SAGGIO STORICO - Weebly

37
DELLE PRINCIPALI EPIDEMIE IN RELAZIONE COI PROGRESSI DELL' IGIENE SAGGIO STORICO DI ANGELO GIAMBERINI La via cl lunga, e il cammino cl malvagio. DANTE, In], XXXIV,-<)5. . BOLOGNA SOCIETÀ TIPOGRAFICA AZZOGUIDI 1886

Transcript of SAGGIO STORICO - Weebly

DELLE PRINCIPALI

EPIDEMIE IN RELAZIONE

COI PROGRESSI DELL' IGIENE

SAGGIO STORICO

DI

ANGELO GIAMBERINI

La via cl lunga, e il cammino cl malvagio.

DANTE, In], XXXIV,-<)5. ~. .

BOLOGNA SOCIETÀ TIPOGRAFICA AZZOGUIDI

1886

Proprietario
Matita
Proprietario
Matita

Ar. CHIAHlSSlMO PHOFESSORI-:

CONTE CO~lM. PIETRO LORETA

A1 lviene spesso, che le umane a,Joni, p ut

che da volontà, siena mosse ed informate da

quel cumulo di circostante irresistibili e di

tempo e di luogo, costituenti civ che moder­

namente suolsi chiamare ambiente.

Non altrimenti io, con malinconico pensiero

per la recente invasione cholerica in Italia,

specie a Bologna, sospinto quasi senta volerlo ,

a interrogare cronache e storie, e a soffer­

marmi, come a tante staxioni d'interminabile

via crucis dell' umanità, ai troppo frequenti

lutti in esse rammemorati , persuaso di fai'

cosa grata agli amatori, oltre che de' buoni

studi, della pubblica salute, ho diligentemente

raccolto - durante un recente, brevissimo riposo

- e del mio meglio ordinato i fatti in una

Proprietario
Matita

monografia più che modesta, cercando porli

in relar.ione coi progressi della gran madre

di sanità - l'igiene.

Non creda, per altro, illustre professore,

che Le presenti uno studio scientificamente

analitico delle epidemie, de' caratteri e delle

conseguen,e loro ; chè da tale bisogna troppo

[ungi sono le mie forse .. unico intento hanno

queste pagine di mettere a concorso la storia

a vantaggio salutare e morale del popolo.

Comunque esse sieno, mi fa ardito di ded i­

cargliele, avendo sempre agognato dare a

Vossignoria di l'it.'a ric01lOSCen{a qualche prova,

memore delle cure amorose e dotte da Lei

prestate in tristi giorni a chi, in un' esistenfa.

ahimè! troppo breve, come figlio mi fu caro,

Proprietario
Matita
Proprietario
Matita

e quasi padre mi dilesse - all' ingegnere

proj. Omero Riccardo Righe/ti, indelebile

immagine, pur, dopo dieci anni ornai dalla sua

morte, nel cuore di quanti /0 conobbero.

Gradisca, ill.mo signore, l' umile omaggio,

e siami largo dell' indulgenza, propria d'animo

sovranamente nobile e generoso, come il Suo.

Bologna, :J-J. Novembre 1886.

.\~(;EI.O (;IA)lllld!l"l

Proprietario
Matita
Proprietario
Matita

DELLE PRINCIPALI EPIDEMIE

IN RELAlIO~E

COI PROGRESSI DELL' IGIEI\E

........ l' uom dunque ......•• a S~ stesso i mali Fabbrica ,' . E la stoltezza sua chiamò destino.

Q)IERO.

Igiene - vita, salute? benessere, attività ...

fra le scienze la prima; antica! ma sempre

nuova; non solo medica, rur morale, politica,

filosofica, sociale, religiosa - cura costante d'uo­

mini di dottrina e da filantropia animati - argo­

mento di leggi e di umanitarie disposizioni per

parte dei legislatori d'ogni secolo e nazione ­

norma di progresso negli edifici e nel rinnovel­

larsi delle città - fonte di salute vigorosa, di

gioviale, energico umore, cl' intelligenza spigliata

- lavacro di nettezza e di beltà - fortificatrice

delle stirpi - scuola d'idee, di feconde aspira­

zioni, cl' eccelsi c dignitosi ideali.

Proprietario
Matita
Proprietario
Matita

- 10­

o Igiea, alma, benefica figlia d' Esculapio, che

nell' aurea coppa porgevi all' egra umanità la forza

rigogliosa delle membra e all'anima la scintilla;

provvidenziale raggio su questo rnar di guai,

di pericoli e di pianto, a te il saluto esultante

di riconoscenza del ricco e del povero, del­

l'operaio, dell' infermo, dei viventi! Pur io ti

saluto, 'YYEC~, nel classico idioma de' tuoi Ate­

nìesi - deserte sono le tue are; niuno ai tuoi

simulacri si prostra; ma più lieto, più sereno

t'onora un culto novo, senza inganno di misteri,

senza studio d'oracoli - la Scienza.

Epidemia (è:1d, sopra - Ò~IJ.'J~, popolo) esprime solo di questa o quella malattia una maggior estenslonc , e risulta da cause accidentali; endemica, se da cause locali, ordinarie, come il cholera nell' India. Alcune vagano - la catarrale del '7 p e '75 dalla Svizzera pass ) in Prussia, Austria, Inghilterra ed in Italia, ov' ebbe terrnme. Plinio osservò, e i medici posteriori confermarono, correre da levante a ponente le epidemie, con frequenza in ragione diretta della vicinanza all' equatore. - Il contagio ccum-tangere ) - benché possa assumere carattere epidemico, ed alla sua trasmissione siena acconce le stette di lana, seta, cotone, canapa e lino, paglia, carta e penne, specie le pellicce c insetti volanti su malati c sui sani, e poco il vetro, le pietre e i metalli - pure non è sinonimo di epidemia. Arduo il classificare le malattie con­tagiose; - secondo Reqnin, evidentemente tali la rabbia, rogna, sifilide, rosolia, scarlattina, tigna favosa e pertosse, il vaiuolo, nfo e carbonchio; probabilmente, la peste, febbre gialla, tifoidea, angina cancrenosa, il grup e il sudore anglico.

