San Pier Giuliano Eymard (1811-1868) · tutti: diventare prete. Ordinato sacerdote nel 1834,...

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San Pier Giuliano Eymard (1811-1868) «Ha cercato la risposta ai bisogni del suo tempo e l’ha trovata nell’amore di Dio manifestato in modo speciale dal dono di Cristo nell’Eucaristia» (Regola di vita, 2). «Sono stato proprio come Giacobbe, sempre in cammino». Con queste parole il padre Eymard riassume, nella piena maturità, il percorso della sua storia. Sempre in cammino perché si è lasciato condurre dallo Spirito per vie imprevedibili. Pier Giuliano Eymard nasce il 4 febbraio del 1811 a La Mure d’Isère, provincia di Grenoble (Francia), all’inizio di un secolo in cui si creano le premesse di trasformazioni senza pari in tutti i settori dell’attività umana. La Mure d’Isere (Grenoble), paese natale di Pier Giuliano Eymard. La sua vita, segnata dal duro apprendimento dei doveri familiari e dal lavoro manuale fin dall’infanzia, è illuminata e sostenuta da una forte religiosità e da un ideale che egli realizzerà malgrado tutto e malgrado tutti: diventare prete. Ordinato sacerdote nel 1834, attraverso una breve ma feconda esperienza pastorale nelle parrocchie di Chatte e Monteynard, scopre una sete insaziabile per il servizio di Dio e dei fratelli che lo conduce a scegliere la vita religiosa nella congregazione dei padri Maristi. Vi resterà dal 1839 al 1856: sono anni fruttuosi di vita di preghiera e di apostolato, che lo porteranno fino alle più alte cariche in seno a quella congregazione. Ma, sotto la cenere, brucia uno straordinario amore verso l’Eucaristia. Abbandonati i Maristi, si dedica interamente al nuovo progetto da cui è stato conquistato: la fondazione di una famiglia religiosa votata all’amore di Gesù Eucaristia. Questo passo decisivo è preparato da alcune forti esperienze spirituali. Un pomeriggio del gennaio 1851, mentre pregava nel santuario di Fourvière (Lione), «un pensiero mi assorbì talmente da farmi perdere ogni altro sentimento. Nostro Signore nell’Eucaristia non ha, per glorificare il suo mistero d’amore, una congregazione religiosa che ne faccia il suo scopo. È necessario che ve ne sia una». Attraverso molteplici grazie, dalla roccia di Saint-Romans (1835/37) al Corpus Domini a Lione nel 1845, l’amore di Dio non solo venne portato in primo piano, ma si cristallizzò nella contemplazione del mistero di Gesù Cristo presente nel sacramento dell’Eucaristia. Questa maturazione interiore si esprime in scelte sempre più impegnative. Con l’approvazione di mons. Sibour, arcivescovo di Parigi, padre Eymard dà inizio alla congregazione del Santissimo Sacramento. È il 13 maggio 1856. Il sigillo definitivo da parte di Pio IX arriverà nel 1863. Nel frattempo il santo, insieme a Marguerite Guillot, dà vita anche al ramo femminile della sua famiglia religiosa: le Ancelle del SS. Sacramento (1858). La profonda vita eucaristica dell’Eymard si manifesta nella preghiera ai piedi dell’Eucaristia ed in un intenso apostolato che privilegia, in modo particolare, i ragazzi poveri delle periferie parigine. Nasce l’«opera della prima comunione degli adulti», si fa più attenta l’accoglienza dei sacerdoti, cresce l’animazione di comunità cristiane e di gruppi laicali che volentieri il fondatore associa al suo impegno missionario. Questo fuoco d’amore, lo consuma velocemente. Si spegne il primo agosto del 1868, a soli 57 anni di età. Quasi cento anni dopo, il 9 dicembre del 1962, al termine della prima sessione del Concilio Vaticano II, papa Giovanni XXIII lo eleva alla gloria San Pier Giuliano Eymard, in una delle ultime foto. Pagina 1 di 17 Padri SACRAMENTINI 13/02/2010 http://www.sacramentini.it/storia_eymard.html

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  • San Pier Giuliano Eymard (1811-1868)

    «Ha cercato la risposta ai bisogni del suo tempo e l’ha trovata nell’amore di Dio manifestato in modo specialedal dono di Cristo nell’Eucaristia» (Regola di vita, 2).

    «Sono stato proprio come Giacobbe, sempre in cammino». Con queste parole il padre Eymard riassume, nellapiena maturità, il percorso della sua storia. Sempre in cammino perché si è lasciato condurre dallo Spirito pervie imprevedibili.Pier Giuliano Eymard nasce il 4 febbraio del 1811 a La Mure d’Isère, provincia di Grenoble (Francia), all’inizio diun secolo in cui si creano le premesse di trasformazioni senza pari in tutti i settori dell’attività umana.

    La Mure d’Isere (Grenoble), paese natale di Pier Giuliano Eymard.

    La sua vita, segnata dal duro apprendimento dei doveri familiari e dal lavoro manuale fin dall’infanzia, èilluminata e sostenuta da una forte religiosità e da un ideale che egli realizzerà malgrado tutto e malgradotutti: diventare prete. Ordinato sacerdote nel 1834, attraverso una breve ma feconda esperienza pastoralenelle parrocchie di Chatte e Monteynard, scopre una sete insaziabile per il servizio di Dio e dei fratelli che loconduce a scegliere la vita religiosa nella congregazione dei padri Maristi. Vi resterà dal 1839 al 1856: sonoanni fruttuosi di vita di preghiera e di apostolato, che lo porteranno fino alle più alte cariche in seno a quellacongregazione.Ma, sotto la cenere, brucia uno straordinario amore verso l’Eucaristia.

    Abbandonati i Maristi, si dedica interamente al nuovo progetto da cui è stato conquistato: la fondazione di unafamiglia religiosa votata all’amore di Gesù Eucaristia. Questo passo decisivo è preparato da alcune fortiesperienze spirituali. Un pomeriggio del gennaio 1851, mentre pregava nel santuario di Fourvière (Lione), «unpensiero mi assorbì talmente da farmi perdere ogni altro sentimento. Nostro Signore nell’Eucaristia non ha, perglorificare il suo mistero d’amore, una congregazione religiosa che ne faccia il suo scopo. È necessario che vene sia una».

    Attraverso molteplici grazie, dalla roccia di Saint-Romans (1835/37) alCorpus Domini a Lione nel 1845, l’amore di Dio non solo venne portato inprimo piano, ma si cristallizzò nella contemplazione del mistero di GesùCristo presente nel sacramento dell’Eucaristia. Questa maturazioneinteriore si esprime in scelte sempre più impegnative. Con l’approvazionedi mons. Sibour, arcivescovo di Parigi, padre Eymard dà inizio allacongregazione del Santissimo Sacramento. È il 13 maggio 1856. Il sigillodefinitivo da parte di Pio IX arriverà nel 1863.Nel frattempo il santo, insieme a Marguerite Guillot, dà vita anche al ramofemminile della sua famiglia religiosa: le Ancelle del SS. Sacramento(1858).La profonda vita eucaristica dell’Eymard si manifesta nella preghiera aipiedi dell’Eucaristia ed in un intenso apostolato che privilegia, in modoparticolare, i ragazzi poveri delle periferie parigine. Nasce l’«opera dellaprima comunione degli adulti», si fa più attenta l’accoglienza deisacerdoti, cresce l’animazione di comunità cristiane e di gruppi laicali chevolentieri il fondatore associa al suo impegno missionario. Questo fuocod’amore, lo consuma velocemente. Si spegne il primo agosto del 1868, asoli 57 anni di età.Quasi cento anni dopo, il 9 dicembre del 1962, al termine della primasessione del Concilio Vaticano II, papa Giovanni XXIII lo eleva alla gloria

    San Pier Giuliano Eymard,

    in una delle ultime foto.

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  • degli altari, riconoscendo la validità delle sue intuizioni carismatiche edelle sue realizzazioni innovatrici. San Pier Giuliano appartiene alla stirpedei profeti: il suo messaggio e la sua figura continuano ad essere propostial popolo cristiano come l’esempio di una vita veramente eucaristica. Lasua memoria liturgica si celebra il 2 agosto.

    Un profeta nel secolo delle rivoluzioni

    Il mondo in cui ha vissuto il padre Eymard

    Gli operai non hanno alcun diritto (i sindacati non esistono ancora), e vivono in tuguri, soffitte, scantinati,alloggi minuscoli. È l’inferno che descriverà Zola.

    È il terreno di coltura del capitalismo moderno. I ricchi, all’inizio del secolo, conservavano attentamente il lorooro… Dopo il 1850, il denaro esce dai suoi nascondigli e viene investito: le grandi famiglie degli industriali e deibanchieri ammassano fortune enormi.La borghesia ama il denaro: «Arricchitevi con il lavoro (degli operai !) e con il risparmio», aveva proclamatoGuizot, sotto la Monarchia di Luglio. Il consiglio è seguito alla lettera; la borghesia rifiuta tutto ciò che potrebbeinfastidire il suo egoismo e la sua sete di ricchezze. Per questo essa è volentieri anticlericale, legge e rileggeVoltaire e non crede che al progresso, alla scienza e all’avvenire...

    La Chiesa: gli appuntamenti mancati

    Il secolo XIX è stato per la Chiesa di Francia il secolo degli appuntamenti mancati. Ma anche quello di unincontestabile successo.La restaurazione vede il ritorno dei Borboni: Luigi XVIII e Carlo X. Con loro la Chiesa riprende l’influenza cheaveva avuto prima della Rivoluzione. L’alleanza del «trono e dell’altare» è ristabilita. Grazie agli «ultras» (irealisti conservatori) e a Carlo X essa riguadagna in parte il terreno perduto. Le si dà il controllo delleUniversità. I preti dirigono i collegi e prendono in mano la scuola primaria.Ma parte del popolo insorge contro tali prerogative. E la classe borghese che ha vissuto la Rivoluzione eNapoleone come inizio di una società laica e libera dalle influenze della Chiesa, non vuole tornare indietro.Parigi si solleva e abbatte Carlo X nel 1830. È la condanna della sua politica clericale. Battersi contro la Chiesadiventa sinonimo di lotta per salvare le acquisizioni della rivoluzione.

    Il 1800 segna il trionfo del cavallo-vapore. Finito il tempo delle «energiedolci» (il vento, la corrente dei fiumi, la forza dei muscoli, i docilibuoi !), le miniere inghiottono migliaia di esseri umani che strappanoalla terra il carbone e il ferro. Tra il 1830 e il 1860, la Francia impiantala sua rete ferroviaria, fabbricando qualcosa come 80 mila chilometri dirotaie. Il paesaggio cambia. I camini delle officine e delle locomotiveemettono strane nuvole che giungono ad oscurare il cielo.

