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Qual’è il Senso ? Qual’è il Senso ? Le Montagne sacre Le Montagne sacre Il T Il T ai Chi Chuan attiva gli anticorpi ai Chi Chuan attiva gli anticorpi L’Universo Olografico ’Universo Olografico Chi Sao: il Cuore del W Chi Sao: il Cuore del W ing Chun ing Chun Realizzata in proprio a cura di: SAN BAO-Centro Studi Kung Fu - Scuola di Discipline Orientali - www.sanbao.it - [email protected] Change your Mind and you’ll change the world S S AN BAO MAGAZINE AN BAO MAGAZINE of T of T r r aditional K aditional K ung Fu ung Fu RIVISTA ELETTRONICA PER LA DIFFUSIONE DELLE ARTI MARZIALI E CULTURA ORIENTALE Anno 2 - Num.3 MAG::GIU 2007

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Qual’è il Senso ?Qual’è il Senso ?

Le Montagne sacreLe Montagne sacre

Il TIl Tai Chi Chuan attiva gli anticorpiai Chi Chuan attiva gli anticorpi

LL’Universo Olografico’Universo Olografico

Chi Sao: il Cuore del WChi Sao: il Cuore del Wing Chuning Chun

Realizzata in proprio a cura di: SAN BAO-Centro Studi Kung Fu - Scuola di Discipline Orientali - www.sanbao.it - [email protected]

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RIVISTA ELETTRONICA PER LA DIFFUSIONE DELLE ARTI MARZIALI E CULTURA ORIENTALE

Anno 2 - Num.3 MAG::GIU 2007

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s o m m a r i o

Le Montagne Sacre

Qual’è il Senso ?

il Tai Chi Chuan attiva gli anticorpi

L’Universo Olografico 5

Chi Sao: il Cuore del Wing Chun

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La rivista “San Bao Magazine” è ideata, curata erealizzata interamente dalla Scuola di DisciplineOrientali “SAN BAO - Centro Studi Kung Fu”.

Via del Salice, 1005100 Ternitel. [email protected]: 329.7325460

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Hanno collaborato:Mariani FedericaEodardo Maggi

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San Bao News 14

HunagShan: La Montagna Gialla 12

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e d i t o r i a l eQual’è il Senso ?

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di Simone Sebastiani

In una società in cui il confronto corpo-reo non è più necessario per la stretta soprav-vivenza, ci si chiede che senso hanno leDiscipline di Combattimento. Le Arti Marzialiavevano infatti una valenza precisa nellasocietà antica, forse più miratamente difensi-va, ma perché e in che funzione sono soprav-vissute nel nostro contesto di uomini civilizza-ti?

In questo periodo in cui si sente parlare trop-po spesso di stragi, di delitti e omicidi, di“bravi” uomini e “brave” donne che in un pigrolunedì pomeriggio sterminano una famiglia, lapropria o altrui; bambini e ragazzi che uccido-no per gioco, per divertimento o perché vitti-me loro stessi delle proprie pulsioni ed emo-zioni che non riescono ad esprimere. In tuttoquesto, quale è il senso dell’Arte Marziale?Per rispondere al quesito è necessario com-prendere che le Arti Marziali hanno costituitosin dall’origine un’espressione del patrimoniosocioculturale del paese in cui sono sorte, e irichiami alla tradizione religiosa, cosmologica,filosofica, poetica e figurativa sono continui edespliciti. Pensiamo alle forme di Kung Fu cheda semplici sistemi per allenare dei movimen-ti in concatenazione fluida, divengono deimetodi per trasmettere vere e proprie “inter-pretazioni filosofiche” della vita, per simboleg-giare valori, raccontare corporalmente espe-rienze del profondo della coscienza umana,del rapporto dell’uomo col cosmo. E ancora dipiù nel Tai Chi Chuan, Arte che assomma in séla meditazione, la danza, la disciplina di com-battimento e molto altro.

In ogni Arte Marziale, dal Kung fu alla MuayBoran, dal Judo al Taekwondo, sia la metodo-logia di allenamento che le tecniche, ma ancorpiù il combattimento, sono sottoposti a rego-le, codici e modalità espressive che travalica-no i limiti propri della nostra concezione spor-tiva. L’incontro marziale è il luogo in cui ven-gono esibite le emozioni, le pulsioni e il sensostesso del trovarsi di fronte all’alterità. Saperaffrontare la vera lotta significa essere cosiforti da sapersi aprire all’alterità, rendersi vul-nerabili per farla accadere in tutta la sua por-tata vivificante.

Le antiche Arti Marziali ci insegnano che inognuno di noi c’è un lato oscuro, in cui sinascondono le nostre paure ed i nostri istintidi morte e distruzione, che la nostra educazio-ne di uomini civilizzati tende a rimuovere.

Ma rimuovere non vuol dire risolvere, perchésono poi quelle stesse emozioni represse chetroppo spesso escono cosi forti ed inaspettateda non essere più controllabili e trasformanol’impiegato di banca, il padre modello o il figlioprovetto nel giustiziere della notte, in quelloche la società moderna bolla come “MOSTRO”.

