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DELLE PRINCIPALI
EPIDEMIE IN RELAZIONE
COI PROGRESSI DELL' IGIENE
SAGGIO STORICO
DI
ANGELO GIAMBERINI
La via cl lunga, e il cammino cl malvagio.
DANTE, In], XXXIV,-<)5. ~. .
BOLOGNA SOCIETÀ TIPOGRAFICA AZZOGUIDI
1886
Ar. CHIAHlSSlMO PHOFESSORI-:
CONTE CO~lM. PIETRO LORETA
A1 lviene spesso, che le umane a,Joni, p ut
che da volontà, siena mosse ed informate da
quel cumulo di circostante irresistibili e di
tempo e di luogo, costituenti civ che moder
namente suolsi chiamare ambiente.
Non altrimenti io, con malinconico pensiero
per la recente invasione cholerica in Italia,
specie a Bologna, sospinto quasi senta volerlo ,
a interrogare cronache e storie, e a soffer
marmi, come a tante staxioni d'interminabile
via crucis dell' umanità, ai troppo frequenti
lutti in esse rammemorati , persuaso di fai'
cosa grata agli amatori, oltre che de' buoni
studi, della pubblica salute, ho diligentemente
raccolto - durante un recente, brevissimo riposo
- e del mio meglio ordinato i fatti in una
monografia più che modesta, cercando porli
in relar.ione coi progressi della gran madre
di sanità - l'igiene.
Non creda, per altro, illustre professore,
che Le presenti uno studio scientificamente
analitico delle epidemie, de' caratteri e delle
conseguen,e loro ; chè da tale bisogna troppo
[ungi sono le mie forse .. unico intento hanno
queste pagine di mettere a concorso la storia
a vantaggio salutare e morale del popolo.
Comunque esse sieno, mi fa ardito di ded i
cargliele, avendo sempre agognato dare a
Vossignoria di l'it.'a ric01lOSCen{a qualche prova,
memore delle cure amorose e dotte da Lei
prestate in tristi giorni a chi, in un' esistenfa.
ahimè! troppo breve, come figlio mi fu caro,
e quasi padre mi dilesse - all' ingegnere
proj. Omero Riccardo Righe/ti, indelebile
immagine, pur, dopo dieci anni ornai dalla sua
morte, nel cuore di quanti /0 conobbero.
Gradisca, ill.mo signore, l' umile omaggio,
e siami largo dell' indulgenza, propria d'animo
sovranamente nobile e generoso, come il Suo.
Bologna, :J-J. Novembre 1886.
.\~(;EI.O (;IA)lllld!l"l
........ l' uom dunque ......•• a S~ stesso i mali Fabbrica ,' . E la stoltezza sua chiamò destino.
Q)IERO.
Igiene - vita, salute? benessere, attività ...
fra le scienze la prima; antica! ma sempre
nuova; non solo medica, rur morale, politica,
filosofica, sociale, religiosa - cura costante d'uo
mini di dottrina e da filantropia animati - argo
mento di leggi e di umanitarie disposizioni per
parte dei legislatori d'ogni secolo e nazione
norma di progresso negli edifici e nel rinnovel
larsi delle città - fonte di salute vigorosa, di
gioviale, energico umore, cl' intelligenza spigliata
- lavacro di nettezza e di beltà - fortificatrice
delle stirpi - scuola d'idee, di feconde aspira
zioni, cl' eccelsi c dignitosi ideali.
- 10
o Igiea, alma, benefica figlia d' Esculapio, che
nell' aurea coppa porgevi all' egra umanità la forza
rigogliosa delle membra e all'anima la scintilla;
provvidenziale raggio su questo rnar di guai,
di pericoli e di pianto, a te il saluto esultante
di riconoscenza del ricco e del povero, del
l'operaio, dell' infermo, dei viventi! Pur io ti
saluto, 'YYEC~, nel classico idioma de' tuoi Ate
nìesi - deserte sono le tue are; niuno ai tuoi
simulacri si prostra; ma più lieto, più sereno
t'onora un culto novo, senza inganno di misteri,
senza studio d'oracoli - la Scienza.
Epidemia (è:1d, sopra - Ò~IJ.'J~, popolo) esprime solo di questa o quella malattia una maggior estenslonc , e risulta da cause accidentali; endemica, se da cause locali, ordinarie, come il cholera nell' India. Alcune vagano - la catarrale del '7 p e '75 dalla Svizzera pass ) in Prussia, Austria, Inghilterra ed in Italia, ov' ebbe terrnme. Plinio osservò, e i medici posteriori confermarono, correre da levante a ponente le epidemie, con frequenza in ragione diretta della vicinanza all' equatore. - Il contagio ccum-tangere ) - benché possa assumere carattere epidemico, ed alla sua trasmissione siena acconce le stette di lana, seta, cotone, canapa e lino, paglia, carta e penne, specie le pellicce c insetti volanti su malati c sui sani, e poco il vetro, le pietre e i metalli - pure non è sinonimo di epidemia. Arduo il classificare le malattie contagiose; - secondo Reqnin, evidentemente tali la rabbia, rogna, sifilide, rosolia, scarlattina, tigna favosa e pertosse, il vaiuolo, nfo e carbonchio; probabilmente, la peste, febbre gialla, tifoidea, angina cancrenosa, il grup e il sudore anglico.
rn111rmnnmH'f'f'ffTrff1TITI"fT
I.
