SALESIANO COOPERATORE - salcoopicp.eu · zelanti Sacerdoti e laici vennero in aiuto a coltivare la...

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CE SALESIANO COOPERATORE secondo il cuore di don Bosco

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SALESIANO COOPERATOREsecondo il cuore

di don Bosco

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“Io ebbi sempre bisogno di tutti”

• “Frate o non frate … io rimango con don Bosco”

• La funicella: insieme si può

• “Sono sempre andato avanti come mi ispirava il Signore”

• “Noi due faremo tutto a metà”

• “Qui si commerciano anime!”

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DON BOSCO HA AVUTO SEMPRE BISOGNO DI TUTTI

• … in tutte le fasi della sua vita

• … per realizzare la sua missione

• … per aiutare le persone a “salvarsi l’anima”

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• Ai Becchi nella sua infanzia

• A Chieri nella sua adolescenza e giovinezza

• A Torino nella sua opera pastorale

DON BOSCO HA AVUTO SEMPRE BISOGNO DI TUTTI

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DON BOSCO HA AVUTO BISOGNO DI TUTTI NELLA SUA FANCIULLEZZA

• di un “Uomo venerando” e di una “Maestra” nel sogno dei 9 anni

• di Mamma Margherita• del Sig Luigi della cascina Moglia• dello zio Michele• di Don Calosso• della carità di tutti: “ … vado a Chieri a studiare

… potete aiutarmi?”

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DON BOSCO HA AVUTO BISOGNO DI TUTTI NELLA SUA ADOLESCENZA

A CHIERI• dalla signora Lucia Matta, di

tanta ospitalità e lavoro

• di bella amicizie: Luigi Comollo, Giacomo Levi detto Giona

• di un aiuto per scegliere la vocazione giusta

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DON BOSCO HA AVUTO BISOGNO DI TUTTI NEL SUO ARRIVO A

TORINO• di un santo prete, don Cafasso, “l’amico discreto,

il consigliere saggio, il silenzioso benefattore”

• della Marchesa Barolo, di don Borel• di tanti sacerdoti e laici (aristocratici, semplici

lavoratori, commercianti) che in vario modo hanno collaborato all’opera degli oratori

• di un angelo dal pelo grigio

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DON BOSCO HA AVUTO BISOGNO DI TUTTI NEL SUO ARRIVO A TORINO

• di donne speciali: mamma Margherita e la sorella, lamamma di Rua, quella di Michele Magone, lamamma del canonico Gastaldi, Santa MariaDomenica Mazzarello

• dei ragazzi che gli salvano la vita, di DomenicoSavio; di Brosio “il bersagliere”

• di chi non se lo sarebbe aspettato: Rattazzi

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PER REALIZZARE LA SUA MISSIONE

«La storia dei Cooperatori Salesiani rimonta al 1841 quando si cominciò a raccogliere i ragazzi poveri ed abbandonati nella città di Torino...».

(Mem. Biogr. vol. XI, p. 84-86)

• Fare catechismo• Aiuto nelle scuole serali• Assistenza dei giovani• Ricerca di un buon lavoro, specialmente per gli ex carcerati• Lavaggio della biancheria e distribuzione • Non solo con l’azione ma anche col denaro

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«Appena si cominciò l'Opera degli Oratori nel 1841 tosto alcuni piizelanti Sacerdoti e laici vennero in aiuto a coltivare la messe che find'allora si presentava copiosa nella classe dei giovani pericolanti. Questicollaboratori, o Cooperatori, furono in ogni tempo il sostegno delleOpere pie che la Divina Provvidenza ci poneva tra mano. (…) Il SignoreIddio, ricco di grazie e di benedizioni spanda copiosi i suoi celesti favorisopra tutti coloro che prestano l'opera loro per guadagnare anime aGesù Salvatore, fare del bene alla pericolante gioventù, prepararebuoni cristiani alla Chiesa, onesti cittadini alla civile società, e cosìtutti possano divenire un giorno fortunati abitatori del Cielo. Cosìsia.

(Prefazione al Regolamento pubblicato ad Albenga, luglio 1876)

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“Nel corso del primo inverno (siamo a poche settimane dall’8 dicembre1841) don Bosco si adoperò a consolidare il piccolo oratorio. (…) egli findai primi mesi invitò e trasse al suo oratorio alcuni altri di civilecondizione, di buona condotta e già istruiti. Questi da lui addestraticominciarono ad aiutarlo a conservare l’ordine tra i compagni, a farelettura ed anche cantare sacre laudi …

(MB 2,90-91)

