 milioni di azioni;il 29 ottobre ne sono vendute 16 milioni.

La corsa alle vendite provoca il collasso della borsa, distruggendo i sogni di ricchezza degliazionisti. Il mercato si assesta soltanto a metànovembre quando il valore delle azioni è di-mezzato. Ma ormai l’effetto  domino è inne-scato e si espande all’intera economia, dandoluogo a un circolo vizioso  inarrestabile e chesi autoalimenta:• le banche chiedono alle industrie il denaro

 prestato, ma le industrie non possono restituir-lo, perché le vendite e i conseguenti profittistanno precipitando verso zero;•  per risolvere il problema del debito con le

 banche, le industrie  usano il denaro disponi- bile, riducono o azzerano gli investimenti, ri-

ducono la produzione, licenziano gli operai;• gli operai, che sono licenziati o che cor-rono il rischio di essere licenziati, riducono iloro acquisti, fanno diminuire la richiesta di

 prodotti, inducono le industrie a ridurre ulte-riormente la produzione; e corrono in banca a

 prelevare denaro depositato, che serve loro pervivere;• le banche  non possono esigere i creditidalle industrie né soddisfare le richieste dei lo-ro clienti, che si sono precipitati in numerotroppo elevato a ritirare i loro risparmi.

A questo punto il circolo vizioso riprende, siautoalimenta e si espande a tutte le banche, atutte le imprese, a tutti gli operai. Insomma atutta l’economia. È l’effetto domino: la cadu-ta di una tessera coinvolge tutte le altre tesse-re. L’economia è in contrazione.

La situazione che si crea è la seguente:• le banche non riescono a recuperare i cre-diti dalle industrie, né riescono a restituire irisparmi ai loro clienti, perciò falliscono;• le industrie non possono restituire il dena-ro alle banche né possono continuare la pro-duzione, che resterebbe invenduta; perciò li-cenziano gli operai e chiudono;

Insomma,• se le azioni sono richieste, il prezzo di

vendita si alza e il margine di profittoaumenta;

• le azioni valgono più di quanto la borsa eil mercato giustifichi.

Insomma,• se le azioni non sono richieste, il prezzo di

vendita si abbassa e il margine di profittodiminuisce (se scende sotto il prezzo d’ac-quisto si vende in perdita);

• le azioni valgono meno di quanto la borsa eil mercato giustifichi.

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Genesini, Appunti di storia. Dal 1650 al Duemila 22

• gli operai  licenziati diventano disoccupatia tempo indeterminato, spendono in brevetempo i risparmi depositati in banca che sonoriusciti a ritirare; e diventano una marea di 14milioni, che pesa sulle casse dello Stato.

 L’allargamento della crisi economica

all’Europa e al resto del mondo

Gli interventi del governo americano fanno peggiorare la situazione:• Le banche e il governo americano ritiranogli investimenti che avevano fatto in Europa (edi cui l’Europa aveva bisogno per la ricostru-zione dopo la prima guerra mondiale), perchéne hanno bisogno essi stessi.• Per restituire i prestiti, l’Europa deve usa-re i capitali, perciò deve bloccare la ricostru-zione e deve licenziare gli operai. Ci sono 15

milioni di disoccupati. In tal modo è coinvoltanella crisi americana.• Per difendere la produzione nazionale, lebanche e il governo americano alzano le bar-riere doganali all’importazione di prodotti e-steri, così coinvolgono nella crisi anche gli al-tri paesi che fino a quel momento ne eranofuori. Gli altri Stati fanno e sono costretti a fa-re altrettanto. In tal modo gli scambi commer-ciali diminuiscono, con danno di tutti.

In questo modo la crisi americana si espandecome un’epidemia a tutta l’economia interna-zionale, poiché ad essa era collegata tutta l’e-conomia internazionale. La crisi diventa mon-diale: i commerci internazionali si riducono avalori inferiori a quelli precedenti la primaguerra mondiale.

Governo, Stato, banche e industrie applicanomeccanicamente e con il paraocchi le ricetteindicate dall’economia tradizionale per affron-tare la crisi: licenziare e ridurre le spese. Inquesto modo ottengono il risultato opposto diallargare la disoccupazione e di ridurre i con-

sumi, con danno delle aziende che non riusci-vano a vendere e degli operai che diventavanodisoccupati e affamati. Il problema non eraquello di ridurre l’offerta di beni che poi re-stavano invenduti; bensì quello, del tutto op-

 posto, di far riprendere la domanda di beni diconsumo, magari diversificando anche l’offer-ta di tali beni.

 La ripresa americana dopo il 1932

La ripresa inizia soltanto con il nuovo presi-

dente, il democratico Franklin D. Roosevelt,eletto nel novembre 1932, che mette in atto lateoria che J.M. Keynes pubblica nel 1936:

• lo Stato  fa fare enormi lavori pubblici (strade, infrastrutture, la bonifica della valledel Tennessee ecc.), finanziandoli con il debi-to pubblico; così lo Stato abbandona il dogmaclassico del pareggio del bilancio;• in questo modo si riavvia l’economia, si dàlavoro agli operai, che così non hanno più bi-

sogno di sussidi statali e che possono ripren-dere a spendere, stimolano la domanda di pro-dotti, fanno riaprire o fanno sorgere nuove a-ziende, che chiedono investimenti alle banche;• una volta riavviata l’economia, lo Stato re-cuperare gli investimenti con le tasse, estingueil debito pubblico e ritorna al pareggio del bi-lancio; le nuove infrastrutture diventano poi il

 punto di partenza per un’economia più funzio-nale e per un nuovo sviluppo economico;• è regolamentata diversamente anche la

 borsa, che blocca la compravendita di azioniin presenza di un eccessivo ribasso e che puòanche essere chiusa, in attesa che i mercati a-zionari ritornino alla normalità.

Insomma lo Stato interviene direttamente nel-l’economia. In tal modo è abbattuto il dogmadell’economia liberale  secondo cui lo Statonon deve intervenire nell’economia (se vi en-trava, era chiaro che avrebbe fatto una concor-renza a cui le industrie non potevano resiste-re). Anzi con le sue enormi commesse lo Stato

 può costituire normalmente il volano dell’eco-nomia di ogni paese. Ed è ciò che succede.

La politica di Roosevelt incontra fortissimeopposizioni politiche ed economiche. La cortesuprema boccia alcuni suoi provvedimenti. Maormai la ripresa si era avviata.Per altro la piena occupazione si ha soltantodurante la guerra: i soldati sono al fronte, lefabbriche lavorano a pieno ritmo per produrrearmi e munizioni che, consumate, devono ra-

 pidamente essere sostituite.

In Europa la Germania inizia gli investimentimilitari con la salita di Hitler al potere (1933).

L’Italia è coinvolta in modo marginale nellacrisi americana, poiché presenta ancora unaeconomia agricola e perché pratica l’autarchia (si consumano soltanto i beni prodotti dal pae-se e si cerca l’autosufficienza). E, comunque,sotto il Fascismo nasce l’IRI, l’Istituto per laRicostruzione Industriale, con cui lo Stato in-terviene nell’economia per prevenire crisi edevitare di dipendere dall’estero nei settori stra-tegici. Anche in Europa quindi lo Stato entranell’economia in modo massiccio.Tutto questo succede nei paesi ad economialiberale. In quegli stessi anni l’URSS sotto laguida di Stalin inizia l’economia socialista o

 pianificata: lo Stato avoca a sé ogni decisioneeconomica e controlla tutta l’economia. Così

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Genesini, Appunti di storia. Dal 1650 al Duemila 23

in pochi anni conosce l’industrializzazione amarce forzate, mentre il mondo occidentale staattraversando la crisi economica.

Al di là delle apparenze, non c’è una vera con-trapposizione tra l’economia classica, incen-trata sul pareggio del bilancio, e la teoria anti-

crisi (o dell’intervento dello Stato) di Keynes:l’economista americano cercava soltanto direndere più flessibile l’economia classica, sug-gerendo di infrangere il pareggio del bilancioin un momento di crisi e proprio per superarela crisi. Passato questo momento grazie agliinvestimenti fatti ricorrendo al debito pubbli-co, con la ripresa economica si ritornava allatesi del pareggio del bilancio.Gli economisti applaudo a Keynes come a co-lui che ha avuto un lampo di genio e che haaperto nuove strade teoriche alla teoria eco-nomica e nuove possibilità di manovra all’in-tervento dello Stato. Economisti e storicidell’economia invece sono ben più ignorantidi quella pratica dell’ignoranza (oltre che dicastità, povertà e umiltà) di cui faceva

 professione san Francesco d’Assisi. Le piramidi d’Egitto (IV millennio a.C.) sonolavori pubblici. Le chiese costruite a partiredal Mille sono lavori pubblici. E anche la laicaSerenissima Repubblica di Venezia nondisdegnava i lavori pubblici della Chiesa,finanziati con le offerte dei fedeli: Venezia èstrapiena di chiese. La costruzione di molte

chiese durava per secoli e dava lavoro a unaquantità sterminata di operai: dai muratori agliscalpellini, dai pittori agli scultori, dagliarchitetti agli urbanisti.Per altro gli economisti non colgono il rischiodi un costante e massiccio intervento statalenell’economia: una volta che avesse messo lemani nell’economia, ben inteso per motivi no-

 bilissimi e di interesse generale, lo Stato a-vrebbe fatto di tutto per restarci… E per usaregli introiti del debito pubblico. I vantaggi –

 per lui, ma non per la società – sono enormi: il

 governo o l’intera classe politica mette le ma-ni e gestisce a proprio vantaggio le nuove pos-sibilità di spesa create dal debito pubblico. Ivantaggi sono molteplici: il governo può rega-lare pensioni o elevati tassi di interesse ai suoielettori o trasferire denaro da una classe socia-le all’altra. E può nascondere il debito pubbli-co in tanti modi: tacendolo o nelle maglie del-l’amministrazione statale.In tal modo lo Stato può attirare capitali e di-stogliere dal mercato ingenti risorse economi-che, poiché può garantire interessi più alti e

 poiché è un debitore sicuramente solvente. Il peso del debito pubblico è spostato al futuro efatto cadere sulle nuove generazioni, costrette

a pagare i vantaggi della ripresa economicagoduti dalle generazioni precedenti…In Italia la voragine del debito pubblico (oltre1.600 miliardi di euro), accumulato dopo il1985 dai governi socialisti (e democristiani),sta provocando lo smantellamento totale delWelfare State (2006).

