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Te rapia
E ' necessario e-vitare i l contatto con oli e grassi e
controllare l ' ambiente di lavoro. Le tute di lavoro ·devo-
no essere cambiate frequentemente. Alcuni medicamenti
topici (benzoile perossido e acido retinoico) e antibio
tici orali ( tetraciclina o eritromicina) possono essere
di ai1,.1to.
Melanosi e f o tosensiti v ità
Si tratta di morbi li tà piuttosto eccezionale ·in campo
professionale (30 , 37) . Le lesioni colpiscono le sedi
esposte agli oli ~inerali e al sole, soprattutto il v iso
e gli avambracci . Si possono osservare q·uadri di tipo
eritematoso- pigmentario e quadri decisamente melanodermi
ci. La pigmentazione è in chiazze o può assumere anche
aspetto reticolato, e può associarsi a comedoni e folli-
coliti.
01 tre che da der i va ti del petrolio e del catrame (oli
lubrificanti , vaseline, pece , ecc.), questa patologia
può essere indotta anche dagli idrocarburi aromatici
alogenati; in quest'ultimo caso la me lanosi si associa
alla cloracne . All'azione dei fattori chimici ad attivi
tà fotodinamica si associa poi lo stimolo fisico del
l' esposizione al sole ( asf'al tatori) o a fonti di calore
(macchine sp rigionanti o li combusti e caldi sotto forma
di fumi e vapori).
Una discromia melanica può seguire anche ad una DCI da
oli industriali (disc romia postinfiammatoria).
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Leucodennia
La leucodermia da oli solubili è legata alla presenza
in essi di composti fenolici, quali per esempio il para
terziario buti l fenolo, ad azione depigmentan te. Questa
acromia professionale da contatto deve essere differen
ziata dalla vitiligine idiopatica: una accurata anamnesi
lavorativa e clinica e il dato della reversibilità delle
forme da contatto, una volta allontanato l'agente nocivo,
saranno di valido aiuto nella diagnostica differenziale.
Cheratosi
Si tratta di neoformazioni benigne che si manifestano
come chiazze vegetanti, a superficie verrucosa irregolare
e di .colorito grigio-brunastro. Si localizzano in genere
in sedi di contatto con oli insolubili e posson~ accom
pagnarsi a follicoliti e acne da oli. Si osservano anche
in soggetti a contatto con derivati del carbone , quali
asfaltatori, o nei minatori delle miniere di carbone.
Carcinoma cutaneo
Le neoplasie cutanee professionali da oli insolubili
si osservano oggi eccezionalmente, in rapporto al miglio
ramento della profilassi.
L'importanza dell'olio minerale come causa di carcinomi
cutanei risultò evidente già nelle prime decadi del seco
lo con l'osservazione di carcinoma dello scroto in fila
tore di cotone . Il rapporto fra neoplasia e olio minerale
è stato significativo soprattutto in alcuni Paesi, quali
Inghilterra (zona dello Lancashire e Birmingham) (38-41)
e Francia (Alta Savoia) (42-44 ). Questi casi occorsi
in notevole numero ed in maniera epidemica solo in deter-
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minate zone della Francia e dell'Inghilterra contrastano
fortemente con l'assenza di casi in al tre zone .delle
stesse Nazioni , in Germania, Scandinavia, America e Au
stralia (40) . Questi dati starebbero a favore di probabi
li ~attori predisponenti costituzionali. E' noto per
esempio che negli Stati Uni ti sol tanto i filatori di
cotone immigrati di origine britannica sono colpi ti da
cancro dello scroto da idrocarburi ( 40) .
Le sostanze oncogene presenti negli oli minerali sono
i derivati del petrolio e del carbone c9ntenenti idrocar
buri aromatici policiclici. Tra questi i più attivi e
noti sono il gruppo del dibenzantracene (tra cui 1'1,2,5,
6-dibenzantracene), il gruppo del colantrene (tra cui
il 20-metilcolantrene) e il gruppo d.el benzopirene (tra
cui il 3,4-benzopirene). Questi ed altri idrocarburi,
pennellati sulla pelle di animali da esperimento, sono
capaci ài provocare vari tipi di neoformazioni cutanee,
dalle semplici cheratosi alle discheratose preepitelioma
tose reversibili o evolventi verso il carcinoma squamo
cellulare.