Ed ora, se 000 temessi d'aver l'aria di scherzare,
direi che dal paradiso terrestre trae quasi sua
origine la storia dell' igiene col divieto del biblico
frutto, donde alla posterità tante sciagure, di cui
unica scusa al padre Adamo 1'impossibilità di
prevedere gli umani eventi. Ma, lasciando il più
che spazioso campo delle ipotesi per discendere
in quello della realtà, soffermiamoci tra il popo!o
eletto nel suo esodo per il deserto e sulle rive
famose del Giordano. Mosè, attignendo forse alla
remota scienza degli egizi ierofanti, e _per evi
tare a' suoi la strage della pastilenza , suscitata
da Dio nella cruda terra dell' esiglio ...:... la prima
delle pestilenze (1500) ricordata dalla storia
presenta colla sanzione divina una lunga, partico
lareggiata serie di sanitarie disposizioni, eminen
temente provvide a gente angosciata da supcr
~ 1:2
sti aioni pur fra portenti e miracoli, troppo spesso
travagliata da guerre, percossa da lebbra, decimata
da malattie, quasi disfatta da contagi cl'ogni grado
e colore. A che miravano, infatti, i precetti sui
digiuni, le penitenze, la circoncisione, i frequenti
lavacri e la proibizione della carne suina?
Se fossi sicuro di non veder-ti, o lettore, far
la bocca mucida, spiegherei come, per ragion di
pubblica nettezza I ogni buon isr aelita dovesse
seco portar costantemente a cintola un baston
cello. A che servisse, veggansi nel capitolo XXIII
del Deuteronomio i paragrafi XII, XlII, XIV.
Ma i figli dt Israele, sparsi per l'orbe , parve
dimenticassero le prescrizioni igieniche del grande
Iegidatore : - ne fanno fede le loro cacciate da
Bologna nel I 170 e 1593, causate in parte, si
ritiene, e forse non a torto, dall' insalubrità di
loro contrade, e sporcizia delle persone, affette da
morbi cutanei. Gli studenti, che, coi cittadini,
fugati li aveano a palle di neve, conservarono,
oltre a 200 anni, il diritto di mandare, alla
prima nevicata, una Deputazione al Senato, da
cui veniva, in memoria del fatto, conveniente
mente regalata.
Il.
Note sono le pagine maravigliosc di Tucidide
ed i versi di Lucrezio, ove i due sommi descri
vono la famosa peste del 430 avo G. C.; la quale,
attraversata l' Etiopia, I' Egitto l la Siria e la
Persia, invase l'Attica, specialmente Atene, dove
a migliaia mietè le vittime, tra le quali chi dié a
quel secolo, illustre per lettere, scienze ed arti,
il proprio nome. - Una delle più terribili - testi
mone impotente il grande Ippocrate, allora tren
tenne; - virtù inutile, anzi pericolosa, P uma
nità - a seppellire i morti insufficienti i vivi;
persino gli uccelli di rapina e i carnivori prefe
rivano al cibarsi de' cadaveri, sì nauseabondi e
ributtanti, la morte per fame. Ai guariti, deterio
ramento fisico e morale; e, nell' obblio del passato
naufragata persino la conoscenza di se stessi.
In quella lugubre contingenza svegliassi, forse
per la prima volta, negli Ateniesi, travagliati pur
da guerre e da fame, la coscienza della necessità
di pubblica e privata rgrene , come ne porgono
non dubbia conferma le accuse contro Pericle, ri
tenuto causa di quella moria per agglomerazione
- q-
esuberante di milizie, corruttrici dell' aria, ed in
abitazioni anguste, basse, umide, malsane ed in
gombre, le quali, in numero di lO mila, ospita
vano già, secondo Haeser , ben 400 migliaia di
persone.
III.
La campagna romana - sotto rapporto IgIe
nico, forse per P aere grave, viziato da miasmi
fu sempre tale, che parve prestare nuovo vigore
alle pestilenze ed epidemie, cui eserciti, barbari
e pellegrini importavano.
Già i più antichi coloni di qU211a terra, incuranti
d'inalveare le acque e prosciugar paludi, crede
vano scongiurare pericoli e danni, innalzando are
votive alle tre Dee - Limnitide, Februa, Mefite;
- già Galeno veduto aveva riprodursi entro
il vallo Serviano quattro casi d'una malattia
non Osservata da Ippocrate, che una volta nel
corso di sua vi ta , e alla floridezza di questa
traendo profitto dalle lezioni dolorose del tempo
e dagli ammaestramenti savi, p~r quanto empirici,
dei predecessori, specie di Piragora , che poneva
a base della felicità , della mente chiara e del
valore umano, la sanità del corpo - intese con
due trattati - Conservazione della salute e
Qualità degli alimenti - ampliando e perfezio
nando così la tradizione scientifica Ippocrarica.
Senza tener conto delle anteriori, che in nu
mero, forse, di oltre 20, dal 2778 della biblica
creazione del mondo fino alla nascita di Cristo,
pur decimarono tante vittime, tra cui la nobilissi
ma di Furio Camillo, la prima di maggior impor
tanza, che travasi rammentata, è quella del 6 S!
Nerone imperante. Nell' autunno di quell' anno
30 mila inumazioni si notarono dal Libitinario
nei registri della Dea Libitina l, esclusi dalnovero
gl' indigenti e gli schiavi, forse per impotenza al
pagamento del prescritto tributo. Ed oltrepassate
le altre, che afflissero l'alma città sotto Ti to
e sotto Adriano, s'avanza terribilmente minaccio-
l Libitina, da ììbet, donde ìibltum e libido, amichiaaiuia Dca del piacere, della votuttà in Roma. Il culto di Vencre, come delle altre Divinità olimpiche, fu J' importazione greca. Ed allora il popolo, scorgendo un' intima relazione tra la voluttà della. vita e quella della morte, di questa diè a Libitina il patrocinio. « NOli omnìs morìar, Multaque pars mei vitabit Lìbìtinam » così Orazio nell' ode a Melpomene.
