Scandalo Al Ballo

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SCANDALO AL BALLO Alessandro Ferrera era sdraiato sul divano del suo appartamento di Milano, un bicchiere di whisky in bilico sullo stomaco, gli occhi chiusi. Maria Callas cantava in sottofondo, permeando la stanza di un'aria tragica che ben si adattava al suo stato d'animo. Accanto a lui, gettata sul tavolino come un insulto, c'era la lettera che sapeva non avrebbe dovuto aprire, perché non era la prima velenosa insinuazione che riceveva ormai da qualche settimana. La sua bocca ebbe un fremito di disgusto per la mancanza di forza di volontà che aveva dimostrato. Se avesse usato anche solo un briciolo della caparbia determinazione per la quale era noto nel mondo degli affari, avrebbe cestinato la lettera senza aprirla, con tutto lo sdegno che meritava. Aveva scoperto però che il cuore e la mente erano due forze ben distinte che agivano in modo autonomo, soprattutto se di mezzo c'era quella stupenda, passionale, caparbiamente indipendente, strepitosamente sexy strega dai capelli rossi di sua moglie. Bevve un sorso di whisky. «Sì, la signora Ferrera ha pranzato con il signor Valente nel suo appartamento di Londra.» Ricordò la conferma che aveva avuto l'unica volta che aveva voluto un riscontro alle insinuazioni. «Sì, l'incontro si è protratto fino a pomeriggio inoltrato.» «Sì.» Quando lui glielo aveva domandato, Meredith l'aveva ammesso tranquillamente. «Abbiamo pianificato insieme la sua campagna di marketing nel Regno Unito, prima di lasciare campo libero alla mia squadra.» La conversazione aveva avuto luogo alcune settimane prima e lei era sembrata davvero innocente. La sua deliziosa mogliettina, che aveva sposato da neppure un anno, gli aveva riferito del suo pomeriggio trascorso a parlare d'affari con Marco, il suo migliore amico, mentre spogliava lui, Alessandro, mentre faceva l'amore con lui. Si era strusciata contro di lui e aveva spazzato via i suoi sospetti – e tutti i suoi pensieri – con il proprio corpo di seta, i baci ardenti e quel modo di fare l'amore che lo aveva fatto sentire un idiota geloso per aver dubitato di lei. Allora perché ci stava ripensando? Perché Meredith aveva avuto una storia con Marco prima di mettersi con lui. Gli aveva detto che fra loro c'era solo un rapporto di amicizia e di lavoro, ma l'amico non era stato altrettanto veloce nel concordare. E adesso Alessandro stava ripensando con il senno di poi alla risposta di Marco. Un terribile errore, visto che la lettera ancora stillava il suo veleno. Bevve un altro sorso di whisky. Meredith si trovava ancora a Londra a seguire gli ultimi stadi della campagna Valente. Nelle ultime due settimane erano riusciti a ritagliarsi solo una notte insieme... una breve, rabbiosa, appassionata notte prima che lui facesse ritorno a Milano. Si erano accusati a vicenda di essere il colpevole della loro sempre più frequente lontananza. Avevano litigato, fatto l'amore e litigato di nuovo. Poi lui era partito. Il tutto era accaduto cinque giorni prima e, se quel giorno non avesse ricevuto la lettera, Alessandro sarebbe stato pronto a strisciare in ginocchio dovunque lei volesse per fare la pace. E adesso? * * * In un turbinio di eccitazione che rasentava il panico, Meredith si precipitò fuori dal bagno e quasi inciampò nel grosso cane nero. «Devi proprio stare dietro ogni porta, Mutt?» gemette. L'animale non si disturbò a muoversi. Si limitò a guardarla recuperare il cellulare e chiamare Alessandro, per poi lasciarsi cadere sul letto mordendosi il labbro in attesa che lui rispondesse. Era scioccata. Non sapeva se essere felice o disgustata, commossa o terrorizzata. Aveva bisogno di conoscere la reazione di Alessandro in modo da... «Ciao...» «Alessandro...» Balzò in piedi. «Sono io» annunciò senza fiato. «Lo so» rispose lui impaziente. «Che cosa vuoi, Merry?» Che cosa vuoi?

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SCANDALO AL BALLO

Alessandro Ferrera era sdraiato sul divano del suo appartamento di Milano, un bicchiere di whisky in bilico sullo stomaco, gli occhi chiusi. Maria Callas cantava in sottofondo, permeando la stanza di un'aria tragica che ben si adattava al suo stato d'animo. Accanto a lui, gettata sul tavolino come un insulto, c'era la lettera che sapeva non avrebbe dovuto aprire, perché non era la prima velenosa insinuazione che riceveva ormai da qualche settimana.La sua bocca ebbe un fremito di disgusto per la mancanza di forza di volontà che aveva dimostrato. Se avesse usato anche solo un briciolo della caparbia determinazione per la quale era noto nel mondo degli affari, avrebbe cestinato la lettera senza aprirla, con tutto lo sdegno che meritava.Aveva scoperto però che il cuore e la mente erano due forze ben distinte che agivano in modo autonomo, soprattutto se di mezzo c'era quella stupenda, passionale, caparbiamente indipendente, strepitosamente sexy strega dai capelli rossi di sua moglie.Bevve un sorso di whisky.«Sì, la signora Ferrera ha pranzato con il signor Valente nel suo appartamento di Londra.» Ricordò la conferma che aveva avuto l'unica volta che aveva voluto un riscontro alle insinuazioni. «Sì, l'incontro si è protratto fino a pomeriggio inoltrato.»«Sì.» Quando lui glielo aveva domandato, Meredith l'aveva ammesso tranquillamente. «Abbiamo pianificato insieme la sua campagna di marketing nel Regno Unito, prima di lasciare campo libero alla mia squadra.»La conversazione aveva avuto luogo alcune settimane prima e lei era sembrata davvero innocente. La sua deliziosa mogliettina, che aveva sposato da neppure un anno, gli aveva riferito del suo pomeriggio trascorso a parlare d'affari con Marco, il suo migliore amico, mentre spogliava lui, Alessandro, mentre faceva l'amore con lui. Si era strusciata contro di lui e aveva spazzato via i suoi sospetti – e tutti i suoi pensieri – con il proprio corpo di seta, i baci ardenti e quel modo di fare l'amore che lo aveva fatto sentire un idiota geloso per aver dubitato di lei.Allora perché ci stava ripensando?Perché Meredith aveva avuto una storia con Marco prima di mettersi con lui. Gli aveva detto che fra loro c'era solo un rapporto di amicizia e di lavoro, ma l'amico non era stato altrettanto veloce nel concordare. E adesso Alessandro stava ripensando con il senno di poi alla risposta di Marco. Un terribile errore, visto che la lettera ancora stillava il suo veleno.Bevve un altro sorso di whisky. Meredith si trovava ancora a Londra a seguire gli ultimi stadi della campagna Valente. Nelle ultime due settimane erano riusciti a ritagliarsi solo una notte insieme... una breve, rabbiosa, appassionata notte prima che lui facesse ritorno a Milano. Si erano accusati a vicenda di essere il colpevole della loro sempre più frequente lontananza. Avevano litigato, fatto l'amore e litigato di nuovo. Poi lui era partito. Il tutto era accaduto cinque giorni prima e, se quel giorno non avesse ricevuto la lettera, Alessandro sarebbe stato pronto a strisciare in ginocchio dovunque lei volesse per fare la pace.E adesso?

