Gli angeli custodi

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Presentazione di Paola Barigelli- Calcari

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Presentazione di

Paola Barigelli-Calcari

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 È come un braccio teso il grido mio. E la sua mano aperta, in alto,come per ghermire, resta dinanzi a teo inafferrabile, a schermo e monito, slargamente aperta

(Rainer Maria Rilke, Elegie duinesi, 7,85-92) 

 

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A stento ci raffiguriamo le cose terrestriscopriamo con fatica quelle a portata di mano

ma chi può rintracciare le cose del cielo ?

(Sap 9,16)

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Oggi si preferisce mostrarsi forti e spregiudicati, atteggiarsi a positivisti, salvo poi prestar fede a tante gratuite ubbie magiche o popolari, o peggio aprire la propria anima […] alle esperienze licenziose dei sensi, a quelle deleterie degli stupefacenti, come pure alle seduzioni ideologiche degli errori di moda, fessure queste attraverso le quali il Maligno può facilmente penetrare ed alterare l‘umana mentalità.(PAOLO VI, 15 novembre 1972).

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Angelo viene dal latino angelus, che ricalca il greco anghelos, che significa un inviato, un messaggero, un emissario. Esso è utilizzato per tradurre l‘ebraico mal’ak che possiede il senso ordinario di messaggero o di ambasciatore ed è impiegato in senso figurato per designare l‘angelo del Signore o tutti quegli esseri che fanno parte della corte dell’Onnipotente.

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Nella Bibbia cristiana particolarmente rivelativa è la dichiarazione che l‘angelo custode Raffaele-Azaria fa a Tobia e ai suoi amici sostenendo che la ragione della sua missione è l‘amore di Dio: “quando ero con voi, io stavo con voi non per bontà mia, ma per volontà di Dio: lui dovete benedire sempre, a lui cantare inni” (Tb 12,18).

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(Giacobbe )Fece un sogno: una scala poggiava sulla terra, mentre la sua cima raggiungeva il cielo; ed ecco gli angeli di Dio salivano e scendevano su di essa (Gn 28,12)

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In verità in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo (Gv 1,51)

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Negli scritti di Bernardo di Chiaravalle († 1153) l’operato degli Angeli custodi consiste nel salire e scendere dal cielo, secondo le parole stesse di Gesù (Gv 1,51). Essi svolgono un ministero di mediazione tra Dio e gli uomini. Quando contemplano Dio si sono mossi sulla via ascendente che porta alla beatitudine celeste; quando essi si volgono verso la terra con compassione per venire in nostro soccorso percorrono la via discendente. Così facendo, gli Angeli imitano l’esempio di Cristo, divenendo come lui servitori dell’uomo, affinché l’uomo si elevi e salga fino a Dio. In tal senso sono compagni degli uomini e loro servi, in ossequio alla volontà di Dio.

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I messaggeri divini sollecitano gli umani a convertirsi al Padre di Gesù Cristo rispondendo alla chiamata dello Spirito Santo. In tal modo collaborano attivamente al cammino storico dell‘umanità e del cosmo in attesa della venuta gloriosa di Cristo. Le potenze angeliche aiutano gli uomini a ritrovare il senso vero e profondo della loro storia: riconoscere la signoria assoluta di Cristo e accogliere la sua parola di salvezza.

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Nel 740 a. C. il profeta Isaia ebbe una visione sublime. Alcuni serafini con sei ali, due coprenti il volto e due i piedi del Verbo incarnato e le altre due servivano a volare, circondavano il trono del Signore proclamando ―Santo, santo, santo il Signore degli eserciti! Tutta la terra è piena della sua gloria(Is 6,3). Questi spiriti ardenti d‘amore per Dio manifestano e diffondono Deus caritas est, rivelando così il senso della loro esistenza. La loro ragion d‘essere, il principio e la fine di ogni loro atto e sempre Dio, è sempre in relazione con il pensiero e il progetto e la volontà del Signore del cosmo e della storia.

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Il fatto che fosse ben viva la fede negli angeli custodi tra le comunità ebraico-cristiane al tempo di Gesù è testimoniato da Lucanegli Atti degli apostoli quando Rode riconosce la voce di Pietro ed esclama: «È il suo angelo!», perché non poteva credere alla sua liberazione (At 12,13). Per san Giovanni Crisostomo è questo l’argomentodecisivo sull’esistenza degli angeli custodi .

