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    BOLLETTINO

    SALESIANOORGANO DEI COOPERATORI SALESIANIAN

    I11 • N. 4-'1°'OTTOBRE 1969Sped

    n. post . .- Gruppo 2° (70) - 1 ° quindicina

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  • IN QUESTO NUMERO

    Il mea culpa dei « matusa »

    Che cosa sono i Dominic Savio Club

    Per la Giornata Missionaria Mondiale

    Conversava con Maria Ausiliatrice

    Educateli al senso filialeLe Memorie Biografiche di Don Bosco aperte al mondo di lingua inglese

    Il Kiro-Congo

    Voleva vedere «come cuociono i preti»Era un fervido Buddista il nuovo Vescovo di Ratburi

    GIOVENTÙ ESPLOSIVA DI ENTUSIASTICI IDEALI

    Nell'Udienza concessa a gruppi di fedeli il giorno 30 luglio 1969 a Castelgandolfo,il Santo Padre salutava con effusione i 30 novizi salesiani di Lanuvio, accompa-gnati dal Maestro e da altri Salesiani, e rivolgeva loro queste parole

    « Adesso faremo la diagnosi di questi due nomi :

    IN COPERTINA

    La vigna di Don Bosco. « Vi racconteròun sogno che ho fatto la notte di avantiieri . Ero in viaggio con tutti i giovanidell'Oratorio e molti altri che non cono-scevo . Ci fermammo a far colazione inuna vigna e tutti i giovani si sparseroqua e là per mangiar frutta . Chi mangiavafichi, chi uva, chi pesche, chi susine.lo ero in mezzo a loro e tagliavo grappolid'uva e li distribuivo ai giovani dicendo :- A te, prendi e mangia». La vigna èl'Oratorio di Valdocco e poi la Congre-gazione . Don Bosco, infatti, vendemmiae distribuisce quale padrone l'uva aigiovani . È una di quelle vigne ubertosepredette da Isaia : «Pianteranno vigne ene mangeranno il frutto» (Is., 65, 21) .

    NOVIZI : che vuol dire gioventù esplosiva di entusiastici ideali, ,che si lascia pren-dere dal grande fascino della chiamata di Cristo .

    SALESIANI : si mettono in questa linea che ha dato alla Chiesa tanti esempi etanta forza e tanta moderna energia nella scuola di Don Bosco, e lo scelgono perseguire certamente quella bella tradizione di giovinezza, di apostol ato, di rinno-vamento cristiano, nella preghiera, nella vita e soprattutto a contatto con lagioventù di oggi .Carissimi, carissimi, il Signore vi accompagni e vi benedica » .

    Il Papa ha nominato poi alcuni altri gruppi di giovani che entreranno in semi-nario e ha proseguito il discorso invitandoli a conservare nella scelta che liattende la loro libertà e ha ricordato loro che la vocazione esige una grande per-suasione e un certo eroismo .Sono i giovani - ha aggiunto Paolo VI - che devono dare alla Chiesa quellaripresa di fedeltà di cui oggi ha particolarmente bisogno .

  • 11 mea culpa dei « 11 Vangelo non è un sonni-fero, ma una dinamite ». I gio-vani contestano perchè voglionosvecchiare un Cristianesimoaccomodante e di parata . Ein questa reazione giovanilec e un segreto bisogno di va-élí

    USA lori trascendente, di una fedenell'Assoluto, nel Dio vivente .

    Avreinmo dovuto dirlo prima il nostro « mea culpa »! Accettiamo non soltanto il processo,ma la condanna, riconoscendo le conseguenze dei nostri limiti e delle nostre imperfezioni .Dopo tutto l'idea che abbiamo cercato di amare, il Cristianesimo, non è nostra . È più grandedi noi : se fosse nostra, l'avremmo esaurita nelle nostre dimensioni .

    La crisi odierna si spiega tenendo presente l'insufficiente penetrazione dell'ideale cristianonel mondo, anche a causa della nostra ignavia che ne ha sciupato la fulgente bellezza e la forzameravigliosa .

    In profondità e in alto il nostro tempo ha fatto progressi incredibili . Barnard ha sostituitoil cuore ; abbiamo sollevato i templi di Abu Simbel dalle acque del Nilo ; nazioni giganti comel'America e la Russia si accingono a costruire delle piattaforme nello spazio ; eppure, d'untratto, basta un niente, una vertigine, per ridimensionare quest'uomo che sembrava aver do-minato l'universo .

    Dominatore dell'universo : sono rapporti che dànno bagliori . Il sole è circa un milione divolte più grande della terra ; esso a sua volta è uno dei cento miliardi di stelle che costituisconola nostra città celeste, la nostra galassia . Ma, nelle sue dimensioni, il sole, rispetto alla galassia,è come un granello di borotalco rispetto a tutto l'Oceano Pacifico . La terra, rispetto all'uni-verso, è nelle proporzioni di un nucleo di un atomo rispetto a se stessa . Povera, piccola terra .È veramente tanto piccola che si perde nell'universo . Se il Signore dicesse a un Angelo : « Vammia cercare la terra », l'Angelo non la troverebbe ; ma il Signore sì, perchè sente il pulsare delcuore degli uomini .

    Ma gli uomini non sentono più Dio. Non abbiamo saputo ripeterlo . La nostra condotta ciallontana da Lui . Occorre la gioia di uno spettacolo di vita veramente autentica, libera, chesappia distaccare quanti si lasciano travolgere da un andazzo materialistico, servile e avido ;occorre l'esempio di una esistenza semplice, pulita, radiosa, per far sentire l'impaccio, la vi-schiosità, la malinconia di una condotta immorale . Ci vuole uno specchio per provocare il di-sagio di un viso deforme .

    Ma questo specchio sovente manca : ci sono cattolici più disonesti di gente senza religione,mariti e mogli reciprocamente infedeli, industriali egoisti e insensibili, operai immersi in unmaterialismo pratico .

    Mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa ! È il peccato di quanti abbiamo allontanato ilfratello da Cristo . Ogni disamina del nostro mondò che non voglia essere una liquidazionesommaria, deve affermare una verità importantissima : non è vero che il mondo trova un osta-colo nel Cristianesimo . Un ostacolo il mondo lo trova nella insensibilità di quei cristiani chenon sanno stabilire la coerenza tra la fede e le opere ; nell'unilateralismo di coloro che infieri-scono contro l'immoralità e lo scandalo e poi vanno magari ad accomodare con estrema su-perficialità il loro egoismo al confessionale, lasciando un operaio nell'ingiustizia o un amma-lato nell'abbandono .

  • I giovani rifiutanoun Cristianesimo di parata

    I cristiani da parata o da antica-mera sono la pietra d'inciampo delCristianesimo. t il dovere della te-stimonianza quello che importa . Edè questo che implica scomodità fi-siche e morali .Dovremmo avvicinare i poveri,

    capirne i problemi, prenderli a cuore,farli nostri ; dovremmo avvicinare iricchi, per i quali la salvezza è diffi-cile, poichè Gesù non va incontrose non a quelli che lo desiderano ;dovremmo avvicinare senza dema-

    lato : non è l'ultimo libercolo digrido . È uno : non ci sono millericette come per la cucina! Ed ètristissimo costatare come la bontàsia stata ridotta per molti a un se-gno negativo ; il Cristianesimo a unareligione chiusa di uomini chiusi alpalpito di una sensibilità nuova ; laChiesa a una società di ritardatari,attaccati a vecchie pareti di sacrestia .Contro questa ingiuria bisogna

    gridare : Dio non è una creazionedell'uomo disossato che voglia darea se stesso una spina dorsale ; Cristonon è il profeta dei falliti ; la suaChiesa non è una raccolta di genteammuffita. Dio è una realtà vera,ontologica, effettiva ; Cristo è l'Uomo-Dio che è entrato nella storia degliuomini .

    Quanti presentano il Cristiane-simo solo come una teoria di rinne-gamento, fanno torto alla verità : enessun altro ideale infatti è piùeroico e più tragico del Cristiane-simo. La tragicità è in ogni deci-sione, in ogni istante : fare per nonputrefare, volare per non strisciare,ascendere per non discendere . Unasantità statica non è santità perchèsi blocca e si distrugge in un attodi superbia .

    Il Vangelo non è un sonnifero,ma una dinamite

    Michele Quoist prega : «Vorrei sa-lire molto in alto, o Signore, al disopra della mia città, al di sopra delmondo, al di sopra del tempo . Vorreipurificare il mio sguardo e avere iTuoi occhi » .

    Fino a quando avrò soldi per farcrescere i ninnoli sullo scaffale e i

    2 soprammobili dentro la casa, mi

    sarà difficile liberarmi dalla situa-zione di uomo in catene ; fino aquando avrò tanta fretta da lasciarmisopraffare dagli impegni, da viverecontinuamente sotto pressione, dacorrere senza fermarmi, da atten-dere il domani per vivere senza ca-pire il presente, sarò un uomostanco che ha perso il suo tempo enon ha capito la felicità .

    Veyergans nota : « La vita farragi-nosa della città, il telefono, le riu-nioni, le visite, ogni specie di atti-vità fanno della casa una piatta-forma girevole, ove la vita di ognunoconverge come in un nodo ferro-viario . . . Bisogna fermarsi tiri mo-mento, sedersi non importa dove,magari su un gradino della scala,per riprendere fiato, parlare concalma, riflettere e ricominciare » .

    Fino a quando sarò tanto superboda non convincermi che la mia di-gnità è costituita dal mio limite chemi rimanda a Dio, protesterò sem-pre per il dolore che mi vince, mitroverò davanti a un muro e vicozzerò con la testa e con il cuore :non avrò la calma per affrontarlo,la forza per superarlo, la gioia dioffrirlo al Signore .

    Sventure, disgrazie, fame : quantesofferenze intorno! Ha ragione padreLeppich : « Il Vangelo non è unsonnifero, ma una dinamite . Mentrevi parlo migliaia di uomini muoiono,migliaia di uomini soffrono negliospedali . In questo stesso istantedecine di migliaia di profughi vi-vono nella disperazione e nella mi-seria. Non molto lontano, centinaiadi migliaia di uomini vivono neicampi di concentramento . . . e voivorreste che vi augurassi "buonanotte" ? Se non avete ancora fattonulla per i fratelli che soffrono, ionon posso che augurarvi una cat-tiva notte ».

    Un giorno si pensava che Cristose ne stesse attendato dall'altra partedella sponda, giudice implacabile inattesa della nostra morte . Cristo,invece, circola per le nostre poverestrade intrise di polverè e di sangue .Ha seminato l'amore divino nelcuore .dell'uomo . Il germe attra-verso il quale si sviluppa questoamore, nella maggior parte dei casi,è il dolore .

    Capisco quanta ragione abbiano igiovani : abbiamo paura di soffrire edi comprometterci, di assumerci tuttele nostre responsabilità, costi quelche costi . Diciamo parole . I inissio-nari invece scrivono col sangue .Che cosa sono per noi le paroletestimonianza, solidarietà, presa dicoscienza, se non degli esercizi dilingua? San Francesco Saverio seri-

    veva dal lontano Oriente all'Univer-sità della Sorbona non per dottedissertazioni, ma per invitare pro-fessori e studenti a lasciare ognicosa e a partire per le missioni .

    Ripetiamolo : siamo colpevoli . Sen-tite Maritain : « Se un tempo ba-stavano cinque prove per l'esistenzadi Dio, oggi l'uomo le ritiene in-sufficienti e ne vuole una sesta, lapiù completa, la più autorevole : lavita di coloro che credono in Dico» .

    Il libro più pericolosoe seducente del mondo

    Navighiamo, volenti o no, sullacorrente di una rivoluzione univer-sale. L'Asia si sveglia, l'Africa è inpiedi . Popoli prostrati nel letargo,come il russo, l'indiano, il cinesestanno trasformando le loro strut-ture. L'Occidente si apre verso nuoviorizzonti . Il mondo si muove . Sen-tiamo noi il dramma, la responsabi-lità della nostra fede?Ammonisce Santa Caterina : « Se

    voi sarete quello che dovete essere,voi incendierete il mondo» . Paolo VI

    gogia quelli che faticano, per difen-dere la dignità del lavoro ; avvici-nare tutti i sofferenti .