Oggi, ancor più che alle loro origini, le ArtiMarziali rappresentano una Via di crescita checi permette di affrontare i nostri mostri ed inostri dubbi, ci aiutano a conoscerci ed aconoscere, ci mettono davanti a noi stessi,indicandoci i nostri limiti e le nostre paure, ciaiutano a crescere e riappropriarci della sem-plicità originaria per ribaltare i condiziona-menti che la società contemporanea ci accollaaddosso, per farci sentire più liberi e soprat-tutto più uomini nel senso più profondo deltermine. La lotta intesa quindi come laborato-rio sperimentale di trasformazione di se stes-si e delle proprie potenzialità per giungere aduna dimensione metafisica dell’esistenza, perportare verso la conoscenza di se stessi.La pratica costante può portare verso quellostato mentale di “vuoto” che permette di per-cepire la giusta dimensione esistenziale e dirapportarsi con umiltà con i propri limiti e, conla stessa umiltà, ma con intento incrollabile, disuperarli, come la goccia che buca la roccia,come la forza che fa crescere le montagne esoprattutto con una fede incrollabile nelCuore…..“Abbattere e Costruire” è questa laregola aurea delle Arti Marziali.

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Montagne SacreIl potere nascosto dei luoghi magici della terra

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Ovunque intorno a noi sono presentiluoghi sacri, vecchie fortezze, terre perdute,paesaggi simbolici, capaci di affascinare stu-diosi, avventurieri, ricercatori, artisti e appas-sionati di tutti i popoli e culture. Queste testimonianze, ricche di mistero edinquietudine, infiammano l’immaginazione deivisitatori, risvegliando in essi una paura mistaa rispetto.

Esistono luoghi magici, in cui l’energia, sottoogni forma voi la intendiate, è palpabile eviva, in cui il contattocon il “Divino” risultaforte ed incolmabileallo stesso tempo;sono luoghi in cui voi,per primi, vi sentite diEsistere. Sono le Montagne:naturali luoghi di“culto” in cui interegenerazioni si sonorecate e si recano tut-t’ora, per cercare ilcontatto immediatocon la divinità e lacomunicazione con leforze della natura.

In ogni civiltà esisto-no Montagne Sacre: èinfatti sull’Ararat,nella Turchia orienta-le, che l’Arca di Noè trova finalmente unapprodo. Ed è ancora una montagna, il MonteSinai secondo l’Antico Testamento, il luogo incui Mosé riceve le leggi di Dio o dove il Cristo,dopo lunga e tormentata ascesa, viene croci-fisso per la salvezza del genere umano.Montagne sacre, in effetti, esistono nelle reli-gioni di tutto il pianeta: dall’Ausangate vicinoa Cuzco al Popocatépeti messicano alle mon-tagne sacre dei Navajo e degli Hopi, dalKikuyu kenyota al grande spirito delKilimanjaro, dall’Olimpo al Glastonbury Tordegli antichi druidi, alle cime himalayane alPicco d’Adamo nello Sri Lanka. Fino ad AyersRock, o Uluru, venerato dagli aborigeniaustraliani. In ogni cultura, popolo, tradizioneesiste un luogo mistico, una Montagna che loavvicini al Sacro.

Nella tradizione Cinese, sono ben cinque leMontagne Sacre venerate dai Taoisti ed indi-cate come “i cinque picchi del Wu Dan”; tra diesse due spiccano per eccellenza, maestosità,

storia e leggenda: sono il “T’ai Shan – il MonteSacro dei Cinesi” ed il “Huang Shan – laMontagna Gialla”.Il T’ai Shan è considerato da sempre il piùsacro dei cinque monti del Taoismo: nel perio-do del pellegrinaggio annuale, da febbraio amaggio, più di diecimila persone salgono ognigiorno i settemila gradini che dalla città di T’aiAn portano al Tempio dell’Imperatore di Giadasulla cima del monte.

Durante il lungo percorso le persone incontra-no cascate, torrenti etempli avvolti da foltevegetazioni di cipressie pini. I pellegrini ini-ziano la loro salita,che dura in mediasette-otto ore, di serae passano attraversola “Porta Celeste”nelle prime ore delmattino, per assistereall’evento che li haportati fin lì: il magni-fico spuntare del solesopra i monti.

Huang Shan, invece,deve la sua popolaritàad una leggenda anti-ca che racconta comesia “apparsa” graziealla bravura, spiritua-

lità e devozione di un Maestro del pennello. IlMonte Huang Shan è uno di quei posti magicidel nostro pianeta: quattromila piedi sopra laterra, settantadue vette, trentadue cime diloto, colonne di pietra, gemme d’oro e boccio-li fioriti. Per migliaia di anni poeti, artisti, viag-giatori si sono recati quassù, per le sue nuvo-le, i suoi pini e le sue rocce. In alto, sui diru-pi ci sono quattro pilastri rocciosi con sagomeumane al centro: “due immortali che giocanoa wei-chi”, a destra “il primo ministro cheosserva la partita” a sinistra “l’Immortale checompie un sacrificio”.

Uno spettacolo unico nel suo genere che puòessere descritto egregiamente con le parole diLi Bo, Poeta cinese della Dinastia Tang: “……Làun tempo l’immortale filtrò l’elisir, spiccò ilvolo e non lasciò che le sue impronte”.

Tipico panorama montuoso Cinese

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Il Tai Chi Chuan attiva gli anticorpi

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Secondo l’OMS (OrganizzazioneMondiale della Sanità) il Ben-essere non èvisto come semplice assenza di malattia,bensì come un optimum della sferafisica,mentale, emozionale e sociale.

