Saper essere custodi della biodiversità · La VII Giornata regionale per la Custodia del Creato si...

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DI OSVALDO IERVOLINO ono davvero felice per il de- butto di questo Festival nella città di Nola che, la storia ce lo insegna, da secoli ha una particolare sensibilità ed attenzione verso l’opera lirica. Cominciare con la musica di Mo- zart e con Le Nozze di Figaro è qualco- sa che va al di là delle nostre più rosee speranze. I nostri non sono semplice- mente studenti, sono ragazzi con un ta- lento davvero autentico e che hanno al- le spalle uno studio ed una prepara- zione di prim’ordine. Guardiamo con fiducia al futuro, il lavoro fin qui svol- to si pone come slancio verso ciò che ci attende nei prossimi mesi». Così la preside del Liceo Albertini di Nola, la professoressa Amelia La Roc- ca ha espresso la sua gioia per il suc- cesso del debutto, lo scorso 4 luglio, nel Salone dei Medaglioni del Palazzo vescovile di Nola, del «Nola Opera Fe- stival», che ha ricevuto anche il patro- cinio della diocesi. Un team composto da professionisti competenti ha ben pensato di offrire alla città questa in- teressante iniziativa, in un’epoca in cui la lirica pare essere trattata con poco interesse. Il Festival nasce per diffon- dere il patrimonio lirico e avvicinare i giovani alla musica classica nel solco della tradizione partenopea che ha in Aldo Ciccolini uno dei più illustri rap- presentanti, protagonista della scena ininterrottamente per settantaquattro anni, del quale la professoressa La Roc- ca è stata amica personale. Il lungo lavoro di preparazione al de- butto è iniziato nel mese di marzo presso la sezione musicale dell’Alber- tini, intitolata proprio al Maestro Cic- colini. A guidare i lavori due grandi ar- tisti: il M° Daniele Zanfardino, teno- re e direttore artistico del Nola Ope- ra Festival, che in primavera ha tenu- to una masterclass cui hanno aderito sia studenti del liceo nolano sia allie- vi di alcuni conservatori della Cam- pania; ed il M° Egidio Napolitano, direttore musicale del Festival e della Nola Youth Chamber Orchestra, l’or- chestra composta da studenti e alcu- ni docenti del Liceo Musicale. Gran- de l’impegno e il sacrificio dietro la messa in scena dell’opera con prove quasi tutti i pomeriggi nei mesi di maggio e giugno. Già sono in programma nuovi ap- puntamenti con il Festival, nel perio- do autunnale. E non solo. Si sta lavo- rando per possibili matinée per le scuo- le, di ogni ordine e grado, perché le giovani generazioni possano riscopri- re l’assoluta bellezza dell’opera lirica. S « Giovani e lirica, connubio di successo La VII Giornata regionale per la Custodia del Creato si svolgerà a Salerno il prossimo 28 settembre Saper essere custodi della biodiversità DI MARIANGELA PARISI i svolgerà il prossimo 28 settembre a Salerno la Settima Giornata regionale per la Custodia del Creato promossa dalla Conferenza episcopale campana (Cec). I vescovi Giovanni D’Alise e Domenico Battaglia, coordinatori del Settore di Pastorale Sociale della Conferenza Campana, sono a lavoro per definire i dettagli dell’appuntamento che si pone come ulteriore tappa di approfondimento della Laudato si’ per le venticinque diocesi regionali. Tema scelto è “Coltivare e custodire la biodiversità” ispirato dal messaggio della Conferenza episcopale italiana in occasione della 14esima giornata nazionale per la Custodia del Creato del 1° settembre, dal titolo “Quante sono le tue opere, Signore. Coltivare la biodiversità” che invita a guardare con attenzione al creato per contemplarne la bellezza – che rimanda alla grandezza e onnipotenza di Dio – ma anche coglierne la sofferenza generata dall’irrispettoso agire dell’uomo. La città di Salerno consente di mettere insieme la riflessione secondo prospettive diverse: dall’abitare la città al custodire il mare, dall’attenzione alle periferie alla cura delle bellezze. Anche i luoghi in cui il confronto S sarà portato avanti saranno vari. Queste le tematiche: “La biodiversità custodisce il mare”, “La sostenibilità incontra il mare”, “L’ecologia integrale converte la teologia”, “In cammino per le strade della città”. Spunti per la riflessione saranno dati dai vescovi D’Alise e Battaglia, dal vescovo delegato per il Settore della pastorale del Mare della Cec, Francesco Alfano, dal direttore dell’Ufficio per i problemi sociali e il Lavoro della Cei, don Bruno Bignami, da Walter Ganapini, già assessore tecnico all’ambiente della Regione Campania, da Enrico Falck, presidente gruppo Falck Milano, da Valerio D’Alò, segretario Nazionale Fim–Cisl, da Vito Santarsiero di Confindustria, da Maurizio Giordano, FedagriPesca Campania- Confcooperative, da Daniela Baldantoni, dell’Università di Salerno, da monsignor Marcello De Maio, Istituto teologico salernitano, da padre Filip Bogdan, della Chiesa ortodossa rumena, da don Vito Granozio, dell’ Ufficio di pastorale della Salute della diocesi di Salerno, da Vincenzo De Feo, dell’Università di Salerno. Nei diversi luoghi saranno allestiti degli stand espositivi dei Gesti concreti del Progetto Policoro e delle aziende campane che operano con tecnologie ecosostenibili mentre l’Istituto alberghiero Roberto Virtuoso di Salerno curerà i momenti di convivialità con prodotti provenienti da filiera corta ed ecosostenibile. La giornata sarà rigorosamente free plastic. La conclusione si svolgerà presso la Cattedrale di Salerno, con un momento di preghiera presieduto dal cardinale Crescenzio Sepe, presidente della Cec, al quale prenderanno parte tutti i vescovi della Campania. Promosso dal Liceo Albertini e patrocinato dalla diocesi, nasce il Nola Opera Festival. Le mozartiane Nozze di Figaro hanno allietato il debutto di successo dello scorso 4 luglio on infinito amore, rispetto e stima». Così i giovani della parrocchia San Michele Ar- cangelo di Somma Vesuviana hanno chiuso il loro saluto a don Paolo Di Pa- lo – il loro parroco, deceduto lo scorso 5 luglio – letto al termine della cele- brazione eucaristica presieduta dal ve- scovo Marino. Se n’è andato all’im- provviso don Paolo, dopo aver subito un trapianto di cuore che aveva dato la certezza di rivederlo presto in giro per le strade della sua parrocchia, quelle strade che invitava i giovani ad abitare, per scoprire la concretezza della fede. Un invito trasmesso con passione, fer- mezza e sorriso: «Persino quelli che al- l’inizio storcevano il naso di fronte alla tua immensa solarità (forse considera- ta inconsueta per un parroco) – hanno scritto ancora i giovani – alla fine non hanno potuto fare a meno di cedere e di riconoscere il tuo grande valore. Il tuo modo di fare semplice e giocoso ha fatto sì che in un attimo venissi circon- dato da tanti ragazzi, giovani o meno, pronti ad ascoltarti e a seguirti se solo avessi schioccato le dita. Questo è stato il tuo primo grande successo: chi, al gior- no d’oggi, riesce ad attirare così tanti giovani, facendoli avvicinare alla fede? Tutto stava nella concretezza delle cose che ogni giorno proponevi, dandoci l’opportunità di vivere in prima perso- na migliaia di nuove esperienze...met- tendoci tutta la tua passione per la mu- sica, perché dietro il tuo abito c’era pur sempre un uomo con le sue passioni. Chi ha detto che un sacerdote non pos- sa averne?». Don Paolo Di Paolo ha guidato la par- rocchia di San Michele Arcangelo per 12 anni. L’intera comunità ha condivi- so con lui tutto, anche le precarie con- dizioni di salute: «I tuoi alti e bassi – ha detto il segretario del Consiglio Pasto- rale, Francesco Iossa, durante il suo sa- luto il 5 luglio – sono diventati una co- stante quotidiana, a volte non riuscivi a salire gli scalini per arrivare al Taber- nacolo, a volte il timbro di voce tra- smetteva stanchezza ma solo fisica, per- ché tu continuavi imperterrito nella tua testimonianza...Avremmo volutato sa- lutarti ed abbracciarti, augurandoti una Nuova Avventura». Nato il 9 settembre del 1964 ad Afragola, don Paolo era sta- to ordinato sacerdote il 2 ottobre 1988. Laureato in Teologia Pastorale alla Pon- tificia Facoltà dell’Italia Meridionale, a- veva studiato organo e composizione con il Maestro Vincenzo De Gregorio. Da anni dirigeva l’Ufficio diocesano per l’Ecumenismo e il Dialogo interreligio- so: tanti i suoi contributi sul tema, per il mensile inDialogo. C « L’ultimo saluto a don Paolo Di Palo «Appassionato testimone di Cristo» nizio d’anno associativo importante per il Centro Giorgio La Pira di Pomigliano d’Arco. Il prossimo 26 settembre infatti sarà inaugurato l’Osservatorio educativo «che giunge – sottolinea il presidente Gennaro Scialò – quale segno concreto per il territorio, al termine di un percorso annuale di riflessione su persona, sfida educativa e bene comune che come Centro abbiamo portato avanti in continuo dialogo con la città di Pomigliano e con il territorio diocesano». Si tratta di un work in progress che mira a coinvolgere i diversi attori sociali impegnati nella costruzione di città che consentano ai bambini di divenire adulti responsabili: «L’obiettivo è quello di poter dotare l’Osservatorio di un proprio statuto e di uno sportello per l’ascolto delle famiglie, oggi sempre più bisognose di sostegno». Nato il 27 ottobre 1986 in occasione della Giornata mondiale di preghiera per la pace, in cui i leader religiosi di tutta la terra si incontrarono ad Assisi, oggi il Centro La Pira conta 125 soci di varia età, in prevalenza adulti «ma stiamo lavorando – aggiunge Scialò – per coinvolgere sempre più giovani». Un valido strumento di richiamo è senza dubbio la Biblioteca per ragazzi I Care, così chiamata in omaggio all’esperienza della Scuola di Barbiana: «La biblioteca dà vita, con cadenza triennale, alla rassegna del libro per ragazzi È sbocciato un libro, caratterizzata da presentazioni ma anche spettacoli teatrali e musicali. Vogliamo farne una fucina di idee e palestra di pensiero dei nostri giovani». Il prossimo anno la biblioteca sarà aperta anche il martedì pomeriggio e il mercoledì mattina. Ed alcuni lavori di adeguamento consentiranno di accogliere le quarte classi di due scuole primarie del territorio «che trascorreranno nel Centro alcune mattinate – continua il presidente Scialò – per realizzare un albo illustrato ispirato al tema della prossima rassegna del libro per ragazzi, la tredicesima: La città dei nostri sogni. Una rassegna che sarà dedicata a Gianni Rodari, nel centenario della nascita». L’albo realizzato entrerà nel catalogo editoriale del Centro La Pira che in attesa dell’inizio del prossimo scoppiettante anno, continua a proporre incontri originali e di spessore. Un programma consultabile su centrolapirapomigliano.it. Mariangela Parisi I Il Centro La Pira fa nascere l’Osservatorio educativo Golfo di Napoli visto dal Vesuvio Un momento dell’esibizione del 4 luglio Potere e informazione e tre realtà giornalistiche che, più delle altre, hanno avuto pro- blemi con l’attuale governo sono Ra- dio radicale, il Manifesto e Avveni- re. Tutte espressioni di tre impor- tanti tradizioni culturali occidenta- li, perciò meno condizionabili. Non sarà forse proprio l’esistenza di quel- le tradizioni e il richiamo delle loro promesse, ad essere un problema per dei governanti senza storia nè memoria? (Pino M. De Stefano) L incroci-vie.com www.diocesinola.it Mensile della diocesi di Nola A cura dell’Ufficio per le Comunicazioni sociali via San Felice, 30 - 80035 Nola (Na) tel. 081.3114614 e-mail: [email protected] facebook: indialogochiesadinola Redazione Avvenire piazza Carbonari, 3 20125 Milano e-mail: [email protected] NOLA Domenica, 28 luglio 2019 PERIFERIE/2 UN RACCONTO DAI DECANATI a pagina 2-3 SACERDOTI STORIE DI INIZI E DI ANNIVERSARI a pagina 4 TESTIMONI MARGHERITA CANDIA LA VITA PER LA PACE a pagina 6 I TEMI el pieno dell’estate, si programma già per l’anno pastorale che abbiamo dinanzi. La Chiesa di Nola sceglie di ripartire a settem- bre con una tre giorni di riflessione e preghiera dal titolo «Cristo in voi. La formazione alla vita cri- stiana nella prospettiva dell’Evangelii gaudium». Il convegno ecclesiale si presenta come un unico e- vento diviso in tre parti tra loro legate. Il 20 set- tembre, le comunità assieme ai rispettivi parroci sono invitate presso la Cattedrale di Nola, alle ore 19, per ascoltare le relazioni di padre Maurizio Bot- ta e don Andrea Lonardo. Il giorno dopo, sabato 21 settembre, presso la Chiesa del Gesù, sempre a Nola, alle ore 8,30 inizierà la seconda parte del convegno dedicata al confronto sui temi proposti il giorno prima e riservato ai delegati parrocchiali, i quali discuteranno divisi in gruppi fino al pome- riggio, provando a calare nelle rispettive realtà quanto ascoltato. Domenica 22, poi, alle 19, so- lenne celebrazione eucaristica in Duomo presie- duta dal vescovo Francesco Marino. approfondimento a pagina 5 N Convegno diocesano. Giornate di confronto sull’annuncio il ricordo Il presidente Gennaro Scialò

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DI OSVALDO IERVOLINO

ono davvero felice per il de-butto di questo Festival nellacittà di Nola che, la storia ce lo

insegna, da secoli ha una particolaresensibilità ed attenzione verso l’operalirica. Cominciare con la musica di Mo-zart e con Le Nozze di Figaro è qualco-sa che va al di là delle nostre più roseesperanze. I nostri non sono semplice-mente studenti, sono ragazzi con un ta-lento davvero autentico e che hanno al-le spalle uno studio ed una prepara-zione di prim’ordine. Guardiamo confiducia al futuro, il lavoro fin qui svol-to si pone come slancio verso ciò checi attende nei prossimi mesi».Così la preside del Liceo Albertini diNola, la professoressa Amelia La Roc-ca ha espresso la sua gioia per il suc-cesso del debutto, lo scorso 4 luglio,

nel Salone dei Medaglioni del Palazzovescovile di Nola, del «Nola Opera Fe-stival», che ha ricevuto anche il patro-cinio della diocesi. Un team compostoda professionisti competenti ha benpensato di offrire alla città questa in-teressante iniziativa, in un’epoca in cuila lirica pare essere trattata con pocointeresse. Il Festival nasce per diffon-dere il patrimonio lirico e avvicinare igiovani alla musica classica nel solcodella tradizione partenopea che ha inAldo Ciccolini uno dei più illustri rap-presentanti, protagonista della scenaininterrottamente per settantaquattroanni, del quale la professoressa La Roc-ca è stata amica personale. Il lungo lavoro di preparazione al de-butto è iniziato nel mese di marzopresso la sezione musicale dell’Alber-tini, intitolata proprio al Maestro Cic-colini. A guidare i lavori due grandi ar-

tisti: il M° Daniele Zanfardino, teno-re e direttore artistico del Nola Ope-ra Festival, che in primavera ha tenu-to una masterclass cui hanno aderitosia studenti del liceo nolano sia allie-vi di alcuni conservatori della Cam-pania; ed il M° Egidio Napolitano,direttore musicale del Festival e dellaNola Youth Chamber Orchestra, l’or-chestra composta da studenti e alcu-ni docenti del Liceo Musicale. Gran-de l’impegno e il sacrificio dietro lamessa in scena dell’opera con provequasi tutti i pomeriggi nei mesi dimaggio e giugno. Già sono in programma nuovi ap-puntamenti con il Festival, nel perio-do autunnale. E non solo. Si sta lavo-rando per possibili matinée per le scuo-le, di ogni ordine e grado, perché legiovani generazioni possano riscopri-re l’assoluta bellezza dell’opera lirica.

Giovani e lirica, connubio di successo

La VII Giornata regionale per la Custodia del Creato si svolgerà a Salerno il prossimo 28 settembre

Saper essere custodidella biodiversitàDI MARIANGELA PARISI

i svolgerà il prossimo 28settembre a Salerno laSettima Giornata

regionale per la Custodia delCreato promossa dallaConferenza episcopalecampana (Cec). I vescoviGiovanni D’Alise e DomenicoBattaglia, coordinatori delSettore di Pastorale Socialedella Conferenza Campana,sono a lavoro per definire idettagli dell’appuntamentoche si pone come ulterioretappa di approfondimentodella Laudato si’ per leventicinque diocesi regionali.Tema scelto è “Coltivare ecustodire la biodiversità”ispirato dal messaggio dellaConferenza episcopale italianain occasione della 14esimagiornata nazionale per laCustodia del Creato del 1°settembre, dal titolo “Quantesono le tue opere, Signore.Coltivare la biodiversità” cheinvita a guardare conattenzione al creato percontemplarne la bellezza – cherimanda alla grandezza eonnipotenza di Dio – maanche coglierne la sofferenzagenerata dall’irrispettoso agiredell’uomo. La città di Salernoconsente di mettere insieme lariflessione secondo prospettivediverse: dall’abitare la città alcustodire il mare,dall’attenzione alle periferiealla cura delle bellezze. Anchei luoghi in cui il confronto

Ssarà portato avanti sarannovari. Queste le tematiche: “Labiodiversità custodisce ilmare”, “La sostenibilitàincontra il mare”, “L’ecologiaintegrale converte la teologia”,“In cammino per le strade

della città”. Spunti per lariflessione saranno dati daivescovi D’Alise e Battaglia, dalvescovo delegato per il Settoredella pastorale del Mare dellaCec, Francesco Alfano, daldirettore dell’Ufficio per i

problemi sociali e il Lavorodella Cei, don Bruno Bignami,da Walter Ganapini, giàassessore tecnico all’ambientedella Regione Campania, daEnrico Falck, presidentegruppo Falck Milano, daValerio D’Alò, segretarioNazionale Fim–Cisl, da VitoSantarsiero di Confindustria,da Maurizio Giordano,FedagriPesca Campania-Confcooperative, da DanielaBaldantoni, dell’Università diSalerno, da monsignorMarcello De Maio, Istitutoteologico salernitano, da padreFilip Bogdan, della Chiesaortodossa rumena, da donVito Granozio, dell’ Ufficio dipastorale della Salute delladiocesi di Salerno, daVincenzo De Feo,dell’Università di Salerno. Neidiversi luoghi saranno allestitidegli stand espositivi dei Gesticoncreti del Progetto Policoroe delle aziende campane cheoperano con tecnologieecosostenibili mentre l’Istitutoalberghiero Roberto Virtuosodi Salerno curerà i momenti diconvivialità con prodottiprovenienti da filiera corta edecosostenibile. La giornata saràrigorosamente free plastic. Laconclusione si svolgerà pressola Cattedrale di Salerno, conun momento di preghierapresieduto dal cardinaleCrescenzio Sepe, presidentedella Cec, al qualeprenderanno parte tutti ivescovi della Campania.