    Dice il Vangelo che gli Apostolipresero Gesù nella barca «così co-m'era > . È il nostro impegno . IlVangelo non va adattato, ridotto inpillole, in formato tascabile, muti-

  • ai Cooperatori Salesiani : « Siate quelloche siete» . Don Bosco : « Noi non cifermiamo mai : vi è sempre cosache incalza cosa . Dal momento chenoi ci fermassimo, la nostra Operacomincerebbe a deperire» .

    Ed eccoti Tarsis, lo scrittore russoal quale il governo sovietico ha toltola cittadinanza : «Da allora presi aleggere ogni giorno la Bibbia che,posso dirvelo con certezza, è il libropiù pericoloso e seducente del mon-do . . . A riempirsi della saggezza dellaBibbia non rimane altro che riderea crepapelle di tutte le rivoluzionidi questo mondo. . . Avrei seguitovolentieri Cristo, però soltanto semi avesse indicato una via facile,ma invece guarda un po', eccoti ilGolgota » .

    Il Golgota? Altro che Golgota!Per noi il Cristianesimo è letto dirose .Non c'è che dire : bisogna deci-

    dersi, una volta per sempre, ad ac-cettare una realtà molto scomoda .Ha ragione Berdiaeff : « La più grandeobiezione contro il Cristianesimo so-no gli stessi cristiani » . Un momento,però! Voi non avete il diritto di

    a cristiani, con @a loro testimo-nianza, non accendono nel mondoquesta luce di Cristo, c'è il peri-colo che lo slancio tecnico e il me-raviglioso scientifico spingano l'uo-mo ad adorare la bacchetta magicache, toccandone i limiti, li fa al-lontanare fino agli astri .

    scambiare per cristiani i parassitiche se ne stanno in pantofole ; i su-perficiali che considerano il Cristia-nesimo come una suppellettile di cuisi fa pompa nei giorni di festa ; ifurbi che, dopo aver assistito aMessa, s'abbottonano sulla fede ilpanciotto imbottito di iniquità e diingiustizia ; i vili, pronti a convertireil sangue di Cristo in acqua tiepidae il fuoco divino in terra rossa daspargere sull'intonaco ; i disfattistisolleciti ad alzare cumuli di gastossici e muraglie di indifferentismocontro ogni entusiasmo ; i cultori del«non troppo zelo », che amano lavirtù purchè non impegni troppo eodiano il vizio solo quando eccede .

    Lasciate che il giovane gridi que-ste cose . « Non vi è forse nella suainquietudine - dice Paolo VI -una ribellione alle ipocrisie conven-zionali, di cui la società di ieri eraspesso pervasa? E nella reazione,che sembra inesplicabile ai più, chei giovani scatenano contro il benes-sere, contro l'ordine burocratico etecnologico, contro una società senzaideali superiori e veramente umani,

    non vi è forse una insofferenzaverso la mediocrità psicologica, mo-rale e spirituale, verso l'insufficienzasentimentale, artistica, religiosa, versol'uniformità impersonale del nostroambiente quale la civiltà modernava formando ? E perciò non vi èin questa insoddisfazione giovanileun segreto bisogno di valori trascen-denti, il bisogno di una fede nel-l'Assoluto, nel Dio vivente? » .

    Questi valori trascendenti, questafede nel Dio vivente, di cui parlaPaolo VI, dovevano trasmetterli aigiovani i «matusa» . Non semprel'hanno fatto : per questo devono ri-petere il «mea culpa» nei confrontidi una gioventù che, se anche tal-volta indulge alla contestazione e amanifestazioni estremiste, è - comel'ha definita il Papa - « appassio-nata di verità, di sincerità, di auten-ticità » . E vuol trovarle in coloroche dovrebbero esserne i possessorie i fedeli trasmettitori alle nuove ge-nerazioni .

    (Riduzione da un articolo del Coope-ratore Salesiano Nino Barraco . Cfr .Note di Pastorale Giovanile, aprile 1969) . 3

  • Che cosasono iDOMINIOSAVIOCLUB

  • E cco in redazione del BollettinoSalesiano un fascio di giornali egiornaletti dagli Stati Uniti . Par-lano dei Club o Circoli DomenicoSavio, che sono gruppi scolasticidi ragazzi organizzati in grosse unitànelle ultime classi elementari e nellescuole medie inferiori . Si ispirano aSan Domenico Savio .

    La prima volta che Domenico, il29 ottobre del 1854 entrò nellastanza di Don Bosco, vide alla pareteun cartello appeso con una fraselatina scritta in grosse lettere : Damihi animas, cetera tolle . Domenicodomandò che significasse quel car-tello. E Don Bosco lo aiutò a tra-durre : « O Signore, dammi le anime eprenditi tutto il resto ». Domenicoquand'ebbe compreso quelle parolesi fece per un istante pensieroso,poi disse: « Ho capito ; qui non c'ècommercio di denaro, ma d'anime .Spero che la mia anima farà parte diquesto commercio » .

    Da allora sono passati più di centoanni e Domenico Savio continua aportare a Dio le anime dei suoicoetanei .

    La fortuna di una iniziativaI ragazzi americani mostrano un

    particolare entusiasmo per il lorocoetaneo santo. I Club o CircoliScolastici Domenico Savio vennerofondati negli Stati Uniti il 5 marzo195o dai Salesiani per impegnare iragazzi a vivere sulla scia e nellaimitazione di Domenico Savio, pra-ticàndo la purezza in parole, azioni epensieri. I Circoli si diffusero intutti gli Stati Uniti: vennero orga-nizzati programmi di natura reli-giosa, atletica e sociale per entusia-smare i ragazzi e lanciarli a viverecome Domenico Savio, ad amare lapreghiera e ad accostarsi spesso aisacramenti della Confessione e del-l'Eucaristia .

    Ogni candidato deve avere almeno8 anni di età e aver fatto la prima

    comunione. L'assistente dei circoliè un sacerdote o un religioso laicodi qualunque Congregazione. Primadi essere ammesso, ogni candidatodeve imparare a memoria una speciedi promessa solenne che suona così:

    « Il mio impegno principale comesocio è il seguente :

    i. Fare discorsi puliti;

    2 . Assistere solo a cinema buoni ;

    3. Leggere soltanto libri e fumettiineccepibili ;

    Promuovere con la parola e conl'esempio la devozione a San Dome-nico Savio ;

    4 .

    Tre soci dei « Dominic Savio Club » - una ragazza,un negro, un bianco - premiati all'assembleaannuale davanti a 3000 soci . Ai lati il vicarioispettoriale don Perozzi e il salesiano coadiutoreMichael Frazette, fondatore dei Club .

    ,5 . Recitare ogni giorno una decina delRosario;

    6. Fare la comunione almeno unavolta alla settimana» .

    Una volta entrati nel Circolo iragazzi vivono in un'altra atmosfera .Hanno il loro giornalino, gli incontrisportivi, i raduni, le gite, i campeggi :una fitta rete di attività li trascinacome la Corrente calda del Golfoverso un clima più sereno .

    Ecco per esempio alcuni sloganche i ragazzi si ritagliano e si mettonocome «bottoni » sulle maglie im-pegnandosi a osservarli .

    Non perdere un minato di tempo inscuola o nello studio .

    5

  • • Imparare a rispettare le idee deglialtri specialmente durante le ricrea-zioni.

    • Obbedire anche al minimo suggeri-mento dato dalla mamma o dall'in-segnante .

    Fare una visita a Gesù in chiesa edirgli i propri dispiaceri .

    Aiutare i compagni in scuola o fuori .•

    Allenare la volontà a compiere unatto di bontà .

    Non raccontare nessuna spacconata .•

    Non tenere il broncio nè lamentarsi .•

    Per amore della Madonna, nonarrabbiarsi.

    Girare alla larga dai cattivi com-pagni.

    Non parlare di se stesso in tutta lagiornata .

    Non perder tempo nel sognare aocchi aperti : niente ozio.

    Se hai un cruccio, diglielo a Gesù .

    Di slogan di questo tipo ce n'èda scegliere fra quasi duecento .

    Sono, tutto sommato, i «fioretti»stile 1969 .

    Come sono organizzati i Club

    I Circoli o Club San DomenicoSavio sono soprattutto un'organizza-zione scolastica per ragazzi e ragazzedagli otto anni in su .

    Finalità : In parole semplici, lafinalità del Circolo è la santificazionedei propri soci . Dal momento che idoveri scolastici a casa e nella scuolasono le occupazioni principali deiragazzi, lo scopo dei « DominicSavio Club» è di santificare questidoveri e di imitare San DomenicoSavio nella formazione del propriocarattere. In pratica, gli scopi deiClub si riassumono così: accostarsidevotamente ai santi Sacramenti,avere una splendida riverenza per lavirtù della purezza come principalecaratteristica della consacrazione delragazzo a Gesù. E inoltre stimolare isoci a conquistare con le parole econ l'esempio i propri compagni alSignore .

    Struttura : L'organizzazione è rettada un Consiglio Superiore, compostodi un Presidente e di due Consiglieri,nominati dall'Ispettore dei Salesiani .

    11 « Dominic Savio Club,> è strut-turato in associazioni . Ogni gruppodi associazione è un ramo del Circolo

    6 approvato e regolamentato dal Con-

    siglio Superiore e governato dal Pre-sidente Generale. Ogni gruppo ècomposto di un adulto come presi-dente e di sei o più soci . L'elezionedel presidente del Circolo, del vice-presidente, del cassiere e del segre-tario viene tenuta all'apertura diogni anno scolastico . Il presidentee i suoi consiglieri costituiscono ilConsiglio di gruppo . Il gruppo èsotto il loro diretto controllo e hail potere di fare le necessarie mo-difiche .

    Pubblicazioni : Ogni socio riceveuna rivistina dal titolo Savio Notes,edita dal Consiglio Superiore . Esceogni mese da ottobre a maggio . Lefoto compongono metà rivista . Ar-ticoli, notizie e lettere formano l'altrametà .

    II santo Patrono : Il Circolo o Clubha in Domenico Savio un ragazzomoderno come patrono . DomenicoSavio fu l'allievo prediletto di DonBosco ; venne fatto santo nel 1954 .Pio XII disse di lui : « Domenico èil modello d'oggi per la gioventùdi tutto il mondo » . Centinaia di mi-gliaia di ragazzi e di ragazze si sonoda allora fedelmente ispirati alla vitadi Domenico, così sfavillante, francoe coraggioso, vigile ed eroico nellesue virtù .

    Ritiri : Ogni gruppo ha possibilitàdi fare qualche ritiro o revisione divita, aiutato da particolari fogliettidi guida. I ritiri sono di un giornointero e li impegnano in un'intensaattività spirituale. Di solito i gruppifanno il loro ritiro nel tempo diquaresima . Durante l'estate, i CampiSavio sono aperti come ritiri spiri-tuali per ogni socio che intendaparteciparvi. Di solito 8oo ragazzi viprendono parte con una settimana diesercizi spirituali .

    Storia dei Circoli : Nel marzo del195o il coadiutore salesiano MicheleFrazette di New Rochelle (New York)fondò i Circoli Scolastici San Dome-nico Savio per i ragazzi e le ragazzed'America . Fin dalla sua entratafra i Salesiani, il coadiutore Micheleaveva una grande devozione perSan Domenico Savio . Quando Dome-nico venne beatificato nel 1950 lanciòl'idea dei Circoli . L'idea attecchì .Da allora i Circoli contarono comesoci più di un milione di ragazzi eragazze . Ogni anno le iscrizionisuperano la quota di ioo .ooo . Intutti gli Stati Uniti sono più di2.500 i Club scolastici di San Dome-nico savio .

    Tu cerchi un Club?