Sacro a lei Un bosco, del cui legno le bare; dedicata a lei una porta del circo, donde si trasportavano i morti gfadiutori, e fra i sacerdoti suoi i libitinari, appaltatori delle funebr-i pompe.
- 11)
sa la grandissima delle epidemie, importata (J 66)
dalle legioni di Lucio Vero, reduci dall' Oriente, e
diffusa per il vario, sconfinato mondo latino, tra
vagliato pur da inondazioni , terremoti e fame.
[n Roma, secondo Dione Cassio, la mortalità
raggi unse fino a 2000 persone al giorno.
IV.
Ora, quale ammaestramento può trarsi dalla
troppa frequenza di epidemie in Roma?
Uno: la necessità dell' igiene, ben persuasi
che il trascurarla mette a vita meschina, conti w
nuamente minacciata, vergognosamente strana e
tr-iste. Invero, Marziale dipinge l'immensa Metro
poli piena di vapori nauseabondi, rovinosi,
confusi a turbìnìi di polvere e d'Lnqualificabiti
odori. Nè con minor vivacità ed energia Iagnasi
di Roma l'elegantemente arguto Giovenale nella
satira III ad Umbricio, vecchio amico, di cui
approva e loda il pensiero d'emigrare a Cuma:
amena spiaggia è Cuma l e porta che guida
a Baia - ci dice - anche Procida prepongo a
Roma.... Oh quanti inferman qui.' quanti agli
Elisi Van.... ! crudo s' arresta Su lo stomaco
-17
ardente il cibo, e strani Morbi cagiona. Nè
ammette le ritorte, angustissime vie, r eccelse
case, costose benchè meschine, di rado restaurate,
spesso puntellate, nè il getto di vasi fotti e
lerci fra i passanti - i l che non può dar idea
favorevole della nettezza in Roma nei primi due
secoli imperiali.
Oh! la provvidenza del governo nazionale
risani alfine l'agro latino, sciogliendo l'ultimo
fervente voto di Giuseppe Garibaldi, ch' è pur
quello della nazione.
v.
Erede e perfezionatore della saggezza igicnicu
del Mosaismo sorse il Cristianesimo; ma non potè
farsi argine all' invadente sudiciume del Levante
e del Nord; perciò lunga, interminabile, lacrimosa
fu la sequela degli anni, in cui le epidemie fecero
strazio d'intere popolazioni. D'annoverarsi fra
le principali ~ le cancrenose del 900, 964, 1000,
1006, 1030 e r roo, tutte terribili j di maggior
raccapriccio la- penultima, causa la carestia, più
grave del solito; chè non pochi pur di vi vere, non
ìsdegnavano ii cuoio bollito, ed altri persino la
,R
carne umana, mentre nelle case, per vie am
mucchiati rimaneano, parecchi giorni, in putre
fazione i cadaveri. Peggio, oltralpe: 48 anni,
non meno, dal 950 al IO 50, spopolarono la
terra dei Capeti colla fame e la peste, in mezzo
ad orrori, il cui solo accenno, specie pel 1032,
fa pensare più aUa iena che all' uomo. - 5' era
nel buio più fitto del medio-evo ~ non lavoro,
colture, messi, strade e ponti j donde discordie,
miseria, guerre, ignoranza, corruzione e regressc,
anzichè miglioramento, nell' igiene.
VI.
La lebbra, schifosa e fetida malattia dell'infe
lice principe Idurneo , importata in Italia, secondo
Plinio, dalle legioni Pompeiane , parve nei primi
cinque secoli dell' era volgare rendersi mite e
benigna; parve cedere, dileguarsi con sagge, per
quel tempo, disposizioni sanitarie del longobardo
Rotari; ma poi, rinvigorita da ulteriore impor
tazione per opera dei crociati (con cui eran partiti
300 bolognesi, condotti da Filippo e Oddo fratelli
Garisendi) ripigliò letale energia, sformando e de
turpando a migliaia i corpi umani l corrodendoli
-'0
tino a morte ~ cotalchè s'eressero a ricovero degli
ammorbati, al dir di Matteo Paris , ben 19 mila
spedali in Europa, che, dedicati a Lazzaro, morto
di peste, denominaronsi lazzaretti, cinque nel bolo
gnese, uno dei quali a San Lazzaro di Savena.
Buon per noi, che in tempi posteriori i po
poli, prosciolti dai vieti pregiudizi e illuminati
pur dai precetti della scienza, seguirono I' igienico
consiglio d'Eliseo al Iebbroso duce siriaco
Iaonde non 5' hanno più che rari casi di lebbra
in Isvezia, Norvegia, Inghilterra, Austria, Francia,
Russia, America c, purtroppo, anche in qualche
parte d' Italia, segnatarnente in Sicilia, a Co
macchio e nella regione alpina.
VII.
Chi non lesse la mirabile descrizione, che il
Certaldese fa della peste nera a lui contempo
ranea, eleggendola, non si è sentito profonda
mente commosso per quella infelice generazione
già passata per gli orrori del 1340 e '47? Por
tata nell' ottobre di quest' ultimo anno a Messina
da otto galee genovesi, provenienti dall' India,
era in novembre a Genova, nel gennaio a Pisa,
in febbraio a Lucca, nel marzo a Firenze e a
Bologna - quindi a Piombino, Siena e Perugia,
in maggio a Rimini, Ancona e Orvieto, ed in
breve dall' Italia fino all' estrema Albione invadeva
l'Europa. - Genova vi perdè un 40 mila abitanti,
Venezia 70 mila, Napoli 60 mila, Pisa e Bologna,
ciascuna, oltre a 30 mila, Firenze 50 mila,
Ferrara 25 mila,' Modena 8 mila; 40 milioni
l'Europa. 77 la terra tutta. Niun preservativo,
niuna speranza nemmeno ai robusti; non pur
il tocco, l'alito dell' appestato comunicava il
male, il più nella gente abitatr-ice di luridi tuguri.
