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139 LO SCENARIO ECONOMICO PARTE SECONDA GLI EFFETTI ECONOMICI E SOCIALI DELLA NUOVA PAC E LE SCELTE STRATEGICHE PER LE IMPRESE a cura di Angelo Frascarelli e Paolo Gramiccia C.STATO DELL’ARTE E PROSPETTIVE DELL’AGRICOLTURA LAZIALE: LE NOVITÀ DELLA PROPOSTA CIOLOS C.1 LA PAC NEL LAZIO: STATO DELL’ARTE L’importanza che la Politica agricola comune (PAC) riveste a livello nazionale è riconosciuta da tutti gli operatori del settore primario, dai vari stakeholders e dai policy-makers europei. Nel panorama italiano, l’agricoltura laziale occupa un posto di rilievo in termini di produzione di valore aggiunto, grazie ad ordinamenti colturali e produzioni (orticoltura in primis) tradizionalmente premiati dai mercati e capaci di valorizzare l’uso delle risorse produttive naturali (terra) ed umane (lavoro), generando ricchezza (Tabella 3.1). Tabella 3.1 Fonte: Istat (2012) L’attuale programmazione settennale della Pac, come noto, terminerà nel 2013. Essa prevede la contemporanea operatività di due cosiddetti pilastri, complementari ai fini della realizzazione degli obiettivi comunitari, nazionali e di ciascuna singola regione (Figura 3.1). Il primo pilastro è dedicato oramai principalmente al finanziamento, attraverso il FEAGA (Fondo europeo agricolo di garanzia), del pagamento unico aziendale (PUA) agli imprenditori agricoli e, solo marginalmente, delle misure di mercato (OCM unica). Il secondo pilastro, invece, sorregge e finanzia attraverso il FEASR (Fondo europeo agricolo di sviluppo rurale) l’attuazione della politica di sviluppo rurale, affidata in Italia alla gestione delle singole Regioni mediante la redazione e l’implementazione dei Programmi di sviluppo rurale (Psr). CARATTERISTICHE SALIENTI DEL SETTORE PRIMARIO LAZIALE ED ITALIANO. ANNO 2010 VARIABILI ED INDICATORI UNITÀ DIMISURA LAZIO ITALIA LAZIO/ITALIA Aziende n. (x1000) 98,2 1.620,8 6,1% SAU Ha (x1000) 638,6 12.856,0 5,0% Ula (*) n. (x1000) 63 1.208 5,2% VA a prezzi correnti (*) Mio e 1.521 25.015 6,1% VA /aziende e/az. 15.486 15.433 100,3 VA /SAU e/Ha 2.382 1.946 122,4 VA/Ula e/Ula 24.143 20.708 116,6 * Agricoltura, silvicoltura e pesca

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LO SCENARIO ECONOMICO

PARTE SECONDA

GLI EFFETTI ECONOMICI E SOCIALI DELLA NUOVA PAC

E LE SCELTE STRATEGICHE PER LE IMPRESE

a cura di Angelo Frascarelli e Paolo Gramiccia

C. STATO DELL’ARTE E PROSPETTIVE DELL’AGRICOLTURA LAZIALE:

LE NOVITÀ DELLA PROPOSTA CIOLOS

C.1 LA PAC NEL LAZIO: STATO DELL’ARTE

L’importanza che la Politica agricola comune (PAC) riveste a livello nazionale è riconosciuta da tutti gli operatori

del settore primario, dai vari stakeholders e dai policy-makers europei.

Nel panorama italiano, l’agricoltura laziale occupa un posto di rilievo in termini di produzione di valore aggiunto,

grazie ad ordinamenti colturali e produzioni (orticoltura in primis) tradizionalmente premiati dai mercati e capaci

di valorizzare l’uso delle risorse produttive naturali (terra) ed umane (lavoro), generando ricchezza (Tabella 3.1).

Tabella 3.1

Fonte: Istat (2012)

L’attuale programmazione settennale della Pac, come noto, terminerà nel 2013. Essa prevede la contemporanea

operatività di due cosiddetti pilastri, complementari ai fini della realizzazione degli obiettivi comunitari, nazionali

e di ciascuna singola regione (Figura 3.1). Il primo pilastro è dedicato oramai principalmente al finanziamento,

attraverso il FEAGA (Fondo europeo agricolo di garanzia), del pagamento unico aziendale (PUA) agli imprenditori

agricoli e, solo marginalmente, delle misure di mercato (OCM unica). Il secondo pilastro, invece, sorregge e

finanzia attraverso il FEASR (Fondo europeo agricolo di sviluppo rurale) l’attuazione della politica di sviluppo

rurale, affidata in Italia alla gestione delle singole Regioni mediante la redazione e l’implementazione dei

Programmi di sviluppo rurale (Psr).

CARATTERISTICHE SALIENTI DEL SETTORE PRIMARIO LAZIALE ED ITALIANO. ANNO 2010

VARIABILI ED INDICATORI UNITÀ DIMISURA LAZIO ITALIA LAZIO/ITALIA

Aziende n. (x1000) 98,2 1.620,8 6,1%SAU Ha (x1000) 638,6 12.856,0 5,0%Ula (*) n. (x1000) 63 1.208 5,2%VA a prezzi correnti (*) Mio e 1.521 25.015 6,1%VA /aziende e/az. 15.486 15.433 100,3VA /SAU e/Ha 2.382 1.946 122,4VA/Ula e/Ula 24.143 20.708 116,6

* Agricoltura, silvicoltura e pesca

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Figura 3.1

Nel 2010, le risorse finanziarie che la PAC destinava al settore primario laziale ammontavano a 242 Mio e (Tabella

3.2). La quota riservata all’attuazione del primo pilastro (PUA e OCM) era, tuttavia, maggiore rispetto a quella per

il sostegno dello sviluppo rurale; tale confronto, per quanto puntuale, può essere ritenuto rappresentativo

dell’intero periodo di programmazione 2007-2013.

Tabella 3.2

Fonte: Inea (2010); Rete rurale nazionale (2012)

Al di là dell’importo destinato a ciascuno dei pilastri, pur importante per comprendere l’entità del sostegno

comunitario al settore primario, ai fini della valutazione dell’importanza che la stessa PAC assume sul territorio

regionale risulta interessante rilevare alcuni indicatori alquanto esplicativi.

I pagamenti diretti finalizzati a migliorare i risultati economici delle imprese agricole laziali nel 2010 ammontavano

a circa 147 milioni di euro, pari al 3,9% dell’importo complessivo destinato al totale degli agricoltori italiani (Tabella

3.3); dato, quest’ultimo, nettamente inferiore al contributo del settore primario laziale al valore aggiunto agricolo

nazionale (Tabella 1.1). Inoltre, anche i pagamenti medi per ettaro di SAU (230 e), per unità lavorativa (2.330 e)

e, soprattutto, per azienda (1.495 e) erano inferiori alla media nazionale (rispettivamente pari a 295 e, 3.131 e e

294 e).

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LO SCENARIO ECONOMICO

PAC

- Reg. pagamenti direttiReg. Ocm unica

- Reg. sviluppo rurale

1° pilastro 2° pilastro

FEAGA FEASR

LA PAC 2007-2013: DUE PILASTRI E DUE FONDI

LE RISORSE FINANZIARIE DEL PRIMO E DEL SECONDO PILASTRO DELLA PAC. ANNO 2010 (VALORI IN MIO DI EURO).

