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CLASSE 3B/BOSCO IL POLO DELLA MEMORIA IL PARCO DELLA RIMEMBRANZA IL MONUMENTO AI CADUTI DI TUTTE LE GUERRE PIAZZA DI VAGNO: IL TOPONIMO SANTERAMO IN COLLE

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CLASSE 3B/BOSCO

IL POLO DELLA MEMORIA

IL PARCO DELLA RIMEMBRANZA

IL MONUMENTO AI CADUTI DI TUTTE LE GUERRE

PIAZZA DI VAGNO: IL TOPONIMO

SANTERAMO IN COLLE

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PREMESSA

La ricerca che segue ha preso il via da una curiosità: non riuscivamo a spiegarci le ragioni per cui il Parco della Rimembranza

circonda e abbraccia la scuola Umberto I, la più antica di Santeramo in Colle, lungo tre lati: Piazza di Vagno, via Montessori e

via della Libertà.

Abbiamo trovato risposte che hanno svelato i riferimenti storici. Abbiamo compreso che Piazza di Vagno non è solo il nucleo

antico del centro abitato ma un vero e proprio “polo della Memoria” contemporanea. Di cui raccontiamo.

Prof. Arch. Maria Bruna Palomba e i Ciceroni di 3B

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I PARCHI DELLA RIMEMBRANZA ALL’INIZIO DEGLI ANNI VENTI DEL NOVECENTO1

Dopo la fine della Prima Guerra Mondiale in moltissimi Comuni ci furono iniziative popolari per la realizzazione di monumenti,

cippi e lapidi, recanti i nomi dei soldati Caduti nella Grande Guerra, allo scopo di creare una memoria ed un sentimento di affetto

collettivi, come si era fatto nelle guerre del Risorgimento.

Così, alla fine del dicembre 1922 l’On. Dario Lupi, Sottosegretario alla Pubblica Istruzione, (avvocato, interventista e

combattente nella Prima Guerra Mondiale, stretto collaboratore del Ministro Giovanni Gentile), propose di realizzare, in tutti i

Comuni italiani, un Parco della Rimembranza per ricordare ed onorare i Caduti della Grande Guerra, ispirandosi a quanto era

stato fatto nella città di Montreal (Canada). A Montreal, infatti, era stata costruita una Strada della Rimembranza fiancheggiata

da alberi che recavano una targa di ottone con inciso il nome del soldato caduto e la data della sua morte.

Lupi voleva realizzare in Italia tantissimi Viali o Parchi della Rimembranza, con la piantumazione di oltre seicentocinquantamila

alberi, quanti erano i soldati italiani Caduti nella Grande Guerra e si impegnò attivamente per realizzare questo obiettivo.

Il 27 dicembre 1922 il Ministero della Pubblica Istruzione inviò a tutti i Regi Provveditori agli Studi una Circolare, diretta alle

Scuole Elementari, con la quale si chiedeva "che le scolaresche d’Italia si facciano iniziatrici di una idea nobilissima e pietosa:

quella di creare in ogni città, in ogni paese, in ogni borgata, la Strada o il Parco della Rimembranza. Per ogni caduto nella grande

guerra, dovrà essere piantato un albero; gli alberi varieranno a seconda della regione, del clima, dell’altitudine ...".

In pratica, gli scolari dovevano piantare un albero per ogni soldato Caduto. In questo modo si realizzava, simbolicamente, il

“passaggio di testimone” tra il soldato Caduto, il cui nome era inciso su una targa metallica posta sull’albero, e gli scolari che

l’avevano piantato, i “futuri soldati” italiani.

Su ogni albero piantumato erano poste tre fasce, rappresentative dei colori della bandiera nazionale (verde, bianco e rosso). La

fascia bianca, posta al centro, era però più larga delle altre due perché recava una targhetta in ferro smaltato, con il nome del

soldato Caduto ed il luogo in cui era morto.

In seguito furono emanate altre Circolari dal Ministero della Pubblica Istruzione per sollecitare e regolamentare la realizzazione

di Viali o Parchi della Rimembranza. In particolare, non si potevano piantare meno di 20 alberi. Pertanto, i Comuni che avevano

avuto meno di 20 Caduti, dovevano riunirsi con quelli limitrofi per realizzare insieme un Viale o un Parco della Rimembranza.

I Comuni erano liberi di scegliere il luogo nel quale piantare gli alberi ed in genere si scelsero le strade che conducevano al

cimitero o alla Scuola Elementare.

