SanAmbiente - Arpae Emilia-Romagna · acque marine nelle quali i fiumi sfociano. ... della qualità...

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Un problema particolarmente sentito e legato all’inquinamento delle acque superficiali è lo sca- rico di acque reflue urbane. In tal senso il D.Lgs. 152/99, suc- cessivamente modificato con il D.Lgs. 258/2000, nel definire i criteri generali della disciplina degli scarichi, solleva da un lato la questione delle reti fognarie dettando tempi, requisiti e modalità per la loro costruzione o adeguamento negli agglome- rati urbani, e dall’altro specifica il tipo di trattamento al quale tali acque reflue devono essere sot- toposte prima dello scarico. Nel contempo la legislazione indivi- dua anche le tempistiche previ- ste per l’adeguamento di tali procedure in funzione della dimensione dell’agglomerato urbano. Nello specifico, però, l’elemento chiave della normati- va vigente è un cambiamento radicale di prospettiva in mate- ria; mentre la normativa prece- dente prevedeva per gli scarichi semplicemente il rispetto dei valori limite di emissione per gli inquinanti, con la 152/99 si è cambiato decisamente punto di vista. Poiché, infatti, la concen- trazione totale di inquinanti dipende dal numero di scarichi nonché dal potere autodepuran- te intrinseco del corpo recettore, (funzione della capacità di dilui- zione, degradazione, assimila- zione degli inquinanti), più scari- chi a norma potrebbero comun- que comprometterne lo stato ecologico. Per questa ragione, in virtù anche degli obiettivi di qualità previsti nel decreto 152/99 che prospettano l’obbli- go del raggiungimento di uno stato “sufficiente” entro il 31 dicembre del 2008 e di uno stato “buono” entro il 31 dicem- bre del 2016, le Regioni, nell’e- sercizio della loro autonomia, possono definire, in funzione delle caratteristiche del corpo recettore, valori limite di emis- sione differenti da quelli previsti dalla legislazione nazionale in materia purché più restrittivi. Entrando nel vivo del discorso, quindi, il tema dello scarico dei reflui urbani, è particolarmente sentito dal punto di vista ambientale per le ripercussioni che può avere in primo luogo sull’ambiente fluviale e conse- guentemente anche sull’area di costa prospiciente alla foce dei fiumi. In tal senso, le principali problematiche ad esso associa- te sono legate ai quantitativi di sostanza organica che i reflui trasportano: un problema che diventa decisamente più preoc- cupante in caso di mancato trattamento di depurazione pre- visto dalla legge. I carichi orga- nici contenuti nelle acque reflue urbane, infatti, a seguito dei pro- cessi naturali di degradazione ai quali sono sottoposti, possono provocare riduzioni anche dra- stiche nel livello di ossigenazio- ne dei corsi d’acqua. Questo, come conseguenza estrema, può portare al raggiungimento di condizioni di anossia con cor- relata moria di organismi viventi ed instaurazione di processi decompositivi anaerobi (senza ossigeno) responsabili di emis- sioni gassose maleodoranti. Questi effetti, di fatto, incidono in primo luogo, sulla qualità delle acque del corpo idrico superficiale (in tal senso l’effetto a parità di sversamento è tanto più acuto quanto minore è la portata e quindi la capacità di diluizione) e conseguentemente anche sulle caratteristiche delle acque marine nelle quali i fiumi sfociano. Come per tutte le realtà costiere, tanto più se legate ad una intensa attività turistica come nel caso della riviera riminese, avere un carico organico ridotto unitamente a reti fognarie ed impianti di depu- razione ben funzionanti, favori- sce lo stato di qualità delle acque di balneazione riducendo il pericolo di fenomeni di anos- sia ed eutrofizzazione acuti in una realtà costiera purtroppo predisposta anche e non solo per effetto dei bassi fondali e della morfologia chiusa del baci- no adriatico. Importante in tal senso è la