Commento Gli storici presentano i fatti ma si dimenticanodi esplicarli. Nel caso della crisi del 1929 essinon si chiedono né sottolineano questo pro-

 blema:  gli USA sono o non sono responsabilidel crollo della borsa e delle conseguenze ditale crollo?  Nel primo caso devono pagare idanni che hanno provocato agli altri Stati e alresto del mondo. Nel secondo caso no.Ben inteso, il crollo della borsa provoca negliUSA 14 milioni di disoccupati davanti ai qualisi può dire che si tratta di una questione politi-ca interna tra elettori e loro rappresentanti po-litici. La questione non si può porre negli stes-si termini tra gli SUA e l’Europa, dove il ritirodei capitali investiti e il ricorso americano aidazi doganali provoca 15 milioni di disoccu-

 pati. Lo stesso discorso si deve fare per il restodel mondo. Tutti costoro sono stati indubbia-mente danneggiati, perciò hanno il “diritto” diintentare causa di risarcimento contro gli U-SA, colpevoli di due reati:a) hanno governato in modo irresponsabile laloro economia;

 b) vogliono essere il modello e il leader  politi-co e morale del mondo intero; ma poi, quandole cose vanno male, piantano il mondo in assoe pensano ai loro interessi (E faranno questogioco anche nei decenni successivi).

La classe politica e i governi americani nondimostrano di avere quella levatura morale chedeve avere chi vuol fare il leader  o vuole gui-dare il mondo. Le mutande della Levinski peril presidente Clinton e lo scandalo Enron (o lespiate spaziali) e le elezioni dubbie del 2001

 per il presidente Bush ne sono un esempio. Edanche gli scandali degli ultimi anni. Per non parlare dello scandalo che ha coinvolto il pre-sidente Nixon (il Watergate e il turpiloquio,1974) e la propensione all’alcol di alcuni e-sponenti della famiglia Kennedy e di Bush jr.da giovane.

 Europa 1917-1932: la crisi delle democrazie

e il sorgere di regimi “totalitari”

La prima guerra mondiale lascia tutti i pro-

 blemi aperti ed anzi li aggrava. La Germania,ritenuta dai vincitori l’unica  colpevole dellaguerra, deve pagare riparazioni enormi. Inol-

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Genesini, Appunti di storia. Dal 1650 al Duemila 24

tre, per prevenire tentazioni militaristiche, èsmilitarizzata.

 Negli anni Venti la ripresa in tutta Europa èlenta, mentre gli USA godono di una grandeespansione economica. Verso la fine del de-cennio anche gli Stati europei conoscono unacerta ripresa, drammaticamente interrotta nel

1929 dal crollo della borsa di Wall Street, cheinnesca ovunque una gravissima recessione.La Francia  e soprattutto la Gran Bretagna resistono al crollo della borsa americana. Ne-gli anni Trenta la Francia però ha governi dicoalizione estremamente instabili.L’Italia ha un dopoguerra confuso e caotico. Igoverni liberali sono deboli e inetti. Nel 1919nasce il Fascismo, per bastonare prima i brac-cianti e poi gli operai. Esso gode dell’interes-sata benevolenza del governo liberale, poichémanganella i socialisti; e si trasforma rapida-mente in un partito capace di sfruttare la situa-zione e di conquistare il potere. Nell’ottobre1922 Mussolini con la marcia  su  Roma  ottie-ne l’incarico di formare un governo di coali-zione; nel 1924 stravince le elezioni; nel 1925mette fuori legge i partiti, l’unico modo per

 por fine ai disordini e ai conflitti sociali. Giun-to al potere in un modo così rapido e impreve-dibile, egli si dedica a consolidare quel con-

 senso che poteva essere soltanto momentaneo,in quanto provocato nella popolazione dallastanchezza di sette anni di crisi economica (di-soccupazione e inflazione), conflitti e disordi-

ni sociali e governi liberali inetti, oltre che nonrappresentativi della popolazione. E trasformaimprevedibilmente il suo governo in un nuovoregime, incentrato sulla sua persona e caratte-rizzato dal coinvolgimento costante della po-

 polazione nelle manifestazioni pubbliche. Eglidiventa il capo carismatico della nazione.A questo proposito gli storici parlano di regi-me totalitario. Ma si affrettano a precisare cheil Fascismo è un regime totalitario imperfetto,

 perché Mussolini subisce la concorrenza dellaChiesa, che ha il monopolio dell’educazione

dei giovani; e della monarchia, a cui è fedelel’esercito. Sùbito dopo però dimenticano quelche hanno appena detto e parlano di  Italia  fa-

 scista  o di ventennio  fascista. D’altra partenon hanno mai condannato il comportamentodei partiti italiani, responsabili del caos istitu-zionale dal 1918 al 1924…

 Nel 1929 il Fascismo consegue uno dei risul-tati maggiori: la firma dei Patti lateranensi conla Chiesa cattolica, con cui si pone fine allaquestione romana (1870-1929). I cattolici e laChiesa sono riconoscenti. Per di più Mussolini

 può fare questa mossa senza esserne danneg-giato: i governi precedenti non l’avevano fatta

 perché la pace tra Stato e Chiesa avrebbe fatto

sorgere un partito cattolico che li avrebbe scal-zati dal potere e mandati a casa.L’Italia è soltanto parzialmente sfiorata dallacrisi americana del 1929, perché è un paeseagricolo e perché Mussolini avvia una politicaautarchica (=il paese consuma ciò che produ-ce per non dipendere dall’estero e da turbolen-

ze economiche esterne) che prevede ampi in-terventi dello Stato nell’economia e che è raf-forzata negli anni Trenta (IRI, 1933).La Germania  conosce una spaventosa infla-zione dal 1919 al 1924 (l’indice tende all’in-finito, perciò i salari sono pagati giornalmen-te). La situazione economica si stabilizza emigliora dal 1925 in poi; ma alla fine del de-cennio precipita a causa del crollo della borsaamericana e resta drammatica fino al 1932: idisoccupati sono divenuti 6 milioni e coinvol-gono oltre la metà delle famiglie tedesche. Laspaventosa crisi, provocata dal crollo della

 borsa americana, spinge la popolazione ad ab- bandonare i partiti tradizionali, che si sonodimostrati incapaci di fronteggiarla, e a votareHitler e il suo programma. Così il Partito Na-zionalsocialista, che nel 1925 ha soltanto il2,5% dei voti, in breve tempo diventa il primo

 partito tedesco. Nel 1932-33 Hitler va demo-craticamente al potere, raccoglie nelle sue ma-ni tutte le maggiori cariche dello Stato ed eli-mina le opposizioni interne ed esterne al parti-to. Nasce il Terzo Reich. Per far fronte allacrisi economica, Hitler inizia il riarmo dell’e-

sercito tedesco e una politica estera aggressi-va. Intende attuare la Grande  Germania, checomprende tutte le popolazioni di razza tede-sca. Annette l’Austria (1938) e cerca di annet-tere anche tutti i territori in cui la popolazionetedesca è predominante (Danzica, zone dellaCecoslovacchia).Il Nazionalsocialismo è un regime  “totalita-rio”  che, come il Fascismo italiano, fa pernointorno alla figura carismatica di Hitler. Iltermine, coniato dagli storici nei decenni suc-cessivi, indica un regime in cui l’individuo è

inserito nello Stato, perché soltanto nello Statoegli si può realizzare. Questo è il senso dellegrandi manifestazioni pubbliche a cui il citta-dino è chiamato a partecipare. Il termine peral-tro ha una connotazione negativa indebita,

 poiché è fatto diventare sinonimo di assenzadi libertà e di dittatura (in realtà questi regiminegano che ci possa essere libertà  fuori delloStato); e perciò è contrapposto al termine didemocrazia, che diventa sinonimo di  libertà edi  governo quale espressione della volontà

 popolare. Ma nelle democrazie reali i cittadi-ni eleggono governanti che poi non realizzanoi programmi per cui sono stati votati ed esisto-no forze sociali private capaci di interferire

 pesantemente con lo Stato. Spesso poi la dele-

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Genesini, Appunti di storia. Dal 1650 al Duemila 25

ga è una specie di cambiale in bianco, poiché igovernanti, una volta insediatisi al potere, i-gnorano la volontà degli elettori e cercano intutti i modi di restare al potere il più a lungo

 possibile.Ad esempio i governi italiani dal 1861 al 1924rappresentano gli interessi di una parte assai

ristretta della società (le classi nobiliari o laminuscola classe economica che vota il partitoliberale) e disattendono gli interessi della mag-gioranza assoluta della popolazione che non ènemmeno rappresentata in parlamento. Talemaggioranza, fatta di socialisti e di cattolici, fasentire parzialmente il suo peso soltanto agliinizi del Novecento, ma non può far valere ilnumero dei suoi potenziali elettori a causa del-le leggi elettorali che la penalizzano pesante-mente.Peraltro (ma gli storici in genere lo ignorano) iregimi “totalitari” erano già stati teorizzatidall’ Idealismo classico tedesco (Fichte, Schel-ling, Hegel) (1796-1830) e dal  Neoidealismoitaliano  (Gentile)(1900-1943). Inoltre essihanno un precedente storico nel mondo grecoe romano, dove il cittadino si sentiva realizza-to soltanto dedicandosi alla politica e vivendonell’agorà o nel  foro. È noto poi l’apologo diMenenio Agrippa, che per convincer la plebe aritornare a Roma paragona le classi sociali agliorgani del corpo umano: il corpo funziona cor-rettamente soltanto se ogni organo svolge lasua funzione e se collabora con gli altri organi.