Questo concetto, che spesso sfugge a noiOccidentali, è una pietra miliare della culturaCinese. Anticamente il medico aveva il compi-to di tutelare la salute della persona giornodopo giorno promuovendo uno stile di vita chelo allontanasse e lo proteggesse da eventualipatologie. Il medico veniva inesorabilmentecacciato solo nel caso che la persona siammalasse! Oggi recenti studi medici hanno scopertoquello che la Medicina Tradizionale divulga dadiverse centinaia di anni: il Tai Chi Chuan,un’antica forma di Arte Marziale cinese, attivale potenzialità del sistema immunitario.Secondo un recente studio Americano, svoltopresso la Facoltà di Medicina di Los Angelesquesto metodo, costituito da movimenti cor-porei lenti e rilassati abinati ad un controllatoflusso della respirazione, sarebbe un toccasa-na soprattutto per gli anziani, i malati o lepersone fisicamente debilitate.

L’esperimento si è basato su 36 ultrasessan-tenni che hanno contratto nella loro infanzia ilvirus della varicella. Ad alcuni di essi è statochiesto di praticare gli esercizi di Tai ChiChuan. Dopo 15 settimane si è scoperto chechi si era esercitato con costanza nell’ArteMarziale aveva incrementato la quantità dianticorpi contro la varicella presenti nel san-gue.

I vantaggi del Tai Chi Chuan non si fermanosoltanto a quelli descritti ma ricoprono unavasta lista di patologie in quanto, secondo laMedicina Tradizionale, il movimento Tai Chiriequilibra le energie disperse dalla malat-tia…qualunque essa sia.

I benefici che gli si annoverano maggiormen-te sono: ripristino delle difese naturali e dellefunzioni vitali, miglioramento di patologie del-l’apparato locomotore come artriti ed artrosi,ottima terapia contro patologie del sistemanervoso centrale come irritabilità, ipersensibi-lità nervosa, schizofrenia, stati di ansia,depressione, stress, tachicardia ed ipertensio-ne; previene aterosclereosi ed altre patologiedall’apparato circolatorio sanguigno e linfaticopromuovendo il ritorno venoso al cuore; inol-tre i movimenti del tronco e la respirazionediaframmatica stimolano, attraverso l’azionemeccanica, l’apparato digestivo e le funzionivitali di organi e visceri, favorendo il transitoed il riassorbimento dei gas intestinali, evitan-do cosi il formarsi di ulcere, di gastroenteriti,di costipazione e di altri disturbi addominali.

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boxe; per questo motivo è impossibile ottene-re la realizzazione della doppia coltivazione della Viae della tecnica, che divengono vane parole.

Nel Tai Chi Chuan i principi del Ti e Yong sonoinseparabili. Nella parole degli uomini dell'antichità:"Ti e Yong non sono due cose distinte" e "Dove c'è Tic'è anche Yong". Così si esprime il Maestro ChengMan-ch'ing nella sua introduzione ai nuovi metodi dicoltivazione personale: "Ti e Yong sono legati comel'ombra è legata alla forma della mano". Si può dun-que affermare che Ti e Yong sono complementari einseparabili. Di conseguenza, per diffondere il Tai ChiChuan, è necessario non soltanto attribuire allaForma e al Tui Shou la stessa importanza ma ancheprestare attenzione alla loro qualità.

Soprattutto in questo periodo in cui si promuove la pratica del Tai Chi Chuan come attività fisicaper tutta la popolazione, è indispensabile prestare attenzione alla qualità dell'arte della boxe, far proce-dere di pari passo la dottrina e la tecnica allo scopo di ottenere la doppia preparazione di Ti e Yong e ladoppia coltivazione della Via e della tecnica. A prescindere dal fatto che si eserciti la sostanza del Tai ChiChuan o l'applicazione del Tui Shou, bisogna sempre attenersi alle 13 posizioni; se ci si allontana da esseciò che si pratica non è più Tai Chi Chuan. Le 13 posizioni comprendono: Peng (parare), Lu (ritirarsi ruo-tando), Chi (premere), An (spingere) - e cioè le 4 direzioni - Tsai (tirare verso il basso), Lieh (dividere),Chou (colpire con il gomito), Kao (colpire con la spalla) - e cioè i 4 angoli - questi due gruppi di tecni-che vengono definite le 8 Porte. Seguono Chin (avanzare), Tui (indietreggiare), Ku (guardare e spostar-si a sinistra), Pan (guardare e spostarsi a destra), Ting (ritornare al centro o equilibrio centrale) defini-te i 5 Passi (o i 5 Movimenti). Le tecniche del Tai Chi Chuan, benché varie e diversificate, si rifanno tuttealle 13 Posizioni fondamentali.

Universo Olografico L’universo è un illusione? Gli Scienziati ed il Paradigma olografico

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Nel 1982 un’équipe di ricercadell’Università di Parigi, diretta dal fisico AlainAspect, ha condotto quello che potrebbe rive-larsi il più importante esperimento del 20°secolo. Aspect ed il suo team hanno infattiscoperto che, sottoponendo a determinatecondizioni delle particelle subatomiche, comegli elettroni, esse sono capaci di comunicareistantaneamente una con l’altra indipendente-mente dalla distanza che le separa, sia che sitratti di 10 metri o di 10 miliardi di chilometri.È come se ogni singola particella sapesseesattamente cosa stiano facendo tutte lealtre. Questo fenomeno può essere spiegatosolo in due modi: o la teoria di Einstein cheesclude la possibilità di comunicazioni piùveloci della luce è da considerarsi errata,oppure le particelle subatomiche sono connes-se non-localmente. Poiché la maggior partedei fisici nega la possibilità di fenomeni cheoltrepassino la velocità della luce, l’ipotesi piùaccreditata è che l’esperimento di Aspect siala prova che il legame tra le particelle subato-miche sia effettivamente di tipo non-locale.