Il Progetto ebbe un grande seguito da parte delle Scuole Elementari che, in appena un anno, realizzarono in oltre mille Comuni

il proprio Parco, che divenne uno "spazio sacro", destinato ad ospitare le cerimonie fasciste in ricordo dei caduti dellaGrande

Guerra.

1 Tratto da un articolo di Giorgio Giannini su http://www.mondosabino.it

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LA CERIMONIA PER LA PIANTUMAZIONE DEGLI ALBERI 2

Nei Comuni si organizzarono, con la collaborazione degli insegnanti delle Scuole Elementari e dei Comitati esecutivi, per

redigere l’elenco dei soldati Caduti, sulla base delle informazioni ricevute dall’Ufficio comunale di Anagrafe e dal Distretto

Militare.

Dopo aver accertato il numero dei Caduti nella Grande Guerra del proprio Comune e aver così stabilito il numero degli alberi da

piantare (uno per ogni Caduto), la Giunta Comunale sceglieva il luogo dove realizzare il Viale o il Parco della Rimembranza in

cui fare la piantumazione dei giovani alberi ( che erano in genere cipressi, pini, lecci, tigli… ), ceduti gratuitamente dal Ministero

dell’Agricoltura (Direzione Generale delle Foreste).

Gli alberi da piantare non erano gli stessi in tutti i Comuni. Infatti, la pianta doveva rappresentare l’identità ambientale del luogo.

Però, in seguito, fu stabilito, in base ad un progetto di “unificazione nazionale”, che si dovevano piantare al Nord piante tipiche

del Sud e viceversa. Il progetto però non fu realizzato ovunque per la carenza di essenze arboree e per i costi del trasporto.

La piantumazione degli alberi era una vera “cerimonia” compiuta dagli scolari, che in questo modo si “sostituivano” al soldato

Caduto e gli manifestavano la riconoscenza dei concittadini per il suo sommo “sacrificio per la Patria”.

Infatti, gli alberi piantati rappresentavano "la spirituale comunione tra i vivi ed i morti per la Patria”, erano “luoghi sacri”, dove i

fanciulli si sarebbero educati alla “santa emulazione degli eroi".

Le modalità della “piantumazione” furono regolamentate con precisione. In particolare, i piccoli alberi dovevano essere piantati

su entrambi i lati della strada che era stata scelta, in buche profonde almeno 1 metro, nelle quali erano messi prima calcinacci

e pietre (che simboleggiavano la casa), poi uno strato di 10 cm di terra fertile e scarti di legname e quindi 1 kg di fertilizzante

(perfosfato). Dopo la piantumazione della piantina, le si metteva vicino un paletto bianco, della stessa altezza, infisso in un buco

profondo circa 50 cm, sul fondo del quale si versava della cenere. La piantina era quindi legata al paletto con un vimine (una

pianta che vive vicino all’acqua, in ricordo del fiume Piave, dove si era attestata l’estrema difesa degli nostri soldati dopo la

“rotta” di Caporetto dell’ottobre 1917) e tra la pianta ed il bastone era posto un pezzo di tronco di granturco tagliato a me tà. Era

anche regolamentata la “manutenzione” degli alberi, che doveva essere fatta costantemente, almeno per alcuni anni.

Fu anche istituita una Guardia d’onore, formata dagli scolari, a cui fu affidata la cura dei Viali e dei Parchi della Rimembranza,

che costituirono le cosiddette selve votive.

2 ibidem

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I VIALI ED I PARCHI SONO PUBBLICI MONUMENTI E BENI CULTURALI 3

Con Legge 21 marzo 1926 n. 559 ,i Viali ed i Parchi della Rimembranza, dedicati non più solo ai Caduti nella Grande Guerra,

ma anche ai fascisti caduti nella cosiddetta “rivoluzione fascista” furono dichiarati pubblici monumenti. Infatti, l’Art. unico della

Legge recita: "I Viali e i Parchi della Rimembranza, dedicati, nei diversi Comuni del Regno, ai caduti nella guerra

1915-1918 e alle vittime fasciste, sono pubblici monumenti..."

Con la Legge n. 7 marzo 2001 n. 78, tutti i “monumenti” della Grande Guerra, non solo “le cose, direttamente o indirettamente

realizzate per l’attività bellica ma anche i Viali ed i Parchi della Rimembranza, furono dichiarati “Beni Culturali” e tutelati secondo

il Codice dei Beni Culturali secondo il quale “senza l’autorizzazione del Soprintendente, è vietata la rimozione di cippi e

monumenti, costituenti vestigia della Prima Guerra Mondiale”.