 Nel Medio Evo la  società organica  era costi-tuita da tre ordini, ognuno con funzioni speci-fiche: i bellatores che combattevano, gli oran-tes che pregavano, i laborantes che lavorava-no.

 Nel caso di Rousseau, il pedagogista che hamaggiormente condizionato la pedagogia dal1760 in poi, si deve anzi parlare di democraziatotalitaria in cui una ristretta schiera di gover-nanti (la volontà generale) capisce gli interessidella società meglio degli stessi governati (lavolontà di tutti). Questa teoria è stata recepita

tra gli altri da Marx ed è confluita nel Comu-nismo, secondo il quale la volontà generale siincarna nelle avanguardie o nelle élite, e noncoincide affatto con la volontà di tutti, cioècon la volontà della stragrande maggioranzadei cittadini.L’ignoranza  dei precedenti storici dei regimi“totalitari” ha tuttavia la funzione (e lo scopointeressato) di presentare tali regimi come il

 Male assoluto  che sorge all’improvviso dalnulla e che si contrappone al Bene assoluto, lademocrazia (=Francia, Gran Bretagna e poiUSA), che invece ha una lunga tradizione sto-rica (ma non viene detto quale).Un’altra dimenticanza  interessata riguarda lecause che hanno permesso a questi regimi di

sorgere e consolidarsi: in Italia il disfacimentoormai da sette anni dello Stato liberale; in Ger-mania la  pace ingiusta  imposta dai regimidemocratici (Francia, Gran Bretagna, USA)vincitori della prima guerra mondiale, l’infla-

 zione infinita del 1923-24 e poi i 6 milioni didisoccupati provocati dal crollo della borsa di

Wall Street negli USA democratici.Sia Mussolini sia Hitler vanno al potere inmodo democratico (i brogli elettorali del 1924non diminuiscono gli ampli consensi elettoraliottenuti dalla coalizione guidata da Mussolini;Hitler ottiene consensi grazie ai programmielettorali): l’elettorato li vota ed essi sanno poimantenere il consenso e rafforzare il potere. Irisultati e i consensi che ottengono sono legatia tre elementi: a) si presentano come capi ca-rismatici  in cui la nazione si identifica positi-vamente; b) si dimostrano capaci di risolvere i

 problemi economici del paese; c) fanno della popolazione  la protagonista di imponenti ma-nifestazioni pubbliche. Mai i regimi democra-tici avevano prestato una tale attenzione alleclassi meno abbienti e alla maggioranza della

 popolazione: appena andati al potere, i partitifacevano i loro interessi e dimenticavano le

 promette e la popolazione.I regimi “totalitari” cercano di aggregare la

 popolazione puntando sull’appartenenza allanazione  e individuando nemici interni  (adesempio gli ebrei, le minoranze, coloro chehanno tradito la nazione, gli opportunisti ecc.)

ed esterni  (ad esempio i paesi ricchi o  pluto-cratici  per il Fascismo; i paesi che hanno di-strutto e punito con una pace ingiusta la Ger-mania per il Nazionalsocialismo). Nello stessotempo controllano la stampa e reprimono idissensi. E da sempre il sentimento di apparte-nenza al clan, alla  gens  o alla natio  (impro-

 priamente e spregevolmente tradotta con raz- za) o a una stessa religione avevano cementatoo erano stati usati per cementare gli individuidi un territorio.La stragrande maggioranza della popolazione

risponde positivamente ai regimi “totalitari”, perché per la prima volta è effettivamente e sisente protagonista della vita pubblica; poi per-ché vede risolta la crisi economica provocatadai regimi democratici; infine perché ha indi-viduato i nemici interni ed esterni - veri o pre-sunti - che sono responsabili di tale crisi.I regimi “totalitari” che sorgono negli anniVenti e Trenta sono quindi una risposta politi-ca ai paesi e ai regimi così detti democratici,costantemente dilaniati dagli scontri tra i nu-merosi partiti presenti sulla scena politica. Es-si perciò si dovrebbero più correttamente chia-mare non regimi democratici ma regimi parti-tocratrici. L’unica eccezione è la Gran Breta-gna, dove maggioranza e opposizione si

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Genesini, Appunti di storia. Dal 1650 al Duemila 26

alternano al potere; e tutti i cittadini contri- buenti sono rappresentati in parlamento, esclu-si ben inteso i sudditi delle colonie.L’URSS  sorge con la rivoluzione bolscevicache porta alla dissoluzione l’impero zarista(1917) e si prepara a costruire il primo Statooperaio della storia. Il regime si consolida

contro  le armate bianche inviate dai governieuropei e, date le sue premesse culturali e po-litiche (Rousseau, Marx e la rivoluzione prole-taria), diventa inevitabilmente totalitario: loStato gestisce la formazione e l’educazione deigiovani, pianifica l’economia e combatte laChiesa.Peraltro l’accusa e la condanna di essere unregime totalitario si stempera in modo consi-derevole nel secondo dopoguerra, poichél’URSS è, con gli USA, uno degli effettivivincitori della seconda guerra mondiale. E,com’è noto, i vincitori hanno sempre ragione esono il Bene assoluto, i vinti hanno sempretorto e sono il Male assoluto.Il regime attua una industrializzazione a tappeforzate, che sembra destinata al successo. Pe-raltro riprende la politica estera espansionisti-ca del regime precedente. Lo Stato pianifical’economia, mantiene bassa la dipendenza dal-le economie straniere, perciò non è coinvoltodalla crisi di Wall Street, che provoca il col-lasso dell’economia europea e mondiale. Inquesti anni anzi è visibile il contrasto tra eco-nomia sovietica in espansione ed economia

capitalistica disastrata, tanto che sembrava possibile che il socialismo scavalcasse il capi-talismo.

 La Seconda guerra mondiale (1939-1945)

 Le cause

Le cause della Seconda guerra mondiale sono:• la  pace ingiusta e le enormi riparazioni diguerra imposte dai vincitori (Francia, GranBretagna, USA) alla Germania, accusata di es-

sere l’unica responsabile del conflitto;• il crollo della borsa di Wall Street  che pro-voca il ritiro dei capitali statunitensi dall’Eu-ropa, il collasso dei commerci tra Europa eUSA e la conseguente spaventosa disoccu-

 pazione che colpisce l’Europa (14 milioni didisoccupati), in particolare la Germania (6 mi-lioni di disoccupati);• la competizione armata e la conquista deimercati esteri da parte della Germania, che en-tra in concorrenza con Francia, Gran Bretagnae USA, che avevano già ampi imperi coloniali;•

la minaccia che ad est l’URSS, impegnatanello sviluppo economico e militare, costitui-sce per la Germania;

• l’inevitabile rilancio dell’economia tede-sca attraverso le spese militari (parallelamentenegli USA il New Deal   rilanciava l’economiacon grandi lavori pubblici);• l’aggressività mondiale degli USA, che e-rano penetrati in ogni angolo del globo per e-spandere e difendere i loro interessi (rapinare

materie prime, imporre la loro egemonia eco-nomica e politica e i loro valori sociali) e cheerano percepiti come una minaccia;• il progetto dei governanti tedeschi di co-struire una Grande Germania, comprendentel’Austria e tutte le popolazioni tedesche chevivevano fuori dei confini del  Reich  (da ciòderiva la decisione di eliminare dalla popola-zione tedesca tutti i corpi estranei, cioè tutte leminoranze che minacciavano la compattezzadella natio);• le tensioni tra Germania e Polonia perquanto riguarda la città di Danzica, sotto laPolonia ma abitata a maggioranza da tedeschi.• la lotta della Germania contro le forze e-conomiche internazionali che avevano causatotanti danni all’economia nazionale e alla popo-lazione tedesca.

È facile comprendere che il riarmo serve a ri-lanciare l’economia tedesca collassata ma an-che ad attuare una  politica di potenza  e unaconcorrenza competitiva  con gli altri Stati.Ugualmente l’internamento nei campi di con-centramento e poi lo sterminio degli ebrei so-

no gli strumenti per eliminare elementi consi-derati estranei alla popolazione tedesca sia perrazza sia per valori. Diversamente da altre mi-noranze, gli ebrei non si erano mai integratinella società europea, occupavano ovunque

 posti di potere, svolgevano attività commer-ciali che li avevano messi al riparo dall’infla-zione ed erano legati alla finanza internaziona-le, cioè alla finanza statunitense. Essi eranovisti come il simbolo delle forze plutocraticheinternazionali che alla fine della guerra aveva-no punito la Germania con una pace ingiusta e

che in dieci anni avevano fatto conoscere al popolo tedesco due spaventose crisi economi-che, fatte di inflazione, disoccupazione, famee miseria (l’inflazione giornaliera del 1923-24;i 6 milioni disoccupati del 1929-32).Curiosamente gli storici riconoscono (spesso,ma non sempre) un collegamento tra crollo diWall Street, disoccupazione tedesca e ascesaal potere del Nazionalsocialismo, ma non met-tono mai il crollo della borsa tra le cause dellaseconda guerra mondiale. In tal modo danno(e possono dare) la colpa della guerra al mili-tarismo forsennato di Hitler, assolvono da o-gni colpa le democrazie occidentali (che pureerano armate più della Germania) ed evitanoun problema spinoso e imbarazzante: la spa-

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Genesini, Appunti di storia. Dal 1650 al Duemila 27

ventosa crisi economica provocata in Germa-nia dalle democrazie occidentali (nel 1923-24e poi nel 1929-32) giustifica o non giustifica la

 politica interna ed estera della Germania na-zionalsocialista? Spiega o non spiega la stra-ordinaria adesione della popolazione al regimenazionalsocialista? Un po’ di buon senso do-

vrebbe spingere a rispondere di sì al di là diogni ragionevole dubbio. Invece a partire daglianni Cinquanta e a tutt’oggi gli storici si sonoarrovellati per spiegare il capillare consenso alregime in Germania (fino alla fine della guer-ra) e in Italia (fino a guerra inoltrata) da partedella popolazione.