    Ed ecco un manifestino che vienelanciato tra i ragazzi per orientarli einvitarli a iscriversi :

    Tu cerchi un Club? Eccolo : inquesto Club tu :

    farai successo con un'adunanza di40 minuti una volta al mese ;avrai come modello e patrono ilpiù giovane ragazzo santo deitempi moderni ;

    avrai come compagni più diroo.ooo altri ragazzi e ragazzedella tua età ;

    riceverai una tessera a colori checertificherà la tua appartenenzaal Club ;

    riceverai mensilmente la rivi-stina « Savio Notes », gratis daottobre a maggio ;

    troverai una larga scelta diattività che ti sono congeniali epremi per molte gare ;

    parteciperai a quell'irradiamentospirituale che si sprigiona dai socituoi compagni ;

    darai un nuovo slancio alla for-mazione del tuo carattere eall'allenamento della tua perso-nalità .

  • PER LA GIORNATA MISSIONARIA MONDIALEL'APPELLO DI PAOLO VI

    È noto che il Vaticano II ha messo in evidenzache tutta la Chiesa è missionaria perchè tuttisono chiamati a diffondere il messaggio di Cristo .

    È la verità che Paolo VI mette in chiara luce nelsuo "Messaggio" per la Giornata MissionariaMondiale del rq ottobre. Oggi l'istanza aposto-lica nella rinnovata coscienza della Chiesa è«premente e universale», afferma il Papa . Nes-suna categoria di cristiani può sottrarsi alla vo-cazione all'apostolato, che impegna tutti, anchei laici . «Procuriamo - continua Paolo VI -di rendere chiara e forte in noi, e d'intorno anoi, l'idea missionaria» .

    Alla falsa opinione secondo cui, dopo il Vati-cano II, le missioni non sarebbero più necessarie,Paolo VI contrappone l'esistenza di una organiz-zazione ufficiale e centrale proprio per promuo-vere e sostenere lo sforzo comune di evangeliz-zazione : sono le Pontificie Opere Missionarie .

    Di fronte al pericolo di una stasi nell'attivitàmissionaria, il Messaggio ricorda che la procla-mazione conciliare della libertà religiosa non vuolefavorire un irenismo agnostico o autorizzarel'indifferentismo, ma intende assicurare l'indipen-denza della religione dalla «incompetente inge-renza» di poteri esterni e profani e da «ogniabusivo esclusivismo » sociale o politico in questocampo. « Non snerva il dovere apostolico - pro-segue Paolo VI - ma costituisce piuttosto lacondizione civile per l'esercizio dell'attività apo-stolica missionaria » .

    Una visione, dunque, « sostanzialmente antica »,ma dal Concilio precisata alla luce delle ideeche « l'ora presente offre alla nostra considera-zione » . Anche l'opera delle missioni si collocacosì, « con amorosa priorità », nel disegno dellasolidarietà internazionale fra popoli più favoritie paesi in via di sviluppo. Ciò segna una evolu-zione da una concezione « un po' esotica e ro-mantica» a una concezione « più positiva e rea-lista» . Questo - sottolinea il Messaggio - seapre nuove possibilità, esige però « maggiore di-sponibilità di vocazioni e di mezzi » .

    Nè il missionario vede più nella diversità delleculture « un ostacolo irriducibile alla sua predi-cazione », ma scopre valori indigeni «degni diessere compresi, favoriti e assunti » . Non è piùuno « straniero » che con la sua fede impone lasua civiltà, ma 1'« amico », il « fratello ». Mentrerimane sempre totale e identica la necessità del« dono di sè », della « disponibilità » allo sforzo« spesso lento e infruttuoso nei risultati » e dello« spirito di sacrificio » .

    Il Messaggio in fine rinnova l'appello a ogni fe-dele perchè soccorra la causa delle missioni :non per « un calcolo utilitario », ma per « unalogica della carità » . « Essa ha bisogno di te - con-clude Paolo VI - del tuo obolo di amore, di pre-ghiera, di offerta » .

    LA SPLENDIDA REALTÀ[L'Uganda] è una terra - ecco perchè siamo an-dati - bagnata dal sangue di martiri, fin dalprincipio. E di martiri neofiti ; alcuni erano statibattezzati pochi giorni prima del loro martirio ;indigeni, laici, giovani, verso la fine del secoloscorso : non sono passati cento anni da questo av-venimento . E un ricordo di questi difficilissimi- non si ha idea - e tragici inizi dell'evangeliz-zazione. Che può fare un missionario che vien difuori -- tante volte non sa neanche la lingua -a penetrare e a predicare una religione che nessunoconosce in mezzo ad un popolo primitivo, diffidentee maldisposto?

    A ricordo di questi difficilissimi e tragici inizidell'evangelizzazione si vede una cosa mirabile epotremmo dire un miracolo : la logica umanaavrebbe concluso : ma la missione è fallita : alprincipio della predicazione ti uccidono : ventiduesono stati contati i martiri riconosciuti ma sonomolti di più e non sono soltanto cattolici ma ce nefurono anche di anglicani e qualcuno anche mu-sulmano. La missione è fallita : è impossibile intro-durre il Vangelo e la religione cattolica in unasimile situazione . Invece, ecco, avvenne il contrario .

    Proprio il contrario. Perchè subito è venuta su,germinata una magnifica e numerosissima comunitàcristiana . Pensate che ci sono adesso circa 40 o50.000 catecumeni e che son già quasi tre milionii cattolici in questo paese, convertiti ad uno ad uno .

    Che cosa vuol dire la fecondità dell'azione mis-sionaria! E fiorita proprio dallo sforzo missio-nario ; da quel sangue di giovani martiri è venutasu questa nuova Chiesa d'Uganda. E quello chesi dice per l'Uganda si potrebbe dire anche ditanti altri paesi africani e asiatici e di altri Conti-nenti. È una meraviglia che commuove e che fapensare : la causa missionaria merita la nostraammirazione . Essa ci ricorda l'infallibile parola diGesù che ha detto : Se il grano di frumento gettatoa terra non muore, cioè non si dissolve per germi-nare, rimane solo com'è, sterile ; ma se muoreporta frutto abbondante . F la legge del morireper vivere; la legge del sacrificio, la legge dellacroce ; è tremenda, ma è vera ; è grande, è misteriosa .

    E la legge della croce è quella della vita cristiana .Noi ne abbiamo visto in Uganda la splendidarealtà . Ed è la legge che riguarda ciascuna dellenostre esistenze personali . Diciamo : che vale unavita umana senza sacrificio, cioè senza un amoregrande, più grande della vita stessa, che la governie la faccia grande e feconda? E la legge per ec-cellenza missionaria . E noi ne abbiamo visto, vidicevo, una prova storica dì grande ed esemplarevalore. E per questo, figli carissimi, vi diremosempre di considerare, imitare e favorire, per ilbene del mondo e delle nostre anime, la causa mis-sionaria, che è la causa della vita cristiana nelmondo .

    Paolo VI, il 3 agosto, reduce dalla visita in Africa

  • 1

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    Uo' anima misticanel eccoloche non credeal meraviglioso

    Edvige Carboni condusse nella povertà

    la vita ordinaria della donna di casa che

    consacra generosamente il tempo libero

    alle opere di carità . E il Signore la

    ricolmò di doni soprannaturali

    che sembrerebbero incredibili senza la

    conferma di rigorose testimonianze

    e il severo esame che vi rivolge oggi

    la Chiesa. Presentiamo questa figura

    perchè nelle sue esperienze mistiche

    ritorna frequentemente il richiamo

    di Maria Ausiliatrice e di Don Bosco .

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    I 1 6 dicembre del 1968 le scale el'appartamento di via Camilla 47in Roma erano infiorati per gentileoniaggio degli inquilini e degli am-miratori di Edvige Carboni, perchèin quel giorno, alla presenza del card .Dell'Acqua, Vicario di Roma, si in-'cominciava il processo ordinario in-formativo in ordine alla sua beatifi-cazione e canonizzazione .Edvige Carboni visse a Roma dal

    1938 alla morte (1952), ma era nataa Pozzomaggiore (Sassari) il 3 mag-gio 188o, secondogenita di sei . Prestoperdette la mamma e su di lei caddela responsabilità della numerosa fa-miglia. Vide così tramontare il sognodi consacrarsi a Dio tra le Figliedella Carità .

    L'itinerario terreno di quest'animaprivilegiata, emula di Gemma Gal-gani e di Teresa di Lisieux, ha l'im-pronta della più incantevole sempli-cità : ragazza pia e candida dei can-dori del giglio, figlia affettuosa e ob-bediente, sorella premurosa e solle-cita, amica fedele, collaboratrice di-screta e disinteressata di ogni ini-ziativa di bene, profumò della suabontà e carità prima la nativa Poz-zomaggiore, poi alcune località delLazio e in fine Roma, dove ebbe gliultimi ritocchi dell'Artista divino .

    La sua vocazione di vittima inna-morata della Croce, preannunciatada una crocetta misteriosamente im-pressa sul suo petto fin dalla nascita,ricevette il suo crisma con l'iscri-zione all'Arciconfraternita della Pas-sione, eretta nel Santuario dellaScala Santa, che divenne la sua metapreferita e fu testimone del suoamore a Gesù Crocifisso fino allavigilia della morte .

    Molti sacerdoti ne ebbero un'altastima, primo fra tutti l'apostolo dellaSardegna, il servo di Dio Padre G.B. Manzella, che intuendo a qualisublimi altezze l'avrebbe portata ilsuo amore al Crocifisso e alla Ver-gine, uscì in questa espressione : «InSardegna abbiamo una santa» .

    Il parroco di S . Maria Ausiliatriceci scrive: « Ho conosciuto assai benela signorina Edvige Carboni, che abi-tava in parrocchia. Non so se fosseiscritta tra i Cooperatori, ma in ef-fetti era (con la sorella maestra) unavera Cooperatrice Salesiana . Tantobrava, piena di gentilezze per i sa-cerdoti della parrocchia e assai de-vota a Don Bosco e specialmente aSan Domenico Savio . Comunionequotidiana. Ma quello che mi hasempre colpito in quella brava si-gnorina era la dolcezza del suo ca-rattere: anche nelle immancabili con-trarietà non si turbava e restavasempre in tale mitezza di eloquioe di azioni da farmi pensare, fin daiprimi giorni che la conobbi, a SanFrancesco di Sales».

    La purezza verginale, la caritàfiammeggiante, il diuturno martiriofisico e morale fecero della sua vitauna immolazione continua a Dionell'umile servizio del prossimo e unmodello di eroismo cristiano a tuttele anime che vivono nel mondo .

    Chiuse la sua giornata terrena inRoma la sera del 17 febbraio 1952,lasciando nei presenti l'impressioneche Dio l'avesse chiamata a cogliereil frutto della sua coraggiosa rasso-miglianza con Gesù Crocifisso . Moltiasseriscono di avere già sperimentatol'efficacia della sua intercessione .

    VISIONARIA O SANTA?

    Nella vita di Edvige Carboni ab-bonda lo straordinario. Il biografo,padre Basilio Rosati, passionista, nonesita a parlare di "soprannaturale",ma afferma che in mezzo alle fre-quenti manifestazioni straordinarie,la sua fu una vita ordinaria fatta diumile semplicità e di continuo lavoro .« Ogni volta che ho avuto il piaceredi recarmi da essa - scrive una suaamica - non l'ho mai trovata inat-tiva, ma sempre operosa : dal finis-simo lavoro di filet al lavaggio deipavimenti o altri umili doveri dicasa, sempre con la stessa inaltera-bile calma e diligenza» .

    « Senti, Paolina, - diceva alla so-rella - questi sono doni che Gesùlargisce a chi soffre ; ma non sonole estasi che formano i santi, mal'umiltà, la pazienza, l'amore per lesofferenze, il saper perdonare, com-patire, dimenticare le offese . I santinon si sono fatti santi per le visioni,ma perchè hanno saputo praticarel'umiltà » .

    Delle prime manifestazioni straor-dinarie della sua vita parla Edvigestessa in una lettera al suo confessore :« Quand'ero piccolina, di cinque anni,la mia mamma mi lasciava sola inuna camera ; lei lavorava e io sola,sola. Ci avevamo un quadro, la Ver-gine col Bambino in braccio, e tantevolte mi accontentò dandomi il Bam-bino. Che belle ore! » .