Promosso dal Liceo Albertini epatrocinato dalla diocesi, nasce il Nola Opera Festival. Le mozartiane Nozze di Figaro hanno allietato ildebutto di successo dello scorso 4 luglio

on infinito amore, rispetto estima». Così i giovani dellaparrocchia San Michele Ar-

cangelo di Somma Vesuviana hannochiuso il loro saluto a don Paolo Di Pa-lo – il loro parroco, deceduto lo scorso5 luglio – letto al termine della cele-brazione eucaristica presieduta dal ve-scovo Marino. Se n’è andato all’im-provviso don Paolo, dopo aver subitoun trapianto di cuore che aveva dato lacertezza di rivederlo presto in giro perle strade della sua parrocchia, quellestrade che invitava i giovani ad abitare,per scoprire la concretezza della fede. Un invito trasmesso con passione, fer-mezza e sorriso: «Persino quelli che al-l’inizio storcevano il naso di fronte allatua immensa solarità (forse considera-ta inconsueta per un parroco) – hannoscritto ancora i giovani – alla fine nonhanno potuto fare a meno di cedere edi riconoscere il tuo grande valore. Iltuo modo di fare semplice e giocoso hafatto sì che in un attimo venissi circon-dato da tanti ragazzi, giovani o meno,pronti ad ascoltarti e a seguirti se soloavessi schioccato le dita. Questo è statoil tuo primo grande successo: chi, al gior-no d’oggi, riesce ad attirare così tantigiovani, facendoli avvicinare alla fede?Tutto stava nella concretezza delle coseche ogni giorno proponevi, dandoci

l’opportunità di vivere in prima perso-na migliaia di nuove esperienze...met-tendoci tutta la tua passione per la mu-sica, perché dietro il tuo abito c’era pursempre un uomo con le sue passioni.Chi ha detto che un sacerdote non pos-sa averne?».Don Paolo Di Paolo ha guidato la par-rocchia di San Michele Arcangelo per12 anni. L’intera comunità ha condivi-so con lui tutto, anche le precarie con-dizioni di salute: «I tuoi alti e bassi – hadetto il segretario del Consiglio Pasto-rale, Francesco Iossa, durante il suo sa-luto il 5 luglio – sono diventati una co-stante quotidiana, a volte non riuscivia salire gli scalini per arrivare al Taber-nacolo, a volte il timbro di voce tra-smetteva stanchezza ma solo fisica, per-ché tu continuavi imperterrito nella tuatestimonianza...Avremmo volutato sa-lutarti ed abbracciarti, augurandoti unaNuova Avventura». Nato il 9 settembredel 1964 ad Afragola, don Paolo era sta-to ordinato sacerdote il 2 ottobre 1988.Laureato in Teologia Pastorale alla Pon-tificia Facoltà dell’Italia Meridionale, a-veva studiato organo e composizionecon il Maestro Vincenzo De Gregorio.Da anni dirigeva l’Ufficio diocesano perl’Ecumenismo e il Dialogo interreligio-so: tanti i suoi contributi sul tema, peril mensile inDialogo.

L’ultimo saluto a don Paolo Di Palo«Appassionato testimone di Cristo»

nizio d’annoassociativo importanteper il Centro Giorgio La

Pira di Pomigliano d’Arco.Il prossimo 26 settembreinfatti sarà inauguratol’Osservatorio educativo«che giunge – sottolinea ilpresidente Gennaro Scialò– quale segno concreto peril territorio, al termine diun percorso annuale diriflessione su persona,sfida educativa e benecomune che come Centroabbiamo portato avanti incontinuo dialogo con lacittà di Pomigliano e conil territorio diocesano». Sitratta di un work in progressche mira a coinvolgere idiversi attori socialiimpegnati nellacostruzione di città che

consentano ai bambini didivenire adultiresponsabili: «L’obiettivo èquello di poter dotarel’Osservatorio di unproprio statuto e di unosportello per l’ascoltodelle famiglie, oggi semprepiù bisognose disostegno». Nato il 27ottobre 1986 in occasionedella Giornata mondiale dipreghiera per la pace, in cuii leader religiosi di tutta laterra si incontrarono adAssisi, oggi il Centro LaPira conta 125 soci divaria età, in prevalenzaadulti «ma stiamolavorando – aggiungeScialò – per coinvolgeresempre più giovani». Unvalido strumento dirichiamo è senza dubbio

la Biblioteca per ragazzi ICare, così chiamata inomaggio all’esperienzadella Scuola di Barbiana:«La biblioteca dà vita, concadenza triennale, allarassegna del libro perragazzi È sbocciato un libro,caratterizzata dapresentazioni ma anchespettacoli teatrali emusicali. Vogliamo farneuna fucina di idee epalestra di pensiero deinostri giovani». Ilprossimo anno labiblioteca sarà apertaanche il martedìpomeriggio e il mercoledìmattina. Ed alcuni lavoridi adeguamentoconsentiranno diaccogliere le quarte classidi due scuole primarie del

territorio «chetrascorreranno nel Centroalcune mattinate –continua il presidenteScialò – per realizzare unalbo illustrato ispirato altema della prossimarassegna del libro perragazzi, la tredicesima: Lacittà dei nostri sogni. Unarassegna che sarà dedicataa Gianni Rodari, nelcentenario della nascita».L’albo realizzato entrerànel catalogo editoriale delCentro La Pira che inattesa dell’inizio delprossimo scoppiettanteanno, continua a proporreincontri originali e dispessore. Un programmaconsultabile sucentrolapirapomigliano.it.

Mariangela Parisi

IIl Centro La Pira fa nascere l’Osservatorio educativo

Golfo di Napoli visto dal Vesuvio

Un momento dell’esibizione del 4 luglio

Potere e informazionee tre realtà giornalistiche che,più delle altre, hanno avuto pro-

blemi con l’attuale governo sono Ra-dio radicale, il Manifesto e Avveni-re. Tutte espressioni di tre impor-tanti tradizioni culturali occidenta-li, perciò meno condizionabili. Nonsarà forse proprio l’esistenza di quel-le tradizioni e il richiamo delle loropromesse, ad essere un problemaper dei governanti senza storia nèmemoria? (Pino M. De Stefano)

L

incroci-vie.com

www.diocesinola.it

Mensile della diocesi di NolaA cura dell’Ufficio per le Comunicazioni socialivia San Felice, 30 - 80035 Nola (Na)tel. 081.3114614e-mail: [email protected]: indialogochiesadinola

Redazione Avvenirepiazza Carbonari, 3 – 20125 Milanoe-mail: [email protected], 28 luglio 2019

◆ PERIFERIE/2UN RACCONTODAI DECANATI

a pagina 2-3

◆ SACERDOTISTORIE DI INIZI E DI ANNIVERSARI

a pagina 4

◆ TESTIMONIMARGHERITA CANDIALA VITA PER LA PACE

a pagina 6

I TEMI

el pieno dell’estate, si programma già perl’anno pastorale che abbiamo dinanzi. LaChiesa di Nola sceglie di ripartire a settem-

bre con una tre giorni di riflessione e preghiera daltitolo «Cristo in voi. La formazione alla vita cri-stiana nella prospettiva dell’Evangelii gaudium». Ilconvegno ecclesiale si presenta come un unico e-vento diviso in tre parti tra loro legate. Il 20 set-tembre, le comunità assieme ai rispettivi parrocisono invitate presso la Cattedrale di Nola, alle ore19, per ascoltare le relazioni di padre Maurizio Bot-ta e don Andrea Lonardo. Il giorno dopo, sabato21 settembre, presso la Chiesa del Gesù, sempre aNola, alle ore 8,30 inizierà la seconda parte delconvegno dedicata al confronto sui temi propostiil giorno prima e riservato ai delegati parrocchiali,i quali discuteranno divisi in gruppi fino al pome-riggio, provando a calare nelle rispettive realtàquanto ascoltato. Domenica 22, poi, alle 19, so-lenne celebrazione eucaristica in Duomo presie-duta dal vescovo Francesco Marino.

approfondimento a pagina 5

N

Convegno diocesano. Giornatedi confronto sull’annuncio

il ricordo

Il presidente Gennaro Scialò

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on è un ritorno, ma un rilan-cio. L’azienda del comparto ca-seario-lattiero Auricchio, nata

a San Giuseppe Vesuviano nel 1877,investirà circa 2 milioni di euro per lafiliale di Somma Vesuviana. «Ecco vo-glio essere chiaro: noi non ce ne sia-mo mai andati». Dall’altro lato dellacornetta risponde con accento emi-liano Alberto Auricchio, ad dell’a-zienda. «Sì, il mio accento è nordico,

ma il sangue è napoletano. È lo stes-so del mio antenato che aprì il primostabilimento a San Giuseppe Vesuvia-no. E infatti io tifo per il Napoli». E co-sì tra una nota calcistica e un pizzicodi ironia, comincia l’intervista con ildiscendente diretto di Gennaro Au-ricchio, il fondatore dell’azienda delprovolone. Dottor Auricchio, in cosa consisteràl’investimento? Faccio una piccola premessa. La filia-le di Somma Vesuviana funziona edistribuisce i nostri prodotti nel sud:in Calabria, Puglia e ovviamenteCampania. Noi potevamo anche de-cidere di lasciare tutto inalterato. In-vece abbiamo pensato a un investi-mento per implementare la sede o-perativa di Somma Vesuviana da unpunto di vista tecnologico. È un in-vestimento importante perché si uti-lizzeranno macchinari nuovissimi e

all’avanguardia per incrementare emigliorare la qualità produttiva. Maquesto è solo il primo obiettivo. L’al-tro è far crescere l’occupazione. La disoccupazione è proprio uno deiproblemi principali del nostro ter-ritorio...Eppure qui abbiamo sempre trovatoun ambiente accogliente, motivato edisponibile in merito alle esigenzelavorative, come per la questione deiturni di lavoro. Non faccio la classi-fica con gli altri stabilimenti, ma quiabbiamo riscontrato un legame mol-to forte tra i lavoratori e l’azienda.Non mi dispiace pensare che tuttal’Auricchio sia una grande famiglia.Anche per questo motivo, quando cisono ricorrenze importanti festeg-giamo sempre insieme ai nostri di-pendenti. La sensazione è la stessache si ha quando ci si ritrova per lefeste di Natale o di Pasqua insieme

ai propri cari. Tornando al punto, ilproblema della disoccupazione c’èsicuramente, ma c’è anche tanta vo-glia di lavorare, anzi fame di lavoro.Dal canto nostro, l’azienda non hamai licenziato nessuno. E date le no-stre origini napoletane non ci di-spiace ‘privilegiare’ i giovani del Sudche hanno voglia di lavorare. Quali sono i motivi che vi hannospinto a investire proprio nell’areavesuviana. I motivi non mancano. Il primo è lastoria. L’azienda è nata qui. Poi l’Au-ricchio è un’impresa a vocazione fa-miliare e per noi le radici e i legami disangue non sono solo belle parole.Noi ci teniamo davvero. Basti pensa-re che alcuni collaboratori sono figlio nipoti di dipendenti che già lavora-vano qui ai tempi di mio nonno e miopadre. Sia chiaro: non è clientelismo,ma riteniamo giusto dar loro una

chance per un colloquio di lavoro. Delresto l’Auricchio non è una grandemultinazionale e anche per questo cre-diamo molto ai valori di famiglia, sto-ria e territorio. Vi aspettate un aiuto dalla politicain questa operazione? Noi avremmo comunque investitoqui, indipendentemente dalla pre-sentazione del progetto per i fondi re-gionali e dalla successiva accettazio-ne. Magari il progetto non sarebbe sta-to così esteso, ma già da tempo c’erala nostra ferma intenzione di investi-re a Somma Vesuviana. Dopotutto,tenga presente che i lavori sono giàstati avviati, anche se i fondi non so-no ancora arrivati. Per quanto riguar-da la politica, l’Auricchio è sempre sta-ta fuori dai giri politici nazionali, mase parliamo di istituzioni locali, beh,sì, per noi è molto importante rela-zionarci con sindaci e assessori.

N

Una veduta delvesuviano (foto

Producktion-RosarioSpanò)

DI MARIANO MESSINESE

ontinua il viaggio di inDia-logo nei decanati della dio-cesi. In questo numero di lu-

glio l’approfondimento è dedicatoa un territorio che parte dal bru-scianese, abbraccia l’area vesuvia-na e si allunga fino al mare. Untempo questa area era detta ‘felix’,per la fertilità, oggi, invece, la cro-naca restituisce l’immagine di unaperiferia economica sporcata dal-l’inquinamento. Eppure questo ter-ritorio potrebbe essere ancora unagrande occasione per l’economia:la biodiversità ambientale e la tra-dizione agricola tramandata di pa-dre in figlio potrebbero essere learmi migliori per riportare le lan-

cette dell’orologio ‘indietro’. Ne èconvinto Gianluca Napolitano, 36anni e presidente del presidio SlowFood dell’agro nolano: «Il proble-ma dell’inquinamento c’è, ma co-me dimostrato dalle evidenzescientifiche solo una piccola partedel terreno è inquinato. Salvare labiodiversità è una grande occasio-ne per l’economia». Raggiunto te-lefonicamente, spiega il motivo.Napolitano, cosa fa l’associazio-ne Slow Food nel nolano? Il progetto più importante è quel-lo dei presidi per creare un mar-chio Slow Food per i prodotti a-gro–alimentari del territorio a ri-schio di estinzione. In questa atti-vità coinvolgiamo una rete di col-tivatori diretti che possiedono i se-

mi e conoscono le tecniche di col-tivazione per ripristinare e salvarela biodiversità, proprio come ab-biamo fatto per il vero pomodo-ro San Marzano, il fagiolo Dentedi Morto di Acerra e la Papaccellanapoletana. Il ritorno alla terra può essere unvolano per l’economia? Grazie a Slow Food alcune micro–imprese agricole che stavano perchiudere si sono riprese e non han-no più chiuso. E chi aveva un po-dere e meditava di venderlo ha scel-to di restare. Ed è una cosa impor-tante, perché il contadino è il cu-stode della tradizione del terreno.E la sua presenza è un deterrentecontro l’apertura di una discarica. Il progetto di Slow Food può

combattere anche la disoccupa-zione? Sì, proprio a causa della carenza dilavoro, diversi giovani hanno sco-perto il mondo agricolo e se ne so-no innamorati fino a trasformarequesta passione in un lavoro. Peròpotremmo fare molto più. Se riu-scissimo a stringere i rapporti trapiccoli produttori, coltivatori, ri-storanti e associazioni culturali, po-tremmo creare una rete in grado dicoinvolgere la filiera produttiva a-gricola, la commercializzazione, laristorazione e la nicchia del turi-smo culturale e eno–gastronomi-co, così da avere un’offerta lavora-tiva molto più ampia e strutturata.Per realizzarlo, però, tutti devonofare la loro parte.