 Le varie fasi della guerra

Le fasi più importanti della seconda guerramondiale sono le seguenti:

1933-38  Hitler raccoglie nelle sue mani tuttele cariche dello Stato, perciò ha mano libera

 per costruire uno Stato totalitario; ed inizia perla Germania, smilitarizzata dalla pace di Ver-sailles, un programma di armamenti che ha an-che lo scopo di rimettere in funzione l’econo-mia e di ridurre la disoccupazione. Francia eGran Bretagna oppongono modeste resistenzaalle sue rivendicazioni sui territori della Ce-coslovacchia abitati da tedeschi, tanto più chenon hanno interessi economici significativi dadifendere nell’Europa orientale.1935 L’ONU, nelle mani di Francia e Inghil-terra (gli USA sono assenti) condanna l’ag-gressione dell’Italia all’Etiopia e decide san-zioni (mai applicate). Non aveva mai condan-nato gli interventi di Francia e Inghilterra…1936-39 La vittoria in Spagna del Fronte po-

 polare, che raccoglie socialisti, comunisti eanarchici, provoca il sollevamento dell’eser-cito. È la guerra civile. Il generale FranciscoFranco sconfigge l’esercito repubblicano gra-zie anche all’aiuto di Hitler e Mussolini. Laguerra provoca oltre mezzo milione di morti.

Maggio 1939  Hitler e Mussolini firmano il patto di alleanza, che prevede l’intervento mi-litare se il paese amico è attaccato. Nascel’Asse Roma-Berlino.Agosto 1939  Germania e URSS firmano il

 patto di non aggressione. Esso provoca moltosconcerto fra i comunisti europei, che non rie-scono a comprenderne i motivi.1° settembre 1939 La Germania invade la Po-lonia da ovest (e l’URSS da est), che cessa diesistere come Stato. Francia e Gran Bretagnadichiarano guerra alla Germania. Inizia la se-conda guerra mondiale. La strategia militaretedesca è basata sulla  guerra  lampo  (blitz-krieg ): un’offensiva massiccia e travolgentecondotta con l’impiego dell’aviazione e dei

mezzi corazzati. Tale strategia è, comunque,l’unica capace di assicurare il successo milita-re alla Germania, che non ha i mezzi per con-durre una guerra di logoramento.Il fronte franco-tedesco resta in una situazionedi stallo.1940 La Germania occupa Danimarca e Nor-

vegia, per accerchiare la Gran Bretagna ed a-vere il controllo sul mare del Nord.10 maggio 1940 La Germania attacca la Fran-cia invadendo l’Olanda e il Belgio neutrali eaggirando la linea Maginot. Parigi è occupatae la Francia è costretta alla resa. L’armistizio

 prevede il controllo tedesco su quasi tutto ilterritorio francese; nel centro-sud si instaura ilgoverno filotedesco di Vichy. L’unico ad inci-tare alla resistenza è il generale Charles deGaulle, che invia messaggi da  Radio  Londra dove si è rifugiato.1940 La Germania tenta di occupare la GranBretagna (Operazione “Leone marino”), mal’operazione fallisce. Allora Hitler ricorre allaguerra sui mari e in cielo, con bombardamentimassicci e devastanti allo scopo di terrorizzarei civili e indurre il governo inglese alla resa.La battaglia d’Inghilterra non ottiene i risulta-ti desiderati.10 giugno 1940 Mussolini è consapevole chel’Italia è impreparata; ma, convinto che il con-flitto sia quasi finito, entra in guerra a fiancodella Germania. Intende condurre una guerra

 parallela alla Germania (=nessuna operazione

in comune), attacca la Grecia, ma fallisce. An-che l’attacco all’Africa mediterranea dimostral’impossibilità di condurre una guerra auto-nomia dalla Germania. L’Italia perde la Cire-naica. Finisce così l’impero italiano in Africa.21 giugno 1941 La guerra diventa mondiale.La Germania invade l’URSS (Operazione“Barbarossa”), pensando a un rapido annien-tamento dell’esercito nemico, ma con l’inver-no la  guerra  lampo  si trasforma in una logo-rante guerra di posizione.7 dicembre 1941 Il Giappone attacca la flotta

statunitense nel porto di Pearl Harbour (Ocea-no Pacifico), per contenere l’espansionismoamericano e ottenere il controllo sul Pacifico.Stati Uniti e Gran Bretagna dichiarano guerraal Giappone.Poco prima il presidente inglese Churchill eamericano Roosevelt sottoscrivono la Carta atlantica, che stabiliva alcuni principi da se-guire una volta sconfitta la Germania: libertàdi commercio, diritto all’autodeterminazionedei popoli, rifiuto della forza nelle controver-sie internazionali. Vinta la guerra, la carta ècompletamente accantonata. Serviva soltanto afarsi pubblicità davanti ai media.Primavera-estate 1942  Le forze dell’AsseBerlino-Roma-Tokio raggiungono la massima

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espansione. Poi le sorti del conflitto iniziano avolgere a favore degli anglo-americani e deisovietici, alleati nella lotta per la “resa senzacondizioni” della Germania.La strategia tedesca della  guerra  lampo  falli-sce e la Germania deve ora sostenere su diver-si fronti una guerra di logoramento. L’Italia

dimostra tutta la sua impreparazione politica,militare ed economica. Nei paesi occupati dalla Germania sorgono esi diffondono movimenti di resistenza armata.Essi sono tra loro molto diversi per composi-zione, ideologia e programmi politici.Novembre 1942 La sconfitta tedesca a Sta-lingrado e la ritirata italo-tedesca dall’URSSsono i primi sintomi delle difficoltà dell’AsseRoma-Berlino.10 luglio 1943 I primi contingenti militari an-glo-americani sbarcano in Sicilia, consideratail punto più debole dell’Asse Roma-Berlino.25 agosto 1943 Il  Gran Consiglio del Fasci-smo vota la sfiducia a Mussolini che è arresta-to. Il nuovo governo del generale Badogliofirma con gli anglo-americani l’armistizio, cheè divulgato l’8 settembre. Mussolini, liberatodai tedeschi, fonda la Repubblica Sociale Ita-liana di Salò (RSI), di fatto sottomessa allaGermania. Il re e il governo fuggono al sudsotto la protezione degli alleati. L’esercito ita-liano, abbandonato a se stesso, si sfalda: loStato maggiore non manda nessun ordine.Molti soldati ritornano a casa, convinti che la

guerra sia finita; altri sono presi prigionieri daitedeschi e inviati in Germania. I tedeschi, pre-senti in Italia, occupano militarmente la peni-sola fino a Napoli. Sorgono le prime bande

 partigiane, che impegnano le forze tedesche.Sono l’espressione dei partiti in esilio, che in-tendono essere presenti politicamente a guerrafinita. Esse fanno riferimento al Comitato diLiberazione Nazionale (CLN), che raccoglietutti i partiti (PCI, PSIUP, DC, PLI ecc.), mes-si fuori legge nel 1925. In tal modo, pur di ri-tornare sulla scena politica, essi sono disposti

a ricevere armi dagli americani, a combatterecon americani e inglesi, e a scatenare la guerracivile. Prendono il nome di partigiani o di Re-

 sistenza.6 giugno 1944 Si  apre in Europa il secondofronte: l’esercito alleato sbarca in Normandia(Francia settentrionale). Il 25 agosto raggiun-gono Parigi. Gli alleati ad ovest e i sovietici adest penetrano nella Germania. L’aviazione al-leata bombarda pesantemente le città tedesche,

 provocando oltre 600 mila morti tra la popola-zione civile.Febbraio 1945  A Yalta, in Crimea, Churchill(Gran Bretagna), Roosevelt (USA) e Stalin(URSS) decidono la spartizione dell’Europa aguerra finita. Il principio di autodeterminazio-

ne dei popoli sbandierato nella Carta atlantica (1941) era soltanto propaganda per i credulonie per gli storici.25 aprile 1945  Il CLN proclama l’insurrezio-ne contro le forze “occupanti”, che sono co-strette alla ritirata. La morsa su Berlino sistringe. Mussolini è catturato e, dopo un pro-

cesso sommario, fucilato; Hitler si suicida.7 maggio 1945 La Germania firma la resa in-condizionata. È la fine della guerra. Resiste

 però ancora il Giappone, ma per poco. Inizia-no subito i contrasti tra USA e URSS, i verivincitori della guerra.6 agosto 1945 Il presidente americano Tru-man fa bombardare Hiroshima e Nagasaki condue bombe atomiche per costringere il Giap-

 pone a una resa incondizionata. Le due città e iloro 170.000 abitanti sono dissolti nel nulla.2 settembre 1945  Il Giappone firma la resaincondizionata. È la fine della guerra.1945-48  A guerra conclusa (25 aprile 1945),mentre si stende la Costituzione italiana e finoalla sua entrata in vigore (1° gennaio 1948), leforze democratiche e antifasciste inizianol’epurazione dello Stato e sterminano 19.000fascisti (ma anche molti latifondisti e parrocidi campagna). Questi crimini sono poi copertie legalmente sanati con una amnistia genera-le…