possibilità di poter individuare e quantificare un inquinamento di natura organi- ca. La legislazione, a tale scopo, prevede fra le altre, la ricerca di un indicatore microbiologico che, poiché di provenienza pret- tamente intestinale, può essere utilizzato per stimare l’eventuale apporto di natura fecale. La pre- senza di Coliformi fecali, ed in particolare Escherichia coli, può quindi essere considerata indice di contaminazione. La Provincia di Rimini ha promosso un processo di "Agenda 21" locale avvian- do, il 26 giugno 2002, il Forum provin- ciale che ha coinvolto circa 150 organiz- zazioni portatrici di interessi locali. Al centro del dibattito, il turismo sostenibi- le, il risparmio delle risorse, l'utilizzo di tecnologie innovative e sostenibili negli stabilimenti balneari. Dal Forum provinciale di Agenda 21, è emersa la piena disponibilità delle coo- perative dei bagnini a realizzare un pro- getto per la gestione sostenibile di uno stabilimento balneare ed è stato scelto il Bagno Giulia 85 di Riccione. Anche grazie all'intraprendenza del proprietario del bagno, il 28 giugno 2003, il primo "bagnino sostenibile" era pronto per l'i- naugurazione. Il Bagno Giulia è stato dotato di: - 12 pannelli fotovoltaici per 1.5 Kw di potenza, per il risparmio energetico, che ha consentito di risparmiare fino a 300 Kw di energia elettrica in un mese e 3800 Kg di CO2 in meno immessi nel- l'atmosfera. - ricircolo delle acque grigie delle docce per il risparmio idrico, che ha permesso di recuperare 5000 litri di acqua al gior- no, utilizzata poi negli scarichi dei wc e per l'innaffiamento; - sistema per la raccolta differenziata di carta, plastica, pile e vetro; una postazione informatizzata realizza- ta da "Arpa" Rimini per mostrare al pub- blico la qualità delle acque di balneazio- ne, le previsioni meteo, i livelli di radia- zioni UV e lo screening fornito dal bat- tello oceanografico della Regione Emilia Romagna, Daphne II, sullo stato di salu- te del mare. Il fine è stato quello di sperimentare la gestione eco-compatibile di uno stabili- mento balneare secondo i principi dello sviluppo sostenibile e di valutarne la convenienza economica. I dati relativi alla sperimentazione hanno dimostrato il positivo riscontro dal punto di vista ambientale e la convenienza economica di una "gestione sostenibile" tanto che diversi operatori sia locali che presenti sul territorio nazionale, si sono mostrati molto interessati allíiniziativa. Assessore all'Ambiente, Agenda 21, Politiche per lo sviluppo sostenibile Cesarino Romani Curiosità ambientali In vista della prossima stagione balneare si ripropone questa interessante esperienza di “gestione eco-sostenibile” Chissà se qualcuno fra quattro chiacchiere da bar, una partita a briscola e qualche battuta goliardica si sia mai accorto di ciò che lo sovrastava. Eppure in quattro secoli di vita sono state senz'altro tante le persone passate sotto i suoi rami e molte le cose cambiate nel paesaggio circostante! Il tiglio di San Fortunato, che si erge sul colle di Covignano vicino a Rimini presso il bar Acli di San Fortunato testimonia con i suoi 14 metri di altezza e i suoi 440 centimetri di circonferenza la grandiosità della natura. Esso appartiene alla famiglia delle Tiliacee ed in particola- re alla specie Tilia platyphyllos Scop.; gli esemplari di tale specie si presentano con una struttura maestosa che può raggiungere altezze di 30-35 metri e diametri fino a 2 metri. La crescita lenta ma continua rende tale specie piuttosto longeva. Lo testimoniano alcuni esemplari che nel corso dei secoli hanno raggiunto dimensioni colossali (famoso in tal senso è il tiglio di Hupstedt, vicino ad Hannover, che con il suo diametro di 8 metri, si dice sia stato piantato nell’850 d.C.). Il fusto slanciato e diritto, la chioma ampia e densamente ricca di rami iden- tificano una struttura già di per sé imponente. In particolare tale specie, propria