Proprietario
Matita

rn111rmnnmH'f'f'ffTrff1TITI"fT

I.

Ed ora, se 000 temessi d'aver l'aria di scherzare,

direi che dal paradiso terrestre trae quasi sua

origine la storia dell' igiene col divieto del biblico

frutto, donde alla posterità tante sciagure, di cui

unica scusa al padre Adamo 1'impossibilità di

prevedere gli umani eventi. Ma, lasciando il più

che spazioso campo delle ipotesi per discendere

in quello della realtà, soffermiamoci tra il popo!o

eletto nel suo esodo per il deserto e sulle rive

famose del Giordano. Mosè, attignendo forse alla

remota scienza degli egizi ierofanti, e _per evi­

tare a' suoi la strage della pastilenza , suscitata

da Dio nella cruda terra dell' esiglio ...:... la prima

delle pestilenze (1500) ricordata dalla storia ­

presenta colla sanzione divina una lunga, partico­

lareggiata serie di sanitarie disposizioni, eminen­

temente provvide a gente angosciata da supcr­

~ 1:2­

sti aioni pur fra portenti e miracoli, troppo spesso

travagliata da guerre, percossa da lebbra, decimata

da malattie, quasi disfatta da contagi cl'ogni grado

e colore. A che miravano, infatti, i precetti sui

digiuni, le penitenze, la circoncisione, i frequenti

lavacri e la proibizione della carne suina?

Se fossi sicuro di non veder-ti, o lettore, far

la bocca mucida, spiegherei come, per ragion di

pubblica nettezza I ogni buon isr aelita dovesse

seco portar costantemente a cintola un baston­

cello. A che servisse, veggansi nel capitolo XXIII

del Deuteronomio i paragrafi XII, XlII, XIV.

Ma i figli dt Israele, sparsi per l'orbe , parve

dimenticassero le prescrizioni igieniche del grande

Iegidatore : - ne fanno fede le loro cacciate da

Bologna nel I 170 e 1593, causate in parte, si

ritiene, e forse non a torto, dall' insalubrità di

loro contrade, e sporcizia delle persone, affette da

morbi cutanei. Gli studenti, che, coi cittadini,

fugati li aveano a palle di neve, conservarono,

oltre a 200 anni, il diritto di mandare, alla

prima nevicata, una Deputazione al Senato, da

cui veniva, in memoria del fatto, conveniente­

mente regalata.

Il.

Note sono le pagine maravigliosc di Tucidide

ed i versi di Lucrezio, ove i due sommi descri­

vono la famosa peste del 430 avo G. C.; la quale,

attraversata l' Etiopia, I' Egitto l la Siria e la

Persia, invase l'Attica, specialmente Atene, dove

a migliaia mietè le vittime, tra le quali chi dié a

quel secolo, illustre per lettere, scienze ed arti,

il proprio nome. - Una delle più terribili - testi­

mone impotente il grande Ippocrate, allora tren­

tenne; - virtù inutile, anzi pericolosa, P uma­

nità - a seppellire i morti insufficienti i vivi;

persino gli uccelli di rapina e i carnivori prefe­

rivano al cibarsi de' cadaveri, sì nauseabondi e

ributtanti, la morte per fame. Ai guariti, deterio­

ramento fisico e morale; e, nell' obblio del passato

naufragata persino la conoscenza di se stessi.

In quella lugubre contingenza svegliassi, forse

per la prima volta, negli Ateniesi, travagliati pur

da guerre e da fame, la coscienza della necessità

di pubblica e privata rgrene , come ne porgono

non dubbia conferma le accuse contro Pericle, ri­

tenuto causa di quella moria per agglomerazione

- q-­

esuberante di milizie, corruttrici dell' aria, ed in

abitazioni anguste, basse, umide, malsane ed in­

gombre, le quali, in numero di lO mila, ospita­

vano già, secondo Haeser , ben 400 migliaia di

persone.

III.

La campagna romana - sotto rapporto IgIe­

nico, forse per P aere grave, viziato da miasmi ­

fu sempre tale, che parve prestare nuovo vigore

alle pestilenze ed epidemie, cui eserciti, barbari

e pellegrini importavano.

Già i più antichi coloni di qU211a terra, incuranti

d'inalveare le acque e prosciugar paludi, crede­

vano scongiurare pericoli e danni, innalzando are

votive alle tre Dee - Limnitide, Februa, Mefite;

- già Galeno veduto aveva riprodursi entro

il vallo Serviano quattro casi d'una malattia

non Osservata da Ippocrate, che una volta nel

corso di sua vi ta , e alla floridezza di questa ­

traendo profitto dalle lezioni dolorose del tempo

e dagli ammaestramenti savi, p~r quanto empirici,

dei predecessori, specie di Piragora , che poneva

a base della felicità , della mente chiara e del

Proprietario
Matita

valore umano, la sanità del corpo - intese con

due trattati - Conservazione della salute e

Qualità degli alimenti - ampliando e perfezio­

nando così la tradizione scientifica Ippocrarica.

Senza tener conto delle anteriori, che in nu­

mero, forse, di oltre 20, dal 2778 della biblica

creazione del mondo fino alla nascita di Cristo,

pur decimarono tante vittime, tra cui la nobilissi­

ma di Furio Camillo, la prima di maggior impor­

tanza, che travasi rammentata, è quella del 6 S!