E' stata messa in evidenza una correlazione tra esposi
zione professionale agli oli ripetutamente usati e insor
genza di cancro. E' stato anche sperimentalmente provato
che gli oli minerali usati hanno un potere cancerogeno
maggiore di quelli nuovi, in quanto contengono un più
elevato tasso di idrocarburi policiclici, benzoanlracene,
benzopirene e benzofluorantene, dell'ordine di l o più
mg/kg di olio (42).
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Il periodo di latenza del cancro cutaneo professionale
da sostanze chimiche è estremamente variabile , ma in
media è di circa 20 anni.
Le lesioni neoplastiche cutanee da oli insolubili sono
rappresentate soprattutto da cheratosi e dal carcinoma
squamocellulare. Le sedi colpite sono prevalentemente
lo scroto e il dorso delle mani, eccezionalmente gli
avambracci, il viso e il· collo.
Allo scopo di eliminare gli idrocarburi aromatici polici
clici ad attività cancerogena, gli oli minerali oggi
usati negli oli insolubili sono raffinati mediante sol
venti e non .prodotti per distillazione.
Oleomi
Gli oleomi o oleogranulomi da oli iubrificanti insorgono
per la penetra-zione nel derma di sostanze oleose durante
operazioni di lubrificazione ad alta pressione. Si pre
sentano sotto forma di papule giallastre o noduli ombe
licati; più eccezionalmente assumuno le caratteristiche.
di vasti granulomi flogistici, con infezione secondaria,
necrosi ed ulcerazione.
Questi granulomi possono essere asportati anche chirurgi
camente .
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124
Tab. l -Affezioni cutanee indotte dagli oli industriali,
Dermatite da contatto irritante
Dermatite allergica da contatto
Follicoliti
Acne da oli
Iperpigmentazione
Leucodermia
Cheratosi
Dermatite fototossica
Discromie postinfiamm~torie
Carcinomi
Oleogranulomi
Tab. 2 - Oli e fluidi industriali.
Emulsioni raffreddanti • Composti da taglio
Fluidi per la foratura
Fluidi per la molitura
Fluidi lubrificanti
Fluidi per la lavorazione dei metalli
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Tab. 3 - I principali tipi di oli industriali e loro
additivi.
Oli insolubili
Oli a base di acqua
Oli solubili
Fluidi acquosi
"sintetici"
Oli minerali, vegetali, · anim~
li o sintetici, o loro combinazioni Zolfo, cloro, fosforo (inibitori corrosione) Antiossidanti (fenoli) Bat·teric.idi (raramente) Non contengono acqua
Emulsioni olio-in-acqua di oli minerali, animali o sintetici o loro combinazioni Additivi vari (tab.S)
Ami ne Agenti antischiuma (silicone) ·Battericidi Deodoranti Coloranti Acidi grassi Saponi Depuranti acqua
126
Tab. 4 - Oli industriali e patologia cutanea •
Oli insolubili
Oli solubili
Fluidi acquosi sintetici
Acne e follicoliti Iperpigmentazione Cheratosi Carcinoma squamocellulare Dermatite da contatto irri-
tante (rara) Derm~tite allergica da con
tatto (rarissima) Oleogranulomi
Dermatite da contatto irritante
Dermatite allergica da contatto
Cheratosi (eccezionali) Carcinomi (eccezionali)
Dermatiti da contatto
127
Tab. 5 - Costituenti principali degli oli solubili .