 Il dopo guerra: la pace e la ricostruzione

dell’Europa (1945-63)

 La pace punitiva

La pace, come 27 anni prima, punisce la Ger-mania, accusata di aver scatenato la guerra: ilterritorio tedesco è diviso tra alleati e sovietici,compresa la città di Berlino. L’autodetermina-zione dei popoli, presentata come un valorecostitutivo della democrazia, è rimandata amomenti più felici, cioè alle calende greche.Peraltro la  fine effettiva  della guerra avvienesoltanto nel 1990, quando la Germania ovest

compera la Germania est dall’URSS (econo-micamente sul baratro e bisognosa di denaro)e le due Germanie sono così riunificate. IlGiappone è smilitarizzato. L’Italia subisce mi-nime perdite territoriali, ma la città di Trieste edi Gorizia sono divisa a metà, per fomentaretensioni tra Italia e nuovo Stato jugoslavo.Di fatto tutti i confini franano verso occidentea favore dell’URSS. Ciò provoca lo sposta-mento di milioni di profughi, che devono se-guire i confini dei nuovi Stati.

 Non contenti della resa incondizionata e di a-

ver raso al suolo le città tedesche e giapponesi,gli USA processano i vinti a Norimberga(1945-46) e a Tokio (1946-48). I gerarchi na-zionalsocialisti sono dapprima accusati di aver

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iniziato la guerra. Ma, poiché l’accusa nonreggeva, sono accusati di crimini  di  guerra  edi crimini contro l’umanità in quanto avrebbe-ro sterminato ebrei, zingari ed altre minoranzenei campi di concentramento; i gerarchi giap-

 ponesi sono accusati di crimini simili. Le leggicon cui gli imputati sono processati sono ema-

nate  post factum, calpestando perciò il princi- pio giuridico comunemente accolto secondocui nullum crimen sine lege. Ma le condanne ele esecuzioni sono soltanto una ventina, poi-ché gli USA non vogliono inimicarsi i nuovigovernanti tedeschi: hanno bisogno della Ger-mania come baluardo contro il Comunismo el’espansionismo dell’URSS. Insomma fanno

 proprio ed anzi estendono al livello mondialeil programma di lotta contro l’URSS che erastato uno dei cardini portanti della politica e-stera di Hitler…Lo sterminio dei 35.000 (o 60.000 o 130.000)abitanti di Dresda rasa al suolo dai bombar-damenti americani e inglesi, i bombardamentisulle città tedesche e soprattutto l’uso delle

 bombe atomiche sulle città giapponesi di Hi-roshima e di Nagasaki (170.000 morti e le tareereditarie provocate dalle radiazioni nelle  ge-nerazioni future) non sono invece consideraticrimini di guerra né crimini contro l’umanità.Poco dopo gli USA conquistano anche econo-micamente l’Europa occidentale, soprattuttocon il piano Marshall, che finanzia la rico-struzione di tutte le distruzioni provocate con i

 bombardamenti dagli USA stessi a città, indu-strie e territorio. Comunque sia, grazie ai capi-tali statunitensi la ricostruzione dell’Europa,soprattutto della Germania, è rapidissima.L’URSS precipita e si allarga ad ovest, guada-gnando enormi estensioni territoriali, perquanto di modesto valore economico. Quelche conta non sono i principi di libertà, demo-crazia e autodeterminazione dei popoli, prima

 proclamati e poi dimenticati, ma le decisioni prese nel 1945 a Yalta tra Churchill, Roosevelte Stalin, e i rapporti di forza tra USA e URSS,

gli effettivi vincitori della guerra. L’Europa,sconfitta, è divisa in due zone di influenza:quella sotto gli USA e quella sotto l’URSS.Ambedue le superpotenze rispettano fino al1990 (=sgretolamento dell’URSS) le decisioni

 prese a Yalta. Nel giugno del 1945 nasce l’Organizzazione delle  Nazioni  Unite (ONU) con lo scopo di“salvaguardare le generazioni future dal fla-gello della guerra”. Ma sono soltanto parole

 propagandistiche. Il Consiglio  di  sicurezza  èdominato dai vincitori della guerra (USA,URSS, Gran Bretagna, Francia e Cina na-zionalista, poi sostituita dalla Cina comunista),che hanno il diritto di veto. L’ONU ha il pote-re di prendere decisioni vincolanti per gli Stati

membri e di adottare misure che possonogiungere sino all’intervento armato. Nella pra-tica l’ONU è un fantoccio nelle mani di USAe URSS, poiché non blocca le guerre che ledue potenze decidono di scatenare per proprioconto, fuori delle decisioni dell’ONU. Così gliUSA scatenano la guerra contro il Vietnam del

 Nord (1962) e l’URSS invade l’Afghanistan(1978). Poi gli USA finanziano il colpo di Sta-to dei colonnelli greci (1968), finanziano ilcolpo di Stato del generale Pinochet in Cile(1971), sostengono in Iran il regime corrottodello scià, cacciato da una rivoluzione religio-sa nel 1978, finanziano l’Irak contro l’Iranecc., giudicando amici i dittatori filoamericanie nemici i regimi democratici antiamericani.La regola discriminante è quella di fare i pro-

 pri interessi. Nel 1947 l’ONU su pressioni USA (il Con-gresso americano è controllato dalle lobby de-gli ebrei americani) commette il suo crimine

 più efferato: ruba metà Palestina ai palestinesi, per darla agli ebrei, in base a ragionamentifumosi per cui gli ebrei avrebbero diritto ad unrisarcimento. Da parte loro gli ebrei rubano ai

 palestinesi un altro 40% della Palestina, cac-ciano via 1,5 milioni di palestinesi dalle loroterre trasformandoli in profughi e li costringe-re a vivere in due ghetti: la Cisgiordania e lastriscia di Gaza. Le aggressioni e i criminicontro i palestinesi durano da 70 anni a questa

 parte. Gli Stati democratici - USA ed Europa –

giustificano tali crimini affermando che Israe-le è l’unico Stato democratico della regione…

 La “guerra fredda” (1945-56)

Gli USA fanno capire esplicitamente il loro punto di vista ad alleati e avversari bombar-dando il Giappone con le due bombe atomiche(agosto 1945). L’URSS non può che risponde-re allo stesso modo: procurandosi al più prestole stesse armi. Inizia così una forsennata corsaagli armamenti, che distoglie enormi risorse

economiche dagli usi civili e che danneggiasoprattutto i paesi economicamente più deboli.È la “guerra fredda”: USA e URSS non sicombattono direttamente, ma si combattonoindirettamente attraverso gli Stati satelliti chefinanziano. Il primo esempio è la Corea, divisain due tronconi dal 38° parallelo. La Corea del

 Nord è finanziata dall’URSS, la Corea del Suddagli USA. La guerra scoppia nel 1950, pro-voca un po’ di morti e di distruzioni, quindifinisce (1953): sono riconfermati i confini pre-cedenti la guerra.In questi casi l’ONU interviene soltanto a pa-role con qualche risoluzione generica o mandaqualche forza di interposizione tra le due parti.Tutto qui.

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Genesini, Appunti di storia. Dal 1650 al Duemila 30

 La “coesistenza pacifica” (1956-63) e gli in-

terventi militari sovietici (1968, 1981)

 Nel 1953 muore Stalin. Nel 1956 Kruscëv, ilsuo successore, denuncia i “crimini staliniani”del 1934-36 e il culto della personalità, e mo-difica la politica estera dell’URSS. Ciò dà

luogo a due conseguenze:a) Tra URSS e USA finisce la “guerra fredda”ed incomincia la “coesistenza competitiva”.L’URSS inizia la conquista dello spazio, se-guita dagli USA, che recuperano il tempo per-duto e che vincono la sfida: nel 1969 mandanoil primo uomo sulla luna. Questa “coesistenza

 pacifica” o “competitiva” raggiunge il culminequando negli USA è nominato presidente JohnF. Kennedy e sul soglio pontificio sale PapaGiovanni XXIII (1958-63). E si interrompe

 bruscamente quando Kruscëv è destituito per

il fallimento dei suoi piani economici (1964) eKennedy è fatto uccidere a Dallas (1963) dalleforze conservatrici ostili ai suoi programmi di

 politica interna, che avevano qualche modestaapertura verso le classi meno abbienti.

 b) La denuncia postuma (e interessata) dei“crimini staliniani” induce i regimi dell’est eu-ropeo a credere che l’oppressione sovietica siafinita, ma si sbagliano. Nel 1956 l’Ungheriainsorge ed è repressa dall’esercito sovietico.