In quel torno, Clemente VI istituiva la messa
pro morte subitanea vitanda ; in Bologna, a
riparo dello spopolamento seguirone, fu costretto
il senato chiamar di Germania servi e lavoratori,
ed incoraggiar con premi ed onori i matrimoni,
tenendo ii in quei tempi, come la maggiore delle
pubbliche ricchezze, la popolazione.
Leggasi quanto scrive Enea Silvio Piccolo
mini (di poi papa Pio Il) del suo viaggio
a traverso dell' Europa, nel 1430. Le case
dei contadini erano di creta costrutte e di canne,
di paglia i tetti. per battente alle porte una
pelle di bue. Peggio l'interno - non aria, nè
i
luce; fuoco di torba in mezzo a stanze basse,
strette, umide, senz' altra uscita per il fumo,
che un buco al centro della volta.' Grossolani
cibi, persino scorze d'alberi, ignoto a intere
regioni il pane. Per vestimenta, paglia ravvolta
intorno alle membra. Insomma, immondizia fisica
e morale, verminìo ributtante.
Nè in assai migliori condizioni Bologna, che
pur tra le fiorite città del giardino europeo
passava per la grassa. Raccontano, che nel se
colo XV (1400)' il volgo dei cittadini prendeva an
cor sonno su stuoie o pagliericci senza lenzuoli, in
stanze, i cui pavimenti, di giunchi e di sabbia,
assorbivano immondizie ed escrementi d'animali
domestici; per le strade limacciose e sozze,
alcune persino costeggiate o traversate da fetidi
canali senza sponde, e tutte poi in pieno buio
la notte, grufolavano maiali, erravano polli ed
altre bestie; da ogni casa, fuorchè qiielle dei
ricchi provvedute di pazzi neri e di cloache,
non tutte a vòlra , trasudavano materie fetenti
e luride, che deturpavano la purezza dell' aria;
financo in chiesa, pericoloso l' orare a lungo su
arche sepolcrali rnalchiuse.
- '22
[n tali condizioni, negletta e sbandita P igiene,
naturale il frequente succedersi d'epidemie che,
per dir solo di Venezia, dal 1000 al '400
secondo il Galliciolli - vi fecero 40 micidiali
apparizioni, e sei dal '464 al 'go.
VIII.
Ed ecco un altro terribile anno - il t030.
La Romagna, come la Lombardia, invasa. La peste
bolognese però non è sì nota, come quella di Mi
lana, forse per non aver avuto un Manzoni da eter
narla coll' arte meravigliosa della penna. Non
altrimenti della trecentista e di quella, che nel
l 579 avea nella metropoli lombarda mietuto
18300 vittime, s'annunziava comunemente con
un grosso gavòcciolo sotto le ascelle, o con
livide, nere macchie per il corpo, ora larghe e
rade, or ristrette e spessissime. Non pur il fiato
dell' infetto, ma quanto era stato da lui tocco,
ammorbava. Schivarsi perciò a vicenda i cittadini,
squadrarsi sospettosi fra loro, fuggir, all' apparir
de' sintomi, non che l'amico, talora il congiunto,
come al divamparsi di minaccioso incendio. L' im
mensa mortalità commosse altamente le paterne
viscere d" un degno emulo di Federico Borro
meo, il benemerito cardinale Bernardino Spada I,
che - prescritto doversi celebrare la messa al
p aperto l per le vie, ad altari portatili - agli
abitanti il rincasar sull' A1'e Maria, e la pronta
denunzia dei casi, pur sospetti, ai Comitati delle
parrocchie e a quelli di vigilanza alle dodici
porte della città, pena da L. IOO a 200 scudi
d'oro ai trasgressori - non che l'uccisione dei
gatti e dei cani, presunti propagatcei del morbo
ai vagabondi, zingari e ciarlatani, il bando, pa
rassiti pericolosi gli uni, diffonditori di preserva
tivi e rimedi, più dannosi che utili, gli altri,
gente sudicia, importatrice talora di morbi
ordinò un lazzaretto fuori le mura, fra le porte
Maggiore c di S. Vitale, con 600 letti sotto a
I Da Paolo e Daria Albicini nacque in Brisighella RER
NARDI:'lO SPADA nel 159~. Si laureò in Roma giureconsulto. Già prelato ed ambasciatore apostolico, fu da Urbano Vili creato cardinale. Legato di Bologna.quieto tumulti e discordie, protesse le scienze, le lettere e le arti; visitò sovente Guido Reni, Guercìno, Albani, Tiarini e Curti, acquistando da essi e commettendo loro diverse opere. Nel memorabile 1630 spiegò coraggio, carità e intelligente zelo a vantaggio della città e territorio, ricevendone dimostrazioni di riconoscenza. Chiamata di Romagna una parte di sua famiglia in Bologna, con tre nobili maritò le sue nipoti. Religioso e dotto favorì i buoni c i virtuosi, disponendo in opere pie 25 mila scudi.
ben ventilati padiglioni, circondati da corrente ,
limpida acqua e da quattro pozzi per lavande
e purgazioni. Ed altri per forestieri e per gli
abitatori del contado, a Belpoggio , S. Paolo
di Ravone , S. Giuseppe, Corticella e S. Viola,
pena tre tratti di corda e 25 scudi di multa ai
portieri, se colpevoli dell' evasione di qualche re
eluso, e facoltà ai massari feresi di suonar a
stormo e dar la caccia con fucilate ai prove
nienti da luoghi infetti.