C

un dormitorio inmezzo a grandi realtàcomunali». Dunqueuna città di passaggio,ma relativamentetranquilla. «Infatti –continua – moltagioventù viene attrattadalla criminalità a causadella mancanza dilavoro».Disoccupazione ecriminalità: due criticitàsimili a vasicomunicanti. Taledinamica è descritta daSalvatore Cantone,presidente di FaiAntiracket diPomigliano D’Arco:«Uno dei fenomeni chefavorisce l’aumentodella criminalità è ladisoccupazione. Ilguadagno facile, tramitel’estorsione ed altritraffici, è la veraattrattiva di giovani chemolte volte rifiutano leopportunità date daquesto territorio».L’altra faccia dellamedaglia riguarda lepersone che vivono undisagio psico–socialeindotto dalle precariecondizioni del lavoro.Come spiegano MarinaRivellini, responsabiledel Centro AscoltoLavoratori, e AntonioSalvati, primariodell’Unità Operativa diSalute Mentale (Uosm)dellAsl Napoli 3: «Ilnostro Centro, natoall’interno dell’Uosm,in collaborazione con icomuni di PomiglianoD’Arco, Brusciano,Sant’Anastasia, Cisterna,le diocesi di Nola eAcerra, l’AteneoFederico II, agiscesull’ascolto dei disagi esul sostegno sociale malavora anche per unarete sociale capace dipromuovere sviluppoterritoriale».

potenzialità se vissute egestite con intelligenza.Pasquale Carbone,presidente di Archora,associazione socio–culturale no profit diCasalnuovo, parla diopportunità come dioccasioni: «Abbiamovinto il progettoBenessere Giovanistipulando un patto conil sarto Isaia con ilquale organizziamocorsi di formazionegratuita di sartoria con igiovani dai 16 ai 35anni. Il problemaprincipale è la scarsacomunicazione. Le cosevengono fatte ma nonarrivano alle persone.Le famiglie nonsostengono i giovaninell’aderire a questeiniziative a causa di unmentalità troppochiusa. A differenza diPomigliano,Casalnuovo ha troppeperiferie e mal collegate.I giovani vivono fuoriCasalnuovo perchè adesempio solo l’annoscorso è nata una scuolasuperiore». Una vocequella di Archora cheda qualche anno ormaicontinua senzascoraggiarsi a farsisentire con forza coneventi socio–culturali apartire dalle piazze. Lecriticità sono pari allerisorse. Di quest’ultimeuna su tutte è lasolidarietà diffusa graziealla collaborazione trasocietà civile, istituzionie associazioniimpegnate sul territorio.In merito FiorellaChirollo, presidentessadella Pro Loco Castrum,afferma che:«Cisterna èun territorio con ungrande senso diappartenenza epartecipazione, masembra essere diventata

opportunità mancate.Don Salvatore Purcaro,decano del quartodecanato e parroco diBrusciano, ci raccontadi alcune realtà comeisole non sempre felici,dove sono diffuse ladispersione scolastica el’abbandonodell’università, allequali segue una ricercadel lavoro pocofruttuosa. Inoltre ilterritorio è deturpatodalla criminalità chespesso rimaneincontrastata: «Ci siimpegna poco per lalegalità, soprattutto aBrusciano, messa inginocchio dall’omertà, ea Castello di Cisternadove realtà post–terremoto, come la‘Cisternina’ e la ‘219’sono diventate ghettifavorendo così lamalavita». Manca lo

DI DOMENICO IOVANE

n gigante chedeve esseresvegliato: così si

presenta la zonavesuviana circoscritta aun colosso comePomigliano d’Arco ealle realtà periferichevicine, allo stessotempo ricche disperanze ed

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paradosso – ci spiegadon Ciro Biondi,parroco di Maria SSAddolorata, l’unica, trale parrocchie diCasalnuovo, a rientrarenella diocesi di Nola –:ci sono sette parrocchiedivise tra 3 diocesi(Nola, Acerra e Napoli).Circa 60000 persone inbalia di un pianopastorale e socialeframmentato. Uncomune con quattroperiferie intorno a uncentro inesistente. Lacomunità cristiana cosìcome quella civile faticaa crearsi perché lepersone non cercanoopportunità diaggregazione.Casalnuovo è diventatoun grosso dormitoriodove si ritorna perriposarsi. La vita èaltrove». Le periferiediventano una

slancio culturale esociale da parte deiComuni per favorire, adesempio, una più feliceintegrazione dei figli deiterremotati. Qualchespiraglio però arrivadalla parrocchia:«Mantiene il legame dicomunità in molte partidel territorio conoccasioni diaggregazione in cui lepersone si sentonofamiglia. A Brusciano lamossa vincente è statala comunitàinterparrocchiale.Abbiamo sdoganatol’idea dell’avere tutto esotto casa. C’è unamobilità di persone chesi integra con il restodel territorio». Il quartodecanato comprendeanche la comunità diTavernanova aCasalnuovo:«Casalnuovo è un

DI ALFONSO LANZIERI

esuvio, prodotti tipici, storia, folk-lore. Ma anche settore produtti-vo in grave difficoltà o assente,

col talento dei giovani costretto a e-sprimersi lontano. Le istituzioni pro-vano a dare risposte, con risultati alta-lenanti. Questo il quadro che emergedalle voci di chi vive e lavora qui. «Lasituazione economica delle persone edelle famiglie di Somma Vesuviana hasubito negli anni un mutamento ne-gativo» mi racconta Lello D’Avino, pre-sidente della Pro Loco Vesuvia, impe-gnato nel sociale e in passato anche inpolitica. «Colgo un divario enorme ecrescente tra ricchezza e povertà», con-tinua D’Avino, «il ceto medio è spaccatoin due: una parte viene trascinata nel-la voragine della povertà, l’altra, menoconsistente, si avvicina alla ricchezza. Laprecarietà dei posti di lavoro non aiu-ta le nostre famiglie a vivere serena-mente; i giovani, laureati e specializza-

ti, difficilmente trovano una colloca-zione soddisfacente per costruire il fu-turo che meritano e così i più cercanola realizzazione professionale oltre laCampania». Il Vesuvio, coi suoi pae-saggi e i suoi prodotti, e la storia loca-le, sono carte da giocare per il rilancio,e su questo concorda anche VincenzoDi Costanzo, dell’associazione cultu-rale Urbe Vesuviana, con sede legale aSomma ma attiva anche su Sant’Ana-stasia, Ottaviano e San Giuseppe, com-posta solo da giovani: «Il Parco Nazio-nale del Vesuvio, a mio avviso, è anco-ra un potenziale mal sfruttato. Do-vremmo puntare sul turismo integrale:fede, arte, storia, prodotti tipici locali,natura. Mettiamo in campo tante ini-ziative culturali, anche con buoni ri-sultati, e proviamo a fare rete tra asso-ciazioni e mettere insieme persone:questa forse è la cosa più difficile». Glistessi contenuti tornano nelle parole diGiovanni Romano, presidente dell’A-zione cattolica della parrocchia di San

Francesco ai Romani, a Sant’Anastasia:«Abbiamo tante risorse umane e non,e questo è un aspetto positivo, ma man-ca un legante, in primis quello delle i-dee e delle prospettive. In aggiunta, no-to una certa sfiducia generalizzata: co-me se non si intravedesse una via peruna crescita futura. La prima cosa da fa-re è vincere la sfiducia». Nella stessacittà, anche Ciro Fiore, presidente del-la Pro Loco dell’Arco, sottolinea l’im-poverimento del territorio, in seguito al-la chiusura o all’indebolimento di im-portanti polmoni commerciali, e in piùcita il problema sicurezza:«Il persona-le dei vigili urbani è ridotto: fanno quel-lo che possono. La piccola caserma deicarabinieri è stata sul punto di chiude-re, ma forse si è trovata la soluzione peruna nuova sede. Speriamo». Padre Ca-simiro Sedzimir, parroco della parroc-chia Santa Croce a Somma e decano diquesta porzione della diocesi nolana,descrive un territorio nel quale «ci so-no certo difficoltà materiali, ma alme-

no il necessario non manca quasi a nes-suno. Chi ha davvero bisogno, però,spesso si vergogna a chiedere. Certo peri giovani le occasioni di lavoro non so-no molte. Del resto, non sembra chequest’area si svilupperà da qui a breve:le uniche attività aperte negli ultimi an-ni sono pub o pizzerie, ma non realtàproduttive vere e proprie. Al di là degliaspetti socio–economici, direi che per-mane un radicamento nei valori dellafamiglia e il senso di solidarietà: que-sto è positivo». Stesse parole anche daparte di don Nicola De Sena, vicepar-roco di Santa Maria la Nova a Sant’A-nastasia: «La comunità cristiana è mol-to solidale e risponde con grande ge-nerosità agli appelli che le si rivolgono.Di contro, putroppo, c’è anche da direche il territorio non è molto vivace cul-turalmente, eppure ci sarebbero tanterisorse – qui in passato c’era una se-zione della federazione degli universi-tari cattolici – che però si fa fatica a con-vocare attorno a un progetto comune».

VSestodecananto:ceto mediospaccato e giovani che scelgono di andare viaper costruire il futuroMa c’è ancorasolidarietà tragli abitanti

Quarto decanato:mancanza dilavoro e centri diaggregazione,parrocchie escluse,rendono i giovanipreda dicriminalità edisagio psico-sociale

Continua il viaggio di inDialogo nei decanati diocesani,cercando la periferia. Tante le risorse, come la biodiversità Per Gianluca Napolitano, presidente Slow Food delnolano: «Salvarla è una grande occasione per l’economia»

Una terra che puòancora essere «felix»

«Risorse non del tutto valorizzate per mancanza di vivacità culturale»

Giovani e sviluppo, serve l’impegno per la legalità

Veduta diuna zona diPomigliano

d’Arco alconfine conCasalnuovo

(fotoProducktion-

RosarioSpanò)

Provoloni Auricchio in produzione

L’azienda del compartocaseario-lattiero investiràcirca 2 milioni di euro perla filiale di SommaVesuviana. L’Ad AlbertoAuricchio precisa: «Noi nonce ne siamo mai andati»

Auricchio investe a Somma per potenziare lo stabilimento

2 Domenica28 luglio 2019Vita sociale

Page 3: Saper essere custodi della biodiversità · La VII Giornata regionale per la Custodia del Creato si svolgerà a Salerno il prossimo 28 settembre Saper essere custodi della biodiversità

Per Gaetano Pugliese, presidente nazionale delMovimento d’impegno educativo di Azione cattolica, deve rafforzarsi nuovamente la sinergia tra famiglia e istituti di formazione, senza si generano periferie

Litorale oplontino, cittadini denunciano scarichi inquinanti

DI ANTONIO TORTORA

orre Annunziata ed il suo marenell’occhio del ciclone. Scarichied illeciti abusivi continuano

ad imperversare inquinando il mareoplontino. È quanto emerge da unadenuncia–querela sottoscritta datantissimi cittadini che, indignati,hanno risposto ad un appellolanciato sui social network. La

denuncia ha preso la mosse daalcune dirette video che ilgiornalista Salvatore Sparavigna harealizzato in località Sette Scogliere,a Rovigliano, nella zona sud di TorreAnnunziata. Già da alcunesettimane, una grossa chiazza dicolore marrone galleggiava insuperficie, una sorta di ‘fungoatomico’, facendo sospettarepratiche illecite. Dalle sopracitatedirette, si è potuto vedere e capireche la macchia marrone originavada un continuo fuoriuscire dimelma scura da un tubo postoall’estremità della scogliera,precisamente la quarta delle sette, adun paio di metri di profondità. Conla collaborazione di alcuni cittadini,Sparavigna ha documentato l’iter diquesto scarico, individuando bendue collettori fognari collocati apoche decine di metri dal

bagnasciuga e, utilizzando deltracciante chimico, ha potuto risalireall’origine dello scarico, a neanchedue metri di profondità,proveniente da una falla di unagrossa condotta sottomarina che –scrive Sparavigna – «parte propriodal collettore ed attraversa per tuttala lunghezza la scogliera». Fenomenisicuramente non inconsueti, chenon sorprendono il responsabilescientifico di LegambienteCampania, Giancarlo Chiavazzo.«Ho sentito di questa vicenda come,purtroppo, sento di altre. – spiega –Esse rappresentano solamente lapunta dell’iceberg di un territoriocresciuto in maniera disorganica». Ilprimo passo da effettuare sarebbequello di migliorare edimplementare i controlli. «Vapotenziata – argomenta – l’azione dicontrasto di questi fenomeni che

passa per le azioni di controllo,anche di carattere tecnico.Bisognerebbe associare la presenzadegli organi dell’autorità giudiziariaalla struttura Arpac regionale».Accanto al profilo dei controlli, èviva la problematica del disordineinsediativo. «Non vi è – aggiungeChiavazzo – un’organicità delle retidi raccolta e vi è, invece, la presenzadi queste condotte non registrate.Prima di essere scaricati, i refluidovrebbero essere trattati. Tanteimprese non vengono controllateperiodicamente né tantomenovengono verificati i presuppostiminimi dei requisiti di legge». Nonmancherebbero, a suo giudizio,responsabilità da attribuire agli entilocali. «Per legge, – spiega – sonotenuti a verificare gli scarichiladdove non sono in pubblicafognatura. Quando si tratta di un

corpo idrico superficiale, lacompetenza è, in seguito ad unamodifica legislativa dell’epocaCaldoro, direttamente dei Comuni».Il responsabile scientifico parla dideficit di capacità istituzionale, chenon consentirebbe l’adeguataprevenzione dei fenomeni discarico. «Oggi, le risorse per gli entilocali sono limitate e non si attuanopolitiche lungimiranti. – conclude –Spesso non si sfruttano leopportunità derivanti daifinanziamenti perché mancano lecapacità interne, come nel caso diinvecchiamento della pubblicaamministrazione senza turnover.Talvolta, ci sono conflitti diinteresse, laddove lo stesso comuneha impianti di depurazione discarichi in corpo idrico superficiale evi è corrispondenza tra soggettocontrollato e soggetto controllore».

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La segnalazione da alcunedirette video del giornalistaSparavigna in località SetteScogliere a TorreAnnunziata. Per Chiavazzo(Legambiente): «Mancanocontrolli adeguati»

Pastifici, natura e scavi: una ricca dote sprecata

«I quartieri crescono solo a Scuola»

DI MARIANO MESSINESE

re comuni, tre storiediverse, altrettantidialetti. No, non è

uno scenario balcanico, maè il settimo decanato delladiocesi di Nola, unterritorio che abbraccia SanGiuseppe Vesuviano,Ottaviano e Terzigno, paesiconfinanti eppure al tempostesso distanti. Trovare lasintesi in questaframmentazione non èsemplice. Davvero troppele differenze da sommarein una superficie che nonraggiunge i 60 kmquadrati. Il decano donAntonio Fasulo chiarisce:«È tutto nel concetto didistanza. Quella geograficaè minima. Però i comunihanno tradizioni e realtàsocio–economiche diverse.Ma nonostante questedifferenze esistono anchedei punti in comune,alcuni negativi come lamancanza di lavoro, altripositivi come il senso diaccoglienza. Inoltre c’è unforte senso di appartenenzanei confronti della Chiesa ela parrocchia è percepitacome una istituzionefondamentale per lasocietà». Ma anche in unterritorio gravato dalladisoccupazione, c’è chi hacostruito una splendidarealtà lavorativa. EmanueleLeone e la sua famigliahanno aperto nel 2001 unmuseo di artecontemporanea a Terzignodedicato alla memoria

T

dell’artista locale SalvatoreEmblema: «Il nostromuseo è legato al territorioe alle sue scuole con lequali promuoviamopercorsi tematici. Abbiamouna media di 3000–4000visitatori all’anno eabbiamo sotto contratto atempo indeterminato 5ragazzi. Certo, non lorisolviamo noi il problemadella disoccupazione, madare un lavoro ai giovani èun vanto. So cosa significacercare un lavoro. Io ho 37anni e subito dopo lalaurea sono andato inAmerica per trovarlo. Sonostato assistente curatore alMoka di Los Angeles primadi tornare qui. Oggi nonvivo più in America, maattraverso il MuseoEmblema, Terzigno è incontatto con New York,Londra e altre realtàeuropee che ospitanomostre dedicate all’artista».Poco più in là c’è San

Giuseppe Vesuviano ed èuno specchio dellaframmentazione deldecanato. Ma come può uncomune avere così tantepartizioni al suo interno?Lo spiega don FrancescoFeola, parroco di SantaMaria La Scala: «Lo sacome dicono gli abitantidelle frazioni quandodevono venire in centro?‘Devo andare a SanGiuseppe’. E non è solouna lontananza geografica.Poi non mancanoproblemi gravi comedroga, lavoro, disinteresseper il bene comune eassenza di eventi culturalisui quali si dovrebbeinvestire di più per favorirela socializzazione. Eppure isangiuseppesi hanno tantequalità: sono laboriosi eaccoglienti con gliimmigrati che sonointegrati nel tessutosociale». La generosità deisangiuseppesi si nota

DI ANTONIO TORTORA

n bilico tra il degrado delleperiferie e le ricchezze in at-tesa di valorizzazione. L’otta-

vo decanato della diocesi di No-la, che ricomprende le realtà diTorre Annunziata, Boscoreale,Scafati e Poggiomarino, vive diquesta contraddizione, diviso travariegate criticità ed evocate po-tenzialità di sviluppo. «Si trattadi un territorio complesso e dif-ficile – spiega don Raffaele Rus-so, decano nonché rettore della

Basilica di Maria SS. della Nevedi Torre Annunziata – ma an-che allettante. Vivere ed opera-re qui è una vera sfida». Una sfi-da che monsignor Russo com-batte giorno dopo giorno, da di-ciassette anni, fronteggiando iproblemi imperanti nella zona,comuni a molte realtà del deca-nato: disoccupazione, presenzacamorristica, spaccio di droga edegrado diffuso. «Quando sonovenuto qui, la gente non si ac-costava in Basilica perché avevapaura per la vendita e lo spacciodi droga a cielo aperto – raccontail rettore –. Considerati tutti gliaspetti critici, ho dato la prioritàalla cura dei ragazzi, che ha si-gnificato anche avvicinare le fa-miglie». Tra i progetti compiuti,l’apertura di un oratorio salesia-no e di un orfanotrofio, la ri-strutturazione della Basilica, l’o-

spitalità per detenuti messi allaprova e una casa per i senza fis-sa dimora. Paradigma, in ognicaso, di piaghe sociali di unacittà che offriva e offre, tuttora,opportunità e che avrebbe po-tuto, nel complesso, presentarsidiversa. «Dovevamo solo preoccuparci dimantenere ciò che avevamo. –argomenta Ciro Maresca, presi-dente della Pro Loco –. Invece,abbiamo accettato, senza lungi-miranza e capacità, il peggio, de-turpando la città e costruendo lasocietà in cui viviamo». Il riferi-mento è alla ‘invidiata’ e non va-lorizzata dote di pastifici, muli-ni, fabbriche, fonti di acqua mi-nerale insieme alla globalità del-le risorse turistico–economiche(spiaggia, porto, siti archeologi-ci). A questo fine, la Pro Loco o-plontina ha promosso una peti-

zione di sensibilizzazione per ilriconoscimento di Torre An-nunziata quale città ad econo-mia turistica. Nella vicina Bo-scoreale, le problematiche sonopiuttosto simili. «A parte la di-soccupazione, che supera il 60%,vi è un problema culturale – spie-ga don Giovanni D’Andrea, par-roco al Santuario di Maria SS. Li-beratrice dai Flagelli – che ri-scontro nel mio rapporto con igiovani. La parrocchia, situata inprossimità del Quartiere PianoNapoli Settetermini (spesso aglionori delle cronache per arrestied emergenze sociali, ndr), ac-coglie le diverse problematichedi ‘sotto’ e ‘sopra’». È collocata,infatti, in una posizione di rac-cordo tra Boscoreale centro e lazona critica del piano Napoli.«C’è disunità, divisione tra le dueanime di popolazione – conti-

nua il parroco – che sto cercan-do di amalgamare, per far capi-re che siamo un unico corpo. NelPiano Napoli, c’è tanta bravagente che, spesso, viene etichet-tata negativamente solo perchévive in quel contesto». La contestuale vicinanza agli sca-vi di Villa Regina potrebbe esse-re un volano per la crescita e losviluppo. «Boscoreale – spiegaTiziana Castellano, presidentedella Pro Loco Villa Regina – è unpaese ricco di opportunità, di be-ni culturali, di tesori immensi,con eccellenze notevoli sul pia-no gastronomico. Tuttavia, la po-polazione è spesso disincantatae poco attenta agli elementi cul-turali del suo territorio, che so-no l’unico strumento di valoriz-zazione e di crescita, a cui il cit-tadino dovrebbe aggrapparsi pertirarsi fuori da una crisi profon-

dissima, anche dal punto di vi-sta sociale. Più che la politica èstata la Chiesa a collaborare conla Pro Loco per favorire le sue i-niziative». Peculiare, nel quadrocomplessivo del decanato, la fra-zione di Marra, periferica ai co-muni di Boscoreale, Poggioma-rino e Scafati. «È una realtà mol-to variegata, che divido in quat-tro microaree, – argomenta donCarmine Pagano, parroco alla SS.Vergine del Suffragio – forte-mente identitaria. La zona di Sca-fati, con l’avvento dei commis-sari, ha avuto un degrado tal-mente rapido che, nel giro di po-co tempo, la zona di Boscorea-le, nonostante i suoi problemi,è diventata migliore». Crisi cheha riguardato la raccolta dellaspazzatura, l’illuminazione, lamanutenzione delle strade, a cuisi accompagna il ‘solito’ spaccio.