Il fatto che fosse ben viva la fede negli angeli custodi tra le comunità ebraico-cristiane al tempo di Gesù è testimoniato da Lucanegli Atti degli apostoli quando Rode riconosce la voce di Pietro ed esclama: «È il suo angelo!», perché non poteva credere alla sua liberazione (At 12,13). Per san Giovanni Crisostomo è questo l’argomentodecisivo sull’esistenza degli angeli custodi .

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Gli angeli aiutano, sostengono e servono Cristo, l’autore dellasalvezza (Eb 2,10). «Dall’Incarnazione all’Ascensione, la vita del Verbo incarnato è circondata dall’adorazione e dal servizio degli angeli». Sembra quasi che il Nuovo Testamento non abbia più bisogno di una mediazione angelica (1Tm 2,5) inquanto ora il Figlio unigenito ci rivela il Padre (Gv 1,18): « Poichétu gli hai dato potere sopra ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato » (Gv 17,2).

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«Tuttavia gli angelinon possono mancare perché appartengono alla gloria celestedel Figlio dell’uomo e soprattutto perché rendono visibile il caratteresociale del regno dei cieli, verso cui il cosmo dev’essere trasformato».

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Non bisogna però dimenticare che l’idea dell’angelo custode, meglio dell’angelo guida e aiuto, è presa dal giudaismo e si fonda in Mt 18,10: « Guardatevi di non disprezzare uno solo di questi piccoli, perché io vi dico che i loro angeli nei cieli vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli ».

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Nel 1986 Giovanni Paolo II nella sua catechesi sugli angeli mette in evidenza anche la loro funzione di testimoni nel supremo giudizio divino sulla sorte di chi ha riconosciuto o ha rinnegato il Cristo: « Chiunque mi riconosceràdavanti agli uomini, anche il Figlio dell’uomo lo riconoscerà davanti agli angeli di Dio; ma chi mi rinnegherà davanti agli uominisarà rinnegato davanti agli angeli di Dio » (Lc 12,8-9).

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Anche Giovanni Crisostomo († 407) ha chiaramente presente il modo simbolico per descrivere le ―caratteristiche fisiche degli Angeli che sono incorporei. Parlando dell’attribuzione delle ali ai puri spiriti dice : ―non perché gli angeli abbiano le ali, ma perché tu sappia che essi lasciano le regioni superiori e il soggiorno più elevato per avvicinarsi alla natura umana; così le ali attribuite a queste potenze non hanno altro senso che indicare la sublimità della loro natura.

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L'abito completo monastico è quello che, più di ogni altro, viene definito "Angelico ". Nel Medio Evo, periodo della massima interpretazione simbolica, tale abito era il simbolo degli Angeli; infatti esso è composto da un cappuccio che ricopre il capo, uno scapolare che scende fino ai piedi, un mantello (pallio o cocolla) che si stende sulle braccia; questi tre vestiti, ciascuno dei quali è doppio perché ha due facce o lati, simboleggiano le sei ali che velano completamente i Cherubini e i Serafini.

In questo particolare tratto da un affresco di Andrea di Buonaiuto (capitolo di S.Maria Novella, Firenze, 1365-67) i cani (Domini-canes) difendono le pecore (i fedeli) dalle volpi (gli eretici)

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San Bonaventura da Bagnoregio († 1274) afferma spiegando l’unione spirituale di un monaco col suo angelo custode: "Gli spiriti Angelici ardono di un meraviglioso fuoco, che infiamma le anime degli eletti e le fa penetrare in Dio".

San Bonaventura da Bagnoregio († 1274) afferma spiegando l’unione spirituale di un monaco col suo angelo custode: "Gli spiriti Angelici ardono di un meraviglioso fuoco, che infiamma le anime degli eletti e le fa penetrare in Dio".

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La scienza moderna non crede assolutamente che il corso della vita possa essere interrotto o, per così dire, perforato da potenze soprannaturali. … È mitologica la rappresentazione del mondo ripartito in tre piani, cielo, terra, inferno: l‘idea di un intervento di forze soprannaturali nel corso della storia; la rappresentazione dei miracoli e, in particolare, di quello concernente l‘intervento di forze soprannaturali nella vita intima dell‘anima; infine l‘idea secondo cui l‘uomo può essere posseduto da spiriti malvagi, tentato e corrotto dal demonio.