David Bohm, noto fisico dell’Università diLondra, recentemente scomparso, sostenevache le scoperte di Aspect implicavano che larealtà oggettiva non esiste. Nonostante la suaapparente solidità, l’universo è in realtà unfantasma, un ologramma gigantesco e splen-didamente dettagliato. Ologrammi, la parte eil tutto in una sola immagine

Per capire come mai il Prof. Bohm abbia fattoquesta sbalorditiva affermazione, dobbiamoprima comprendere la natura degli ologram-mi. Un ologramma è una fotografia tridimen-sionale prodotta con l’aiuto di un laser: percreare un ologramma l’oggetto da fotografareviene prima immerso nella luce di un raggiolaser, poi un secondo raggio laser viene fatto

rimbalzare sulla luce riflessa del primo e loschema risultante dalla zona di interferenzadove i due raggi si incontrano viene impressosulla pellicola fotografica. Quando la pellicolaviene sviluppata risulta visibile solo un intricodi linee chiare e scure ma, illuminata da unaltro raggio laser, ecco apparire il soggettooriginale. La tridimensionalità di tali immagininon è l’unica caratteristica interessante degliologrammi, difatti se l’ologramma di una rosaviene tagliato a metà e poi illuminato da unlaser, si scoprirà che ciascuna metà contieneancora l’intera immagine della rosa. Anchecontinuando a dividere le due metà, vedremoche ogni minuscolo frammento di pellicolaconterrà sempre una versione più piccola, maintatta, della stessa immagine. Diversamentedalle normali fotografie, ogni parte di un olo-gramma contiene tutte le informazioni posse-dute dall’ologramma integro.

Questa caratteristica degli ologrammi ci forni-sce una maniera totalmente nuova di com-prendere i concetti di organizzazione e di ordi-ne.

Per quasi tutto il suo corso la scienza occiden-tale ha agito sotto il preconcetto che il modomigliore di capire un fenomeno fisico, che sitrattasse di una rana o di un atomo, era quel-lo di sezionarlo e di studiarne le varie parti.

Gli ologrammi ci insegnano che alcuni feno-meni possono esulare da questo tipo diapproccio.

Questa intuizione suggerì a Bohm una stradadiversa per comprendere la scoperta del pro-fessor Aspect. Diversi livelli di consapevolez-za, diverse realtà Bohm si convinse che ilmotivo per cui le particelle subatomiche resta-no in contatto indipendentemente dalladistanza che le separarisiede nel fatto che laloro separazione è un’il-lusione. Egli sostenevache, ad un qualchelivello di realtà più pro-fondo, tali particellenon sono entità indivi-duali ma estensioni diuno stesso "organismo"fondamentale.Per spie-gare la sua teoria Bohmutilizzava questo esem-pio: immaginate unacquario contenente un

David Bohm

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pesce. Immaginate anche che l’acquario nonsia visibile direttamente ma che noi lo si vedasolo attraverso due telecamere, una posizio-nata frontalmente e l’altra lateralmenterispetto all’acquario. Mentre guardiamo i duemonitor televisivi possiamo pensare che ipesci visibili sui monitor siano due entitàseparate, la differente posizione delle teleca-mere ci darà infatti due immagini lievementediverse. Ma, continuando ad osservare i duepesci, alla fine ci accorgeremo che vi è uncerto legame tra di loro: quando uno si gira,anche l’altro si girerà; quando uno guarda difronte a sé, l’altro guarderà lateralmente. Serestiamo completamente all’oscuro delloscopo reale dell’esperimento, potremmo arri-vare a credere che i due pesci stiano comuni-cando tra di loro, istantaneamente e misterio-samente.

Secondo Bohm il comportamento delle parti-celle subatomiche indica chiaramente che vi èun livello di realtà del quale non siamo mini-mamente consapevoli, una dimensione cheoltrepassa la nostra. Se le particelle subatomi-che ci appaiono separate è perché siamocapaci di vedere solo una porzione della lororealtà, esse non sono "parti" separate bensìsfaccettature di un’unità più profonda e basi-lare che risulta infine altrettanto olografica edindivisibile quanto la nostra rosa. E poichéogni cosa nella realtà fisica è costituita daqueste "immagini", ne consegue che l’univer-so stesso è una proiezione, un ologramma. Ilmagazzino cosmico di tutto ciò che è, sarà osia mai stato

Oltre alla sua natura illusoria, questo universoavrebbe altre caratteristiche stupefacenti: sela separazione tra le particelle subatomiche èsolo apparente, ciò significa che, ad un livellopiù profondo, tutte le cose sono infinitamentecollegate. Gli elettroni di un atomo di carboniodel cervello umano sono connessi alle particel-le subatomiche che costituiscono ogni salmo-ne che nuota, ogni cuore che batte ed ognistella che brilla nel cielo.

Tutto compenetra tutto. Sebbene la naturaumana cerchi di categorizzare, classificare esuddividere i vari fenomeni dell’universo, ognisuddivisione risulta necessariamente artificia-le e tutta la natura non è altro che unaimmensa rete ininterrotta. In un universo olo-grafico persino il tempo e lo spazio non sareb-bero più dei principi fondamentali.

Poiché concetti come la località vengonoinfranti in un universo dove nulla è veramen-te separato dal resto, anche il tempo e lo spa-zio tridimensionale (come le immagini del

pesce sui monitor TV) dovrebbero venireinterpretati come semplici proiezioni di unsistema più complesso.

Al suo livello più profondo la realtà non è altroche una sorta di super-ologramma dove il pas-sato, il presente ed il futuro coesistono simul-taneamente; questo implica che, avendo glistrumenti appropriati, un giorno potremmospingerci entro quel livello della realtà ecogliere delle scene del nostro passato dalungo tempo dimenticato. Cos’altro possa con-tenere il super-ologramma resta una doman-da senza risposta.