Oli minerali
Oli grassi
Oli sintetici
Emulsionanti
Stabilizzanti l'emulsione
Anticorrosivi
Stabilizzanti la pressione
Antiossidanti
An t i schiuma
Antiruggine
Biocidi
Coloranti
Profumi
Ad di t i vi per us·i ad al t a pressione
Di media viscosità,raffinati
Animali, vegetali
Glicoli polialchilenici
Anionici, quali solfonati di petrolio e saponi dell'acido carbossilico
~coolialifatici, glicoli, esteri glicolici
Nitrito di sodio, trietanola mina, 2-mercaptobenzotiazolo
Idrazina
Fenoli e amine (diamine , tri~
mine, fenil-«-naftilamina, fenil-B-naftilamina
Cere, siliconi
Sali metallici di ditiofosfa ti e ditiocarbamati, terpeni solforizzati e fosfosolforiz zati
Vedi tab. 6
Coloranti azoici e anilinici
Composti di zolfo, cloro e fosforo.
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128
Tab. 6 - Antibatterici più spesso usati negli oli indu
st~iali.
Cloracetamide
Diclorof'ene
Formaldeide
Grotan BK ( triazine)
Grotan HD (n-m.e ti l D l -cloracetamide)
Esaclorofene
Kathon ·MW ·
Paraclorometacresolo
Fenoli. bisfenoli
Triclorosalicilanilide
vas. = vaselina.
1% vas.
2% acqua
1% acqua
1% acqua
1% vas.
1" vas.
0.25% va:s .
5% .vas.
1% vas.
1% vas.
Tab. 7 - Attività lavorativa in 1200 soggetti con dermatite
da contatto irritante cronica.
Occupazione %
Casalinghe 56.0
Meccanici 22.0
Muratori 7.3
Infermieri 6 . 1
Parrucchieri 4.9
Barmen 3.7
129
Tab. 8 - Alcuni fattori della eziologia multifattoriale
della dermatite da coratath i,crihnte da oli solubili.
Olio solubile
Uomo
Irritazione cronica degli emulsionanti Alcalinità Traumi da parte delle particelle metalliche Tipo di olio solubile Concentrazione dell'emulsione Bagnatura e asciugatura ripetuta della cute Durata dell'uso Allergeni (tab.5) Biocidi (tab.6) Deterioramento in uso per fattori fisici, chimici e
biologici
Suscettibilità indivudale Vestiario protettivo Creme barriera Creme emollienti Detergenti e saponi Sistemi di lavoro e pagamento Abitudini di lavoro ·costumi psico-sociali Mancanza di familiarità con tipo di macchina, olio s~
lubile (in genere/tipo/marca), ambiente di lavoro
Macchina
Tipo di macchina Metodi di controllo Facilità di pulizia meccanica della coppa
Fattori generali
Ambiente generale dell'industria Clima
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Tab. 9 - Segni clinici della dermatite da contatto irritan
te cronica da oli industriali.
Bruciore
Secchezza
Fissurazioni
Eritema
~percheratosi
Vescicole
Essudazione
Infiltrazione
Tab. 10 - Compromissione della funzione nella dermatite
da contatto irritante.
Stadio
I
II
III
Morfologia
Eritema e fine desquamazione
Vescicole e fissurazioni
Compromissione funzione
25%
50%
Ipercheratosi con fissurazioni
profonde e sanguinanti 75%
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131
Tab. 11 - Sostanze sensibilizzanti presenti in oli sqlubi
li e fluidi acquosi sintetici.
Ami ne
Etilendiamina idrocloruro Trietanolamina
Anticorrosivi
2-Mercaptobenzotiazolo
Antiossidanti
Buti l fenolo
Antiruggine
Lanolina (lana grassa)
Coloranti
Coloranti azoici
Deodoranti
Balsamo del Perù Olio di pino
Metalli
Cobalto cloruro Nichel solfato Bicromato di potassio
Stabilizzanti pressione
Idrazina
Vas. = vaselina.
1% vas. 5% vas.
2% vas.
1% vas.
come tale
2% vas.
25% vas. 5% olio oliva
1% vas. 5% vas. 0.5% vas.
1% vas .
132
Tab. 12 - Acne e rollicoliti da olio minerale e catrame
Prodotti a base di coal tar
Oli medi e pesanti Creosoto Pece
Petrolio e suoi derivati
Olio crudo e frazioni Oli da taglio insolubili
Tab. 13 - Fattori ambientali che possono aggravare l'acne
professionale da oli.