BULTMANN RUDOLPH, Jesus Christus und die Mythologie: das Neue Testament im licht der bibelkritik , Hamburg, Furche 1964, 11-13.

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L’esistenza degli spiriti celesti non è una verità opinabile né un mito di una mentalità ingenua prescientifica, ma è un dogma di fede, quindi una verità chiaramente affermata dalla Bibbia, sostenuta dalle tradizioni ecclesiali occidentali ed orientali e solennemente definita dal magistero della Chiesa.

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Infatti il Catechismo della Chiesa Cattolica (CCC 328) afferma espressamente: L’ esistenza degli esseri spirituali, incorporei che la Sacra Scrittura chiama abitualmente Angeli è una verità di fede. La testimonianza della Scrittura è tanto chiara quanto l‘unanimità della Tradizione.

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L’opera più famosa di S. Agostino, la “Città di Dio”: un’apologia del Cristianesimo contro il paganesimo e le correnti filosofiche di quel tempo, che a più riprese tratta pure il tema degli Angeli (santi e reprobi).

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Nel mondo, tra gli uomini esiste una divisione profonda non sempre visibile, che il santo Dottore caratterizza con i nomi delle due città: la “Città di Dio” e la “Città terrena”, originate da due amori contrari. La prima riunisce tutti coloro che amano Dio “fino all’indifferenza per sé”, la seconda quelli che amano se stessi “fino all’indifferenza per Dio”.

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La stessa divisione esiste tra gli Angeli, che sono annoverati, insieme agli uomini, tra i cittadini dell’una o dell’altra città. La Provvidenza divina, secondo l’eterno disegno del Creatore, opera nella storia umana attraverso i secoli, per il sorgere e lo sviluppo della “Città di Dio”, destinata a compiersi nell’armonia del Paradiso, dove uomini e Angeli eletti saranno eternamente uniti nel gaudio e nell’adorazione di Dio, ed Egli sarà “tutto in tutti” (1 Cor 15,28).

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Nella seconda città, sottomessa ai demoni, domina la superbia. E mentre i cittadini del Cielo hanno “il fuoco del santo amore di Dio”, gli altri “il fumo dell’immondo amore della propria grandezza”. (Ib., LXI,33,p.575). La Chiesa è tenuta a promuovere la “Città di Dio” nel mondo, ed anche lo Stato, nel pensiero di S. Agostino, deve, per l’interesse temporaneo ed eterno dei suoi sudditi, aiutarli a fare parte della medesima città. Il primo argomento che S. Agostino sceglie di proposito quando inizia a parlare della Città di Dio, è la creazione degli “Angeli santi, che costituiscono una gran parte di questa città; una parte tanto più felice, perché non ha mai provato l’esilio”.

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Infatti l’intimità con il Creatore è l’unica energia che dona agli angeli e agli esseri umani la loro perfezione e la loro felicità.

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La Sacra Scrittura – ricorda il santo Dottore – non nomina gli Angeli quando parla della creazione del mondo. E’ certo che appartengono “all’opera dei sei giorni; ma non è detto apertamente se e in quale momento sono stati creati”. Tra le varie ipotesi possibili, S. Agostino predilige quella che assegna la loro nascita al “primo giorno”, allorché Dio disse: “Sia la luce! E la luce fu”. (Gn 1,3).

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Se è avvenuto così, allora gli Angeli – deduce il Santo – “sono stati certamente resi partecipi della luce eterna, che è la stessa Sapienza di Dio, per mezzo della quale sono state create tutte le cose. Ed è l’unigenito Figlio di Dio”. Illuminati dal Verbo, la “luce vera” (Gv 1,9), gli Angeli dovevano essere luce “non in se stessi”, ma in Lui, ossia trovare tutta la loro perfezione nell’unione col Creatore.

