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ARTE17 AGOSTO 2014Il Sole 24 Ore scaffalarch Venezia scomposta da Koolhaas Guido Beltramini Nel 1853 John Ruskin completava la pubblicazione di The Stones of Venice. Le pietre erano quelle della Venezia pre-rinascimentale, che rivestivano i palazzi o componevano le sagome delle finestre e dei dettagli decorativi. Nel libro si intrecciavano la ruskiniana utopia artigiana in odio alla standardizzazione e la riscoperta del Medioevo tanto cara ai Romantici. Ma soprattutto The Stones of Venice costituiva un'indagine attenta a una identità costruttiva locale "naturale", materica, colorata, in cui un'intera società aveva rispecchiato i propri valori e su cui il tempo aveva deposto le proprie patine. A essa Ruskin riconosceva una superiorità etica e religiosa rispetto al bianco indifferenziato dell'architettura classicista rinascimentale e dei suoi eredi nei secoli successivi. Un'architettura accusata d'essere senz'anima e senza tempo, uguale nel Veneto come nelle campagne del Kent o nelle piantagioni della Virginia, un linguaggio globale precursore l'International style del Movimento Moderno nel Novecento. Con il consueto fiuto per i cambiamenti in atto, Rem Koolhaas ha affidato alla propria Biennale di architettura in corso in questi mesi una virata radicale. Fino ad ora profeta disincantato dell'architettura globalizzata, Koolhaas a Venezia propone letture sulle peculiarità dei linguaggi nazionali dell'ultimo secolo all'avanzare della globalizzazione, e una scomposizione dell'architettura nei suoi elementi di base, dai controsoffitti ai corridoi, dagli impianti alle scale. I risultati sono discontinui, perché se è vero che affettando una mucca si ottengono bistecche, non è detto che poi, riunendole, si ricavi qualcosa in grado di muggire. Ma fra i prodotti felici spicca l'aureo libretto di Giulia Foscari Elements of Venice, dove il processo anatomico koolassiano viene applicato alla secolare storia di Venezia, scomposta nel tempo e nello spazio. La lettura della città è scandita per elementi costitutivi fondamentali del suo tessuto e dei suoi edifici. L'impianto delle facciate riflette nei secoli una mutata organizzazione produttiva, dai primi grandi palazzi-magazzini dove le merci a pianterreno convivono con la parte residenziale superiore, alle facciate celebrative della potenza familiare dal Cinquecento in poi. Foscari è efficace nella visualizzazione delle trasformazioni progressive, ottenute con la sovrapposizione di ulteriori piani oppure con l'inserimento di mezzanini. Lo stesso vale per le infinite variazioni del famoso "pastellon", il pavimento di grande spessore in grado di deformarsi senza fratturarsi accompagnando il movimento differenziato delle murature (inevitabile in case costruite sull'acqua): anche qui si passa dai pavimenti decorati medievali a quelli della Querini Stampalia di Carlo Scarpa. Non mancano gli sguardi polemici alla Venezia di oggi, quando nella categoria "balconi" vengono inseriti quelli delle grandi navi che attraversano il Canal Grande. Elements of Venice è un libro essenzialmente visivo e talvolta semplifica all'essenza temi complessi, ma la lettura della città a partire dai suoi elementi costitutivi è personale e preziosa, anche nel rinnovo radicale dell'iconografia tradizionale di Venezia, intrecciando immagini storiche, frammenti di film, e sofisticati sistemi di visual data. © RIPRODUZIONE RISERVATA Giulia Foscari, Elements of Venice, Prefazione di Rem Koolhaas, Lars Müller Publishers, Zürich, pagg. 696, € 29,00 CULTURA

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ARTE17 AGOSTO 2014Il Sole 24 Ore

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Venezia scomposta da Koolhaas Guido Beltramini Nel 1853 John Ruskin completava la pubblicazione di The Stones of Venice. Le pietre erano quelle della Venezia pre-rinascimentale, che rivestivano i palazzi o componevano le sagome delle finestre e dei dettagli decorativi. Nel libro si intrecciavano la ruskiniana utopia artigiana in odio alla standardizzazione e la riscoperta del Medioevo tanto cara ai Romantici. Ma soprattutto The Stones of Venice costituiva un'indagine attenta a una identità costruttiva locale "naturale", materica, colorata, in cui un'intera società aveva rispecchiato i propri valori e su cui il tempo aveva deposto le proprie patine. A essa Ruskin riconosceva una superiorità etica e religiosa rispetto al bianco indifferenziato dell'architettura classicista rinascimentale e dei suoi eredi nei secoli successivi. Un'architettura accusata d'essere senz'anima e senza tempo, uguale nel Veneto come nelle campagne del Kent o nelle piantagioni della Virginia, un linguaggio globale precursore l'International style del Movimento Moderno nel Novecento. Con il consueto fiuto per i cambiamenti in atto, Rem Koolhaas ha affidato alla propria Biennale di architettura in corso in questi mesi una virata radicale. Fino ad ora profeta disincantato dell'architettura globalizzata, Koolhaas a Venezia propone letture sulle peculiarità dei linguaggi nazionali dell'ultimo secolo all'avanzare della globalizzazione, e una scomposizione dell'architettura nei suoi elementi di base, dai controsoffitti ai corridoi, dagli impianti alle scale. I risultati sono discontinui, perché se è vero che affettando una mucca si ottengono bistecche, non è detto che poi, riunendole, si ricavi qualcosa in grado di muggire. Ma fra i prodotti felici spicca l'aureo libretto di Giulia Foscari Elements of Venice, dove il processo anatomico koolassiano viene applicato alla secolare storia di Venezia, scomposta nel tempo e nello spazio. La lettura della città è scandita per elementi costitutivi fondamentali del suo tessuto e dei suoi edifici. L'impianto delle facciate riflette nei secoli una mutata organizzazione produttiva, dai primi grandi palazzi-magazzini dove le merci a pianterreno convivono con la parte residenziale superiore, alle facciate celebrative della potenza familiare dal Cinquecento in poi. Foscari è efficace nella visualizzazione delle trasformazioni progressive, ottenute con la sovrapposizione di ulteriori piani oppure con l'inserimento di mezzanini. Lo stesso vale per le infinite variazioni del famoso "pastellon", il pavimento di grande spessore in grado di deformarsi senza fratturarsi accompagnando il movimento differenziato delle murature (inevitabile in case costruite sull'acqua): anche qui si passa dai pavimenti decorati medievali a quelli della Querini Stampalia di Carlo Scarpa. Non mancano gli sguardi polemici alla Venezia di oggi, quando nella categoria "balconi" vengono inseriti quelli delle grandi navi che attraversano il Canal Grande. Elements of Venice è un libro essenzialmente visivo e talvolta semplifica all'essenza temi complessi, ma la lettura della città a partire dai suoi elementi costitutivi è personale e preziosa, anche nel rinnovo radicale dell'iconografia tradizionale di Venezia, intrecciando immagini storiche, frammenti di film, e sofisticati sistemi di visual data. © RIPRODUZIONE RISERVATA Giulia Foscari, Elements of Venice, Prefazione di Rem Koolhaas, Lars Müller Publishers, Zürich, pagg. 696, € 29,00

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