Bromuri e ioduri
Frizione
Calore
Follicoliti da gram-negativi da piscine
Cosmetici grassi
Detergenti forti
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134
Tab . 15 - Attività lavorative a rischio per :follicoliti e
acne pro:fessionale da derivati del petrolio e
del carbon :fossile.
Macchinisti a contatto con oli insolubili
Operai di :fabbriche di coal tar
Meccanici di industria automobilistica ed aerea
Lavoratori di :forni a coke
Ra:f:finatori di petrolio
Lavoratori della gomma
Lavoratori tessili
As:faltisti
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l
139
METODI DI MISURA DELL'ESPOSIZIONE PROFESSIONALE AGLI OLI LUBRIFICANTI
E. Menichini
Istituto Superiore di Saniti, Roma
l. Introduzione - 2. La determinazione quantitativa delle nebbie
d'olio- 2.1 Metodo di campionamento e analisi - 3. La determinazione
degli IPA negli oli minerali - 4. La determinazione degli IPA negli
aerosol d'olio minerale - 4.1 Campionamento; 4.2 Trattamento del
campione; 4.3 Analisi - 5. L'analisi granulometrica delle nebbie
d'olio - 6. Considerazioni metodologiche sulla condotta dell'indagine
ambientale- 6.1 La preparazione dell'indagine; 6.2 La valutazione dei
risultati; 6.3 Alcuni errori da evitare.
l. INTRODUZIONE
La valutazia:ne dei rischi da esposizione ad oli lubrificanti
comporta innanzi tutto la scelta dei parametri da misurare; successi
vamente, effettuate le misure, occorre confrontare i risultati con i
relativi standard di riferimento (i limiti di esposizione). Sfortuna
tamente, per tale esposizione non sono disponibili limiti "chiari".
che permettano di distinguere in modo ragionevolmente sicuro situazio
ni a rischio, Ciò per vari motivi, tra cui i principali possono
essere cosl sintetizzati: l)" gli oli sono miscele a composizione molto
complessa, ampiamente variabile in funzione del!' applicazione e dei
processi di raffinazione i quali, a loro volta, sono mutati nel tempo;
2) i dati epidemiologici sono difficili da interpretare per i livelli
generalmente alti e non sempre noti delle esposizioni passate, e per
la diffusione -anche tra la popolazione- non esposta- dei tumori che
secondo alcuni studi potrebbero essere attribuiti agli. oli (con
particolare riferimento ad alcuni eccessi di tumori dell'apparato
respiratorio e gastrointestinale; si veda al riguardo la precedente
relazione di Vineis); 3) non è stato ancora possibile definire un
limite di esposizione per gli Idrocarb~ri Policiclici Aromatici (IPA),
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140
cui è prevalentemente associata l'eventuale cancerogenicità degli oli,
in quanto: a) gli IPA si formano sempre come miscela, variabile
qualiquantitativamente, di un gran numero di essi, ognuno dei quali ha
una sua attiv~ti cancerogena e può anche modificare il potere ~ancero
geno degli altri IPA compresenti; b) mancano dati sulla relazione
dose-risposta di tali cotnposti. (In realtà, in alcune liste sono
riportati alcuni valori limite di riferimento -per il benzo(a)pirene
(BaP) e gli IPA to~ali- deteTminati però con un approccio prevalente
mente ~ragmatico piuttosto che scientifico; Manichini et al., 1988).
Un rappa~to dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO, 1982)
ha valutato come improbabile l'insorgenza di patologte polmonari se il
limite di esposizione per le nebbie non viene superato e i'olio ha un
basso contenuto di IPA: vengono così individuati due parametri da
misurare, o comunque da valutare (sia il limite per le nebbie che il
contenuto di IPA sono stati discussi nella precedente relazione di
Benvenuti; si veda inoltre Menichini, 1986c). Poichè gli IPA nell'olio
possono essere pTesenti fin dall'origine ovvero fonnarsi durante la
lavorazione, essi dovrebbero essere ricercati sia nell'olio,. così come
si trova nella macchina durante la lavorazione (e questo dato va _poi
valutato in funzione di un'eventuale cancerogenicitl cutanea, se c'è
un' esposiz_ione di questo tipo), sia nell'olio aerodisperso. Come
riferimento, nellè Tabb. 1-3 sono Tiportati i dati di lettet'atu:ra
relativi al c011tS:nuto di IPA in oli minerali, al loro aumento con
l'uso, e agli IPA aerodispersi durante lavorazioni con oli minerali.
