San Canzian Città Futura - Giugno 2011

8

Click here to load reader

description

#5 San Canzian Città Futura

Transcript of San Canzian Città Futura - Giugno 2011

Page 1: San Canzian Città Futura - Giugno 2011

Città Futura

REFERENDUM: 4 SI PER VOLTARE PAGINA Anche “Città Futura”, aderente al Comitato locale “per il SI” festeggia l’ottimo risultato elettorale. Abbiamo appreso con gioia i dati del nostro Comune: affluenza altissima, circa il 70% della popolazione ho votato, con una schiacciante vittoria del SI. Stesso risultato a livello nazionale dove il quorum del 50% più 1 è stato largamente superato, nonostante le dichiarazioni del Ministro Maroni e quelle del Premier Berlusconi abbiano tentato una sorta di incursione ad urne aperte, invitando al non voto nella giornata di lunedì chi ancora non aveva posto la scheda eletto-rale nell’urna. I cittadini della Repubblica Italiana dimostrando attacamento alle Istituzioni Democratiche, hanno permesso nuovamente, dopo sedici anni, di ren-dere valida la consultazione referendaria.Grazie a tutti i concittadini, grazie al lovoro dei comitati “per il SI”. Da oggi il no-stro Paese sarà ancora più civile.

Pubblicazione di San Canzian d’Isonzo n°3/2011 - anno IITrimestrale a distribuzione gratuita - Reg. Tribunale di Gorizia n° 6/2010 del 10/10/2010 Direttore Responsabile: Giorgio RossettiDirettore: Edi MininStampato presso: Grafika Soča D.O.O. - Nova Goricae.mail: [email protected]

San Canzian

E domani?

Page 2: San Canzian Città Futura - Giugno 2011

2Città FuturaGiugno 2011

Niente sarà più come prima

Il 23 maggio i vertici del gruppo Fincantieri hanno presentato alle OO.SS. il piano industri-ale predisposto per affrontare la lunga crisi della cantieristica internazionale che vede coin-volto anche lo stabilimento di Monfalcone, il quale dal 2007 ha visto dimezzare la sua pro-duzioni delle navi da crociera.

Il piano prevede un taglio oc-cupazionale complessivo di 2551 dipendenti sugli attuali 8500 e la chiusura dei can-tieri di Castellamare di Stabia (NA) e Sestri Ponente (GE). Il progetto di ridimen-sionamento è considerato inaccettabile da tutto il sin-dacato che ha proclamato immediatamente 8 ore di sciopero e chiesto al Gov-erno la convocazione di un tavolo per il ritiro del piano e la creazione di alternative per quei settori della navalmec-canica effettivamente col-piti strutturalmente dalla crisi.

Per la CGIL provinciale, anche se fosse conferma-to che il piano presentato “forse” non prevederà per il cantiere navale isontino sa-crifici paragonabili a Genova e Castellamare, è pur sem-pre un progetto industriale che impoverisce complessi-vamente la cantieristica itali-ana, minandone per sempre le prospettive di rilancio le-gate all’economia del mare.

Inoltre, l’assenza di strate-gie industriali dimostrata dal Governo, non fa ben sperare per eventuali riconversioni che siano degne alterna-tive di un settore strategico.

Oltre agli esuberi individuati nei dipendenti diretti, le ri-cadute nell’indotto saranno ben peggiori ed anche a Mon-falcone si prevede un ridi-mensionamento degli appalti.

Il nostro territorio storica-mente ha basato la sua eco-nomia sulla presenza del can-tiere e di migliaia di lavoratori dell’indotto. Il pesante ta-glio previsto, oltre a ri-durre la capacità produttiva e peggiorare le condizioni di lavoro generali di chi ri-marrà, rischia di mettere sul la-strico famiglie che da decenni si sono stabilizzate, hanno i mutui per la casa, i figli nati a Monfalcone e proprio per-ché sono sempre stati con-siderati lavoratori e cittadini di serie B, sono privi di am-mortizzatori sociali dignitosi.

Anche per questo bisogna cambiare quel piano, raffor-zando quelle alleanze tra le amministrazioni locali ed il sin-dacato che nella nostra pro-vincia hanno sempre consen-tito la difesa dell’occupazione.

E’ fondamentale che tutti si oppongano con forza perché, il progetto di smantellamento dell’ultimo grande gruppo in-dustriale italiano, corrisponde a quello dello smantellamento economico e sociale di impor-tanti territori del nostro paese.