dell’Europa centrale e del Caucaso, presenta una corteccia tipicamente grigio- bruna liscia in età giovanile che tende poi a fessurarsi longitudinalmente col pas- sare del tempo. Le foglie sono grandi (6-12 cm), cuorifor- mi, asimmetriche alla base ed acuminate all’apice, cadu- che, picciolate e con un classico colore verde scuro nella parte superiore e più chiaro in quella inferiore. I fiori, pro- fumatissimi, dal tipico colore bianco-giallo, sono raggrup- pati in piccoli grappoli mentre i frutti assomigliano a delle piccole noci subrotonde dette “carceruli”. È una specie arborea assai frequente in Italia, tipica di boschi umidi e di ambiente fluviale ma spesso coltivata anche lungo le vie e nei parchi, nonostante la notevole capacità di pro- durre polline, caratteristica di tutti i tigli appartenenti al genere, e l’intenso profumo che richiama spesso insetti melliferi. Oltre al valore ornamentale, i tigli hanno un importante valore nell’ambito della produzione del miele e delle applicazioni medico-curative che ne trae l’erboriste- ria. In particolare si utilizzano le infiorescenze ancora chiuse raccolte insieme alle brattee al momento della fio- ritura poiché possiedono numerose proprietà fra cui, sedative, antispasmodiche, diuretiche, sudorifere, anticatarrali, emollienti, decongestionanti e rinfrescanti (www.mieliditalia.it/f_tiglio.htm). (Foto: Casali A., Arrigoni P., Vasi R., 2001:“Guida ai Patriarchi Arborei della Provincia di Rimini” Provincia di Rimini, Rimini) Il tiglio di San Fortunato La natura intorno a Rimini SanAmbiente Pagina informativa ambientale quindicinale La legislazione e le problematiche associate ai reflui urbani L’inquinamento da scarichi fognari sezione provinciale di Rimini agenzia regionale prevenzione e ambiente dell emilia romagna Via Gambalunga, 83 - 47900 Rimini Tel. 0541/444269 sezione provinciale di Rimini agenzia regionale prevenzione e ambiente dell emilia romagna Via Gambalunga, 83 - 47900 Rimini Tel. 0541/444269 “Il Bagnino sostenibile” Con il contributo di: www.arpa.emr.it/rimini/ "Aria, meteo, pollini, carte tematiche, acqua..." - Emergenze ambientali tel. 335.7712855 A cura di: Vanessa Rinaldini e Lucio Sbaraglia Tel. 0541-444279 Un aspetto fondamentale da valutare nella determinazione della qualità delle acque superfi- ciali, è l’inquinamento microbiolo- gico. In tal senso, l’unico indica- tore microbiologico previsto dal D.Lgs.152/99 per la determina- zione della conformità o meno delle caratteristiche di qualità per le acque superficiali, è "Escherichia coli", misurato in termini di unità formanti colonia per 100 millilitri (UFC/100ml). La scelta di Escherichia coli quale indicatore microbiologico è legata essenzialmente alle caratteristi- che di migliore rilevabilità analiti- ca. La presenza di tali microrgani- smi nelle acque superficiali è dovuta all’immissione di liquami e la loro concentrazione è propor- zionale al quantitativo sversato, all’eventuale trattamento subito e alla capacità autodepurante e di dispersione del corpo idrico. Presenti inizialmente nell’intestino dell’uomo e di altri animali a san- gue caldo, una volta introdotti nelle acque tendono a subire un processo distruttivo la cui velo- cità e consistenza dipende dalle caratteristiche autodepurative del corpo ricettore e dalla resistenza specifica dei microrganismi in questione. In particolare, un buon indicatore batterico per l’identifi- cazione di un inquinamento di tipo fecale, deve rispettare deter- minati requisiti: 1. essere presente nei liquami a concentrazioni più elevate dei patogeni; 2. non subire aumenti di concen- trazione in ambiente acquatico; 3. essere più resistente dei pato- geni tanto ai processi di disinfe- zione quanto alle caratteristiche chimico-fisiche dell’ambiente ricettore; 4. produrre reazioni caratteristi- che specifiche in grado di per- metterne l’identificazione. Acqua L’inquinamento microbiologico