Tali dati si riferiscono generalmente a pochi campioni e non possono
dunque avere validitl generale.
Le determinazioni che concorrono a caratterizzaTe l 1 esposizione
riguardano dunque: l) le nebbie d'olio: il primo e più immediato
indicatore di esposizione; 2) gli IPA in aria, ed eventualmente gli
IPA nell'olio tal quale, in particolare se c'è un'esposizione cutanea:
in entrambi i casi, in considerazione de ).la complessità dell'analisi e
delle difficoltà nella valutazione dei risultati, la misura va fatta
solo se è ragionevole sospettare una presenza di IPA non trascurabile
(in base, ad eSempio, a quanto riportato nella precedente relazione di
Benvenuti, e in Menichini, 1986c); 3) eventuali altre sostanze perico-
141
Tab. l - Concentrazioni di IPA determinate in alcuni oli lubrificanti.
Utilizzazione
Lubrorefrigeranti
" "
Da taglio
Per laminazione
acciaio a freddo
Per macchine tessili
Per stampi vetrerie
Disarmanti
Per te~pra
Per motore
Per motore
Concentrazione
approssimata (a)
di singoli IPA
(ppm)
IO (BaP)
O, 1-100
0,1-1
0,01-1
0,001-0,01
0,01-1
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1-100
1-100
0,01-1
0,1 (BaP)
(a) ordini di grandezza; BaP: benzo(a)pirene.
Riferimento
Re et al. , 1982
Pozzol! e Cottica, 1981
Menichini et al., 1988
Rimatori et al., 1983
Monarca et al., 1984
Rimatori et al., 1981
Henichini et al., 1988
Sesana et al., 1984
Pavan et al., 1985
Grtmmer et al., 198la
Pasquini e Monarea. 1983
Tab. 2 - Aumento della concentrazione di IPA riscontrata in alcuni oli
lubrificanti dopo l'uso.
Utilizzazione
Da taglio
Per tempra .. Per laminazione
acciaio a freddo
Per motore a benzina .. ..
Per motore diesel .. ·BaP: benzo(a)pirene
Aumento
fino a ca. 10 volte
1Q-100 volte (BaP)
10 volte
3-4 volte
100 volte (BaP)
100-1000 volte
lOQ-200 volte
fino a c&. lO volte ..
Riferimento
Concave, 1987
Thony et al •• 1975
Pavan et al •• 1985
Monarca et al., 1984
Thony et al., 1975
Grimmer et al., 198lb
Pasquini e Monarca, 1983
Grimmer et al., 198lb
Concave 1987
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142
Tab. 3 - IPA aerodiapersi durante alcune lavorazioni con oli minerali.
Cone. IPA Tipo di
Lavorazione (ns/m3) C&!!J!ion. Riferimento
Laminazione acciaio 0,2-12 (l'uno) s Monarca et al., 1984
a_freddo
Taglio acciai 0,01-5 " S+P Rima tori et &1.,1983
Tessile 0,1-9 " S+P " Metalmeccanica 1-30 (BaP) S+P Cottica e Bertagna,
100-500 (totali) 1985
Vetrerie ca. 10~300 (l 'uno) (a) Manichini et al.,
ca-. 3000 (PHE) 1988
(a) all'eaiasione dei fumi (ca. l m dal lavoratore)
BaP: benzo(a)pirene; PHE: fenantrene; S: statico; P: personale.
Tab. 4 - Granulometria di nebbie d'olio durante alcune lavorazioni.