    Molti fatti straordinari avvenneroper favorire la carità di Edvige, ca-rità così grande da far pensare al-l'espressione di San Tommaso : « Ilcuore dei santi è liquido ». Sovente

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  • Edvige rinunciava al suo pranzo perportarlo ai poveri, accontentandosidi solo pane ; molte volte donò aipoveri la sua biancheria personale ele sue vesti . E Dio mostrò di gradirela sua carità anche in forma miraco-losa, come avvenne nel 1949 . Mentreera in preghiera, le sembrò di tro-varsi alle grotte del Palatino . Lì c'eraun uomo che, al colmo della dispe-razione, stava per togliersi la vitacon una rivoltella. Apparve San Se-bastiano in divisa da ufficiale ro-mano, che dolcemente gli disse : « Fra-tello, che fai? » e gli tolse l'arma dimano . L'uomo piangendo rispose :« Sono pittore disoccupato e a casaho figli che muoiono di fame » . Ilsoldato gli disse : «Vedi questa si-gnorina ? Ella ti darà 20.000 lire » .L'uomo ringraziò piangendo . Avevabussato di porta in porta, ma senzarisultato. Quando Edvige ritornò insè, disse alla sorella : « Guarda semancano le 20.000 lire » . Paolina notòche realmente mancava tale somma .Gesù aveva voluto che due povereaiutassero un altro povero .

    Quest'anima carismatica fu purefavorita di estasi frequenti. PadreIgnazio, passionista, suo ultimo con-fessore, scrive : « Più volte ho assi-stito alla santa Comunione di Ed-vige, dopo la quale ella andava inestasi. Subito dopo ricevuto Gesù,Edvige entrava in un raccoglimentoprofondo. Dopo dieci minuti o unquarto d'ora sentivo che ella con-versava con Gesù. Erano colloquicon i quali interpellava la divinamisericordia per questo o quel pec-catore, domandava grazie ecc . Lo fa-ceva con molta spontaneità e lei nonsi accorgeva che io ed altri l'ascol-tavamo » .Quanta profondità teologica im-

    prontasse queste manifestazioni stra-ordinarie, ce lo dice una lettera alsuo confessore che il biografo defi-nisce « un trattato di teologia ma-riana » . «Padre, senta cosa mi hadetto Gesù stamattina : "Dirai altuo confessore che si affidi più inti-mamente a mia Madre . . . Gli diraiche la santificazione è opera diamore, ma l'amore increato, lo Spi-rito Santo, appartiene a mia Madreper le mirabili relazioni che ha avutocon Lei, per attuare il piano dellaRedenzione . Soltanto mia Madre,Maria, lo possiede perfettamente elo può comunicare a chi vuole e di-

    10 stintamente ai suoi figli prediletti . . ."» .

    GESÙ LE ADDOSSALA SUA CROCE

    Fin da ragazza Edvige compresela missione di vittima a cui Dio lachiamava . Soleva ripetere : « Sononata il giorno di santa Croce e quindidovrò sempre soffrire . . . Gesù vuoleda me sacrifici, disprezzi, umilia-zioni » .

    Quando la sorella si lamentavaper qualche umiliazione o croce, lediceva : « Tu, Paolina, non sei illu-minata : Gesù tratta così le animeche ama e che vuole innalzare allevette della perfezione . . . Gesù si la-menta perchè nessuno vuole soffrire :mi dice che anche i religiosi e i sa-cerdoti amano le comodità e i godi-menti. Perciò sono poche le animeche raggiungono la perfezione » .

    Edvige pregava Dio che liberasseil cugino salesiano da un persistentemal di capo . Gesù le disse che ildolore era un mezzo di santificazione .Edvige, comunicandolo a don Au-relio, concludeva : « Beato te che soffriqualche crocetta per il Signore » .A Lei però il Redentore non si

    limitò a imporre una "crocetta" : leappesantì le spalle con la sua stessacroce . « Ieri sera - scriveva al suoconfessore - sono andata alla ScalaSanta. Lì feci la Via Crucis assiemea tante altre anime. Mentre con fer-vore meditavo la Passione di Gesù,all'orecchio mi sento dire : "Figliamia, aiutami a portare la croce . Ètanto pesante che non posso neppurerespirare!". Io tutta commossa ri-sposi : "Sì, Gesù buono, ti aiuto io :dammela la tua croce, dammela pre-sto!" . Non appena ebbi terminatodi dire di darmi la sua croce, misentii nelle spalle e nella schiena unpeso, un peso e un dolore, che misembrava di dover morire all'istantesotto quel peso . Terminata la pre-dica, mi alzai, ma non mi reggevoin piedi, mi sentivo morire . Dopo lafunzione, cercai di ritornare a casa,ma non potevo camminare : il pesomi faceva cadere per terra . Presi iltram, feci le scale . Mia sorella, ve-dendomi quasi morire, mi fece co-ricare . Dopo più di un'ora, Gesù siriprese la sua croce e io mi sentiipiù sollevata » .

    ANCHE LE STIMMATE

    Gesù andò oltre e l'associò piùintimamente alla sua Passione conun dono che fa pensare a San Fran-

    RomaIl Cardinale Dell'Acqua,

    Vicario del Papa, il 6 dicembre 1968ha presieduto l'apertura

    dei Processo per la Causa dibeatificazione e canonizzazione

    della Serva di DioEdvige Carboni .

    cesto d'Assisi, a Caterina da Siena,a Gemma Galgani, a Padre Pio . . .Ma lasciamo che parli lei con la suasolita semplicità : « Un giorno men-tre facevo orazione fui rapita . Mi sipresentò Gesù e mi disse : "Figliamia, vuoi soffrire?" . Io risposi : "Sì,Signore : per tuo amore voglio sof-frire tanto tanto!" . Nel mentre Gesùmi si presentò in forma di Croci-fisso : dalle ferite di Gesù uscivanoraggi di luce, e detti raggi venneroa ferirmi le mani, i piedi, la testa eil costato . Mi sentii un dolore intutte le parti ferite, che rimasi orecaduta per terra . Mi svegliai e vidiche dalle parti ferite mi usciva unpoco di sangue, con dolore immensoin tutte le parti del corpo. Ero sul-l'età di 29 anni. Da quel giorno miaffezionai a meditare mattina e serala Passione di Gesù . Da quel giornonon desiderai più consolazioni, masolo di soffrire : soffrire tanto da di-menticare me stessa e vivere soloper te, o Signore! » .

    Di questo fatto così straordinariola sorella Paolina fa questo com-mento : « La notizia si sparse da uncapo all'altro dell'isola . 1 forestieri

  • accorrevano a Pozzomaggiore percuriosare . Mio padre con severitàmandava via la gente . Edvige sinascondeva il viso e le mani conuno scialle di lana quando usciva,per rimanere coperta. . . Essa avevasoggezione di tutti e anche di me,e cercava sempre di nascondere lestimmate . Le mani erano forateda una parte all'altra e anche ipiedi. La piaga del costato, alla de-stra, era lunga, e il venerdì e du-rante la quaresima si insanguinava .Me la fece vedere dopo aver iotanto insistito . . . Lei con tutte quellepiaghe lavorava senza lamentarsi» .

    Padre Ignazio scrive : « Seppi daEdvige che un suo confessore, nonso se fu il Padre Manzella, le fecechiedere al Signore che le togliessele cinque piaghe per non esporle asguardi profani. Le piaghe le fu-rono tolte. In questi ultimi tempisono tornate` quelle dei piedi e delcostato, ma non quelle delle mani» .

    L'amica intima Vitalia Scodinaracconta : «Una volta Edvige eraammalata, aveva mal di gola, e iomi portai da lei per farle delle pen-nellature, mentre Paolina stava a

    scuola . La trovai seduta sul lettocon i piedi fuori, con le mani giunte,con gli occhi rivolti verso un quadrodella Madonna Ausiliatrice . Le os-servai i piedi dove aveva le stim-mate sanguinanti . Vidi le piaghe aipiedi, al costato, alla fronte per lacorona di spine .., la vestaglia mac-chiata di sangue sulla spalla destra .Io le dissi : "Cos'hai fatto a questaspalla?" . Mi disse : "Niente,niente!" ».

    LE APPARE DON BOSCO

    «San Giovanni Bosco e San Do-menico Savio - scrive P. Rosati -furono, possiamo dire, i messaggericelesti che con più frequenza con-fortarono e consigliarono le duebuone sorelle (Edvige e Paolina) » .

    Realmente Don Bosco appariva aEdvige di frequente, solo o accom-pagnato dal suo discepolo. Per lo piùnelle sue apparizioni la esortava allapazienza e alla preghiera, ma più diuna volta le apparve anche per por-tarle soccorsi materiali . Qualche esem-pio tolto dal diario di Edvige .

    « Nel sogno vidi Don Bosco . Miavvicinò e tutto sorridente mi disse :"Sta' tranquilla; non lamentarti connessuno ; offri a Gesù, e vedrai ilgran merito che ne avrai . Quandoti viene qualche tribolazione va da-vanti a Gesù Sacramentato e sfogaticon Lui ; con Lui solo, figliuola ; eda Lui avrai forza e coraggio persopportare tutte le pene con amore" .

    Dopo una triste visione nella qualeEdvige vide un noto sacerdote apo-stata, che aveva rifiutato fino al-l'ultimo i sacramenti, a soffrire nel-l'inferno, e altri sacerdoti indegnisulla via della dannazione, le apparveDon Bosco che le disse : «Pregatefigliuole, affinchè questi sacerdoti ri-schiarino di nuovo la loro via e rad-drizzino i rami, rovina di milioni dianime ».

    « Una sera - scrive nel suo dia-rio - mi si presentò Don Boscoe mi disse: "Figliola, se sapessi quan-to soffrii io quando ero nel mondo!La mia vita fu un martirio. Tu orase soffri, ricordati che ti sei offertavittima per la liberazione dei poverirussi dal bolscevismo, accanito ne-mico di DI-. Figlia, prega, prega 11

  • che presto il Crocifisso entri nellaRussia" » .Ma Don Bosco non dimenticava

    la sua Famiglia religiosa : «Più volte- scrive Padre Rosati - San Gio-vanni Bosco la esortò a pregare peri suoi salesiani e le diceva che nelsuo Istituto aveva molti santi sa-cerdoti, come alcuni ch'ella cono-sceva e che il Santo le indicava anome » .

    Interessante quest'altra afferma-zione di Edvige : « Dopo la santaComunione, Gesù mi fece vedereDon Bosco . Mi avvicinai io con miasorella e Don Bosco ci disse : "Fi-gliuole, io vi voglio bene perchèsiete semplici" ».Che Don Bosco volesse bene a

    Edvige e alla sorella Paolina lo di-mostra anche il fatto che il Santo indiverse circostanze mostrò di venireincontro alle necessità materiali diEdvige e al bisogno che sentiva difare la carità anche nel duro periodobellico, quando scriveva a un'amica :«Se tu sapessi quanto si soffre aRoma! Anche la fame . Quanti giornici manca il pane, i grassi e tutto,ma l'offriamo al Signore per la sal-vezza di tante anime . . . » .Le frequenti apparizioni di Don

    Bosco e del suo Discepolo nonmeravigliano se si pensa al grandeamore che Edvige nutriva per loroe alla notevole affinità spiritualedella Serva di Dio con Don Bosco .Così, per esempio, anche Edvigechiamava "sogni" le sue visioni ;come il cane "Grigio" aveva libe-rato tante volte Don Bosco, cosìun cane misterioso salvò Edvige li-berandola da una persona che at-tentava alla sua virtù ; come DonBosco, quando udiva cose contro lapurezza, cambiava colore e soffrivaanche nel fisico ; più volte, comel'apostolo dei giovani, subì le vessa-zioni diaboliche e vide il demoniosotto forma di animale mostruososul collo di qualche persona pecca-trice ; quando in chiesa, per via o suitram, Edvige avvicinava qualche ani-ma in peccato, sentiva un lezzo mi-sterioso e se ne lamentava con Pao-lina dicendo : « La gente puzza, puzzad'impurità! . . . » .