UNITÀ D’ANALISI ITALIA LAZIO LAZIO/ITALIA (%)

Primo pilastro (Pd+mercati) 4.586 197 4,3Secondo pilastro (Psr) 1.257 45 3,6

Totale PAC 5.843 242 4,1

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Tabella 3.3

Fonte: elaborazioni su dati Istat ed Inea.

Dal momento che nell’ultimo biennio non è avvenuto alcun rilevante cambiamento, in grado di controbilanciare

gli squilibri sopra descritti, è possibile concludere asserendo, in maniera abbastanza intuitiva, che la rilevanza

economica e sociale della Pac nel Lazio sia in un certo modo ridotta rispetto ad altre regioni del Centro (ad esempio

l’Umbria) e dell’intera Italia. Pur consapevole di questa peculiare condizione, tuttavia, l’intero settore primario

laziale non dovrà pensare nel prossimo futuro di poter rinunciare tout court alle erogazioni comunitarie, quanto,

piuttosto, dovrà attivarsi per utilizzare al meglio le risorse ad esso destinate dalla futura programmazione 2014-2020.

C.2 LA PAC 2014-2020: LE PRINCIPALI NOVITÀ

Il 12 ottobre 2011 ha segnato l’inizio del dibattito pubblico sulle future scelte di politica agraria da applicare a

livello europeo. Infatti, la presentazione delle proposte legislative del Commissario dell’agricoltura, il rumeno

Dacian Ciolos, ha rappresentato un passaggio nodale nell’iter di definizione degli strumenti e delle risorse che la

futura PAC metterà a disposizione degli agricoltori dell’Ue-2824 nel prossimo settennio.

Il dibattito pubblico e istituzionale, peraltro, assumerà particolare importanza perché per la prima volta, grazie

all’entrata in vigore del Trattato di Lisbona, il Parlamento Europeo, espressione diretta della cittadinanza, assumerà

un ruolo decisivo nel processo di definizione delle proposte legislative sui Regolamenti della PAC, in codecisione

con il Consiglio. Inoltre, il destino di una delle più importanti politiche europee sarà fortemente influenzato, o

meglio determinato, dalla (complessa) trattativa sul Quadro finanziario pluriennale (QFP) dell’Unione per il

settennato 2014-2020, che potrebbe ulteriormente rallentare l’iter legislativo di approvazione dei Regolamenti

definitivi, la cui conclusione sarebbe prevista – al momento – per l’estate 2013.

Al di là delle problematiche sul bilancio comunitario, tutt’altro che ininfluenti ai fini della determinazione della

dotazione economica della prossima PAC nonché della sua effettiva entrata in vigore, è importante fornire un

quadro sintetico, ma al contempo completo ed esaustivo, delle principali novità previste dalle proposte legislative

presentate dal Commissario Ciolos. Infatti, benché siano emerse sin da subito delle criticità nel contenuto di tali

proposte che dovranno essere oggetto di modifiche migliorative da parte del Trilogo25 nell’ambito di un negoziato

che si preannuncia complesso, appaiono solide le motivazioni di coloro che non prevedono una revisione tout court

degli strumenti operativi previsti dalla “bozza Ciolos”, quanto, piuttosto, un loro perfezionamento e un loro

parziale adeguamento alle esigenze congiunte delle realtà nazionali politicamente più forti ed influenti.

La proposta del Commissario rumeno è contenuta in sette progetti di Regolamento di importanza cruciale per il

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LO SCENARIO ECONOMICO

I PAGAMENTI DIRETTI (PD) NEL LAZIO. ANNO 2010

VARIABILI ED INDICATORI UNITÀ DIMISURA LAZIO ITALIA LAZIO/ITALIA (%)

Pd PAC Mio ? 146,8 3.782,8 3,9Pd medi per azienda ?/az 1.495 2.334 64,0Pd medi per ettaro di SAU ?/Ha 230 294 78,1Pd medi per Ula ?/Ula 2.330 3.131 74,4

24 Dal 1º luglio 2013 entrerà a far parte dell'Unione anche la Croazia.25 Letteralmente “discorso a tre” fra Commissione, Consiglio e Parlamento europeo.

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futuro dell’agricoltura europea, chiamata ad affrontare le sfide della competitività all’interno delle singole filiere

agroalimentari e nel mare magnum rappresentato da mercati internazionali globalizzati estremamente volatili

nonché, congiuntamente, quelle della gestione sostenibile ed equilibrata dei beni ambientali per la “fornitura” di

beni pubblici non remunerata dal mercato.

Il processo che dovrà accompagnare nei prossimi anni il raggiungimento degli obiettivi di crescita economica, food

security, food safety, gestione sostenibile degli agro-ecosistemi e sviluppo territoriale equilibrato delle aree rurali si

avvarrà dell’attuale architettura giuridico-finanziaria della PAC, confermata in toto, attraverso l’operatività di due

fondi (FEAGA e FEASR) a supporto delle azioni e degli strumenti dei due pilastri politici, pagamenti diretti e

misure di mercato da una parte e sviluppo rurale dall’altra.

La novità più rilevante del primo pilastro (Figura 3.2) riguarderà l’introduzione di ben sei tipologie di pagamenti

diretti, in sostituzione dell’attuale pagamento unico aziendale (PUA):

• i il pagamento di base;

• i il pagamento per l’inverdimento (greening);

• i il pagamento accoppiato (ex art.68);

• i il pagamento per le aree svantaggiate;

• i il pagamento per i giovani agricoltori;

• i il pagamento per i piccoli agricoltori.

Ad eccezione di quest’ultimo pagamento, alternativo a tutti gli altri, i rimanenti potranno eventualmente essere

cumulati, nel rispetto delle definizioni e delle disposizioni normative.

Nell’intento di selezionare la platea di operatori del settore agricolo che fattivamente contribuisce alla creazione di

ricchezza con vero spirito imprenditoriale, i beneficiari dei pagamenti diretti saranno i cosiddetti “agricoltori attivi”.

In realtà, la definizione fornita dalla “bozza Ciolos” non risulta, al momento, particolarmente risolutiva,

ricomprendendo in tale categoria i percettori di pagamenti diretti inferiori a 5.000 e, vale a dire la stragrande

maggioranza degli attuali beneficiari della PAC in Italia (così come nel Lazio).

Figura 3.2

142

LO SCENARIO ECONOMICO

Pianura Aree svantaggiate

Euro / unità

5 -

Regi

me

picc

oli a

gric

olto

ri

4 -

Gio

vani

ag

ricol

tori

2 - Aiuto all’inverdimento (greening)

1 - Pagamento di base

3 - Aiuto peraree svantaggiate

6 - Aiuti accoppiati volontari per determinatetipologie e di produzione (art. 68)

LE SEI COMPONENTI DEI PAGAMENTI DIRETTI DELLA PAC 2014-2020

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Per potere percepire i pagamenti diretti, inoltre, gli agricoltori attivi dovranno aver attivato nel 2011 almeno un

diritto all’aiuto e, entro il 15 maggio 2014, dovranno presentare la domanda per l’assegnazione dei nuovi diritti

all’aiuto nel periodo 2014-2020.