Lavorazione
Lubrorefrigerazione Rettifica
Fresatura Laminazione acciaio Lubrifieazione stampi:
per metalli
per vetro per cemento
Tipografie
Mediana approssimata delle gocce
(1um)
1•5 2•7
2 l
2
l 6•10
<10•14
Riferimento
Hendricks et al., 1962 Jirvholm et al., 1982 INRS, 1985 INRS, 1972 Jones, 1961
INRS, 1972 Goldsmith et al., 1976 Menichini, 1986b Menichini, 1985 Goldstein et al., 1970 Lippman e Goldstein, 1970 Soma et al., 1978
144
sospensione da filtrare , e . che uno spettrofotometro IR è facilmente
disponibile e dà solitamente i · risultati più affidabili, si riporta di
seguito la descrizione del metodo più comunemente seguito. Esso è
applicabile agli ol i minerali sia interi che emulsionati, e g·eneral
mente -ma va verificato caso per caso- a quelli sintetici (si conside
ri comunque che il limite di esposizione per le nebbie si riferisce
agli oli minerali).
Per le altre procedure e ulteriori dettagli, si rimanda a un
altr o lavoro (Menichini, 1986a).
2.1 Metodo di campionamento e analisi
I pr elievi d ' aria vengono effettuati in zona respiratoria median
te campionat ori per sonali a una portata di 2- 4 1/min, su filtri in
fibra di vetro, privi di leganti , da 37 mm di diametro (note l e 2). I
filtri sono alloggiati i n por tafiltri a tre stadi tipo "Field Moni
tor" . Precedentemente al prelievo, i filtri vengono pesati su bilancia
analitica (precisione± 0,01 mg), previo condizionamento per ' almeno 30
min nella sala bilance ma senza condizionamento mediante stufa-essic
catore; 3 filtri non trattati costituiscono il bianco per la pesata
(nota 3) . Il ca~pionamento viene effettuato seguendo i principi comuni
della strategi a di campionamento (si veda, ad es.: Leidel et al.,
1977; Duca, 1984) (nota 4) .
I filtri vengono conservati -in attesa dell'analisi (che comunque
è opportuno effettuare entro pochi giorni)- dentro il portafiltro e a~
buio. Il campione raccolto, costituito da olio ed ev~ntuale materiale
particolato atmosferico, viene pesato direttamente su filtro: se il
peso ottenuto corrisponde a una concentrazione inferiore a l mg/m3
, la
procedura viene interrotta e il risultato riportato come ''< concentra
zione calcolata" . Altrimenti, si estrae l'olio dal filtro con tetra
cloruro di carbonio o con 1 , 1, 2-tricloro-2. 2, 1-trifluoroetano ( 15 ml
per 30 min in barattoli di vetro con tappo a .tenuta e guarnizione in
teflon) e se ne determina la concentrazione per spettrofotometria . IR,
misurando l' assorbanza relativa allo stretching C-H nella regione
i 2940 Cm- l ( 5) L di i · ntorno a notà • a curva taratura v ene preparata
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145
nell'intervallo 1-100 1ug/ml (all'interno del quale la funzione
assorbanza-concentrazione è generalmente lineare), a partire da una
soluzione madre di O, 5 g di olio in 50 ml di solvente; per questa
operazione viene utilizzato olio prelevato dalle macchine nello stesso
giorno in cui vengono effettuati i campionamenti (o comunque olio con
le stesse caratteristiche di quello in uso durante il campionamento),
e trasportato in contenitori di vetro muniti di tappo con guarnizione
in teflon (nota 6).
Alcuni oli possono contenere frazioni volatili che, una volta
depositate sul filtro, in seguito all'aspirazione evaporano: è neces
sario dunque effettuare per ogni olio una prova di recupero globale,
simulando anche le reali condizioni di campionamento, secondo la
seguente procedura. Una quantità nota d'olio -ca. 5 mg- viene deposi
tata su una superficie quanto più ampia possibile di un filtro.