* * *

In un turbinio di eccitazione che rasentava il panico, Meredith si precipitò fuori dal bagno e quasi inciampò nel grosso cane nero. «Devi proprio stare dietro ogni porta, Mutt?» gemette.L'animale non si disturbò a muoversi. Si limitò a guardarla recuperare il cellulare e chiamare Alessandro, per poi lasciarsi cadere sul letto mordendosi il labbro in attesa che lui rispondesse.Era scioccata. Non sapeva se essere felice o disgustata, commossa o terrorizzata. Aveva bisogno di conoscere la reazione di Alessandro in modo da...«Ciao...»«Alessandro...» Balzò in piedi. «Sono io» annunciò senza fiato.«Lo so» rispose lui impaziente. «Che cosa vuoi, Merry?»Che cosa vuoi?

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Solo allora Meredith ricordò che avevano litigato. Litigavano spesso per la solita storia: lei si rifiutava di ridurre le ore di lavoro per dedicarsi di più a lui. Il suo incredibilmente splendido marito era un prepotente, arrogante, presuntuoso e viziato uomo italiano a cui piaceva esercitare il pieno controllo su ogni aspetto della propria vita. E poiché lei si rifiutava di lasciargli controllare anche la sua vita, lui le parlava in quel modo.«Sei ancora arrabbiato con me» lo accusò.«Non sono arrabbiato con te.»«Allora perché sei così scorbutico?»«Scusa. È tardi e... stavo lavorando.»Mentre poco prima era scioccata ed euforica, ora Meredith si sentiva come un palloncino scoppiato mentre ricadeva sul letto. Alessandro non era certo dell'umore giusto per la notizia che lei era stata sul punto di rivelargli, pensò guardando la striscia di plastica bianca che teneva ancora fra le mani. Non c'era modo di dubitare. Niente forse, niente ma, solo quella riga netta nella finestrella.Incinta di 4-5 settimane.Le si strinse lo stomaco. Dovette fare uno sforzo per simulare un leggero singhiozzo mentre cercava una ragione alternativa per giustificare quella telefonata. «Ti ho chiamato per sapere a che ora devo aspettarti domani...» fu tutto quello che le riuscì di dire.«Domani...?» Guardando la lettera sul tavolo, Alessandro aveva la mente vuota.«Per l'amor di Dio, che cos'hai?» replicò la moglie. «Sei ubriaco? C'è il Ballo di beneficenza dei Balfour domani sera. Ho comprato quel favoloso vestito apposta per l'occasione. E... e c'è qualcosa che devo dirti prima di... prima...»Proprio in quel momento la musica di sottofondo si levò in un crescendo e Meredith emise un gemito soffocato. «È la Callas, vero? Non l'ascolti mai, se non quando...»Come lei si interruppe, Alessandro ingoiò una maledizione, intuendo cosa le passava per la testa.Spesso facevano l'amore con la voce della Callas in sottofondo, preferibilmente in una stanza buia e con l'aria condizionata spenta, in un'atmosfera calda e sensuale. Poteva quasi vedere i loro corpi avvinghiati sotto le lenzuola, i gloriosi capelli di fuoco di Meredith sul cuscino, la sua bocca morbida e appassionata che lo accoglieva...All'improvviso l'immagine di Marco Valente si intromise nella visione e Alessandro scattò in piedi, il corpo rigido. «Stai forse insinuando qualcosa?» sbottò.«No» mormorò Meredith.«Ah, ecco» ribatté lui.Meredith fece un respiro profondo. «Ascolta, so che abbiamo discusso prima della tua partenza, ma...»«Non abbiamo discusso, abbiamo litigato, cara. Tu hai minacciato di lasciarmi e io ti ho invitata a farlo.»«Allora, sei felice e o deluso del fatto che sia ancora qui?»«Te lo farò sapere quando lo saprò.»«Bene, basta che tu lo faccia.»Chiuse la telefonata, furiosa e tremante. Come mai le cose fra loro erano arrivate a quel punto?Lacrime roventi le bruciarono gli occhi. Emise un sospiro triste e rotolò a faccia in giù sul letto per nascondere il viso fra i cuscini, il primo singhiozzo che le sfuggiva dalle labbra.Il telefono squillò.Doveva essere Alessandro.Si mise in ginocchio, si tolse i capelli dal viso con una mano. «Ti amo così tanto!» singhiozzò al telefono.«Molte grazie, amore mio» rispose una voce diversa.«Marco?» domandò Meredith annientata dalla delusione.

* * *

Alessandro imprecò. Il telefono di Meredith era occupato.Con chi stava parlando?

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Era sconvolta quando aveva riagganciato. Aveva sentito il pianto nella sua voce e adesso si sentiva il più infimo degli uomini.Chi poteva aver chiamato per sfogarsi?La risposta ai suoi sospetti arrivò quando compose il numero di Marco Valente. E trovò occupato.Si alzò in piedi di scatto, cercando di non arrivare a conclusioni affrettate, ma poi il suo sguardo cadde sulla lettera sul tavolino.La lettera velenosa.Raccogliendola, Alessandro riguardò quelle parole funeste, poi l'appallottolò con rabbia e la scagliò dall'altra parte della stanza. Prese il telecomando dello stereo e spense la musica. Il silenzio lo circondò come uno freddo sudario e una gelida lucidità diradò la nebbia emotiva dalla sua testa.Riprese il telefono e chiamò il capo della sicurezza.