Nerone imperante. Nell' autunno di quell' anno

30 mila inumazioni si notarono dal Libitinario

nei registri della Dea Libitina l, esclusi dalnovero

gl' indigenti e gli schiavi, forse per impotenza al

pagamento del prescritto tributo. Ed oltrepassate

le altre, che afflissero l'alma città sotto Ti to

e sotto Adriano, s'avanza terribilmente minaccio-

l Libitina, da ììbet, donde ìibltum e libido, amichiaaiuia Dca del piacere, della votuttà in Roma. Il culto di Vencre, come delle altre Divinità olimpiche, fu J' importazione greca. Ed allora il popolo, scorgendo un' intima relazione tra la voluttà della. vita e quella della morte, di questa diè a Libi­tina il patrocinio. « NOli omnìs morìar, Multaque pars mei vitabit Lìbìtinam » così Orazio nell' ode a Melpomene.

Sacro a lei Un bosco, del cui legno le bare; dedicata a lei una porta del circo, donde si trasportavano i morti gfa­diutori, e fra i sacerdoti suoi i libitinari, appaltatori delle funebr-i pompe.

- 11)­

sa la grandissima delle epidemie, importata (J 66)

dalle legioni di Lucio Vero, reduci dall' Oriente, e

diffusa per il vario, sconfinato mondo latino, tra­

vagliato pur da inondazioni , terremoti e fame.

[n Roma, secondo Dione Cassio, la mortalità

raggi unse fino a 2000 persone al giorno.

IV.

Ora, quale ammaestramento può trarsi dalla

troppa frequenza di epidemie in Roma?

Uno: la necessità dell' igiene, ben persuasi

che il trascurarla mette a vita meschina, conti w

nuamente minacciata, vergognosamente strana e

tr-iste. Invero, Marziale dipinge l'immensa Metro­

poli piena di vapori nauseabondi, rovinosi,

confusi a turbìnìi di polvere e d'Lnqualificabiti

odori. Nè con minor vivacità ed energia Iagnasi

di Roma l'elegantemente arguto Giovenale nella

satira III ad Umbricio, vecchio amico, di cui

approva e loda il pensiero d'emigrare a Cuma:

amena spiaggia è Cuma l e porta che guida

a Baia - ci dice - anche Procida prepongo a

Roma.... Oh quanti inferman qui.' quanti agli

Elisi Van.... ! crudo s' arresta Su lo stomaco

-17 ­

ardente il cibo, e strani Morbi cagiona. Nè

ammette le ritorte, angustissime vie, r eccelse

case, costose benchè meschine, di rado restaurate,

spesso puntellate, nè il getto di vasi fotti e

lerci fra i passanti - i l che non può dar idea

favorevole della nettezza in Roma nei primi due

secoli imperiali.

Oh! la provvidenza del governo nazionale

risani alfine l'agro latino, sciogliendo l'ultimo

fervente voto di Giuseppe Garibaldi, ch' è pur

quello della nazione.

v.

Erede e perfezionatore della saggezza igicnicu

del Mosaismo sorse il Cristianesimo; ma non potè

farsi argine all' invadente sudiciume del Levante

e del Nord; perciò lunga, interminabile, lacrimosa

fu la sequela degli anni, in cui le epidemie fecero

strazio d'intere popolazioni. D'annoverarsi fra

le principali ~ le cancrenose del 900, 964, 1000,

1006, 1030 e r roo, tutte terribili j di maggior

raccapriccio la- penultima, causa la carestia, più

grave del solito; chè non pochi pur di vi vere, non

ìsdegnavano ii cuoio bollito, ed altri persino la

Proprietario
Matita
Proprietario
Matita

,R ­

carne umana, mentre nelle case, per vie am­

mucchiati rimaneano, parecchi giorni, in putre­

fazione i cadaveri. Peggio, oltralpe: 48 anni,

non meno, dal 950 al IO 50, spopolarono la

terra dei Capeti colla fame e la peste, in mezzo

ad orrori, il cui solo accenno, specie pel 1032,

fa pensare più aUa iena che all' uomo. - 5' era

nel buio più fitto del medio-evo ~ non lavoro,

colture, messi, strade e ponti j donde discordie,

miseria, guerre, ignoranza, corruzione e regressc,

anzichè miglioramento, nell' igiene.

VI.

La lebbra, schifosa e fetida malattia dell'infe­

lice principe Idurneo , importata in Italia, secondo

Plinio, dalle legioni Pompeiane , parve nei primi

cinque secoli dell' era volgare rendersi mite e

benigna; parve cedere, dileguarsi con sagge, per

quel tempo, disposizioni sanitarie del longobardo

Rotari; ma poi, rinvigorita da ulteriore impor­

tazione per opera dei crociati (con cui eran partiti

300 bolognesi, condotti da Filippo e Oddo fratelli

Garisendi) ripigliò letale energia, sformando e de­

turpando a migliaia i corpi umani l corrodendoli

-'0 ­

tino a morte ~ cotalchè s'eressero a ricovero degli

ammorbati, al dir di Matteo Paris , ben 19 mila

spedali in Europa, che, dedicati a Lazzaro, morto

di peste, denominaronsi lazzaretti, cinque nel bolo­

gnese, uno dei quali a San Lazzaro di Savena.

Buon per noi, che in tempi posteriori i po­

poli, prosciolti dai vieti pregiudizi e illuminati

pur dai precetti della scienza, seguirono I' igienico

consiglio d'Eliseo al Iebbroso duce siriaco ­

Iaonde non 5' hanno più che rari casi di lebbra

in Isvezia, Norvegia, Inghilterra, Austria, Francia,

Russia, America c, purtroppo, anche in qualche

parte d' Italia, segnatarnente in Sicilia, a Co­

macchio e nella regione alpina.

VII.

Chi non lesse la mirabile descrizione, che il

Certaldese fa della peste nera a lui contempo­

ranea, eleggendola, non si è sentito profonda­

mente commosso per quella infelice generazione

già passata per gli orrori del 1340 e '47? Por­

tata nell' ottobre di quest' ultimo anno a Messina

da otto galee genovesi, provenienti dall' India,

era in novembre a Genova, nel gennaio a Pisa,

in febbraio a Lucca, nel marzo a Firenze e a

Bologna - quindi a Piombino, Siena e Perugia,

in maggio a Rimini, Ancona e Orvieto, ed in

breve dall' Italia fino all' estrema Albione invadeva

l'Europa. - Genova vi perdè un 40 mila abitanti,

Venezia 70 mila, Napoli 60 mila, Pisa e Bologna,

ciascuna, oltre a 30 mila, Firenze 50 mila,

Ferrara 25 mila,' Modena 8 mila; 40 milioni

l'Europa. 77 la terra tutta. Niun preservativo,

niuna speranza nemmeno ai robusti; non pur

il tocco, l'alito dell' appestato comunicava il

male, il più nella gente abitatr-ice di luridi tuguri.