La principale forma di erogazione diretta sarà rappresentata dal pagamento di base, che assorbirà tra il 50 ed il 60

per cento del massimale nazionale destinato al primo pilastro. Questo pagamento – vincolato al rispetto delle norme

della condizionalità di base (CGO e BCAA) – potrà essere distribuito uniformemente a livello nazionale, oppure

potrà essere assegnato a singole sub-aree individuate secondo criteri oggettivi e non discriminatori (singole regioni

amministrative o gruppi di esse, regioni agronomiche, zone altimetriche, ecc.) ed ivi distribuito omogeneamente.

Tale decisione dovrà essere assunta da ciascun Paese membro entro il 1° agosto 2013 ed i suoi (rilevanti) effetti, in

termini di distribuzione interna delle risorse comunitarie, verranno approfonditamente analizzati nei prossimi

paragrafi.

La seconda forma di erogazione diretta, in termini di risorse finanziarie, sarà il cosiddetto pagamento per

l’inverdimento (o greening). Esso assorbirà il 30% del plafond nazionale ed anche in questo caso i singoli Stati

Membri potranno optare per un pagamento uniforme nazionale o per un’assegnazione “regionale” (per sub-aree)

di tale pagamento. Gli impegni che gli agricoltori attivi dovranno assolvere per poter beneficiare di tali risorse –

approfonditi nel quinto paragrafo – potrebbero risultare estremamente gravosi in Italia e nelle regioni

mediterranee, se l’iter legislativo non produrrà rilevanti novità, provvedendo ad adeguare opportunamente il carico

degli impegni alle dimensioni aziendali nonché a rappresentare meglio le differenti realtà climatiche e colturali

dell’Ue-28.

La terza componente dei pagamenti diretti riguarderà il sostegno accoppiato, la cui applicazione sarà facoltativa da

parte dei singoli Stati Membri. Ad essa potrà essere destinato, in Italia, fino al 10% del massimale nazionale. Il

sostegno riguarderà regioni in cui determinati tipi di agricoltura o produzioni in difficoltà rivestono particolare

importanza per ragioni economiche e/o sociali e/o ambientali. Potenziali beneficiarie saranno alcune tra le principali

filiere laziali: lattiero-casearia, zootecnia da carne (bovini, ovini e caprini), orticoltura, olivicoltura e cerealicoltura.

La quarta componente dei pagamenti diretti sarà destinata specificamente alle zone soggette a vincoli naturali (aree

svantaggiate), a cui ciascun Stato Membro potrà facoltativamente decidere, entro il 1° agosto 2013, di assegnare fino

al 5% del massimale nazionale. Anche in questo caso, il pagamento potrebbe essere distribuito omogeneamente a

livello nazionale o eterogeneamente per singole sub-aree.

La quinta componente dei pagamenti diretti sarà riservata agli under 40 insediati per la prima volta come capo

azienda da non più di un lustro, i cosiddetti giovani agricoltori attivi. Ad essi verrà destinato obbligatoriamente non

più del 2% del massimale nazionale. In termini concreti tale sostegno di tradurrà in Italia in un aumento del 25%

del valore medio dei diritti all’aiuto applicabile ad un numero massimo di 25 ettari, per un periodo con superiore a

cinque anni dalla data di insediamento.

Infine, la sesta ed ultima componente dei pagamenti diretti sarà rivolta ai piccoli agricoltori, ovvero coloro che alla

data del 15 maggio 2014 accetteranno di ricevere un pagamento complessivo (da definire) oscillante fra 500 e e

1.000 e senza, tuttavia, sottoporsi alle disposizioni cogenti imposte dal greening. Questo regime semplificato, che

dovrà essere obbligatoriamente previsto da ciascun Stato Membro, assorbendo non più del 10% del massimale

nazionale, si rivelerà – per ovvie ragioni – particolarmente conveniente per agricoltori con superfici eleggibili non

superiori a cinque ettari. Essi, infatti, potranno beneficiare di un importo medio ad ettaro all’incirca pari, o

addirittura superiore, a quello delle aziende con maggiori superfici coltivate, evitando però di sottoporsi alle

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LO SCENARIO ECONOMICO

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numerose procedure burocratiche ed amministrative normalmente richieste per l’ottenimento dei pagamenti

diretti.

Il secondo pilastro, la politica di sviluppo rurale, vedrà nuovamente le Regioni italiane impegnate a recepire le

istanze comunitarie, adattate ai fabbisogni espressi dai territori e dalle popolazioni delle aree rurali, nella redazione

dei singoli Programmi di sviluppo rurale. Tali documenti dovranno a loro volta perfettamente integrarsi con le

strategie attuative delle altre politiche regionali dell’Ue grazie all’Accordo di Partenariato, introdotto

appositamente per coordinare ed armonizzare l’applicazione delle politiche strutturali a livello nazionale.

La futura politica di sviluppo rurale sarà imperniata non più su quattro assi, come nell’attuale programmazione,

bensì sulle sei priorità descritte nei capitoli precedenti. Ciascuna di esse potrà accogliere alcune fra le circa

venticinque misure previste, implementando le strategie e gli obiettivi meglio confacenti ai singoli territori

regionali, in continuità o in discontinuità con l’azione politica del settennio 2007-2013.

C.3 LE RISORSE FINANZIARIE

Storicamente la PAC ha rappresentato la più importante politica attuata dall’Unione europea, non solo in termini

strategici ma anche in termini di dotazione finanziaria. Fino ad un recente passato, infatti, la sua attuazione ha

costantemente impegnato più della metà delle risorse complessive del bilancio europeo. Soltanto a causa dei

cambiamenti e delle riforme intervenute nell’ultimo ventennio la sua portata è stata ridimensionata, scendendo,

con l’attuale programmazione (Health Check della Riforma Fischler) al di sotto del 45% del bilancio comunitario

e divenendo, in termini di spesa, la seconda rubrica dopo la politica per la coesione e la competitività.

La futura programmazione confermerà questo trend, determinando un’ulteriore diminuzione del budget a

disposizione dei due pilastri che compongono la PAC. Secondo quanto previsto dalla proposta Ciolos, la perdita di

risorse complessiva nel settennio dovrebbe risultare pari al 12,5% a prezzi costanti, cioè tenendo conto dei

fenomeni inflattivi. Inoltre, l’applicazione del meccanismo di convergenza, finalizzato a ridurre le differenze fra i

pagamenti medi ad ettaro ricevuti dagli agricoltori dei singoli Paesi dell’Ue-28, determinerà una riduzione

aggiuntiva del plafond italiano del 4,5% in sette anni; proprio il criterio dell’ettaro, infatti, penalizzerà fortemente

l’Italia sia in termini assoluti (è il Paese che perde maggiori risorse), sia in termini relativi rispetto alla dotazione

attuale (primo “donatore” fra i big agricoli europei), costringendo di fatto gli agricoltori italiani a rinunciare ad una

parte delle risorse a loro inizialmente destinate a favore degli agricoltori dei paesi dell’Est. Infine, bisogna tener

conto della “spada di Damocle”, rappresentata dal Quadro Finanziario Pluriennale 2014-2020; in sede di

approvazione delle prospettive finanziarie, infatti, l’agricoltura potrebbe essere costretta a subire un ulteriore taglio

delle risorse disponibili.