    MARIA AUSILIATRICELE CEDE IL BAMBINO

    La devozione alla Vergine fu caraa Edvige durante tutta la vita, masi accentuò a Roma, quando visse

    12 nella parrocchia di Maria Ausiliatrice .

    PENSIERID/ EDVIGE CARBONIL'elemosina è cara a Gesù . . .

    Chi sfama il povero sfama Gesù .lo ai poveri non resisto .

    / poveri sono i miei più cari amici,i miei prediletti; per i poveri

    do tutto, anche le cose più care :anelli e orecchini.

    Gesù, ti amo e vorrei morirea forza di amarti. « Gesù ti amo»glielo dico anche quando dormo .

    lo a Gesù ho messo unsoprannome : lo chiamo col nome

    « Gesù bruciacuori ».

    Vi confido che ho ricevuto dalSignore grazie grandissime, ma

    temo assai che per le mie cattiverieil Signore abbia da fermare

    il corso delle sue misericordie.

    Che sono mai le mortificazioni,le persecuzioni, le umiliazioni,

    i patimenti e qualunque altra cosain confronto del Paradiso checi meritiamo con questi?

    Se un Dio, sapienza infinita,santità infinita, ha scelto per sèe per i suoi più cari la strada

    del Calvario, noi cristianivorremmo camminare per altra via,

    come se Egli non avessesaputo scegliere la migliore ?

    Non dire mai: « Gesù non miperdona, Gesù mi condanna . . . » .Questa è un'offesa grande, enormea Gesù, che è amore e bontà .Gesù le nostre colpe, piccoleo grandi, non solo le perdona,

    ma le dimentica .

    La devozione verso laBeata Vergine è il sostegno

    di ogni fedele cristiano,ma lo è in modo particolare per

    i sacerdoti (Gesù a Edvige) .

    Le vie sono due soltanto: quelladel Paradiso e quella dell'inferno .

    Una terza non si trova;è inutile cercarla .

    Che serve ad un uomo,un'ora prima che egli muoia, un

    istante dopo la sua morte,l'essere stato ricco e potente,

    l'esser vissuto fra gli onori, frai piaceri, se perde l'anima sua?

    Ecco una testimonianza eloquentenella sua semplicità : « Nella ca-mera di Edvige c'è un quadro bel-lissimo appeso alla parete, che rap-presenta l'immagine di Maria Au-siliatrice . La Mamma del cielo nonsapeva rimanere muta all'invoca-zione della sua santa figliuola espesso si animava e le parlava .Quando il 24 di ogni mese, alleprime luci del giorno, le campaneannunziavano armoniosamente lagiornata che i salesiani consacranoa Maria Ausiliatrice, per le due so-relle era una gioia indescrivibile . Inquel giorno la Mamma celeste pas-sava un po' di tempo con le sue fi-gliuole, ed esortava Edvige alla sof-ferenza, al compatimento delle per-sone moleste del palazzo e di tuttequelle che popolano il mondo . So-leva dire : "Anch'io sono stata sullaterra, sono stata disprezzata e umi-liata nella vita comune. Eppure eroMadre di Gesù . Coraggio, mia Ed-vige, soffri e ama, perchè grandicose sono riservate a coloro che sannosoffrire amando il Sommo Bene" ,> .

    Anche nelle amarezze di cui lefurono prodighe anime volgari, Ed-vige provò le tenerezze di MariaAusiliatrice : « Il 4 maggio 1941- scrive ella stessa nel suo diario -ebbi una grande umiliazione da unasignora . Mentre pregavo, mi si pre-sentò la Vergine Ausiliatrice coiBambino in braccio : io inginocchiatadavanti, pregavo e piangevo ; laMamma celeste mi sorrise e mi diedeper un momento il Santo Bambinoin braccio : passai momenti di para-diso » .

    Forse tanta confidenza fu ancheun premio al suo straordinario amoreal santo Rosario, che Edvige ad-ditava a tutti come l'arma invin-cibile contro la quale si spuntanoanche le armi più affilate del ne-mico delle anime .

    Coloro che conobbero Edvige sen-tirono il fascino della luminosa tra-sparenza del suo spirito e accetta-rono come ordinaria e naturale, pro-prio per la semplicità e l'esercizioeroico della carità, la presenza delsoprannaturale . La Chiesa ha ac-colto la testimonianza popolare evaglia con la sua autorità le provedi santità di una vita privilegiata .E una lezione di umiltà, di caritàe di unione alla sofferenza di Gesùche può essere valida per tutti .

  • Insegnategliil sensofiliale

    « Un giorno andai a visitare Don Bosco - raccontò il conte CarloConestabile. - Lo trovai al suo scrittoio che percorreva con l'occhiouna noterella, sulla quale erano segnati alcuni nomi . - Ecco qui, midisse, alcuni dei miei sbarazzini, la cui condotta lascia a desiderare. -lo non conoscevo ancora che imperfettamente i metodi pedagogicidi Don Bosco e gli domandai se riservava qualche punizione a queiragazzi colpevoli. - Nessuna, mi rispose: ma farò così. Questi peresempio (e mi indicò uno dei nomi) è il più monello di tutti, benchèabbia un cuore eccellente. Andrò a trovarlo in tempo di ricreazione egli chiederò notizie della sua salute; mi risponderà senza dubbio cheè eccellente . - Dunque sei proprio contento di te, ragazzo mio ? - glichiederò allora . Egli dapprima resterà un po' sconcertato; poi abbas-serà gli occhi arrossendo . Allora con accento paterno insisterò: - Suvvia,figlio mio, tu hai qualche cosa che non va bene : se il corpo è in buonasalute, è forse l'anima che non è contenta ? E da molto che non ti con-fessi? - Dopo pochi minuti, stia certo che questo ragazzo sarà giàal confessionale e son quasi certo che non avrò più a dolermi di lui . -lo l'ascoltai in silenzio, soggiogato dall'incanto e dalla dolcezza diquella parola paterna » .

    Il nostro tempo, a credere alle conclusioni dei diversi sociologi, haperduto il senso del rispetto ; e i genitori sono le prime vittime di questacarenza . Più disposti a fare da compagni di gioco che non da padri,spogliati un po' alla volta delle loro prerogative e della loro autorità,vedono staccarsi e allontanarsi da loro i figli nella misura stessa in cuicredevano di dover abolire le distanze . La generazione attuale è statadefinita « una generazione di orfani». II mondo, è vero, si sta rapi-damente trasformando : ma le .relazioni fondamentali che legano i figliai genitori e i genitori ai figli esulano da ogni trasformazione . Possonocambiare stile, ma non possono cambiare natura .

    Occorre instillare nei figli il senso filiale . In che cosa con-siste? Il senso filiale consiste nel rispetto e nella dipendenza .Il senso filiale accetta umilmente di sentirsi dipendente . Questa di-pendenza è totale nell'infanzia . Diminuisce poi progressivamente, amano a mano che il figlio si allena alla libertà e alla responsabilità .Ma non scompare mai ; si spiritualizza e diventa riconoscenza molteplice .

    Occorre instillare nei ragazzi la riconoscenza per i propri ge-nitori . II figlio non dovrà mai dimenticare il tempo in cui babbo emamma erano tutto per lui, in cui la mano potente del babbo era il suounico sostegno. Il figlio non potrà mai immaginare fino a che puntoegli fosse il centro dei pensieri e degli sforzi dei suoi genitori . « Nonsi lavora che per i propri figli», dicono unanimi i genitori .

    Occorre insegnare ai ragazzi che al momento della vecchiaiadei suoi genitori e alla loro morte egli sarà investito in pienodella sua dignità di figlio . Questa dignità esige spesso degli ob-blighi pesantissimi . Ci sono delle lente senescenze, che distruggonoa poco a poco il volto e lo spirito che un tempo noi si ammirava . Oc-corre una delicatezza filiale sempre all'erta per frenare il minimo gestodi irascibilità, la parola secca o mordace, il cenno di nervosismo cheferisce e fa soffrire il vecchio genitore e gli fa misurare la sua impo-tenza e inutilità, la sua distruzione fisica . Il dovere di figlio diventaallora così eroico e schiacciante che Dio ne ha dovuto fare l'oggettodi uno specifico comandamento : « Onora tuo padre e tua madre» .Queste vecchiaie dolorose sono una lunga prova per i figli . Ma qualecampo di azione per il senso filiale! Il figlio che veglia su un vecchiopadre, diminuito e ridotto a rudere, diventa in qualche modo padredel proprio padre .

    Ma per educare il ragazzo a questo senso filiale bisogna cheil padre sappia guidare senza costringere, sappia comandaresenza averne l'aria, sappia collaudare la libertà del propriofiglio in un clima di indulgente autorità . Quanto tatto, rispetto,precauzione, dolce severità sono necessari ai genitori soprattuttonell'età critica dell'adolescenza dei loro figli! A una sottomissione difanciullo, agli slanci disordinati e mai controllati dell'adolescenza suc-cederà in seguito una fiducia e una gratitudine di adulto . Dal padreil figlio risale a Dio, « da cui ogni paternità in cielo e sulla terra prendenome». Il senso filiale sfocia naturalmente nel senso religioso . Tuttoqui il sistema educativo di Don Bosco.

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    Le Memorie Biografichedi DON BOSCO

    aperte al mondodi lingua inglese

  • Nella foto a sinistraIl Rettor Maggiore don Luigi Ricceri,il Prefetto Generale don A . Fedrigottie l'Economo Generale don R . Pillasfogliano compiaciuti le prime copiedell'edizione americanadelle «Memorie Biografiche» .

    I l1 bisogno di una letteratura sale-siana per il vasto mondo di linguainglese era vivamente sentito daquanti hanno a cuore l'avvenire dellaCongregazione in quei paesi. Tantopiù che dal 1887, anno dell'entratadei salesiani in Inghilterra, e dal 1897,che vide la prima opera di Don Bo-sco negli Stati Uniti, ci si era limi-tati a tradurre alcuni classici dellaletteratura salesiana . Quando si con-sidera che il mondo inglese ha la piùalta percentuale di lettori, è facileimmaginare che cosa significasse lamancanza di una letteratura salesianaper il progresso dell'Opera di DonBosco in quelle nazioni .

    Un tentativo di affrontare questoproblema c'era già stato nel 1945,quando il direttore del "Don BoscoCollege" di Newton aveva fondatol' "Associazione Scrittori Don Bo-sco", formata da un gruppo di gio-vani salesiani ; ma il passo decisivoper colmare questa lacuna fu fattonel 1958 dall'Ispettore don FelicePenna, con l'ardito disegno di tra-durre i 1q volumi delle MemorieBiografiche di San Giovanni Bosco .

    Subito al primo esame apparverola vastità e la complessità del pro-getto. Si trattava di tradurre 7 mi-lioni di parole! Parecchi traduttoridi professione, interpellati, dichia-rarono che per condurre a terminel'impresa si sarebbero richiesti da 20a 25 anni . Le difficoltà sembravanoinsormontabili, ma don Penna, ilrealizzatore della Scuola Tecnica diLos Angeles, una delle più. belledegli Stati Uniti, non era uomo daindietreggiare di fronte alle diffi-coltà. Più che preoccuparsi di queste,egli si pose una domanda : la tradu-zione delle Memorie Biografiche avreb-be promosso la causa di Don Bosconegli Stati Uniti, nel Canada, nellaGran Bretagna, in Irlanda, in Au-stralia, nel Sud Africa e nei paesidove l'inglese è conosciuto e parlato,come nelle Filippine e nell'EstremoOriente? La risposta venne dagliIspettori salesiani di tutte quelleterre, che si dichiararono non solofavorevoli, ma entusiasti .