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3Vita socialeDomenica28 luglio 2019

Ottavo decanato: forteimpegno di parrocchie eassociazioni laiche. Ma i cittadini sono distrattirispetto al bene comune

Anche nel settimodecananto graveproblema è ladisoccupazioneMa alta è la capacitàdi accoglienza eintegrazione

DI ALFONSO LANZIERI

ome può la scuolaessere al servizio delterritorio? Questa la

questione di fondo chetrova alcune risposte nelleparole di Gaetano Pugliese,professore di religione perquasi mezzo secolo, dapoco in pensione, dopoaver concluso la sua lungacarriera presso l’IstitutoTecnico Barsanti diPomigliano d’Arco.Pugliese è ancheattualmente presidentenazionale del Movimentod’impegno educativo diAzione cattolica (Mieac).Professore, viviamo in unterritorio che possiamodefinire «periferiadiffusa», almeno dalpunto di vista dell’offertadei servizi necessari agarantire una buonaqualità della vita. Qual èil ruolo della scuola inquesto scenario?Secondo me, quando si

parla di scuola, ilsignificato classico che sidà alla differenza tra centroe periferia va mutato. Nellamia lunga esperienza, nonho notato una grossadistanza tra queste duedimensioni, rispetto al mioruolo d’insegnante. Ladifferenza, invece, la fanno

le famiglie: se seguono iragazzi e hanno cura o no.È questo il verospartiacque.Se parliamo del problemadella dispersionescolastica, dobbiamoguardare ancora allefamiglie?Di certo è un fattore

importante. Negli ultimidecenni, anche nel nostroterritorio, la famiglia haconosciuto un aumentodelle criticità – mi riferiscoalle separazioni e aiproblemi in genere dellafragilità dei legami – di cuii ragazzi risentono. Èdiventata più complessaanche la gestione dellarelazione scuola-famiglia,fondamentalenell’educazione dei ragazzi.Ma il fenomeno delladispersione è legato direisoprattutto alla scuola chea volte non riesce adaccogliere, a trovare unapproccio adeguato perragazzi bisognosi dimaggior cura educativa.Ha parlato dicambiamenti del vissutofamiliare dei ragazzi. E inquesti ultimi, ha vistocambiamenti nella suaesperienza?Fino più o meno agli anni’70, gli studentitendendevano a recepiredocilmente i discorsi degliinsegnanti, erano, per cosìdire, più passivi nelrapporto coi docenti. Apoco a poco, sonodiventati più attivi, critici,ponevano domande.Questo non è unproblema, anzi. E in questo contesto,quale può essere il ruolodell’insegnamento dellareligione cattolica?Guardi, vengo proprio oggidal convegno nazionale delMieac, il cui titolo era«Passi d’uomo, improntedivine. L’educazione peruna rigenerazionedell’esperienza umana»,che può riassumere il fineprioritario del mioimpegno di docente:conoscere in modoessenziale ma nonsuperficiale le variereligioni del mondo eeducare al dialogointerreligioso nel rispettodelle grandi tradizioniculturali dei popoli. Ilrispetto delle diversità,unità nella ricerca dellarisposta alle grandidomande. Mi sembraqualcosa di cui abbiamourgente bisogno.

C

diverse, tuttavia quando ladifferenza è guardata consospetto diventaesclusione. Del resto anchequi non mancano lesituazioni di disagioconnesse alla mancanza dilavoro. Buona parte deimiei parrocchiani sonoambulanti e sono statitoccati dalla crisidell’abbigliamento». Ma aOttaviano la cultura èanche sinonimo di sport.La Gis Volley è appenastata promossa in A3 e nel2019–2020 e sarà l’unicoteam campano in questacategoria. L’addetto stampaLuigi Iervolino spiega:” LaGis è nata come GruppoSociale, ma non hadimenticato i valori delleorigini. Abbiamo tesserato200 bambini e per lorosiamo l’alternativa allastrada. E non lo facciamoper scovare il fenomeno, inostri corsi sono apertianche ai bambini disabili”.

Un contributo decisivo può venire daidocenti di religione: «Conoscere in modoessenziale e non superficiale le variereligioni educa al rispetto delle diversità»

Rovigliano, TorreAnnunziata (fotoProducktion-Rosario Spanò

anche nell’esperienza delDormitorio diocesano. Laparola Dormitorio, però, fapensare solo a unastruttura di ricovero perclochard, ma, come spiegail responsabile Michele DiVito, l’obiettivo è diverso:«Vogliamo creare unpercorso completo diinclusione nella societàdella persona bisognosa. Seoggi il Dormitorio ècresciuto lo dobbiamoanche alla sinergia con leistituzioni locali, con ladiocesi e con gli stessicittadini». Infine eccoOttaviano, comune dallalunga tradizione storica,ma anche molto vario.«Questo è sia bello chebrutto – spiega donRaffaele Rianna, parroco aSan Gennarello diOttaviano – da un lato ladiversità sociale tra le variecomunità arricchisconoOttaviano, creano tanterealtà culturali e associative

La vicinanza geografica molto frammentata

G. Chiavazzo (foto Fb/MediterRicercaeSviluppo)

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Alla Madonna di Sito Alto, seguendo le orme di Frassati

DI VINCENZO FORMISANO

n gruppo di una cinquantina digiovani e qualche adulto che procedein fila indiana, volti sorridenti

nonostante il caldo e la strada che sale: ladestinazione è il Santuario della Madonnadi Sito Alto a quota m.1467. Il giornoprima sono partiti dal battisteropaleocristiano di «Marcellianum» (l’unicoal mondo che sia stato impiantatodirettamente su una sorgente) e, dopo averattraversato i ruderi del monastero di

U

Sant’Angelo, hanno guadagnato la vetta delsantuario di San Michele dove si sonofermati per la notte. Quella fila fatta dapersone di svariate età e provenienti datutta la regione, è l’immagine sintetica delSentiero Frassati 2019 che si è svoltodurante il week end del 6–7 luglio a SalaConsilina. Ogni anno, infatti, in occasionedella festa liturgica del beato Pier GiorgioFrassati (che cade il 4 luglio), il Cai, incollaborazione con l’Azione cattolica,organizza in tutta Italia la Settimananazionale dei Sentieri Frassati: una staffettavirtuale in cui giovani e meno giovanipercorrono i sentieri – ce ne è almeno unoin ogni regione – dedicati al giovanetorinese. E proprio quello campano di SalaConsilina è il primo dei Sentieri Frassati,voluto da Antonello Sica (all’epocaresponsabile diocesano Acr) per «incontrareDio nel Creato» spinto dall’amore di Pier

Giorgio per la montagna: «Ogni giornom’innamoro sempre più delle montagne –scriveva Frassati ad un amico – e vorrei, se imiei studi me lo permettessero, passareintere giornate sui monti a contemplare inquell’aria pura la Grandezza del Creatore».Una contemplazionearricchita dalla gioia perla compagnia degliamici e intensificata dalraggiungimento di vettesempre più alte:«Sempre desidero scalarei monti, guadagnare lepunte più ardite; provarequella gioia che solo inmontagna si ha». Perquesto motivo è conparticolare cura ededizione che l’Azionecattolica di Teggiano

Policastro, in collaborazione con laDelegazione regionale di Ac, organizza iltrekking aperto a chiunque vogliaparteciparvi, ricavandone sempre un ottimoriscontro. Per il 2019 l’appuntamento,inoltre, è stato arricchito dalla catechesi di

don Tony Drazza,assistente nazionale peril Settore giovani diAzione Cattolica, che haaiutato i partecipanti ariflettere sulla differenzatra un cammino isolato(assimilabile ad unafuga) ed uno insolitudine, fatto perritrovarsi, per «ritrovareil cuore lasciato daqualche parte»,ricercando l’Oriente delnostro andare e

Anche l’Azione cattolica di Nolaalla Settimana nazionale dei«Sentieri», organizzata, per laCampania, a Sala Consilina

«La morte rimarrà sempre e solo un dramma sela lasciamo dentro di noi all’oscuro di Cristo»

n questa terra, benedetta dal loro ministerosacerdotale, attendono la resurrezione finale coloro

che come pastori hanno guidato questo gregge delSignore. Nel ricordo grato, il parroco don Salvatore Purcaroe la comunità interparrocchiale li affidaronoall’intercessione della Beata Vergine del Carmelo, offrendoquesto sepolcro alla perpetua memoria». Così recita lalapide posta a memoria dello scorso 16 luglio, quando ilparroco di Brusciano, don Salvatore Purcaro,accompagnato nella preghiera da numerosi fedeli, habenedetto il sepolcro restaurato – grazie alla generositàdei fedeli – per accogliere, nel cimitero cittadino, lespoglie mortali di alcuni dei parroci che hanno esercitatoil loro ministero sacerdotale nel paese: i primiceri donGiuseppe Sabattoli e don Gervasio Celentano (nelcentennale della nascita 17.07.1919 e nel ventennale dellamorte 02.01.1999) e due dei parroci di San Sebastiano,don Rocco Travaglino e don Nicola Ruocco. «Come attualeparroco – ha scritto sul suo profilo Facebook don SalvatorePurcaro – mi sono adoperato nel dare una degnasepoltura a questi miei venerati predecessori, nell’intento

di custodire e favorire la memoria e la gratitudine dellanostra comunità interparrocchiale. Penso con affetto adon Pasquale Sepe, primo parroco di San GiovanniBattista, che giace nel cimitero di Marigliano e a donAntonio Vaia, indimenticabile per il suo grande zelopastorale e per la dipartita in giovane età; il suo corpoinconsunto riposa nella pregiata cappella di famiglia nelnostro cimitero». Sulla lapide è stato incastonato il quadrodel volto santo che si trovava sul vecchio altare di SantaMaria delle Grazie, «intendendo così richiamare – hascritto sempre su Facebook il parroco – quel legame chesacramentalmente si realizza tra la liturgia della terra e laliturgia del cielo, dove canteremo per sempre l’amore delSignore. La morte rimarrà sempre e solo un dramma se lalasciamo dentro di noi all’oscuro di Cristo». Anche labenedizione è stata incastonata nella liturgia ecclesiale,ricorrendo il 16 luglio, la Festa della Madonna del MonteCarmelo che «ci costringe a guardare – ha aggiunto donPurcaro – verso la vetta: il Risorto. Nel pellegrinaggio dellavita siamo scalatori verso una cima che nella liturgiaintravediamo e nel paradiso contempliamo». (M.P.)

Le famiglie in pellegrinaggio da Scafati a Pompeii rinnova l’appuntamento con il Pellegrinaggio nazionale delle Fa-miglie per la Famiglia – il 12° – promosso dal Rinnovamento nello

Spirito Santo. Anche quest’anno si partirà da Scafati – raduno alle 14,presso l’area mercatale – per giungere a Pompei. Patrocinato dal Dica-stero per i Laici, la Famiglia e la Vita, il Pellegrinaggio, che si svolgerà il14 settembre, nasce in collaborazione con la Prelatura pontificia di Pom-pei, l’Ufficio nazionale per la Pastorale della Famiglia della Cei e il Fo-rum delle Associazioni Familiari. Il cammino sarà anche momento dipreparazione al Mese Missionario Straordinario e si svolgerà sotto losguardo della Madonna del Rosario la cui effige accompagnerà i pelle-grini: tra canti, testimonianze e silenzi, saràrecitato lo speciale Rosario della Famiglia.Interverranno: il vescovo di Nola, FrancescoMarino, il direttore dell’Ufficio nazionaleper la Pastorale della Famiglia della Cei,don Paolo Gentili, il presidente del Forumdelle Associazioni Familiari, Gigi De Palo, ilpresidente del RnS, Salvatore Martinez, ilvescovo prelato di Pompei, Tommaso Ca-puto, il vescovo delegato per la Famiglia ela Vita per la Cec, Gennaro Pascarella. LaCelebrazione Eucaristica conclusiva sarà pre-sieduta dal Cardinale Fernando Filoni, pre-fetto della Congregazione per l’Evangeliz-zazione dei Popoli.

S

La benendizione del sepolcro

Giorni per scoprirsi in cammino

Da sinistra, i seminaristi Salvatore Porcelli, Alfonso Iovino e Giovanni Napolitano

DI MARIANGELA PARISI

ratitudine e speranza. Sono i sentimenti di Alfon-so Iovino, Giovanni Napolitano e Salvatore Por-celli, i tre seminaristi che hanno terminanto a

giugno il quinquennio presso il Pontificio SeminarioCampano Interregionale a Posillipo. «Sentimenti chepartono da una consapevolezza acquisita: l’essermiscoperto figlio e figlio amato! – dice Io-vino –. Questi cinque anni sono stati luo-go e tempo per far esperienza dell’amoree della guida del Signore. In questo mo-mento del mio cammino sento, desideroe voglio fortemente affidarmi e continuaread affidarmi a Lui. Quindi termino que-sto quinquennio e mi preparo ai prossi-mi passi con serenità e affidamento. È bel-lo scoprire che nel proprio cammino nonsi è soli, perché c’è il Signore, c’è la Chie-sa che, come madre, si prende cura di tee ti guida. Ne ho fatto esperienza! E desi-dero seguirlo per dedicare e offrire la miavita al servizio della Chiesa di Nola. Chiesa che ho im-parato ad amare». Cinque anni che lasciano certezzema anche paure, timori, perché cambiano dal diden-tro. Come conferma Napolitano: «Il Seminario è luo-go e casa di formazione per discernere ed accogliere conamore ciò che Dio vuole da me. Ho scoperto la sua fe-deltà, dinanzi alle mie incertezze e paure. Esperienzastraordinaria è la formazione in Seminario, dove è ingioco il tentativo, più cosciente o più implicito, di ri-costruzione di se stessi. In questi anni c’è la storia diDio con me, che è un rapporto unico, e non può cheessere totale. Prima del mio ingresso in Seminario, ri-cercavo sicurezze semplificando la realtà, ora accolgola realtà nella sua problematicità; volevo la perfezione,ora vivo portando con me incapacità, limiti, dubbi efallimenti. L’amore deve motivare le nostre azioni, edaudacia e rischio sono necessari nella vita, ma occorreguardare solo a Cristo per vivere nella gioia della ve-rità, per fare scelte forti e radicali, senza paura». Anniche fanno emergere domande nascoste, dunque, maanche capacità inaspettate: «Partire pensando di averealle spalle i dubbi – dice Porcelli –, le domande smos-se dalla sequela dietro al Signore Gesù. La scelta di i-niziare l’esperienza di Seminario, sembrava aver chia-rito ogni tipo di domanda. Tutto chiaro su chi fosseDio, chi fosse l’altro e chi fossi io. Sono stati anni co-lorati dalla cura scrupolosa materna della Chiesa, dal-la vita fraterna, da cadute e fallimenti avvenuti nell’e-sperienza concreta di una misericordia che ti precede,un’apertura del cuore che ha trovato concretizzazionenell’amicizia con la Compagnia di Gesù e nel radica-mento in un territorio ben specifico, il tutto suggella-to nel legame con la Chiesa di Nola. Oggi, sentendo-mi rinnovato dal Dio fatto carne che agisce nella sto-ria, posso dire in libertà che Dio e la Chiesa mi hannoreso uomo. Le domande, nuove e antiche, esistono an-cora: io continuo a camminare dietro al mio Signore». E se c’è chi termina un cammino, c’è anche chi lo i-nizia. Come Pietro Antonio Auriemma e Italo Priscoche andranno a Posillipo a settembre. I sentimentiche li accompagnano sono gli stessi di chi ha finito.«Un uomo vale quanto vale il suo cuore – dice Au-riemma – e se è vero che l’attesa è già compimento

raccolgo a piene mani ciò che Iddio mi riserva ognigiorno. Non nascondo che il mio andare è mosso daldubbio e dall’ignoto, eppure quel qualcosa di ignotocerca di uscire dal silenzio. La vocazione è paragona-bile al parto, è venire alla luce, essa non è altro che u-na spinta di sangue e dolore, che per venire alla vitac’è bisogno di fare spazio, che amare è dare la vita aun altro, non prenderla. La vita equivale a verità in e-

braico e-met ciò che morte met non è». En-trare in Seminario è dunque una sceltad’amore. «Sin dagli inizi della storia – sot-tolinea Prisco – Dio ha amato la colla-borazione con l’uomo per la ricostruzio-ne dell’umano! Egli, passando per le stra-de della mia esistenza, mi ha chiamatoall’Amore. Ecco il mio proposito per que-sta nuova esperienza di Seminario Mag-giore: lasciarmi amare da Lui per rico-minciare ad amarmi e ad amare, gratui-tamente. L’incertezza del futuro o la pau-ra di non esserne all’altezza – come Mo-sè che disse a Dio: ‘Chi sono io per an-

dare [...]?’ (Es, 3), anch’io avverto la mia profonda in-degnità) – si dissolvono con la certezza di quello chevivo nel presente e la consapevolezza di essere porta-to per mano. Sempre in ascolto della Sua voce per unserio discernimento, con tutto l’ardore giovanile e lapassione per il regno, mi consegno alla Chiesa che,come Madre, saprà indirizzarmi».