«Non dire sciocchezze!» rispose Meredith alla sua curiosa cugina. «Certo che il nostro matrimonio non è in crisi.»«E allora dov'è Alessandro?» chiese Cindy. «Non lo vedo qui a danzare con sua moglie.»Be', in effetti non c'era, perché era evidente che in quel momento non voleva proprio avere una moglie, pensò Meredith amaramente.«Ha fatto tardi a Milano» borbottò. Era la scusa che andava ripetendo da quando era arrivata a Balfour Manor, dove aveva dovuto recarsi sola, visto che Alessandro non si era fatto vedere e lei si sarebbe tagliata la gola piuttosto che chiamarlo di nuovo per chiedergli dove fosse.Calde lacrime le bruciarono gli occhi. Non si era neppure preso il disturbo di richiamarla. Le aveva fatto avere solo un messaggio dalla sua segretaria: «Il signor Ferrera è ancora in riunione. Ha chiesto di avvisarla che sarà in ritardo».«Il vostro è davvero uno strano tipo di matrimonio a distanza, Merry» osservò Cindy. «Se io fossi sposata con un uomo bello e affascinante come Alessandro, non lo perderei di vista un istante.»Non l'aiutava sapere che la cugina aveva ragione. «Ci stiamo lavorando» rispose, poi cambiò argomento perché non voleva discutere di Alessandro con nessuno, neppure con se stessa. «Che cosa sta succedendo qui stasera? Sembra che tutti i Balfour presenti si aspettino di essere fucilati alla schiena.»«Non hai saputo? C'è uno scandalo nell'aria.» Cindy abbassò la voce. «A quanto pare, non è tutto oro quello che luccica nel mondo dei Balfour in questo momento.»«Su, non essere cattiva.» Meredith guardò con cipiglio la bella cugina bionda. «Hanno appena seppellito la povera zia Lillian...»«E lo zio Oscar ha tempestivamente esibito una figlia illegittima con un'età sufficiente a infangare il suo matrimonio con la povera Lillian» sottolineò Cindy. «Emily era a pezzi ed è fuggita.»«Lo so, ma...»«Eccola, è quella creatura spaventata con quei favolosi capelli neri che sta laggiù » sussurrò Cindy in tono drammatico. «Lo zio Oscar non è per nulla contento della scomparsa di Emily. E per quel che posso dire, neppure le sue figlie sono felici, anche se è tutta sera che sorridono come delle perfette principesse. E poi ci sei tu.» Cindy riportò la sua lingua tagliente sulla povera Meredith. «Che sei apparsa qui sola senza marito, pallida e triste.»Meredith dovette lottare per non portarsi una mano allo stomaco. «Non sono pallida e triste.»Anche se era proprio così che si sentiva.«Allora le voci su te e Marco Valente non sono vere?»A Meredith si raggelò il sangue.Voci? Quali voci?Cindy stava insinuando quello che pensava?«Cosa diavolo stai dicendo?» chiese frastornata.«Oh, andiamo, Merry» sospirò Cindy. «Lo sanno tutti che siete diventati molto intimi...»Intimi? «È uno dei tuoi stupidi scherzi? Io lavoro con Marco, e questo è tutto.»«Meredith...?» la chiamò un'altra voce.Cindy sgranò gli occhi blu. «Be', guarda un po' chi abbiamo qui!» mormorò, voltandosi verso la figura alta, scura e prestante di Marco Valente, prima di posare di nuovo lo sguardo sul viso

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arrossato di Meredith. «Fossi in te, non mi lamenterei» confidò insinuante prima di allontanarsi.Meredith cominciava a sentire un senso di nausea, mentre si guardava intorno nella sala da ballo scintillante con la sensazione di essere diventata una facile preda. I paparazzi erano dappertutto. Avevano sentito i pettegolezzi su di lei?«Stai bene, Meredith? Sembri sconvolta.»Sconvolta non era la parola giusta. «Hai sentito anche tu le chiacchiere che ci riguardano?» gli chiese in modo diretto.Lui le rivolse uno sguardo accigliato, apparentemente ignaro quanto lei delle voci sul loro conto.In quel momento un flash li illuminò e lei prese Marco per un braccio. «Andiamo, ho bisogno di parlarti in privato.»Ancora accigliato, Marco le cinse la vita con un braccio e la guidò verso la terrazza. Fuori la notte profumava di fiori di ciliegio. Meredith si lasciò guidare giù per la grande scalinata fino al giardino, lungo il filare di luci che indicavano il cammino fino all'enorme gazebo.Le note di un valzer vecchio stile partirono come lui si fermò in una parte in ombra del giardino. «Allora, dimmi che cosa sta succedendo.» La fece voltare verso di sé. «Ma prima dimmi, perché Alessandro non è qui con te questa sera?»Sembrava così severo che Meredith avrebbe voluto mettersi a piangere. «Noi... abbiamo litigato al telefono la notte scorsa» confessò. «Ma non riesco ancora a credere che abbia potuto deludermi in questo modo.»«Non so che cosa gli prenda ultimamente» osservò Marco. «Non posso dirgli nulla senza provocare la sua reazione rabbiosa.»«Ma allora si comporta così anche con te!» Alzò gli occhi perplessi a incontrare quelli di lui. «Pensavo ce l'avesse con me soltanto.»«No, è così da settimane. Non penserai che abbia qualche...?»Si interruppe, ma Meredith aveva già intuito cosa stava per dire. Che Alessandro aveva una relazione con un'altra donna. L'idea le fece vacillare le gambe. «Prova a invertire gli elementi» suggerì lei. «Da quello che Cindy mi ha detto, pare che siamo noi quelli che hanno una storia.»«Stai scherzando?»Rimandando indietro le lacrime, Meredith scosse la testa.Che cosa stava succedendo? Perché d'improvviso era tutto così sottosopra?Un singhiozzo le sfuggì dalla gola.«Non piangere.» Soffocando un'imprecazione, Marco l'attirò più vicino. «Gli parlerò. Possiamo chiarire questa follia.»«Tu credi?» chiese lei speranzosa.* * *Alessandro uscì in terrazza giusto in tempo per vedere sua moglie fra le braccia del suo cosiddetto migliore amico e sentì il cuore fermarsi nel petto. Sembravano due amanti baciati dalla luce della luna e i loro corpi creavano un'ombra a forma di cuore. Mentre guardava, vide Meredith sollevare il viso e dire qualcosa, il suo ex migliore amico che chinava la testa e le baciava le morbide labbra socchiuse.Una nebbia rossa di rabbia gli invase la mente. Senza rendersene conto, si risvegliò dal torpore, avanzò a grandi passi verso i due e infilò un braccio fra loro per dividerli, spostando sua moglie di lato.Sentì il suo grido: «Alessandro!» e notò lo stupore sul viso di Marco un attimo prima che il suo pugno lo colpisse. Avvertì il fiotto caldo di rude soddisfazione nel proprio corpo sentendo il gemito che Marco emetteva prima di finire K.O. sull'erba.«No!» gemette Meredith. Cercò di raggiungere Marco, ma fu respinta dal braccio che la imprigionava. Nello smoking delle grandi occasioni, parecchio più alto e imponente di lei, Alessandro era così forte che Meredith non aveva alcuna speranza di liberarsi. «Come hai potuto?» lo aggredì.«Oh, è stato facile» rispose Alessandro con un ghigno furente.Tutto in lui dimostrava chiaramente che ribolliva di rabbia e, quando mormorò qualcosa in italiano,