In via ipotetica, ammettendo che esso esista,dovrebbe contenere ogni singola particellasubatomica che sia, che sia stata e che sarà,nonché ogni possibile configurazione di mate-ria ed energia: dai fiocchi di neve alle stelle,dalle balene grigie ai raggi gamma.Dovremmo immaginarlo come una sorta dimagazzino cosmico di Tutto ciò che Esiste.Bohm si era addirittura spinto a supporre cheil livello super-olografico della realtà potrebbenon essere altro che un semplice stadio inter-medio oltre il quale si celerebbero un’infinitàdi ulteriori sviluppi. Poiché il termine ologram-ma si riferisce di solito ad una immagine sta-tica che non coincide con la natura dinamica eperennemente attiva del nostro universo,Bohm preferiva descrivere l’universo col ter-mine "olomovimento".Affermare che ogni singola parte di una pelli-cola olografica contiene tutte le informazioniin possesso della pellicola integra significasemplicemente dire che l’informazione èdistribuita non-localmente. Se è vero chel’universo è organizzato secondo principi olo-grafici, si suppone che anch’esso abbia delleproprietà non-locali e quindi ogni particellaesistente contiene in se stessa l’immagineintera. 6

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Partendo da questo presupposto si deduce chetutte le manifestazioni della vita provengonoda un’unica fonte di causalità che include ogniatomo dell’universo. Dalle particelle subatomi-che alle galassie giganti, tutto è allo stessotempo parte infinitesimale e totalità di "tutto".Il cervello è un ologramma capace di conser-vare 10 miliardi di informazioni…

Lavorando nel campo della ricerca sulle fun-zioni cerebrali, anche il neurofisiologo KarlPribram, dell’Università di Stanford, si è con-vinto della natura olografica della realtà.

Numerosi studi, condotti sui ratti negli anni‘20, avevano dimostrato che i ricordi non risul-tano confinati in determinate zone del cervel-lo: dagli esperimenti nessuno però riusciva aspiegare quale meccanismo consentisse alcervello di conservare i ricordi, fin quandoPribram non applicò a questo campo i concet-ti dell’olografia. Il Dott. Pribram crede che iricordi non siano immagazzinati nei neuroni oin piccoli gruppi di neuroni, ma negli schemidegli impulsi nervosi che si intersecano attra-verso tutto il cervello, proprio come gli schemidei raggi laser che si intersecano su tuttal’area del frammento di pellicola che contienel’immagine olografica. Quindi il cervello stessofunziona come un ologramma e la teoria diPribram spiegherebbe anche in che modo que-sto organo riesca a contenere una tale quan-tità di ricordi in uno spazio così limitato.

È stato calcolato che il cervello della nostraspecie ha la capacità di immagazzinare circa10 miliardi di informazioni, durante la duratamedia di vita (approssimativamente l’equiva-lente di cinque edizioni dell’EnciclopediaTreccani!) e si è scoperto che anche gli olo-grammi possiedono una sorprendente capaci-tà di memorizzazione, infatti semplicementecambiando l’angolazione con cui due raggilaser colpiscono una pellicola fotografica, sipossono accumulare miliardi di informazioni inun solo centimetro cubico di spazio.... ma

anche di correlare idee edecodificare frequenzedi ogni tipo.

Anche la nostra stupefa-cente capacità di recu-perare velocemente unaqualsivoglia informazio-ne dall’enorme magaz-zino del nostro cervellorisulta spiegabile piùfacilmente, se si suppo-ne che esso funzionisecondo principi ologra-fici. Non è necessario

scartabellare attraverso una specie di gigante-sco archivio alfabetico cerebrale perché ogniframmento di informazione sembra esseresempre istantaneamente correlato a tutti glialtri: un’altra particolarità tipica degli olo-grammi.Si tratta forse del supremo esempio in naturadi un sistema a correlazione incrociata.Un’altra caratteristica del cervello spiegabile inbase all’ipotesi di Pribram è la sua abilità neltradurre la valanga di frequenze luminose,sonore, ecc. che esso riceve tramite i sensi,nel mondo concreto delle nostre percezioni.Codificare e decodificare frequenze è esatta-mente quello che un ologramma sa faremeglio. Così come un ologramma funge, percosì dire, da strumento di traduzione capacedi convertire un ammasso di frequenze privedi significato in una immagine coerente, così ilcervello usa i principi olografici per convertirematematicamente le frequenze ricevute inpercezioni interiori.Vi è una impressionante quantità di dati scien-tifici che confermano la teoria di Pribram,ormai, infatti, condivisa da molti altri neurofi-siologi. Il ricercatore italo-argentino HugoZucarelli ha recentemente applicato il modelloolografico ai fenomeni acustici, incuriosito dalfatto che gli umani possono localizzare lafonte di un suono senza girare la testa, abilitàche conservano anche se sordi da un orecchio.È risultato che ciascuno dei nostri sensi è sen-sibile ad una varietà di frequenze molto piùampia di quanto supposto.

Ad esempio: il nostro sistema visivo è sensibi-le alle frequenze sonore, il nostro senso del-l’olfatto percepisce anche le cosiddette "fre-quenze Cosmiche" e persino le cellule delnostro corpo sono sensibili ad una vastagamma di frequenze.Tali scoperte suggeriscono che è solo neldominio olografico della coscienza che tali fre-quenze possono venire vagliate e suddivise.La realtà? Non esiste, è solo un paradigmaolografico.