La dotazione finanziaria complessiva prevista dalla Commissione nella proposta per il QFP 2014-2020 ammonta a

circa 372 Mld e (a prezzi costanti 2011) in sette anni, per una media annuale pari a circa 54 Mld e. Il primo pilastro

riceve circa 282 Mld e (il 76% del totale), mentre il secondo pilastro il restante 24%, pari a 90 Mld e. In questo

contesto, la “bozza Ciolos” prevede che l’agricoltura italiana sia destinataria di circa 23,8 Mld e (a prezzi costanti

2011) da destinare ai pagamenti diretti nel settennio 2014-2020, per una media annua di circa 3,4 miliardi di euro,

mentre non è ancora possibile conoscere le risorse che verranno riservate all’Italia per l’attuazione dei Programmi

di sviluppo regionali – decisione affidata ad un atto esecutivo della Commissione, successivo all’approvazione del

QFP.

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LO SCENARIO ECONOMICO

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Il complessivo ridimensionamento della portata finanziaria della PAC 2014-2020, tuttavia, non deve condurre a

conclusioni affrettate, poiché la valutazione degli effetti economici sulle diverse produzioni e, soprattutto, sulle

differenti agricolture esistenti nella variegata e diversificata realtà nazionale italiana non può prescindere dall’analisi

delle conseguenze generate dalle scelte sulle modalità di distribuzione (uniforme) dei pagamenti diretti a livello

nazionale o “regionale”, introdotte dalla proposta Ciolos.

Nel prossimo paragrafo verranno esaustivamente descritti gli effetti che tale decisiva scelta potrà produrre in

termini di distribuzione dei pagamenti diretti, ma per intanto occorre segnalare come la futura PAC targata Ciolos

segnerà la progressiva e definitiva scomparsa dei diritti all’aiuto cosiddetti “storici”, detenuti dalla grande

maggioranza degli attuali beneficiari del PUA in Italia, eredità degli squilibri territoriali nella distribuzione dei

pagamenti diretti manifestatisi a partire dalla riforma Mac Sharry del 1992 e successivamente consolidati dalla

riforma Fischler del 2003. La fine progressiva dello status quo, in un contesto di generale riduzione e scarsità di

risorse finanziarie ed economiche, produrrà nel periodo 2014-2020 effetti probabilmente ancor più eclatanti di

quelli che una riforma con i medesimi contenuti avrebbe prodotto appena un lustro fa, prima che la crisi economica

mondiale cominciasse a mordere i già allora poco robusti calcagni del settore primario nazionale.

C.4 LA REGIONALIZZAZIONE E GLI EFFETTI AZIENDALI

Tradotto dal lessico burocratico, il termine regionalizzazione impone una redistribuzione omogenea dell’importo

ad ettaro dei pagamenti diretti della PAC. Tale riequilibrio, però, può avvenire a differenti livelli o aggregati

territoriali.

La proposta Ciolos prevedrebbe “di default” un’applicazione a livello nazionale, determinando un pareggiamento

del valore dei diritti all’aiuto su scala nazionale; questa modalità di regionalizzazione, risulterebbe senza dubbio

maggiormente incisiva in termini di discontinuità rispetto al passato.

Lo stesso documento, tuttavia, intravvede la possibilità per i singoli Stati Membri di esercitare, entro il 1° agosto

2013, il diritto all’assegnazione regionale del massimale nazionale, vale a dire la distribuzione di tale budget a

livello regionale, intendendo con questo termine non soltanto le regioni amministrative strictu sensu, ma anche, latu

sensu, regioni individuate sulla scorta del potenziale agricolo o delle caratteristiche agronomiche ed economiche,

purché nell’osservanza dei criteri di oggettività e non discriminatorietà.

È facilmente intuibile come la scelta sulla modalità di regionalizzazione da applicare sia attualmente al centro del

dibattito, esclusivamente negli Stati Membri dove vige ancora il sistema dei pagamenti diretti su base storica, tra

cui l’Italia.

Nello specifico, la proposta di Regolamento della Commissione prevede che entro il 2019 dovrà essere raggiunta

ed attuata una regionalizzazione che determinerà l’uniformazione degli importi dei pagamenti diretti a livello

nazionale o regionale. Questo percorso, decisivo per il superamento definitivo dell’iniquo status quo che si protrae

da svariati lustri, si completerà, tuttavia, dopo un periodo transitorio, finalizzato a smorzare e dilatare gli effetti che

colpiranno in particolar modo i comparti produttivi attualmente maggiormente sostenuti (tabacco, zootecnia

intensiva, pomodoro, olio d’oliva). In sintesi, l’attuazione della regionalizzazione in Italia pone, fin da ora, una

rilevante questione sulla redistribuzione del sostegno comunitario, non soltanto fra comparti produttivi, ma anche

fra territori regionali.

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LO SCENARIO ECONOMICO

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Infatti, ipotizzando una regionalizzazione su scala nazionale, è possibile stimare con buona attendibilità l’importo

complessivo dei pagamenti diretti del primo pilastro nel 2019, pari a circa 300 e/Ha26. Questo sarà, in pratica, l’aiuto

medio versato a ciascun agricoltore attivo operativo sul territorio nazionale, al lordo delle oscillazioni derivanti

dalla distribuzione del massimale nazionale dei pagamenti diretti fra le sei diverse tipologie di aiuto previste,

comprensibilmente non prevedibile con precisione al momento.

A chi gioverà l’”opzione nazionale”? Per poter rispondere a questa domanda e comprendere meglio la rilevanza

della decisione che l’Italia dovrà adottare entro luglio 2013, è necessario ipotizzare una ripartizione del massimale

nazionale dei pagamenti diretti del 2019 fra le singole regioni italiane, tra cui il Lazio.

La Tabella 3.4 mostra la differenza fra l’importo unitario (ad ettaro) dei pagamenti diretti nel caso di una regiona-

lizzazione su scala nazionale o di singole regioni amministrative.

Tabella 3.4

Fonte: ns. elaborazione su dati Agea, Istat, Commissione europea

Benché, come chiarito in precedenza, il concetto di regione sia estendibile anche ad aggregazioni territoriali che

prescindono dai confini fisici e/o politici (e ciò avrà evidentemente peso nella contrattazione fra le Regioni in sede

di Conferenza Stato-Regioni), i dati evidenziano la netta convenienza della regionalizzazione nazionale per gli

agricoltori laziali. Essi, infatti, in tal caso riceverebbero nel 2019, a regionalizzazione completamente attuata, circa

40 e/Ha in più rispetto all’ipotesi di redistribuzione omogenea dei titoli su scala regionale.