    La rivoluzione industriale è cominciata lentamente all’inizio del secolo,con la meccanizzazione tessile, ma ben presto le macchine siimpongono in ogni dove e sottomettono l’uomo al loro ritmo. I quartieriindustriali crescono sempre più e comincia l’esodo dalla campagna versole città dove le condizioni di vita degli operai sono miserevoli.

    A quella industriale, si somma la rivoluzione sociale. La borghesia (ilTerzo Stato) che, il secolo precedente, aveva lottato contro i privilegi edil potere della nobiltà, ha ottenuto il Codice civile napoleonico mentre laMonarchia di Luglio e Napoleone III servono i suoi interessi.

    Ma essa deve ora affrontare un avversario nuovo, le «classi pericolose».È così che i borghesi designano nel 1847 i sei milioni di operai chelavorano per loro. Uomini, donne e ragazzi sgobbano dodici oquattordici ore al giorno per una paga da fame.

    La rivoluzione industrialedel XIX secolo.

    Un’altro appuntamento mancato è quellotra la Chiesa e la scienza.Nonostante il successo del famoso predicatore Lacordaire che attira lefolle a Notre Dame e il lavoro innovativo di qualche teologo, il pensieroreligioso del XIX secolo è povero e non resiste alle critiche degli uomini discienza che si dichiarano volentieri atei.Infine la Chiesa disconosce il mondo operaio. Certo, qualche vescovoprotesta con energia contro il capitalismo insorgente, contro le condizionidi lavoro e lo sfruttamento. Ma sono la minoranza. E la gran massa deglioperai ignora la Chiesa e l’Evangelo.Non mancano, tuttavia, realizzazioni positive. Il XIX secolo vede lacreazione di centinaia di congregazioni nuove. Religiosi e religiose si fanno

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  • Ci si può rammaricare che i cristiani non abbiano saputo apprezzare i profondi cambiamenti del loro tempo edadattarvisi. Solo alla fine del secolo, Leone XIII percepirà la dimensione sociale della giustizia e del lavoro. Manon sarà inteso che da un piccolo numero.Questa è la società e questa è la Chiesa in cui si trova a vivere e ad operare il padre Eymard; questo è il suomondo. Lì nascono i bisogni cui egli sarà chiamato a rispondere con la sua spiritualità e le sue opere.

    missionari, insegnanti, si mettono al servizio dei malati o dei poveri. Allafine del secolo, due missionari su tre sono francesi. Essi si lanciano allaconquista di terre lontane e di popoli ancora sconosciuti. Dal loro lavoro,qualche volta troppo strettamente legato al processo di colonizzazione,nasceranno le Chiese del Terzo Mondo, l’avvenire della Chiesa.

    La pietà mariana conosce uno sviluppo straordinario. La Vergine appare indiversi luoghi: a Parigi in Rue du Bac, a La Salette, a Lourdes... Nel 1854viene proclamato il dogma dell’Immacolata Concezione. L’umiltà di Maria,la sua vita discreta e nascosta, sono proposte all’imitazione dei fedeli.

    Chiesa con l’adorazione

    solenne e perpetua

    Il percorso interiore del padre Eymard

    Pier Giuliano Eymard è nato il 4 febbraio 1811 a La Mure d’Isère, decimo ed ultimo figlio di una famigiaoriginaria della regione dell’Oisans.

    Una pietà austera

    Riceve la prima comunione a 12 anni e, da quel momento, sogna di farsi prete. Suo padre, però, si oppone alprogetto. Nel 1829, un tentativo al noviziato degli Oblati a Marsiglia, si trasforma in un fallimento: hasopravvalutato le sue forze ed ora torna a La Mure estenuato. Solo dopo la morte di suo padre, il 3 marzo del1831, libero ormai di scegliere, il ventenne Eymard entra nel Seminario diocesano di Grenoble e, il 20 luglio1934 è ordinato sacerdote.

    Nel 1804 suo padre Julien, vedovo con sei figli, si era risposato conMadeleine Pelorce e si era trasferito a La Mure dove aveva acquistatocasa in Rue de Breuil, la strada dei negozi e dei commerci, istallandovi lasua officina di utensileria e impiantandovi un torchio per produrre olio dinoci. La famiglia fu provata da lutti in successione: alla nascita di PierGiuliano, sette figli erano già morti nello spazio di qualche anno.

    Solo lui e la sorella Marianne, figlia di primo letto, sopravviveranno. Masu questo altopiano della Matheysine dove la vita è così dura, la religioneè fervente e austera, segnata dal giansenismo, e la fede cristiana cheimpregna la vita, aiuta a sopportare ogni prova.

    Fin dall’infanzia, Pier Giuliano conosce questa pietà austera; moltiplica lepenitenze e le visite al Calvario del paese e si attiene ad una estremavigilanza.

    Tuttavia, al termine della sua vita, egli ricorda soprattuttutto la suaattrazione verso l’Eucaristia: «La più grande grazia della mia vita è statauna fede viva nel SS. Sacramento, fin dalla mia infanzia».

    La vecchia chiesa di La Mure d’Isere dove fubattezzato Pier Giuliano

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  • La cattedrale di Lione ai piedi della collina di

    Un marista in carriera

    Giovane prete, comincia ad esercitare il ministero come viceparroco a Chatte. Nel 1837 è nominato parroco aMonteynard. Sono anni in cui egli continua in modo sistematico la sua formazione intellettuale. Quando nel1839 il padre Touche, missionario oblato, gli rivela l’esistenza della Società di Maria, egli sceglie la vitareligiosa in quella congregazione, lasciando i suoi e partendo per Lione.Nell’estate dello stesso anno inizia il suo noviziato, facendo l’apprendistato della vita marista alla scuola delfondatore Jean-Claude Colin. È proprio costui che, tre mesi più tardi, lo nomina direttore spirituale al collegio diBelley e, di lì a cinque anni, lo nominerà primo assistente e poi visitatore generale.

    Associato al governo generale della congregazione, padre Eymard allaccia numerose amicizie a Lione, facilitatoanche dal compito di direttore del Terz’ordine di Maria. Nel 1849, in occasione di una visita alla comunitàmarista di Parigi egli scopre le opere eucaristiche recentemente fondate nella capitale.Nominato superiore del collegio di La Seyne-sur-Mer nel settembre del 1851, Eymard ritrova Cuers che hacreato nel frattempo un gruppo per l’adorazione. Il suo ministero pastorale, oltre che nel collegio, si esercita –in questo tempo – tra gli ufficiali, i marinai, i galeotti del bagno penale. Poco alla volta, percepisce la chiamataad un’altra missione. Così, dopo un tempo di riflessione, liberato ormai dalle sue funzioni nel 1855, abbandonala congregazione marista per fondare quella del SS. Sacramento.

    Un’«opera eucaristica»

    Sono alcune esperienze spirituali «eccezionali» che lo conducono a questa decisione.La prima avviene mentre pregava al santuario lionese di Fourvière nel gennaio 1851, Eymard fu «fortementeimpressionato» dal pensiero dello stato di abbandono spirituale in cui versavano i preti secolari, dellamancanza di formazione dei laici, della inadeguata devozione verso il SS. Sacramento e dei sacrilegi commessicontro l’Eucaristia. Da qui il pensiero di «creare per gli uomini ciò che si è già stabilito per le donne, un corpodi uomini per l’adorazione riparatrice».

    A La Seyne, nella primavera di due anni dopo, nel corso del suoringraziamento alla messa, percepisce una nuova chiamata.Scriverà: «Dio mi ha condotto per gradi alla sua Congregazione.Egli me ne ha mostrato, un po’ alla volta, i sacrifici. Infine, a LaSeyne, egli me li ha chiesti tutti fino alla croce, finoall’abbandono» .In seguito a questa «grazia di donazione», Eymard raccoglie i primielementi di un «ordine eucaristico»: traccia degli schemi diCostituzioni invita dei preti ad orientarsi verso quest’opera, preparaanche dei giovani... Ma dopo un incontro decisivo con padre Favre,che ha sostituito nel frattempo Colin alla guida della congregazione,egli comprende di non poter realizzare quest’opera alI’interno deiMaristi e ottiene di essere sciolto dai voti. Tuttavia, di fronte alledifficoltà che questa decisione suscita nel suo istituto, con unospirito di abbandono totale Eymard accetta di sottomettere laquestione all’arcivescovo di Parigi e di osservare la sua decisione.

    Il 13 maggio 1856, davanti all’arcivescovo della capitale mons.Sibour, Eymard assicura: «Noi adoriamo ma vogliamo anche faradorare. Vogliamo occuparci della prima comunione degli adulti».

    L’opera del padre Eymard in una interpretazionepittorica di D.

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  • La notte dolorosa

    L’opera inizia assai poveramente. Eymard occupa una dipendenza della villa Chateaubriand in Rue d’Enfer.Preparativi materiali, attesa di candidati, precarietà di risorse: è nell’indigenza che egli inaugura la suafondazione nell’Epifania del 1857 con l’esposizione del SS. Sacramento. A Pasqua dell’anno successivo, lacomunità si trasferisce al numero 68 del sobborgo Saint-Jaques; lì si organizza l’Opera della prima comunionedegli adulti, opera analoga a quella che don Chevrier sta per creare al Prado di Lione.

    Nel 1859 Eymard apre un secondo «cenacolo» a Marsiglia e ne confida la responsabilità a Cuers. Una terzafondazione si apre nel 1862 a Angers, con un orientamento analogo. Poi due altre a Bruxelles nel 1866 e 1867e una casa di formazione per il noviziato a Saint-Maurice, nella diocesi di Versailles. Nel frattempo, nel 1863, ilfondatore ottiene da Roma l’approvazione canonica del suo istituto, ne pubblica le Costituzioni, cerca direalizzare una fondazione addirittura al Cenacolo di Gerusalemme, compie un lungo e decisivo ritiro a Roma es’impegna per la fondazione delle Ancelle del SS. Sacramento, la cui superiora generale diventa MargueriteGuillot.

    Sfinito dalle responsabilità e dalle diverse forme di ministero che lo impegnano sempre di più, segnato daprove di ogni genere, il padre Eymard vive i suoi ultimi anni in una notte dolorosa di cui sono eco le sue note.Nel mese di luglio del 1868 è costretto a ritornare in famiglia per riposarsi. Il 21 luglio arriva a La Mure ormaisemiparalizzato e muore il primo agosto.Beatificato nel 1925, Pier Giuliano Eymard è stato canonizzato da Giovanni XXIII il 9 dicembre 1962, altermine della prima sessione del Vaticano II.