Paolo LivaSegretario camera del la-

voro CGIL Gorizia

Fin dal suo esordio Città Futura ha posto l’attenzione sui problemi relativi all’economia locale e nazionale, infatti da or-mai quasi un anno in ogni numero del periodico cer-chiamo di approfondire un tema di tipo economico che abbia rilevanza soprattutto a livello locale. Non si stu-pirà nessuno se per questo mese abbiamo focalizzato l’attenzione sull’importante e a tratti drammatico pro-blema del settore cantie-ristico. E’ evidente che per il nostro territorio il can-tiere abbia rappresentato e tutt’ora rappresenti qualco-sa di più che non una sem-plice industria. Il cantiere è l’anima dei nostri comuni, è ciò che contraddistingue ogni famiglia del monfal-conese nel bene e nel male.Abbiamo pertanto chiesto a Paolo Liva, Segretario della Camera del Lavoro, di fornirci un quadro d’insieme sulla situazione della mec-canica navale alla luce del nuovo progetto industriale di Fincantieri che prevede-va soluzioni drammatiche per l’occupazione. Fortuna-tamente quel piano è stato poi ritirato, ma le problema-ticità che esistevano prima sussistono tuttora. In que-sto senso l’interrogazione del Consigliere Regionale Brandolin, che trovate a pagina 3, pone degli in-terrogativi e delle solu-zioni importanti che a nos-tro parere sono condivisi-bili e andrebbero ascoltate.

Page 3: San Canzian Città Futura - Giugno 2011

3Città FuturaGiugno 2011

Sollecitare il ritiro del piano Bono (cosa già avvenuta), ma non solo: la mozione «In-tervento della Regione a sal-vaguardia della Fincantieri» presentata, oltre che da me, anche dagli altri consiglieri di minoranza (Moretton, Koci-jancic, Corazza, Alunni Bar-barossa, Agnola, Antonaz, Baiutti, Brussa, Codega, Co-lussi, Della Mea, Gabrovec, Gerolin, Iacop, Lupieri, Mar-silio, Menis, Menosso, Pupu-lin, Pustetto, Tesini, Travanut e Zvech) chiede alla giunta di adottare di tutte le iniziative necessarie al fine di garantire i livelli occupazionali anche nelle sedi della Fincantieri presenti in regione, e attivare ,assieme alle altre regioni coinvolte, un tavolo nazionale

sulla questione. Infine, chiede anche di predisporre un piano nazionale della cantieristica navale che preveda incentivi governativi e la previsione di commesse pubbliche per la produzione di navi passeg-geri, mercantili e militari. Pur con le (forse) confortanti no-tizie dell’ultima ora, la ristrut-turazione della Fincantieri comporta notevoli preoccu-pazioni per l’intero settore della cantieristica navale italiana e per il futuro dello stabilimento di Monfalcone e della sede di Trieste. Se il te-muto ridimensionamento non ci sarà, è pur vero che tale pericolo era prevedibile per il persistere di un portafoglio ordini del tutto inconsistente a causa della crisi internazi-onale. La navalmeccanica è uno dei settori più importanti dell’economia regionale, e il piano prevedeva la riduzi-one di 100 lavoratori tra i dipendenti Fincantieri e di almeno 300 nell’indotto nello stabilimento di Monfalcone, con il possibile trasferimento di 220 progettisti da Trieste a Monfalcone. Un piano di rilancio dovrebbe invece au-mentare la competitività dello stabilimento di Monfalcone

Brandolin su Fincantiericon investimenti ed interventi in innovazione, anche per val-orizzare e non disperdere le professionalità e le compe-tenze ivi presenti, evitando di aggravare la crisi occupazion-ale del monfalconese già pre-sente in altre aziende. Il Mini-stero del Tesoro è azionista di riferimento della Fincantieri e, quindi, il Governo nazionale deve intervenire per ricercare possibili soluzioni alla crisi di Fincantieri. Una soluzione? L’urgente predisposizione di un piano per la cantieris-tica navale italiana, che tenga conto anche del rinnovato in-teresse in sede europea per codesto settore industriale e sulle prossime scelte allo studio della Commissione eu-ropea per rilanciare il settore a livello europeo, e che indi-vidui le risorse per valorizzare e rilanciare la flotta mercantile e quella militare italiana, pre-vedendo anche degli incen-tivi alla rottamazione della flotta antiquata ed inquinante.