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Marco si agitò a terra e lei sentì un brivido di paura correrle lungo la schiena. «No, per favore, non colpirlo di nuovo!»Si voltò a guardarlo in viso e ciò che scorse nei suoi lineamenti induriti dalla collera le serrò la gola. Era sbiancato, nonostante la sua naturale abbronzatura. I suoi bellissimi occhi color cioccolato che di solito riuscivano a farla sciogliere nascondevano adesso qualcosa che l'avrebbero fatta scappare se solo ne avesse avuta la possibilità.Le sfuggì un lamento.D'un tratto capì che Alessandro aveva sentito i pettegolezzi e aveva visto il bacio.

«Non è come pensi!» si affrettò a dichiarare Meredith.Il ghigno che si disegnò sulle labbra sensuali di Alessandro la fece rabbrividire. Sembrava così pericoloso che il cuore le balzò in gola. E lui non la stava neppure guardando. Non l'aveva fatto neanche una volta da quando era arrivato.La sua attenzione era tutta concentrata su Marco, mentre imprecava in italiano. Non aveva alzato la voce, ma il tono era così gelido da suonare ben più terrificante.Marco, che era rimasto saggiamente a terra a massaggiarsi la mascella, non replicava alle accuse. Meredith intanto si era aggrappata ai risvolti della giacca di Alessandro e tremava tanto da sembrare sul punto di svenire.Le velenose parole della lettera gli fluttuavano nella mente.Meredith e Marco. Sua moglie e il suo migliore amico.Scosso da una devastante emozione che non riusciva neppure a definire trasformò il braccio in una morsa intorno alla vita sottile della moglie, trascinandola verso la casa.«Smettila di tirarmi!» protestò Meredith.Lui quasi non la udì.«Non è come pensi!»Questo l'aveva sentito bene. «Stai zitta!»«No!»Meredith si fermò in cima alle scale che portavano alla terrazza, riuscendo a liberarsi dalla sua stretta. «Io non sono un oggetto che ti appartiene! Non hai il diritto di trattarmi come se lo fossi. E se osi dirmi un'altra volta di stare zitta, io... io...»Voltandosi verso di lei, Alessandro si sentì come se avesse ricevuto un pugno. Era così bella che gli faceva male guardarla. Solo allora notò l'abito scintillante, con il corpetto lucente riempito alla perfezione dal suo seno ansante. La sua pelle di perla brillava al chiaro di luna e i suoi favolosi capelli rossi fluttuavano nell'aria come lingue di fuoco. La sua bocca morbida tremava, gli occhi scintillavano di lacrime.Un istinto primitivo crebbe dentro di lui. Avrebbe voluto prenderla fra le braccia e dimostrarle che lei gli apparteneva eccome, ma non osò farlo, perché non poteva prevedere quale altro istinto si sarebbe impossessato di lui se l'avesse fatto!E una cosa era certa: non sarebbe di sicuro crollato a pezzi lì, su quella terrazza, con l'amante di Meredith che li guardava.Come se avesse intuito i suoi pensieri, lei rivolse uno sguardo impotente al prato dietro di loro.E un nuovo sentimento si impossessò di Alessandro.Riconobbe la cruda e gelida sensazione. Paura. Temeva che lei tornasse da Marco.Mosso ancora una volta dall'istinto, allungò un braccio e catturò una mano di Meredith, impedendole di correre dal suo amante. «Andiamo dentro!» ruggì lui deciso.Lei guardò disperata il suo viso cupo. «Per l'amor di Dio, Alessandro» lo pregò. «Non possiamo rientrare questo modo.»«Andiamo dentro!» ripeté furioso. «E vedi di recitare la parte della moglie adorante fino alla fine.»«Tu... È tutto un equivoco...»«Non c'è nessun equivoco, ho capito benissimo.» Si fermò di colpo per voltarsi verso di lei. «Lo stavi baciando, l'avrebbe visto chiunque si fosse curato di guardare.»«Non è vero!» negò lei. «Non mi stava baciando. Lui...»«Ricomponiti.» Riprese a camminare. Non voleva sentire le sue giustificazioni.