    Bisognava dunque accingersi al-l'impresa . E poichè nessun tradut-tore si sarebbe assunto da solo la

    traduzione dei iq volumi, si formòuna compagnia di traduttori presie-duta dal signor Frank Gaynor diNew York. Termine di consegnadell'ultimo volume : due anni e mezzodall'ottobre del '59 .

    Si iniziò il lavoro, ma ecco so-pravvenire la morte improvvisa delsignor Gaynor. Questo fatto, a cuiseguì l'altro più doloroso della tra-gica morte del promotore don Fe-lice Penna, parvero arenare e bloc-care il lavoro, già reso difficile dalledifficoltà intrinseche, come quella direndere comprensibile ai lettori dioggi la fraseologia e la mentalitàtanto diverse dei tempi di Don Bo-sco. Ma il successore don AugusteBosio decise di continuarlo e, confelice scelta, ne affidò l'esecuzionea don Diego Borgatello .

    Questi nominò un comitato edito-riale composto di salesiani noti perla loro maestria nell'uso dell'inglesee dell'italiano e per la loro approfon-dita conoscenza della vita di DonBosco. Tale comitato, presieduto dadon Borgatello, era composto daisacerdoti Enrico Sarnowski, PaoloAronica, Giuseppe Bajorek, EmilioFardellone, Guglielmo Kelley, PietroLappin, Ugo McGlinchey, GiuseppePerozzi e Chester Wisniewski .

    Nella prima seduta, che ebbe luogoil 6 marzo 1963, si prese in esameil problema della diffusione, poichèi superiori di Torino avevano auto-rizzato la traduzione ma solo invista di una edizione extra commer-ciale, com'è quella italiana. Con talilimiti si vide la convenienza di co-minciare dal volume XI, uno deipiù ricchi e interessanti perchè pre-senta Don Bosco nel 1875, l'annosuccessivo all'approvazione defini-tiva della Società Salesiana, che se-gnò un'èra nuova nell'espansionedell'Opera. Si pensava, come av-venne, che il volume, per il suo in-teresse, avrebbe aperto la via ancheagli altri volumi nei Collegi e Uni-versità cattoliche e non cattolichedegli Stati Uniti e del Canada . Sene decise una prima edizione di1500 copie presso un noto editoredegli Stati Uniti .

    Il volume uscì nel novembre del1964 e fu il frutto del sacrificato la-

    voro di molti. Le approvazioni nonsi fecero attendere . Prima fra tuttequella del V Successore di DonBosco, don Renato Ziggiotti, chedichiarava tra l'altro : « Nelle Me-morie Biografiche Don Bosco riviveed è mia convinzione che, attraversola lettura di queste pagine, i salesianidi lingua inglese lo faranno riviverenel loro apostolato di ogni giorno» .

    Fino ad oggi sono stati pubblicatii seguenti volumi : volume XI (no-vembre'64), volume I (settembre'65),volume Il (marzo '66), volume III(novembre '66), volume IV (mar-zo '68), volume V (giugno '69) .Quando uscì il IV volume, il

    nuovo Rettor Maggiore don LuigiRicceri scrisse : «Sono lieto di sen-tire che è uscito il IV volume delleMemorie Biografiche . Anch'io sonoconvinto che questa pubblicazione èdi grande valore per i salesiani dilingua inglese, in un tempo in cuic'è tanto bisogno di conoscere ilvero Don Bosco per assimilarne lospirito autentico » .

    Sarebbe prematuro valutare oggi ifrutti di questa iniziativa, ma unacosa si può già affermare : il trattatosulla educazione della gioventù cheDon Bosco si era proposto di scri-vere e che non scrisse perchè nonne ebbe il tempo, lo si trova tuttonelle Memorie Biografiche . E mentreun trattato ci avrebbe offerto le sueteorie, le Memorie Biografiche ci of-frono la pratica : qui Don Bosconon teorizza ma educa .

    E anche quando usciranno edizionicritiche della vita del santo Educa-tore, non detrarranno nulla al valoredelle Memorie Biografiche, dove donLemoyne scrive le cose da lui ve-dute o udite personalmente da DonBosco, offrendo del Santo un ri-tratto immediato, caldo e pulsante,quale nessuna critica storica potràmai dare. Nello sforzo odierno distudiare ed evidenziare il pensieroe la dottrina del Santo, è di sommaimportanza che tali studi siano con-dotti su basi autentiche, attraversola lettura attenta, meditata, amorosadi questo grandioso monumento distoria e di sapienza salesiana, chesono le Memorie Biografiche di SanGiovanni Bosco .

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    KIRONelle ore più difficili dell'adolescenza,quando il giovane o la ragazza sono sollecitatidalla tentazione del piacere e del facile,il Kiro-Congo propone loro un ideale esigente difortezza e di lotta : rivalorizza il battesimoe fa vivere a fondo la cresima.

    Vent'anni or sono, l'attuale direttore salesiano diLubumbashi, giunto nel Congo, trovò un solomovimento giovanile, lo scoutismo, per di più riser-vato ai collegiali .

    Si presentò allora al vescovo mons . Hemptinne, e gliprospettò il piano di un movimento a base essenzial-mente cristiana, sul tipo del Kiro fiorente nel Belgio .Il Vescovo ne fu entusiasta e lo invitò ad accendere su-bito un primo focolare tra gli allievi esterni . La fiammadivampò e oggi, dopo vent'anni, sono 70.000 i ragazzie le ragazze che hanno fatto la promessa del Kiro-Congo .

    Il movimento Kiro differisce essenzialmente da altrimovimenti per il suo spirito esigente : vuole che i suoimembri, ragazzi o ragazze, si concentrino sulla lorofede e la vivano integralmente .

    In effetto, prima cura del Kiro è quella di rivaloriz-zare il battesimo . La prima fedeltà che domanda èl'osservanza delle promesse battesimali e il primo idealeche propone è quello di una vita che ha per asse ilCristo risuscitato, che ci associa alla sua risurrezionemediante il battesimo .

    Poi, a misura che i suoi aderenti crescono, soprat-tutto dai 14 ai i6 anni, il Kiro attira fortemente l'atten-

    zione sullo spirito della cresima . P il momento in cuii ragazzi entrano nella sezione dei "lancieri" . Da questopunto il giovane Kiro s'impegna a vivere a fondo lasua cresima ; e poichè tutta la vita cristiana si svolgesotto il segno della lotta, egli promette di combatterevalorosamente .

    Questa attitudine bellicosa, fondamentale nel Kiro,è tutta spirituale . Nell'ora che l'adolescente o la ragazzasono sollecitati dalla tentazione del piacere e del facile,il Kiro propone loro un ideale di energia e di lotta .Ma questa lotta non ristagna in una visuale individua-listica . Se il giovane Kiro s'impegna a frequentare isacramenti per essere generoso e puro, lo fa ancheper lanciarsi alla conquista dei suoi compagni, ai qualimira a infondere un alto spirito di disciplina personalee di generosità, perchè vuole guadagnarli a Cristo .Per questo il senso dell'amicizia disinteressata e spiri-tualizzante rappresenta un altro aspetto dello spiritoKiro .

    Proprio perchè tende al dono pieno di sè a Cristo eagli altri, lo spirito Kiro costituisce un ideale difficileda raggiungere . Esso esige sovente scelte dolorose esuperamenti generosi. Nessuna meraviglia, quindi, secerti membri incespicano e cadono, e vengono talora

  • ad abbandonare il movimento . In compenso molti altri,presi da questa atmosfera esaltante della conquista disè e degli altri, si salvano nelle ore più difficili dell'ado-lescenza .

    Naturalmente, un movimento così spirituale richiedeun inquadramento perfetto . Per questo il movimentoKiro dà un'importanza capitale alla formazione deisuoi dirigenti .

    Recentemente il Kiro-Congo ha celebrato il suo ven-tennio. Fu una grandiosa e ben organizzata manifesta-zione . Sfilate, giochi, gare sportive furono l'espressioneesterna della gioia dei partecipanti . Riunioni formative,ore di studio dello spirito cristiano, celebrazioni litur-giche costituirono il vero nerbo del convegno giovanilee una nuova pedana di lancio . «Il Kiro - ha detto ilcapo diocesano del Kiro-Congo - ha fatto le sue provein questi vent'anni . Esso è pronto a dare al Paese unaélite capace di assumere le proprie responsabilità . IlKiro, formando i giovani a una ideale esigente, li pre-para a lavorare nella linea tracciata dal nostro governo :Tutti a servizio del paese . Ciò è assolutamente nella no-stra visuale : questa consegna si trova nel nostro sta-tuto che dice : A servizio di Cristo e del mio paese ».

    Anche le ragazze Kiro partecipano alla marciaattraverso i vari quartieri della città .

    I vari gruppi di ragazzi Kiro, dopo la marcia, si radunano nel Collegioper cominciare i giochi a premio .

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    NELMONDOSALESIANO

    Il titolo di Basilicaal Tempio di Maria Ausiliatricein Roma

    Anche Roma ha la sua Basilica di Maria Ausi-liatrice . È un nuovo dono di Paolo VI allacittà di Roma e alla Famiglia Salesiana . IlTempio di Santa Maria Ausiliatrice nel quartiereTuscolano fu voluto da Pio XI in occasionedella Beatificazione di Don Bosco nel 1929 .Eretto a parrocchia nel quartiere in continuaespansione, è diventato un centro pulsante divita religiosa e di devozione alla Vergine Au-siliatrice . Quanta messe di bene abbia rac-colto in questi 40 anni lo dice il Decreto colquale Paolo VI ha conferito al Tempio il titolodi Basilica . Vi si legge, tra l'altro :«Questo Tempio, davvero maestoso nelle di-mensioni monumentali, splendido per opered'arte, è tenuto in grande venerazione per l'at-tività veramente instancabile, per lo zelo ope-roso, per l'amore del tutto particolare dellaFamiglia Salesiana, la quale ha accettatol'impegno e l'ufficio certo non lieve del ser-vizio parrocchiale, di sviluppare e rinvigorirela fede del popolo di Dio, di promuoverela cristiana educazione della gioventù e, so-prattutto, di diffondere nelle anime la gloriadel Signore e della beatissima Madre sua,Maria. E se è vera, come Noi crediamo, laprofezia di San Giovanni Bosco, cioè che aRoma, fuori Porta San Giovanni, sarebbe sortoun Santuario in onore della Beata VergineMaria Ausiliatrice, invocata da innumerevolifolle, questo Tempio è la conferma più evi-dente della predizione» .Ne//a foto : la "Piazza Santa Maria Ausiliatrice"",antistante la Basilica omonima, all'uscita dellasolennissima Processione del 24 maggio scorso .

    Don Bosco alla Mostra Filatelicadi Salsomaggiore

    Nei saloni del Grande Albergo delle Terme diSalsomaggiore è stata organizzata la XIV Mo-stra Filatelica « Vita e Opere di un perso-naggio ». Questo concorso nazionale è statopromosso dal Centro Italiano di Filatelia Te-matica . Il salesiano coadiutore prof . Angelo Ga-busi ha esposto 48 fogli sul tema « Don Boscoe l'Opera sua», facendo passare in bella estudiata mostra la figura di Don Bosco, isuoi ideali, la sua opera nel mondo, i suoicollaboratori e continuatori . L'esposizione deisalesiano è stata giudicata degna di una dellequattro medaglie assegnate e ha riscosso sin-cere parole di plauso .

  • Bahia Bianca (Argentina)L'Istituto SuperioreGiovanni XXIIIinaugura la sede propria

    A Bahia Bianca, sede dell'Ispettoria salesianadella Patagonia settentrionale, il 28 giugnoscorso, si è celebrata l'inaugurazione della sededel "Profesorado Juan XXIII", in felice coinci-denza col compiersi dei 90 anni dell'entratadei salesiani in Patagonia .

    Alla presenza di alte autorità nazionali, provin-ciali e municipali, l'arcivescovo di Bahia Bianca,mons. Germiniano Esorto, ha benedetto i lo-cali, e il sindaco, avv. Luigi M. Esandi, ha ta-gliato il nastro di cinta dai colori argentinie papali .