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Un problema particolarmentesentito e legato all’inquinamentodelle acque superficiali è lo sca-rico di acque reflue urbane. Intal senso il D.Lgs. 152/99, suc-cessivamente modificato con ilD.Lgs. 258/2000, nel definire icriteri generali della disciplinadegli scarichi, solleva da un latola questione delle reti fognariedettando tempi, requisiti emodalità per la loro costruzioneo adeguamento negli agglome-rati urbani, e dall’altro specifica iltipo di trattamento al quale taliacque reflue devono essere sot-toposte prima dello scarico. Nelcontempo la legislazione indivi-dua anche le tempistiche previ-ste per l’adeguamento di taliprocedure in funzione delladimensione dell’agglomeratourbano. Nello specifico, però,l’elemento chiave della normati-va vigente è un cambiamentoradicale di prospettiva in mate-ria; mentre la normativa prece-dente prevedeva per gli scarichisemplicemente il rispetto deivalori limite di emissione per gliinquinanti, con la 152/99 si ècambiato decisamente punto divista. Poiché, infatti, la concen-

trazione totale di inquinantidipende dal numero di scarichinonché dal potere autodepuran-te intrinseco del corpo recettore,(funzione della capacità di dilui-zione, degradazione, assimila-zione degli inquinanti), più scari-chi a norma potrebbero comun-que comprometterne lo statoecologico. Per questa ragione,in virtù anche degli obiettivi diqualità previsti nel decreto152/99 che prospettano l’obbli-go del raggiungimento di unostato “sufficiente” entro il 31dicembre del 2008 e di unostato “buono” entro il 31 dicem-bre del 2016, le Regioni, nell’e-sercizio della loro autonomia,possono definire, in funzionedelle caratteristiche del corporecettore, valori limite di emis-sione differenti da quelli previstidalla legislazione nazionale inmateria purché più restrittivi.Entrando nel vivo del discorso,quindi, il tema dello scarico deireflui urbani, è particolarmentesentito dal punto di vistaambientale per le ripercussioniche può avere in primo luogosull’ambiente fluviale e conse-guentemente anche sull’area di

costa prospiciente alla foce deifiumi. In tal senso, le principaliproblematiche ad esso associa-te sono legate ai quantitativi disostanza organica che i refluitrasportano: un problema chediventa decisamente più preoc-cupante in caso di mancatotrattamento di depurazione pre-visto dalla legge. I carichi orga-nici contenuti nelle acque reflueurbane, infatti, a seguito dei pro-cessi naturali di degradazione aiquali sono sottoposti, possonoprovocare riduzioni anche dra-stiche nel livello di ossigenazio-ne dei corsi d’acqua. Questo,come conseguenza estrema,può portare al raggiungimentodi condizioni di anossia con cor-relata moria di organismi viventied instaurazione di processidecompositivi anaerobi (senzaossigeno) responsabili di emis-sioni gassose maleodoranti.Questi effetti, di fatto, incidonoin primo luogo, sulla qualitàdelle acque del corpo idricosuperficiale (in tal senso l’effettoa parità di sversamento è tantopiù acuto quanto minore è laportata e quindi la capacità didiluizione) e conseguentemente

anche sulle caratteristiche delleacque marine nelle quali i fiumisfociano. Come per tutte lerealtà costiere, tanto più selegate ad una intensa attivitàturistica come nel caso dellariviera riminese, avere un caricoorganico ridotto unitamente areti fognarie ed impianti di depu-razione ben funzionanti, favori-sce lo stato di qualità delleacque di balneazione riducendoil pericolo di fenomeni di anos-sia ed eutrofizzazione acuti inuna realtà costiera purtroppopredisposta anche e non soloper effetto dei bassi fondali edella morfologia chiusa del baci-no adriatico. Importante in talsenso è la possibilità di poterindividuare e quantificare uninquinamento di natura organi-ca. La legislazione, a tale scopo,prevede fra le altre, la ricerca diun indicatore microbiologicoche, poiché di provenienza pret-tamente intestinale, può essereutilizzato per stimare l’eventualeapporto di natura fecale. La pre-senza di Coliformi fecali, ed inparticolare Escherichia coli, puòquindi essere considerata indicedi contaminazione.