7Dott. Pribram

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Ma l’aspetto più sbalorditivo del modello cere-brale olografico di Pribram è ciò che risultaquando lo si unisce alla teoria di Bohm. Perchése la concretezza del mondo non è altro cheuna realtà secondaria e ciò che esiste non èaltro che un turbine olografico di frequenze ese persino il cervello è solo un ologramma cheseleziona alcune di queste frequenze trasfor-mandole in percezioni sensoriali, cosa restadella realtà oggettiva? Per dirla in parolepovere: non esiste.

Come avevano lungamente sostenuto le reli-gioni e le filosofie orientali, il mondo materia-le è una illusione. Noi stessi pensiamo di esse-re delle entità fisiche che si muovono in unmondo fisico ma tutto questo fa parte delcampo della pura illusione. In realtà siamouna sorta di "ricevito-ri" che galleggiano inun caleidoscopicomare di frequenze eciò che ne estraiamolo trasformiamo magi-camente in realtà fisi-ca: uno dei miliardi di"mondi" esistenti nelsuper-ologramma.

Questo impressionan-te nuovo concetto direaltà è stato battez-zato "paradigma olo-grafico" e sebbenediversi scienziati loabbiano accolto conscetticismo, ha entu-siasmato molti altri.Un piccolo, ma cre-scente, gruppo diricercatori è convintoche si tratti del piùaccurato modello di realtà finora raggiuntodalla scienza. In un universo in cui le mentiindividuali sono in effetti porzioni indivisibili diun ologramma e tutto è infinitamente inter-connesso, i cosiddetti "stati alterati di coscien-za" potrebbero semplicemente essere il pas-saggio ad un livello olografico più elevato.

Se la mente è effettivamente parte di un con-tinuum, di un labirinto collegato non solo adogni altra mente esistente o esistita, maanche ad ogni atomo, organismo o zona nellavastità dello spazio, ed al tempo stesso, ilfatto che essa sia capace di fare delle incursio-ni in questo labirinto e di farci sperimentaredelle esperienze extracorporee, non sembrapiù così strano. Immaginarsi malati, immagi-narsi sani.

Il paradigma olografico ha delle implicazionianche nelle cosiddette scienze pure come labiologia. Keith Floyd, uno psicologo del VirginiaIntermont College, ha sottolineato il fatto chese la concretezza della realtà non è altro cheuna illusione olografica, non potremmo piùaffermare che la mente crea la coscienza(cogito ergo sum). Al contrario, sarebbe lacoscienza a creare l’illusoria sensazione di uncervello, di un corpo e di qualunque altrooggetto ci circondi che noi interpretiamo come"fisico".

Una tale rivoluzione nel nostro modo di stu-diare le strutture biologiche ha spinto i ricer-catori ad affermare che anche la medicina etutto ciò che sappiamo del processo di guari-

gione verrebbero tra-sformati dal paradigmaolografico. Infatti, sel’apparente strutturafisica del corpo non èaltro che una proiezio-ne olografica dellacoscienza, risulta chia-ro che ognuno di noi èmolto più responsabiledella propria salute diquanto riconoscano leattuali conoscenze nelcampo della medicina.

Quelle che noi ora con-sideriamo guarigionimiracolose potrebberoin realtà essere dovutead un mutamento dellostato di coscienza cheprovochi dei cambia-menti nell’ologrammacorporeo. Allo stesso

modo, potrebbe darsi che alcune controversetecniche di guarigione alternative come la"visualizzazione" risultino così efficaci perchénel dominio olografico del pensiero le immagi-ni sono in fondo reali quanto la "realtà". Ilmondo concreto è una tela bianca che attendedi essere dipinta.

Perfino le visioni ed altre esperienze di realtànon ordinaria possono venire facilmente spie-gate se accettiamo l’ipotesi di un universo olo-grafico. Nel suo libro "Gifts of UnknownThings", il biologo Lyall Watson descrive il suoincontro con una sciamana indonesiana che,eseguendo una danza rituale, era capace difar svanire istantaneamente un interoboschetto di alberi.

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Watson riferisce che mentre lui ed un altroattonito osservatore continuavano a guardare,la donna fece velocemente riapparire e scom-parire gli alberi diverse volte.

Sebbene le conoscenze scientifiche attuali nonci permettano di spiegare tali fenomeni, espe-rienze come queste diventano più plausibiliqualora si ammetta la natura olografica dellarealtà. Forse siamo tutti d’accordo su cosa esi-sta o non esista semplicemente perché ciò checonsideriamo "realtà consensuale" è stato for-mulato e ratificato ad un livello della coscien-za umana nel quale tutte le menti sono illimi-tatamente collegate tra loro.

Se ciò risultasse vero, sarebbe la più profondaed importante di tutte le conseguenze connes-se al paradigma olografico, implicherebbeinfatti che esperienze come quella riportata daWatson non sono comuni solo perché nonabbiamo impostato le nostre menti con le con-vinzioni atte a renderle tali.

In un universo olografico non vi sono limitiall’entità dei cambiamenti che possiamoapportare alla sostanza della realtà perché ciòche percepiamo come realtà è soltanto unatela in attesa che noi vi si dipinga sopra qua-lunque immagine vogliamo.

Tutto diviene possibile, dal piegare cucchiai colpotere della mente, ai fantasmagorici eventivissuti da Carlos Castaneda durante i suoiincontri con don Juan, lo sciamano Yaquidescritto nei suoi libri.

Tutto questo non sarà né più né meno miraco-loso della capacità che abbiamo di plasmare larealtà a nostro piacimento durante i sogni.