Giorgio BrandolinPartito Democratico

FATTI SENTIRE!

Vuoi commentare gli articoli letti? Hai delle proposte da sviluppare? Vuoi partecipare al lavoro della redazione?Scrivi a [email protected] seguici su Facebook alla paginacittafutura san canzian

La redazione

Dir. Resp. Giorgio RossettiDir. Edi Minin

Marco BrandolinStefano MininMaurizio NegrariEdi PizzoniRiccardo Sacco

Page 4: San Canzian Città Futura - Giugno 2011

4Città FuturaGiugno 2011

Il vento è cambiato, il turno di maggio delle amministrative lo ha detto in maniera inequivocabile. Da Napoli a Milano, da Cagliari a Trieste passando per Gorizia, Bologna e Torino, il centro sinistra vince e manda un messaggio molto chiaro a Berlusconi: è tempo di voltar pagina. Il risultato dei referendum ha dato il colpo del ko. Sull’esito dei due appuntamenti si impone ora una lettura critica, per capirne tutte le indicazioni e le implica-zioni. Per il PD c’è più di qualche dato su cui riflet-tere, da Napoli a San Can-zian. Sì, anche qui da noi!Nel nostro comune com’è noto alle provinciali vi sono due collegi elettorali, il primo che comprende San Canzian, Begliano, Turriaco e San Pier; e il secondo con Pieris, Isola morosini, FossalonDal 1948, il collegio San Canzian 1 aveva sem-pre eletto il suo rappresent-ante per la sinistra, tant’è vero che spesso qui venivano candidate personalità gori-ziane che altrove non avrebbero avuto alcuna possibilità di elezione. Tra i collegi dell’Isontino era considerato il più sicu-ro: si contendeva il primato con la roccaforte di Doberdò. Le ultime elezioni hanno con-fermato la tradizione, ma sta-volta - a differenza della precedente, quando ad essere eletti erano stati 2 rappresentanti dei DS – al Consiglio pro-vinciale è andato Enrico Bul-lian di Rifondazione comunista. Messaggio chiaro: gli elettori hanno reputato la sua candidatu-ra più consona a rappresentare le

sensibilità di questa popolazione.Nel collegio di San Can-zian 2, invece non è ri-sultato eletto nessuno. Se il PDL appare fortemente ri-dimensionato in ambedue i col-

legi, probabilmente anche per un astensionismo massiccio indice di disaffezione, quello che maggiormente deve preoc-cuparci è il voto del PD, a dir poco inquietante e tale da porre molti interrogativi in vista delle comunali dell’anno prossimo

Fratta, il candidato PD a San Canzian 1 è risultato sedice-simo su ventiquattro col-legi e anche peggio è andata per Di Matteo a S. Canzian 2.Cosa è successo, perché dal seggio sicuro al PD si pas-sasse alla bassa classifica?I numeri parlano chiaro: il Pd nel nostro comune ha raccolto 805 voti, a fronte dei 1454 delle Eu-ropee del 2009 e addirittura dei 1686 alle precedenti provinciali:

praticamente c’è stato un dimez-zamento della forza elettorale. Se poi il confronto avviene con i 1923 voti della Camera del 2008 e i 1871 del Senato, il crollo del Pd è davvero preoccupante.

Anche considerando la minore affluenza infatti i dati in percentuale sono un campanello d’allarme. Il Pd passa dal 46% ab-bondante del 2008 e dal 41% delle Europee del 2009, all’attuale 35% con un calo secco di dieci punti, ancor più grave in un contesto di avanzata generalizzata per il Pd. Per aiutarci a capire ques-to sconquasso può tornar utile l’opinione di due au-torevoli studiosi di flussi elettorali. Ha scritto Ro-berto D’Alimonte sul Sole 24 Ore: “.. l’esito è dipeso non tanto dallo sposta-mento di voti da uno schi-eramento all’altro ma dal fatto che una parte de-gli elettori di centrodestra

hanno deciso di non recarsi alle urne mentre non ci sono state, o sono state poche le defezioni, tra gli elettori del centrosinistra (…) Il centrosinistra non ha allar-gato la sua base elettorale ma, a differenza di altre occasioni, è ri-uscito a mobilitare i suoi elettori”.Si può dire che ciò sia avvenuto qui da noi?Per altro verso Renato Man-nheimer ha sottolineato la «ri-trovata indipendenza della va-lutazione personale. ….Ha vinto soprattutto la rinnovata capacità di molti elettori di scegliere au-tonomamente, sulla base della propria valutazione della figura dei candidati, al di là (o talvol-ta contro) l’appartenenza o la simpatia di partito». E qui c’è di che riflettere a casa nostra…