La Provincia di Rimini ha promosso unprocesso di "Agenda 21" locale avvian-do, il 26 giugno 2002, il Forum provin-ciale che ha coinvolto circa 150 organiz-zazioni portatrici di interessi locali. Alcentro del dibattito, il turismo sostenibi-le, il risparmio delle risorse, l'utilizzo ditecnologie innovative e sostenibili neglistabilimenti balneari.Dal Forum provinciale di Agenda 21, èemersa la piena disponibilità delle coo-perative dei bagnini a realizzare un pro-getto per la gestione sostenibile di unostabilimento balneare ed è stato sceltoil Bagno Giulia 85 di Riccione. Anchegrazie all'intraprendenza del proprietario

del bagno, il 28 giugno 2003, il primo"bagnino sostenibile" era pronto per l'i-naugurazione. Il Bagno Giulia è statodotato di:- 12 pannelli fotovoltaici per 1.5 Kw dipotenza, per il risparmio energetico, cheha consentito di risparmiare fino a 300Kw di energia elettrica in un mese e3800 Kg di CO2 in meno immessi nel-l'atmosfera. - ricircolo delle acque grigie delle docceper il risparmio idrico, che ha permessodi recuperare 5000 litri di acqua al gior-no, utilizzata poi negli scarichi dei wc eper l'innaffiamento;- sistema per la raccolta differenziata di

carta, plastica, pile e vetro;una postazione informatizzata realizza-ta da "Arpa" Rimini per mostrare al pub-blico la qualità delle acque di balneazio-

ne, le previsioni meteo, i livelli di radia-zioni UV e lo screening fornito dal bat-tello oceanografico della Regione EmiliaRomagna, Daphne II, sullo stato di salu-

te del mare.Il fine è stato quello di sperimentare lagestione eco-compatibile di uno stabili-mento balneare secondo i principi dellosviluppo sostenibile e di valutarne laconvenienza economica.I dati relativi alla sperimentazione hannodimostrato il positivo riscontro dal puntodi vista ambientale e la convenienzaeconomica di una "gestione sostenibile"tanto che diversi operatori sia locali chepresenti sul territorio nazionale, si sonomostrati molto interessati allíiniziativa.

Assessore all'Ambiente, Agenda 21,Politiche per lo sviluppo sostenibile

Cesarino Romani

Curiosità ambientali In vista della prossimastagione balneare si riproponequesta interessante esperienzadi “gestione eco-sostenibile”

Chissà se qualcuno fra quattro chiacchiere da bar, unapartita a briscola e qualche battuta goliardica si sia maiaccorto di ciò che lo sovrastava. Eppure in quattro secolidi vita sono state senz'altro tante le persone passatesotto i suoi rami e molte le cose cambiate nel paesaggiocircostante! Il tiglio di San Fortunato, che si erge sul colledi Covignano vicino a Rimini presso il bar Acli di SanFortunato testimonia con i suoi 14 metri di altezza e i suoi440 centimetri di circonferenza la grandiosità della natura.Esso appartiene alla famiglia delle Tiliacee ed in particola-re alla specie Tilia platyphyllos Scop.; gli esemplari di talespecie si presentano con una struttura maestosa chepuò raggiungere altezze di 30-35 metri e diametri fino a 2metri. La crescita lenta ma continua rende tale speciepiuttosto longeva. Lo testimoniano alcuni esemplari chenel corso dei secoli hanno raggiunto dimensioni colossali(famoso in tal senso è il tiglio di Hupstedt, vicino adHannover, che con il suo diametro di 8 metri, si dice sia stato piantato nell’850d.C.). Il fusto slanciato e diritto, la chioma ampia e densamente ricca di rami iden-tificano una struttura già di per sé imponente. In particolare tale specie, propriadell’Europa centrale e del Caucaso, presenta una corteccia tipicamente grigio-bruna liscia in età giovanile che tende poi a fessurarsi longitudinalmente col pas-