    Subito dopo, la folla accorsa ha potuto ammi-rare i vari reparti distribuiti su 6100 mq . L'ar-chitetto ing. Giuseppe R . Crocitto, docente nel"Profesorado", ha il merito di aver disposto ilocali con criteri moderni e di pratica funzio-nalità, dando all'insieme un gradevole aspettodi serenità e di letizia .

    Attualmente frequentano il "Profesorado JuanXXIII" 740 alunni di ambo i sessi, per conse-guire il titolo di professore nelle varie specialità .Fino a oggi hanno raggiunto la meta 320 pro-fessori, che insegnano nelle scuole medie esuperiori pubbliche e private in tutte le pro-vince del Sud Argentino. II governo riconosceufficialmente i titoli e provvede all'onorario dei60 professori che tengono le rispettive cattedre .Dopo la cerimonia dell'inaugurazione, nell'atti-guo teatro Don Bosco l'ispettore dei salesianidon Eraclio Moreno tenne la commemora-zione ufficiale dell'entrata dei primi missionarisalesiani nella Patagonia novant'anni or sono .Don Osvaldo Francella, rettore del "Profeso-rado", commemorò i dieci anni di vita di questoIstituto Superiore, che ha la gloria di essere ilprimo fondato in Bahia Bianca e che riscuotetanta ammirazione e plauso. Uno scelto pro-gramma dì musica classica fu eseguito dalcoro di Bahia Bianca, dipendente dal "Profe-sorado Juan XXIII" .

    A corona della celebrazione ricevettero i di-plomi 59 neo professori .

    Fu una giornata che gettò nuova luce sulla vi-sione profetica di Don Bosco, nella quale pre-vide il futuro pieno di promesse della sua pre-diletta Patagonia .

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    r.

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    Udine • Nuovi padiglionial « Bearsi »

    L'istituto salesiano Bearsi di Udine ha cele-brato i suoi 30 anni di vita con l'inaugura-zione di due nuovi edifici - il laboratorio dimeccanica e la scuola di disegno - donodel comm . Dante Cavazzini, la cui munifi-cenza già nel '58 consentì la costruzione diun primo laboratorio per la formazione dioperai specializzati . Alla cerimonia inaugurale,che fece incontrare i 417 allievi con autoritàed exallievi, furono particolarmente festeg-giate due figure : mons . Biasutti, fondatoredell'Istituto, che volle affidato ai salesiani, e ilcomm . Cavazzini, che ha visto realizzataun'altra delle sue provvide iniziative di caritàa favore dei giovani più bisognosi .

    Randazzo (Catania)Nel novantesimodell'Opera Salesiana

    Cooperatori e Cooperatrici con mons . Giu-seppe Cognata, dopo aver ricevuto dalle manidel venerando Vescovo salesiano il diplomadi Cooperatore . L'Opera salesiana a Ran-dazzo è stata fondata nel 1879. Quest'annocelebra quindi il 90° di fecondo apostolatoeducativo. Don Bosco a Randazzo è moltoconosciuto e amato, e i Cooperatori Salesianivantano una antica e gloriosa tradizione . Siamolieti di aggiungere che il 29 agosto scorsomons. Cognata ha celebrato a Torino, nellaBasilica di Maria Ausiliatrice, le sue NozzeSacerdotali di Diamante, assistito da Superiorie da numerosi amici e ammiratori .

    Vicenza • Pellegrinaggio regionalelombardo a Monte Berico

    La foto che presentiamo ha colto al loro arrivoi circa 600 Cooperatori Salesiani della Lom-bardia, convenuti in pellegrinaggio alla Basilicadi Monte Berico di Vicenza . Provenivano daBrescia, Cesano Maderno, Chiari, Como, Gal-larate, Iseo, Milano, Monza, Nave, Pavia, Son-drio, Treviglio, Varese. Come ha sottolineato il

    ,delegato ispettoriale don Strappazzon nell'ome-lia, essi intendevano chiedere alla Vergine unaspeciale assistenza per meglio approfondire icontenuti della Terza Famiglia Salesiana e perun crescente impegno nell'apostolato giovanilenello spirito di Don Bosco . Tutti i gruppi deivari Centri si trovarono uniti alla S . Messa, chefu concelebrata dai Delegati Cooperatori dellaLombardia e accompagnata dal veterano donBandiera. Questi pellegrinaggi regionali sonoprovvidenziali perchè avvicinano i Cooperatoridei vari Centri, facilitandone la conoscenza vi-cendevole e fondendoli in una carica umana espirituale che ne valorizza gli ideali .

  • Udonthani (Thailandia) • I sale-siani di Udonthani hanno ospitato unsingolare convegno sulla fame, orga-nizzato dai protestanti e dai cattolicidella città. Oltre 200 i partecipanti .Al secondo giorno, i salesiani orga-nizzarono una celebrazione della pa-rola nella chiesa dell'istituto . La fun-zione impressionò altamente i con-venuti che, pur essendo nella mas-sima parte buddisti, vi avevano par-tecipato in massa . La professoressaamericana Ruth Klipstein, che tenneuna relazione, dichiarò che quella erala prima volta, nella sua vita, cheaveva potuto costatare una collabo-razione tanto fraterna tra cattolici eprotestanti .

    Buenos Aires (Argentina) • Èsorto il Consiglio delle Comunica-zioni Sociali Salesiane, denominatoCOSAL. Comprende due sezioni :l'una per la stampa, il teatro, la ra-dio-televisione ecc . ; l'altra per lescuole di formazione alle diverse spe-cialità e un complesso tecnico diproduzione e distribuzione delle inci-sioni per la radio e la televisione . Lapresidenza del COSAL è affidata al-l'ispettore salesiano don Mario Picchie agli altri quattro ispettori dell'Ar-gentina. L'organo esecutivo è presie-duto da don Manuel Schiavoni, di-rettore nazionale delle comunicazionisociali . Nei locali del COSAL funzionaun istituto che conferisce titoli equi-parati a quelli dell'ISER (Istituto Su-periore di Insegnamento Radiofonico) .

    Vercelli • All'età di 99 anni si èspento uno degli ultimi testimoni diDon Bosco, il signor Cesare Zorzoli .Nel 1878 entrò nel Collegio sale-siano di Borgo San Martino e l'annodopo fece la prima Comunione perle mani di San Giovanni Bosco.Del Santo portò nel cuore la dolcefigura, che amava ricordare evo-cando episodi dei sette anni passatinel collegio di Borgo . A Vercelli ilsignor Zorzoli accolse i primi sale-siani che, giunti là privi di tutto,furono da lui ospitati e aiutati inogni modo. Vide sorgere la chiesadel Sacro Cuore e l'opera salesianae vi cooperò con tutto lo slanciodella sua fede e del suo amore aDon Bosco. Fu per tanti anni presi-dente degli Exallievi' salesiani e degliUomini di A . C .

    Pordenone • È già in piena attivitàl'undicesima parrocchia cittadina, in-titolata a San Giovanni Bosco e af-fidata ai salesiani . La nuova parroc-

    NELMONDO SALESIANO

    IN Bchia è provvista di un'ampia chiesa,di un salone-cinema e di locali perle riunioni e per le associazioni fem-minili, che beneficiano dell'assistenzadelle Figlie di Maria Ausiliatrice,mentre i salesiani attendono all'Ora-torio maschile con edificio proprio ecampi sportivi .

    Huancayo (Perù) • La città è inpieno sviluppo . Il suo potenziamentoindustriale, la posizione privilegiata esoprattutto la vicinanza alla capitalecostituiscono un richiamo irresistibileper le popolazioni circostanti. E conl'aumentare della popolazione insor-gono nuovi problemi. Uno dei piùgravi è l'abbandono in cui vive tantagioventù. I salesiani hanno già unaopera con collegio e oratorio fe-stivo, ma è inadeguata alle esigenzeattuali . Perciò hanno progettato unCentro Giovanile mettendo a dispo-sizione della nuova opera 42 .000 metriquadrati di terreno e, poichè i bisognisono urgenti, hanno improvvisatorudimentali laboratori di meccanica,elettricità e falegnameria per adole-scenti di famiglie povere .

    Montechiarugolo (Parma) • Nel1919 i salesiani giungevano a Mon-techiarugolo per sviluppare una scuoladi agricoltura già iniziata a Parmada un grande salesiano, don CarloM . Baratta, in collaborazione conl'amico Stanislao Solari, ardito rin-novatore delle teorie agricole . Inquesti cinquant'anni numerosi allievifurono avviati allo studio e alla pra-tica delle scienze agrarie . Attualmentevi fiorisce una Scuola Media che halo scopo di educare e orientare versoaperture apostoliche e vocazionali . II50° è stato ricordato con un pro-gramma di celebrazioni alle qualisono intervenuti l'arcivescovo di Par-ma mons. Evasio Colli, mons. A. Pasini, amministratore apostolico, emons. M . Zanchin, vescovo di Fi-denza .

    Paysandù (Uruguay) • Grazie allamunificenza della famiglia RodriguezCandela, è stato possibile realizzareuna nuova Opera salesiana nel rioneoperaio di Paysandù, dove i sale-siani lavorano dal 1881 . Si tratta diun oratorio festivo, che viene prov-videnzialmente a soddisfare le esi-genze educative della zona est dellacittà, sviluppatasi rapidamente negliultimi tempi. Così anche le famigliee soprattutto i giovani di questoquartiere popolare possono contaresu di una casa aperta a tutti, moder-

    namente attrezzata, per la soluzionedei loro problemi educativi e ricrea-tivi, in un clima di serena fraternità.

    Betong (Thailandia) • Le scuolecattoliche della Thailandia godono digrande stima per la serietà dell'inse-gnamento e dell'educazione che visi impartiscono. Per citare un esem-pio recente, le autorità di Betong sisono espresse così : « Dacchè sonosorte le scuole cattoliche si è elevatoil livello culturale e disciplinare intutte le altre scuole . . . Se vi fosseromolte scuole come queste, non cisarebbe più il pericolo comunista» .Anche il Somphan della principalepagoda locale ha espresso la suasimpatia in questi termini : « Vedoche la gioventù di Betong ha mi-gliorato sensibilmente da quando cisono queste due scuole cattoliche» .

    Tucumàn (Argentina) • II 24 mag-gio scorso è stato solennementeinaugurato il nuovo tempio di MariaAusiliatrice . La Messa concelebratacon l'assistenza pontificale di mons .Victorio Blas Conrero, arcivescovo diTucumàn, ha dato inizio al cultodel luogo sacro, che funziona ancheda chiesa parrocchiale. Nella cittàtre case salesiane svolgono un attivoapostolato giovanile.

    Paranà (Argentina) • All'incrociodelle strade nazionali 18 e 126 èstato inaugurato un monumento aMaria Ausiliatrice . Questo monu-mento, che con la base misurametri 7 di altezza, fu condotto rapi-damente a termine grazie alla fattivaed entusiastica collaborazione delpopolo . Alla cerimonia d'inaugura-zione, presente il Governatore e altreautorità, seguirono la benedizionedel monumento, l'invio di colombimessaggeri, una sfilata di macchinariagricoli e gare sportive.

    Itajaì (Brasile) • Dopo sette anni dipaziente lavoro di promozione umanae religiosa tra la popolazione poveradel Rione Don Bosco, i salesiani sisono assunta la responsabilità diuna nuova parrocchia che ha sedenel parco della gioventù "Don Bo-sco". La nuova parrocchia comprendedue rioni popolati da gente di con-dizione media e povera e una partedi zona rurale . Il patrono e titolaredella nuova parrocchia è San Gio-vanni Bosco, il santo dei giovani,che in pochi anni ha conquistato ilcuore della popolazione.

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  • VOLEVA VEDERE COMECUOCIONO I PRETIL'ispettore salesiano don Angelo Botta informa sul-l'incendio della missione di Sucúa, paese centraledella valle dell'Upano, nel Vicariato Apostolico diMéndez (Ecuador) . Sucúa è il crogiolo nel qualeha avuto inizio la fusione di due razze nemiche :i Kivaros, indigeni della regione, e i Coloni, bianchivenuti dall'altopiano . Recentemente nuove frizionisono state originate dall'ingordigia di coloni inva-denti, che si sono appropriati di zone coltivate daiKivaros. I missionari naturalmente si sono schieratiper i più deboli . Di qui le ire di qualche bianco .