S. Minin

Dalle urne di San Canzian, un campanello d’allarme per il PD

Page 5: San Canzian Città Futura - Giugno 2011

5Città FuturaGiugno 2011

Su risultati e sulla strategia va aperto subito il dibattito in vista delle prossime comunali

L’esame dei flussi di voto par-lano chiaro: a fronte del pesante calo del PD, la candidatura vin-cente di Bulian fa più che rad-doppiare la forza elettorale della Federazione della sinistra in percentuale e ne aumenta notevolmente i voti espressi.Nel 2008 la Sinistra Arcobaleno nel comune aveva raccolto 263 voti per una percentuale del 6,20%. Se si sommano i voti raccolti nel 2011 da SEL e dalla Federazione della sinistra si ar-riva a 598 voti, con un incremen-to di oltre 335 suffragi, e questo nonostante che l’affluenza alla urne sia passata dai 4455 vo-tanti del 2008 agli attuali 3028.L’impietosa indicazione delle urne (astensionismo compreso) ha sancito lo scarso appeal del-la candidatura del segretario del PD locale, specie nel confronto con l’autorevolezza del giovane esponente della federazione della sinistra. E a Fratta non è certo giovato essere l’unico a mancare al dibattito – pro-mosso da questa rivista – con tutti i candidati del collegio. “Chi non ha coraggio, non vada alla guerra” è il titolo di un racconto di Carlo Lorenzini, detto Collodi.

Ma quello che emerge è l’errore

di un’operazione che voleva ulteriormente spostare al cen-tro la rappresentanza politica del Pd locale, puntando per di più su una candidatura debole.Quanto erronea fosse la pros-pettiva di questa operazione, lo hanno dimostrato i risultati dei ballottaggi in tutta Italia, che hanno evidenziato come un can-didato forte e autorevole con un programma credibile possa es-sere eletto a prescindere dalla sua estrazione politica. Milano, Trieste (per non parlare di Torino e Bologna) hanno eletto espo-nenti che in passato avevano militato nelle file comuniste. Un duro colpo all’idea che le elezioni si vincono con candidati mod-erati, incolori e insapori, guar-dando “al centro politico”. Chi ha vinto, lo ha fatto per la credibilità sua e del proprio programma, e perché ha saputo guadagnare la fiducia dei moderati e del centro della società, più che dello schieramento politico. E’ evidente che Fratta non è l’unico responsabile di questa sconfitta: se non vittima incolpevole, ha finito per essere l’agnello sacrifi-cale di una visione politica risul-tata sbagliata alla prova dei fatti. E di questo lui per primo dovreb-be chieder conto a chi l’ha man-

dato allo sbaraglio. La sua candi-datura infatti era stata proposta – non senza perplessità da parte di qualche circolo del collegio e di malumori di diversi esponenti del Pd - all’assemblea del PD locale e ai vertici provinciali del partito dal sindaco Silvia Caruso. Visti gli esiti, forse avrebbe fatto meglio a occuparsi maggior-mente dei problemi che conti-nuano ad assillare il nostro co-mune piuttosto che tentare di rita-gliarsi la veste di novello Richieleu.Il campanello d’allarme è squil-lato, e coincide con la campa-na che segna l’ultimo giro per l’amministrazione di S. Canzian, che sarà rinnovata il prossimo anno. Nell’interesse di tutto il centrosinistra e nel rispetto delle chiare indicazioni dell’ultima con-sultazione, a cominciare dal pas-saggio ineludibile delle primarie, una seria riflessione sul declino del PD nel nostro comune va im-mediatamente aperta.