In quel torno, Clemente VI istituiva la messa

pro morte subitanea vitanda ; in Bologna, a

riparo dello spopolamento seguirone, fu costretto

il senato chiamar di Germania servi e lavoratori,

ed incoraggiar con premi ed onori i matrimoni,

tenendo ii in quei tempi, come la maggiore delle

pubbliche ricchezze, la popolazione.

Leggasi quanto scrive Enea Silvio Piccolo­

mini (di poi papa Pio Il) del suo viaggio

a traverso dell' Europa, nel 1430. Le case

dei contadini erano di creta costrutte e di canne,

di paglia i tetti. per battente alle porte una

pelle di bue. Peggio l'interno - non aria, nè

i

luce; fuoco di torba in mezzo a stanze basse,

strette, umide, senz' altra uscita per il fumo,

che un buco al centro della volta.' Grossolani

cibi, persino scorze d'alberi, ignoto a intere

regioni il pane. Per vestimenta, paglia ravvolta

intorno alle membra. Insomma, immondizia fisica

e morale, verminìo ributtante.

Nè in assai migliori condizioni Bologna, che

pur tra le fiorite città del giardino europeo

passava per la grassa. Raccontano, che nel se­

colo XV (1400)' il volgo dei cittadini prendeva an­

cor sonno su stuoie o pagliericci senza lenzuoli, in

stanze, i cui pavimenti, di giunchi e di sabbia,

assorbivano immondizie ed escrementi d'animali

domestici; per le strade limacciose e sozze,

alcune persino costeggiate o traversate da fetidi

canali senza sponde, e tutte poi in pieno buio

la notte, grufolavano maiali, erravano polli ed

altre bestie; da ogni casa, fuorchè qiielle dei

ricchi provvedute di pazzi neri e di cloache,

non tutte a vòlra , trasudavano materie fetenti

e luride, che deturpavano la purezza dell' aria;

financo in chiesa, pericoloso l' orare a lungo su

arche sepolcrali rnalchiuse.

- '22­

[n tali condizioni, negletta e sbandita P igiene,

naturale il frequente succedersi d'epidemie che,

per dir solo di Venezia, dal 1000 al '400­

secondo il Galliciolli - vi fecero 40 micidiali

apparizioni, e sei dal '464 al 'go.

VIII.

Ed ecco un altro terribile anno - il t030.

La Romagna, come la Lombardia, invasa. La peste

bolognese però non è sì nota, come quella di Mi­

lana, forse per non aver avuto un Manzoni da eter­

narla coll' arte meravigliosa della penna. Non

altrimenti della trecentista e di quella, che nel

l 579 avea nella metropoli lombarda mietuto

18300 vittime, s'annunziava comunemente con

un grosso gavòcciolo sotto le ascelle, o con

livide, nere macchie per il corpo, ora larghe e

rade, or ristrette e spessissime. Non pur il fiato

dell' infetto, ma quanto era stato da lui tocco,

ammorbava. Schivarsi perciò a vicenda i cittadini,

squadrarsi sospettosi fra loro, fuggir, all' apparir

de' sintomi, non che l'amico, talora il congiunto,

come al divamparsi di minaccioso incendio. L' im­

mensa mortalità commosse altamente le paterne

Proprietario
Matita

viscere d" un degno emulo di Federico Borro­

meo, il benemerito cardinale Bernardino Spada I,

che - prescritto doversi celebrare la messa al­

p aperto l per le vie, ad altari portatili - agli

abitanti il rincasar sull' A1'e Maria, e la pronta

denunzia dei casi, pur sospetti, ai Comitati delle

parrocchie e a quelli di vigilanza alle dodici

porte della città, pena da L. IOO a 200 scudi

d'oro ai trasgressori - non che l'uccisione dei

gatti e dei cani, presunti propagatcei del morbo­

ai vagabondi, zingari e ciarlatani, il bando, pa­

rassiti pericolosi gli uni, diffonditori di preserva­

tivi e rimedi, più dannosi che utili, gli altri,

gente sudicia, importatrice talora di morbi ­

ordinò un lazzaretto fuori le mura, fra le porte

Maggiore c di S. Vitale, con 600 letti sotto a

I Da Paolo e Daria Albicini nacque in Brisighella RER­

NARDI:'lO SPADA nel 159~. Si laureò in Roma giureconsulto. Già prelato ed ambasciatore apostolico, fu da Urbano Vili creato cardinale. Legato di Bologna.quieto tumulti e discordie, protesse le scienze, le lettere e le arti; visitò sovente Guido Reni, Guercìno, Albani, Tiarini e Curti, acquistando da essi e commettendo loro diverse opere. Nel memorabile 1630 spiegò coraggio, carità e intelligente zelo a vantaggio della città e territorio, ricevendone dimostrazioni di riconoscenza. Chiamata di Romagna una parte di sua famiglia in Bologna, con tre nobili maritò le sue nipoti. Religioso e dotto favorì i buoni c i virtuosi, disponendo in opere pie 25 mila scudi.

ben ventilati padiglioni, circondati da corrente ,

limpida acqua e da quattro pozzi per lavande

e purgazioni. Ed altri per forestieri e per gli

abitatori del contado, a Belpoggio , S. Paolo

di Ravone , S. Giuseppe, Corticella e S. Viola,

pena tre tratti di corda e 25 scudi di multa ai

portieri, se colpevoli dell' evasione di qualche re­

eluso, e facoltà ai massari feresi di suonar a

stormo e dar la caccia con fucilate ai prove­

nienti da luoghi infetti.

