Santi, poeti e navigatori, ovvero italiani nel mondo · striminzite erano comunque molto migliori...

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Santi, poeti e navigatori, ovvero italiani nel mondo 12 • COOLTO 07 COVER STORY di Mario Villani • [email protected]

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Santi, poeti e navigatori,ovvero italiani nel mondo

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curioso come del discorso di Mus-

solini che, nel 35 incitava gli italiani

verso l’espansione coloniale in

Abissinia, sia rimasta nella nostra

memoria soltanto quell’unica frase

che ci immortala per sempre in una

definizione divenuta ormai fami-

liare per tutti. Anche per chi ne ignora l’origine

o la paternità. Sono quattro milioni gli italiani che oggi

risiedono in modo stabile fuori dalla nostra Patria:

2 milioni e mezzo in Europa, la maggior parte

in Germania, 1 milione e mezzo in America (Argen-

tina e Stati Uniti) ed il rimanente è suddiviso tra Africa,

Asia e Oceania. Certo le cose sono molto cambiate

per chi adesso, si avventura fuori dell’Italia per cer-

care lavoro o fortuna. I racconti e le testimonianze

raccolte dai primi emigranti scrivono una pagina

molto infelice nella storia di moltissime famiglie.

Moltitudini di uomini, addirittura villaggi interi furono

costretti a lasciare le loro case per arrivare in terra

straniera ad occupare i posti di lavoro più umili

ed indesiderabili. La manodopera italiana contribuì

È...“Mai, come in questa epocastorica, il popolo italiano harivelato le qualità del suospirito e la potenza del suocarattere. Ed è contro questopopolo, al quale l'umanità devetalune delle sue più grandiconquiste, ed è contro questopopolo di poeti, di artisti,di eroi, di santi, di navigatori,di trasmigratori, è controquesto popolo che si osaparlare di sanzioni.”...

Benito Mussolini, discorso del 26 ottobre 1935

NEL MONDOAITTA

NEL MONDOALIANI

384.819CENTRO-SETT

AMERICA

2.258.180AEUROPPA

42.047ASIA

1.244.7031.244.703MERIDIONALE

AMERICA

73.741AFRICA

42.047

OCEANIA

131.742

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alla costruzione di ferrovie, strade e metropolitane

negli Stati Uniti, lavoro nelle durissime miniere

del Belgio e della Germania, per paghe che, seppur

striminzite erano comunque molto migliori di quelle

che avrebbero potuto ottenere in Patria. Spesso le loro

condizioni di vita erano ridotte davvero ai limiti della

sopravvivenza, inoltre ignoranza e povertà favorivano

il verificarsi di episodi di discriminazione e diffidenza

nei confronti dei nostri connazionali. Le statistiche

americane che avevano il compito di censire la popo-

lazione degli immigrati ponevano una differenzia-

zione tra gli italiani del Nord e quelli del Sud,

suddividendoli in “razza celtica” e “razza mediterra-

nea” arrivando addirittura a considerare le popola-

zioni siciliane come “not white”. Le successive leggi

sull’immigrazione limitarono fortemente gli ingressi,

stabilendo quote fisse per ogni Paese e questo con-

tribuì a ridurre in modo decisivo l’arrivo degli italiani

negli Stati Uniti. Le cose sono molto cambiate

da allora: oggi la manodopera italiana è rinomata

e ricercata e l’Italia vanta all’estero grandi esponenti

in creatività e moda. L’italian style ha saputo imporsi

in ogni mercato con cui si sia confrontato e la nostra

fantasia ed il nostro gusto hanno saputo crearsi uno

spazio apprezzato e riconosciuto in tutto il mondo.

Si è chiusa da poco a Montecarlo “Stile Italiano. Arte

e design”, una bellissima esposizione organizzata

dall’Ambasciata Italiana che, in occasione dei cento-

cinquant’anni della nostra repubblica, ha raccolto

innumerevoli simboli della varietà e della complessità

dello stile e del talento italiano. stileitaliano.info

La mostra ha attraversato oltre un secolo di storia

italiana spaziando in moltissimi settori: arte figura-

tiva e pittorica, manifesti ed icone pubblicitarie oltre

alle meraviglie del design industriale dal progetto

al prodotto finito, con opere di Boccioni, Sironi, Fon-

tana, i fotomontaggi di Bruno Munari, le ceramiche

di Giò Ponti, ma anche le grandi firme del design

industriale e della moda: Ferrari, motoGuzzi, moto-

scafi Riva, Buitoni, Alemagna, Ferrero e poi Borsalino,

Max Mara... Un discorso a parte merita una delle

nostre icone, ormai riconosciute ed imitate in tutto

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il mondo: la nostra straordinaria cucina. In America

come nel resto del mondo i cuochi italiani hanno

saputo distinguersi non solo grazie alla straordinaria

ricchezza della cultura gastronomica che nel nostro

paese raggiunge varietà ed apici qualitativi inarriva-

bili, ma soprattutto grazie alla loro iniziativa guidata

da fantasia, curiosità ed inesauribile creatività.

Un esempio per tutti è il grandioso successo

di Eataly, che in brevissimo tempo è riuscito a diven-

tare il terzo luogo più visitato a New York con otto-

mila ingressi al giorno ed un incasso giornaliero

medio di 200.000 dollari. I cinquemila metri quadrati

che, in piena fifth avenue ospitano questo tempio dei

prodotti italiani, non si limitano a “vendere” ma svol-

gono una azione di divulgazione e di promozione

continua della nostra cultura gastronomica, propo-

nendola congiuntamente alle varie produzioni locali:

il pane è prodotto da un mulino a pietra, scovato nella

zona di Upstate New York, e la verdura venduta

nei venti negozietti al dettaglio proviene dalla zona

di N.Y. A documentare e ad incrementare la cono-

scenza della nostra presenza all’estero, contribuisce

anche l’associazione “ei - eccellenze taliane” attra-

verso pubblicazioni, mostre, realizzazioni multime-

diali ed iniziative editoriali. Nata nel 2010, opera

con il patrocinio di numerosi enti governativi italiani

ed è attivissima nel promuovere le meraviglie del

nostro Paese nell’ambito di importanti manifestazioni

estere. eccellenzeitaliane.it

Insomma, noi italiani, per fare fede a questo appella-

tivo di eroi, santi e navigatori siamo sicuramente sfug-

giti a quel ghetto involontario nel quale il nostro

destino di emigranti ci aveva inizialmente relegati.

Anche se impressi a fuoco nella nostra memoria, sono

lontani i miti di Sacco e Vanzetti che hanno dovuto

pagare con la vita la loto “italianità”. Ora gli italiani

camminano nel mondo a testa alta, la creatività

e la fantasia rappresentano un valore reale ed

un prodotto che viaggia ormai di pari passo con

l’indiscussa professionalità di quel valore aggiunto

rappresentato ormai in ogni settore dalla dicitura:

“made in Italy”.

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