IL PARCO DELLA RIMEMBRANZA DI SANTERAMO IN COLLE (BA) 4

A seguito della circolare Lupi il sindaco di Santeramo, Leonardo Natuzzi, volle che fosse realizzato il Parco della Rimembranza

contiguo all'unico edificio scolastico all'epoca esistente, sede della scuola elementare Umberto I.

I lavori di scavo per la messa a dimora degli alberi furono eseguiti da volontari superstiti della Grande Guerra. Furono piantati

241 alberi: uno per ogni Caduto da ricordare.

Di fatto il numero dei Caduti fu rettificato nell'anno seguente in quanto Il superstite Vito Natale tornò insperatamente dai campi

di concentramento.

Le ricerche di Giulia Poli Disanto hanno accertato che il numero di Caduti santermani nella Grande Guerra ammonta a 266.

Nel 1923 una targa, ancora presente, fu collocata sul prospetto principale dell’edificio scolastico Umberto I, ad una altezza dal

suolo di circa 3,50 m, nei pressi del portone di ingresso alla scuola primaria che qui ha tutt’oggi sede. La targa è in metallo

smaltato bianco e porta l’iscrizione

PARCO DELLA RIMEMBRANZA

PER I CADUTI NELLA GRANDE GUERRA

MCMXXIII

3 ibidem 4 La scheda integrale è su: http://www.pietredellamemoria.it/pietre/lastra-parco-della-rimembranza-santeramo-in-colle-ba/ La scheda fu redatta dalle classi 3° e 3B del plesso Bosco nell’ambito del concorso regionale “Esploratori della memoria” indetto da A.N.M.I.G Puglia a.s. 2014-2015. Le classi, guidate dalla Prof. Palomba, vinsero il concorso nella sezione scuole secondarie di primo grado.

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RACCOLTA DI FOTO E CARTOLINE D’EPOCA

Le immagini che seguono consentono di ripercorrere la storia della Piazza Di Vagno e del Parco della Rimembranza connesse

alla presenza della Scuola elementare Umberto I, costruita tra il 1893 ed il 1901

Dalle immagini del 1925 si comprende che la piazza era stata, in quell’epoca, già definita. Gli alberi “giovani” consentono di

dedurre che la piantumazione del verde nella villa comunale a quella degli alberi del Parco della Rimembranza sia stata quasi

contemporanea. Gli scatti successivi consentono di confrontare lo sviluppo nel tempo dell’antica piazza del Lago.

La piazza e, sullo sfondo la scuola Umberto I. Lo scatto presumibilmente dall’ospedale Iacoviello.

La piazza e, a sinistra, l’ospedale Iacoviello. Lo scatto dalla scuola Umberto I.

1930 – Cartolina - Piazza Di Vagno e scuola elementare Umberto I. In primo piano la fontana all’interno della piazza.

1950 -Cartolina- Scuola elementare Umberto I.

Il Parco della Rimembranza in primo piano.

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Anni sessanta del 900 – Cartolina - Piazza di Vagno e,

sullo sfondo, la scuola elementare Umberto I. Nel Parco della Rimembranza gli alberi hanno un fusto consolidato e

arricchiscono la vegetazione della Piazza.

Anni sessanta del 900. Cartolina - Piazza Di Vagno definita

. Non ancora costruito il Monumento ai Caduti.

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Il MONUMENTO AI CADUTI DI TUTTE LE GUERRE 5

Contestualizzazione storica 6 Negli anni sessanta del ‘900 il Comitato Cittadino di Santeramo si attivò per primo nel progetto di realizzare il monumento ai

Caduti di guerra e a tal fine, l'artista Hero Paradiso inviò dall'America Latina un bozzetto: una giovane donna, a piedi nudi su un

globo, sollevava una corona di alloro con la mano destra e impugnava la spada con la sinistra; alle sue spalle un obelisco

impostato su un crepidoma; il bozzetto è datato 2 Aprile 1969. Non se ne fece nulla.

L'attuale monumento ai Caduti fu realizzato grazie all'interessamento della locale sezione Combattenti e Reduci. Fu incaricato

lo scultore santermano Vito Mario Panzarea e il 25.05.1974 l'opera compiuta fu inaugurata con una cerimonia ufficiale presieduta

dal sindaco Bartolo Lanzolla.