Redazione

Il Centro-Sinistra a San CanzianChi sale e chi scende

POLITICHE 2008 CAMERA

PROVINCIALI2011

PD 45,32% 1923 voti35,11% 805 voti

-10,21% -1118 voti

SA/PRC-PDCI 6,20% 263 voti17,40% 399 voti

+11,20% +136 voti

IDV 5,30% 225 voti8,85% 203 voti+ 3,55% -22 voti

SELEra presente in SA/

PRC-PDCI8,68% 199 voti

Page 6: San Canzian Città Futura - Giugno 2011

6Città FuturaGiugno 2011

CONTRO

LUCECome previsto, abbiamo trovato nella cassetta postale la lette-rina del Comune con all’interno i famosi bollettini per pagare la tassa sui rifiuti solidi urbani.Siccome l’amministrazione comu-nale è molto buona si preoccupa di dare più soluzioni, o paghi su-bito l’intero importo o ti propone la suddivisione in quattro comode rate dilazionate nei prossimi sei mesi. Purtroppo ad ogni pagamento devi sommare il servizio che l’ufficio postale svolge chieden-doti per ogni ope-razione 1,10 euro. Conseguentemente alle quattro rate ricordate devi som-mare altri 4,40 euro. Sono spiccioli? In questi giorni l’Istituto Nazionale per la Previdenza Sociale pubblica il rapporto su gli importi ero-gati ai pensionati in Italia, ebbene su 16.042.000 aventi diritto oltre la metà percepisce un assegno inferiore ai 500 euro mensili e addirittu-ra l’80% del totale non supera i 1.000 euro, sempre mensilmente.

Come si vede buona parte della po-polazione deve fare i conti anche con i centesimi per poter con grande dif-ficoltà campare giorno dopo giorno, e quando il postino - che ovviamente svolge solo il suo mestiere - passa senza fermarsi davanti casa tirano un sospiro di sollievo. Vuol dire che non ci sono bollette da pagare. Ma torniamo alla questione tassa per l’asporto e il trattamento dei ri-fiuti: ci è stato riferito che da parte della società Iris Ambiente i ritocchi rispetto lo scorso anno sono stati adeguati al costo della vita, quindi

a livello di inflazione. si badi bene che questo adeguamento regola i rapporti tra Iris e i vari comuni che a loro volta emettono le bollette.

Questo passaggio di compiti non è chiaro. Vorremmo chiedere al Sindaco di informare i cittadini sulla congruità del costo magari aggiungendo ai bollettini una de-

scrizione chiara su come viene erogato il servizio, anche per-ché apprendiamo dalla stampa notizie non sempre confortanti. in particolare risulta che la per-centuale di raccolta differen-ziata subisce un sensibile calo sul territorio provinciale, e che i comportamenti di inciviltà aumentano con l’abbandono di ri-fiuti in ogni angolo non sorvegliato. Apprendiamo inoltre – sempre dalla stampa – che Iris dopo un lungo pe-riodo di gestazione ha posto in gara l’intero servizio di raccolta dei rifiuti, chiudendo la lunga esperienza che vedeva molte imprese regionali oc-cuparsi dei vari impianti, ( la lista è molto lunga) oltre che delle varie forme di raccolta. Un appalto da 6.130000 euro, vinto dalla Società Sangalli di Monza che ha offerto un ribasso del 12 % che in termini mo-netari sono 750.000 euro risparmiati.

Ovviamente non dobbiamo il-luderci che questo risultato sia posposto sulla bolletta del pros-simo anno, perché ci è stato spie-gato che questa è solo una parte dell’intera attività di Iris ambiente, in quanto l’intero fatturato ammonta a 15.000.000 di euro e che ques-to positivo risultato della gara non tiene conto delle 75 persone, tecnici

e impiegati, che riman-gono in organico a Iris e che bisogna collocare all’interno della struttura avendo in precedenza svolto parte delle fun-zioni oggetto dell’appalto. L’assessore provinciale che nell’altro numero abbiamo tirato in ballo per le confuse dichiarazioni rilascia-te alla stampa sul ris-parmio che la comu-nità conseguirebbe tra l’opzione inceneritore e la discarica non ha nulla da dire – viste le ricon-fermate competenze - su questa operazione? Il nostro Sindaco quale rappresentante in seno all’assemblea societaria

non dovrebbe attraverso la stampa quantificarci i vantaggi della scelta fatta dalla società, magari dando conto dell’evolversi della situa-zione occupazionale all’interno del-la struttura? Non dovrebbe dirci che i nuovi mezzi che vedremo circolare nelle nostre vie e le persone che si occuperanno del servizio avranno o addirittura hanno gia il logo della Sangalli? “Speriamo bene” dice spesso la giornalista Gabanelli nel suo Report che ogni domenica ci spie-ga cosa succede nel nostro paese. Noi nel nostro piccolo speriamo che dopo la vendita dei gioielli di famiglia (vedi energia) la società Iris costruita faticosamente e ponendo in essa grandi aspettative, trovi nei suoi rappresentanti una nuova linfa progettuale che nella tras-parenza dia quei servizi che fanno dell’efficienza e dell’economia lo spirito con il quale è stata costruita.