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Nel momento in cui rientrarono in sala l'orchestra iniziò un altro valzer e Alessandro la prese fra le braccia. «Sorridi» le intimò, mentre la trascinava sulla pista.Meredith dovette aggrapparsi a lui per riuscire a stare in piedi. Le sue gambe si erano trasformate in gelatina e la sua testa era piena di... «Lui stava soltanto...»Alessandro le rivolse uno sguardo luccicante. «Vuoi davvero parlarne ora?»«Io... No.» Ovvio che no. Li stavano guardando tutti.«Allora balla» rispose Alessandro brusco, stringendola con forza contro il proprio corpo rigido e furioso. «Fingi di amarmi ancora.»«Ma io ti amo!» esclamò Meredith in un sussurro.«Quando ne hai voglia.»Lei emise un respiro soffocato quando il suo cinismo la ferì come un coltello. «Sono rimasta sorpresa quanto te quando Marco... quando lui ha...»Lui non disse nulla.«Tu non ti sei fatto vedere e io ero sconvolta, poi ho sentito quegli orribili pettegolezzi...»«Povera Meredith trascurata.»«Non sono trascurata!» rimbeccò lei, cercando di non alzare la voce. «Ma tu non ti sei preso il disturbo di venire a Londra e ho pensato...»«Hai pensato di farti accompagnare dal tuo amante?»«Non sono venuta qui con lui. E Marco non è il mio amante!» Alzando in modo repentino la testa, Meredith gli rivolse uno sguardo furioso. «Come osi dire una cosa simile? Quando mai ti ho dato motivo anche solo di pensarlo?»Come osava?Alessandro incrociò il bagliore scuro dei propri occhi con il lampo arrabbiato di quelli di lei e diede inizio a un duello di fuoco. Non si era mai sentito così feroce in vita sua. Non c'era un grammo di lui che non fosse attraversato da una rabbia primitiva che non aveva mai pensato di poter nutrire.Amava quella donna alla follia. Era lei che lo rendeva feroce.E Meredith avvertiva tutta la sua ferocia. Si percepiva nell'aria come una tempesta ed era sul punto di esplodere con violenza, per questo tutti i suoi sensi erano all'erta. Gli occhi di Alessandro erano cupi come la notte, i lineamenti del suo viso tesi, la bella bocca tirata. Era bello, meraviglioso e...Inspirò a fondo, nella speranza di calmare i sensi devastati. Come gonfiò il petto, le punte dei suoi seni toccano il solido contorno del corpo di lui velato dalla camicia di seta e il suo respiro si trasformò in un rantolo soffocato.Il fuoco della consapevolezza incendiò gli occhi di Alessandro e lei tremò.Continuarono a volteggiare stretti l'uno all'altra per non interrompere le danze e scontrarsi con gli altri ospiti sulla pista da ballo, ma ciò che Alessandro si augurava più di tutto era placare la tensione fra loro. Aveva costretto Meredith a danzare perché aveva creduto fosse il modo migliore per attraversare la sala senza intrattenersi a parlare con gli altri invitati, ma ora desiderava essersela caricata sulle spalle come un bruto e averla condotta via passando dal giardino.Dio, era così bella. Anche in quel momento d'angoscia. Il vestito color martin pescatore, come gli aveva detto lei, era favoloso, adornato da gocce di cristallo che si intonavano perfettamente alle lacrime che le brillavano negli occhi.Le guardò la bocca, la morbida, ampia bocca tremante, e qualcosa sembrò esplodere dentro di lui. Colpa dell'impronta che un altro uomo aveva lasciato su quelle labbra. Dilatò le narici nel tentativo di respirare a fondo per calmarsi. La tensione vibrava fra loro. Poteva sentire il cuore di Meredith che martellava selvaggiamente dentro il petto, il suo stesso battito così violento da rimbombargli in testa.«Ti amo, Alessandro. Quello che hai visto era solo un gesto d'affetto senza nessuna importanza.»Lui si fermò, proprio al centro della sala da ballo, l'abito di lei che si avvolgeva intorno al suo corpo per l'improvvisa battuta d'arresto, e abbassò la testa per impossessarsi di quella bugiarda, traditrice, bellissima, appassionata bocca.Fu come cavalcare sulla cresta di un'onda selvaggia di disperato fervore e rabbia bruciante. Tutto ciò che Meredith poté fare fu aggrapparsi a lui e abbandonarsi a quel bacio, poiché non poteva

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contrastarlo. Si aggrappò a lui, mentre Alessandro la stringeva contro la propria possente erezione. E il calore bruciante della sua passione la fece sciogliere. Era l'unico uomo che riuscisse a farla sentire in quel modo.Lui sollevò la testa e la guardò. I suoi occhi annebbiati apparivano esotici e profondi. Poi fissò le sue morbide labbra dischiuse, ancora rosse per il bacio che lui le aveva dato.«Questo sì» disse ruvido, «che era un bacio.»Sollevando le dita delicate, Meredith gli sfiorò le labbra. «Proprio quello che intendevo» mormorò.

L'accenno esitante di un applauso ruppe la concentrazione assorta con la quale si fissavano e subito Alessandro e Meredith si resero conto di essere oggetto di un centinaio di sorrisi divertiti.Prendendo la sua mano, lui le scostò le dita che aveva posato sulle sue labbra e si esibì in un pigro sorriso. Vide Oscar che li studiava soddisfatto e molte delle belle cugine di Meredith sembravano sollevate. I pettegolezzi erano acqua passata, notò, anche se non era stato quello il motivo per cui aveva baciato Meredith.Poi vide Marco. Stava in un angolo e li guardava con espressione fredda. Si toccò la mascella dove lui l'aveva colpito poi il suo sguardo tornò a farsi gelido ed entrambi gli uomini seppero che lo scontro fra loro era ancora aperto.Alessandro tornò a concentrarsi su Meredith, ancora stretta a lui. Le guance erano arrossate e gli occhi cercavano di nascondere l'impellente bisogno di trovarsi completamente sola con lui e con il desiderio che ruggiva dentro il suo corpo di uomo. «Andiamocene di qui» le disse.Con la controllata disinvoltura di un uomo abituato ai flash dei paparazzi, le passò un braccio intorno alla vita e riuscì ad apparire incurante della miriade di commenti che il suo gesto aveva alimentato. Attraversò la sala da ballo con le dita strette intorno alla vita di Meredith in segno di possesso, mentre lei ancora si aggrappava alla sua camicia sotto la giacca, perché le sue gambe tremanti non la reggevano.Meredith intravide Cindy che li osservava con un sorrisetto contrito e le inviò un fiero sguardo di sfida, al quale la cugina rispose con un gesto di scuse. Il bacio appassionato era stato una perfetta copertura della realtà, riconobbe, ma questo non toglieva il fatto che soltanto di una copertura si era trattato.