Nè qui sofferrnossi l'apostolico Legato che,
scrutando nelle condizioni della città un fomite
al male, fè rimuovere letamai e rnaceratoi da
canapa fino a quasi un Cm. dalla cinta, pulìre
e restaurare 3317 case, allargar e selciare strade,
imbiancar muri esterni, liberare da legni, carri,
scale, rottami i portici, ed aperta una diritta e
decente via, dove dianzi erano catapecchie, in
omaggio al pontefice Urbano Vl/l denominolla
via Urbana. -- Lode alla sua memoria! E' non
contava tra i predecessori che due esempi:
Giovanni " Bentivoglio e il card. Carlo Borro
meo ; quegli per avere, a scarico cl' immondezze,
ordinato nel 1462 non poche cloache, utilizzan
do l'Aposa, la Savena ed il Reno; questi, pur
di provvedere il popolo d'acqua limpida, pura
e sana, avea nel 1564- fatto derivare dalle colline
p acquedotto, mettente capo al Nettuno, classica
fontana, salutata dal Canova, trionfo dell' arte.
Inutile poi aggiungere - tutti, in quegli egri
giorni, fecero del loro meglio, Senato, Vescovo,
parrochi e medici nel santo amplesso di patria ca
r:ità, per lp. quale il Comune spese la somma, allora
ingentissima, di 700,000 lire, e i ricchi concorsero
con altre 170 mila, più 3500 corbe di grano; a
tutti quindi devesi, se quasi due terzi di popolazione
scamparono da morte, compresi gli abitanti della
parrocchia dei Ss. Giacomo c Filippo de' Piaresl ,
soccombendo in città 13,000 persone, fra cui 33
parrochi, 27 medici, 17 astanti, 87 flebotomi o
barbieri, 48 monatti o porta cocchietti, 23 bec
chini e 244 donne di mala vita - nel contado
più di 16,000.
Fra i principali ricordi di quell' anno - una
colonna marrnorea alla Madonna del Rosario (di
rame dorato) in piazza S. Domenico, ora Galileo
(opera di Giulio Cesare Conventi) ed il Pallione,
quadro commesso a Guido Reni dal popolo su
perstite, e conservato pur oggi all' ammirazione
universale nella pinacoteca.
Quante vittime, e che miserie incomrnensu
rabili negl'infelici scampati da morte I. .. Spirano
angosciosa desolazione le pagine del Moratti, testi
mone oculare, raccoglitore accurato delle grida,
leggi, ordinanze di quell' anno sciagurato - scia
gurato altresÌ per Milano e gran parte dell' alta e
media Italia. - Per ripopolar Parma e Piacenza
chiamò gente dalle vicine campagne il duca Farnese.
IX.
N& lunghe tregue alla seconda metà del secolo.
Nei primi tempi d'Alessandro VlI, e poco dopo
l'eccidio del tribuna pescivendolo d'Amalfi
(1656-57-58), su d'una nave, con soldati daUa
Sardegna alla più vivace, popolosa città cl' Italia,
il germe di pestilenziali gavàccioli. Contaminati,
in breve, luoghi bassi e miseri - Lavinaro,
Conciaria e Mercato; poi - tranne Otranto,
Calabria ultra, Gaeta, Salerno, Paola e Belve
dere - le province in ritardo di sagge cautele;
e Roma e Toscana e Genova colle incantevoli
riviere; dovunque i popoli, nelPorgasmo malsano
della disperazione, anzichè nell' igiene ricercare
salvezza, superstiziosi fino all' imprudenza, affol
lanrisi ai conventi per aiuti; in santuari e piazze
dietro a imagini e reliquie, come nel 1340 a
Firenze, dove 150 mila torcie in processione vide
il 18 Giugno; e, barbari fino al sangue, alla
strage, dar agli untori la caccia - es. un Vittorio
Ange1ucci, dannato ingiustamente alla ruota, ed
altri altrove. come 26 anni addietro a Bologna,
ove rnutilavansi della destra e, attanagliati, st ac
cappavano - premio, 500 scudi agli accusatori.
A lazzaretti, i cortili - giù per le scale, lungo le
vie, ad ogni passo, trascinati con graffi, tra gli spenti,
non pochi semivivi - all' insufficienza dei cimiteri,
prati, cave dei monti e mare. Nella città del Sebeto,
dove da 8 a lO e 15 mila al giorno, la mortalità
in luglio, '56, secondo le voci raccolte dal Botta,
ai soccornbenti becchini, gli schiavi Turchi del
porto - ai morenti, la confessione a distanza,
e sulla punta cl' una mazza il viatico. D~lP infe
lice città pareva giunta l'ora suprema.
Piccolo, debolissimo argine al male le tardive
provvidenze dei governi ~ l'incredulo vicerè, conte
di Castrillo , imprigionava in Napoli il medico che
avea gettato l'allarme; a Roma, per consuetu ..
dine spensierati, aperte le porte; a Genova, per
cupidigìa di lucri, imprevisti danni maggiori
di commercio, due anni interrotto ---: soltanto in
-;:1'1
Toscana, persino a Cristina di Svezia, reduce dalle
infette sponde del Tevere. Ferdinando II, benedetto
prosciugatore di maremme, vietava l'approdo a
Livorno - ei, contemporaneo compiacente di Tor
ricelli, Michelini, Vìviani e cl'altri eccelsi scrutatori
delle scienze fisiche e matematiche, ausiliarie del
l' igiene, miglioratrici delle condizioni umane. 1
Inadeguato conforto i sacrifici eroici d'anime
intrepide; e Filornarino arcivescovo partenopeo
che, forte del suo apostolato. audace rivelò a
Castrillo la natura del serpeggiante morbo, esi
gendo nO:1 superficiali, lente, mezze misure; ma
doverosi, solleciti, energici provvedimenti; e il
settimo Alessandro, vero padre del popolo, specie
dei poveri, senza riguardo a spese e a fatiche
per soccorrerli e fornirli dabitaaioni sufficiente
mente comode, rallegra te dai benefici raggi del sole.