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“Alcuni nobili signori e borghesi si unirono ai catechisti e aigiovani maestri, e li aiutavano in chiesa e fuori chiesa nei loro uffizi.Essi davansi specialmente premura di cercare tra i giovani, quelli acui mancava il lavoro; procuravano di metterli bene in assetto ed ingradi di potersi presentare nelle officine e nei negozi, e licollocavano presso qualche onesto padrone andando a visitarli sulluogo lungo la settimana. Don Bosco in una conferenza aicooperatori nel 1878 esclamava: Era proprio la DivinaProvvidenza che li mandava … Questi primi cooperatori, siaecclesiatici che secolari, non guardavano a disagi e a fatiche, mavedendo come molti giovani discoli si riducessero nella via dellevirtù, sacrificavano se stessi per la salvezza degli altri

(MB 3,253-254)

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DON BOSCO HA AVUTO BISOGNO DI TUTTI PER AIUTARE LE PERSONE

A “SALVARSI L’ANIMA”"Scopo fondamentale dei Cooperatori si é di fare il bene a se stessi mercèun tenore di vita, per quanto si può, simile a quella che si tiene nella vitacomune. Perciocché molti andrebbero volentieri in un chiostro, ma chi peretà, chi per sanità o condizione, moltissimi per difetto di opportunità ne sonoassolutamente impediti. Costoro, facendosi Cooperatori Salesiani, possonocontinuare in mezzo alle loro ordinarie occupazioni, in seno alle propriefamiglie, e vivere come se di fatto fossero in Congregazione. Laonde dalSommo Pontefice quest'Associazione è considerata come un Terz'Ordinedegli antichi, colla differenza che in quelli si proponeva la perfezionecristiana nell'esercizio della pietà; qui si ha per fine principale la vita attivanell'esercizio della carità verso il prossimo e specialmente verso lagioventù pericolante".

(Il Regolamento di Don Bosco, § III, anno 1876)

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Alla propria salvezza: Don Bosco li voleva benformati perché sapeva che il vivere nel secolo eradifficile.Scrive nel “Cattolico nel secolo” (libro diffuso performare i laici): “La vita dell’uomo sopra la terra èun combattimento. Oggi un cattolico deverichiamare alla mente che è soldato di Cristo”.

DON BOSCO HA AVUTO BISOGNO DI TUTTI PER AIUTARE LE PERSONE

A “SALVARSI L’ANIMA”

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“FRATE O NON FRATE … IO RIMANGO CON DON BOSCO”

• Proposta di don Bosco ai suoi ragazzi • Unica vocazione realizzata in vari modi (frate

o non frate)• Tutti corresponsabili di un’unica missione: la

salvezza della gioventù• Per fare “commercio di anime”

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SALESIANI ESTERNI: BOCCIATI!Idea di radunare questi collaboratori in una

associazione• Primo tentativo nel (1850): fu un insuccesso• Secondo tentativo (1864): nella presentazione delle

Regole della Società si parla di “salesiani esterni”• Ripresentato più volte, sempre bocciato• Terzo tentativo (1874): Unione di San Francesco di

Sales

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“SALESIANI ESTERNI?”.

• PIO BRUNONE LANTERI, fondatore col Guala del Convitto Ecclesiastico

• Vuol coinvolgere i laici nella “riconquista culturale” della società

• Fonda gli Oblati di Maria Vergine, in cui prevede l’adesione di “soci esterni”

• Compito: diffusione buona stampa, esercizi spirituali, difesa del Papa

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I COOPERATORI SALESIANI: CI SIAMO

Quarto tentativo (1876) ci siamo: Cooperatori Salesiani• Scopi: fare del bene a se stessi con una vita cristiana impegnata,

aiutare i salesiani nelle loro imprese, “rimuovere” i mali che minacciano la gioventù

• Mezzi suggeriti: catechismi, esercizi spirituali, sostegno delle vocazioni sacerdotali, diffusione della buona stampa, preghiera, elemosina

Primi travisamenti: • solo elemosine

• proprietà privata della Società Salesiana

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UNA MISSIO PRECISA• Il suo primo regolamento affermava

• Ai Cooperatori salesiani si propone la stessa messe della Congregazione di San Francesco di Sales

• Promuovere novene, tridui, esercizi spirituali e catechismi …

• La cura delle vocazioni …

• Opporre la buona stampa alla stampa irreligiosa

• Carità vero i fanciulli pericolanti

• “Un avamposto in prima linea, dove i Cooperatori dovevano agire come gli “esploratori” e gli “assaltatori”.

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COOPERATORI SPECIALISSIMI

• Conte Cays: aristocratico a servizio dei poveri

• Donna Dorotea de Chopitea: l’elemosiniera di Dio

• Alexandrina da Costa: “Lampada del Tabernacolo”

• Da Pio X fino ad Achille Giordani

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BOLLETTINO SALESIANO

• Strumento di collegamento tra i cooperatori stessi e il centro delle opere salesiane

• “ … il bene deve circolare”, non solo

il male!