 Nel 1968 inizia la “primavera di Praga”, che èinterrotta da un altro intervento dell’esercitosovietico. Nel 1981 la Polonia cerca maggioriautonomie dall’URSS, ma evita l’interventosovietico grazie al colpo di Stato “preventivo”fatto dal generale Jaruzelski e dai militari po-lacchi.I paesi occidentali, in particolare gli USA, di-mostrano simpatie verso gli insorti (è nel lorointeresse, poiché così destabilizzano l’URSS acosto zero e senza correre rischi), ma non in-tervengono con aiuti o militarmente, poichéintendono rispettare la divisione dell’Europain due zone d’influenza decisa nel 1945 a Yal-ta. Peraltro queste insurrezioni, che coinvol-

gono soprattutto le generazioni più giovani,mostrano le difficoltà ideologiche ed econo-miche in cui da tempo si dibatte l’URSS, chededica (per scelta o perché vi è costretta dagliUSA) una percentuale troppo elevata di risorsea favore degli armamenti, togliendole allo svi-luppo civile e quindi alla popolazione. In ef-fetti il tenore di vita dell’Occidente è moltosuperiore a quello dell’URSS e degli Stati sa-telliti.Le tensioni tra URSS e paesi satelliti orientaliterminano soltanto con il crollo dell’URSS nel

1990, quando riacquistano la piena indipen-denza e decidono di entrare a sciami nella co-munità europea.

 La guerra degli USA in Vietnam (1962-74)

Uno dei momenti più feroci dello scontro indi-retto tra USA e URSS è la guerra americana inVietnam. Nel 1954 i francesi, sconfitti, lascia-no il paese. Subentrano gli USA. Control’espansionismo comunista del Vietnam del

nord, essi finanziano il regime corrotto, ma anticomunista del Vietnam del sud, inviando prima qualche istruttore militare e poi soldati.Alla fine della guerra i soldati superano ilmezzo milione. La guerra inizia nel 1962, nonè mai dichiarata ed è addirittura fatta non sol-tanto aggirando la volontà popolare (che nellademocrazia americana non conta niente) maanche evitando la consultazione, il consenso el’approvazione del Congresso americano. Èvoluta dal presidente Kennedy (il primo presi-dente cattolico americano), continuata dal suo

successore Jonhson e portata a termine da Ni-xon (pace di Parigi, 1974). Il Vietnam è unifi-cato sotto il regime comunista di Hanoi.Gli USA fanno bestiali bombardamenti controla popolazione civile del nord. Le città del suddiventano enormi bordelli per i soldati ameri-cani. Usano anche armi chimiche come na-

 palm e defolianti, che inquinano il terreno. Al-la fine sono costretti a lasciare il Vietnamsconfitti dai viet-cong e soprattutto dalla pro-testa dell’opinione americana contro la guerra.I bombardamenti americani provocano circa 2milioni di morti e 5 di feriti, oltre a enormi di-struzioni materiali. Ma questi, naturalmente,non sono crimini contro l’umanità, perché perdefinizione una democrazia non commette maicrimini di nessun tipo.I governi europei non vedono, non sentono,non parlano. D’altra parte sono alleati con gliUSA nella NATO. L’ONU è assente e co-munque è nelle mani degli USA, che ricorronoal veto ogni volta che vogliono o che con un

 pugno di dollari comperano i voti dei piccoli paesi. La protesta resta nelle mani dei giovanieuropei e di qualche partito di sinistra, che in

questo momento è ancora filosovietico ed an-tiamericano. I giovani americani protestanocontro la guerra per un confuso pacifismo e

 perché non vogliono andare a farla.

 L’unificazione dell’Europa (1951-2001)

L’Europa, sconfitta e distrutta dai bombarda-menti americani e inglesi, inizia un processodi unificazione economica. D’altra parte nonha altra scelta. La guerra è stata una guerra in-testina  tra gli stati europei, che si è conclusa

con la perdita della egemonia a favore dei vin-citori: USA e URSS. Nel 1951 ad opera diFrancia, Germania federale, Italia, Belgio, O-landa e Lussemburgo nasce la Comunità Eu-

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Genesini, Appunti di storia. Dal 1650 al Duemila 31

ropea del Carbone e dell’Acciaio (CECA); nel1957 con il Trattato di Roma nasce la Comu-nità Economica Europea (CEE). Lo scopo èquello di creare il Mercato Comune Europeo(MEC): le divisioni politiche sono insuperabi-li. L’unificazione procede, seppure a rilento,nei decenni successivi. I governi europei capi-

scono che soltanto unendosi possono essereinterlocutori di USA e URSS, le due superpo-tenze mondiali, le vere vincitrici della guerra.Sul piano militare i paesi europei danno luogocon gli USA alla NATO in funzione “difensi-va” contro l’URSS (1951). Germania e Italiarinunciano alla loro sovranità nazionale e per-mettono l’installazione - in mezzo alla popola-zione civile! - di missili statunitensi puntaticontro l’URSS. Da parte loro l’URSS e i pae-si satelliti si uniscono nel Patto di Varsavia infunzione antioccidentale (1953). Sorge la“cortina di ferro” dal mar Baltico al mar Medi-terraneo. In tal modo gli USA riescono a con-solidare il loro dominio sull’Europa e a fare

 propaganda antisovietica: l’URSS sarebbe op- pressiva e illiberale, è un nemico da combatte-re.Un ulteriore allargamento dell’Europa avvienenel 1972 con l’entrata di Gran Bretagna, Irlan-da e Danimarca; poi nel 1981 con l’entratadella Grecia; quindi nel 1986 con l’entrata diSpagna e Portogallo. Oggi gli Stati europeiaderenti sono 27.La Gran Bretagna ha perso gli antichi splendo-

ri e, per avere una qualche importanza, cercadi stare nell’orbita americana e di essere il suo più fedele galoppino (prima e seconda guerradel Golfo contro l’Irak).Dopo lo sgretolamento dell’URSS (1990) gliStati dell’Europa dell’est chiedono di entrarenella comunità europea. Ciò è comprensibile:la loro storia li lega all’Europa occidentale.

 Nel 2002 si giunge alla moneta unica, l’euro.Gli Stati dell’euro sono Spagna, Portogallo,Francia, Italia, Germania, Grecia, Finlandia. Intal modo sorge un immenso mercato unico e

una moneta che può essere alternativa al dolla-ro americano o allo yen giapponese negliscambi internazionali.L’unificazione economica dell’Europa è len-tissima e comunque procede e fa sentire i suoi

 benefici. I ritardi sono dovuti agli interessi ealle caratteristiche troppo divergenti tra i di-versi Stati (staterelli e grandi Stati; legami tra-dizionalmente forti della Gran Bretagna congli USA), alla paura comprensibilissima a de-legare parte della propria sovranità ad organi-smi comuni, al tentativo di Stati come la Fran-cia di avere l’egemonia sugli altri Stati dellacoalizione. E soprattutto all’incapacità di capi-re che nel breve periodo i rapporti tradizionali

 possono dare ancora qualche vantaggio, ma

nel lungo periodo essi sono destinati a provo-care danni a tutti gli Stati della comunità.Se l’unità economica ha proceduto a rilento,ancora più lenta è stata l’integrazione politicae militare. La NATO avrebbe difeso gli Statidalla minaccia dell’URSS, presentata comeuno spauracchio (in realtà inoffensiva: la po-

 polazione non aveva neanche di che sfamarsi).E intanto permetteva agli Stati europei di ri-sparmiare sulle spese militari per affrontarealtri problemi. Il caso dell’Italia è sintomatico:

 per risparmiare denaro pubblico (si devono pagare 22 milioni di pensioni su 20 milioni dilavoratori!), l’esercito è lentamente smantella-to (1975-2004) e precipitano le spese per ladifesa, anche se le industrie italiane di armisono rinomate in tutto il mondo.Ma, delegando la protezione militare all’allea-to americano, l’Europa si precludeva la possi-

 bilità di fare sentire la sua voce nei conflitti enei problemi internazionali. Nel 1991 appog-gia supinamente la guerra degli USA control’Irak che aveva invaso il Kuwait. Negli annisuccessivi non riesce a mantenere la pacenell’ex Iugoslavia e poco dopo, davanti allestragi etniche di Milosevich, delega l’inter-vento ai bombardamenti “mirati” dei bombar-dieri americani: non vuole impelagarsi in unaguerra che, provocando morti, avrebbe susci-tato l’immediata ostilità della popolazione ci-vile dei vari Stati.

 Nel 2001 gli Stati europei condannano l’attac-

co alle Twin towers di New York, ma non a-vevano condannato i criminali bombardamentisulla popolazione civile del Vietnam del Nord(forse due milioni di morti e cinque di feriti el’avvelenamento di grandi aree del territorio)né le molteplici interferenze degli USA inmolti paesi del globo né il sostegno americanoa dittatori e a dittature né l’espansionismo a-mericano nei quattro angoli del globo.La divisione tra i paesi europei è rimasta an-che nella seconda guerra del Golfo (2003): laGran Bretagna interviene a fianco degli USA,

seguita dalla Spagna che appoggia attivamentegli USA e dall’Italia che dà solo un appoggiomorale (e non ostante che le popolazioni diFrancia, Germania, Italia e Spagna siano con-trarie alla guerra). L’asservimento agli USAcontinua la politica che nei primi anni Sessan-ta aveva permesso l’installazione su territoriotedesco e italiano di basi e missili atomici a-mericani in aree densamente popolate a guerrafredda terminata.