Mansueto

Appalto rifiuti: conviene?

Page 7: San Canzian Città Futura - Giugno 2011

7Città FuturaGiugno 2011

Nato sperimentalmente attorno agli anni ’90 per la volontà, e la lungimiranza di qualche ammi-nistratore locale, avrebbe do-vuto, negli anni a seguire, fare “sistema locale” creando le basi per l’unificazione di vari servizi pubblici con una rete intercomu-nale di fruitori. In estrema sinte-si, ad esempio, il cittadino, primo beneficiario, avrebbe potuto, in qualsiasi delle nove municipalità aderenti, ricevere gli stessi servi-zi, migliorati, propri del Comune di residenza e altri di cui ne era sprovvisto; ciò favorendo un congruo contenimento di costi pubblici a carico dello stesso cit-tadino. In sostanza migliori servi-zi unificati per costi sociali conte-nuti. Purtroppo, aldilà di qualche rara eccezione, i progetti appli-cativi di CITTA’MANDAMENTO di fatto sono rimasti pressoché sulla carta. E’ inequivocabile che, per operare, oggi, il sog-getto pubblico, sia esso Stato o Ente locale, deve oramai orien-tarsi verso risorse ed obiettivi ter-ritoriali: progetti attuabili su base locale a totale beneficio della co-munità. E’ il territorio, quindi, che andrebbe maggiormente coin-volto o quantomeno rivalutato. I vari soggetti sociali, che ruotano attorno all’ente locale - questo dovrebbe delegare loro, e per materia, vari processi organizza-tivi e esecutivi - diverrebbero at-tuatori in misura semplice, flessi-bile e cooperativistica di modelli di servizi legati ai reali e specifici bisogni/contesti di riferimento. Il progetto mandamentale era ap-punto ritagliato perfettamente

per queste specificità, in un ter-ritorio costituito da nove comuni del basso isontino. Caratteristica che, ad esempio, una Città co-mune o una Città Unica – due o tre comuni uniti - non ha e mai potrà avere. Il concetto di Città comune o similare, contrapposto al modello di sviluppo manda-mentale, di fatto cristallizzereb-be, solo differenziandoli, gli at-tuali costi delle varie “macchine comunali”, in tutte le molteplici sfaccettature, e accentuerebbe i già presenti campanilismi, a cui nessuno sembra rinunciare. Sarebbe utile e molto semplice mettere insieme le forze ottimiz-zandone gli sforzi: un fazzoletto di terra com’è quello manda-mentale non può permettersi dispersioni e divagazioni opera-tive. Gli enti locali, e i loro rap-presentanti, superino l’impasse attuale, causato da un lato, forse, dall’eccessiva burocratizzazione del progetto e dall’altro da una visione ristretta e campanilistica di Città Mandamento. Per fa-vorire un’inversione di tendenza ogni Sindaco non dovrebbe più limitarsi alla “cura” territoriale del proprio “ambito elettorale” ma spingersi oltre e fare “rete” col comune contermine. Ognu-no potrebbe così addivenire a ruolo di compartecipe nella ge-stione ottimale, e su larga scala, di servizi pubblici, superando ogni logica di stretto confine, a beneficio, ovviamente, del-la collettività: questa sì unica.

Pier Ugo Candido(Ref. Enti Locali, Italia dei Valori F.V.G.)

Il recupero del progetto “citta’ mandamento”

Il dibattito da noi lanciato sulla riorganizzazione degli enti locali – noi abbiamo immaginato una unione ( da far divenire poi Fu-sione) tra i comuni di San Canzian e Turriaco – si arricchisce di una ulteriore voce. Dopo aver senti-to, negli scorsi numeri, l’opinione dei consiglieri regionali del PD Brandolin e Brussa, intervistato L’assessore regionale Seganti, il capogruppo di Rifondazione Co-munista di San Canzian Enrico Bullian, dato voce ai cittadini, rice-viamo e volentieri pubblichiamo l’interbento di Pier Ugo Candido,

consigliere dell’Italia dei Valori a Turriaco e referente regionale degli enti locali di quel partito.Le sue opinioni collimano solo in parte con le nostre proposte ma anche in questo articolo si parte dall’assunto che l’attuale assetto non riesce a garantire quelle ris-poste che i cittadini attendono dalle istituzioni. Ovviamente ri-maniamo ancora in attesa che il sindaco Caruso esca dal suo assordante silenzio che dura ormai da diversi mesi e ci dica come la pensa sull’argomento.