sare del tempo. Le foglie sono grandi (6-12 cm), cuorifor-mi, asimmetriche alla base ed acuminate all’apice, cadu-che, picciolate e con un classico colore verde scuro nellaparte superiore e più chiaro in quella inferiore. I fiori, pro-fumatissimi, dal tipico colore bianco-giallo, sono raggrup-pati in piccoli grappoli mentre i frutti assomigliano a dellepiccole noci subrotonde dette “carceruli”. È una speciearborea assai frequente in Italia, tipica di boschi umidi edi ambiente fluviale ma spesso coltivata anche lungo levie e nei parchi, nonostante la notevole capacità di pro-durre polline, caratteristica di tutti i tigli appartenenti algenere, e l’intenso profumo che richiama spesso insettimelliferi. Oltre al valore ornamentale, i tigli hanno unimportante valore nell’ambito della produzione del miele edelle applicazioni medico-curative che ne trae l’erboriste-ria. In particolare si utilizzano le infiorescenze ancorachiuse raccolte insieme alle brattee al momento della fio-

ritura poiché possiedono numerose proprietà fra cui, sedative, antispasmodiche,diuretiche, sudorifere, anticatarrali, emollienti, decongestionanti e rinfrescanti(www.mieliditalia.it/f_tiglio.htm). (Foto: Casali A., Arrigoni P., Vasi R.,2001:“Guida ai Patriarchi Arborei della Provincia di Rimini” Provincia di Rimini,Rimini)

Il tiglio di San FortunatoLa natura intorno a Rimini

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La legislazione e le problematiche associate ai reflui urbani

L’inquinamento da scarichi fognari

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Rimini

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Via Gambalunga, 83 - 47900 Rimini Tel. 0541/444269

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“Il Bagnino sostenibile”

Con il contributo di:

www.arpa.emr.it/rimini/ "Aria, meteo, pollini, carte tematiche, acqua..." - Emergenze ambientali tel. 335.7712855A cura di: Vanessa Rinaldini e Lucio Sbaraglia Tel. 0541-444279

Un aspetto fondamentale davalutare nella determinazionedella qualità delle acque superfi-ciali, è l’inquinamento microbiolo-gico. In tal senso, l’unico indica-tore microbiologico previsto dalD.Lgs.152/99 per la determina-zione della conformità o menodelle caratteristiche di qualità perle acque superficiali, è"Escherichia coli", misurato intermini di unità formanti coloniaper 100 millilitri (UFC/100ml). Lascelta di Escherichia coli qualeindicatore microbiologico è legataessenzialmente alle caratteristi-che di migliore rilevabilità analiti-ca. La presenza di tali microrgani-smi nelle acque superficiali èdovuta all’immissione di liquami ela loro concentrazione è propor-zionale al quantitativo sversato,all’eventuale trattamento subito ealla capacità autodepurante e didispersione del corpo idrico.Presenti inizialmente nell’intestinodell’uomo e di altri animali a san-gue caldo, una volta introdottinelle acque tendono a subire unprocesso distruttivo la cui velo-cità e consistenza dipende dallecaratteristiche autodepurative delcorpo ricettore e dalla resistenzaspecifica dei microrganismi inquestione. In particolare, un buonindicatore batterico per l’identifi-cazione di un inquinamento ditipo fecale, deve rispettare deter-minati requisiti:1. essere presente nei liquami aconcentrazioni più elevate deipatogeni;2. non subire aumenti di concen-trazione in ambiente acquatico;3. essere più resistente dei pato-geni tanto ai processi di disinfe-zione quanto alle caratteristichechimico-fisiche dell’ambientericettore;4. produrre reazioni caratteristi-che specifiche in grado di per-metterne l’identificazione.

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