    R storno ora da Sucúa, dove la notte dal 4 al 5 luglioignoti hanno incendiato una sezione importantedel Centro missionario, distruggendola . Ho visto facceche portano scritto un. dolore immenso. Ho contem-plato volti contratti dalla paura per ciò che potrebbesuccedere ancora . Le notti scorse molte case sono rima-ste vuote: la gente ha passato la notte nei campi . LaScuola salesiana ha dovuto licenziare i ragazzi . f Chi-vari della zona circonvicina sono eccitatissimi .

    La notte sul 5 luglio incominciò come tutte le altrenella missione di Sucúa, dove i salesiani lavoranostabilmente dal 1931, mentre prima l'avevano percorsasaltuariamente per una trentina d'anni . È vero chedue giovanotti, mentre prendevano un po' d'ariaaccanto alla jeep della missione, la sera precedenteavevano sentito qualcuno che indicando l'alloggio deimissionari, diceva: « Questo brucerà stanotte » . Maespressioni del genere non erano nuove . C'era tensionetra alcuni coloni, avidi di sempre maggiori zone diterreno, e i missionari che esigevano rispetto per laproprietà dei Chivari . Ma alle minacce i missionarisi erano assuefatti .

    Dopo la mezzanotte tutti ormai erano immersinel sonno. Gli allievi interni con i due salesiani addettidormivano nell'edificio di cemento della scuola media ;mentre nella costruzione di legno, contenente camere,uffici, archivi, biblioteca, teatro, magazzini e autori-messa, riposavano quattro salesiani, due inviati dalMinistero della Pubblica Istruzione per presiedere agliesami finali, e altri sei adulti (tre bianchi e tre chivari),partecipanti a una Settimana di Cooperativismo Agri-colo in pieno svolgimento .

    Uno di questi ultimi, Luigi Jurado, rappresentantedi Aguacate, che dormiva nella prima stanza a sinistradell'ingresso, fu svegliato dal getto improvviso di lucedi una lampadina tascabile . Si mise a sedere sul letto :pensò che si trattasse di un missionario in giro d'ispe-zione, tuttavia svegliò il suo compagno di stanza,Francesco Pena. Guardarono l'orologio: mancavano20 minuti alle due . Si ricoricarono. Lo stesso fecero itre chivari che dormivano nel teatro, quando «unuomo alto e magro, con la casacca » ispezionò lenta-mente col fascio di luce di una lampadina il locale,ritirandosi silenziosamente . Bianchi e chivari stavanoper riprendere sonno, quando l'unica scala dell'edi-ficio divenne una torcia .

    Seguì per tutti un incubo angoscioso . La casa eraormai un rogo che ardeva illuminando tutta la sta-zione missionaria, carbonizzando il fianco degli alberirivolto verso la missione e spaccando i vetri dellefinestre della chiesa di cemento . Intanto dodici personesi erano raggruppate sulla terrazzina del secondo pianochiedendo una scala .

    Ma la scala non arrivava perché non c'era. Dal lorosettore arrivarono invece, spaventatissime, le suore .Accorse la gente dal paese . « Cosa fa qui? » domandòqualcuno a un uomo la cui ombra si profilava accanto

    i a un arancio . « Sto vedendo come cuociono i preti! »,fu la risposta.

    Desiderio che la Provvidenza non permise che venissesoddisfatto. Il direttore della missione don Gabriellisi lasciò scivolare giù dalla terrazzina . Lo seguirono

  • don Sutka, assistente generale della Federazione dei Cen-tri Chivari, e gli altri . Si cominciò una corsa febbrile persalvare i prodotti dei campi raccolti nel magazzino, leattrezzature del teatro e la jeep . Ma si riuscì soltantoa raggiungere il primo obiettivo . Il resto bruciòcompletamente davanti ai loro sguardi impotenti .

    Durante tutta la giornata i ruderi fumarono . Erasabato. La domenica ci fu Messa concelebrata . I mis-sionari vollero dirla insieme davanti alla gente accorsain massa. Ringraziarono il Signore che aveva salvatola vita, a tutti . Dissero alla popolazione che perdona-vano di cuore gli autori dell'incendio e la invitaronoa fare altrettanto .

    Il lunedì incominciò lo sgombero delle rovine . Nonmancava nessuno. C'erano i vecchi, che piangevano alraccogliere i resti delle travi, ripetendo : « Le abbiamoportate noi a spalle 33 anni fa, quando non avevamo stra-de neanche per bestie da soma » . C'erano i giovani, che aquell'edificio erano venuti ogni giorno per la scuola e peril divertimento . C'erano i bianchi, che parlavano dellanecessità di scoprire i responsabili, affinchè non cadessesul paese intero la vergogna di pochi. C'erano i Chivari,con nel cuore un risentimento profondo verso coloroche avevano attentato alla vita dei missionari .Questi hanno già incominciato la ricostruzione . I

    figli di Don Bosco formano una grande famiglia : l'ab-biamo toccato con mano . Arrivano aiuti da parte diconfratelli, cooperatori, exallievi, benefattori e amici .C'è da benedire il Signore che suscita cuori pieni i carità .Però a Sucúa la paura e la tensione continuano .

    Non tanto per ciò che fu distrutto (edificio e attrezza-ture possono rappresentare una perdita di 300.000sucres, pari a circa 15 .000 dollari) quanto per le mi-nacce che circolano e che non lasciano dormire tran-quilli. Le stesse voci che prima avevano detto : « Questobrucerà stanotte! » adesso sussurrano : « È stato sol-tanto un primo passo . Incendieremo altro, e qualcheprete lo ammazzeremo » .

    I Chivari, mentre portano assi per il nuovo edificio,vanno rimacinando tacitamente nei loro cuori, forgiatinella eredità di migliaia di anni di lotte e di vendette,l'antico risentimento contro il bianco, che per meritodei missionari avevano incominciato ad amare . Finorai missionari sono riusciti a calmarli . Ma se il fatto siripete, si teme che agiranno di loro testa .

    Suor Maria Troncati, una Figlia di Maria Ausilia-trice che i chivari venerano per tutta una vita spesaeroicamente fra di loro, li invitava a dimenticare e aperdonare . Le risposero : « Madre, non t'impicciare!Questa è nostra partita di caccia » . Le partite di cacciadei Chivari non sono giochi da bambini. Centinaiad'anni fa rasero al suolo paesi completi e piccole citta-dine spagnole che erano sbocciate nella selva .

    I miei confratelli stanno lavorando . Non sono ancorariusciti a sostituire la propria veste bruciata, ma stannogià ricostruendo, mentre parlano di serenità e di mutuacollaborazione tra le due razze. Malgrado ciò, nell'ariadi Sucúa si respira ancora paura e tensione . Ho trovatoun ragazzino che si preparava a lanciare il suo aquilonenel pomeriggio luminoso. Ma nella notte furono ancoramolte le case di bianchi che rimasero vuote .

    DON ANGELO BOTTA 23

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    P rimogenito di uno dei più ricchi commerciantidi Bangkok, "Rat", come era chiamato infamiglia, ebbe una educazione prettamente buddista .Nella dorata pagoda del « Budda di smeraldo », dovecon i familiari si recava periodicamente, amavasoffermarsi per ascoltare il commento ai precetti diBudda, fatto dal Gran Patriarca . Ogni mattinavoleva essere presente alla rituale offerta del riso aimonaci buddisti che, avvolti nell'ampia toga gialla,passavano in lunga fila, con la lucente ciotola tra lemani, alla porta della sua villa .

    Seguendo l'uso delle migliori famiglie della capi-tale, che vogliono dare istruzione soda e una edu-cazione di élite ai loro figli, anche Rat frequentòi corsi primari, secondari e liceali nel grande istitutocattolico di Bangkok, diretto dai Fratelli di San Ga-briele, ma si sentì come sperduto nella marea deiduemila e più allievi, e il seme della verità gettatonel suo animo buono dagli educatori non poté dareil suo frutto : le prevenzioni buddiste e le precauzionidei familiari lo soffocarono .

    II padre, che per il suo primogenito sognava ilpiù roseo avvenire, lo inviò a Hong Kong per fre-quentarvi i corsi universitari di Scienze commer-

    Eraun fervidobuddistail nuovovescovodi Ratburi

    Nello smembramentodella vecchia diocesi thailandese,

    monsignor Carrettoha tenuto per sè

    la parte più difficile,dove il lavoro apostolico

    è tutto da avviare .Nell'antica sede di Ratburi

    gli succede il giovane vescovo thaimonsignor Roberto Ratna,

    la cui vicenda umanasembra un capolavoro

    della Provvidenza

  • ciali. Là, nella pensione universitariatenuta dai padri Gesuiti, lo attendevala grazia del Signore . Dopo una lungacrisi spirituale che il giovane buddistasuperò con molta preghiera e rifles-sione, ormai maggiorenne e laureando,pur prevedendo la violenta opposi-zione del padre, chiese il battesimoe assunse il nome di Roberto, inonore di San Roberto Bellarmino,santo gesuita e dottore della Chiesa.

    Quando tornò in patria, trovòchiusa la porta di casa e più chiuso ilcuore del padre, che lo privò dei suoibeni. Come già il figlio di Bernardone,Francesco d'Assisi, anche Roberto,pur sentendosi profondamente addo-lorato per la cieca opposizione deisuoi cari, si spogliò lietamente dellesue ricchezze e da quel momento sisentì più degno figlio di quel Dio cheaveva imparato a chiamare « Padre ».

    Ed ecco il neo dottore, il figliodel ricco signore della capitale, in

    un afoso pomeriggio estivo, patito,povero, con un misero fagotto sottoil braccio, bussare alla porta delSeminario Salesiano della - Missione,dove fu paternamente accolto dalcuore grande e buono del vescovomous. Gaetano Pasotti . Per sei annitrascorse una vita felice nello studiodelle scienze sacre e nell'eserciziodelle virtù sacerdotali : mortificato,umile, esemplare in tutto .

    Per la festa di San Giovanni Boscodel 1948, Roberto Rat aveva lagioia di salire la prima volta l'altareper celebrarvi la sua prima Messa,assistito dal Padre Kelly S. I., chel'aveva rigenerato alla grazia edera venuto espressamente da HongKong .« Non potrò mai dimenticare -

    scrive mons . Carretto - lo spetta-colo commovente di quella mattina :la mamma, ancora buddista, avevaceduto alle vive insistenze del figlio

    Un gioioso «Xajo» (Evviva)al novello vescovo thai

    monsignor Roberto Ratna.

    e, all'insaputa del marito, era là inginocchio, davanti al suo Rat, dive-nuto sacerdote del vero Dio, peraverne la benedizione . A sua voltail figlio s'inginocchiava davanti allamamma per averne la benedizionematerna. E nel lungo abbraccio chene seguì le lacrime della mamma sifusero con le lacrime del figlio, facen-done spargere tante anche a noiche contemplavamo la scena. . . ».

    Don Roberto, divenuto sacerdote,si preoccupò subito di far partecipidel dono della fede i suoi fratellithai. Data la sua preparazione in-tellettuale e la sua conoscenza di-retta del buddismo, mons . Pasotti loinvitò a preparare testi di moralee di apologetica, che vennero adot-tati nelle scuole cattoliche dellaThailandia .

    Nel 1962, il successore mons . Pie-tro Carretto lo inviò nel Belgio afrequentarvi un corso di Cateche- 25

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    tica presso l'Istituto « Lumen Vitae » .Nel frattempo la mamma di don Ro-berto si ammalava a morte . L'assi-stette fino alla fine un missionariosalesiano e le preghiere e la santavita del figlio sacerdote le meritaronoil dono del battesimo. Don Roberto,nell'amarezza del suo dolore, offrìper la salvezza dei suoi anche ilgrande sacrificio di non pot