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LA FUNICELLA: INSIEME SI PUÒ«Un Cooperatore per sé può fare del bene, ma il frutto restaassai limitato e per lo più di poca durata. Al contrario unito conaltri trova appoggio, consiglio, coraggio, e spesso conleggera fatica ottiene assai, perché le forze anche debolidiventano forti se sono riunite. Quindi il gran detto chel'unione fa la forza... Per tanto i nostri Cooperatori, seguendo loscopo della Congregazione Salesiana, si adopereranno secondole loro forze per raccogliere ragazzi pericolanti edabbandonati nelle vie e nelle piazze; avviarli al catechismo,trattenerli nei giorni festivi e collocarli presso ad onestopadrone, dirigerli, consigliarli, aiutarli quanto si può perfarne buoni Cristiani ed onesti cittadini».

(DON BOSCO, nel primo Bollettino Salesiano, agosto 1877).

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“SONO SEMPRE ANDATO AVANTI COME IL SIGNORE MI ISPIRAVA”

Gradualità del concetto di cooperazione in base alle necessità emergenti

• dei giovani • della società salesiana• delle possibilità delle persone

Questi prendono sul serio la proposta di don Bosco: “invadenza” dei cooperatori nel campo educativo …

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“Io faccio l’abbozzo, i miei figli stenderanno i colori”

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UNA SPIRITUALITÀ TUTTA PARTICOLARE

• La spiritualità del lavoro e del quotidiano

• “il laico che ha l’azione come il luogo abituale di incontro con Dio”

• Operosità instancabile, coraggiosa e coerente

• Carità pastorale

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ALLA MORTE DI DON BOSCO• Scrive il Wirth: “Alla morte di Don Bosco nel 1888 una cosa

era evidente: la forza apostolica della modestaCongregazione salesiana era stata decuplicata grazieall’aiuto fraterno dei suoi cooperatori. Molti di essi meritanodi essere considerati di fatto, se non giuridicamente, verisalesiani nel mondo”.

• Si avverò quello che Don Bosco nel 1874 disse ai direttori unpo’ scettici: “Voi non mi capite ma vedrete che questaUnione sarà il sostegno della nostra Società. Pensateci”.

“NOI DUE FAREMO TUTTO A METÀ”• Don Rua il grande continuatore e organizzatore

dei Cooperatori

• Quello che don Bosco ha sognato, promosso, avviato, don Rua lo ha ultimato e realizzato

FILONI SU CUI I SUCCESSORI DI DON BOSCO HANNO LAVORATO

• L’identità e l’organizzazione del

movimento attraverso contatti indiretti e diretti

• Far giungere alla base gli orientamenti dei responsabili

• Promuovere incontri per permettere un’azione comune

• Vigilare sulla creazione di responsabili locali

DON RUA• Obiettivo di diffondere lo Spirito di Don Bosco• “Manuale teorico e pratico” (1893) … una guida sul

modo di cooperare alle Opere Salesiane,

• nel capitolo sulle “opere di zelo” si legge: “Senza trascurare l’ elemosina”, insisteva sulle opere che richiedono un impegno più personale

• “ogni cooperatore dovrebbe essere un catechista”

• Ricerca e sostegno delle vocazioni ecclesiastiche

• Diffusione della buona stampa

• Aiuto da prestare alla gioventù abbandonata

Lavoro ad extra (diocesi)• Il lavoro era su base diocesana: direttore e condirettore

diocesano, zelatore o zelatrice, comitati e sottocomitati• Interessante il metodo

• 1893 primo incontro a Valsalice, presenti 26 diocesi d’Italia

Lavoro ad intra (col mondo salesiano)• “convincere i sudditi delle loro responsabilità vero il

“terz’ordine”

• Capitolo 1895, commissione per studiare i rapporti dei cooperatori con le case salesiane

• Capitolo 1901 e 1904, in ogni ispettoria e in ogni casa un incaricato

• Creazione di un Ufficio Centrale dei Cooperatori

• Don Stefano Trione primo incaricato

• Difficoltà più grande fu la guerra

I CONGRESSI• Un modo per dare visibilità e diffondere lo Spirito di

Don Bosco nel mondo

• Tre caratteristiche: grandiosità, attenzione ai segni dei tempi, efficacia costruttiva

• 5 in 10 anni (dal 1895 al 1906) Bologna e Milano

• Per quanto è possibile, li presiede e li anima• Le lettere Circolari

I CONGRESSI• Indicazioni operative specifiche e puntuali richiami

alla fedeltà verso don Bosco

• Scelte organizzative efficaci

• Costituisce in ogni caso un “Incaricato dei Cooperatori”, in aiuto del Direttore, ed in ogni Ispettoria un Corrispondente Ispettoriale

UN RISCHIOQuesta Pia Associazione che costò tanti sacrifizi a don Bosco, che èbenedetta e incoraggiata dai Sommi Pontefici, che viene abbracciatadai Vescovi e cardinali, che sarà ognora il principale sostegno delleOpere Salesiane, tocca a noi farla conoscere, propagarla, renderlafeconda di frutti abbondanti … Se per nostra negligenza essa venisse adecadere, mostreremmo di non tenere nel conto dovuto le più pressantiraccomandazioni del nostro Fondatore. Ve lo confesso, in tutta sincerità,io non posso rallegrarmi quando apprendo che certi confratelli lavoranoindefessamente per fondare e dirigere altre associazioni, e non si dannopensiero di quella dei Cooperatori che è tutta cosa salesiana”.