146

LO SCENARIO ECONOMICO

26 Importo ottenuto dividendo il massimale italiano per i pagamenti diretti nel 2019 (3.841,4 Mio e) per il numero i ettari della SAU italiana, rilevati dal Censimento generale dell’agricoltura del 2010 (12.856.047 ettari)

GLI EFFETTI DELLA REGIONALIZZAZIONE A LIVELLO NAZIONALE E DI REGIONE AMMINISTRATIVA

REGIONE MASSIMALE PD 2019 HA SAU 2010 PD MEDI 2019 MEDIA PD NAZIONALE/(MIO) MEDIA PD REGIONALE

Piemonte 329,92 1.010.779,67 326,40 -8,4Valle 2,84 55.595,65 51,11 484,5Lombardia 498,95 986.825,52 505,61 -40,9TAA 21,60 377.754,57 57,17 422,7Veneto 380,22 811.439,97 468,58 -36,2Friuli 70,20 218.443,45 321,36 -7,0Liguria 9,84 43.783,98 224,73 33,0Emilia Romagna 316,88 1.064.213,79 297,76 0,4Toscana 154,91 754.344,83 205,36 45,5Umbria 91,23 326.876,72 279,09 7,1Marche 141,87 471.827,67 300,68 -0,6Lazio 164,54 638.601,83 257,65 16,0Abruzzo 64,34 453.628,92 141,83 110,7Molise 47,08 197.516,58 238,35 25,4Campania 178,21 549.532,48 324,29 -7,9Puglia 509,53 1.285.289,90 396,43 -24,6Basilicata 110,22 519.127,33 212,31 40,7Calabria 270,12 549.253,64 491,80 -39,2Sicilia 327,41 1.387.520,77 235,97 26,6Sardegna 151,49 1.153.690,55 131,31 127,6

Italia 3.841,40 12.856.047,82 298,80 -

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Fermo restando l’imprevedibilità dell’esito della trattativa che coinvolgerà le venti Regioni italiane, è importante

acquisire la consapevolezza degli effetti rilevanti che la scelta del livello territoriale di omogeneizzazione dei titoli

avrà sulla redistribuzione del massimale nazionale dei pagamenti diretti.

In un contesto di complessiva riduzione dell’importo dei pagamenti diretti (media nazionale 2019 inferiore del 7%

rispetto alla media nazionale 2013, a prezzi correnti), una regionalizzazione del sostegno basata su un pagamento

uniforme a livello nazionale porterebbe ad una forte ridistribuzione tra regioni, a scapito di quelle con pagamenti

diretti per ettaro più alti della media nazionale (Veneto, Calabria, Lombardia, Puglia), ma a favore di quelle con

pagamenti diretti per ettaro attualmente più bassi (tra cui il Lazio, che vedrebbe incrementare l’importo medio dei

pagamenti diretti del 16%) (Grafico 3.1).

Grafico 3.1

Fonte: ns. elaborazione su dati Agea, Istat, Commissione europea

Al contrario, una distribuzione basata su pagamenti uniformi a livello regionale ma diverso tra le singole regioni

amministrative, manterrebbe una sostanziale invarianza della situazione attuale. Nonostante ciò, vi sarebbe

comunque una significativa ridistribuzione tra I beneficiari dei vari comparti produttivi, conseguente all’uniformazione

dell’importo unitario all’interno delle singole regioni.

In estrema sintesi, l’applicazione della regionalizzazione nazionale consentirebbe di segnare una netta

discontinuità con lo status quo ridistribuendo i pagamenti diritti fra regioni e fra produzioni, portato delle precedenti

riforme della PAC improntate in Italia sull’assegnazione dei diritti all’aiuto agli agricoltori “storici”. Una

regionalizzazione con assegnazione a livello di singola regione amministrativa, invece, cristallizzerebbe la poco

giustificabile situazione esistente, conservando le evidenti differenze regionali fra comparti, ma annullando le

differenze interne fra gli agricoltori.

147

LO SCENARIO ECONOMICO

326,40

51,11

505 ,61

57,17

468,58

32 1,36

224,73

297,76

2 05,36

279,09300,68

257,65

141,83

238,3 5

324,29

396,43

212,31

491,80

235,97

131 ,31

298,80

0

200

400

600

Piemonte

Valle

Lombardia

TAA

Veneto Friu

li

Liguria

Emilia R

omagna

Toscana

Umbria

Marc

heLazio

Abruzz

o

Molis

e

Campania

Puglia

Basilica

ta

Calabria

Sicilia

Sardeg

naIta

lia

PAGAMENTI DIRETTI PER ETTARO DI SAU NEL 2019: CONFRONTO FRA REGIONALIZZAZIONENAZIONALE E PER REGIONE AMMINISTRATIVA

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Avendo dimostrato che gli agricoltori laziali sarebbero premiati da una redistribuzione a livello nazionale dei

pagamenti diretti, rimane da comprendere quali potranno essere gli effetti aziendali della ridistribuzione fra

comparti produttivi. Per effettuare questa analisi si considerano le modificazioni che la futura PAC produrrebbe in

uno scenario di regionalizzazione nazionale, capace – come ampiamente dimostrato e ripetuto in precedenza – di

generare effetti ben più dirompenti in termini di discontinuità rispetto al passato.

A tal proposito, operando un confronto tra gli importi attualmente percepiti da “aziende tipo” in differenti realtà

territoriali con quelli (stimati) della futura PAC, si nota, innanzitutto, come alcuni comparti produttivi (orticoltura,

frutticoltura, vitivinicoltura) diverranno per la prima volta beneficiari di pagamenti diretti (Tabella 3.5). Altri

comparti, ove attualmente si concentrano la grande maggioranza degli aiuti storici, nel periodo 2014-2019 (lattiero-

caseario, zootecnia intensiva, cereali, olivicoltura, pomodoro, tabacco), vedranno invece diminuire fortemente gli

importi ricevuti.

Tabella 3.5

148

LO SCENARIO ECONOMICO

SIMULAZIONE DEGLI EFFETTI AZIENDALI DELLA PAC 2014-2020

CASO UBICAZIONE SETTORE PD ATTUALE COMPONENTI PD PD POST 2013 VARIAZIONE VAR. %(*) POST 2013 (E/HA)

E/HA I II III IV E/HA E/HA

1 Pianura irrigua lattiero-caseario, 1.050 170 100 130 400 -650 -62%

litorale romano con prati e mais

2 Montagna lattiero-caseario, 180 170 100 50 30 350 170 94%reatina con pascoli

permanenti

3 Collina interna carne bovina 1.700 170 100 - 200 470 -1.230 -72%laziale e mais

4 Pianura di orticole 0 170 100 - - 270 270 ++++Latina

5 Piana del grano tenero 440 170 100 - - 270 -170 -39%Tevere e mais

6 Castelli Romani vigneto 0 170 100 - - 270 270 ++++

7 Pianura tabacco e grano 2.400 170 100 - - 270 -2.130 -89%viterbese duro

8 Colli Albani olivicoltura 800 170 100 - - 270 -530 -66%

9 Agro Romano grano duro 400 170 100 50 - 320 -80 -20%

10 Collina laziale ovicaprini, 160 170 100 50 50 370 210 131%seminativi e pascoli

I = pagamento di base; II = pagamento ecologico; III = pagamento zone vincoi naturali; IV = pagamento accoppiato

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Nel complesso, grazie soprattutto alla componente verde dei pagamenti diretti e agli aiuti per le aree con vincoli

naturali, la futura PAC premierà maggiormente le produzioni tipiche delle zone di montagna – pascolo ed

allevamento estensivo, per esempio – penalizzando le produzioni di pianura, generalmente più intensive (Tabella

3.6).

Quest’ultima scelta è determinata dalla volontà, espressa dalla Commissione, di sancire una forte rottura con le

diseguaglianze nella distribuzione del sostegno diretto fra comparti produttivi perpetuate dalla PAC per diversi

lustri, piuttosto che da necessità di equilibrio finanziario o di bilancia commerciale (sono oramai lontani i tempi

degli interventi di mercato, dei prezzi garantiti, delle eccedenze e delle restituzioni alle esportazioni).