    Parole semplici e dirette

    Catechesi missionaria

    Eymard è particolarmente attento, poi, a quella vera e propria catechesi missionaria che si svolge attraversol’opera della prima comunione degli adulti. Il 30 dicembre 1856 il vescovo Sibour gli aveva trasmesso laproposta di «rianimare nella periferia della città la fede e la pietà ormai completamente spente», ed Eymard visi applicò senza indugio.

    Con la collaborazione dei laici, aiutato da Guillot e dalle sue Dame catechiste, egli va alla ricerca degliapprendisti e degli operai delle fabbriche; li raduna, li catechizza. A loro volta, essi saranno apostoli tra i lorocompagni di strada e gli amici; attraverso di essi Eymard raggiungerà anche le famiglie. È la sua operaprediletta.A causa degli incarichi ricoperti ma anche per una grazia personale, Eymard ha esercitato anche il ministeroimportante dell’«accompagnamento» spirituale: a Belley, a La Seyne, e ancora a Lione presso i terziari. La suacorrispondenza contiene numerose lettere di direzione sia a suor Marguerite Guillot e che alle sue suore; e poia «persone del mondo», a molte donne ma anche ad uomini. Egli si rivolge a ciascuno in modo personale conuna grande varietà di toni e di stili. Si preoccupa soprattuto di illuminare la pietà, nutrire la fede, formare deicristiani convinti e attivi. La sua pedagogia si iscrive nella stessa linea della sua predicazione.

    Un «compagno» per molti

    Sibour adotta l’opera e dà il suo beneplacito. La congregazione delSS. Sacramento è nata; conta due membri: Eymard e l’amicoCuers, ordinato prete l’anno prima.

    Quali sono le attività apostoliche cui si è particolarmente dedicato sanPier Giuliano Eymard?

    Innanzitutto la predicazione. Eymard è un predicatore. Si applica alministero della Parola in maniera costante. Da prete diocesano egli hacura di istruire e di nutrire spiritualmente i suoi parrocchiani. Marista,prende parte a delle missioni parrocchiali, predica numerosi ritiri,assicura l’insegnamento religioso dei giovani e, in modo del tuttoparticolare, forma i membri del Terz’ordine.

    Fondatore, egli forma i religiosi e le religiose dei sui istituti attraversoistruzioni ed incontri le cui note sparse non danno che un tenue riflessodella ricchezza della sua dottrina. A tutti predica l’Eucaristia.

    La sua parola è semplice e diretta. Il suo accento comunicativo. Senzacercare di provare o di dimostrare, egli procede per affermazioni.Predica Gesù Cristo, l’amore di Dio, suscita la conversione e conduce ifedeli all’Eucaristia. Negli ultimi anni è l’adorazione che lo prepara allapredicazione. Non c’è in lui nessuna rottura tra la contemplazione e laparola: «Il predicatore – affermava – è un uomo che prega ad altavoce».

    San Pier Giuliano Eymard in unatavola di Moscini

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  • C’è, infine, il suo ministero verso i preti. Cosciente «dell’abbandono spirituale dei preti secolari e dei laicidevoti», Eymard ne accompagna molti. Fin dal sorgere del suo istituto, egli prevede di accogliere nelle suecomunità, sia come membri a pieno titolo sia come associati, i preti che si ritirano dal ministero e desideranotrascorrere il loro pensionamento nella preghiera. A questo desiderio profondo dell’Eymard si collegherannol’Associazione dei Sacerdoti Adoratori, creata nel 1879 da Marie Hébert de la Rousselière, e la Fraternitàsacerdotale, fondata nel 1901 da Eugène Prevost.

    I sentieri di un’anima

    Eymard non ha composto trattati sistematici di spiritualità. Ha redatto soltanto le Costituzioni dei suoi istituti incui propone in maniera succinta un ideale di vita spirituale ed ha abbozzato – senza perfezionarli – alcunischemi di Direttorio per l’utilizzo da parte dei fedeli. Così, la sua spiritualità emerge dalla sua vita, dalle sueesperienze e dagli scritti che ha lasciato.

    Nella sua opera sul cammino spirituale del padre Eymard («L’ora del Cenacolo»), Louis Saint-Pierre hafortemente sottolineato ciò che il santo ha ricevuto dal suo ambiente: la fede austera di una famiglia moltoprovata, il gusto per la mortificazione corporale, il desiderio di una vita eroica. Pier Giuliano ha vissuto nelcontesto giansenista della «religione del dovere», dove la virtù è austerità e il piacere, peccato. Nelle sue primelettere alla sorella così come nella predicazione del giovane viceparroco di Chatte, si trovano spesso accentidoloristi e echi delle «temibili verità» della religione.

    Ma sopravvengono alcune grazie speciali che provocano dei cambiamenti spirituali importanti e lo conduconoda una «religione della paura» alla strada dell’amore. Le note personali del padre Eymard ci permettono dicogliere questi successivi «passaggi», attraverso tre avvenimenti.

    La croce che fiorisce

    Il mistero della passione che gli è familiare, gli viene rivelato come mistero d’amore e di dono. I consigli cheegli dà alla signorina Lepage il l0 ottobre 1867 esprimono bene il cammino che egli stesso ha percorso:«Medita sulla passione di nostro Signore Gesù Cristo non come modello di espiazione e di penitenza, bensìcome prova del suo amore per noi e per tutti. Per liberare la croce della nostra vita dalle sue asprezze e dallesue cose orribili, l’amore di Gesù ha fatto fiorire la sua croce con i fiori del Paradiso».

    Lo spirito nuovo

    Il secondo passaggio affiora alla coscienza del santo nella festa del Corpus Domini del 1845, a Lione. Il padreEymard, marista, è invitato a presiedere la processione del Corpus Domini che si tiene nella parrocchia Saint-Paul.« La mia anima – egli nota – si è trovata bene. Essa è stata penetrata dalla fede e dall’amore di Gesù nel suodivin Sacramento». Ciò che egli ha provato, è stata la conferma di una attrattiva che sente da tempo: «Portaretutti alla conoscenza e all’amore di Nostro Signore, non predicare che Gesù Cristo e Lui eucaristico».Questa è una grazia che riguarda il suo ministero. La sua predicazione e la sua direzione spirituale sonocentrate su Cristo e sul Cristo eucaristico. È qualcosa di più di una decisione, è uno spirito nuovo che lo afferra.

    «Non vivo più io...»

    Il terzo passaggio si colloca nel contesto del «grande ritiro di Roma» del 1865. Eymard non ha mai smesso di

    Il primo passaggio è legato alla roccia di Saint-Romans. Quando ègiovane viceparroco a Chatte, Eymard ama andare a pregare sulCalvario della vicina parrocchia di Saint-Romans. In una data nonprecisata vi riceve una grazia particolare che rivelerà alla signorinaNathalie Jordan.

    È a lei che, il 27 agosto 1867, egli confida: «Nella tua orazione, cercadi nutrirti di Dio piuttosto che di purificarti o umiliarti; ... nutri la tuaanima della verità personificata nella divina bontà di Dio verso di te,della sua tenerezza, del suo amore personale; ecco il segreto dellavera preghiera: scoprire l’azione e il pensiero di Dio nel suo amore pernoi!... Ma per arrivare a questa preghiera vitale, bisogna semplificare illavoro dello spirito attraverso la contemplazione semplice e calma delleverità di Dio. Il segreto di questa contemplazione sta nel vedereanzitutto le cose dal punto di vista della bontà di Dio per l’uomo.

    Quando l’anima ha la fortuna di trovare questo buon punto di vista, lapreghiera si trasforma in una contemplazione deliziosa, dove il tempopassa veloce... È la mia roccia di Saint-Romans». San Pier Giuliano Eymard in una tradizionaqle

    immagine di C. Luzzi

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  • leggere la sua vita alla luce del Vangelo. Ne sono testimoni le note personali che egli ha lasciato, dalquadernetto della sua prima comunione nel 1823 all’ultimo ritiro di Saint-Maurice nel 1868. Vi si ritrovano deitemi privilegiati: la vita battesimale, la chiamata di Dio, il disegno di Dio nella sua vita («Dio mi ha guidato» èun leit-motiv), l’umile considerazione di se stesso, il ringraziamento e la lode.

    Nel 1865, mentre risiede a Roma per l’affare del Cenacolo di Gerusalemme, egli compie un corso di «esercizispirituali» eccezionale per la sua durata (più di nove settimane), per la sua ampiezza (egli trascrive tremeditazioni al giorno; il manoscritto conta 412 pagine) e per l’importanza delle grazie che vi riceve.Seguendo le feste ed i testi liturgici egli intraprende una lucidissima riflessione su se stesso, la sua vocazione,la sua missione di fondatore.

    Il 21 marzo nota: «Ringraziamento. Al termine ho compiuto il voto perpetuo della mia personalità a NostroSignore Gesù Cristo tra le mani della Vergine Santa e di san Giuseppe...; niente per me, nessuno, edomandando la grazia essenziale, niente per me. Modello: l’incarnazione del Verbo». Egli conclude con questeparole attribuite al Signore: «Io sarò la persona della tua personalità e la tua personalità sarà la mia vita in te.Non son più io che vivo, è Cristo che vive in me (Galati 2, 20)».

    È la risposta radicale del padre Eymard al dono del Signore nell’Eucaristia. Questa grazia trasforma in manieraduratura tutta la sua vita e la sua azione apostolica. Egli non smetterà di meditare e di predicare il testodell’epistola di san Paolo ai Galati insieme con il discorso di Gesù dopo l’Ultima Cena così come è riportato dalcapitolo XV del Vangelo di Giovanni. Il «Cenacolo» diventa una realtà interiore ed egli scopre la sua missionesotto una luce nuova: «La milizia eucaristica, siamo noi! Noi abbiamo le due grandi missioni della milizia:servire e combattere».

    L’Eucaristia liberata

    La spiritualità del padre Eymard è centrata sul mistero dell’Eucaristia. Naturalmente, egli vi si avvicina con lateologia del suo tempo, accentuando la «presenza reale». Tuttavia egli saprà liberarsi poco a poco dall’aspettodevozionale ed uscire dalla linea esclusiva della «riparazione» nella quale si muove quasi esclusivamente lapietà eucaristica del diciannovesimo secolo, per fare dell’Eucaristia il centro di tutta la vita cristiana e anchedella vita sociale. «Nessun altro centro che Gesù eucaristico» egli nota.