Attraverso questo viene poi fatta passare aria alla stessa portata, e
per un tempo dimezzato (tempo medio per il quale le gocce raccolte
sono soggette ad aspirazione). rispetto ai campionamenti sul campo; . \
durante l'aspirazione il filtro campione viene alloggiato irr un Pield
Monitor a faccia chiusa, collegato in linea con un altro filtro a
monte (porosità ~ 5 1ua) per evitare contaminazione del campione
stesso. Il filtro campione viene poi sottoposto alla procedura anali
tica standard . La prova va fatta su almeno 3 campioni. Di eventuali
recuperi non quantitativi si tiene conto nel risultato, attraverso
opportuni fattori di correzione.
Interferenze possono derivare da fumo di tabacco (curare che non
si fumi durante il campionamento) o per contaminazione accidentale, e
non infrequente, in laboratorio (vetreria, solvente d'estrazione,
ecc.) da sostanze organiche. Contemporaneamente al trattamento dei
campioni, viene anche trattato un filtro "bianco" per il controllo di
materiali e reattivi, seguendo la stessa procedura dei campioni tranne
l'aspirazione dell'aria attraverso il filtro .
Note al metodo:
l) Il sistema di campionaaento deve prelevare solo le nebbie, e
non anche gli eventuali vapori: dunque, non possono essere impiegati
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146
gorgogliatori con liquidi .assorbenti ni f iale con solidi adsorbenti.
Questa limitazione è ripprtata esplicitamente in varie liste di lim~ti
di esposizione, tra cui quella dell'ACGIH ( 1987). Il rischio associato
ai vapori -generalmente basso- va eventualmente considerato in situa
zioni spec~fiche, come nel caso della presenza . di diluenti.
2) I filtri in esteri misti di cellulosa presentano, rispetto a
quelli in fibra di vetro , pari efficienza di campionamento (circa
100%) e pari capacità di carico (cioè capacità di non intasamento)
anche nelle condizioni piD severe (10-15 mg di olio raccolto). Essi
hanno però una minore resistenza alla migrazione dell'olio sotto il
filtro durante il campionamento, una minore resistenza ai solventi
d'estrazione (l'eventuale aliquota di filtro disciolto dal solvente
influisce sul risultato in modo non trascurabile nel caso di campioni
poco carichi), e una maggiore igroscopicità (con conseguente effetto
negativo sulla precisione e l'accuratezza delle pesate).
3) Per garant~re la precisione delle pesate, la massima cura va
posta nel condizionamento, oltre che dei f iltri, dei vari materiali
occorrenti per la pesata, e della stanza (porte e finestre chiuse,
assenza di correnti d'aria, ecc.). Le pesate dovrebbero essere effet
tuate sempre dallo stesso operatore, con manualità standardizzata. I
filtri devono essere manipolati con attenzione, con pinze a bordo
piatto, per evitare distacco di fibre e conseguente variazione di
peso.
4) Una buona procedura consiste generalmente nel prelevare 2-3
campioni consecutivi che coprano approssimativamente un intero turno
di lavoro, per ogni lavorazione; se la lavorazione ~onsiste di varie
fasi, può essere opportuno campionare inizialmente per fasi a l fine di
individuare quelle a maggior rischio. Il campionamento deve essere
effettuato per almeno due turni, in due giorni differenti: può essere
quindi interrotto se i risultati dei vari campioni sono simili e
sufficientemente bassi (per es., sotto 1/2 o 1/ 3 del limite di esposi
zione) . Lavorazioni per le quali si i avuto .anche un solo risultato
marcatamente elevato, devono essere ricontrollate; spesso un singolo
valore anomalo è dovuto a inconvenienti o errori durante l'applicazio-
. ne del metodo (schizzi d'olio, danne~~iamento del filtro. ~cr . L
147
Inizialmente, è opportuno scegliere -in via prioritaria- le lavorazio
ni e le situazioni stimate a maggior rischio di esposizione: in base
ai risultati si decideri se effettuare una campagna di prelievi pi~
ampia. Nella Fig. 2 sono riportate, a titolo di esempio, le informa
zioni che dovrebbero essere registrate durante il sopralluogo che
precede i prelievi e durante i prelievi stessi.