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correndo l’annuario con le date di ordinazionesacerdotale si scopre che gli anniversari‘importanti’ non sono pochi. L’occhio scivola e la

mente fa un ripasso veloce di storia. Ci sono sacerdotinati prima della nascita della Repubblica Italiana. Vitelunghe quasi un secolo, che raccontano di un tempodiverso, nel quale il discernimento che portava alsacerdozio aveva dinamiche diverse da quelle di oggi.Ma i punti fermi sono però sempre gli stessi. Acominciare dalla necessità che il desiderio diconsacrarsi come sacerdote a Dio sia frutto di una sceltalibera. Come più volte ribadisce al telefono donVincenzo Vecchione, che di anni ne ha novantuno – ènato il 15 gennaio 1928 a San Paolo Bel Sito – e ha dapoco festeggiato i sessantacinque anni di ministerosacerdotale, essendo stato ordinato il 29 giugno 1954.«Quando ho capito che la mia strada era il sacerdozio,non avevo alcun titolo di studio. Non volevo però chela mia fosse una scelta di ripiego. E così prima hoterminato il Liceo Classico e poi mi sono laureato inLettere. Questo mi ha permesso di affrontare ilSeminario e il discernimento con libertà». E quandodeve scegliere una parola per definire il suo sacerdozio,proprio ripensando a quella libertà sempre cercata donVincenzo risponde: «Deciso, è stato un sacerdoziodeciso». Ricorda con gioia gli anni degli inizi e le figuredi sacerdoti santi che hanno segnato il suo cammino:«Ho incontrato padre Pio, che mi disse ‘se non ti fai

prete sarà solo colpa tua’. Ma importanti sono statianche padre Carlo Landucci e padre Arturo D’Onofrio.Una grazia per me incontrare uomini così santi».Perchè il desiderio del sacerdozio nasce soprattuttocontemplando la testimonianza di altri sacerdoti. Evivendo una vita di preghiera. Quella che vive oggi donGiuseppe Carrella nato il 30 settembre 1929 a PalmaCampania e ordinato il 28 giugno 1953: ottantanoveanni dei quali sessantasei di ministero sacerdotale. Perquestioni di salute non esce più molto di casa equando gli si chiede come ricorda gli inizi del suosacerdozio, subito risponde: «Con la preghiera, conl’Ufficio e la Santa Messa». Non aveva capito ilriferimento temporale e la risposta alla domandadiventa quindi citare lo strumento più forte che unprete, come ogni credente, ha per vivere in santità lapropria vocazione: la preghiera, possibilità di stare acolloquio con Dio: «La mia scelta di diventare prete –aggiunge infatti don Giuseppe – veniva dal desiderio divoler celebrare la Messa». Erano tempi diversi quellidella prima metà del secolo. La fede si respiravafortemente in famiglia. Ecco perchè fiorivano anchetante vocazioni. Don Antonio Corbisiero di anni ne haottantasette – è nato il 6 aprile 1932 a Marzano di Nola– e ordinato il 15 giugno 1955, ha compiuto da pocosessantaquattro anni di ministero sacerdotale. Già adotto anni desiderava diventare sacerdote, «manemmeno sapevo il perchè. Il sì vero l’ho detto verso i

diciotto anni, quando gli amici prendevano altre stradee io ho scelto di restare per diventare sacerdote. Sonostati anni belli. Il Signore ci chiama dove egli ciaccompagna: non c’è cosa più bella che fare la volontàdel Signore, altrimenti che viviamo a fare? Ecco perchèora sono sereno». Oggi però non è facile sentire che ilSignore ‘chiama’: «Se quindi un giovane esprime ildesiderio del sacerdozio va accompagnato eincoraggiato. Oggi i giovani non pensano più a Dio equindi è sempre più difficile sentire la sua voce.Importante è pregare, perchè il nostro Dio si nasconde,e nella preghiera si lascia trovare. Si nasconde perlasciarci liberi e non imporre la sua volontà». Ma oggi‘vale la pena’ dire di sì a Dio? «Vale sempre la pena».Scorrendo ancora l’elenco si scorgono altre ordinazionisacerdotali che si avviano o hanno superato ilsettantesimo anniversario. Preti che ora pregano perchèle comunità parrocchiali generino nuovi sacerdoti. DonFrancesco Piciocchi, nato l’11 aprile 1922 a Baiano eordinato il 14 luglio 1946 (settantatrè anni diministero sacerdotale); monsignor Girolamo Noviello,nato il 21 gennaio 1926 ad Avella e ordinato il 10 lugliodel 1949 (settanta anni di ministero sacerdotale); donAntonio Manzi nato il 19 novembre 1928 a Gragnanoe ordinato il 25 luglio 1948 (settantuno anni diministero sacerdotale); don Mario Fabbrocini nato il15 giugno 1930 e ordinato sacerdote l’11 luglio 1954(sessantacinque anni di ministero sacerdotale).(M.P.)

SLa serenità di un sacerdozio scelto e vissuto in consapevole libertà

La Comunitàinterparrocchiale diBrusciano accoglienel cimitero cittadinole spoglie di alcunidei suoi parroci

l’essenziale. Il tutto seguendo latestimonianza attuale di Pier Giorgio cheha vissuto una vita intensissima, masorridendo, accettando la fatica, le cose chenon andavano bene, fiorendonell’ambiente in cui era, senza pensare «sestesso altrove». Sono stati, quindi, duegiorni basati su amicizia, contemplazione,custodia del creato, riflessione, preghiera,discernimento, fatica, silenzio e impegno.Un week end in cui riannodare i fili delproprio cuore dedicandosi del tempo perpensare e ricentrarsi sull’essenziale perchè icammini sono fatti di parole (all’inizio) esilenzi (man mano che la strada aumenta),silenzio che sostituisce le chiacchiere con lapiù importante consapevolezza di nonessere solo, ma di avere qualcuno accantopercependone la presenza più cheascoltandolo parlare. Un week end perriscoprire il gusto della conquista che nascedalla volontà di proseguire e non da unandare avanti per inerzia, una conquistache si ottiene dopo aver camminato per kmnon tanto tra le montagne quanto nellaprofondità del proprio cuore.

Un mese fa Alfonso Iovino, Giovanni Napolitanoe Salvatore Porcelli hanno terminato il SeminarioMaggiore. A settembre lo inizieranno PietroAntonio Auriemma e Italo Prisco

4 Domenica28 luglio 2019Vita Ecclesiale

Auriemma e Prisco

Page 5: Saper essere custodi della biodiversità · La VII Giornata regionale per la Custodia del Creato si svolgerà a Salerno il prossimo 28 settembre Saper essere custodi della biodiversità

DI ALFONSO LANZIERI

el pieno dell’estate, siprogramma già per l’annopastorale che abbiamo

dinanzi. La Chiesa di Nola sceglie diripartire a settembre con una tregiorni di riflessione e preghiera daltitolo «Cristo in voi. La formazionealla vita cristiana nella prospettivadell’Evangelii gaudium». Il convegnoecclesiale si presenta come un unicoevento diviso in tre parti tra lorolegate. Il 20 settembre, le comunitàassieme ai rispettivi parroci sonoinvitate presso la Cattedrale di Nola,alle ore 19, per ascoltare le relazionidi padre Maurizio Botta e donAndrea Lonardo: il primo è prefettodell’Oratorio di San Filippo Neri oltreche collaboratore dell’Ufficiocatechistico della diocesi di Roma; diquest’ultimo è direttore invece donLonardo. Il giorno dopo, sabato 21settembre, presso la Chiesa del Gesù,sempre a Nola, alle ore 8,30 inizieràla seconda parte del convegnodedicata al confronto sui temiproposti il giorno prima e riservato aidelegati parrocchiali, i qualidiscuteranno divisi in gruppi fino alpomeriggio, provando a calare nellerispettive realtà quanto ascoltato.Domenica 22, poi, alle 19, solennecelebrazione eucaristica in Duomopresieduta dal vescovo FrancescoMarino. Fin qui il programma. Maperché questo tema? In continuitàcon le sollecitazioni dell’ultimoSinodo diocesano, il decimo, che si èchiuso nel 2016, la Chiesa di Nolavuole avviare ora un cammino diriflessione sui temi dell’annuncio edella catechesi. «C’è bisogno diaggiornare l’evangelizzazione e icammini di catechesi», ha affermatoil vescovo Francesco Marino.«Attenzione però: uso il verboaggiornare nel modo in cui l’ha usatoil Vaticano II. Non si vuol farriferimento, quindi, alla ricerca di piùaccattivanti tecniche dicomunicazione o dell’ultima novitàsul mercato delle idee. Significa,piuttosto, tornare all’essenziale della

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ome anticipato nell’articolo accanto, i due ospiti del convegnoecclesiale della Chiesa di Nola saranno padre Maurizio Botta edon Andrea Lonardo. Padre Botta ha un curriculum che può

soprendere. Nato nel 1975 a Biella, si è laureato alla Bocconi inEconomia aziendale, e ha iniziato a lavorare nell’impresa di famiglia. Poila decisione di diventare prete. Ordinato sacerdote nel gennaio del 2006,fa parte della Congregazione dell’Oratorio di San Filippo Neri. È unvolto conosciuto di Tv2000 e ha acquisito sempre maggiore notorietàgrazie ai suoi «Cinque passi». Si tratta di incontri che padre Mauriziotiene a Roma, presso la chiesa di Santa Maria in Vallicella, con cadenzamensile, a partire dal mese novembre; il tema è sempre di forte rilevanzaantropologica: la paura della vita, la differenza tra innamoramento eamore, le dipendenze, la tentazione di costruirci un Dio a nostraimmagine, la paternità, etc – sul quale si riflette alla luce della fede.L’appuntamento è sempre interattivo: ad una prima parte di monologo,segue un’altra (più lunga) di domande e risposte. Un libro di recenteuscita, Nati guasti, edito dalla San Paolo, raccoglie tutte le catechesi conle domande e le relative risposte. Don Andrea Lonardo, invece, èdirettore dell’Ufficio per la Pastorale Universitaria di Roma. È nato nel1960 a Bologna e appartiene al clero di Roma. È stato parroco dellaparrocchia di Santa Melania in Roma dal 1996 al 2006 eprecedentemente vice–parroco nella parrocchia di Santa Chiara in Romadal 1988 al 1996. Ha studiato Sacra Scrittura all’Istituto Biblico di Romae all’École Biblique di Gerusalemme. Si è laureato in Filosofia pressol’Università La Sapienza di Roma con una tesi sull’origine del poteretemporale del vescovo di Roma nell’alto medioevo. Insegna Bibbia,Scuola e Catechesi e Introduzione al Catechismo della Chiesa Cattolicapresso l’Istituto di Scienze Religiose «Ecclesia Mater» di Roma, oltre alCorso per Catechisti sulla Storia della Chiesa di Roma che si svolgeormai da anni. Autore di numerosi studi scientifici, è esperto dicatechetica. Don Andrea e padre Botta hanno scritto insieme Le domandegrandi dei bambini (edizioni Itaca), un’opera che si propone come unpossibile itinerario catechistico di accompagnamento dei bambini allaprima comunione. «Decidemmo di farlo – ha scritto don Andrea nellalettera di presentazione del volume – soprattutto perché ci sembrava chetroppo spesso i bambini fossero trattati in maniera infantile. Volevamoprendere invece sul serio le loro domande e mostrare loro la grandezzadella fede. Abbiamo raccolto per un anno intero le loro domande,facendoci aiutare anche da tanti amici, per vedere cosa li interessavaveramente. Ci è divenuto chiaro che una catechesi fatta solo di attività, dicose da colorare, di giochi, non li conquistava, non li attraeva, non liappassionava. Volevano andare al cuore della novità della fede cristiana.La loro domanda era: Cosa dice di nuovo la fede cristiana?». (A. Lan.)

C

nostra fede e della nostra missione,per poter testimoniare Cristo conrinnovata forza, nel dialogo con lacultura e i linguaggi del nostrotempo. L’Evangelii gaudium, suquesto, è molto chiara: al numero164 dice che “anche nella catechesiha un ruolo fondamentale il primoannuncio o kerygma. È l’annuncioprincipale, quello che si deve sempretornare ad ascoltare in modi diversi eche si deve sempre tornare adannunciare durante la catechesi”».Nella giornata del convegno dedicataalla discussione comunitaria, sono trei punti sui quali i gruppi dei delegatiparrocchiali saranno chiamati ariflettere: «Comunità come soggettoeducante», «Formazione deiformatori» e «Evangelizzazione efamiglie». Per ciascuno di questiaspetti, ai partecipanti verranoproposti tre brani – con relativedomande di supporto alladiscussione – tratti dall’Evangeliigaudium di papa Francesco, daldocumento Cei Incontriamo Gesùcontenente gli orientamenti pastoraliper la catechesi e l’annuncio, e dallibro dell’ultimo sinodo della diocesidi Nola. In questo modo, perciascun punto, i delegati avranno uninquadramento culturale edecclesiale, uno pastorale legato allescelte della Chiesa italiana, e infineuna contestualizzazionediocesana, cui siaggiungerà la lororiflessione, legata allericchezze e alle criticitàdelle singole comunitàparrocchiali. All’analisidovranno seguire anchedelle proposte. La sfida,dunque, è quella dievitare di calare dall’altoricette schematiche eastratte, ma pensarel’annuncio e la catechesioggi, in comunione con lelinee di fondo dellaChiesa, da attuare e viverepoi con creatività nelcontesto della comunitàlocale.

Marigliano, al Santuario d’estatecon il Poverello e gli altri santi

A San Paolo Bel Sito in preghieracon l’Addolorata regina delle virtù

na Porziuncola riprodottanelle dimensioni realicaratterizzerà, anche

quest’anno, la celebrazione dellaFesta del Perdono di Assisi presso ilSantuario della Madonna dellaSperanza di Marigliano, il prossimo2 agosto. Una scelta, quella deifrati, fatta per consentire «a tutti disperimentare la gioia di sanFrancesco che volle la Festa delPerdono ‘perchè voleva mandaretutti in Paradiso’». La riproduzionesarà aperta il 1° agosto, alle 12, conla preghiera dell’Angelus e la letturadel Diploma di Teobaldo del 1310.Dalle 17 sarà possibile confessarsi.Il programma prevede anche ilpellegrinaggio cittadino dallaparrocchia di San Nicola alSantuario, alle ore 20 del 1 agosto.Il 2 agosto poi, alle 23, sireciteranno il Santo Rosario e la

U l vicario generale della diocesi,Pasquale Capasso; il segretariodel prefetto della

Congregazione del Clero, PasqualeDi Luca; il parroco dello SpiritoSanto di Aversa, don AlfonsoD’Errico; il decano del VIIdecanato diocesano, don AntonioFasulo; il parroco del Sacro Cuorea Pontecitra–Marigliano, donPasquale Giannino; il parroco diSan Francesco di Paola a Scafati,don Giuseppe De Luca; il parrocodel Parco Verde di Caivano, donMaurizio Patriciello. Questi ipredicatori invitati per il settenariodi preparazione alla Festa di MariaSS Addolorata a San Paolo BelSito. Il parroco di San PaoloEremita e SS. Epifania, donFernando Russo, ha affidato aquesti suoi confratelli un ciclocatechetico dedicato alle virtù

cristiane che proprio la SantaVergine molto amata daisanpaolesi continuamente additaal popolo di Dio. Fede, Speranza,Carità. Prudenza, Giustizia,Fortezza e Temperanza. Le tre virtùteologali e le quattro virtùcardinali sono protagoniste dellecelebrazioni delle ore 20, che daieri 27 luglio, fino al 3 agosto,accompagneranno i fedeli allasolenne festa del 4 agosto, giornodella processione della stupendastatua settecentescadell’Addolorata per le stradecittadine. Vestita con un abitomantellato con decori dorati,dolorante nel viso e trafitta da settespade quanti sono i dolori che latradizione le attribuisce, Mariaattraverserà il paese al terminedella celebrazione presieduta dalvescovo Francesco Marino.

ISupplica alla Madonna degliAngeli. Un altro momento perrafforzare la propria fedeguardando ai santi sarà l’arrivo alSantuario, il 7 settembre dellereliquie di Santa Maria Francescadelle Cinque Piaghe di Gesù Cristo.Saranno ospitate a Marigliano finoal 10. Il programma religiosoprevede tre giornate di preghiera ecatechesi dedicate rispettivamentealle Vocazioni, alla Vita e allaFamiglia. Santa Maria Francesca è laprima donna canonizzata dell’ItaliaMeridionale e Compatrona diNapoli. Detta la ‘Santa dei quartieri’perchè ha vissuto nei QuartireiSpagnoli napoletani consacrando lasua vita, come terziaria francescana,ricevette le stimmate e ogni venerdìe per tutta la durata dellaQuaresima avvertì i dolori dellaPassione di Cristo.

Un tappeto di speranza i è svolta il 13 luglio la celebrazione, a Terzigno, del 90° anniversario del

prodigioso miracolo di Sant’Antonio daPadova, che il 4 giugno 1929 salvò ilpaese dalla lava del Vesuvio. I fedeli della parrocchia intitolata alSanto, guidata da don Gianluca Di Luggo,hanno ripercorso il tragitto compiutoallora, portando in processione le reliquie di Sant’Antonio e di SantaBrigida di Svezia. Un percorso tuttospeciale, fatto di tantissimi tappeti

colorati, «realizzati – ha scritto il parroco sul profiloFacebook della parrocchia – con infinita creatività etecniche diverse da tante mani e cuori, uniti nelladevozione per i nostri Santi». Tanti tappeti per un sololungo tappeto: 1856 metri di speranza. Ai due Santi lacomunità parrocchiale ha affidato il rinnovamento delproprio cuore rendendolo, come ha detto don Gianlucadurante la celebrazione del 4 giugno, «un cuore senzaconfini, un cuore pienamente cristiano, capace diaccogliere e amare».

S

Convegno ecclesialeper ridirsi l’essenziale

Delegati parrocchiali in assembleadelegati delle parrocchie che giungeranno a Nola il 21settembre, secondo giorno del Convegno, si

divideranno in otto gruppi, stabiliti in corrispondenzadegli otto decanati in cui è divisa la diocesi. Questigruppi, poi, a loro volta, potranno formare altrisottogruppi più ristretti. Lo scopo è quello di creare deicircoli di discussione che abbiano un numero dipartecipanti tale da permettere un vero confronto suipunti proposti dalle schede. I lavori saranno coordinatida facilitatori, incaricati di guidare il dibattito deiconvenuti. Ogni parrocchia dovrà iscrivere minimo tredelegati, fino a un massimo di sette. Il ritrovo sarà pressola Chiesa del Gesù di Nola alle ore 8,30, dalla quale ci siporterà nei luoghi predisposti. Si conclude alle 17.