Tutte le nostre convinzioni fondamentalidovranno essere riviste alla luce della teoriaolografica della realtà.

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Chi Saoil Cuore del Wing Chun Kung Fu

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di Sifu Samuel Kwok

Che cosa è il Chi Sau? E' importante?Come lo si pratica? In questo piccolo articolocercherò di rispondere ad alcune di questedomande attraverso la spiegazione del WingChun dal punto di vista del Chi Sau e nellostesso tempo cercherò di chiarire i malintesiche durante gli anni si sono formati su esso.

Il Chi Sau è il cuore del Wing Chun ma tutto-ra il suo reale significato non è stato ancoravalutato nella sua importanza: esso permetteai praticanti di esercitare le loro tecniche eforze senza correre il rischio di ferirsi. Moltepersone utilizzano il loro Chi Sau come puntodi riferimento nelle loro azioni di attacco; maa volte il contatto è molto forte e questa con-dizione di aggressività non solo va contro allafilosofia del Kung Fu ma crea anche delleincongruenze nel progredire tecnico degliallievi: infatti l'eccessiva aggressività crea unagara tra gli allievi, una sorta di rivalità ed ani-mosità tra loro che porta ad irrigidirli ed iso-larli l'uno dall'altro.

Indubbiamente il Wing Chun è un sistemaaggressivo poiché ha a che fare con la realtàdella lotta e si presenta sempre nelle situa-zioni di minaccia personale e proprio perquesto motivo è fondamentale collegare lenozioni teoriche di base con quelle pratiche: ilChi Sau offre questo mezzo. Esso permette aipraticanti di Wing Chun di correggere le loroposizioni e di dosare la loro forza; è una sortadi utensile per cui le arti di lotta possono esse-re migliorate.

Ma per permettere questo, oltre all'eserciziofisico è importante discutere con gli allievi suidettagli dei movimenti e sugli stessi principidel Wing Chun, che sono: Linee precise, sem-plicità, economia dei movimenti, giusto utiliz-zo delle forze, corretta rotazione del corpo egiusto rapporto tra tensione e rilassamento. Sideve fare attenzione a tutti questi fattori se sivuole comprendere a fondo la tecnica ed imovimenti da mettere in pratica.

Solo quando l'allievo "sente" dentro di sé ilmovimento corretto e la giusta energia, si puòdire che egli ha realmente compreso questaarte marziale. Nei primi stadi di Dan Chi (ChiSao con un solo braccio) e Poon Sau (la rota-zione tipica delle braccia, conosciuta in ingle-se come "rolling") viene dato all'allievo ampialibertà e spazio per correggere le sue posizio-ni e concentrarsi sui principi della lotta: il"quando" e il "come" sono solo due delle tantedomande che egli si pone e a cui può darsiuna risposta in prima persona, e mentre eglicresce con il suo Chi Sau, le tecniche diventa-no sempre più di natura istintiva.

E' tutta una questione di sensazione persona-le, di istinto e di concentrazione: l'allievoimpara a sentire con le sue braccia tutto ciòche gli è stato messo a disposizione dalleinformazioni; nella situazione di difesa egli ècosì in grado di attuare la posizione necessa-ria di protezione della linea centrale ponendoin relazione le sue braccia con quelle dell'av-versano mentre nella situazione offensiva egliè in grado di iniziare un attacco non appenaintuisce un cedimento del suo aggressore.

Naturalmente tutto questo avviene quandol'allievo ha già assimilato la maggior parte diinformazioni sui movimenti degli arti e quindi

il Maestro Samuel Kwok in una esibizione di Chi Sao

Sifu Samuel Kwok con un allievo ed il Gran Maestro Yp Ching

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riesce ad avere un quadro completo dellasituazione e ad avere una giusta reazione.

Il Chi Sau praticato a questo livello è come ilgioco degli scacchi: non c'è subito un vincito-re, ma è un gioco di rincorrersi come cane egatto, in cui si aspetta un passo falso o uncedimento del reciproco avversario per riusci-re a dominare la situazione. Uno dei fattori importanti per lo sviluppo di unbuon Chi Sau sono la ricettività e la curiosità:quando si cerca la verità, bisogna avere anchela capacità di percepirla. Il dogma "Questo ègiusto perché sono io a dirlo!" in questa ricer-ca della verità non ha posto, perché questorende inefficace il Chi Sau, e quindi anche ilWing Chun alla fine ha lo stesso risultato.

Alla base del Wing Chun sta un corretto utiliz-zo di energia e l'intuito di "cogliere al volo" ilmomento di cedimento dell'avversano perattuare l'offensiva: quando noi mettiamo intensione i nostri muscoli, abbiamo bisognodell'energia disponibile e dobbiamo utilizzarlanel breve tempo possibile, poiché lo sforzocrea subito acido lattico che ci provoca stan-chezza.

Per questo motivo noi dobbiamo avere lacapacità di capire i movimenti del nostroaggressore e di percepire subito un suo rilas-samento, in modo da avere la possibilità diattuare la nostra reazione con l'utilizzo dellanostra forza.

Il Chi Sau è com-plesso, e per arri-vare a una suapiena compren-sione vi deveessere unacostante ricercadella verità, unprofondo entusia-smo nel seguire lelezioni, uno stret-to rapporto conl'insegnante emolta pazienza.Si potranno averetutte le rispostesul Chi Sau soloquando si sarannoposte, però, le domande principali.