X.
Altre mortalità nel secolo XVIII. Immune
p Italia, mercé l'istituzione delle patenti sanitarie
marittime, delle quarantene, di parecchie precau
zioni e oculate misure igieniche. - Sentimento
1 Fer.Iinendo Il aperse, '9 giugno 1657.a Pitri, Laccademia del Cimento, da cui vita, spiri to e norma ad altre, pur intente, più o meno, a migliorare - provando e riprovando -" colla "diffusione del sapere, la privata e pubblica igiene.
- ~9-
umanitario tuttavia non ci lasci senza cornmo
zione, pensando alle i llia di strazianti, alle spa
ventose ecatombi di Marsiglia (1720), di Moldavia,
Valacchia e Mosca (1770). - Oggldì, la Iue
bubònica - che nel 1815 da Noia ',Puglie, mi
naccia va cl' accrescere il secolare necrologio di
Europa, già di 25 milioni di vittime - grazie alla
diffusa igiene, fugge davanti alla civiltà, facendo di
tanto in tanto, 183°-'78-'80, funesta comparsa in
Persia e Mesoporamie, da Raschat fino ad Astra
kan, e per ultimo a Vetliaka ; paesi, i cui popoli
s'avvoltolano ancora nel sudiciume medioevale.
XI.
Il morbo, che pur troppo ha, fino a pochi dì
sono, serpeggiato in quasi tutta Italia. fatta la prima
strage, nota, nel 1817 sulle rive e per le terre
acquidose del gangetico delta l, seguendo, come tutte
l Ai primi casi, Nojn fu circondata di due fossati e da un cordone militare. Un appestato, che aveva oltrepassato il cordone, e un sano, per aver gettato un mazzo di carte "d un soldato, furono Iucil.ui. Alle fiamme, pur le case infette.
2 Lungo le rive dci Genge, in quei terreni paludosi, dopo frequenti piogge si sviluppa un fermento morbìgeoo, il cholcr-a (da X)À~, bile. piw, colo) che, alimentato dalle peregrinaeioni di sucidi maomenani, si diffonde nelle circostanti regioni. Giunto in Europa, r-icompar-e e rlpullule, o per nuove importazioni o per la presenza delle stesse cause - umldltà , miasmi, eporcìeie, intempcranse, ecc.
-:w
le epidemie, il corso del sole c la via delle invasioni
barbariche, attraversò, a quanto rilevasi, l'India
in un anno, attardandovisi altri tre a disertare
Bombay: spopolati poscia i lidi del golfo Per
sico, nel 1829 era in Astrakan', di dove risalendo
i fiumi, percorse in 60 giorni 350 leghe per sor
prendere Mosca e Pietroburgo nel 1830. Da
allora, fu straripante fiumana: invase, l'anno
dopo, Egitto, Turchia, Polonia, Russia, Ungheria,
Austria e Inghilterra, non senza penetrare nella
lontana America, facendo unquadriennio più tardi)
nell' Agosto del .835, la prima apparizione in
terre italiane, da Marsiglia a Cuneo, a Ge
nova, soffocando nelle algide strette pur nu
merose vittime a Torino, Livorno, Firenze e
Venezia. - Rimasto in agguato nei luridi chiassi,
tra i marmorei edifizi, che alla regina del Me
diterraneo valsero il titolo di superba, trovato
forse acconcio terreno nella miseria e nei germi
pur lasciati dai 4258 colpiti dì quell' anno, e,
sorpresa la scienza impreparata e impotente,
dopo l'inverno, sbucò, come un traditore, a farvi
nuove prede, assalendo pure Milano, Parma, Pia
cenza e Ferrara. Non prima dell' autunno, 183ì,
ebbe fine questa prima triennale invasione.
- 31
Soltanto da qualche anno il microscopio,
attraverso cui le pupille acute, indagatrici di
Pasteur, Koch e Tornmasi-Crudeli scoprivano i
bacilli della rabbia, tubercolosi e malaria, ha
pur rivelato alla scienza, auspice Filippo Pa
cini l (1854-68), i microbi vìrgula, meglio mi
crozoi, 2 nuovi invasori, infinitamente piccoli, da
4 a 8 millesimi di mm. in lungo, invisibilmente
propagantisi a milioni in poche ore, nell'acqua,
in aria, sulla frutta, dovunque trovasi ossigeno
da divorare, colla vita d'un secondo raluni, i più
di secoli, potendone incosciente l'uomo assorbire,
pure nelle migliori condizioni atmosferiche) cen
tinaia il giorno 3, di guisa che ad essi pur troppo
s'addice il verso dantesco - Par. Cap. I.
Poca favilla gran fiamma seconda.
) FILIPPO PACI SI, professore d'anatomia e istologia nell'Ateneo di Firenze, durante il cholera, che nffhsse nel 185~
quella città, studiandone le cause, scoperse nel vomito, nel secesso e negl' intestini dei colpiti il bacillo virguìa ; ed in questi studi indaginosi e pieni di pericolo perseverò fino al 1868, incurante dello sprezzo e delle maldicenze, cui gli invidi lo facean segno.
'l Microbo o micròbo ? - N'une dei due; storpiature del
greco microblo, vita breve, (l!~x?6r;, piccolo - 6:0;, vira) Non avendo, in generale, vita breve i bacilli del cholera, meglio chiamarli rnicrozoi. piccoli animali, o prorlsti.
S n dotto Miquel, direttore dell' Osservatorio di MontJOuri., una delle più salubri posizioni di Parigi, trovò in media 35 spore o semi di crittogame per ogni litro d'aria. E sette litri d'aria s' introducono, ogni minuto, nei polmoni ....