DON ALBERA

Dal 1915 viene pubblicata sul Bollettino una serie di articoliche tendevano a correggere alcuni errori concernenti ilfine dell’Unione, riconoscendo che “molti non nesapevano nulla” : non solo il sostegno delle operesalesianeMolto lavoro lo fece il suo braccio destro, don Rinaldi

Il Congresso del 1926 radunò1500 partecipanti.In meno di due anni 300 direttori diocesani e 4500 decurioni.Moltiplicò il numero degli associati: “tutti i buoni cristiani del mondodiventino Cooperatori”.Fece rifiorire la pratica del ritiro mensile ed insistette sull’azionepersonale del cooperatore nel suo ambiente.Mise l’accento sulla cooperazione missionaria, in armonia con ledirettive di Pio XII e in occasione del cinquantesimo delle missionisalesiane (1925).Cooperatori organizzano riunioni e congressi per esaltare e sostenerel’apostolato delle missioni.

DON RINALDIL’ETÀ D’ORO DEI COOPERATORI

DON RICALDONEL’associazione proseguì, ma la situazione difficile e altreurgenze fecero rallentare lo sviluppo.Don Trione muore nel 1935.Il risveglio giunse nel 1947.Consigliere supplementare al Capitolo incaricato delladirezione dell’Unione.Nel 1950 si porta a compimento il progetto di don Ruadi un incaricato ispettoriale e di uno locale; Don GuidoFavini il nuovo incaricato.

DON ZIGGIOTTISi preoccupò di armonizzare l’idea di don Bosco con le direttive della SantaSede.Nuovo direttore generale don Luigi Ricceri, creò un Bollettino speciale.Nel 1962 un migliaio erano i centri dei cooperatori.Chiese ai cooperatori di prendere seriamente le loro responsabilità di laicinella Chiesa.Il Papa nel settembre 1952: ”se è innestata nel prolifico ceppo della FS, il suofine immediato però era di essere a disposizione della gerarchia. A questotitolo la chiesa si aspettava molto da questo nuovo provvidenzialemovimento del laicato cattolico”.“La missione propria dei cooperatori è l’apostolato secondo lo spiritosalesiano … chiamati a partecipare in pieno all’apostolato dei laici.L’orientamento apostolico ed ecclesiale affiorava sempre di più.

CONGRESSI INTERNAZIONALICardinal Gasparri diceva nel 1930 a Bogotà: “Un congresso internazionaledi cooperatori salesiani è sempre un avvenimento di prim’ordine, nelcampo dell’attività salesiana, ma anche cattolica, specialmente in ciòche concerne l’apostolato della gioventù, la stampa scolastica epopolare, le missioni … ed il filiale attaccamento alla Santa Sede”.Dove si tennero: Bologna 1895; Torino 1903, 1920 e 1926; Milano 1906;Roma 1952 e 1959; Buenos Aires 1900 e 1924; Lima 1906; Santiago del Cile1909; San Paolo 1915; Bogotà 1930; Bruxel 1958 (in occasione dellaesposizione universale); Madrid 1960; Barcellona 1961Programma ben sperimentato.Solenni sedute di apertura e chiusura.Studio sotto forma di esposizioni e discussioni di alcuni temi: cooperazione,formazione personale, gioventù, vocazioni, missioni.Intervento di personalità illustri, lettera di numerose adesioni, messaggiopontificio.

ELEMOSINEProposta: “la vita attiva nell’esercizio della carità vero il prossimoe specialmente verso la gioventù pericolante”Pare che questa carità si sia concretizzata sotto forma diELEMOSINAL’appello a finanziare le molteplici iniziative dei salesiani occupauna parte importante negli interventi dei superiori“ … un obolo che ha effetti soprannaturali, poiché serve asalvare anime, e in ogni caso, è un’ottima maniera di salvare lapropria …”.un “debito insolvibile” (don Rua) …l’animazione dei cooperatori segue l’andamento dei tempi,della chiesa e della congregazione

RISPOSTA DEI COOPERATORIASPETTO QUANTITATIVO

La diffusione del Bollettino salesiano è unaspetto interessante (8 edizioni con don Rua;1964 trenta edizioni, quasi un milione di copie).Aspetto qualitativo: partecipazione aicongressi.