Tuttavia, l’introduzione degli impegni del greening (ampiamente descritti nel prossimo paragrafo), corre il concreto

rischio di risultare intempestiva, se non addirittura anacronistica, in uno scenario di globalizzazione e liberalizzazione

dei mercati agricoli in cui la crescita della domanda mondiale di derrate alimentari, prevista dalla FAO nei prossimi

decenni, rischia di cogliere impreparata un’agricoltura eccessivamente (e forse inefficacemente) votata ad una

sterile remunerazione dei beni pubblici, piuttosto che alla produttività sostenibile degli agro-ecosistemi.

Tabella 3.6

Gli effetti aziendali prodotti dalla redistribuzione dei pagamenti diretti introdotta in Italia dalla futura PAC

determineranno, dunque, una vera rivoluzione – dall’esito incerto e imprevedibile – soprattutto per le aziende che

oggi beneficiano di elevati importi ad ettaro, le quali saranno costrette a ridisegnare in modo profondo le loro

strategie per il futuro.

Per consentire un passaggio meno traumatico ed in qualche misura accettabile dal vecchio al nuovo sistema dei

pagamenti diretti, come già anticipato, sarà previsto un periodo transitorio, che durerà fino al 2018, durante il quale

la quota di massimale nazionale ripartita secondo i vecchi criteri di assegnazione dei titoli diminuirà progressiva-

mente fino a scomparire a partire dal 1° gennaio 2019. Inoltre, la proposta Ciolos contiene anche altri strumenti e

dispositivi per attenuare gli effetti del passaggio dai titoli storici ai titoli uniformi regionalizzati, come la già citata

distribuzione per regioni omogenee ed il pagamento accoppiato per “compensare” i settori più penalizzati. In

questo ambito risulteranno decisive le scelte politiche nazionali e regionali, opportunamente supportate da

minuziosi studi di impatto socio-economico.

149

LO SCENARIO ECONOMICO

GLI EFFETTI DELLA REDISTRIBUZIONE SULLE PRODUZIONI AGRICOLE

PRODUZIONI PENALIZZATE GRADO DI PENALIZZAZIONE PRODUZIONI FAVORITE GRADO DI VANTAGGIO(MIN =1; MAX=5) (MIN =1; MAX=5)

tabacco 5 vigneti 3pomodoro 4 orticole 3agrumi 4 patate 3latte 3 frutta 3zootecnia bovina intensiva 5 vivai 3olivo 3 zootecnia bovina estensiva 1riso 2 zootecnia ovi-caprina 2grano duro 1 foraggere 2barbabietola da zucchero 2 leguminose 2foraggi essiccati 1 grano tenero 1mais 1 orzo e cereali minori 1

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C.5 GLI EFFETTI DEL GREENING

Una delle più importanti novità introdotte dalla nuova PAC, fortemente voluta dal Commissario Ciolos, è il

cosiddetto greening, vale a dire la componente dei pagamenti diretti destinata a premiare le pratiche agricole

benefiche per il clima e per l’ambiente, remunerando la produzione di beni pubblici altrimenti non adeguatamente

valorizzata dal mercato.

L’inverdimento dell’agricoltura, tuttavia, ha generato un notevole dibattito, poiché è divenuto emblematico

dell’antinomia fra i concetti di produttività e sostenibilità ambientale, particolarmente evidente in un momento di

grave e diffusa recessione economica.

In effetti, il greening, cui viene destinato ben il 30% del massimale nazionale dei pagamenti diretti, si articola in

alcuni impegni, aggiuntivi rispetto alla condizionalità di base, che gli agricoltori attivi beneficiari del pagamento di

base saranno obbligatoriamente chiamati a rispettare congiuntamente, pena la riduzione dell’importo complessivo

degli aiuti diretti ricevuti.

Questi gli obblighi previsti:

1. diversificazione delle colture;

2. mantenimento dei prati permanenti e dei pascoli;

3. costituzione di aree di interesse ecologico (ecological focus areas).

Innanzitutto, occorre precisare che gli agricoltori biologici ai sensi del Reg.834/2007 avranno ipso facto diritto al

contributo del greening; gli altri agricoltori attivi, invece, dovranno attenersi alle disposizioni del Regolamento

comunitario.

Per quanto riguarda il primo impegno, è previsto che le superfici investite a seminativi superiori ai 3 Ha dovranno

comprendere almeno tre colture coltivate contemporaneamente, nessuna delle quali dovrà occupare meno del 5%

e più del 70% della superficie. Saranno esentate da tali obblighi le superfici interamente utilizzate per la

produzione di erba (seminata o spontanea) o interamente lasciate a riposo o interamente investite a colture

sommerse per una parte significativa dell’anno.

La diversificazione delle colture potrà essere rispettata agevolmente in molte aziende agricole a seminativo di

medio-grandi dimensioni che normalmente praticano più di una coltura, mentre creerà molti problemi in aziende

agricole monoculturali di medio-piccola dimensione, specializzate a mais, grano duro, pomodoro, tabacco, ecc.

Quest’ultima è la realtà aziendale maggiormente rappresentativa dell’agricoltura laziale e della provincia romana,

dove più del 90% delle imprese coltiva superfici inferiori a 20 Ha (e fra queste appena il 15% lavora superfici

superiori a 5 Ha). In tali contesti, per rispettare il greening gli imprenditori agricoli dovranno prevedere nei loro

ordinamenti colturali la semina contestuale di tre colture, sostenendo maggiori costi di produzione, oppure

dovranno rinunciare al “pagamento verde”.

Il secondo impegno richiederà, di fatto, il mantenimento dei prati permanenti dichiarati alla presentazione della

domanda per i diritti all’aiuto del 15 maggio 2014, obbligando gli agricoltori a non convertire più del 5% della

superficie ad essi destinata.

Benché andrà applicata con la debita attenzione, il rispetto di questa norma non dovrebbe ingenerare particolari

difficoltà per gli agricoltori italiani e laziali, poiché la definizione di prato permanente fornita dalla Commissione fa

riferimento alle piante erbacee da foraggio, seminate o naturali, non comprese nell’avvicendamento aziendale da

almeno cinque anni; una realtà colturale praticamente inesistente nel panorama agricolo nazionale e tanto più in

150

LO SCENARIO ECONOMICO

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quello laziale.

Il terzo ed ultimo impegno del greening prevede la costituzione ed il mantenimento di aree ad interesse ecologico

che interessino non meno del 7% della superficie ammissibile ai pagamenti diretti (al netto delle superfici a prato

permanente). Tali aree sono rappresentate da terreni lasciati a riposo (set aside ecologico), terrazze, elementi

caratteristici del paesaggio, fasce tampone e superfici oggetto di imboschimento finanziato dal PSR.

Quanto disposto da tale norma potrebbe risultare molto impattante per l’intero universo delle aziende agricole

italiane ad agricoltura specializzata. Infatti, tali aziende si vedranno costrette a sottrarre il 7% della superficie

coltivabile, a favore di fasce tampone o terreno a riposo. Analogamente, un’azienda a oliveto, vigneto o frutteto –

esclusi quelli di valore paesaggistico – dovrà destinare una quota parte della superficie ad aree ecologiche; a tal

proposito, occorre precisare che in sede di approvazione definitiva dei Regolamenti, i Paesi dell’areale

mediterraneo spingeranno per l’inclusione delle sopracitate caratteristiche coltivazioni arboree nella lista delle

ecological focus areas.