    La prudenza non è più una virtù

    Eymard è stato un promotore infaticabile della comunione frequente. In un bel testo del 1863, esprimechiaramente il ruolo centrale dell’Eucaristia: «Convinto della verità che il sacrificio della santa messa e lacomunione al corpo del Signore restano la sorgente vitale e il culmine di tutta la religione, ciascuno ha ildovere di orientare la sua pietà, le sue virtù, il suo amore affinché diventino dei mezzi che permettano diraggiungere questo fine: la degna celebrazione e la ricezione fruttuosa di questi divini misteri».

    Il santo rompe con la pratica della sua epoca quando, con il pretesto del rispetto al sacramento, molti pastorichiudevano l’accesso all’altare. Ecco come si esprime in una lettera: «Colui che vuole perseverare, ricevanostro Signore. E un pane che alimenterà le sue povere forze, che lo sosterrà. E la Chiesa che vuole così. Essaincoraggia la comunione quotidiana: testimone il concilio di Trento. Qualcuno dice che bisogna usare molta

    «Il SS. Sacramento ha sempre dominato», scrive egli nel suo ultimoritiro, caratterizzando così in modo incisivo la forma di vita cristianache egli propone. Al centro sta la presenza di Cristo nell’Eucaristia.Fedele alla teologia post-tridentina, Eymard sottolinea fortemente – ascapito, talvolta, di una sana teologia sacramentaria – il fatto di questapresenza e il suo carattere unico: l’Eucaristia è la persona del Signore.Da qui le sintetiche affermazioni con cui si esprime la sua fede: «Lasanta Eucaristia, è Gesù passato, presente e futuro... È Gesùsacramentato... Beata l’anima che sa trovare Gesù nella divinaEucaristia e in Gesù Ostia ogni altra cosa».Ma pur sottolineando questo aspetto «personalista», il padre Eymardcomprende che questa presenza è alla fonte di un dinamismo, è legataalla missione: «Grazia di apostolato: fede in Gesù. Gesù è là, dunque aLui, per Lui, in Lui».Questa fede nell’Eucaristia si nutre della meditazione della Parola diDio. L’adorazione, che egli propone come forma di vita ai suoi religiosie in modo più largo ai fedeli, è un mezzo per lasciarsi penetraredall’amore di Cristo.Questa preghiera si ispira alla Messa. Egli invita a pregare secondo ilmetodo dei quattro fini del sacrificio con lo scopo di «far come rivivere,nel culto eminentissimo dell’Eucaristia, tutti i misteri della vita dinostro Signore», nell’attenzione e docilità allo Spirito Santo, «perprogredire ai piedi del Signore nel raccoglimento e nella virtù del santoamore» (Costituzioni n. 15-17). Ben lontana dal bastare a se stessa,l’adorazione tende verso la comunione sacramentale.

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  • prudenza... Ma, gli si risponde, questo nutrimento preso ad intervalli di tempo tanto lunghi non è che un cibostraordinario; dov’è dunque il nutrimento ordinario che mi deve sostenere ogni giorno?».

    La comunione diventa il perno della vita cristiana: «La santa comunione, soprattutto, deve essere il fine dellavita cristiana... ogni esercizio che non ha rapporto con la santa comunione, è fuori dal suo miglior fine».Comunicarsi fruttuosamente dell’Eucaristia è un gesto che cambia la vita: «Nostro Signore vienesacramentalmente in noi per vivervi spiritualmente» scrive nelle note del grande ritiro di Roma. E alcuni mesiprima di morire annoterà: «Colui che non si comunica, non ha altro che una scienza speculativa. Egli nonconosce altro che dei termini, delle parole, delle teorie; ignora ciò che esse significano... L’anima che sicomunica, prima aveva solo un’idea di Dio, ma ora lo vede, lo riconosce alla santa tavola».

    Il fuoco e la fiamma

    «Una vita puramente contemplativa non può essere pienamente eucaristica: il fuoco ha una fiamma», scrivevaEymard a Cuers nel 1861. Adoratore, egli è anche un apostolo appassionato dell’Eucaristia e ha tracciato dellestrade per glorificare questo mistero. Le linee portanti della sua azione e dei suoi insegnamenti possono esserecosì sintetizzati.Anzitutto un rinnovamento della vita cristiana. Non si tratta soltanto di lottare contro l’ignoranza ol’indifferenza, ma di rigenerare anche la vita cristiana che si perde in pratiche o devozioni. Si dimentical’essenziale, il centro.Nei preliminari del Direttoria degli aggregati, egli pone questo principio: «L’uomo è amore come il suoprototipo divino. Come è l’amore, così è la vita». E spiega che «ogni amore ha un inizio, un centro, unafinalità». Da questo principio, Eymard trae tutta una pedagogia per gli esercizi spirituali: «Affinché l’animadevota si rafforzi e cresca nella vita di Gesù Cristo, bisogna nutrirla dapprima della sua verità divina e dellabontà del suo amore, affinché essa proceda dalla luce all’amore, e dall’amore alle virtù».

    Dove nasce il mondo nuovo

    Egli ha fondato degli Istituti con questo scopo. Essi sono chiamati a vivere di quello spirito d’amore di cuil’Eucaristia è il Sacramento: «Che questo amore eucaristico di Gesù sia per i nostri la legge sovrana della virtù;che sia il soggetto del loro zelo e la nota dominante della loro santità», scrive in uno dei tanti schemi diCostituzioni. Comunità plasmate dall’amore.Nello stesso modo egli concepisce l’Aggregazione come gruppo di laici che uniscono adorazione e impegnoapostolico; per questo crea dei centri non solo attorno alle sue comunità sacramentine, ma anche in numeroseparrocchie. Qualche volta il santo sembra pensare – come afferma L. Saint-Pierre nel suo libro – a «degliaggregati che, con lo scopo di condurre una vita più eucaristica, si riuniscono in comunità di famiglie e formanonel mondo come un piccolo cenacolo religioso».

    L’ideale che affida ai suoi figli è quello di «mettere il fuoco dell’amore eucaristico ai quattro angoli della terra».E ai suoi religiosi raccomanda, nelle Costituzioni, «che il Signore Gesù sia sempre adorato nel suo sacramentoe glorificato socialmente nel mondo intero». Questo è il senso dell’espressione «regno dell’Eucaristia» cheritorna spesso nelle parole dell’Eymard.In un articolo intitolato Il secolo dell’Eucaristia, scritto nel 1864 per la rivista da lui fondata, Le Très SaintSacrement, san Pier Giuliano nota: «Il grande male del nostro tempo è che non si va a Gesù Cristo come alproprio Salvatore e al proprio Dio. Si abbandona il solo fondamento, la sola legge, la sola grazia di salvezza...Che fare dunque? Risalire alla fonte della vita, e non tanto al Gesù storico né al Gesù glorificato nel cielo, mapiuttosto a Gesù nell’Eucaristia. Bisogna farlo uscire dal suo nascondimento perché possa di nuovo mettersialla testa delle società cristiane... Che venga sempre più il regno dell’Eucaristia... Adveniat Regnum tuum».

    Questo linguaggio porta senza dubbio il segno del suo tempo, ma esprime con forza la sua convinzione:dall’Eucaristia nasce un mondo nuovo.

    La galleria dei ritratti

    Che uomo era il padre Eymard, quale viso possiamo dargli, quale ricordo hanno conservato di lui i suoicontemporanei?

    Innanzitutto, quale ritratto? Il padre Eymard non è sfuggitoall’abbondanza delle immagini pie, prezzo della celebrità religiosa. Manoi abbiamo la fortuna di possedere di lui un ritratto ad olio, unascultura e una quindicina di fotografie.Il ritratto è stato realizzato a La Seyne, quando egli era superiore delcollegio. È il primo e anche l’unico ritratto realizzato mentr’egli eravivo. Viso emaciato, le mani giunte, lo sguardo volto verso il cielo:ecco una interpretazione mistica del padre marista che dirigeva conmano maestra il collegio. Per comprendere questo ritratto che ci puòsembrare innaturale, possiamo evocare la testimonianza di uno deisuoi allievi di La Seyne: «La sola vita del padre Eymard, sia in casache fuori, era una predicazione eloquente; egli sembrava essere una

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  • Ma ben presto Rodin fu ripreso dalla passione della scultura e p. Eymard gli fece installare un atelierimprovvisato nel giardino del convento. Permise anche al giovane artista di realizzare il suo ritratto el’incoraggiò a proseguire nella sua vera vocazione: quella di scultore. Nel busto di bronzo oggi conservato alLouvre – gli zigomi salienti, il naso diritto e fino, la fronte alta e libera, la capigliatura composta con curadall’artista, lo sguardo profondo del contemplativo – il padre Eymard indossa il mantello ed ha il pettoattraversato da una banda su cui è incisa l’iscrizione: Laudes ac gratiae... SS.mo Sacramento. E la formula dipreghiera che è ripresa di ora in ora nelle comunità e che il novizio Rodin ha recitato e scolpito poi qui comeper identificare il suo maestro in maniera irrefutabile.

    Infine, risalenti agli anni che vanno dalla fondazione della congregazione fino alla sua morte, gli archiviposseggono una quindicina di fotografie di cui alcune sono sfuocate. I ritratti del XIX secolo possono sembrarcirigidi e solenni; ma non dimentichiamo che anche con la luce migliore, bisognava contare circa un minuto diposa negli studi fotografici dell’epoca. Seduto in poltrona, in primo piano, di fronte o a tre quarti, il p. Eymardappare come un personaggio che si impone. Talvolta egli tiene in mano un libretto, le Costituzioni senzadubbio: è il maestro che insegna. Su certe lastre il viso si illumina. Ma è sempre, qualunque sia la posa, lostesso sguardo nel viso angoloso del montanaro di La Mure, con le fossette e gli zigomi marcati, che rivelal’uomo e l’apostolo.Il suo viso esprimeva, in fondo, ciò che egli proponeva ai suoi discepoli, diventare degli «esseri di fuoco».