Chiediamo ospitalità a cit-tà futura per manifestare la nostra amarezza per quan-to successo poco tempo fa.I fatti: la nostra associazione ha gestito l’area ai brechi - sotto varie forme - dal 1982 al 2010 -. Ha contribuito in maniera de-terminante a infrastrutturare l’area di proprietà del comune, tanto che alla stipula della pri-ma convenzione la perizia che accompagnava l’atto di dona-zione quantificava il valore dei manufatti e degli impianti (gas, acqua, elettrico, costruiti dal lavoro volontario dei tanti soci dell’associazione), ad oltre i 200 milioni di allora -era il 1997-.Nel corso di questi anni abbia-mo sempre manutenuto l’area con grande dedizione e offerto alla cittadinanza tutta, ai singoli e alle associazioni uno spazio ideale per fare feste e iniziative.Alla fine dello scorso anno, alla scadenza della convenzio-ne – che, lo ricordiamo, era onerosa tanto che l’associazione, crediamo unica nel panorama comunale, pagava 516 euro annui di canone - concor-dammo con l’amministrazione comunale la nostra rinun-cia. E fin qua tutto bene.La cosa che ci ha lasciato amareggiati è che alla cerimo-nia organizzata dal sindaco per la consegna dell’area alle asso-ciazioni che ci hanno succeduto nella gestione, sono stati invitati i sodalizi del comune ad ecce-zione del nostro. Non una let-tera, non una telefonata per invi-tare chi con sacrifici e dedizione ha contribuito all’arredamento dell’area per come la cono-sciamo. Nulla di grave, sia chia-ro. Probabilmente un banale episodio di maleducazione e scortesia istituzionale da parte del Sindaco. Speriamo che non sia parte di quel sentimento particolarmente astioso verso tutto ciò che puzza di sinistra che ultimamente sembra carat-terizzare l’azione della Caruso.Noi ovviamente siamo sem-pre pronti a collaborare con l’amministrazione comunale per il bene del nostro paese: ri-maniamo capaci di distinguere tra le persone e le istituzioni.

L’associazione “Amici dell’Unità”.

Educazione, virtù rara

Page 8: San Canzian Città Futura - Giugno 2011

8Città FuturaGiugno 2011

Festa della Liberazione e Costituzione

Per i francesi la festa nazionale è il 14 luglio; per gli americani c’è l’Indipendence day (4 luglio), il Co-lumbus day (8 ottobre) e il 22 no-vembre, giorno del Ringraziamento. E per noi italiani, qual è il calendario civico nazionale, le date in cui il popolo si riconosce e si identifica nella Patria comune? Quelle in cui tutti dovremmo ritrovarci, su-perando faide politiche e contrap-posizioni ideologiche, dovrebbero essere il 25 aprile e il 2 giugno. Ma di questi tempi, anche i mo-menti identitari fondamentali sono messi in discussione. La festa della Repubblica, e il doveroso ri-chiamo alla Costituzione, non scalda i cuori di chi vagheggia la Padania e di quelli che vorrebbero rivedere a fondo la nostra Carta. E quanto al 25 aprile, c’è stata addi-rittura negli anni scorsi la proposta di trasformare la Liberazione in festa della libertà, che ammiccava all’allora nascente “popolo delle libertà” e le sottraeva il riferimento storico alla scelta democratica ed antifascista dagli italiani fatta nel 44. Perché invece va confermato quel patto di allora? Giova ricordare al-cuni passaggi della storia: Mussolini cade il 25 luglio 1943, l’8 settem-bre il governo Badoglio annuncia l’armistizio e si rifugia a Brindisi, con la Monarchia. La confusione è totale, molti interpretano l’armistizio come la fine della guerra, le forze armate - lasciate senza precisi ordini – sbandano, una parte ab-bandona l’esercito e torna a casa, altri militari finiscono nei lager nazisti o massacrati come a Ce-falonia, altri ancora entrano nella clandestinità e nella resistenza. L’intero Paese è allo sbando, diviso in due, il Meridione liberato dagli americani, il resto sotto controllo nazista. Lo Stato in pratica non c’è più, gli italiani sono senza punti di riferimento, non sono più “cittadini”. E’ in questa situazione che le forze politiche – costrette alla clande-stinità durante il ventennio fasci-sta - riprendono in mano la situa-zione. Il patto che sancisce l’unità tra comunisti, socialisti, democris-tiani, liberali e monarchici, non era facile da realizzare per le storie di-verse che le singole forze aveva-no maturato nel ventennio pre-