La sottrazione di superficie agricola da destinare alla realizzazione di aree ecologiche desta molte perplessità,

poiché rischia di esacerbare il conflitto fra produzione agricola e gestione sostenibile degli agro-ecosistemi nei

prossimi anni, irrigidendo eccessivamente il protocollo delle buone pratiche ambientali senza tener conto delle

differenze agro-climatiche e territoriali esistenti nell’Ue-28, passando dai pascoli del Leinster agli uliveti della

Puglia attraverso i vigneti dell’Aquitania e le serre andaluse.

C.6 GLI EFFETTI REDISTRIBUTIVI DELLA PROPOSTA CIOLOS

In conclusione, volendo offrire una rappresentazione grafica degli effetti redistributivi causati dalla proposta Ciolos,

è stata realizzata una cartina (Figura 3.3.) che mette in evidenza la variazione dei pagamenti diretti che avverrà nel

Lazio nel periodo 2013-2019.

Come già più volte ribadito le aree di pianura ed i comuni laziali ad alta densità zootecnica verranno oltremodo

penalizzati dalla futura impostazione dei pagamenti diretti, mentre sarà l’agricoltura di montagna e di collina a

beneficiare maggiormente della nuova modalità di redistribuzione del plafond nazionale.

Assumendo come livello territoriale ed amministrativo di riferimento le province, si verificherà un trasferimento di

una quota non marginale del plafond regionale (pari a circa il 9%, ovvero 11,5 Mio e circa) dalle province di Viterbo

e Roma al resto del territorio laziale; la prima, infatti, perderà ben 10,5 Mio e tra il 2013 ed il 2019, mentre la

seconda 1 Mio e. Sarà la provincia di Rieti, invece, a beneficiare quasi esclusivamente dei drastici cambiamenti

introdotti dalla Riforma Ciolos (+7,1 Mio e), seguita dalla provincia di Latina (+2,4 Mio e) e da quella di Frosinone

(+2 Mio e).

In conclusione. saranno queste le principali conseguenze della futura PAC, secondo la quale – a meno di novità che

potrebbero scaturire dall’intenso dibattito tra le Istituzioni europee – entro il 2019 ciascun ettaro di superficie

agricola coltivata da un agricoltore attivo beneficiario dovrà percepire il medesimo importo, eliminando, quantomeno

a livello regionale, le differenze tra colture, zone altimetriche e aree geografiche, eredità della politica agricola

europea del passato.

151

LO SCENARIO ECONOMICO

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Figura 3.3

Fonte: ns. elaborazione

C.7 LA CONTROPROPOSTA DELLA COMAGRI27

Il percorso legislativo che porterà alla nuova Pac 2014-2020 è entrato nel vivo con la votazione del 23-24 gennaio

2013 in Commissione Agricoltura del Parlamento europeo (PE), presieduta da Paolo De Castro.

Nonostante questa posizione negoziale sia molto importante, occorrerà ancora attendere il voto in sessione plenaria

del PE e il pronunciamento del Consiglio dei ministri agricoli.

Le novità introdotte dalla Commissione Agricoltura (COMAGRI) sono tantissime e, in alcuni casi, modificano

radicalmente la proposta di Pac 2014-2020. Tra le proposte di modifica più significative, si segnalano le seguenti:

convergenza, flessibilità tra i pilastri, greening, agricoltore attivo, pagamenti accoppiati (Tabella 3.7).

C.7.1 LA “CONVERGENZA ESTERNA” DEI PAGAMENTI DIRETTI

La proposta della Commissione prevedeva un meccanismo di convergenza tra gli Stati membri per avvicinare i

pagamenti medi per ettaro. L’Italia sarebbe fortemente penalizzata dal meccanismo di convergenza, con una

diminuzione del massimale nazionale del 6%.

152

LO SCENARIO ECONOMICO

COMUNI DEL LAZIO: VARIAZIONE DEI PAGAMENTI DIRETTI PER ETTARO DI SAU (E/HA) NEL PERIODO 2019-2013

27 Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo di cui l’italiano Paolo De Castro è Presidente.

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La COMAGRI ha fissato un nuovo criterio di ripartizione delle risorse tra gli Stati membri, in base al quale nessuno

Stato membro può percepire meno del 65% della media europea. Questo nuovo meccanismo comporterebbe per

l’Italia un piccolo recupero degli effetti negativi della “convergenza esterna”.

C.7.2 PAGAMENTI DIRETTI:IL VALORE DEI TITOLI

La COMAGRI ha prestato maggiore attenzione a quelle aree o settori dove una riduzione degli aiuti troppo

repentina potrebbe impattare negativamente sui redditi dei produttori agricoli.

La “convergenza interna”, pertanto, avverrà in modo meno rapido, partendo nel 2014 da un valore unitario dei titoli

non inferiore al 10% del massimale nazionale, anziché al 40% come proposto dalla Commissione. Inoltre dovranno

essere previste due possibilità, a discrezione degli Stati membri (SM):

• di adottare misure affinché i titoli nel 2019 non siano inferiori di oltre il 30% rispetto a quelli attivati nel 2014;

• che il valore dei titoli nel 2019 si discosti all’interno di uno SM fino al 20% rispetto al valore unitario medio.

In altre parole, lo Stato membro potrà avvicinare il valore dei titoli, senza raggiungere il livello uniforme nel 201929.

Se questa proposta verrà approvata, lo Stato membro avrà, dunque, una grande autonomia nelle decisioni sulla

convergenza e regionalizzazione.

Inoltre, la proposta della COMAGRI precede che entro il 1° agosto 2013 gli Stati membri potranno decidere di

spostare sul II pilastro fino al 15% del proprio massimale nazionale29, cui possono aggiungersi i fondi non spesi per

il greening.

Per quanto riguarda i piccoli agricoltori, la proposta fissa l’importo massimo dell’aiuto per i piccoli agricoltori a 1.500 e

annui.

In tema di pagamento integrativo per i primi ettari, gli SM potranno decidere di utilizzare una parte loro massimali

nazionali per concedere agli agricoltori un pagamento annuo integrativo destinato a tali ettari, al fine di tenere

maggiormente conto della diversità delle aziende agricole in termini di dimensioni economiche, scelta di

produzione ed occupazione.

Infine, per quanto concerne i giovani agricoltori, tale regime obbligatorio sarà destinatario di un budget

complessivo pari al 2% della dotazione nazionale. Le eventuali risorse non spese potranno essere trasferite alla

riserva nazionale con priorità per giovani agricoltori e nuovi entranti.

C.7.3 NOVITÀ SUGLI IMPEGNI DEL GREENING

La proposta della COMAGRI cerca di sollevare le imprese agricole di medio-piccole dimensioni dai gravosi

impegni del greening, proposto dalla Commissione Europea, a partire dall’impegno sulla diversificazione colturale.