    Nei differenti processi canonici, alcuni hanno tracciato il suo ritratto. Così un marista, il padre Molino: «Alto,figura magra dagli zigomi pronunciati che rivelava un asceta, ma pieno di dolcezza e di finezza del Delfinato.Nella conversazione, la sua voce un poco strascicata ma simpatica, era quella di un uomo che pensa parlando.Egli era serio e tuttavia aveva sempre un sorriso amabile sulle labbra e nel suo sguardo. Io non l’ho mai vistoinquietarsi, dire una parola dura o aspra ai suoi confratelli».

    copia vivente di Gesù Cristo che trascina le genti al suo seguito... Noidesiderevamo ardentemente contemplare la sua angelica figura eascoltare le sue parole che ci sembravano venire dal cielo».Poi c’è il busto di bronzo di Rodin – il sommo scultore francese –,opera datata 1863.L’incontro di Rodin con il padre Eymard fu breve ma decisivo.Depresso per la morte della sorella, Rodin pensò di entrare inconvento. Alla fine del 1862 venne a trovare il padre Eymard in Ruedu Foubourg Saint-Jacques. Il padre gli offrì di partecipare alla vitadella comunità.

    Foto di Rodin al lavoro sul modello del busto delpadre Eymard

    L’opera del padre Eymard

    A) Tra i paria della capitale francese

    L’impegno del padre Eymard tra i giovani operai, gli straccivendoli, i poveri della periferia parigina. L’operaprediletta della prima comunione degli adulti.

    II periodo storico in cui il padre Eymard ha vissuto, è stato segnato da avvenimenti che hanno profondamentescosso la Francia, l’Europa e l’Italia con lo Stato Pontificio in particolare. Pier Giuliano vedrà il suo paesepassare dall’Impero alla Restaurazione, dalla Monarchia di Luglio, alla Seconda Repubblica e al SecondoImpero; e tutto questo in un clima di opposizioni feroci, di sommosse continue e sanguinose.

    Tra i forzati e i detenuti

    Dimorando a La Seyne-sur Mer nel 1852, il padre Eymard visita idetenuti delle carceri di Tolone. Si tratta di circa 4.000 forzati cui predicaprobabilmente nel 1854, un ritiro. Scrive infatti alla signorina Tholin:«Anche sotto la catena ci sono anirne belle».Nel dicembre 1852, dopo il colpo di stato che riporta al potere LuigiNapoleone, un moto rivoluzionario si scatena nel Mezzogiorno e il collegiodi La Seyne è minacciato da una banda di 2.000 rivoltosi. Un grannumero di essi è arrestato. Il padre li visita e predica loro a bordo del

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  • Nel quartiere Saint-Jacques

    In tali condizioni è sorprendente forse che i quartieri operai diventino focolai di malcontento e di violenza?Durante la «sommossa della fame» del 1848 a Parigi la linea di battaglia segna la frontiera tra la Parigiborghese e la Parigi operaia. Questa frontiera passa anche per Rue Saint-Jacques e i punti nevralgici sarannoPorte d’Enfer e Porte St. Jacques.

    È proprio in questo quartiere periferico che il padre Eymard giunge, il primo maggio 1856, presso i Padri delSacro Cuore di Maria. Lo scopo del suo viaggio è quello di fare un ritiro per sottoporre al giudizio di undirettore imparziale la sua attrattiva a fondare una Congregazione votata all’adorazione del SS. Sacramento.Il 13 maggio va all’arcivescovado per cercare una risposta definitiva a questo «grande affare» che lo assilla daanni e occupa il suo pensiero. L’Arcivescovo Mons. Sibour lo incontra per caso nell’anticamera. Appena il padreEymard presenta l’idea della nuova società la risposta dell’Arcivescovo è immediata e chiara: «No, no... Èpuramente contemplativa... Io non sono per queste cose... No, no!».

    Il padre Eymard risponde prontamente: «Vostra Eccellenza si inganna sul nostro scopo. La nostra non è unasocietà puramente contemplativa. Noi adoriamo, certo, ma vogliamo anche far adorare. Poi dobbiamooccuparci della prima Comunione degli adulti». «La Prima Comunione degli Adulti - esclama l’Arcivescovo - èl’Opera che mi manca, l’Opera che desidero!...». La cosa viene trattata immediatamente in consiglio episcopalee la fondazione è approvata.

    Non si sottolineerà mai abbastanza questo fatto determinante. È al ministero della Prima Comunione degliadulti, per il quale il padre Eymard si è impegnato, che l’Istituto del SS. Sacramento deve la sua esistenza.

    Dove non arriva la gendarmeria

    Il primo giugno, poche settimane più tardi, nello stesso stabile in cui aveva svolto il suo ritiro, il padre Eymardavvia la sua prima fondazione. E un anno dopo si trasferisce al numero 68 del quartiere St. Jacques, unquartiere operaio con gli stessi gravi problemi della periferia parigina: lavoro sfibrante per gli uni,disoccupazione per gli altri, condizioni abitative miserabili in cui qualche volta si patisce la fame. Accanto sisnoda Rue Muttefard, la via degli straccivendoli. Essi componevano il sottoproletariato più misero, ma il padreEymard considerava come una vittoria che lo riempiva di gioia il loro arrivo per il catechismo. Inizia così lamissione del padre Eymard tra i giovani operai.

    Si tratta di ragazzi vagabondi o mandati ad imparare un mestiere, che hanno lasciato passare l’età delcatechismo della Prima Comunione e per i quali i sacerdoti delle popolose parrocchie della capitale non hannoalcuna attenzione. Se ne contano a migliaia a Parigi. I quartieri attigui alla residenza della prima comunitàsacramentina ne sono pieni: cenciaioli, funai, fiammiferai, lavoranti, sfaccendati, indigenti, mendicanti: questesono le reclute della nuova Opera.

    Vengono accettati solo «gli adulti che hanno passato l’età del catechismo o quelli che, a causa delle loroinfermità o del loro lavoro non possono assistervi». Ci sono tre Prime Comunioni all’anno: verso Natale, Pasquae l’Assunta. Tre mesi almeno sono consacrati alla preparazione di quei giovani che per i primi tempi siriuniscono tre volte alla settimana e poi tutti i giorni con un ritiro di tre giorni prima della festa.Il padre Eymard confiderà che questo lavoro di catecumenato era il più faticoso che avesse mai avuto. Ed è luiper di più che si prende cura dei casi più difficili. Oltre al tempo materiale impiegato, quale tensione persuscitare e mantenere l’attenzione di quei giovani che hanno lavorato per 12 o 13 ore negli stabilimenti ohanno trascorso la giornata vagabondando per le strade!

    vascello Le Genereux dove ne sono detenuti trecento. Riferisce: «Sonoaltri uomini. Passeggio tra loro, mi stanno intorno e conversiamo di tantecose».

    Quando il padre Eymard giunge a Parigi il 30 aprile 1856 – dove rimarràfino alla morte – trova una città in pieno sviluppo industriale in cui iniziaad apparire un proletariato fino allora sconosciuto in quelle proporzioni ein quelle forme.Tra il 1851 e il 1866 Parigi passa da 1.053.000 a 1.825.000 abitanti. Inprecedenza erano occorsi cinquant’anni alla capitale – dal 1801 al 1850 –per raddoppiare la sua popolazione. Una tale massa è costretta a rifluireverso la periferia perché il centro della città viene occupato da immobilidi nuova costruzione riservati alle classi agiate.Nel 1853 la media del salario quotidiano è di 3 franchi e 81 e gli operaispendono in media un terzo del loro salario per l’acquisto del solo pane...Nasce da qui la necessità del lavoro delle donne per equilibrare unostipendio precario.

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  • Nella rivista Le Très Saint Sacrement del 1864 il padre scrive: «I frutti non si limitano ai giovani operai,raggiungono anche i loro genitori. Quante volte questi, profondamente stupiti dai progressi e dalla felicità deiloro figli, sono andati a trovare il padre catechista e timidamente gli hanno detto: ‘Non ci siamo sposati inchiesa..., non abbiamo fatto la Prima Comunione’. Quante volte siamo stati chiamati presso gli ammalati senzareligione! In tal modo la prima comunione del figlio salva anche i genitori».

    L’attività del fondatore si estendeva a tutto il quartiere e oltre. Essendosi recato al Foss-aux-Lions peramministrare un battesimo, sulle prime fu accolto da insulti che però cessarono quando i fanciulli ai qualiaveva impartito la prima comunione lo riconobbero e gli corsero incontro. Diceva un testimone: «Noi nonvediamo nessun gendarme che osi introdursi nel nostro quartiere, però spesso vediamo il buon padreEymard».

    «Mi chiamano il padre dei poveri»

    Le testimonianze dei padri Tesnière e Stafford ci danno la certezza che il padre Eymard si consacrò all’Operadella Prima Comunione fino alla sua morte: «Nulla ha trascurato al quartiere Saint-Jacques e al BoulevardMontparnasse per preparare, col catechismo impartito di sera, i giovani e gli adulti della classe operaia allaprima comunione».Questo lavoro fra gli operai ha letteralmente assorbito il padre Eymard e l’ha avvicinato ai ceti più diversi: «Iopurtroppo – diceva – sono troppo conosciuto. Non ho il tempo di fare il necessario: ora mi chiamano addiritturail padre dei poveri».

    Assumendo il ministero della prima comunione degli adulti il fondatore ha fatto la scelta di un ambiente socialenon solo segnato dalla miseria, frutto dell’ingiustizia, ma anche lontano dalla Chiesa anzi, ostile ad essa. Il cetooperaio aveva infatti l’impressione di contare poco per la chiesa e di non essere difeso nei suoi diritti essenziali.Il padre Eymard si considerò come investito di una missione per tale ambiente sociale e religioso emarginato.Ecco alcune sue considerazioni pronunciate pochi mesi prima della sua morte: «La Congregazione del SS.Sacramento abbraccia il fine più bello cui possa aspirare un ordine religioso; essa dunque deve ancheperseguire la più bella missione: aiutare ciò che c’è di più miserabile e di più corrotto. Cosa volete, quando siparla di cenciaioli non si può scendere più in basso. Ora, noi abbiamo tanti cenciaioli questa volta. È una bellamissione: ricorda l’invito di nostro Signore per l’Eucaristia. Il primo fu rivolto ai grandi che rifiutarono (...). Il reallora riprese: ‘raccogliete i miserabili e fateli entrare’. Per questo dobbiamo essere fieri e contentissimi diquesti bisognosi: i grandi verranno dopo (...). Ecco la nostra grandezza! Quanto è buono il Signore!».

    Il padre Eymard è cosciente delle conseguenze di tali scelte e le fa sue. Ai suoi religiosi diceva nel 1859: «Seinvece di questi fanciulli noi dovessimo istruire dodici principi, la gente direbbe: ‘Oh, questi signori... quantobene fanno! Che grande Ordine!’. Quanto è insensato il mondo!». E il 26 febbraio 1861 così scriveva all’abateDanion: «A Parigi siamo conosciuti solo dalla gente misera e povera».