 La fine del colonialismo europeo (1945-49)

Ma la seconda guerra mondiale ha anche comeconseguenza - certamente indesiderata per ivincitori - la fine del colonialismo: i soldati

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Genesini, Appunti di storia. Dal 1650 al Duemila 32

del Commonwelth  che hanno combattuto perla Gran Bretagna portano in patria le idee dilibertà e di indipendenza che erano state ustenella propaganda contro la Germina, l’Italia eil Giappone. Ma inglesi e francesi non hannoalcun desiderio di concedere l’indipendenza el’autodeterminazione. Le popolazioni locali

devono combattere e cacciare in qualche modoi colonizzatori. In India Gandhi ricorre fin dal1921 alla non violenza e finisce in galera. Allafine però gli inglesi devono andarsene (1947).In Indocina i francesi usano l’esercito permantenere il loro predominio. Alla fine, dopola sconfitta militare di Dien Ben Phu (1954),devono andarsene. Subentrano però gli ameri-cani.In Algeria scoppia una guerra terroristica trafrancesi di Algeria e algerini di Algeria. Allafine (1962) il presidente francese De Gaulleconcede l’indipendenza e fa ritornare in patriaun milione di francesi che si erano installati inAlgeria dal 1830 in poi e che erano semprerimasti francesi. Francesi d’oltremare.Anche l’Egitto si sottrae al dominio britannicoe ottiene l’indipendenza. Il Commonwelth in-glese si sfalda, anche se le ex colonie tendonoa mantenere un rapporto privilegiato con laGran Bretagna.La decolonizzazione interessa sia l’Africa sial’Asia e conosce il suo momento culminantetra il 1945 e il 1949. È nel loro interesse.La fine della seconda guerra mondiale provoca

quindi la fine del colonialismo. Ma gli ex Staticoloniali non hanno vita facile:a) La mentalità europea  delle classi dirigenticontrasta con la cultura popolare, che è legataalle tradizioni locali; e le divergenze provoca-no instabilità e conflitti insanabili; tali conflitticontinuano tuttora (2009) e le democrazie oc-cidentali (per lo più gli USA) non consideranoantidemocratico appoggiare governi militari dimentalità occidentale, quando i partiti di ispi-razione islamica vincono le elezioni (Algeria,1996);

 b) Gli ex Stati coloniali non hanno una popo-lazione omogenea, perché i loro confini nonsono stati tracciati tenendo presente la popola-zione o la configurazione del territorio ma li-nee arbitrarie segnate a tavolino sulle cartegeografiche dai paesi colonizzatori. Così lacompresenza nello stesso Stato di consistentiminoranze provoca inevitabili conflitti etnici oreligiosi. Un esempio è l’Irlanda del Nord, do-ve scoppia il conflitto tra protestanti (ricchi) ecattolici (poveri). Un altro esempio è l’Indiadove ci sono mussulmani e indù, che ben pre-sto si scontrano. Il paese si divide allora in  In-dia e Pakistan.I maggiori scontri tribali avvengono però inAfrica. Sono normalmente favoriti e finanziati

da Europa e USA, anche dall’URSS, che in talmodo cercano di appropriarsi delle ricchezzelocali, in particolare del petrolio. Sono tuttorain atto o striscianti: Congo, Angola, Dafur, maanche Etiopia, Eritrea, Somalia.Lo scontro fra etnie o religioni diverse è ine-vitabile: gli uomini non sono tra loro uguali,

come affermano l’Illuminismo e tutte le ideo-logie pseudo-egualitarie successive. Gli uomi-ni sono tra loro resi diversi dalla razza, dallacultura, dalla religione, dalla tradizione e dainfinite altre caratteristiche, anche superficiali,che tuttavia svolgono una funzione di radicaleimportanza: quella di costituire e difendere la

 propria identità individuale, sociale e storica.Queste differenze non si possono eliminare

 perché una legge impone di ignorarle: esse fa-ranno sempre sentire la loro presenza e il loro

 peso. E chi le vuole ignorare è responsabiledei conflitti e dei massacri che scoppiano per-ché sono state ignorate. Peraltro l’ideologiaegualitaria ha le sue radici non in un universa-le mondo di valori (che non esiste e che non èmai esistito), ma nel campo più ristretto e pro-saico dell’economia: i consumatori, se sonotutti uguali, semplificano tutti i problemi di

 produzione, distribuzione e consumo. Ma gliuomini non sono e non vogliono essere ridottiad una massa indifferenziata di consumatori, ilcui scopo nella vita sia soltanto quello di pro-durre e consumare. Ci sono infiniti altri valori,oltre il consumismo.

 L’Italia dal dopoguerra alla crisi della Prima

 Repubblica (1945-92). La Seconda Repubbli-

ca (2003)

L’Italia è con la Germania tra i paesi sconfitti.Ha subìto ampie distruzioni ed esce dallaguerra con gli ultimi strascichi della guerra ci-vile e con un’economia disastrata.I  partiti  antifascisti sono uniti soltanto dallalotta contro il Fascismo, per sconfiggere ilquale sono stati disposti ad allearsi con USA e

alleati (quindi con i nemici dell’Italia) e a sca-tenare la guerra vivile. Sconfitto il Fascismo,si dedicano alla epurazione dello Stato e almassacro dei fascisti: tra il 1945 e il 1848,quindi a guerra finita, ne uccidono 19.000. Poiuna amnistia generale depenalizza tutti questicrimini. Contemporaneamente sorgono tra lo-ro contrasti insanabili. Hanno abbattuto il re-gime in nome della libertà (è la loro versionedei fatti), ma gli ideali di libertà che dicono di

 professare non sono valori unici, universali edeterni, come sbandierano. Sono tra loro com-

 pletamente diversi e antitetici: una cosa è lalibertà per la DC (la libertà è libertà perl’individuo, per ogni individuo; ma è anchelibertà di coscienza che impone all’individuo

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di opporre resistenza all’arbitrio dello Stato),un’altra per il PCI (la libertà è soprattutto li-

 bertà delle classi oppresse e sfruttate dal capi-talismo e lo Stato da attuare deve essere unostato comunista governato dal partito comuni-sta e deve prendere a modello lo Stato totalita-rio sovietico), un’altra per il PLI (la libertà è la

libertà dell’imprenditore di fare quello chevuole; lo Stato non deve interferire nell’econo-mia, deve anzi reprimere gli operai; i sindacatisono indesiderati; gli operai devono solamenteobbedire e tacere). E, più che una democrazia,essi instaurano una partitocrazia, poiché il po-tere è nelle mani delle segreterie dei partiti.Oltre a ciò tutti i partiti ignorano l’idea che loStato sia res pubblica (cosa o bene comune, ditutti i cittadini), che il governo debba agire aldi sopra delle parti. E considerano il bene

 pubblico come il loro bene personale; e lo Sta-to come una ricchezza di cui impossessarsi.

 Negli anni successivi la polizia reprime le ma-nifestazioni operaie guidate dal PCI e dal PSIe scheda 20 milioni di cittadini.Sotto banco, la DC è finanziata dagli USA, ilPCI dall’URSS. Partito di maggioranza e par-tito di opposizione non si fanno problemi afarsi finanziar da Stati stranieri… Normalmen-te questo è considerato alto tradimento. Ma

 basta non farci caso e basta mettersi d’accordosul fatto di farsi finanziare, ed il criminescompare… Questo è il compromesso storico.

La ricostruzione peraltro è veloce poiché rice-ve finanziamenti dagli USA, interessati a faredell’Italia un baluardo contro il Comunismosovietico. La scelta dei governi nati dalla Re-sistenza è obbligata: l’alleanza con gli USA el’entrata nella NATO. Nel 1946 il governo dicoalizione dei partiti del CLN indice il refe-rendum per scegliere tra monarchia e repub-

 blica (in realtà fra monarchia e  partitocrazia).Per l’occasione sono fatte votare anche ledonne. Vince a maggioranza molto relativa larepubblica con 12,5 milioni di voti contro

10,1. Il Partito fascista è messo fuori legge: lagiustificazione è che la democrazia deve di-fendersi dai suoi nemici (E perché Mussolini eil Fascismo non avevano il diritto di difendersidai loro nemici?!). Nelle elezioni del 18 aprile1948 la DC raggiunge il 48% dei voti, dà ini-zio a governi di coalizioni con partiti di centroe di destra, e caccia i comunisti fuori del go-verno. La formazione dei governi è però moltolaboriosa perché occorrono numerosi partiti

 per fare una maggioranza solida. Si riproponel’incertezza politica del 1918-24 che avevaaperto la strada al Fascismo. Passano i decen-ni, ma i problemi restano gli stessi: la classe

 politica non cambia, continua a mal governaree riprende i suoi intrallazzi. Tuttavia la debo-

lezza dei governi non ha conseguenze negativesulla società, poiché l’economia è in rapido ecaotico sviluppo.

 Negli anni Cinquanta il paese conosce il de-collo dell’industria  (per lo più automobilisti-ca), che assorbe manodopera proveniente dallecampagne, e la meccanizzazione dell’agricol-

tura, che favorisce l’esodo dalle campagne.L’emigrazione interna, che avviene caotica-mente con il  passaparola, è enorme: sei mi-lioni di persone in cerca di lavoro si spostanodal Meridione e dal Nord-Est verso il Pie-monte e la Lombardia o dalle regioni centraliverso Roma. Gli immigrati sono sradicati dallaloro terra e dalle loro tradizioni e a distanza didecenni e di generazioni non hanno ancora da-to luogo a una cultura che li radicasse nellenuove condizioni di vita.

 Negli anni Cinquanta si diffondono mezzi ditrasporto individuali: la lambretta, la vespa,l’automobile. Nel 1954 iniziano le trasmissio-ni televisive che danno una forte spinta all’u-nificazione linguistica del paese.Lo sviluppo economico raggiunge il puntoculminante nel 1958-63. È il così detto mira-colo economico. Poi l’economia rallenta fino agiungere all’autunno caldo  del 1969, caratte-rizzato da grandi scioperi operai.

 Nel 1962-65 la Chiesa si rinnova e si confron-ta con il mondo moderno con il Concilio Vati-cano II. È iniziato da Giovanni XXIII e porta-to a termine da Paolo VI. Essa manifesta una

maggiore attenzione alla vita e ai valori che sistanno diffondendo in seguito allo sviluppoeconomico.