Pertanto la diversificazione dei seminativi prevederà:

• almeno due colture per le aziende la cui superficie è compresa tra 10 e 30 ha, nessuna delle quali copra

più dell’80% della superficie a seminativo;

153

LO SCENARIO ECONOMICO

28 Ad esempio, un agricoltore che avrà titoli di 2.000 euro/ha nel 2014 potrebbe subire – secondo la proposta della COMAGRI –una riduzione massima del 30%, quindi arrivare a percepire 1.400 euro/ha nel 2019. Una soluzione ben diversa dall’obbligo discendere ad un livello uniforme dei pagamenti diretti, che per l’Italia sarebbe di circa 300 euro/ha29 La proposta Ciolos fissava un tetto massimo del 10%.

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• per le aziende oltre i 30 ha, le colture saranno tre con la coltura principale che coprirà fino al 75% della

superficie e la minore almeno il 5%.

In pratica, fino a 10 ettari a seminativo, l’agricoltore non avrà obblighi di diversificazione.

Le aree di interesse ecologico saranno obbligatorie solo per le aziende con SAU superiore a 10 ha; esse dovranno

interessare il 3% degli ettari ammissibili con esclusione delle colture permanenti, oltre che dei prati e pascoli

permanenti30. Dal 1° gennaio 2016 tale percentuale aumenterà al 5%.

Le aziende di dimensione inferiore ai 10 ettari saranno, pertanto, esonerate dall’obbligo delle aree di interesse

ecologico.

In conclusione, la proposta della COMAGRI considera automaticamente beneficiarie dei pagamenti del greening le

superfici ad agricoltura biologica, quelle che beneficiano di pagamenti agro-climatico-ambientali e che ricadono in

zone facenti parte della rete Natura 2000.

Esonera, infine, dagli impegni del greening le aziende con superficie investita per oltre il 75% da colture sommerse

per una parte significativa dell’anno (es. riso) e la cui restante superficie aziendale ammissibile non supera i 50 ha;

possono essere esonerate dal greening anche le aziende certificate da sistemi nazionali o regionali.

C.7.4 LE ALTRE CONTROPROPOSTE: AGRICOLTORE ATTIVO, SOSTEGNO ACCOPPIATO E QUOTE

La COMAGRI propone che gli SM abbiano una maggiore flessibilità nell’individuazione del concetto di

“agricoltore attivo”, ovvero i soggetti cui spettano i pagamenti diretti. Saranno comunque esclusi dai pagamenti

diretti i soggetti inclusi in una apposita black list, quali le aziende di trasporto, gli aeroporti, le società immobiliari,

i campeggi, le aziende ferroviarie, ecc.

Per quanto riguarda il sostegno accoppiato, secondo la COMAGRI, esso potrà essere concesso a tutti i prodotti

agricoli per un ammontare di risorse pari al 15% del massimale nazionale per gli aiuti diretti31. In via prioritaria,

inoltre, saranno privilegiate le produzioni che già hanno beneficiato del sostegno accoppiato nel periodo 2010-2013.

Il pronunciamento della COMAGRI apre, dunque, le porte ad un maggiore accoppiamento del sostegno, a

vantaggio di tutti i settori agricoli, nessuno escluso, ad esempio anche a favore del tabacco, che nella Pac 2010-2013

gode dell’aiuto accoppiato dell’Articolo 68.

In conclusione, la COMAGRI si è espressa sulla spinosa questione delle quote di produzione e dei diritti

d’impianto, proponendo:

• la conferma e l’ aggiornamento del regime delle quote produttive dello zucchero fino alla campagna 2019-2020;

• la proroga del sistema dei diritti d’impianto dei vigneti fino alla campagna 2029-203032;

• l’abolizione completa delle quote latte il 31 marzo 2015.

154

LO SCENARIO ECONOMICO

30 La proposta Ciolos prevede che le are ad interesse ecologico occupino il 7% della SAU.31 La proposta della Commissione prevede solo alcuni prodotti beneficiari del sostegno per un ammontare di risorse pari al 5%

con possibilità del 10%.31 La Commissione agricoltura aveva previsto la scadenza nel 2015.

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Tabella 3.7

C.7.5 IL SIGNIFICATO POLITICO

La COMAGRI ha approvato una serie di emendamenti che hanno di fatto confermato l’impalcatura della proposta

Ciolos, ma contestualmente hanno rivoluzionato alcuni punti cardine.

La proposta della COMAGRI ha “ammorbidito” il greening in modo rilevante, proponendo quindi una Pac meno

verde o meno vincolata ad obiettivi ambientali. Contestualmente ha dato maggiore risalto agli obiettivi produttivi

dell’agricoltura, con l’aumento del sostegno accoppiato e la riduzione della percentuale di aree ecologiche.

Un’altra novità è stato il “passo indietro” sulla regionalizzazione e sulla “convergenza interna”; la possibilità per gli

Stati membri di mantenere le differenze nel valore dei titoli anche nel 2020, segna un passo verso un sostegno più

finalizzato al reddito che ai “beni pubblici”. Su questo punto la proposta della COMAGRI ha senz’altro

rappresentato una delusione per gli agricoltori che attualmente non ricevono i pagamenti diretti o possiedono titoli

di valore basso.

In sintesi una Pac meno ecologista, più attenta alla produzione e al reddito degli agricoltori storici.

155

LO SCENARIO ECONOMICO

SINTESI DELLE NOVITÀ DELLA VOTAZIONE DELLA COMPAGRI

PUNTI MODIFICHE DELLA COMAGRI

Convergenza esterna Nessuno Stato membro può percepire meno del 65% della media comunitaria.Titoli Gli Stati membri possono prevedere che: i titoli nel 2019 non siano inferiori di oltre il

30% rispetto a quelli attivati nel 2014Greening Diversificazione:

- obbligatoria per le aziende con più di 10 ettari a seminativo;- due colture per le aziende la cui superficie è compresa tra 10 e 30 ha; - per le aziende oltre i 30 ha, le colture saranno tre con la coltura principale che copre fino al 75%

della superficie e la minore almeno il 5%.Aree di interesse ecologico:- obbligatoria per le aziende con più di 10 ettari di SAU- 3% degli ettari ammissibili fino al 2015; 5% dal 2016.

Flessibilità tra pilastri Gli Stati membri potranno decidere di spostare sul II pilastro fino al 15%.Piccoli agricoltori L’importo massimo dell’aiuto per i piccoli agricoltori sarà pari a 1.500 e annui.Sostegno accoppiato Fino al 15% del massimale nazionale dei pagamenti diretti.Agricoltore attivo La definizione di “agricoltore attivo” è lasciata agli Stati membri.Capping - taglio del 20% per li aiuti compresi tra 150.000 e 200.000 euro;

- taglio del 40% tra i 200.000 e in 250.000 euro; - taglio del 70% sopra i 250.000 euro;- tetto degli aiuti a 300.000 euro.

Quote latte Fine delle quote latte al 31 marzo 2015.Quote zucchero Prorogate fino alla campagna 2019-2020.Diritti di impianto Prorogati fino alla campagna 2029-2030.dei vignetiFrumento duro Ammissibile all’ammasso pubblico.Programma Ampliato alla verdura.“Frutta nelle scuole”OP e AOP Rafforzamento del ruolo.Vino Nei programmi di sostegno sono inserite due nuove misure: ricerca e sviluppo e promozione sul

mercato interno.