    Piccoli briganti di strada

    Per realizzare questo ministero il padre Eymard prende l’iniziativa di associare a sé un’équipe di religiosi esoprattutto di laici: giovani delle Conferenze di S. Vincenzo, persone che ricorrono a lui per la direzionespirituale, membri dell’Aggregazione del SS. Sacramento e signore che confezionano vestiti e raccolgono iconsiderevoli fondi di cui l’Opera necessita.Pier Giuliano è cosciente che tale collaborazione risulta benefica anche ai laici impegnati: «Abbiamo iniziato ilramo delle ragazze e delle donne adulte... Molte signore cristiane piene di dedizione impartono loro l’istruzionereligiosa operando in tal modo un duplice bene». Notevole è soprattutto la collaborazione degli stessi operaiche assicurano il «reclutamento» e «si intrufolano dovunque con una abilità ed una grazia incantevole».

    Se il primo scopo del padre Eymard è quello di aprire quei giovani all’azione di Gesù Cristo nell’Eucaristia, lasua attività tende anche a trasformarli, a «civilizzarli e umanizzarli» come dice lui stesso. «Questi piccolibriganti della strada a poco a poco si umanizzano... Non sono più gli stessi».Il santo, con tutti i mezzi di cui dispone e con il suo modo di vedere si adopera per farli uscire dal lorosentimento di umiliazione, di emarginazione, per riportarli nella società. «Giunge il momento della primacomunione, in cui ogni comunicando è riabilitato: tutti sono belli in quel grande giorno; prendono il loro postonella Chiesa e nella società».Per la maggior parte di quei fanciulli il primo vestito nuovo era quello della prima comunione nella cappella diRue d’Enfer.

    Gli anni che ci separano dalla morte di san Pier Giuliano Eymard hanno conosciuto un considerevoleampliamento della riflessione sul mistero dell’Eucaristia e sul suo posto nella vita della comunità ecclesiale. Maanche con i limiti del suo tempo, egli ha scoperto che essere al servizio dell’Eucaristia significa anche essere alservizio dell’uomo, della società. Ci ha mostrato – in conclusione – che una vita non può essere pienamenteeucaristica se non è consacrata agli uomini. (Efrem Chaignat)

    B) Fraternità per i laici e le famiglie

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  • Nel clima di ascolto della volontà di Dio manifestata attraverso gli eventi e sotto il prepotente impulso della«grazia eucaristica» interiore, san Pier Giuliano Eymard sceglie di trasmettere a persone di ogni condizione divita e di ceto sociale il messaggio dell’Eucaristia. Nascono così comunità di laici formate dal sacramentodell’altare.

    Il nostro santo non riteneva pienamente soddisfacente neppure il modello di associazione per l’adorazioneeucaristica, che fioriva dappertutto nella Francia del secolo XIX. Pur vedendo in esso un ottimo terrenod’impianto per il sogno da lui vagheggiato, sentiva che ad associazioni pie di questo genere mancava qualcosaper essere autentiche comunità eucaristiche. L’Eucaristia gli appariva come il centro propulsore di vitaecclesiale, come la forza coagulante di esperienze individuali di fede verso la formazione di comunità cherendessero visibile quel Corpo di Cristo di cui essa è sacramento.

    Uscire dalle mura del convento

    Siamo nel 1845, a Lione, città che sente la spinta tumultuosa della prima industrializzazione. Il giovanesacerdote marista è religioso da soli sei anni. Lasciando lo stato di prete secolare, ha cercato in un Istitutosorto di recente un cammino sicuro per la sua vita sacerdotale e la partecipazione ad una comunitàevangelizzatrice nella Francia scristianizzata del dopo-rivoluzione.La spiritualità della Società di Maria, fondata dal p. Gianclaudio Colin, è attinta dalla vita della famiglia diNazareth. Gesù vi sceglie l’umile lavoro di falegname e la modesta vita familiare in un contesto sociale di paesefuori mano, per incarnare il disegno del Padre su di sé e farne partecipe un’umile donna del popolo, sua madre,e l’artigiano che gli fa da padre.

    L’Eymard intuisce che questa è una spiritualità accessibile a tutti, a chi vive in una famiglia preso da impegni dilavoro, non meno che a chi vive in una casa religiosa dedito ad un’attività apostolica. Trova però che questoideale dei maristi a Via di Puylata non riesce a sfondare le mura del convento. C’è una fiacca inspiegabile inquella associazione di laici che si chiama Terz’Ordine di Maria. Appena ne è nominato direttore, il p. Eymardmette fuoco a quei pochi resti fumanti, aggiungendovi l’esca di nuove proposte di preghiera e di attività. Ridàai timidi simpatizzanti del quartiere l’impressione che è bello essere Terziari di Maria. I soci crescono a vistad’occhio in un’ambientazione resa meno grigia da un arioso restauro della cappella, luogo della riunione.

    Così, in soli cinque anni il Terz’Ordine rivive e fiorisce nei suoi vari rami: giovani e ragazze, uomini e donne.Ognuno viene formato in modo adeguato al posto che occupa in famiglia. Accomunati da un unico amoreispirato da Nazareth, ma ciascuno con il proprio ruolo di papà, di mamma, di figlio, di fratello o di sorella.Penose incomprensioni interrompono questa esperienza nel 1851. Dio riserva altre mete al suo servo, mal’avvio sperimentato a Lione lascerà indelebili tracce nei futuri progetti per riunire laici in comunità ispiratedall’Eucaristia.

    Il collaudo di Tolone

    Fu proprio l’interruzione forzata del ministero lionese ad aprire le prospettive di un nuovo tipo di comunità dilaici mediante il trasferimento a La Seyne-sur-mer, cittadina posta sulla costa mediterranea. Nella vicina basemilitare di Tolone un comandante di marina, Raimondo De Cuers, aveva fondato un’associazione perl’adorazione notturna del SS. Sacramento. Il p. Eymard ne viene nominato direttore ecclesiastico e, con il suo

    II desiderio di Pier Giuliano Eymard era quello di tradurre ilcarisma dell’Istituto religioso da lui fondato, cioè deiSacramentini, non solo in un’ispirazione ideale capace dianimare tutti i fedeli, ma in un modo di vivere quell’idealeinsieme ad altri fratelli di fede, in una comunità di laici.

    Per la stragrande maggioranza dei cristiani, vale a dire peril laicato, sembrava allora che le condizioni stesse della vitafamiliare e di lavoro costituissero un handicapinsormontabile per un cammino comunitario di fede, cioèper quel minimo di continuità regolare nel riunirsi con altrepersone per mettere in comune la propria esperienza difede. La paura di legami che potessero inceppare la vitafamiliare, la stessa precarietà dell’esistenza e ilconseguente rifugio nel privato, tutto insomma sembravadissuadere, allora come spesso anche oggi, dal tentaresimile esperienza. Ma, allora come oggi, come già duemilaanni fa il giorno della Pentecoste quando tremila persone siaggregarono alla comunità dei discepoli, lo Spirito Santo,quando e come vuole, rompe indugi e ostacoli.Eppure diceva a se stesso il Padre Eymard, essere cristianinon può voler dire soltanto compiere pratiche religiose perconto proprio con una certa regolarità.

    San Pier Giuliano nella vetrata di St.

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  • zelo instancabile, riesce a coordinare quell’opera maschile con l’adorazione diurna femminile, realizzandol’adorazione «perpetua» nella chiesa che il vescovo di Fréjus, mons. Wicart, ha affidato da poco ai padrimaristi.

    Così, a Tolone avvenne il collaudo di quell’opera eucaristica che il nostro santo realizzerà cinque anni dopo aParigi nel 1856. Allora, chiarendo ancor meglio a se stesso e ai suoi primi compagni il modo di tradurre lacentralità dell’Eucaristia in una forma di vita e in una missione inserita nella Chiesa del tempo, fonda laCongregazione del SS. Sacramento. Fin dai primi progetti di Costituzione egli estende questa ispirazione ailaici, associandoli nella «Aggregazione del SS. Sacramento». Il fondatore li pensava come gruppi di personeche dall’adorazione del SS. Sacramento traessero capacità di vivere e di diffondere il messaggio d’amorecondensato da Gesù in questo mistero.

    Ma come realizzare questi progetti? La diocesi di Parigi pullulava già a quel tempo di iniziative nel campodell’adorazione eucaristica. Una di esse, I’associazione degli adoratori notturni, era diretta da un caro amicodel p. Eymard, mons. De La Bouillerie, che chiedeva pure ospitalità per le riunioni nella cappella dei Padri delSS. Sacramento. Sollecitare i laici ad aderire ad una nuova associazione non sarebbe apparsa concorrenzasleale verso un amico e sostenitore? Pur non rinunciando ad un lavoro di sensibilizzazione all’adorazione pressoi frequentatori della chiesa di Rue d’Enfer, e in seguito del quartiere Saint-Jacques, il fondatore non potèfondare a Parigi quella struttura canonica dell’Aggregazione che avrebbe desiderato.

    Dove invece potè realizzare il suo progetto anche sul piano organizzativo fu a Marsiglia, dove era vescovo ilbeato Eugenio de Mazenod, fondatore degli Oblati di Maria Immacolata, presso i quali il giovane Eymard avevatentato un noviziato interrotto bruscamente da una grave malattia. Da anni quello zelante pastore avevatentato senza apprezzabili risultati di istituire l’adorazione perpetua nella sua città episcopale. Nel novembre1859 questo suo sogno divenne realtà con la fondazione dei Padri del SS. Sacramento nella vecchia chiesa deiMinimi. Centinaia di adoratori si iscrissero subito all’associazione e furono distribuiti in turni di preghiera e diattività che ruotavano trimestralmente, in modo che ciascun gruppo assumesse l’impegno di una «SettimanaEucaristica» tre volte all’anno.

    Su tale base si poteva anche tentare di stabilire un più stretto legame di vita e di attività tra alcuni di quegliadoratori, riunendoli in «Fraternità eucaristiche». Ebbene, mentre gli artefici del movimento di massa versol’adorazione furono i padri De Cuers e Leroyer, residenti a Marsiglia, lo stesso fondatore vi si recavaperiodicamente da Parigi per avviare e promuovere la Fraternità. Si trattava di concretizzare tra i laici ilcarisma «sacramentino» ed il garante non poteva esserne che il fondatore. Il diario della casa di Marsiglia, trail 1860 e il 1862 annota espressamente le conferenze del p. Eymard a questa comunità eucaristica di laici.