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Una parte degli Angeli, invece, quelli che noi chiamiamo ribelli, si distolsero da Dio a si rivolsero a se stessi, che non sono luce. Privatisi della partecipazione alla luce eterna, non furono più luce nel Signore, ma “tenebre in se stessi” . Le tenebre – precisa S. Agostino – non sono un’essenza, ma la privazione della luce, come il male non è un’essenza, ma la privazione del bene. Il Creatore separò allora gli Angeli rimasti uniti a Lui, che sono luce, dai ribelli che sono tenebre. Questa divisione, secondo S. Agostino, è indicata chiaramente dal versetto della Genesi: “Dio vide che la luce era cosa buona e Dio separò la luce dalle tenebre” (Gn 1,4).

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I due gruppi angelici sono ben caratterizzati da altri versetti biblici, che il Santo cita di seguito. Agli Angeli della luce, fedeli a Dio, è rivolto l’invito del salmista: “Benedite il Signore, voi tutti suoi Angeli potenti esecutori dei suoi comandi” (Sal 102/103, 20-21). Agli spiriti ribelli, che non adorano Dio, ma vorrebbero essere essi stessi, si addice l’invito diretto da Satana a Gesù nell’ultima tentazione nel deserto: “Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai” (Mt 4,9).

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S. Agostino riflette a lungo sul problema – così lo definisce – della “volontà cattiva” degli angeli che si sono distaccati dal Creatore e tenta di risolverlo con varie argomentazioni. “La volontà cattiva produce l’azione cattiva”, afferma, ma è costretto ad asserire: “se si cerca la causa efficiente di questa cattiva volontà non la si trova”.

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Conclude: “E’ il vizio della superbia” , che la Sacra Scrittura definisce come il principio di ogni peccato. E’ “l’iniziale disfacimento”– commenta il santo Dottore – di questi esseri che “non vollero mantenere in ordine a Dio il proprio valore” il posto perfettissimo che li aveva creati dal nulla per beatificarsi in Lui ed avere in Lui la pienezza della perfezione e della felicità. Si distaccarono volontariamente da Dio e si anteposero a Lui.

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“Non cessarono di essere” , ma “non raggiunsero la sublimità della vita sapiente e felice” che avrebbero avuto nell’unione con il Signore. Rimane loro la “vita dell’intelligenza” inerente alla propria natura, ma, precisa S. Agostino “in stato di insipienza” : hanno perduto, con il peccato, la “vita sapiente”, che è sostanzialmente – diremmo noi – la grazia divina, cioè il godimento profondo di un dialogo ininterrotto con la Santissima Trinità.

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Perciò la “causa vera della felicità degli Angeli buoni è l’essere uniti all’Essere perfettissimo… la causa dell’infelicità degli angeli ribelli è l’essersi distolti da Lui e volti a se stessi”

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In conclusione nel De civitate Dei, Agostino ribadisce la creazione degli Angeli e la loro partecipazione insieme agli uomini alla città di Dio. La loro funzione è di aiutare le persone a raggiungere la felicità perenne con Dio e la comunione dei Santi. Un compito soteriologico, ma anche dossologico, perché la loro mansione è soprattutto quella di lodare Dio.

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Voi, voi che noi amiamo,voi non ci vedete, non ci sentite,ci credete molto lontanieppure siamo così vicini.Siamo messaggeri che portano la vicinanzaa chi è lontano,siamo messaggeri che portano la lucea chi è nell'oscurità,siamo messaggeri che portano la parolaa coloro che chiedono.Non siamo luce,non siamo messaggio:siamo i messaggeri.Noi non siamo niente,voi siete il nostro tutto.Lasciateci vivere nei vostri occhi,guardate il vostro mondo attraverso noi,riconquistate insieme a noilo sguardo pieno d'amore,allora noi saremo vicini a voie voi a Lui.

Wim Wenders, Così lontano così vicino, 1993

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O santo angelo custode, abbi cura dell'anima mia e del mio corpo.Illumina la mia mente perché conosca meglio il Signoree lo ami con tutto il cuore.Assistimi nelle mie preghiere perché non ceda alle distrazionima vi ponga la più grande attenzione.Aiutami con i tuoi consigli, perché veda il bene e lo compia con generosità.Difendimi dalle insidie del nemico infernale e sostienimi nelle tentazioni perché riesca sempre vincitore.Supplisci alla mia freddezza nel culto del Signore:non cessare di attendere alla mia custodia finché non mi abbia portato in Paradiso, dove loderemo insieme il Buon Dio per tutta l'eternità.Padre Pio da Montalcino

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