IUn libro da rileggere

l decimo Sinodo delladiocesi di Nola continua ad

essere punto di riferimentonell’azione pastorale delvescovo Francesco Marino.Alcuni degli stralci sui quali siconfronteranno i delegatiparrocchiali saranno infattipresi dal libro sinodale cheracchiude tutto il cammino didiscernimento, riflessione escelta che la diocesi ha portatoavanti dal 2012 al 2016. Unlibro che questo convegnoecclesiale invita a rileggere e

meditare. Un libro che – comescrisse il vescovo Depalma neldocumento finale con il qualelo stesso libro si apre – nonvuole essere un manuale dinorme, e nemmeno un attoconclusivo ma «appunto unLibro sinodale. Un Libro,quando è bello ed è vero, èfrutto di una riflessione, narrauna storia, raccontaun’esperienza, provoca allariflessione, rilancia uncammino. Ed è sinodale: èscritto insieme», da tutti,insieme allo Spirito Santo. Uno

Spirito che ci ricordal’impegno all’annuncio, allamissione, alla profezia, perdare concreta speranza allanostra terra. Rileggere il Librosinodale è quindi quasiun’urgenza, per ricordarci chesiamo chiamati ad amare,amare sempre di più:attraversando la storia che cipone domande di cultura, diascolto, di formazione, dispirtualità, di sinodalità, dicomunione e di impegnoconcreto a servizio della cittàdegli uomini.

I

Rinnovare la catechesi, incontri con Lonardo e Botta

Da sinistra, donAndrea Lonardo epadre Maurizio Botta,relatori al prossimoconvegno ecclesialediocesano dal 20 al22 settembre

Il vescovo Francesco Marino

A settembre i lavori diocesani sul temadell’annuncio. Il vescovo Francesco Marino:«Riprendere il filo del Sinodo e trasformarele riflessioni in percorsi reali»

punto di partenzaprogramma

Formazione, a Pontecitra laboratorio del paneuinto posto al concorso dellaConferenza episcopale italiana,TuttixTutti – che premia i proget-ti di utilità sociale delle parroc-

chie coniugando solidarietà e forma-zione – per la parrocchia Sacro Cuore diGesù di Pontecitra-Marigliano, guidatada don Pasquale Giannino. Con il pre-mio di semila euro potrà prendere il via“Il pane è per tutti!”, un progetto che in-tende creare un percorso laboratorialeper panettieri e pizzaioli per promuove-re percorsi di speranza e lotta alla cri-minalità nonché di avvio al lavoro. «Vogliamo formare i nostri ragazzi e far-li diventare gli artefici della loro auto-nomia e del proprio sviluppo – si leggenella presentazione del progetto con-sultabile su tuttixtutti.it –. Il progetto sirivolge a 20 giovani compresi tra i 17-25anni, che saranno scelti sulla base delleconoscenze che la Parrocchia ha acqui-

sito in questi ultimi anni, mediante l’os-servatorio permanente, dei reali bisognie difficoltà delle famiglie del quartiere.Giovani che necessitano di opportunitàlavorative e che si trovano in situazionedi vulnerabilità economica e di disagiosociale, nonché già soggetti a procedi-menti giudiziari. Il progetto parte dallaconvinzione che questi ragazzi possanoritrovare una loro autonomia che li af-franchi dalla chimera del guadagno im-mediato derivante da azioni criminose». Un progetto che dunque coniuga la pro-mozione della dignità umana attraver-so l’insegnamento di un mestiere, of-frendo prospettive di lavoro. La forma-zione si svolgerà presso una pizzeria delquartiere ed avrà la durata di 12 mesi apartire dall’approvazione del progetto.Un progetto che è segno di speranza perun territorio complesso come emersoanche dall’indagine che inDialogo sta

conducendo sui decanati diocesani epubblicato in due parti: a giugno e lu-glio. «Ciò che spesso riscontriamo co-me parrocchia, rispetto alle difficoltàvissute da chi sceglie di venire a parlar-ci, – si legge ancora nel progetto – sonoproblemi di carattere prevalentementeeconomico e mancanza di un lavorostabile. Tra la fascia più giovane dellapopolazione si evince un forte tasso didispersione scolastica; alto uso di so-stanze stupefacenti, le cosiddette ‘dro-ghe leggere’ assunte costantemente, chespesso divengono simbolo di vanto edi ‘maturità fisica e culturale’; molte trale ragazze divengono madri giovanissi-me con dei padri spesso assenti o peg-gio che assumono il ruolo di fratelli piùche di genitori». Il progetto del Sacro Cuore è stato scel-to, insieme ad altri nove, tra i 394 par-tecipanti. M.P.

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Giovani in viaggio verso Assisi,«tre giorni» interparrocchiali

icorda di portare conte: lenzuola,asciugamani, scarpe

comode, zaino, cappello edeffetti personali. Bibbia,quaderno e penna». Terminacosì il ricco programma dellatre giorni ad Assisi proposta aipropri giovani da don DavideD’Avino, parroco di Maria SS.Immacolata a PomiglianoD’Arco, Località Ponte diFerro, don Francesco Feola,parroco di Santa Maria LaPietà a San GiuseppeVesuviano e don FernandoRusso, parroco di San PaoloEremita e SS Epifania a SanPaolo Bel Sito. La partenza èprevista per mercoledì 7agosto e il rientro per il 10.Una gita all’insegna del

discernimento. Unapossibilità di riflessionepersonale e di sospensione deitempi frenetici delquotidiano. Luoghi davisitare, testimonianze daascoltare e catechesi dameditare si alterneranno conmomenti di gioia edivertimento. Un viaggioverso Assisi per tentare diiniziare un viaggio in se stessi,seguendo le orme di SanFrancesco, fermandosi apregare davanti al Crocifissodi San Damiano e scoprendol’umile forza dellaPorziuncola, un luogo che SanFrancesco ha reso porta per ilParadiso per quanti consincerità aprono il propriocuore a Dio.

5Vita EcclesialeDomenica28 luglio 2019

La parrocchia di Pontecitra

Page 6: Saper essere custodi della biodiversità · La VII Giornata regionale per la Custodia del Creato si svolgerà a Salerno il prossimo 28 settembre Saper essere custodi della biodiversità

lla vigilia dell’ultimoconclave, il cardinaleargentino Bergoglio,

che sarebbe divenuto papaFrancesco, aveva ammoni-to: «Ci sono due immaginidi Chiesa: la Chiesa evan-gelizzatrice che esce da sestessa, o la Chiesa monda-na che vive in sé, da sé, persé». Il dramma della Chiesa cat-tolica di questi ultimi de-cenni è tutto qui. La Chie-sa missionaria, che sem-brava al culmine della suaspinta espansiva all’iniziodel Concilio Vaticano II, haavuto un repentino crollo,è stata largamente sop-piantata da una Chiesa chesi diceva e si dice più ‘a-perta’, ma talmente apertaal mondo da vederlo sal-vato anche senza conosce-re e accogliere Cristo, equindi anche senza an-nuncio del Vangelo, con-

versione, battesimo e invio,in breve, senza più missio-ne. Già nell’immediato dopo–concilio il sogno di unanuova Pentecoste missio-naria cedette il passo a unarealtà opposta. Si riduceval’obbligo di evangelizzarea impegno sociale. Ma ilPadre non ha mandato ilFiglio sulla terra per scava-re pozzi, né la Chiesa puòridursi a un’agenzia dipronto soccorso. Per con-trastare questa deriva, Pao-lo VI convoca nel 1974 unsinodo sull’evangelizzazio-ne. L’anno dopo pubblicauna esortazione apostoli-ca, la Evangelii nuntiandi,per riaffermare con forza

che «anche la più bella te-stimonianza si rivelerà alungo impotente se il no-me, l’insegnamento, la vi-ta, le promesse, il regno, ilmistero di Gesù di Naza-ret, Figlio di Dio, non sonoproclamati». Paolo VI nonfu ascoltato. Il suo succes-sore Giovanni Paolo II, conl’enciclica Redemptoris mis-sio del 1990, si scontrò conun muro di incomprensio-ne. Il fuoco di sbarramen-to entrò in azione primaancora che l’enciclica fossescritta. È inutile, si obietta-va, ha già detto tutto il Con-cilio. Invece papa KarolWojtyla voleva proprio di-re forte ciò su cui il decre-to Ad gentes era stato trop-

po timido o silenzioso. Poivenne Benedetto XVI, papadalla fortissima sensibilitàevangelizzatrice. Il 3 di-cembre 2007, festa del mis-sionario per eccellenzaFrancesco Saverio, la con-gregazione per la dottrinadella fede pubblica una No-ta dottrinale su alcuni aspet-ti dell’evangelizzazione che i-nizia diagnosticando conmolto realismo l’anemiamissionaria della Chiesa at-tuale: «Si dice che basta aiu-tare gli uomini a essere piùuomini o più fedeli allapropria religione, che bastacostruire comunità capacidi operare per la giustizia,la libertà, la pace, la soli-darietà. Inoltre, alcuni so-

stengono che non si do-vrebbe annunciare Cristo achi non lo conosce, né fa-vorire l’adesione alla Chie-sa, poiché sarebbe possibi-le essere salvati anche sen-za». Anche questo docu-mento cadde nel vuoto. Con papa Francesco la sfi-da continua. Con questoPapa del ‘nuovo mondo’tutto è diventato missiona-rio, eppure le nostre Chie-se di antica tradizione nonvogliono uscire da quel cer-chio di riti e tradizioni re-ligiose che le rinchiudonoin se stesse e le fanno vive-re in uno stato comatoso.Solo lo Spirito può risve-gliarci dal sonno e ridarci ilsogno missionario di Dio.

A

ggi è più che mai u-tile riscoprire la for-ma teatrale della

tragedia che consente, in u-na situazione in cui non siriesce a vedere con luciditài drammi vissuti, di ogget-tivarli e di osservarli ad u-na certa distanza.La tragedia inattuale è il ti-tolo di una ricerca dellaprofessoressa AnnamariaCascetta (Università Catto-lica di Milano) da cui il pro-fessor Filippo C. Ceretti,docente della Pontificia U-niversità Lateranense inMedia Education, comin-cia una sua riflessione sul-l’attualità della tragedia,confluita in La tragedia nelteatro del Novecento. «L’as-sunto principale: ‘Se il sen-so del tragico è una strut-tura permanente della co-scienza umana, la tragedia

è una forma in cui quellastruttura storicamente si ètradotta. Sono stati ladrammaturgia e la scena adaccoglierla e a esprimerla’». Dunque, l’Antigone diSofocle e le altre tragediecostituiscono la modalitàcon cui è possibile rappre-sentare nel tempo la mi-steriosa consapevolezzache l’esistenza umana siaessenzialmente incom-prensibile, che ci sia unaforza superiore, capace diopporsi inesorabilmente atutti i nostri progetti e chesia inevitabile affrontaremomenti di conflitto e didolore ‘assoluti’.

Rispetto ad una certa cor-rente filosofica del nove-cento (Nietzsche, Steiner)la tragedia sembrerebbemorta a causa del raziona-lismo e dell’illuminismo.«Parrebbe quindi che il tra-gico, in fondo, sia un ‘sen-timento’ – emotivo e irra-zionale – destinato a sva-nire di fronte all’analisi lo-gica. Ma, a conferma dellanatura universale del tragi-co e come testimonia il tea-tro del Novecento, la tra-gedia è tutt’altro che de-funta». Si assiste infatti, enon di rado, a riletture del-le tragedie greche che mol-to spesso offrono delle at-

tualizzazioni dei drammimoderni. «Durante l’occu-pazione nazista di Parigi,Jean Anouilh compone emette in scena una giovanee dubbiosa Antigone chenon oppone la morale di-vina alle leggi umane, masemplicemente si ribella alpotere dello Stato, rappre-sentato dallo zio Creonte,uomo pragmatico e anchedisposto a lasciar correrel’ostinata presa di posizio-ne della nipote». Nel 1945 Bertold Brecht ri-scrive l’Antigone. La trage-dia mondiale si è effettiva-mente consumata qualcheanno prima lasciando mi-

lioni di fratelli da seppelli-re. Creonte è un Hitler. An-tigone rappresenta il tenta-tivo di elaborare collettiva-mente il lutto del nazismo.Anche il cinema offre le sueriletture della tragedia gre-ca. «Katyn del polacco An-drzej Wajda racconta delmassacro di 22mila polac-chi per opera della poliziasegreta sovietica dal puntodi vista delle donne che at-tendono invano il ritornodei mariti o che sperano dipoter dare sepoltura ai fra-telli. I Cannibali di LilianaCavani. In una Milano del1969, le strade sono co-perte di cadaveri che il Po-tere vieta di seppellire. I duegiovani Antigone e Tiresiasi ribellano, mostrandoquanto lo Stato abbia or-mai cancellato la vera na-tura dell’uomo».

O

« egina pacis ora pro nobis». Questapreghiera, ripetuta per tre volte,racchiude le ultime parole di

Margherita Candia di Afragola che, il 25maggio 1942, a pochi mesi dalcompimento del diciottesimo annod’età, lasciava questa terra. Una morteinaspettata, per tutti. Ma non perMargherita. Figlia di Nicola Candia,orginario di Taurano (Av), e MariaCiaramella, afragolese, Margherita nasceil 24 agosto 1924. Sembrava dovesselasciare presto mamma e papà per unagrave forma di dissenteria seguita dabronco–polmonite. La forte fedesostenne i due giovani genitori – Terziarifrancescani – in questa prova: dopo averconsultato ben quattro specialistiaffidarono la vita di Margherita aSant’Antonio da Padova, molto veneratoad Afragola e il cui Santuario localeconfinava con la loro casa. Margheritaguarì miracolosamente, aveva otto mesi.All’età di quattro anni, con i genitori,incontrò papa Pio XI che le si rivolsedicendo: «Va’ cara, vattene a mangiare ituoi maccheroni e fatti Santa!». EMargherita prese sul serio l’invito delPapa mostrando attenzione allecelebrazioni liturgiche e al prossimo.Un’attenzione sempre crescente eguidata. In collegio a Vico Equense,presso le Suore di Caritàdell’Immacolata Concezione d’Ivrea,dove fu portata dai genitori per potercompletare al meglio gli studi, si iscrisse

all’Azione Cattolica Femminile. Ed è incollegio che matura la sua vocazione allavita religiosa e il suo desiderio di donarsiper la pace nel mondo. Proprio nel1942, nel mese di marzo, Margherita ele sue compagne furono portate in visitaall’Ospedale Militare di Napoli:l’incontro con un ufficiale che avevaperso gli arti la spinse ad offrirsi alSignore. A casa per la Pasqua – comeriporta Giovanni Russo in MargheritaCandia. Una vita per la pace, edizioni SanBonaventura – nell’aprile dello stessoanno, dopo un colloquio con la ziaElvira, Margherita esclamò «volentieri dola mia vita per la pace, vorrei morire nelmese di maggio». Già alla zia, quellostesso pomeriggio, annunciò che la suapreghiera sarebbe stata esaudita. Lostesso fece con il padre, facendosipromettere una visita al collegio il 21maggio. Il padre mantenne la promessama non poté restare anche per il giornosuccessivo. Il 22 maggio Margheritainiziò a stare male, accorsero i suoifamiliari. Le sue condizioni nonsembravano destare preoccupazioni, peri medici. Ma Margherita sapeva che lasua preghiera era stata accolta. Chiesealla Superiora di parlarle di Gesù:«Madre – disse – ho promesso tre ore disofferenza a Gesù per la pace delmondo, parlatemi di Gesù». Alle ventitrédel 25 maggio, Margherita chiuse gliocchi e il suo corpo iniziò ad emanareun sottile profumo di fiori.

R

a potenza della parola hariannodato il filo tra Dio e gliuomini. La Parola che ha ‘edificato’

il mondo ha incarnato la nostra vita e ilgiovane falegname di Nazareth hatrasfigurato e riqualificato paroleantiche con gesti nuovi. Oggi le paroleumane sembrano evanescenti, come seavessero perso la loro pregnanza e lacapacità performativa; ancor di più laparola mediale ha subito un processoregressivo, perché sono vomitateespressioni o slogan che non hannonessun riscontro nella realtà e, molti, sinascondono dietro la violenza delleparole, come se le stesse non avesserosenso. Come la potenza della Parola,detta con le nostre parole, può tornaread essere lampada nel cammino di uncristiano? Come un giovane può essereapostolo, evangelizzatore in un mondodi parole vuote? Un giovane credentepuò imitare gli apostoli? Ecco qualche suggerimento. La Scrittura social.Noi pesiamo chel’avvento dei social abbia cambiato ilmondo delle parole, dello scrivere,perché nuove parole o abbreviazionifantasiose di esse hanno reso lascrittura immediata e di velocecomposizione e lettura. In realtà, laprima operazione ‘social’ è avvenutanella rivoluzione dell’incarnazione. InGesù il Verbo si è abbreviato (Origene),cioè si è sintetizzato tutto il messaggiodi Dio nella persona del Maestro e, lostesso Gesù ha racchiuso pagine epagine della legge mosaica nell’unico

grande comandamento dell’amore. Ungiovane evangelizzatore non deve maidimenticare questa dimensioneessenziale della nostra fede, unendoalla brevità dei concetti essenzialil’eloquenza dei gesti. Le storie di fede. I gesti, latestimonianza concreta sono ilcontraltare per un’evangelizzazioneefficace. Se la brevitàdell’umanizzazione della Parola eternadi Dio può essere paragonata ad untweet, il nostro segno concreto ditestimonianza è simile ad una storia diInstagram. Il segno si fotografa, restascolpito nel cuore di chi osserva ilgiovane credente, e magari ritorna allamente quello scatto di evangelizzazionepratica, che rende credibile ogni nostraparola, ma ha la capacità di resisteremolto più delle 24h di una storia. Nelle nostre relazioni, social o meno,ciò che conta è la capacità di dare corpoad una Parola, che trasforma il cuore eriempie di senso la vita. Cos’altro èimportante? La libertà e la verità.Nessuno sia evangelizzatore coercitivo,nessun giovane testimone del vangelodeve immaturamente nascondersidietro ad una vita di fakes. Anche il vangelo annunziato concapacità e passione, senzatestimonianza, può risultare la piùgrande bugia della storia; anche il piùbravo tra i giovani credenti checolleziona decine e decine di followersnon può dimenticare l’unica vera via daseguire: Gesù e il suo vangelo.