    Possiamo dire che questo fu il punto massimo di realizzazione raggiunto dal santo in questo campo. Ulterioritentativi ad Angers nel 1862 e a Bruxelles nel 1864 non furono altrettanto fortunati, tanto che il bilancio delfondatore alla sua morte, in una confidenza ai suoi nel dicembre 1867, fu una specie di dichiarazionefallimentare, seppure considerata provvisoria («per ora»). Ma era il segno della croce impresso nella suaopera, quel segno che ne avrebbe garantito la risurrezione e la vitalità futura.

    Marguerite Guillot,fondatrice, con il padre Eymard,

    della Ancelle del SS.mo Sacramento.

    Predicazione incendiaria

    Nel 1863, quando si delineavano abbastanza chiaramente quegli ostacoli ambientali ed umani che sboccaronopoi nella citata dichiarazione del dicembre ‘67, il nostro santo si concentrò nella formulazione scritta dellospirito e della forma di vita che avrebbero assunto quelle comunità di laici da lui progettate. Ne vennero fuoriquelle varie redazioni del «Direttorio degli Aggregati del SS. Sacramento» che, a nostro avviso, costituiscono ilpiù prezioso testamento del fondatore. In esso noi troviamo delle indicazioni fondamentali per l’attualità diquesta iniziativa nella Chiesa. Le riassumeremo in due punti base.

    Il primo: l’avvio di una comunità di laici ispirata dall’Eucaristia sta in un forte annuncio dell’amore di Cristo che

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  • in questo sacramento si dona personalmente ad ogni uomo per essere sua vita e insieme capacità dicomunione con i fratelli.L’impatto personale e immediato con Cristo mediante questo annuncio, non è sostituibile con nessun ritrovatodidattico antico o moderno. L’efficacia incendiaria della predicazione dell’Eymard, pur nella modestia dei mezzioratori, ne è testimone.

    Il secondo: la continuità del cammino comunitario è ancora e sempre legata, dopo il primo incontro con Cristo,alla sequela personale di Lui. Il p. Eymard proponeva agli aggregati di «ridare vita nell’Eucaristia a tutti gli statidella vita passata di Gesù» . In altre parole, si tratta della progressiva e costante attualizzazione del vangelo inun cammino di vita comunitaria, da concretizzarsi certo in momenti di incontro e di preghiera adattatiall’ambiente.Sono due indicazioni assai semplici, ma che ci sembrano decisive: un avvio di annuncio «eucaristico», cherimarrà sempre base e motivo ricorrente di esperienza comunitaria, e una continuità di cammino che siattualizzi nell’Eucaristia alla luce della Parola. (Giuseppe Vassalli)

    C) Le passioni del padre Eymard

    Le intuizioni del padre Eymard e la fondazione della congregazione sacramentina.Un dono dello spirito per rispondere ai problemi del suo tempo.

    Vi sono, nella vita di san Pier Giuliano Eymard, due passioni che non lo lasciano in pace, che sempre lospingono in avanti. E sono: la sua sete di Dio e la sua passione per il bene delle anime. Quando il santo crededi aver trovato la via per meglio vivere queste due passioni, di nuovo brucia i ponti, lascia tutto per fondareuna nuova famiglia religiosa, la Congregazione dei Sacramentini.

    Nell’anniversari o del regicidio

    Il 21 gennaio 1851, di buon mattino, il padre Eymard sale al santuario della Madonna di Fourvière. Vi si venerala Madre di Dio come Regina della Francia. Quel giorno è l’anniversario dell’assassinio del re di Francia,decapitato durante la Rivoluzione Francese. Il padre prega per la sua cara Francia. Quante miserie hannoseguito quell’abominevole crimir¦e nazionale! E quanta sofferenza religiosa vede ora dappertutto nel suopaese.I nemici della Chiesa non erano riusciti nei loro intenti, però la Chiesa era molto indebolita, gravemente ferita.Tutto sembrava da rifare. Egli predicava ritiri e missioni, dava molto tempo alla formazione spirituale dei laiciper riportare la fede nel mondo.

    Man mano, però, nasce in san Pier Giuliano una convinzione: non abbiamo ancora trovato la strada giusta. Viè, certo, qualche conversione, si vedono dei piccoli passi in avanti. Ma la società, la Francia, l’Europa languononell’indifferenza religiosa. Sono queste sofferenze che il santo porta nel suo cuore, quel 21 gennaio, perdeporle ai piedi della Madonna. E prega. Cerca di capire quali sono le cause di questa situazione triste, e qualipotrebbero essere i rimedi.

    Nel silenzio la sua anima è inondata da una luce, soave e forte. Non è ancora molto chiara e distinta. Macoll’andare degli anni, questa luce non tramonterà più, anzi, si farà sempre più forte. Dopo molte esitazioni edopo mille rinuncie, sempre fedele alla luce ricevuta, fonderà, nel 1856, una nuova Congregazione, quella deiSacramentini.Che cosa vide, dunque, il santo nel santuario di Fourvière? Ai suoi giorni vi erano – come ai nostri – milleproblemi. Molti cristiani si lamentavano, aspettavano la fine del mondo. Ma chi vede mille problemi, si senteparalizzato. Dove cominciare? Che posso fare io? Forse questi sentimenti erano presenti anche nel cuore delpadre Eymard.

    Ma egli capisce chiaramente che, per cambiare il mondo, bisogna cambiare la Chiesa; e per cambiare la Chiesabisogna cambiare gli animatori della Chiesa. E chi sono questi? Per il nostro santo non sono soltanto i preti.Dalla sua esperienza sapeva quanto possono fare uomini e donne cristiani, impegnati a vivere la fede, anche inambienti a volte inaccessibili ai sacerdoti.Capisce, dunque, che bisogna cambiare sacerdoti e laici impegnati. Però, i loro problemi sono diversi. I primisono parzialmente paralizzati dall’isolamento e dall’abbandono nel quale spesso vivono. I secondi risentonofortemente della mancanza di formazione spirituale. Pieni di buona volontà, non sono capaci di dare al mondociò di cui esso ha bisogno, a causa della loro povera formazione. Come rimediare a questo problema? Bisognaattaccarlo alla radice!

    E qui incontriamo il nucleo dell’intuizione del padre Eymard: la radice del problema è il fatto che l’Eucaristianon è conosciuta, amata, vissuta e predicata come si vuole.

    Uomini di fuoco

    La sua passione per il bene delle anime, della Francia e del mondo, gli ispira l’idea di una nuova Associazionedi uomini che vivano con l’Eucaristia al centro della loro vita. Così essi diventeranno uomini di fuoco. Le lorocase saranno aperte ad altri sacerdoti e laici che, in modi diversi, potranno partecipare alla missione di mettereil fuoco ai quattro angoli del mondo.

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  • In altre parole: l’Eucaristia cambierà i responsabili della Chiesa – sacerdoti e laici –; e questi porteranno ilfuoco del regno di Dio nel mondo, raffreddato dal razionalismo e dall’indifferenza religiosa. Questa nuovaAssociazione potrebbe fare parte della società dei maristi, pensa.Per tre anni le circostanze non gli permettono di realizzare questo sogno. Lavora, prega, soffre e attende ilmomento di Dio. Poi fa una nuova esperienza, decisiva.

    L’incontro di due passioni

    Siamo al 18 aprile 1854. Dopo la Messa, il padre prolunga la sua preghiera di ringraziamento. Si sente felice.E, di colpo, si sente inondato da un’esperienza fortissima dell’amore che Dio ha per lui. Dio che, nell’Eucaristia,dà il suo Figlio a lui, e con il Figlio, gli dà tutto! La prima intuizione della sua nuova vocazione, gli venne in unsantuario della Madonna, la seconda, più viva e più chiara, gli viene dopo la comunione eucaristica. Si senteunito a Dio in un modo inesprimibile. «Una grazia di fusione», la chiama poco prima della morte. E nasce ildesiderio, fortissimo, di fare qualche cosa di grande per il Signore.

    Che cosa potrebbe fare? Non vede cosa più bella che questa: darsi interamente ad una vita e ad un apostolatoeucaristico, collaborare alla fondazione di una Congregazione dedita interamente a questo compito.Così le due passioni di Pier Giuliano Eymard s’incontrano in un progetto che vuol fare dell’Eucaristia l’alfa el’omega della vita cristiana. Infatti l’amore di Dio non l’ha sperimentato mai come nell’Eucaristia; e l’amore alprossimo non potrà mai trovare espressione più elevata che dando a lui il sacramento della vita.Il santo capisce che questo movimento ha bisogno di un centro, di un motore, con altre parole, di unaCongregazione religiosa di sacerdoti e laici per spingerlo e per orientarlo bene. Ci vuole una Congregazioneindipendente dai Padri Maristi.

    Così è nata la sua nuova vocazione: ci vogliono ancora anni di sofferenza e di preghiera per arrivare allafondazione. Ma, sostanzialmente, le idee non cambieranno più. Nel 1856 la Chiesa accetta la sua intuizione.Così è nato il carisma dei Padri Sacramentini.(Harrie Verhoeven)

    D) Una guida per il tempo presente

    San Pier Giuliano Eymard entra a pieno titolo in quel disegno profetico con cui lo Spirito ha voluto gratificare lanostra epoca.

    La vita d’un uomo, spesso fatta di enigmi, ci riserva ancor più misteri quando essa diventa la vita di un santo.Nel nostro caso però ci si trova singolarmente facilitati grazie ai segnali lasciati dallo stesso Pier Giuliano. Noi ciriferiamo in modo particolare a tre sue confidenze che diventano per lo storico della spiritualità tre punti diriferimento.Il primo appartiene al periodo che segue da vicino la grazia del 18 aprile 1853 che portò a Pier GiulianoEymard il supplemento di luce di cui egli aveva bisogno per cominciare la sua opera eucaristica: «Una volta, almomento più solenne della messa (all’elevazione del calice) facevo questa preghiera: Domine, in te vivam etpro te moriar (= che in te io viva e per te muoia). Ora dico: Pro te vivam».

    Il secondo si può trovare nel diario scritto dal santo durante un lungo ritiro fatto a Roma all’inizio del 1865: «Iosono stato come Giacobbe sempre in cammino, e tutto ciò per giungere alla vocazione eucaristica: Funecessaria Marsiglia per darmi l’amore esclusivo, il centro; Lione per esercitarlo e pormi sulla strada delCenacolo, nell’ora stabilita da Dio».