La giovane donna raffigurata da Panzarea incontrò la simpatia dei Santermani che la denominarono "Giuditta".

Descrizione del contesto Il monumento è collocato al centro della Villa Comunale, in Piazza Di Vagno, un rettangolo con verde e panchine per la sosta.

Il disegno della pavimentazione è caratterizzato da tre cerchi che si susseguono lungo l’asse longitudinale del rettangolo. Il

5 La scheda integrale è su : http://www.pietredellamemoria.it/pietre/monumento-ai-caduti-di-tutte-le-guerre-santeramo-in-colle-ba/ La scheda fu redatta dalle classi 3A e 3B del plesso Bosco nell’ambito del concorso regionale “Esploratori della memoria” indetto da A.N.M.I.G Puglia a.s. 2014-2015. Le classi, guidate dalla Prof. Palomba, vinsero il concorso nella sezione scuole secondarie di primo grado. 6 Notizie storiche e bozzetto Paradiso tratti da : "Cara Madre ti faccio sapere..." a cura di Giulia Poli Disanto, edito nel 2005 dal Comitato

Cittadino "Ten.Col. Carlo Guadagni - Medaglia d'Oro al Valor Militare" di Santeramo in Colle, pagg.250-251

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monumento ai Caduti di tutte le guerre è collocato nel cerchio centrale ed è delimitato dalla recinzione circolare in ferro battuto:

una successione di moduli costituiti da gruppi di tre elementi verticali, ripetuti con ritmo costante. Una siepe, interrotta in

corrispondenza delle steli di recente collocazione, affianca la recinzione metallica. La circolarità della impostazione è sottolineata

dai sedili in pietra bianca all’esterno dell’area recintata.

Il monumento La composizione, a sviluppo verticale, richiama gli antichi obelischi. Esagono e prismi esagonali regolari sono i modelli

geometrici di riferimento. Il monumento è impostato su un crepìdoma costituito da due bassi prismi esagonali decrescenti e

concentrici; al centro è collocato il plinto portante (un prisma esagonale) le cui facce sono centralmente scandite da lesene

(aventi un ruolo estetico più che strutturale). Sul plinto esagonale è impostato il pilastro portante la scultura: una giovane donna

che sorregge la bandiera con la mano destra alzata mentre il braccio sinistro è disteso lungo il corpo e la mano regge una

corona di alloro. Il viso è adornato dai capelli sciolti lungo le spalle. Le vesti lasciano intravedere la figura armoniosa attraverso

il gioco di drappeggi che aderiscono al corpo scolpiti nel marmo di Carrara finemente scolpito. L’obelisco portante la statua è

circondato da sei blocchi in travertino dalla forma di parallelepipedo che spiccano sul suo stesso piano di imposta: sei “dolmen”

che portano simboli in bronzo ed iscrizioni con dediche ai reparti dell’Arma. Ai piedi del crepìdoma, in corrispondenza della vista

frontale della scultura, il Medagliere: una lastra in pietra bianca su cui furono incisi i nomi dei Caduti decorati con medaglie al

valore.

Le iscrizioni

(blocco centrale sottoposto alla vista frontale della scultura) AI CADUTI DI TUTTE LE GUERRE SANTERAMO MEMORE DEL LORO SACRIFICIO DEDICA 25.5.74 (blocco frontale- sinistra, dedicato all'Aviazione) VIRTUTE SIDERUM TENUS (con Valore verso le stelle) (blocco frontale- destra dedicata alla Marina Militare) PATRIA E ONORE (blocco alle spalle della scultura, dedicato all'Esercito) UNA ACIES (unica arma)

I materiali

Travertino romano per il crepidoma, il plinto, il pilastro e i blocchi a perimetro dell'obelisco.

Marmo di Carrara proveniente dal Monte Altissimo per la scultura.

Bronzo per i simboli e le iscrizioni.

Pietra bianca per il Medagliere.

Travertino per le steli e il relativo dado di imposta.

Rame per i fogli sovrapposti alle lastre delle steli.

Le steli dedicate ai caduti delle guerre del ‘900 Nel 2014 attorno monumento furono aggiunte tre steli collocate in corrispondenza dei lati e alle spalle della scultura: ciascuna

di esse è costituita da quattro lastre distinte, di forma rettangolare, impostate su un dado a base quadrata con gli angoli tagliati

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a 45 gradi. A ciascuna delle lastre che compongono le singole steli è sovrapposto un foglio in rame che contiene, incisi, i nomi

dei Caduti santermani di tutte le guerre.