5) Se la composizione chimica dell'olio lo consente, le analisi
possono essere effettuate anche in fluorescenza o in UV. Ciò non è
possibile, o quantomeno è sconsigliabile, ad es., con gli oli altamen
te paraffinici e con gli oli. derivanti da basi severamente raffinate,
in cui i gruppi fluorescenti o che assorbono la luce UV sono presen
ti in scarse quantiti. Nella Tab. 5 sono confrontati alcuni parametri
relativi alle differenti tecniche spettroscopiche.
6) Quando nella stessa macchina vengono utilizzati pi~ oli,
risultati sufficientemen~e accurati possono generalmente essere ancora
otten~ti costruendo la curva di taratura con i valori medi ottenuti
dalla curva di taratuTa dei vari oli.
3. LA DETERMINAZIONE DEGLI IPA NEGLI OLI MINERALI
La complessiti chimica della matrice richiede una purificazione
del campione piuttosto lunga, che rappresenta l'aspetto più critico
dell'intera procedura analitica: una cattiva purificazione può compor
tare infatti recuperi bassi e soprattutto non riproducibili, e incer
tezze nell'individuazione e nel dosaggio dei composti al termine
dell'analisi. Generalmente, tale purificazione consta di due fasi:
l'arricchimento del c·ampione e la separazione; segue infine l'analisi
vera e propria (identificazione e dosaggio) degli IPA.
L' arricchimen.to si effettua con una estrazione e successiva
controestrazione liquido-liquido, mediante miscele ad opportuna
composizione di un solvente apolare (n-alcani, isoottano, cicloesano,
ecc.), un solvente polare aprotico (DMSO, DMF, nitrometano, ecc.:
molto solubili verso gl~ IPA), e acqua. A questo stadio, viene elimi
nata la maggior parte delle sostanze interferenti per l'analisi:
idrocarburi paraffinici, additivi e sostanze polari.
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4.1 Campionamento
Il campionamento degli IPA viene effettuato mediante un disposi
tivo, di tipo "personale", costituito da un filtro in fibra di vetro
(alloggiato in un portafiltro tipo "Field Monitor") seguito da una
fiala contenente un solido adsorbente costituito da polimeri porosi
(va particolarmente bene la resina Amberlite XAD-2, ma vengono anche
usati Tenax e Chromosorb, e la schiuma .di poliuretano). Con il filtro
vengono catturati gli IPA allo stato solido t; quelli adsorbiti sul
materiale particolato aerodisperso; con la fiala vengono fermati gli
IPA allo stato gassoso e quelli che, inizialmente catturati dal
filtro, evaporano da esso per effetto dell ' aspirazione dell'aria
attraverso il filtro stesso. Gli IPA, una volta catturati, tendono a
subire un processo di ossidazione dovuto alle comuni sostanze ossidan
ti atmosferiche ed altre eventuali sostanze reattive, che aumenta di
intens~tà con l'aumento del volume d'aria prelevato e con la luce: per
tale motivo, i opportuno eseguire dei prelievi brevi (2-3 ore; pi~
campioni possono ~ssere poi uniti . tra loro e trattati insieme), e con
il dispositivo di campionamento avvolto da foglio d'alluminio per
proteggerlo dalla luce . Il fenomeno dell'ossidazione risulta inoltre
ridotto .se si impiega al posto del filtro in fibra, una membrana pi~
inerte quale il teflon: questa però non può essere utilizzata se
l'aerosol i costitu'ito soprattutto da nebbie, per la sua scarsa
bagnabilità (l'olio dopo breve tempo non viene pi~ assorbito dalla
membrana e si accumula tra questa e il portafiltro).
Campionamenti di tipo "statico", a portate maggiori di quelle
comunemente utilizzate con i campionatori personali, sono utili per
prelievi con funzione di screening o per test biologici, per i quali
sono necessarie maggiori quantità di sostanza da analizzare.
4.2 Trattamento del campione
I campioni, conservati p'referibilmente in frigorifero o in
congelatore, vengono trattati con ultrasuoni in solventi che garanti
scano una buona estraibilità degli IPA dai supporti di prelievo (per i