 Nel 1963 la DC forma con il PSI il primo go-verno di centro-sinistra, che mostra una mag-giore attenzione verso la classe operaia. Lanuova coalizione è possibile perché il PSI si èallontanato dal PCI. Contemporaneamente av-viene la riforma della scuola media inferiore:appare la Scuola Media Unificata, che aumen-ta la scolarizzazione della società: il mondodel lavoro ha bisogno di una manodopera più

qualificata.Le proteste studentesche, iniziate a Parigi nelmaggio 1968, si diffondono nelle universitàitaliane. È la contestazione giovanile. Gli stu-denti rifiutano la società consumistica che po-ne il suo ideale supremo nel raggiungimentodel benessere economico. E vogliono l’imma-ginazione al potere. Il governo passa un po’ disoldi e nel 1975 le manifestazioni universitariedi protesta sono scomparse dalla circolazione.

 Nel 1969 la crisi economica provoca le pro-teste degli operai. È l’autunno caldo. Contem-

 poraneamente inizia la strategia della tensione condotta da corpi separati dello Stato contro leconquiste operaie: le bombe a Milano (1969),a Brescia (1974), a Bologna (agosto 1980). Di

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questi attentati non si scoprono né esecutori némandanti né moventi.

 Nel 1971 l’emigrazione interna come l’emi-grazione verso l’estero è pressoché scomparsa.

 Nel 1973 l’aumento dei prezzi del petrolio inseguito al conflitto tra arabi ed ebrei colpisce erallenta l’economia italiana come le altre eco-

nomie europee (L’Europa - non è chiaro il mo-tivo - si schiera curiosamente con gli ebrei econtro i fornitori di petrolio di cui ha assoluto

 bisogno!). In Italia l’inflazione supera il 20%annuo. In una situazione economica così ano-mala sorge e si sviluppa la microindustriaveneta, che è flessibile alle fluttuazioni delmercato, poiché è a conduzione familiare, ha

 pochi dipendenti e sfrutta le opportunità dinicchia. In pochissimi anni il Veneto da terradi emigranti diventa una delle regioni più ric-che del mondo.

 Nei primi anni Settanta le proteste studente-sche continuano e danno luogo ai raggruppa-menti extraparlamentari. Da questi nascono i

 Nuclei Armati Rivoluzionari (NAR) e le Bri-gate Rosse. È il così detto “terrorismo rosso”,che si propone di destabilizzare lo Stato e di

 provocare la rivoluzione operaia. Nel 1978 leBrigate Rosse rapiscono e uccidono il capo delgoverno Aldo Moro, democristiano, fautore diuna linea di accordo con il PCI, che da partesua stava proponendo alla DC il “compro-messo storico” e si stava staccando dal-l’URSS, che non dava più segni di stabilità.

Lo Stato reagisce in due modi:a) riversa fiumi di denaro (i così detti “am-mortizzatori sociali”) sui settori sociali che perle loro miserabili condizioni di vita fornisconomanodopera e giustificazioni al terrorismo; e

 b) spinge i terroristi alla delazione e al “pen-timento” in cambio del perdono giudiziario.In tal modo il terrorismo è sconfitto e i costieconomici sono rimandati al futuro: saranno

 pagati dalle nuove generazioni.Il rapimento di Moro provoca un breve gover-no di “solidarietà nazionale”, che include an-

che il PCI. Ma, finita la crisi, il PCI è estro-messo dal potere. Come nel 1948. Continuanogoverni a conduzione democristiana, sempreinstabili a causa delle tensioni tra i partiti dellacoalizione. Nel 1983 compare il primo gover-no a direzione socialista. Presidente del Con-siglio è Bettino Craxi. Da quella data aumen-tano a dismisura sia il debito pubblico sia letangenti sui lavori pubblici. Le tangenti cheraggiungono anche la percentuale del 15% sul-le commesse statali, coinvolgono tutti i partitidi governo, anche se DC e PSI fanno la partedel leone. Con le tangenti i partiti si finanzia-no, curano la propria immagine pubblica, ri-

 pagano le clientele e si dedicano a enormisprechi che incrementano il debito pubblico.

 Nel 1989 il PCI cambia nome e diventa PartitoDemocratico della Sinistra (PDS). Il cambia-mento è soltanto di facciata. In realtà il partitonon riesce a sostituire la strategia precedente,che si era rivelata perdente, con una nuovastrategia che abbia qualche possibilità di por-tare al potere. Il legame con l’URSS, ora non

 più considerata lo Stato-guida, che impedival’alternativa al potere democristiano, è sosti-tuito con ideali sempre più generici che allafine diventano filoccidentali e filoamericani.Criticare gli USA ora diventa un crimine dilesa maestà.Le colossali ruberie dei partiti di governo e letangenti sui lavori pubblici, che alterano laconcorrenza tra le imprese e aumentano il de-

 bito pubblico, provocano un’inchiesta dellamagistratura milanese, che incrimina esponen-ti democristiani e socialisti. È la stagione di“Mani pulite”. DC e PSI, travolti dagli scanda-li, subiscono un collasso e scompaiono dallascena politica (1992). In tribunale il segretariodella DC Forlani dice di non sapere niente del-le tangenti intascate dal partito, ma è condan-nato ugualmente. L’ex presidente del consiglioCraxi, prima segretario del PSI e poi Presiden-te del Consiglio, scappa all’estero, in Tunisia

 per sottrarsi alle condanne. Ma a 10 anni di di-stanza la corruzione continua, le condanne so-no state minime e i processi non sono finiti,

 bloccati da infiniti cavilli processuali, compre-si i cambiamenti nella normativa, fatti oppor-

tunamente intervenire dai nuovi governanti.L’area politica lasciata libera dalla DC è oc-cupata da un nuovo partito, Forza Italia, fon-dato nel 1994 da Berlusconi, un industrialemilanese proprietario di televisioni e giornali,le cui fortune sono legate anche ai rapporti

 preferenziali che aveva con Craxi. Ora egli può fare a meno dell’intermediazione politica(e dei relativi costi) e curare in prima persona isuoi molteplici interessi economici.Il malgoverno romano provoca, nelle regionisettentrionali, la nascita della  Lega lombarda 

di Bossi e la richiesta di maggiori autonomie.Alle elezioni la Lega ottiene buoni risultati lo-cali.

 Nelle elezioni del 1994 escono vincitori ForzaItalia ma anche la Lega. Peraltro il governo dicoalizione presieduto da Berlusconi dura poco,

 poiché la Lega esce dall’alleanza. Sono indettenuove elezioni (1996). Vince l’Ulivo, una coa-lizione di sinistra guidata da Prodi, un ex de-mocristiano non coinvolto nelle tangenti e chegode di prestigio internazionale. Il nuovo go-verno, pure di coalizione, è però minato dalletensioni interne che fanno saltare prima il go-verno Prodi, poi il governo D’Alema, segreta-rio dei Democratici di Sinistra (DS), il nuovonome del PDS. Le divisioni della sinistra per-

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mettono a Berlusconi di ritornare al governo(2001). Si tratta di un governo di coalizioneche comprende Forza Italia, Alleanza Nazio-nale, la Lega lombarda ed un partito di ex de-mocristiani. La maggioranza è indubbiamenteraccogliticcia e legata soltanto dalla determi-nazione di rimanere al potere, ma l’opposizio-

ne non è affatto migliore, poiché è unita dallacomune volontà di passare il tempo a litigare ea dividersi in partitini sempre più piccoli.

 Nel 2003 il governo Berlusconi appoggia l’ag-gressione americana contro l’Irak, anche se il

 popolo italiano (oltre il Papa e la Chiesa) ècontrario alla guerra. Accusa i pacifisti di es-sere a favore di Saddam o di essere comunisti.E aggira il dettato della Costituzione  (art. 11.

 L’Italia ripudia…) affermando che l’Italia nonè in guerra perché non ha inviato soldati acombattere: li ha inviati a guerra finita ad aiu-tare la popolazione. In realtà i soldati italiani

 prendono ordini dai comandanti inglesi e ame-ricani e fanno parte della coalizione che ha

 bombardato e distrutto le città irakene e assas-sinato la popolazione civile. Peraltro, così fa-cendo, il governo italiano si limita a continua-re il malcostume e le assurdità linguistiche cheavevano caratterizzato sia DC sia PCI, da Mo-ro a Berlinguer: le “convergenze parallele”, la“questione morale” ecc.La Seconda Repubblica non è affatto miglioredella Prima. La corruzione e le tangenti resta-no una prassi diffusa. Lo stesso Berlusconi ha

numerosi processi in sospeso, che cerca di an-nullare o di procrastinare promulgando leggi asuo favore e sfruttando i cavilli permessi dallalegge. Ormai egli legifera su se stesso: l’Italiaè regredita ai regimi assolutistici contestatidalla divisione dei poteri proposta da Monte-squieu (1748). Il conflitto  di  interessi  (è im-

 prenditore e uomo politico) non è stato risoltodalla sinistra quando era al potere né, tantomeno, è risolto adesso, che egli stesso è al po-tere. E questo malcostume pubblico è il risul-tato di una radicale insensibilità di etica politi-

ca che accomuna maggioranza ed opposizionedi oggi come maggioranza ed opposizione post-risorgimentale (Destra e Sinistra storica, partito liberale). Né l’una né l’altra hanno unconcetto di Stato quale res publica, cosa e be-ne comune, organizzazione sociale  sopra  le

 parti sociali, capace di mediare gli interessidivergenti delle parti.D’altra parte l’opposizione di sinistra, che èsenza idee e senza capacità politiche, è dive-nuta filoamericana, è da sempre divisa in mille

 partitini, è litigiosa al massimo grado, non ècertamente una alternativa credibile né, prima,ai malgoverni democristiani né ora al gover-