- 32 "
Ma la cura del terribile flagello, in onta a tanto
tempo, tante stragi e tanti studi, rimane sempre
misteriosa sfinge agli Esculapi moderni, i quali
del resto poco più han fatto, che sperimentalmente
convalidare la scoperta di Varrone, il terso gran
lume romano, che XIX secoli fa, sulle febbri
intermittenti, scriveva «nei luoghi paludosi na
scono animali piccolissimi, troppo piccoli per es
ser veduti, sparsi nell' aria, penetranti nel corpo
umano dalla bocca e dalle nari, producendo gravi
mali la loro presenza n.
XII.
Una delle plU spaventose morìe in Bologna,
forse la ventesima dopo il mille l, fu opera di
lui nel 1855, durante la terza invasione, comin
ciata in Russia tre anni prima, Dal primo bol
l Cronologia delle epidemie in Bologna dopo il mille '006, '3.J0, '347 (IO mila morti), '348. '349, '365. '374, '389, '399. '400, '410, '423, '4~7, ( 14 mila morti in città e 16 mila nel contado), '458, '52..h '527 (morti '3000 l, '630, '817 (per tifo ],000 più dell' ordinario}, '855, '886, in cui al cholera si è aggiunto il vaìuolo, dal quale i colpiti, abitanti - i più nelle vie di Miramonte, Falegnami, Remorselìa, Centotrecento e Tovaglie, oltrepassano già il numero di 840; - aperto perciò, prima l'ospeJale della Trinità; poi, disposto questo pei colerosi, quello di S. Giuseppe, ave ornai 350 sono stati i ricoverati.
- 33
lettino ufficiale. 29 maggio, 1 all' ultimo, 15 no
vembre, data della chiusura del Ìazzaretto di San
Lodcvico, ave di I 158 ricoverati appena 304
trovato aveano guangrone, giusta il rapporto
della Depurazione sanitaria, furono
in città l m. 34923, percossi 1398. morendone 1035 su abitanti , f. 394gB; percosse 230:l, " 1724
e nel suburbio \ m. 11578, percossi slJ6, 435" su abitanti I f. I066r, percosse 609, 455"
comprendendosi, fra le 3649 vittune, 1785 sui
2465 in cura nelle famiglie, non che 935 fra i
I 190 nello spedale del ricovero - ad altri ospizi
il resto. - Illesa la via del Paradiso.
Maggiormente afflitte, perché poste nella
parte inferiore della campagna, le parrocchie di
Arcoveggio, Sant' Egidio e Bertalìa j e propor
zionalmente, più in montagna) che in pianura,
per insufficienza 2, o poca salubrità di nutri-
Un ortolano di Massa Lombarda, Francesco Marioni, giunto a Bologna, il 29 Maggio, con un carico di frutta, fu dai sintomi sorpreso, e morl poco dopo all' ospedale. Questo, il primo caso. - Fin dall' Aprile il cholera serpeggiava tra Molinella, Budrio e Medicina.
2 Premesso che, in quell' anno, 194568 furono le corbe di frumento introdotte in città, e 10652 le castellate d'uva, e così 85062 di quelle e 1170 di queste in meno del precedente 18S.:h che dire si potrà del contado, specie della montagna, su cui il pane buono, trascurando il resto, anche normalmente suole scarseggiare l
- 3-1-
menro ; il niun riguardo, se sani, micidiale ter
rare ai primi sintomi. Col municipio in fìlantro
pica gara i privati, che ai 35470 scudi da esso
lui spesi, ne aggiunsero, per ispontanea, generosa
offerta, ben 1279-1--,2 I.
In provincia -- con 367795 abitanti - peri
rana 12242 su 19450 attaccati, mentre a 174402
su 3 I 97 I 6 ascesero le vittime al settentrione e
nel centro d'Italia. - Sgominevole sarebbe una
statistica generale delle vittime di quell' anno e
del precedente. Non parlo di Roma, nè delle due
Sicilie. Basteranno, a dar un' idea, le seguenti cifre:
a Torino 1 nel r854, su ~533 casi, 1438 morti ~ Genova» Il 5318 » ~936
.. Milano 1855,» 1403 .. 1024 » Padova »Iogl'3 633 » Ascoli »1036 429
XHI.
Ed ora all' ultima pagina fosca degli annali,
vergati dal superstite dolore - alla recentissima
invasione cholerica, giunta dall' India a Marsiglia
nel giugno 188+ Ad onta della previdente vigi
lanza governativa, il morbo, varcate le Alpi,
assali Busca e Cuneo, poi l'antica Luni e Ge
nova c Napoli, occupando, l'anno dopo, l' incan
tevale città dci vespri e parte della Trinacria,
-- 35 -
Due fatti, allora, triste t'uno, confortevole
I' altro, di cui serberà ricordanza la storia per
dimostrare, come il retaggio del medioevo ancor
contenda, per fortuna, invano, la palma allo spi
rito forte e generoso dei tempi nuovi, giacchè
un popolo, agonizzante più per paura supersti
ziosa, che per flagello del morbo, risollevossi a
vigor salutare, mercè l'eroismo pietoso d'un
novello Tito, e l'abnegazione attiva dei moderni
crociati. Ma SI rivelò altresì la necessità di Sl l en·
trare, come si disse, la più popolosa metropoli
cl' Italia, per ricostruirla giusta i saggi dettami,
le benefiche norme, onde fiorisce, prospera l'igiene.
L'anno in corso, 1886, P abbcrrito zingaro,
sazio forse di lagrime e di vite nel versante
tirrenico, recassi sull' adriatico, e qui pure tentò
larga messe a Barletta, Venezia, Padova, Vicenza,
Bologna .... trovando però, noi testimoni, un popolo
più agguerrito, che il circoscrisse, contendendogli
l'esistenza dei cari, tanto che gravissima cosa
non _sono le lugubri sue gesta, in comparazione di
altre, in altre deplorevoli, efferate circostanze.