L

Margherita CandiaUna vita per la pace

La brevità di Twitter,il fascino di Instagram

Margherita Candia

Ciro Biondi

Il dono della missione

Alfonso Lanzieri e Mariangela Parisi

Il sale della terra

Nicola De Sena e Umberto GuerrieroGli anni belli

L’evangelizzazioneè annunciare Cristo

Perché è importanteriscoprire la tragedia Domenico Iovino

Testimoni per la rete

6 Domenica28 luglio 2019

Innamorati, oltre tutto

Edita nel 2017, la raccolta delle letteredi Francesco e Angela, a cura di FortunaDubbioso e Gimmi Devastato è ancoraal centro di incontri culturali sul territorio

DI MARIANGELA PARISI

n libro a quattro mani. Anzi adotto. Perchè se FortunaDubbioso, docente di Diritto ed

Economia presso l’Istituto MasulloTheti di Nola, ne ha curato laredazione e Gimmi Devastato,architetto di Marigliano, l’haimpreziosito con la sua grafica, Angelae Francesco ne sono gli autori.Oltre...tutto. Lettere d’Amore è infatti laraccolta delle lettere che i dueinnamorati – lui calabrese di Tortora,lei campana di Liveri – si sonoscambiati dal 1999 (si eranoconosciuti a Lourdes due anni prima)al 2005, anno in cui per difficoltàmotorie, Francesco ha smesso discrivere. Francesco è affetto da sclerosi

Umultipla, Angela è costretta sulla sediaa rotelle per i postumi dellapoliomelite, non ancora curabilequando lei si è ammalata. Si sonoincontrati a Lourdes nel 1997, Angelae Francesco, e si sono riconosicuti.Hanno iniziato a scriversi e atelefonarsi, per raccontarsi. Eraccontandosi sono diventati forzal’uno per l’altra: «Sei la canzone dellamia vita», scrive lui a lei nel febbraiodel 2000. L’amore cambia le persone, sisente spesso dire: Angela e Francescone sono la prova. «Sei stato per mecome una medicina», scrive lei a luinel maggio del 2000: aveva deciso diandare a vivere da sola, nonostante lasedia a rotelle sulla quale era costrettada piccola. Sono consapevoli dei lorolimiti, ma non vogliono rinunciare al

loro sentimento: «Al di là di ognidistanza che fisicamente ci divide, al dilà delle ferite dei nostri corpi,rimanendo nella nostra terra, ciameremo per tutta la vita. Ciritroveremo in ogni istante in quell’oltre dove solo il cuore può condurre,dove si va anche senza ali, anche se insedia a rotelle, là dove non tramontamai il sole, ove ci sono spazi immensiin cui puoi possedere anche un ritagliodi cielo, e ascoltare il Silenzio, sognaree amare». Parole che hanno portatoDevastato a ripensare a come Chagallha rappresentato il suo amore per lamoglie Bella Rosenfeld: «Un amoreche fa volare e che non conosce il pesodella gravità». E così sfogliando il librosi incontrano cuori, palloncini, case,treni, nastri cinesi, madonnine: «tutto

vola – scrive Devastato nellaprefazione – tutto si libra in una danzasurreale nell’aria». Un volo che èservito ad Angela e Francesco in questiventidue anni di amore a sentirsi vicinianche se lontani, ad essere necessariapresenza l’uno per l’altra. La loro storiaè una storia da conoscere e meditare.Un inno alla vita, nonostante tutto,anzi attraversando tutto. Pubblicatonel 2017 per le Edizioni Ler, il libro diFortuna Dubbioso e Gimmi Devastatoè ancora motivo di incontri culturalisul territorio. Per desiderio degliautori, il ricavato della vendita dellibro viene devoluto interamente allaFondazione Unione Amici di Lourdese Santuari Italiani che accompagnandoAngela a Lourdes l’hanno aiutata adincontrare il suo Francesco.

Cultura

COMMENTI& IDEE

Mugnano del Cardinale. Risplendonoi colori della Madonna delle Grazie

DI ELISABETTA VITALE

a comunità di Mugnano delCardinale, dopo sette mesi direstauro, ha potuto salutare

nuovamente la propria patrona: Ma-ria Santissima delle Grazie. La statuadi grandi dimensioni e dal forte va-lore devozionale raffigura la Vergineche, seduta su un trono di nuvole,con la mano destra sostiene il Bam-bino e con la sinistra stringe il pro-prio seno scoperto. Tra gli applausidei fedeli è ritornata nel santuario diSanta Filomena, nella nicchia sul-l’altare maggiore. La sua commis-sione si lega a quelle opere di rin-novamento che interessarono lachiesa tra XVII e XVIII secolo dopola rovinosa caduta del campanile av-venuta nel 1673. Commissionata peressere collocata alla destra dell’alta-re maggiore, a metà dell’Ottocento

fu spostata in una cappella lateraledella navata: solo nei primi anni delXX secolo fu collocata sull’altaremaggiore in sostituzione di una gran-de cona, raffigurante la Vergine tra isanti Giovanni e Sebastiano, origi-nario patrono del paese. La statua fu realizzata nella botteganapoletana dello scultore GiacomoColombo ed ha forti richiami ico-nografici e stilistici con la statua rea-lizzata dallo stesso artista per la chie-sa di Santa Maria delle Grazie diMontecorvino Rovella nel 1706. L’in-tervento ha permesso di restituire u-na corretta lettura della materia ori-ginale, liberando il manufatto in le-gno di tiglio dalle ridipinture che lodeturpavano, ripristinandone cosìl’eleganza dei volumi plastici ed ilricco apparato decorativo. Il delica-to e complesso restauro, condottonei laboratori del restauratore Um-

berto Maggio, è stato voluto forte-mente dal rettore don Giovanni Bra-schi con il contributo economicodell’associazione «Le Novative» e dalcomitato «Maria SS. Delle Grazie». Iltutto si è svolto sotto l’alta sorve-glianza della Soprintendente del ter-ritorio, Rosa Carafa, e della respon-sabile dell’Ufficio diocesano per i Be-ni Culturali, Antonia Solpietro.

L

Maria SS delle Grazie

Scafati.Singolare iconografia emergedal restauro della statua delle Vergini

DI ANTONIA SOLPIETRO

a statua lignea della Madon-na è ritornata nella chiesa par-rocchiale di Santa Maria del-

le Vergini in Scafati, accolta congrande partecipazione di fede dal-la comunità. L’opera è stata ricol-locata nella sua cappella privile-giata, dopo l’intervento di restau-ro, durato circa otto mesi, finan-ziato e promosso dalla comunitàe dal parroco don Giovanni DeRiggi. Il lavoro di restauro è stato ese-guito dalla ditta Alfart di Maria Fo-glia, con la direzione dei lavoridell’Ufficio per i Beni Culturalidiocesano e l’alta sorveglianza del-la Soprintendente per il territorio,Anna de Martino. L’opera appari-va notevolmente ridipinta. Il re-stauro conservativo ed estetico ha

liberato la scultura dai vari stratidi ridipinture, ripristinando, do-ve possibile, le antiche cromie eriportando in luce la scritta origi-naria incisa sulla base: «Fatta nel1713». L’immagine piuttosto singolare co-niuga due distinte iconografie,quella della Madonna del Parto equella della Madonna della Mise-ricordia rapportandole però allarealtà locale: il maritaggio dellefanciulle povere e la protezionedella Vergine, quale Madre del Sal-vatore, che accoglie sotto il suomanto tanto la giovane ricca,quanto quella povera e le sostie-ne entrambe anche in casi parti-colari, come il parto. La statua fuprobabilmente commissionatadalla locale Confraternita laicaledi Santa Maria delle Vergini – e-retta con una propria cappella al-

l’interno dell’omonima chiesa par-rocchiale ed attestata già ai primidel XVII secolo – che tra le operepie aveva proprio quella del mari-taggio delle fanciulle meno agia-te del paese. L’opera potrebbe – ilcondizinale è doveroso – esserestata realizzata proprio nella bot-tega dei Patalano, in particolareda Pietro.

L

Santa Maria delle Vergini

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Incontro con il cantautore EnzoGragnaniello, tra i vicoli diNapoli nei quali è cresciuto Con il suo ultimo lavoro

musicale, composto di dodicibrani, ha vinto per la quartavolta il Premio Tenco,superando così Pino Daniele

regorio ‘Greg’ Rega nasce aRoccarainola ed è una dellepiù belle voci della nuova

musica italiana. Voce calda, forte eagilissima, educata alla scuola del-la soul music. Si affaccia alla mu-sica poco più che adolescente, ini-ziando ad esibirsi in giro per i lo-cali dell’hinterland partenopeo eperfezionandosi tecnicamente conmaestri di fama nazionale comeFulvio Tomaino con cui si specia-lizza nell’esecuzione di brani dimusica Black: R&B, Soul e Funk.Dalla lunga gavetta ha imparato apadroneggiare con classe e con in-tensità i vari generi, riuscendo amettere d’accordo pubblici assaidiversi, affascinati da questo inter-prete che, con la sua voce polie-drica, è in grado di toccare le cor-de più profonde degli ascoltatori.Vanta svariate collaborazioni e par-

tecipazioni in diverse produzionidello scenario rap campano e ita-liano come quelle con Clementi-no, Paura e dj Tayone. Nel 2015 ar-riva la svolta della carriera quandopartecipa alla terza edizione del ta-lent canoro «The Voice of Italy» su-perando le selezioni iniziali ed en-trando nel team del giudice Noe-mi. Terminata l’esperienza televi-siva, la stessa cantautrice romanagli offre l’opportunità di fare daback vocalist durante i suoi con-certi. Questo consente a Greg dipartire in un tour biennale ricco disoddisfazioni e di partecipare a ma-nifestazioni come il Concerto delPrimo Maggio a Roma, il Coca Co-la Summer Festival, il premio«Giorgio Gaber», il premio «Musi-Cultura» e «Fronte del Palco» perRadio Italia. Nelle vene di Greg Rega, vincitore

del recentissimo tv show «All To-gether Now», scorre sangue dallesonorità acid jazz, funky e soul e ilnuovo brano che circola in tutte leradio e le piattaforme musicali sulweb ne è la dimostrazione pratica:l’ispirazione al funk bianco di Ja-miroquai si mescola al blues e al-la melodia partenopea di scuolaNeapolitan Power. Il videoclip diChello che nun vuò fa cchiù vede al-la regia Francesco ‘Paura’ Curci,mentre il brano è stato prodottoartisticamente da Daniele Franze-se. «Con questo nuovo singolo por-to avanti la mia idea musicale cheè iniziata con il primo brano Dint’all’anema – dichiara Rega –; cer-cando di essere credibile mi assu-mo il rischio di pubblicare una can-zone in lingua napoletana dopol’enorme visibilità nazionale cheho avuto su Canale 5. Mi rendo

conto che è solo l’inizio, però so-no convinto che il mood napole-tano e le sonorità funk dimostra-no perfettamente la mia idea mu-sicale e quello che sono veramen-te. Per questo motivo sono felice diesprimermi così». (A.F.)

GGreg Rega: «Torno a cantare in napoletano»

Le nuove euforiche contaminazioni di Ciccio Merollaui, come Enzo Gragnaniello, ènato nei Quartieri Spagnoli,tirandosi fuori con grande

determinazione da un ambiente difficile,quasi da un destino segnato, propriograzie alla sua passione per la musica e alsuo talento, che gli faranno guadagnarela stima di personaggi come Tullio DePiscopo, James Senese, dello stessoGragnaniello, di Eugenio Bennato e ditanti altri protagonisti del mio Napule’sPower, movimento musicale in cui CiccioMerolla, anche se di generazionesuccessiva, è entrato a pieno diritto afarne parte. Compositore e leader diformazioni funky, rock, di musicapopolare, Ciccio è stato antesignano delrap napoletano, del reggae e di tantamusica afro mediterranea che daldopoguerra si produce, si suona e sicanta a Napoli». La prefazione è del

L« giornalista Renato Marengo, «lui» èCiccio Merolla, ‘percussautore’partenopeo, con quattro dischi all’attivo,percussionista di fama internazionalecon collaborazioni che spaziano da EnzoGragnaniello a Trilok Gurtu che, ad ottoanni dalla pubblicazione di Fratamme’,ritorna con l’album Sto tutto fusion(etichetta indipendente Jesce Sole,distribuzione Goodfellas Roma/ Believe).Con questo lavoro, uscito lo scorso 12luglio, Ciccio Merolla continua econferma con determinazione e innatocarisma quel solco su cui si basa tutto ilsuo percorso musicale e la sua filosofia divita; troppo semplice parlare di solacontaminazione, il discorso va oltre lafusione dei generi: quando la musica èuna ricerca continua che porta a scoprire,a conoscere, ad amare, di volta in volta,una sonorità, un musicista, uno stile,

porta a cercare nell’altro, nella diversità,quella affinità che genera un discorsonuovo. Gioca con le parole fin dal titolodell’album, dando una tripla valenza allaparola chiave del disco, dove «fusion»indica in un linguaggio gergale l’essereeuforico, passando poi per lo stilemusicale che indica l’impronta musicaledella sua musica fatta di contaminazioni,finendo ad un discorso più ampio cheabbraccia proprio una filosofia di vita, lostare in unione con l’universo, fusi gliuni con gli altri, in una sintonia cosmica.E nella musica di Merolla questascoperta, questa ricerca, questa passionenon mancano mai e i porti in cui èattraccato in questo nuovo viaggio, sonoluoghi musicali capaci di conteneremondi che affondano radici nel terrenofertile della sua terra, mai povera dispunti e storie da raccontare.(A. Fio.)

Le collaborazioni

L’album è stato composto earrangiato da CiccioMerolla, Piero DeAsmundis e Andrea‘Oluwong’ Esposito. Hannosuonato: Ciccio Merolla,percussioni e batteria, PieroDe Asmundis, tastiere epiano, Andrea ‘Oluwong’Esposito, programming,Dario Franco, contrabbasso,Mario Sardella, chitarra,Gennaro Porcelli, chitarra.Hanno cantato: CiccioMerolla, Giuseppe‘PeppOh’ Sica, BrunellaSelo, Annalisa Madonna,Fabiana Martone

Se soffia vento di terraautoritratto.«Ho fatto un po’ come fanno i pittoriche dipingono anche i ricordi, le emozioni, la vita»DI ANDREA FIORENTINO

i parte da Salita Trinità degliSpagnoli. Fedora in testa(immancabile) e via, in giro

per i Quartieri. Parla con tutti,accarezza bambini, si ritrova inmezzo a persone con il sorrisodella festa per la foto ricordo. Glioffrono cioccolatini, dolci fatti incasa per lui, lo sommergono diparole commosse e grate. Strettedi mano, abbracci, baci, voglionotoccarlo: Enzo Gragnaniello vivecosì ormai da sempre, per stradalo riconoscono e lo salutano, inqualunque posto è una gara peravvicinarlo. «Sono felice, hobisogno dell’affetto della miagente», dice con estrema sincerità.È proprio vero, chi semina il beneraccoglie amore. Gragnanielloama la sua città, le sue radici, èaffezionato alla sua cultura, larespira nel suo quotidiano, poimiscela sapientemente ritmisinceri con la musica classicanapoletana e sonoritàmediterranee, la sua voceattraversa le barriere e crea suoniuniversali. A vico Cerriglio, «ilvicolo più stretto di tutta Napoli»,è nato e trascorre l’infanzia tra ivicoli del quartiere Porto, facendofin da bambino i più svariatilavori: garzone, ragazzo del bar,«attrazione vivente» di unabancarella al mercato rionale; unpo’ più grande accompagnerà gliamericani ai Quartieri Spagnolidalle prostitute o nei locali dove sipoteva assistere a musica suonatadal vivo. Ed è proprio l’innatapassione per la musica che,probabilmente, riesce adistoglierlo da un tipo di amiciziee di vita che avrebbe potuto avererisvolti diversi. Compone le primecanzoni ad appena diciotto anni,e riguardano storie dell’unicouniverso che conosce: storiesentite in osteria da chi aveva fattola guerra, storie di emarginati, dichi passa la vita in galera e di chisi nasconde dietro un bicchiere divino e la notte la passa per strada.

S

Sono canzoni d’amore erisentimento, ma ciò che nonmanca mai, anche nelle storie piùdisperate, è la speranza, la libertàe la personalissimainterpretazione. Ai riconoscimentiper la colonna sonora del film«Veleno», per l’intensa ballataVasame inclusa nella colonnasonora di «Napoli velata» diFerzan Ozpetek (e interpretata daArisa) e per il brano L’erba cattiva,presente nella colonna sonora delfilm d’animazione «GattaCenerentola», Gragnaniello ha dapoco ottenuto il quarto Tenco – ilriconoscimento assegnato dal1984 ai migliori dischi italiani dicanzone d’autore usciti nel corsodell’anno trascorso e votati da unagiuria di giornalisti specializzati,la più ampia esistente in Italia –con Lo chiamavano Vient’ ‘e Terra(Arealive–Warner Music Italy) cheha battuto altri due lavorinapoletani, ’O diavolo diFrancesco Di Bella e L’orso‘nnammurato di Sollo&Gnut. Unavittoria che lo porta a superarePino Daniele: aveva già vinto latarga, sempre nella stessacategoria, nel 1986 conGiacomino, nel 1990 con l’albumFujente e nel 1999 con ilbellissimo Oltre gli alberi. Il nuovoprogetto discografico è compostoda dodici brani firmati, da luiprodotti ed arrangiati : «Ho fattoun po’ come fanno i pittori – dice– che si concedono unautoritratto», non rappresentandosolo le fattezze, ma anche iricordi, le emozioni, la vita. E il«senso di libertà che

l’accompagna»; pittura semprefresca, perché «rendiamo i noistessi di trenta, quarant’anni fapiù simili a noi di quanto nonfossero davvero». Questo nuovodisco presenta anche la partenostalgica, quella che spingel’autore ad assaporareintensamente tutto quello che locirconda, «un mare agitatissimo,come quello di oggi»; ad avere

uno sguardo accorato sul mondo,sulla bellezza e sulla gentilezzache si sta perdendo, con laconsapevolezza di un amoresalvifico, che non si fa dominaredalle situazioni negative cheognuno di noi, inevitabilmente, ècostretto a vivere nella propriadimensione quotidiana. Come inun quadro. Come fanno i pittori.Un capolavoro.