Nè qui sofferrnossi l'apostolico Legato che,

scrutando nelle condizioni della città un fomite

al male, fè rimuovere letamai e rnaceratoi da

canapa fino a quasi un Cm. dalla cinta, pulìre

e restaurare 3317 case, allargar e selciare strade,

imbiancar muri esterni, liberare da legni, carri,

scale, rottami i portici, ed aperta una diritta e

decente via, dove dianzi erano catapecchie, in

omaggio al pontefice Urbano Vl/l denominolla

via Urbana. -- Lode alla sua memoria! E' non

contava tra i predecessori che due esempi: ­

Giovanni " Bentivoglio e il card. Carlo Borro­

meo ; quegli per avere, a scarico cl' immondezze,

ordinato nel 1462 non poche cloache, utilizzan­

do l'Aposa, la Savena ed il Reno; questi, pur

di provvedere il popolo d'acqua limpida, pura

e sana, avea nel 1564- fatto derivare dalle colline

p acquedotto, mettente capo al Nettuno, classica

fontana, salutata dal Canova, trionfo dell' arte.

Inutile poi aggiungere - tutti, in quegli egri

giorni, fecero del loro meglio, Senato, Vescovo,

parrochi e medici nel santo amplesso di patria ca­

r:ità, per lp. quale il Comune spese la somma, allora

ingentissima, di 700,000 lire, e i ricchi concorsero

con altre 170 mila, più 3500 corbe di grano; a

tutti quindi devesi, se quasi due terzi di popolazione

scamparono da morte, compresi gli abitanti della

parrocchia dei Ss. Giacomo c Filippo de' Piaresl ,

soccombendo in città 13,000 persone, fra cui 33

parrochi, 27 medici, 17 astanti, 87 flebotomi o

barbieri, 48 monatti o porta cocchietti, 23 bec­

chini e 244 donne di mala vita - nel contado

più di 16,000.

Fra i principali ricordi di quell' anno - una

colonna marrnorea alla Madonna del Rosario (di

rame dorato) in piazza S. Domenico, ora Galileo

(opera di Giulio Cesare Conventi) ed il Pallione,

quadro commesso a Guido Reni dal popolo su­

perstite, e conservato pur oggi all' ammirazione

universale nella pinacoteca.

Proprietario
Matita

Quante vittime, e che miserie incomrnensu­

rabili negl'infelici scampati da morte I. .. Spirano

angosciosa desolazione le pagine del Moratti, testi­

mone oculare, raccoglitore accurato delle grida,

leggi, ordinanze di quell' anno sciagurato - scia­

gurato altresÌ per Milano e gran parte dell' alta e

media Italia. - Per ripopolar Parma e Piacenza

chiamò gente dalle vicine campagne il duca Farnese.

IX.

N& lunghe tregue alla seconda metà del secolo.

Nei primi tempi d'Alessandro VlI, e poco dopo

l'eccidio del tribuna pescivendolo d'Amalfi

(1656-57-58), su d'una nave, con soldati daUa

Sardegna alla più vivace, popolosa città cl' Italia,

il germe di pestilenziali gavàccioli. Contaminati,

in breve, luoghi bassi e miseri - Lavinaro,

Conciaria e Mercato; poi - tranne Otranto,

Calabria ultra, Gaeta, Salerno, Paola e Belve­

dere - le province in ritardo di sagge cautele;

e Roma e Toscana e Genova colle incantevoli

riviere; dovunque i popoli, nelPorgasmo malsano

della disperazione, anzichè nell' igiene ricercare

salvezza, superstiziosi fino all' imprudenza, affol­

Proprietario
Matita

lanrisi ai conventi per aiuti; in santuari e piazze

dietro a imagini e reliquie, come nel 1340 a

Firenze, dove 150 mila torcie in processione vide

il 18 Giugno; e, barbari fino al sangue, alla

strage, dar agli untori la caccia - es. un Vittorio

Ange1ucci, dannato ingiustamente alla ruota, ed

altri altrove. come 26 anni addietro a Bologna,

ove rnutilavansi della destra e, attanagliati, st ac­

cappavano - premio, 500 scudi agli accusatori.

A lazzaretti, i cortili - giù per le scale, lungo le

vie, ad ogni passo, trascinati con graffi, tra gli spenti,

non pochi semivivi - all' insufficienza dei cimiteri,

prati, cave dei monti e mare. Nella città del Sebeto,

dove da 8 a lO e 15 mila al giorno, la mortalità

in luglio, '56, secondo le voci raccolte dal Botta,

ai soccornbenti becchini, gli schiavi Turchi del

porto - ai morenti, la confessione a distanza,

e sulla punta cl' una mazza il viatico. D~lP infe­

lice città pareva giunta l'ora suprema.

Piccolo, debolissimo argine al male le tardive

provvidenze dei governi ~ l'incredulo vicerè, conte

di Castrillo , imprigionava in Napoli il medico che

avea gettato l'allarme; a Roma, per consuetu ..

dine spensierati, aperte le porte; a Genova, per

cupidigìa di lucri, imprevisti danni maggiori

di commercio, due anni interrotto ---: soltanto in

-;:1'1 ­

Toscana, persino a Cristina di Svezia, reduce dalle

infette sponde del Tevere. Ferdinando II, benedetto

prosciugatore di maremme, vietava l'approdo a

Livorno - ei, contemporaneo compiacente di Tor­

ricelli, Michelini, Vìviani e cl'altri eccelsi scrutatori

delle scienze fisiche e matematiche, ausiliarie del­

l' igiene, miglioratrici delle condizioni umane. 1

Inadeguato conforto i sacrifici eroici d'anime

intrepide; e Filornarino arcivescovo partenopeo

che, forte del suo apostolato. audace rivelò a

Castrillo la natura del serpeggiante morbo, esi­

gendo nO:1 superficiali, lente, mezze misure; ma

doverosi, solleciti, energici provvedimenti; e il

settimo Alessandro, vero padre del popolo, specie

dei poveri, senza riguardo a spese e a fatiche

per soccorrerli e fornirli dabitaaioni sufficiente­

mente comode, rallegra te dai benefici raggi del sole.