E valga l'eloquenza della statistica; a tut
t'oggi, s'apersero in Italia 22 mila tombe, a
quanto consta, elevandosi a 26 migliaia i ridonati
alle inelfabili gioie della guarigione.
In Bologna, dal 13 giugno al 30 settembre, la
morìa sali a 402 su colpiti 531; e queste cifre
mentre nel lazzaretto di Pescarolo, dal 2 I giugno
al 28 agosto, giorno della chiusura, perivano
48 su 77 ricoverati, e 106 su 138 in quello
della Trinità, dal' IO luglio al 18 settembre,
presentano la seguente distribuzione, meno scon
fortante di quanto sarebbe forse stata, senza
l'acqua salubre del Setta, recata dall' antico acque
dotto romano, con savia previdenza riattivato:
in città Icolpiti N. 123 .....• vittime N. 91
su ab. ~fG5 colpite" 191 " "t5G e
• nel forese l colpiti " 1 q. 85" " su ab. 33853 colpite" 103 7°" " risultando in ultimo 2+8 decessi su 3 I 6 curati
in famiglia - quindi colla mortalità, per roo,
del 71 nei lazzaretti e del 78 nelle case, spen
dendo da 100 migliaia di lire il Comune.
XIV.
Da quest' ultima pagina dunque risulta, che
il cholera, se nulla ha perduto di sua violenza
letale, molto pare abbia sminuito nella forza
espansiva, trovando il più potente ostacolo nelle
- 37
migliorate condizioni igieniche, le quali, non
riguardano solo lo stato interno ed esterno
delle abitazioni, ma la nettezza pur anca del
corpo e delle vesti, il regime di nutrizione re
lati va al sesso, all' età, al temperamento, alla
professione, ai cambiamenti di stagione e tem
pera tura , e al luogo, dove si svolge e compie
la vita, non che le abitudini cl' ordine, fra lavoro
e riposo, studio e svago, piacere e temperanza,
delle quali non piccola, nè indifferente sul fisico
e sul morale è l'influenza, specie durante le epi
demie, e nella vecchiaia, in cui qualche goccia
cl' olio, versata da Minerva-Igiea , può alimentare
la pura e lieta fiamma della vita, ripetendo
premio ai savi - il miracolo di longevità sana e
intelligente di Luigi Cornaro, e di quanti colla
ragione infrenarono istinti, passioni ed appetiti.
xv.
Questi, di cui fin qui abbiamo discorso, non
sono che un' infinitesima parte dci ftageHi, che
tormentarono, e precocemente trassero alla tomba
migliaia di popoli sventurati, cotalchè il gettar
l'ansioso sguardo indietro, ne' secoli, tra genera
zioni di avi soccombenti sorto la falce d' inesc
rabile, spietata morte, dà un' immensa tristezza,
viva oppressione agli animi pietosi, riconfortati
soltanto dal pensiero, che se pur oggi andiamo
soggetti a invasioni epidemiche, assai meno vio
lenti e ferali riescono mercè l'igiene progredita,
la scienza vigilante, fervida esploratrice di nuovi
orizzonti, e il sollecito soccorso, tutto affezione,
dei concittadini, che già intendono ad uniformare
la vita ai precetti, opportunamente dettati da
Ippocrate l e Celso e Galeno fino a Santorio,
Cheyne, Ramazzini, Mercuriale, Tissot , Carmi ~
nati, Turina e Mattini col suo de valetudine
tuenda, non che ad altri - Guyton-Marveau ,
primo a proporre utilissimi mezzi di disinfezione;
Jenner, a preservare dal vaiuolo; John Howard,
a dedicarsi, tcsorcggiando gli studi fatti in Tur
chia, Germania, Olanda, Italia, Spagna e Porto
gallo, all' igiene carceraria e spedaliera ; e dalla
cattedra, e nell' esercizio dell' arte salutare, altri,
infine, de' quali troppo lungo sarebbe citare i nomi.
l Ippocrate da Coo, contemporaneo di Platone (460 a. C.) dava grande importanza alla dietetica, all' igiene e all' aspettativa, precorrendo di 23 secoli i metodi della scienza moderna. Tessalo e Dracone, suoi figli, medici pur essi, col cognato Polibio salirono in celebrità. - Celso, nato a Verona, visse, seguace delle teorie Ippocratiche, da Augusto a Caligola.Di Pergamo fu Galeno, nato nel [30 d. C. Coi due antecedenti formò la triade legisl~tiva dell' igiene nello antichità.
- 39
Dio voglia che i nostri figli non abbiano mai a
trovarsi a questi ciechi, rudi combattimenti contro
il tremendo ed invisibile mietitore di vite umane,
nè a puerilmente tremare ai presagi di novelle
Cassandre, speculatrici delle terrene miserie!
Dio voglia, che cieli serenamente puri sorridano
sempre sul capo di generazioni sane, vigorose,
spregiudicate, colte e intrepide contro le malattie
e la morte I - Dio voglia, infine, che le migliaia
e migliaia di tombe, ave scesero, fulminati da
morbi, i padri e i fratelli nostri, oltre ad essere
.. . Scola che miglior ci rende,
siena perpetuo, efficace ammonimento ai vivi ed ai
venturi, lezione solenne della morte alla vita, esem
pio terribile delle lugubri, letali conseguenze d'una
esistenza. spesso senza regola di salutifera igiene I
Speriamolo - nel fondo del mitico vaso di
Pandora sta pur sempre un dono prezioso del
l'altissimo Giove all' umanità -la Speransa,
es : eS