Lei e Alessandro avevano un bel po' di problemi da affrontare, non ultimo la notizia shock che lei doveva ancora comunicargli. E stava proprio pensando a questo, in mezzo a tutto quel caos che le agitava lo stomaco.Finalmente raggiunsero il corridoio. Alessandro si fece da parte per telefonare, mentre Meredith salutava la moltitudine di Balfour che le si era radunata intorno. Le cugine erano come un gruppo di incantevoli fiori esotici.Le gemelle Olivia e Bella erano due bionde mozzafiato, ma apparivano stranamente tese e sottomesse in quel momento. Erano figlie della prima moglie di Oscar, che era morta dando alla luce Zoe, la loro sorellina. Poi c'erano Annie, Sophie e Kat con la madre Tilly, seconda moglie di Oscar, che viveva ancora a Balfour Manor anche se aveva divorziato dal marito da anni. E, naturalmente, c'era Mia, l'ottava figlia di Oscar recentemente riconosciuta. Meredith si domandava chi fosse la madre della ragazza, ma non osò chiederlo. Mancava invece la più giovane, Emily, figlia della zia scomparsa di recente, Lillian.Infine c'era zio Oscar che l'abbracciò con calore. «Va tutto bene fra voi?» indagò serio.Aveva sentito anche lui i pettegolezzi, realizzò Meredith. «Solo piccole scaramucce fra marito e moglie» rispose con un sorriso rassicurante. «Se la situazione dovesse sfuggirmi di mano, so a chi rivolgermi per un consiglio.»Oscar la baciò sul naso. «Mi raccomando, sai che la mia porta è sempre aperta.»«Sì.» Meredith lo sapeva. Da quando sua madre e suo padre, fratello minore di Oscar, erano morti in un incidente d'auto, lo zio era sempre stato disponibile verso di lei. L'aveva aiutata

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economicamente per sostenere le spese del college e aveva investito nella sua attività quando aveva deciso di mettersi in proprio. Quando poi aveva sposato Alessandro, era stato Oscar in persona a condurla con orgoglio all'altare.Meredith amava quella grande, complessa, meravigliosa famiglia. Ogni singolo Balfour aveva costituito il suo mondo. Ma, mentre si voltava a guardare l'uomo che aveva sposato da poco meno di un anno, si rese conto che adesso era lui il centro della sua esistenza.

Il cuore le si gonfiò nel petto. Per la prima volta quando aveva telefonato ad Alessandro in preda al panico la notte precedentemente, comprese appieno quello che stava succedente nel suo corpo.Un bambino... il figlio di Alessandro. All'improvviso le parve così meravigliosamente vero.Avvertendo il suo sguardo, lui si voltò verso di lei. Inconsciamente chiuse il telefono. E, sempre inconsciamente, il suo sguardo perse quel lampo di durezza che non era riuscito a controllare.Come se il cambiamento nel suo sguardo fosse tutto ciò che le serviva, Meredith si diresse verso di lui. Non appena si mossero l'aria intorno a loro sembrò sfrigolare di elettricità. Lui allungò la mano e lei la raggiunse facendo volare le dita sulla sua pelle abbronzata. D'accordo, si disse Meredith, si era scelta un impetuoso e passionale maschio italiano per marito, ma adesso era compito suo restargli accanto, a dispetto di qualsiasi problema avessero dovuto affrontare.Gli rivolse un sorriso teso. «Andiamo» mormorò.Alessandro non riuscì a trovare un sorriso in risposta, ma strinse le dita attorno a quelle di lei. «Vieni» disse bruscamente.Fuori, nel parco che si apriva verso il lago, un'area era stata transennata per consentire agli elicotteri di atterrare. In quel punto era in attesa anche il suo velivolo privato e ci vollero solo pochi minuti per salire a bordo.Lui continuava a tenere la mano di Meredith, accarezzando distrattamente gli anelli che lui le aveva regalato, mentre la sua rabbia si raffreddava sempre più.«Verrò domattina a prendere la mia auto» mormorò Meredith mentre sorvolavano il bosco intorno alla proprietà Balfour.Girando la testa, Alessandro si accigliò. «Perché, dov'è?»«Qui sotto» indicò lei. «Ho guidato fin qui e ho parcheggiato da Tilly, così mi sono potuta cambiare da lei.»Lui aprì le labbra per dire qualcosa, poi cambiò idea. «Manderò qualcuno a prenderla domani» commentò.Meredith si voltò a guardarlo. «Non è stato Marco ad accompagnarmi.» La minaccia delle lacrime tornò, si sentiva nella voce. «Non so come siano cominciati quei pettegolezzi, ma non c'è un grammo di verità in quel che dice la gente. Mi fa male sapere che non ti fidi abbastanza di me da crederlo.»Lui la studiò nel silenzio che si ispessiva lentamente, il pallore teso e il luccichio di dolorosa sincerità che riverberò nei suoi begli occhi. La sua morbida bocca tremava e lui riusciva a intravedere il battito del suo cuore sotto la pelle diafana del collo. La tensione fra loro era palpabile, ma non era dovuta solo al silenzio che lui stava protraendo.Voleva crederle. Voleva prenderla fra le braccia e fare almeno finta di crederle, buttarsi quell'orribile episodio alle spalle e baciarla come non l'aveva mai baciata prima.Curvò le labbra in un'espressione amara di fronte alla propria vulnerabilità.Lei doveva essersene accorta, perché gli strinse la mano e si fece più vicina, in modo da posargli un bacio gentile sulle sue labbra.Come un guerriero improvvisamente privato della propria armatura, lui le infilò la mano libera fra i capelli e approfondì il bacio.Qualcosa dentro di lei le diceva che Alessandro aveva ceduto con troppa facilità, ma Meredith non voleva ascoltare quella voce. Era lì, fra le sue braccia, esattamente dove voleva essere, dolci brividi che le si agitavano dentro. Si avvicinò a lui ancor di più e, come il suo seno gli sfiorò il petto, sentì il battito accelerato del suo cuore contro la propria pelle. Qualunque cosa ci fosse da risolvere fra loro, non si poteva certo negare che entrambi erano desiderosi di saziare l'appetito che in quel momento li stava divorando.

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Con il resto avrebbe potuto... avrebbe dovuto venire a patti.L'elicottero atterrò sul tetto della loro casa. Alessandro sollevò la testa. «Ho le prove della tua relazione con Marco» dichiarò.