Nel marzo 2015 le steli furono danneggiate con atti vandalici ad opera di ignoti.

Le steli costituiscono il riconoscimento della comunità nei confronti dei propri Caduti e pertanto ancora più grave è lo sfregio di

chi si è accanito su una testimonianza della Memoria collettiva.

Piazza Di Vagno: il toponimo

La denominazione della piazza ha una storia antica, legata alla morfologia dei luoghi. La presenza di una lama, oggi corso

Roma, produsse la presenza del lago (nell’attuale area di Piazza Di Vagno) attorno a cui si raccolsero le popolazioni in fuga

dall’attacco dei Romani nel II sec. a.C., popolazioni già stanziate in località Le Matine.

Il toponimo è stato a lungo legato alla presenza del lago: semplicemente “u léje“.(il lago) fino a agli inizi del XIX secolo. Nel 1833

la zona fu bonificata e indicata con l’espressione “fuori la porta del Lago” con riferimento alla “porta del Lago” compresa nelle

mura di cinta del dal Borgo antico. A seguito della bonifica la superficie del lago divenne uno spazio adibito a fiere periodiche e

denominata: “ Largo della Fiera”.

La piazza fu probabilmente dedicata a Giuseppe Di Vagno a seguito della caduta del fascismo.

Giuseppe Di Vagno (Conversano,12 aprile1889– Mola di Bari, 25 settembre1921) fu un politico italiano, parlamentare italiano

vittima del fascismo. Da molti considerato il Matteotti del Sud.

Soprannominato da Filippo Turati "il gigante buono" per la sua statura, Di Vagno ottenne il seggio parlamentare nel nome dei

"pezzenti e diseredati" del sud e nel nome di questi si batté, riuscendo ad ottenere dal Governo Giolitti l'avvio dei lavori per

l'Acquedotto Pugliese.

Nato e cresciuto in un'agiata famiglia contadina del Sud Italia, il giovane Giuseppe si trasferì a Roma per studiare

Giurisprudenza. Dopo la laurea, conseguita nel 1912, si iscrisse al Partito Socialista Italiano e tornò a Conversano, dove fu

promotore delle lotte popolari e bracciantili in corso in quegli anni.

Prese parte alla Prima Guerra Mondiale col grado di caporale. Terminato il conflitto, riprese la sua attività di sostegno in favore

dei braccianti, in particolar modo di quelli imputati di reati ai danni dei latifondisti locali.

Il 25 febbraio dello stesso anno, cominciano i contrasti con i fascisti: pur non avendo partecipato agli scontri verificatisi a

Conversano durante uno sciopero generale, Di Vagno fu indicato dalle forze avversarie come uno dei responsabili. Questa

accusa gli costò la messa a bando dalla sua città natale. Questo provvedimento non gli impedì di andare avanti con la sua

attività politica e il 15 maggio del 1921 fu eletto nella lista socialista della circoscrizione di Bari e Foggia. Fu così chiamato in

Parlamento a svolgere la funzione di segretario della Commissione Giustizia.

Il 30 maggio 1921 fu vittima di un primo agguato perpetrato nei suoi confronti da parte di una squadra fascista, in seguito ad un

suo comizio tenuto a Conversano. Una sera di settembre del 1921, a Mola di Bari, appena terminato un comizio elettorale, subì

l'ennesimo agguato da un gruppo di squadristi guidato da Peppino Caradonna, fu colpito alla schiena con tre colpi di pistola.

Morì poco dopo, il 25 settembre.

Gli assassini furono individuati e processati, ma non subirono alcuna condanna in seguito all'amnistia voluta da Mussolini per i

"crimini in favore dello stato fascista".

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A partire dal Parco della Rimembranza la piazza si è man mano configurata quale vero e proprio “polo della Memoria”, memoria

della Storia locale antica e moderna, luogo di socializzazione di numerose generazioni e, ancora oggi, punto di riferimento e

cuore della cittadina.

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SITOGRAFIA BIBLIOGRAFIA

http://www.mondosabino.it

http://www.pietredellamemoria.it/

https://it.wikipedia.org/wiki/Giuseppe_Di_Vagno

Cara Madre ti faccio sapere... a cura di Giulia Poli Disanto,

edito nel 2005 dal Comitato Cittadino "Ten.Col. Carlo

Guadagni - Medaglia d'Oro al Valor Militare" di

Santeramo in Colle