Il Maestro Samuel Kwok studia wing chun daoltre 30 anni; il suo primo insegnante fu il M°Chan Wai Ling di Hong Kong nel 1967. Nel1972 si sposta in Inghilterra dove verrà pre-sentato al Maestro Lee Shing il quale, alcunianni più tardi lo introduce al Maestro Yp Chunnel 1978, il quale nel 1981 lo farà rappresen-tante della Ip Chun Martial Art Association.Nel 1994 vuole approfondire lo studio con ilMaestro Ip Ching. Nel 1998 gli viene conferitaun onoreficienza dalla Manchester Universityper la diffusione e la promozione delle artimarziali.

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Sifu Samuel Kwok

Sifu Samuel Kwok in Chi Sao con il Gran Maestro Yp Ching

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HuangShan: la montagna gialla

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Tratto da “Cina: bellezza misteriosa” (Rizzoli, ‘87)

"Viveva nei tempi antichi ungrande pittore, Pei Du. Ancora bambi-no, all'età di dieci anni, aveva impara-to tutto ciò che poteva da tutti i gran-di maestri detta Cina. Andò a dipinge-re per l'intero Paese.

Ebbene, a quei tempi la Cina era pia-neggiante. Ma Pei Du dipinse mitichemontagne, rocceappuntite e diru-pi, pini, turbino-se foschie, unuccello qua e là,talvolta un esse-re solitario,oppure un ponteo una casupolaisolati su unam o n t a g n a ,un'assorta soli-tudine.

Erano cose cheaveva visto sol-tanto nella suaimmaginazionee nei suoi sogni.

Ricercava la per-fezione in ognip e n n e l l a t a ,mentre conti-nuava giorno dopo giorno, anno dopoanno, a ridipingere ciascun elementodei suoi paesaggi. Molta gente siaccalcava per vedere di sfuggita le sueopere un attimo prima che fosserofinite perché, una volta completate,egli aveva l'abitudine di distruggerle lamattina seguente, considerandoletroppo imperfette per essere conser-vate.

Pei Du continuò a dipingere finché fuvecchio.

Quando ebbe novant'anni, la suaopera attirò l'attenzione del Dìo delleBellezza, Huangshu, che una notte gliapparve in sogno.

Il Dìo gli disse che avrebbe avutotempo di portare a termine solo unaltro quadro prima di morire e chequesto quadro doveva essere perfetto.

Pei Du trascorsei dieci anni suc-cessivi lavorandoogni giorno aquell'unico dipin-to.

Lo terminò, final-mente, il giornoprima del suocentesimo com-pleanno.

Quella notte ilDio della bellez-za gli apparveancora in sogno:"Ci sei riuscito,Pei Du. domanidipingerai connoi in cielo".

La mattina dopo, prima dell'alba, PeiDu si alzò e si sedette in silenziodavanti al quadro.

Migliaia di persone si erano già radu-nate aspettando che passasse la notteper vedere il dipinto terminato. Manella notte si era alzata la nebbia, cosinessuno potè vedere niente.

Quando finalmente cominciò a schiari-re, il gigantesco dipinto apparve,pezzo per pezzo.

panoramica del Monte HuangShan

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Tutti rimasero senza fiato.

Molti piansero. Bellezza pura sommer-se tutti i presenti.

Non c'era dubbio che il quadro fosseperfetto. Gli occhi di Pei Du si velaro-no di lacrime.

Era la più bella opera d'arte che fossemai stata creata. Quando calarono letenebre, Huangshu, comparendo sottoforma di una nebbiolina bianca, dissol-se il dipinto tramutandolo in realtà.

Emersero settantadue vette, con corsid'acqua, sorgenti calde, sentieri,ponti, un tempio sorgeva in primopiano, una cima a forma di loto sullasommità di un monte.

Quando la gente si riebbe dall'emozio-ne, guardò Péi Du.

I suoi occhi erano chiusi. C'era un sor-rìso sul suo volto. Era morto.

Ma il suo dipinto era perfetto ed è oraun luogo chiamato Huangshan: laMontagna Gialla".

panoramica del Monte HuangShan

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SAN BAO

23-24 Giugno 2007 - NorciaSeminario Residenziale Wing Chun

2-3 Giugno 2007 - Montecatini Terme1° Meeting Interscuola di Tai Chi Chuan & Qi Gong1° Meeting interscuola di Tai chi Chuan stile Cheng Man-Ch’ing. Saranno presen-ti tutte le Scuole Italiane che seguono questo metodo per seguire il seminario resi-denziale dei Grandi Maestri di Taiwan: G.M° Chu Hon Ping; M° Wang Chin Shin eM° Rosa Chen.

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Il prossimo numero di “SANIl prossimo numero di “SAN BAO Magazine” uscirà nei primi giorni siBAO Magazine” uscirà nei primi giorni siSettembre 2007, visto che i mesi estivi saranno impegnati in seminari,Settembre 2007, visto che i mesi estivi saranno impegnati in seminari,lezioni aperte, stlezioni aperte, stage ed esibizioni.age ed esibizioni.

7-8 Luglio 2007 - Macchie d’AmeliaSeminario Residenziale Tai Chi Chuan & Qi Gong

13-14-15 Luglio 2007 - PennabilliOrientarsi FestivalORIENTARSI è un evento artistico, culturale, scientifico e gastronomico volto araccogliere le voci che riguardano il BenEssere, la Qualità della Vita, la tradizione,le discipline orientali e le Arti Marziali.Per informazioni www.orientarsifestival.com

22 Luglio 2007 - TerniSAN BAO PARTY - Festa di fine anno della Scuola

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SSAN BAOAN BAOCentro Studi KCentro Studi Kung Fuung FuScuola di Discipline OrientaliScuola di Discipline Orientali

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