Fu come ricevere uno schiaffo in pieno viso. Meredith sussultò e si scostò da lui.L'aveva fatto di proposito: l'aveva baciata in modo che lei abbassasse le difese per poi affondarle il coltello nel petto.Conscio che il pilota stava aspettando che scendessero, Alessandro distolse lo sguardo dal suo viso sconvolto, aprì il portellone e uscì nella notte scura.Meredith scese a sua volta e si incamminò davanti a lui, i capelli rossi che fluttuavano sulla schiena ad ogni passo come una cascata di fuoco. Lui fece una smorfia mentre la seguiva più lentamente.Quando Alessandro entrò nell'attico, lei era già sparita giù per le scale avvolta in un fruscio di seta. Mutt, il loro cagnolone nero, era seduto in cima alla scala, la grossa coda scura che si agitava sul pavimento. Un barlume di sorriso ammorbidì i lineamenti contratti del viso di Alessandro e in quel momento il cane gli si avventò addosso abbaiando festoso. «Va bene, stupidone» gli disse con affetto. «Non c'è bisogno che mi rovini il vestito.»Il cane non era soltanto stupido, ma si rifiutava di obbedire a qualsiasi comando, continuando a saltare fino a che non veniva accarezzato e coccolato.Alessandro sentì la porta che si chiudeva al piano di sotto e il suo sorriso si spense. Il cane sembrò capire la situazione e tornò a sedersi.«Allora, dove si è nascosta, Mutt?» gli domandò Alessandro.Mutt si alzò e si diresse verso le scale, ma si fermò in attesa che il suo padrone lo raggiungesse. Forse quel cane non era poi così stupido, pensò Alessandro, poiché con il muso stava indicando la porta della stanza da letto, prima di correre giù, gradino dopo gradino.Alessandro lo seguì fino alla camera da letto matrimoniale. Si fermò sulla soglia, guardando Mutt che sgattaiolava verso Meredith, in equilibrio precario su un piede mentre si toglieva una scarpa. Il cane le diede un colpetto alla mano e lei quasi cadde. «Oh, grazie, Mutt» mormorò.«Penso stia cercando di avvertirti che sono qui» spiegò Alessandro.Meredith sembrò irrigidirsi per un secondo, poi si allungò ad afferrare qualcosa dal letto. Era qualcosa di bianco, come il suo cellulare, notò Alessandro prima che lei lo facesse sparire nelle pieghe della gonna.Aveva forse avuto intenzione di chiamare il suo amante prima che lui la raggiungesse? Marco era così importante per lei che non riusciva a pensare ad altro che a lui?La gelosia si riversò acida nelle sue vene. Come lei sollevò il mento, lesse la sfida sul suo viso pallido. La tensione sfrigolava fra loro come una corrente elettrica. E attaccava Alessandro in ogni centimetro del suo corpo, accompagnata da immagini in cui lui mandava tutto al diavolo e la spingeva sul letto.La voleva. Un animale selvaggio ringhiava dentro di lui. Era sua moglie, la sua donna. Si sentiva così possessivo!Come se percepisse ciò che stava accadendo, Mutt emise un ringhio di avvertimento.Alessandro guardò il cane pronto a difendere la sua padrona e quasi ringhiò anche lui. «Fuori» gli intimò.«Non sfogare la tua rabbia su di lui» intervenne Meredith intimorita.«Fuori» ripeté lui, alzando una mano a indicare la porta, e Mutt, grosso com'era, si arrese al potere maggiore e sgattaiolò fuori dalla stanza.Alessandro chiuse la porta e si girò verso Meredith che stava incrociando le braccia sopra il corpetto luccicante. La belva che era in lui emerse di nuovo, istigato dalle curve morbide del seno della moglie strizzato dall'indumento che sembrava fatto apposta per provocarlo.La bocca carnosa di lei si serrò per un secondo, poi le labbra si dischiusero quando prese un respiro. «D'accordo.» Sollevò la testa orgogliosa. «Mostrami le tue prove.»Vagamente sorpreso che lei avesse lanciato la sfida per prima, senza proferire parola si diresse verso il televisore appeso alla parete di fronte al letto e lo accese.Perplessa, Meredith lo osservò mentre modificava le impostazioni dello schermo. Un'immagine

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della casa e del parcheggio sottostante comparve sullo schermo. Alessandro si tolse la giacca mentre si vedeva la Porsche argentea di Marco che si fermava all'ingresso. «È la registrazione delle telecamere di sicurezza» spiegò Alessandro mentre Marco si dirigeva verso il palazzo. «Continua a guardare e lo vedrai entrare in uno degli ascensori.»Senza riuscire a capire dove volesse andare a parare, Meredith volse lo sguardo interrogativo verso Alessandro che si stava allentando la cravatta. Aveva il mento sollevato, gli occhi freddi sotto le ciglia scure e folte. «E questo dovrebbe significare qualcosa per me?» gli chiese.«Vuoi fare ancora l'innocente, Merry?» Le rivolse una smorfia. «Siete stati amanti per settimane, forse di più.» Scosse la testa mentre sbottonava il colletto della camicia. «Chi diavolo sa per quanto tempo siete andati avanti a tradirmi tutti e due!»«Non ti ha tradito proprio nessuno!» protestò Merry ostinata. «Marco e io lavoriamo insieme, e lui dovrebbe essere il tuo migliore amico!»«Ho bisogno di bere.»Il modo in cui si diresse verso la porta e l'aprì lasciò Meredith in preda allo shock. Mutt era disteso oltre la soglia e Alessandro lo scavalcò diretto verso la sala. Sconcertata, lei scavalcò a sua volta il cane e lo seguì.Lui era nello studio e si stava versando un drink. Quando la sentì entrare, disse freddamente: «Ti ho richiamata subito l'altra notte, dopo che avevi chiuso il telefono, ma tu stavi parlando con lui».Meredith aprì la bocca per negare, ma poi la richiuse.«Non hai nulla di intelligente da ribattere?» la derise Alessandro.«Lui... Sì, lui mi ha chiamata» confermò. «Pensavo fossi tu.»«Ed essendoti assicurata che io ero ancora a Milano, l'hai invitato qui a tenerti compagnia?»«Dove vuoi arrivare?» gridò Meredith.Quei brillanti occhi verdi simulavano davvero bene lo smarrimento, pensò Alessandro amaramente. Il modo in cui se ne stava lì nel suo vestito da ballo come una principessa, con quella nuvola di fuoco intorno al pallido, bellissimo viso innocente. «Hai appena rivisto il momento in cui è arrivato qui, Meredith. Smettila di fare l'innocente.»«Ti riferisci alla registrazione dell'altra notte?» Sollevò le delicate sopracciglia. «Be', chiunque fosse venuto a trovare, non ero io» dichiarò decisa. «Sono tutte qui le prove che hai?»«Vuoi davvero che vada avanti?»«Sì, se hai dell'altro!» Inspirò a fondo e sospirò. «E voglio che tu sappia che non mi piace quello che stai cercando di buttarmi addosso.»«Pensi che è questo che sto facendo?»Furiosa per il senso d'ingiustizia che provava, Meredith lo raggiunse e gli sfilò il bicchiere di mano proprio mentre stava per bere un sorso. Lo posò con un rabbia sulla superficie più vicina prima di lanciargli uno sguardo di fuoco. «Marco non è venuto trovarmi l'altra notte, e mi aspetto che tu creda a quello che dico!»«Vuoi tornare in camera da letto e guardarlo mentre esce dall'ascensore al piano di sotto e poi si avvia verso le scale?» replicò Alessandro. «Vuoi farmi bere tutto l'amaro calice prima di smetterla con le menzogne?»«Ci sono altri venti piani sotto questo appartamento, la maggior parte dei quali con parecchie altre abitazioni per piano. Può aver preso le scale per andare in un qualsiasi appartamento di quelli!»«In questo caso, perché non ha usato l'ascensore?»«Non lo so!» Quella storia stava cominciando a diventare pazzesca, rifletté Meredith. Era una sorta di incubo senza senso. «Se il sistema di sorveglianza è tanto efficiente, dovrebbe dirtelo lui dove è andato!»«È venuto qui da te.»Meredith strinse i pugni. «Ti avverto, Alessandro, se continui a insistere su questo punto, ti fornirò io una prova, solo per metterti a tacere!»«L'hai fatto, nel giardino di Balfour.»«Con uno stupido bacio fra amici?»La mascella contratta, lui distolse lo sguardo. «Gli amanti colpevoli che rubano un momento