cedente e per le diverse prospettive che intravvedevano per il Paese. Ma il primo, grande compromesso storico viene raggiunto sulla base di alcuni obiettivi condivisi: quello della lotta di Liberazione per con-tribuire alla cacciata dei tedeschi e di ciò che resta del fascismo in Italia; e quello di porre le premesse per la ricostruzione dell’unità na-zionale e della democrazia in Italia. Poi, in democrazia, il Paese avreb-be scelto da chi farsi governare.Il 25 aprile che continuiamo a fe-steggiare è questo. E’ il patto che ci ha ridato dignità sul piano interna-zionale. E’ quello che ci ha portato alla Repubblica e ci ha garantito la Costituzione, una delle Carte più belle ancor oggi in Europa. E’ quello che ha fissato le coordinate entro le quali le forze politiche italiane si sono riconosciute anche dopo il 1948, quando la contrapposizione

Il patto unitario della Patria in cui ci riconosciamo

Siamo un gruppo di cittadini, profondamente legati alle is-tituzioni democratiche della nostra Repubblica, aderenti a diversi partiti o a nessun par-tito, giovani e meno giovani.Esprimiamo la nostra per-plessità e disagio per i di-scorsi pronunciati durante la celebrazione del 25 aprile or-ganizzata il 30 aprile dal Co-mune di San Canzian d’Isonzo.Il sindaco è riuscito a non pronunciare mai, durante la sua non breve orazione, le parole nazismo e fascismo, quasi che la liberazione sia avvenuta contro un fantoma-tico nemico mai nominato.Ma non era che l’assaggio di quello che abbiamo do-vuto sorbirci dopo. Il relatore, professor Georg Meyr , è ri-uscito a dire nell’ordine: che il fascismo è andato legittima-mente al potere, che non ha fatto tutto male, che bisogna comprendere la buona fede degli aderenti alla repub-blica di Salò e che, infine, il 2 giugno, Festa della Repub-blica, non è così importante. Siamo quindi rimasti ester-

si è fatta aspra. Nel momento dei pericolo per le nostre istituzioni - si trattasse dei tentativi di golpe del 64 o del terrorismo nero e ros-so - le forze democratiche si sono sempre ritrovate unite, richiaman-dosi al 25 aprile e alla Costituzione.Il nostro sindaco e il prof. Georg Mayr di queste cose avrebbero dovuto tener conto quando hanno celebrato questa data, specie in un comune dalle tradizioni antifasciste come San Canzian. Se intendevano introdurre qualche distinguo sulla resistenza dalle parti nostre, avreb-bero dovuto ricordare che neanche la rivoluzione francese e la nascita degli Stati uniti sono state tutte rose senza spine. Non l’hanno fatto. Non si stupiscano se poi un grup-po significativo di cittadini prende le distanze dalle cose che hanno detto. Hanno dato voce ai più. La redazione

refatti e sgomenti di fronte a una interpretazione della lotta di liberazione nazi-fascista che pensavamo di leggere solo nelle riviste dei reduci fascisti e che ormai non trova albergo neppure nelle dichiarazioni degli espo-nenti della destra democrati-ca di oggi, a partire dal presi-dente della camera On. Fini. Tutto ciò in un comune il cui tributo di sangue alla guerra partigiana è stato altissimo e ha visto decine di nostri concittadini perire sulle mon-tagne, in Risiera o nei campi di sterminio – peraltro mai ci-tati dall’oratore in questione. Davvero: indignati e sgomenti!

Luigina Trevisan, Roberto Rossi,Claudio Puntin,

Claudio Pogacini,Salvatore Monello, Edi Minin, Stefa-

no Minin, Flavio Furlanetti, Giovanni Furlan,

Sergio Furlan, Luca Fur-lan, Giovanni Fedel, Guido Carlet, Giorgio Brandolin,

Liviana Boldrin

Il Comune e il 25 aprile, una celebrazione sconcertante