    Il terzo, infine, precede di poco la morte del fondatore. Questa volta i confidenti sono i due discepoli prediletti,Frédéric Stafford e Albert Tesnière: «Perché cambi la pietà è necessario attuare una rivoluzione nel modo dipredicare... Quando Dio mi ha dato le idee che mi ha dato lassù, a Fourvière, non è per nasconderle. Oggi nonsi predica più Nostro Signore. Non si osa più pronunciare il suo nome. Bisogna predicarlo; nutrire le anime.Invece non si fa che purgarle, purgarle fino al sangue. Tutti i predicatori, da Bossuet in poi, sono negativi. Oh,certo è facile tuonare dal pulpito, ma bisognerebbe piuttosto nutrire».

    L’allievo dei penitenti bianchi

    Questi punti fondamentali delineano già il profilo dell’uomo segnato dapprima da quel génie du Christianisme,che aveva trovato in Chateaubriand il suo miglior corifeo. Pier Giuliano Eymard, visse i suoi primi anni inquesta spiritualità romantica. Egli doveva certo soffrire del male della sua epoca per ben conoscerlo e potere,più tardi, meglio combatterlo. All’indomani della bufera rivoluzionaria che aveva scosso la Francia, ilsentimento religioso più diffuso era quello della riparazione.

    Ci si potrebbe meravigliare del risorgere di una tale corrente spirituale se non si conoscesse la tendenza delcuore umano che si arresta più facilmente alla considerazione del peccato dell’uomo che alla grazia di Dio.Questa prospettiva porta a leggere all’incontrario il piano divino della redenzione facendo del Calvario – che èsolo un passaggio – una dimora permanente e dimenticando l’aspetto positivo del mistero della salvezza.Questa spiritualità negativa, dove si possono riconoscere sopravvivenze dell’Antico Testamento, forma ilpersonaggio ma non l’anima della persona. Essa trascina con sé un romanticismo infantile che sembra averepaura della vita e si sofferma lungamente a meditare sulla morte e prende delle precauzioni perché l’individuo

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  • possa «salvarsi». Essa contempla un Cristo che muore, che è morto e che viene a giudicare, ma ignoral’«oggi» del Risorto.

    La sua mistica del trono e del tribunale non si accorda con la mistica della comunione. Il Regno di Dio non èper essa nel cuore dell’uomo, ma solo nell’aldilà. Essa non conosce il dono del Padre che bisogna condividerecon i fratelli, è individualista e non trasmette in eredità se non una magra tradizione che sembra ignoraretroppo le ricchezze della Nuova Alleanza.Pier Giuliano Eymard doveva restare fedele per più di quarant’anni a questa tradizione capace di soddisfare piùla giustizia che la santità. Si ritrovano in lui certi eccessi come un amore appassionato per il dolore, unagrande importanza data al soggetto della morte, anche la dimora stabilita sul Calvario. E se ne comprende laragione: egli è l’allievo della scuola dei Penitenti Bianchi del SS. Sacramento di La Mure. Fino al 1853 la pietàeucaristica del futuro fondatore si riassume molto bene nel desiderio che esprime all’elevazione del calice: Prote moriar, che io possa morire per te!

    Il «cenacolo interiore»

    La rivoluzione nella pietà e nella predicazione che egli stava per proporre ai suoi discepoli Stafford e Tesnière,Pier Giuliano Eymard la realizzerà dapprima nella sua vita personale e nel suo apostolato. Il «nuovo Giacobbe»conoscerà un cammino lungo e qualche volta doloroso dove l’umana saggezza crederà di scoprire ora l’astuziao l’orgoglio, ora il capriccio o il risentimento. Numerose e antiche amicizie dovranno essere sacrificate per iltrionfo del nuovo ideale. Alla fine, anche il suo primo compagno si ritirerà per restare fedele alle «vecchieidee».

    Il fondatore doveva obbedire all’imperativo che voleva del nuovo e degli uomini nuovi. La luce crescente chel’accompagnava sulla strada del cenacolo, l’obbligava a lasciar svanire poco a poco le illusioni della pietàegoistica o delle virtù purgative. È ormai il banchetto del Signore che occuperà nella sua nuova vita il primoposto e che gli darà una visione completa dell’Alleanza nuova. L’«ora del Cenacolo» non comprenderà piùsoltanto, né principalmente, il dramma passato del Calvario. Perché dovremmo ritornare indietro di diciottosecoli visto che la vittoria del Redentore è ormai permanente ed egli è divenuto nostro cibo attraverso il donodel vero pane del cielo?

    Molti anni passeranno giocando soprattutto il ruolo degli apostoli Pietro e Giovanni venuti a preparare la«camera alta». La teoria del «servizio di guardia» voleva allora che la virtù di religione caratterizzasse la nuovacongregazione e sosteneva che la perfezione risiedesse innanzitutto negli atti cultuali. Ma questo«trionfalismo» divenne ben presto insufficiente e si fece sentire il bisogno del Cenacolo interiore.Il fondatore vivrà allora di quella piena tradizione del Vangelo di Giovanni e delle Epistole di Paolo, deiCommentari di Agostino, di Tommaso d’Aquino o dei Padri del Concilio di Trento. E questa esperienza dell’etàadulta in Cristo gli permetterà infine di svolgere adeguatamente il suo ruolo di fondatore.Così, il giorno della sua morte il primo agosto 1868, Pier Giuliano non troverà più nulla da aggiungere alla suavita se non questa breve conclusione: «Ho detto tutto...». Negli ultimi quindici anni egli aveva vissuto il suoideale nuovo del «pro te vivam», che io possa vivere per te.

    Guida per il nostro tempo

    Giunto al termine del suo itinerario spirituale, il fondatore aveva le carte in regola perché la sua rivoluzionenella predicazione e nella pietà eucaristica apparisse legittima e avesse la possibilità di suscitare ancorainteresse un secolo più tardi.

    Tra i piani tracciati da Pier Giuliano e l’aggiornamento voluto da Giovanni XXIII c’erano sufficienti concordanzeperché il Papa del Concilio Vaticano II si degnasse di proporre, il 9 dicembre 1962, all’ammirazione dellaChiesa riunita il programma o meglio l’insegnamento vissuto cento anni prima?Noi crediamo di sì.

    L’«ora del Cenacolo» così come fu compresa e predicata dal santo francese del secolo scorso, dovrebbe ormaiapparire come uno dei segni profetici della «Nuova Pentecoste» di cui lo Spirito del Signore ha volutogratificare la nostra epoca.

    Ecco perché si ha il diritto di dimenticare le «approssimazioni» eucaristiche di cui si era nutrito il figlio delPenitente Bianco di La Mure, e di ricordare solo l’esempio e la parola sempre valida di questo «Giacobbe» dellaNuova Alleanza che, diventando apostolato del cenacolo, invece di essere superato seppe superare se stesso erestare fedele alla sua missione di precursore. (Luis Saint-Pierre)

    Sacramentini: una proposta

    Se vuoi...

    «Venite e vedete» (Gv 1,39). Accogliendo questo invito Andrea e Giovanni hanno fatto esperienza di vita conGesù. Poco dopo questo incontro con lui si sono impegnati a seguirlo.Oggi questo invito è lanciato nella Chiesa in tanti modi, ed è percepito da cristiani giovani e meno giovani,

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  • ragazze e ragazzi che sono chiamati a lasciare tutto per il Cristo. Fra le numerose vie che si aprono nellaChiesa, c’è quella della Congregazione del SS. Sacramento, fondata da san Pier Giuliano Eymard a metà delsecolo scorso.

    La risposta del padre Eymard

    San Pier Giuliano Eymard fu uno dei profeti del XIX secolo.Di fronte all’indifferenza e all’ignoranza religiose, favorite dalla rivoluzione industriale, egli intuì il compitoprivilegiato.che l’Eucaristia deve avere nella Chiesa. Egli ha fondato due istituti religiosi – Padri del SS.Sacramento e Ancelle del SS. Sacramento – incentrati sull’Eucaristia con la celebrazione e l’adorazione e le cuiattività mirano a rivelare le ricchezze di questo mistero.

    A questo scopo egli ha suscitato nella Chiesa nuove comunità, in cui l’Eucaristia è al tempo stesso come lafonte di ispirazione permanente ed il centro. Con una fede vivissima nella presenza del Signore nelsacramento, egli ha fatto delle sue comunità dei centri di adorazione e di apostolato eucaristici.Egli stesso si impegnò con passione nella catechesi dei giovani apprendisti e operai della periferia di Parigi, perprepararli a ricevere l’Eucaristia. Con le sue intuizioni ed il suo ministero, ha contribuito a rinnovare la Chiesain ciò che si riferisce all’Eucaristia e alla sua pratica.

    Una missione profetica

    La nostra missione si ispira all’esempio e alla grazia del nostro fondatore la cui fonte costante è il misterodell’Eucaristia, realizzato nella Chiesa e concretamente in una Chiesa locale, con la premura di un contributospecifico in rapporto alla vita spirituale e alle attività apostoliche.È una missione che vuole essere profetica in rapporto alla comprensione e alla pratica dell’Eucaristia nellaChiesa; che si cala nelle realtà sociali del nostro tempo, con le sue sofferenze e ingiustizie, le sue speranze, lesue lotte e le sue realizzazioni, con il profondo desiderio di promuovere l’unità e la pace in un mondo diviso efrantumato.

    Questa missione si realizza attraverso varie attività. Pier Giuliano ha consacrato una parte della sua vita agliadolescenti, ai giovani operai dei quartieri poveri di Parigi per prepararli alla prima comunione. Era la suaopera prediletta.In altre situazioni, le comunità sacramentine percepiscono oggi le esigenze di giustizia e di comunione chesgorgano dalla celebrazione dell’Eucaristia. Comunità nuove si impegnano direttamente al servizio dei poveri:così fra le favelas o i ranchitos dell’America Latina, nelle savane africane, ai margini delle grandi cittàoccidentali, tra gli emarginati.

    Partendo dalle intuizioni del loro fondatore, preti e fratelli del SS. Sacramento portano la loro collaborazioneall’animazione liturgica e al movimento ecumenico.Sappiamo quale grande lavoro resti ancora da fare perché l’Eucaristia sia esperienza di fede e fonte di impegnonella Chiesa. Ogni comunità vuole essere un luogo dove la liturgia è celebrata nella verità. La Congregazioneporta il suo concorso a questo lavoro di iniziazione, di catechesi, di creatività, attraverso le sue opere e inmodo particolare le sue pubblicazioni.

    Ci sono poi numerose altre attività, dal servizio nelle parrocchie e l’assistenza alle comunità ecclesiali,all’animazione dei centri di preghiera e di formazione eucaristica nelle chiese di città o in case di ritiro, allacondivisione della nostra missione con dei sacerdoti e dei laici attraverso le varie associazioni, all’utilizzo dellastampa e degli altri mezzi di comunicazione sociale.

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