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clandestino... molto commovente.»No, non era affatto commovente, lo si capiva dal tono della sua voce. Ma non era neppure la prova di un tradimento da parte sua. «Per favore, Alessandro, rifletti» lo implorò invece. «Perché mai dovrei avere una storia con qualsiasi altro uomo, quando sono così innamorata di te?»Come se gli avesse indirizzato il peggior insulto possibile, lui si voltò di colpo, girando attorno alla scrivania. Pochi attimi dopo tornò verso di lei porgendole alcune lettere.Guardandolo in modo interrogativo, Meredith vide la tensione che gli serrava le labbra e rendeva il suo viso duro come granito. Come prese le carte, lui le voltò le spalle e andò a recuperare il suo drink.Il silenzio cadde alle spalle di Alessandro, rotto solo dal fruscio della carta. La tensione gli correva sulla pelle. Chiudendo gli occhi, la vide mentre esaminava quelle pagine piene di veleno e sentì i muscoli tendersi. Si era già pentito di averle dato quella robaccia da leggere. Stranamente, si sentiva come un uomo sulla prua di una nave che affonda. Non sapeva da dove derivava quella sensazione, forse dal prolungarsi del silenzio di Meredith.Poi giunse la sua voce, il tremolio nel suo respiro. «Ma... è terribile!»Alessandro si voltò a guardarla. Sembrava tremare da quanto era scossa. La sua bella carnagione chiara era come alabastro e contrastava con il fuoco acceso dei suoi capelli e l'azzurro scintillante dell'abito. Solo le dita si muovevano, correndo fra le carte. Il fruscio arrivò all'apice e si interruppe.Meredith dischiuse le labbra per lasciare uscire un sospiro soffocato. «E tu ci credi?»All'improvviso lo guardò, gli occhi verdi che lo penetravano.Lui non rispose. Non ne aveva bisogno. Il fatto che gliele avesse mostrate parlava da sé.Meredith tornò a guardare le lettere, poi con un singhiozzo le lasciò cadere a terra e si portò una mano alla bocca. «Oh, mio Dio, e adesso?»Colpevole! Lo dicevano le sue parole. «Perché non mi dici la verità e la facciamo finita?»Il suo improvviso scoppio di furore la fece trasalire.La verità? Voleva sapere la verità?Sentendosi come chi cerca di trovare stabilità nel bel mezzo di un terremoto, avanzò verso di lui e gli prese una mano. «Ecco qui la tua verità» disse e mise una striscia di plastica bianca nel suo palmo. «Io ti... ti odio! Hai... hai rovinato tutto.»Detto questo, si voltò e fuggì.Alessandro fissò l'oggetto che gli aveva dato. Non ne aveva mai visto uno simile prima e dovette leggere quello che c'era scritto sopra una decina di volte prima di comprenderne il significato.Incinta di 4-5 settimane.Incinta.Un bambino...Il gelo lo pervase. Come colui che si trova costretto ad affrontare il peggiore sbaglio della propria vita, guardò le lettere a terra.Si chinò a raccoglierle e ancora una volta ebbe la sensazione di trovarsi sulla prua di una nave che affonda. Quando si rialzò, per qualche ragione inspiegabile la sua mente era focalizzata su Marco, il suo miglior amico. Un uomo che avrebbe dato la vita per dimostrare la propria amicizia. Lo stesso uomo a cui lui aveva portato via Meredith, convinto che fra loro ci fosse solo una reciproca simpatia e un rapporto di lavoro, come Merry aveva sempre sostenuto.Eppure Marco aveva detto qualcosa di diverso... Aveva lasciato intendere che lui e Meredith fossero stati amanti. Ma Alessandro sapeva per certo – ne aveva avuto la prova inconfutabile – di essere stato lui il suo primo amante.Il suo unico amante.La dinamica del rapporto fra loro tre d'improvviso si fece confusa, come se i contorni un tempo netti fossero adesso sfumati. E dettagli che gli erano parsi insignificanti presero un senso tutto nuovo.Alessandro ricordò che Marco si era arrabbiato quando lui si era intromesso nel suo rapporto con Meredith, sebbene avesse provato a mascherare la rabbia con il sarcasmo. Marco avrebbe dovuto essere il suo testimone di nozze, ma si era tirato indietro all'ultimo minuto, dichiarando di essersi preso l'influenza. Marco scherzava sempre con Meredith, flirtando con lei quando erano insieme, e

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lui aveva sempre inteso il suo atteggiamento come un desiderio di evasione, la voglia di tornare ragazzi. Marco era sempre pronto a stare vicino a Meredith quando lui non c'era, come in occasione del Gran Ballo organizzato dai Balfour, quando l'aveva abbracciata e baciata senza curarsi di chi potesse vederli e nonostante tutti i pettegolezzi che giravano sul loro conto.Guardò di nuovo le lettere che aveva tra le dita. Stupido idiota!, si disse arrabbiato.Marco voleva ancora Meredith, la desiderava.«Oh, mio Dio!» borbottò.