X.

Altre mortalità nel secolo XVIII. Immune

p Italia, mercé l'istituzione delle patenti sanitarie

marittime, delle quarantene, di parecchie precau­

zioni e oculate misure igieniche. - Sentimento

1 Fer.Iinendo Il aperse, '9 giugno 1657.a Pitri, Laccademia del Cimento, da cui vita, spiri to e norma ad altre, pur intente, più o meno, a migliorare - provando e riprovando -" colla "diffusione del sapere, la privata e pubblica igiene.

- ~9-

umanitario tuttavia non ci lasci senza cornmo­

zione, pensando alle i llia di strazianti, alle spa­

ventose ecatombi di Marsiglia (1720), di Moldavia,

Valacchia e Mosca (1770). - Oggldì, la Iue

bubònica - che nel 1815 da Noia ',Puglie, mi­

naccia va cl' accrescere il secolare necrologio di

Europa, già di 25 milioni di vittime - grazie alla

diffusa igiene, fugge davanti alla civiltà, facendo di

tanto in tanto, 183°-'78-'80, funesta comparsa in

Persia e Mesoporamie, da Raschat fino ad Astra­

kan, e per ultimo a Vetliaka ; paesi, i cui popoli

s'avvoltolano ancora nel sudiciume medioevale.

XI.

Il morbo, che pur troppo ha, fino a pochi dì

sono, serpeggiato in quasi tutta Italia. fatta la prima

strage, nota, nel 1817 sulle rive e per le terre

acquidose del gangetico delta l, seguendo, come tutte

l Ai primi casi, Nojn fu circondata di due fossati e da un cordone militare. Un appestato, che aveva oltrepassato il cordone, e un sano, per aver gettato un mazzo di carte "d un soldato, furono Iucil.ui. Alle fiamme, pur le case infette.

2 Lungo le rive dci Genge, in quei terreni paludosi, dopo frequenti piogge si sviluppa un fermento morbìgeoo, il cholcr-a (da X)À~, bile. piw, colo) che, alimentato dalle peregrinaeioni di sucidi maomenani, si diffonde nelle circostanti regioni. Giunto in Europa, r-icompar-e e rlpullule, o per nuove impor­tazioni o per la presenza delle stesse cause - umldltà , mia­smi, eporcìeie, intempcranse, ecc.

-:w­

le epidemie, il corso del sole c la via delle invasioni

barbariche, attraversò, a quanto rilevasi, l'India

in un anno, attardandovisi altri tre a disertare

Bombay: spopolati poscia i lidi del golfo Per­

sico, nel 1829 era in Astrakan', di dove risalendo

i fiumi, percorse in 60 giorni 350 leghe per sor­

prendere Mosca e Pietroburgo nel 1830. Da

allora, fu straripante fiumana: invase, l'anno

dopo, Egitto, Turchia, Polonia, Russia, Ungheria,

Austria e Inghilterra, non senza penetrare nella

lontana America, facendo unquadriennio più tardi)

nell' Agosto del .835, la prima apparizione in

terre italiane, da Marsiglia a Cuneo, a Ge­

nova, soffocando nelle algide strette pur nu­

merose vittime a Torino, Livorno, Firenze e

Venezia. - Rimasto in agguato nei luridi chiassi,

tra i marmorei edifizi, che alla regina del Me­

diterraneo valsero il titolo di superba, trovato

forse acconcio terreno nella miseria e nei germi

pur lasciati dai 4258 colpiti dì quell' anno, e,

sorpresa la scienza impreparata e impotente,

dopo l'inverno, sbucò, come un traditore, a farvi

nuove prede, assalendo pure Milano, Parma, Pia­

cenza e Ferrara. Non prima dell' autunno, 183ì,

ebbe fine questa prima triennale invasione.

Proprietario
Matita

- 31

Soltanto da qualche anno il microscopio,

attraverso cui le pupille acute, indagatrici di

Pasteur, Koch e Tornmasi-Crudeli scoprivano i

bacilli della rabbia, tubercolosi e malaria, ha

pur rivelato alla scienza, auspice Filippo Pa­

cini l (1854-68), i microbi vìrgula, meglio mi­

crozoi, 2 nuovi invasori, infinitamente piccoli, da

4 a 8 millesimi di mm. in lungo, invisibilmente

propagantisi a milioni in poche ore, nell'acqua,

in aria, sulla frutta, dovunque trovasi ossigeno

da divorare, colla vita d'un secondo raluni, i più

di secoli, potendone incosciente l'uomo assorbire,

pure nelle migliori condizioni atmosferiche) cen­

tinaia il giorno 3, di guisa che ad essi pur troppo

s'addice il verso dantesco - Par. Cap. I.

Poca favilla gran fiamma seconda.

) FILIPPO PACI SI, professore d'anatomia e istologia nel­l'Ateneo di Firenze, durante il cholera, che nffhsse nel 185~

quella città, studiandone le cause, scoperse nel vomito, nel secesso e negl' intestini dei colpiti il bacillo virguìa ; ed in questi studi indaginosi e pieni di pericolo perseverò fino al 1868, incurante dello sprezzo e delle maldicenze, cui gli invidi lo facean segno.

'l Microbo o micròbo ? - N'une dei due; storpiature del

greco microblo, vita breve, (l!~x?6r;, piccolo - 6:0;, vira) Non avendo, in generale, vita breve i bacilli del cholera, meglio chiamarli rnicrozoi. piccoli animali, o prorlsti.

S n dotto Miquel, direttore dell' Osservatorio di MontJOuri., una delle più salubri posizioni di Parigi, trovò in media 35 spore o semi di crittogame per ogni litro d'aria. E sette litri d'aria s' introducono, ogni minuto, nei polmoni ....