Le persone per strada glioffrono cioccolatini, dolcifatti in casa per lui, losommergono di parolecommosse e grate «Sono felice, ho bisognodell’affetto della mia gente»

DI DOMENICO IOVANE

arte è un fiume chenasce dal pensiero,attraversa il cuore, e

sfocia nelle mani»: così VittorioIavazzo, giovane ed emergenteartista di Scisciano, classe 1991,ci accoglie nel suo laboratorio.Vittorio crea arte per un bisognoquasi istintuale ed emotivo. Lasua pittura e scultura sono unasorta di analisi interiore e lostesso spettatore ne vienetravolto. Non è una persona‘spericolata’ e non segue lemode. Segue la tradizione deldisegno con poesia e sogno, conpurezza estetica. Un lavoro fattodi dettagli e fine manualità. Lesue opere in cartapesta sonocollezionate in Italia, Baharain,Canada, Costarica, Danimarca,Francia, San Marino.Come ti sei avvicinato all’arte? Da piccolo disegnavo qualsiasicosa. Natura e animalisoprattutto. Poi ho scelto difrequentare l’Accademia di BelleArti di Napoli, al mattinoseguivo i corsi e al pomeriggiolavoravo in una bottega, a Nola,dove ho appreso la tecnica dellacartapesta, imparando a ridarevita ad un materiale divenutorifiuto. Dopo l’Accademia,grazie alla Fondazione MarioModerni di Roma, che sostiene igiovani artisti, ho tenuto la miaprima mostra personale. Il buonriscontro sia di vendite chepubblico mi ha incoraggiato aseguire il mio sogno. La tua arte è un processo dicreazione continua. Cos’è cheti ispira? Cerco di essere molto pratico.Non credo in un’arte ‘filosofica’ma facilmente percepibile eaccessibile a tutti. Voglioabbattere tutte le barrierequando si entra nella miagalleria, senza però esserebanale. La mia ispirazione è lavita di tutti giorni con le suedifficoltà e i suoi sogni senza

essere un sognatore perso.Come artista mi ispiro alfrancese Rodin, per la suascultura molto vibrante, e allascultura napoletana dell’ 800, inparticolare Vincenzo Gemito.Importante nel mio lavoro è lacera. Siccome le mie sculturehanno posizioni quasi sempreestreme mi servo dei bozzetti incera, li riporto in scala sulmodello in argilla, creo lostampo in gesso e poi inseriscola carta.Quanta poesia c’è nella tuaarte?Racconto la poesia attraverso imovimenti concitati e instabilidei miei personaggi che sonosempre alla ricerca di qualcosa:è la stessa incertezza checaratterizza il mio lavoro adessere ispirazione della mia arte.Faccio delle mie fragilità unaforza. Spesso lascio le opereaperte in modo che sia lospettatore a dare una chiusuravisiva, facendo in modo cheattraverso la carta, cherappresenta l’imperfezioneumana, siano più vicine alpubblico. La mia carta, presadalle strade e dai cantieri, laporto al museo mettendola aconfronto con il marmo e ilbronzo. Questa è la mia sfida:l’umanità della sculturaattraverso la carta. Le miesculture rappresentano la vogliadi vivere e il mettersi in gioconel mondo reale. Ci sono dellesculture – come A piccoli passi –che sembrano voler scenderedalla base in punta di piedi eavvicinarsi allo spettatore. Che rapporto hai con ilterritorio? La mia arte nasce in una bottegadi Nola. Localmente non ho unpunto stabile dove espongo. AlSud sono poche le gallerie chehanno il coraggio di credere neigiovani artisti: io, in un certosenso, sono stato fortunato adincontrare la FondazioneModerni.

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Iavazzo, in giro per il mondocon piccoli passi di cartapesta

ebbia e alberi sotto, primavera di-strutta, cane bagnato cammina sul-

le foglie umide»: è racchiuso in queste paro-le – riportate nella nota biografica della loropagina Facebook – il viaggio meta musicaledei partenopei RadioMuzak, band compostada tre musicisti con svariate esperienze allespalle. Nonostante il presente sia ancora un«foglio bianco con poche parole», la band haall’attivo un album omonimo (fruibile in tut-te le piattaforme streaming e nei maggioristore digitali) e un primo video–single estratto,la delicata ballad Cammenavo c’ ‘o Sole, in ro-tazione dal 20 luglio scorso. Luca Martino eRaffaele Terlizzi, rispettivamente frontman–chitarrista e batterista della band, dopo varitentativi e una lunga ricerca che regalasse ilsound giusto per completare la formazione,trovano finalmente la soluzione esplosiva conl’ingresso nella band di Luciano Pizzella, pro-duttore di musica elettronica, nonché bassi-sta e polistrumentista eccellente.

Trovati tutti i componenti, e dopo qualcheprova insieme, i RadioMuzak hanno iniziatoda subito a comporre brani inediti, sia sfrut-tando arrangiamenti vecchi del cantante Lu-ca, e sia costruendo insieme nuove dimen-sioni sonore. Le varie influenze musicali ma-turate dai membri del progetto nel corso de-gli anni hanno contribuito alla formazione diun sound unico, fortemente fondato nell’al-ternative rock newpolitano. Anima, cuore etecnica: da questa unione si crea un mix disonorità d’oltreoceano e tradizionali; le mu-siche proposte dal power trio dell’hinterlandnapoletano sono legate a stati d’animo, bi-sogni sonori, geometrie mentali o semplicisfoghi musicali che trovano la loro miglioredimensione grazie all’affiatamento acquisitoin pochissimo tempo. Una forte alchimia,un’empatia musicale e personale. Una certavena romantico–intimista è sempre ricorrentenei testi, fedeli alla lingua napoletana. Rockdeclinato in dialetto. (A. Fio.)

In note alternative e tradizionali viveil rock newpolitano dei RadioMuzak

Vittorio Iavazzo

Enzo Gragnaniello

La copertina dell’album «Sto tutto fusion»

Grag Rega (foto Claudia Nappi)

7CulturaDomenica28 luglio 2019

Page 8: Saper essere custodi della biodiversità · La VII Giornata regionale per la Custodia del Creato si svolgerà a Salerno il prossimo 28 settembre Saper essere custodi della biodiversità

La campionessacresciuta sulla sella

Medaglia d’argento agli ultimi Campionatiregionali di equitazione, Rosita Spiezia speraora di accedere alla semifinale del ProgettoSport 2019 a Cattolica e alla finale a Verona

Rosita Spiezia

DI VINCENZO NAPPO

na medaglia d’argentoconquistata in unCampionato Regionale di

Equitazione può rappresentare untraguardo importante, per unaragazza di appena diciassette anni.Ma Rosita Spiezia ha tuttal’intenzione di fare ancora moltastrada in questo sport, spinta dallasua grande passione per il mondodei cavalli. Fiore all’occhiello deigiovani talenti del territorio di SanVitaliano, Rosita ha portato a casa ilsecondo posto nella categoria 120,agli ultimi Campionati Regionali diSalto Ostacoli che si sono svolti dal14 al 16 giugno presso il CircoloCavaliere Country Club di Agnano:«Quest’anno il campionato eracomposto da tre manche. Durante itre giorni io e Saliel, cavalla italianadel 2011 che mi è stata affidata dalmio istruttore Eraldo Capuano,siamo riuscite a concludere con trepercorsi senza errori qualificandoci,il terzo giorno, per il barrage cheterminiamo con una sfortunatabarriera. Prima di ogni percorso –sottolinea Spiezia – c’è stata lagiusta dose di tensione ma anche digrinta. Durante il post gara eromolto contenta del risultato masoprattutto mi sentivo fiera dellavoro, per niente facile, che hofatto e che faccio con Saliel,ovviamente seguita costantementedal mio istruttore». Sin da piccolaha sempre amato tutti gli animali.Poi nove anni fa, nel 2010, l’iniziodel suo percorso in sella ad uncavallo: «Fino al 2013 sono stataiscritta al Centro Ippico Sittius(Scisciano) dove mi sono stateinsegnate perfettamente le basidell’equitazione, e non solo. Inquell’anno ho avuto un periodo distop e nei mesi estivi ho svolto dellelezioni con il maresciallo D’AngeloMarco. Dalla fine del 2013 ad oggimi alleno al meraviglioso CentroIppico Montenuovo seguita,ininterrottamente, dal mioistruttore di terzo livello, il già citato

UEraldo Capuano». La giovanecampionessa cerca di conciliare lostudio e i sacrifici quotidiani che lasua disciplina richiede: «Frequentoil quinto anno del Liceo ScientificoCristoforo Colombo di Marigliano.Cerco di studiare il più possibiledurante il tempo libero; spesso micapita di studiare in macchina,mentre mi reco al centro o,addirittura, la mattina presto».Nonostante una vita parecchio

frenetica, Rosita non ha perso il suorapporto con la fede: «Frequento laparrocchia Maria SS della Libera.Dall’età di sei anni sono semprestata tesserata ed ho semprefrequentato l’Azione Cattolica diSan Vitaliano ma, da un paiod’anni, gli impegni riguardanti losport e la scuola non mi hannopermesso di prenderne parte». Nelfuturo di Rosita Spiezia c’èl’equitazione, una passione che

Kickboxing, Varchetta si conferma imbattibilea sua passione è nata tra le mu-ra del giardino di casa, la palestra‘Dancing & Fight’ di Palma Cam-

pania, diretta dal papà e maestro Giu-seppe. Mentre sogna le Olimpiadi diTokyo 2020 Antonio Varchetta si con-ferma campione regionale di Kick-boxing per l’anno sportivo2018/2019: «Si tratta di una grandesoddisfazione, che mi ripaga di tuttii sacrifici fatti nel corso dell’anno. Edel massimo impegno che mettosempre in allenamento. Ormai è dadodici anni che pratico questo sport.È una passione che ho avuto fin dapiccolo – sottolinea Varchetta –, stan-do sempre con mio padre nella suapalestra. Insomma posso dividere imeriti a metà, la cosa è partita un po’da me, ma è cresciuta anche grazie alui». Dodici anni in cui il giovane a-tleta palmese ha fatto collezione ditrofei e medaglie: «Se li ripercorro tut-

ti, credo che il mio sia stato un per-corso bello e appagante in ogni sin-golo traguardo raggiunto. Proprio perquesto non saprei individuare unavittoria in particolare, perché sonostate tutte significative. Mi sono af-fermato prima nelle gare regionali,poi in quelle a livello nazionale, chemi hanno permesso di entrare nel gi-ro della Nazionale italiana». Antonio si è messo in luce come unodei maggiori talenti italiani nella suadisciplina di riferimento, il Full Con-

tact, che a Tokyo sarà per la prima vol-ta tra le discipline olimpiche. Standoalla situazione attuale, le possibilità dipartecipare alla spedizione azzurra inGiappone sono molto alte: «Sto ac-quisendo punteggi importanti nellevarie gare di qualificazione, compresigli ultimi campionati italiani. Sperodavvero di riuscire a rientrare nella ro-sa dei convocati». Antonio Varchetta hasolo vent’anni, adesso la sua prioritàè il ring, gli studi possono anche a-spettare: «Mi sono diplomato in Elet-trotecnica presso l’Istituto Superiore‘Ambrogio Leone – Umberto Nobile’di Nola. Quando andavo a scuola riu-scivo a far convivere i due impegni nelmigliore dei modi. Il pomeriggio midedicavo allo studio, mentre la seraandavo in palestra per allenarmi. Almomento ho deciso di dedicarmi so-lo allo sport e di non proseguire glistudi, poi in futuro vedremo».(V. N.)

L

«Mi sono allenata duramente, senza trascurare lo studio e la fede»

L’atleta palmese è campioneregionale anche per l’annosportivo 2018/19. Intantosogna la convocazione inazzurro per le Olimpiadidi Tokyo il prossimo anno

incenzo Montrone è il pre-sidente del Comitato Re-gionale della Federazione

Italiana Sport Equestri, al suo se-condo mandato. Raggiunto te-lefonicamente, traccia un bilan-cio sui passi avanti fatti dal mo-vimento in Cam-pania, e su quellida concretizzarenell’immediato fu-turo. Presidente, qual èlo stato di saluteattuale degli sportequestri sul terri-torio campano? Posso affermarecon grande piacereche la Campania èin costante crescita. Le statisti-che che trimestralmente ci inviala Fise evidenziano un notevoleaumento di tesserati, un incre-mento dei Circoli Ippici nonchédel numero dei cavalli. Anche ilmovimento sportivo registra u-na notevole crescita in tutte lediscipline. Ad esempio, nel Rei-ning, abbiamo vinto la Coppadelle Regioni per ben due anniconsecutivi. Inoltre abbiamo ot-tenuto, grazie al giovane Vitto-

rio De Iulio, una medaglia d’ar-gento ai Campionati Europei eduna d’oro al Campionato Mon-diale a Squadre. Sotto il profiloorganizzativo abbiamo datogrande sviluppo al settore for-mazione che è risultato essere il

migliore a livelloNazionale. Inoltresiamo riusciti adincrementare ilbudget economicodi oltre il 100%dall’anno 2012 adoggi. Infine abbia-mo istituito un Uf-ficio Stampa chepermette di daremaggiore visibilitàallo sport equestre

e gratificare i risultati dei nostriatleti. Lei e insieme al Consiglio aquali nuove iniziative state la-vorando? Il prossimo annocontinueremo a svilupparel’attività promozionale ecreeremo un Ufficio Marketingper la ricerca di Sponsor,cercando di potenziare i settoridel Completo, Dressage,Attacchi e Polo Pony.(V. N.)

V

la Federazione

Il presidente Montrone

vorrebbe continuare a coltivareanche da grande: «Per quantoriguarda quest’anno spero diaccedere alla semifinale delProgetto Sport 2019 Cattolica e allafinale a Verona. In generale spero dipartecipare a concorsi come Piazzadi Siena ma, in primo luogo, dicontinuare a migliorare. Vorreiriuscire a conciliare il lavoro conquesto sport e mi impegnerò finoalla fine per riuscirci».

«In Campania aumentanotesserati e circoli ippici»

l soffio delicato di Daisy Osakue haspento il fuoco dell’Universiade 2019.«Ma il nostro fuoco non si spegne mai»

ha subito urlato il bambino che avevaaccanto durante la Cerimonia di chiusuradei giochi polisportivi universitari. Lo stessobambino che aveva letto i passifondamentali della DichiarazioneUniversale dei Diritti dell’Infanzia. Ilmessaggio che l’evento consegna al mondointero è dunque affidato a due figuresimbolo: un bambino, il futuro

I

dell’umanità troppo spesso messo inpericolo da guerre, povertà, persecuzioni;una giovane atleta che l’anno scorso erarimasta vittima a Torino di un agguato distampo razzista. Lo sport dunque cheunisce i popoli superando tutti i confini dilingua, etnia, storia, cultura, religione. Unagrande festa dello sport e dei suoi valoriolimpici più alti. In campo diecimila atletiprovenienti da cinque continenti. Acontendersi le medaglie, sportivi di paesi inguerra e, per la prima volta, le donnedell’Arabia Saudita. Lo sport riesce a creareconcordia dove falliscono le diplomazie edaiuta a scalfire pregiudizi. «Today’s Star,Tomorrow’s Leader» è uno degli slogandella Federazione Internazionale SportUniversitari. «Oggi stelle sportive, domanileader dei vostri popoli». A Napoli ed inCampania si è incontrata la «megliogioventù sportiva ed universitaria delmondo». Mens sana in corpore sano per igiovani che, oltre alla carriera agonistica,

sono destinati anche a diventareprofessionisti, imprenditori, politici, artistiin grado di guidare il cambiamento e direndere il mondo migliore. Ed èsignificativo che nessun atleta sia incappatonella tentazione del doping. Napoli e la Campania al centro del mondograzie al coraggio del Presidente dellaRegione Campania Vincenzo De Luca.Palazzo Santa Lucia ha sostenuto gli onerieconomici ed amministrativi dellamanifestazione investendo 270 milioni dieuro in gran parte destinati allaristrutturazione di oltre 70 impianti sportiviin tutto il territorio campano. «Abbiamoinvestito sulle Universiadi – dichiara DeLuca – per sostenere il futuro dei giovani.Lo sport è uno strumento fondamentale perprevenire il disagio e la devianza.L’Universiade è stata anche una grandevetrina mondiale per le bellezze artistiche,storiche, ambientali, enogastronomichedella nostra terra e dell’Italia intera.

Abbiamo inoltre dimostrato che con unabuona organizzazione, coordinata dalCommissario Aru Gianluca Basile, sipossono investire soldi pubblici con gare atempi di record in totale trasparenza edonestà». Particolarmente apprezzata l’ideadi allestire il villaggio atleti, oltre che nelcampus universitario di Salerno, a bordo didue navi Msc Crociere e Costa Crociere nelgolfo di Napoli. Una location ammirata peril panorama ed il comfort dove a dare ilbenvenuto è stato, tra gli altri, il DirettoreCommerciale Msc Crociere Leonardo Massache aveva vinto, nel canottaggio,l’Universiade di Zagabria. Una scommessastravinta da Napoli, dalla Campania edall’Italia come hanno confermato anche ilPresidente Mattarella (presente allacerimonia d’apertura) ed il PresidenteConte (che ha partecipato al gran finale). IlCardinale Crescenzio Sepe ha evidenziato ivalori etici e spirituali dello sport chel’apostolo Paolo paragona all’impegno per

vivere i valori evangelici. Valori ribaditianche nelle Mini Universiadi che si sonosvolte nelle parrocchie della Campaniacoinvolgendo migliaia di ragazzini. La bandiera dell’Universiade è stata affidataalla metropoli cinese di Chengdu (Cina)che ospiterà la prossima edizione nel 2021nel segno dei panda, della gastronomiad’eccellenza, del teatro e della danzatradizionale come già sperimentato durantela presentazione avvenuta durante laCerimonia finale.

Un evento dedicato ai tantigiovani che, oggi ottimi atleti,domani potrebbero diventareimprenditori, politici, artisti aservizio di un mondo miglioresenza più barriere

Universiadi: una vittoria per la CampaniaTime Out

La cerimonia di apertura al San Paolo

di Peppe Iannicelli

8 Domenica28 luglio 2019Sport