Proprietario
Matita

- 32 "

Ma la cura del terribile flagello, in onta a tanto

tempo, tante stragi e tanti studi, rimane sempre

misteriosa sfinge agli Esculapi moderni, i quali

del resto poco più han fatto, che sperimentalmente

convalidare la scoperta di Varrone, il terso gran

lume romano, che XIX secoli fa, sulle febbri

intermittenti, scriveva «nei luoghi paludosi na­

scono animali piccolissimi, troppo piccoli per es­

ser veduti, sparsi nell' aria, penetranti nel corpo

umano dalla bocca e dalle nari, producendo gravi

mali la loro presenza n.

XII.

Una delle plU spaventose morìe in Bologna,

forse la ventesima dopo il mille l, fu opera di

lui nel 1855, durante la terza invasione, comin­

ciata in Russia tre anni prima, Dal primo bol­

l Cronologia delle epidemie in Bologna dopo il mille ­'006, '3.J0, '347 (IO mila morti), '348. '349, '365. '374, '389, '399. '400, '410, '423, '4~7, ( 14 mila morti in città e 16 mila nel contado), '458, '52..h '527 (morti '3000 l, '630, '817 (per tifo ],000 più dell' ordinario}, '855, '886, in cui al cholera si è aggiunto il vaìuolo, dal quale i colpiti, abitanti - i più ­nelle vie di Miramonte, Falegnami, Remorselìa, Centotrecento e Tovaglie, oltrepassano già il numero di 840; - aperto perciò, prima l'ospeJale della Trinità; poi, disposto questo pei colerosi, quello di S. Giuseppe, ave ornai 350 sono stati i ricoverati.

Proprietario
Matita

- 33­

lettino ufficiale. 29 maggio, 1 all' ultimo, 15 no­

vembre, data della chiusura del Ìazzaretto di San

Lodcvico, ave di I 158 ricoverati appena 304

trovato aveano guangrone, giusta il rapporto

della Depurazione sanitaria, furono

in città l m. 34923, percossi 1398. morendone 1035 su abitanti , f. 394gB; percosse 230:l, " 1724

e nel suburbio \ m. 11578, percossi slJ6, 435" su abitanti I f. I066r, percosse 609, 455"

comprendendosi, fra le 3649 vittune, 1785 sui

2465 in cura nelle famiglie, non che 935 fra i

I 190 nello spedale del ricovero - ad altri ospizi

il resto. - Illesa la via del Paradiso.

Maggiormente afflitte, perché poste nella

parte inferiore della campagna, le parrocchie di

Arcoveggio, Sant' Egidio e Bertalìa j e propor­

zionalmente, più in montagna) che in pianura,

per insufficienza 2, o poca salubrità di nutri-

Un ortolano di Massa Lombarda, Francesco Marioni, giunto a Bologna, il 29 Maggio, con un carico di frutta, fu dai sintomi sorpreso, e morl poco dopo all' ospedale. Questo, il primo caso. - Fin dall' Aprile il cholera serpeggiava tra Molinella, Budrio e Medicina.

2 Premesso che, in quell' anno, 194568 furono le corbe di frumento introdotte in città, e 10652 le castellate d'uva, e così 85062 di quelle e 1170 di queste in meno del prece­dente 18S.:h che dire si potrà del contado, specie della mon­tagna, su cui il pane buono, trascurando il resto, anche normalmente suole scarseggiare l

- 3-1-­

menro ; il niun riguardo, se sani, micidiale ter­

rare ai primi sintomi. Col municipio in fìlantro­

pica gara i privati, che ai 35470 scudi da esso

lui spesi, ne aggiunsero, per ispontanea, generosa

offerta, ben 1279-1--,2 I.

In provincia -- con 367795 abitanti - peri­

rana 12242 su 19450 attaccati, mentre a 174402

su 3 I 97 I 6 ascesero le vittime al settentrione e

nel centro d'Italia. - Sgominevole sarebbe una

statistica generale delle vittime di quell' anno e

del precedente. Non parlo di Roma, nè delle due

Sicilie. Basteranno, a dar un' idea, le seguenti cifre:

a Torino 1 nel r854, su ~533 casi, 1438 morti ~ Genova» Il 5318 » ~936

.. Milano 1855,» 1403 .. 1024 » Padova »Iogl'3 633 » Ascoli »1036 429

XHI.

Ed ora all' ultima pagina fosca degli annali,

vergati dal superstite dolore - alla recentissima

invasione cholerica, giunta dall' India a Marsiglia

nel giugno 188+ Ad onta della previdente vigi­

lanza governativa, il morbo, varcate le Alpi,

assali Busca e Cuneo, poi l'antica Luni e Ge­

nova c Napoli, occupando, l'anno dopo, l' incan­

tevale città dci vespri e parte della Trinacria,

-- 35 -­

Due fatti, allora, triste t'uno, confortevole

I' altro, di cui serberà ricordanza la storia per

dimostrare, come il retaggio del medioevo ancor

contenda, per fortuna, invano, la palma allo spi­

rito forte e generoso dei tempi nuovi, giacchè

un popolo, agonizzante più per paura supersti­

ziosa, che per flagello del morbo, risollevossi a

vigor salutare, mercè l'eroismo pietoso d'un

novello Tito, e l'abnegazione attiva dei moderni

crociati. Ma SI rivelò altresì la necessità di Sl l en·

trare, come si disse, la più popolosa metropoli

cl' Italia, per ricostruirla giusta i saggi dettami,

le benefiche norme, onde fiorisce, prospera l'igiene.

L'anno in corso, 1886, P abbcrrito zingaro,

sazio forse di lagrime e di vite nel versante

tirrenico, recassi sull' adriatico, e qui pure tentò

larga messe a Barletta, Venezia, Padova, Vicenza,

Bologna .... trovando però, noi testimoni, un popolo

più agguerrito, che il circoscrisse, contendendogli

l'esistenza dei cari, tanto che gravissima cosa

non _sono le lugubri sue gesta, in comparazione di

altre, in altre deplorevoli, efferate circostanze.

E valga l'eloquenza della statistica; a tut­

t'oggi, s'apersero in Italia 22 mila tombe, a

quanto consta, elevandosi a 26 migliaia i ridonati

alle inelfabili gioie della guarigione.

In Bologna, dal 13 giugno al 30 settembre, la

morìa sali a 402 su colpiti 531; e queste cifre­

mentre nel lazzaretto di Pescarolo, dal 2 I giugno

al 28 agosto, giorno della chiusura, perivano

48 su 77 ricoverati, e 106 su 138 in quello

della Trinità, dal' IO luglio al 18 settembre, ­

presentano la seguente distribuzione, meno scon­

fortante di quanto sarebbe forse stata, senza

l'acqua salubre del Setta, recata dall' antico acque­

dotto romano, con savia previdenza riattivato:

in città Icolpiti N. 123 .....• vittime N. 91

su ab. ~fG5 colpite" 191 " "t5G e

• nel forese l colpiti " 1 q. 85" " su ab. 33853 colpite" 103 7°" " risultando in ultimo 2+8 decessi su 3 I 6 curati

in famiglia - quindi colla mortalità, per roo,

del 71 nei lazzaretti e del 78 nelle case, spen­

dendo da 100 migliaia di lire il Comune.

XIV.

Da quest' ultima pagina dunque risulta, che

il cholera, se nulla ha perduto di sua violenza

letale, molto pare abbia sminuito nella forza

espansiva, trovando il più potente ostacolo nelle

Proprietario
Matita
Proprietario
Matita

- 37 ­

migliorate condizioni igieniche, le quali, non

riguardano solo lo stato interno ed esterno

delle abitazioni, ma la nettezza pur anca del

corpo e delle vesti, il regime di nutrizione re­

lati va al sesso, all' età, al temperamento, alla

professione, ai cambiamenti di stagione e tem­

pera tura , e al luogo, dove si svolge e compie

la vita, non che le abitudini cl' ordine, fra lavoro

e riposo, studio e svago, piacere e temperanza,

delle quali non piccola, nè indifferente sul fisico

e sul morale è l'influenza, specie durante le epi­

demie, e nella vecchiaia, in cui qualche goccia

cl' olio, versata da Minerva-Igiea , può alimentare

la pura e lieta fiamma della vita, ripetendo ­

premio ai savi - il miracolo di longevità sana e

intelligente di Luigi Cornaro, e di quanti colla

ragione infrenarono istinti, passioni ed appetiti.

xv.

Questi, di cui fin qui abbiamo discorso, non

sono che un' infinitesima parte dci ftageHi, che

tormentarono, e precocemente trassero alla tomba

migliaia di popoli sventurati, cotalchè il gettar

l'ansioso sguardo indietro, ne' secoli, tra genera­

zioni di avi soccombenti sorto la falce d' inesc­

Proprietario
Matita
Proprietario
Matita

rabile, spietata morte, dà un' immensa tristezza,

viva oppressione agli animi pietosi, riconfortati

soltanto dal pensiero, che se pur oggi andiamo

soggetti a invasioni epidemiche, assai meno vio­

lenti e ferali riescono mercè l'igiene progredita,

la scienza vigilante, fervida esploratrice di nuovi

orizzonti, e il sollecito soccorso, tutto affezione,

dei concittadini, che già intendono ad uniformare

la vita ai precetti, opportunamente dettati da

Ippocrate l e Celso e Galeno fino a Santorio,

Cheyne, Ramazzini, Mercuriale, Tissot , Carmi ~

nati, Turina e Mattini col suo de valetudine

tuenda, non che ad altri - Guyton-Marveau ,

primo a proporre utilissimi mezzi di disinfezione;

Jenner, a preservare dal vaiuolo; John Howard,

a dedicarsi, tcsorcggiando gli studi fatti in Tur­

chia, Germania, Olanda, Italia, Spagna e Porto­

gallo, all' igiene carceraria e spedaliera ; e dalla

cattedra, e nell' esercizio dell' arte salutare, altri,

infine, de' quali troppo lungo sarebbe citare i nomi.

l Ippocrate da Coo, contemporaneo di Platone (460 a. C.) dava grande importanza alla dietetica, all' igiene e all' aspet­tativa, precorrendo di 23 secoli i metodi della scienza moderna. Tessalo e Dracone, suoi figli, medici pur essi, col cognato Polibio salirono in celebrità. - Celso, nato a Verona, visse, seguace delle teorie Ippocratiche, da Augusto a Caligola.­Di Pergamo fu Galeno, nato nel [30 d. C. Coi due antecedenti formò la triade legisl~tiva dell' igiene nello antichità.

Proprietario
Matita

- 39­

Dio voglia che i nostri figli non abbiano mai a

trovarsi a questi ciechi, rudi combattimenti contro

il tremendo ed invisibile mietitore di vite umane,

nè a puerilmente tremare ai presagi di novelle

Cassandre, speculatrici delle terrene miserie! ­

Dio voglia, che cieli serenamente puri sorridano

sempre sul capo di generazioni sane, vigorose,

spregiudicate, colte e intrepide contro le malattie

e la morte I - Dio voglia, infine, che le migliaia

e migliaia di tombe, ave scesero, fulminati da

morbi, i padri e i fratelli nostri, oltre ad essere

.. . Scola che miglior ci rende,

siena perpetuo, efficace ammonimento ai vivi ed ai

venturi, lezione solenne della morte alla vita, esem­

pio terribile delle lugubri, letali conseguenze d'una

esistenza. spesso senza regola di salutifera igiene I

Speriamolo - nel fondo del mitico vaso di

Pandora sta pur sempre un dono prezioso del­

l'altissimo Giove all' umanità -la Speransa,

es : eS

Proprietario
Matita
Proprietario
Matita