Rural Indie Theatre

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Rural Indie Theatre 11 Settembre 2009 Parco Fluviale dello Scrivia

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L’11 Settembre del 2009 tre giovani compagnie di teatro si sono date appuntamento sul fi ume Scrivia dando vita alla prima edizione del Rural Indie Theatre. Parte del festival Rural Indie Camp V, è un’iniziativa dell’Associazione Culturale Disorderdrama realizzata grazie ai contributi della Provincia di Genova e del Comune di Savignone. Questa è una piccola introduzione al lavoro delle tre compagnie, illustrata dalle fotografie di Jan Papas.

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Rural Indie Theatre 11 Settembre 2009

Parco Fluviale dello Scrivia

grafi ca e composizione grooppo.orgpubblicazione legata alle iniziative dell’associazione culturale disorderdrama e indirizzata ai propri associati; il materiale contenuto è rilasciato in licenza Creative Commons.

Rural Indie Theatre 11 Settembre 2009

Parco Fluviale dello Scrivia

Il momento difficile che sta vivendo la cultura italiana, sia per le scarse risorse assegnate dai governanti che per i monopoli delle grandi strutture, non lascia troppo spazio ai giovani che di teatro vogliono vivere ed appassionare. Il potenziale pubblico si stacca così dalla quar-ta parete e diventa sempre di più un tutt’uno col telecomando. E l’emozione del contatto catartico, che ha coinvolto per secoli gente di ogni ceto sociale, a partire dall’Atene di Peri-cle fino alle avanguardie novecentesche più “crudeli”, è svanita sciogliendosi nelle ricche tasche del “grande fratello”.Ma la cultura sa sopravvivere alle intemperie della tecnologia e bussa ai cuori di tanti gio-vani che per fortuna sanno scegliere Cechov alla Play Station. E fermenta così, nelle città e nei teatri di periferia, quello stesso spirito che spinse gli artisti di fine Ottocento a concen-trare sulla riva della Senna quei Teatri spon-tanei “di fiera” ed i Vaudeville, che tanto bene fecero al rinnovamento di un consumato tea-tro borghese e decadente. L’indipendenza e l’autofinanziamento permettono oggi, tra mille fatiche, a questi nuovi artisti “credenti”, di met-tere in scena pièces di classe, rappresentan-dole anche in luoghi impensabili come le rive di un fiume, in una fresca serata di settembre, intensamente vissuta tra il palco, la luna ed un suggestivo falò. È indubbio quindi ricono-scere a chi ha dato vita al Rural Indie Theatre la grande capacità di aver portato una nuova coscienza tra i giovani e non solo, nonché di aprire le porte a nuovi atteggiamenti che la politica ha obbligo di assumere.

Che il teatro ci vada(riflessione su una serata riuscita) L’altra notte ho sognato il Rural Indie Thea-tre. Non sto mica scherzando. C’era un palco sull’acqua e un mucchio di sabbia che si infilava dappertutto. A un certo punto iniziava lo spettacolo: centinaia di attori sul-la spiaggia, qualcuno persino affacciato al guardrail della superstrada sopra il fiume. Suggestivo. Al risveglio ho pensato che in effetti è andata proprio così, o forse no. Co-munque sia la forza trasmessa dagli atto-ri, dal pubblico, dal profumo di salsiccia e dalla sabbia nelle scarpe e dal freddo pure, era quella: centinaia di attori sparsi dapper-tutto. Perché gli attori non sono mica solo quelli sul palco. Roba vecchia. Gli attori sono gli odori e le sedie scomode, il fred-do e la sabbia, le persone e il fiume. Ecco quello che oggi il teatro ha voglia di fare e di essere. In barba alla morte del teatro e ai tagli istituzionali. Il teatro è vivo per de-finizione perché fatto da esseri umani. In un parco fluviale, nell’acqua, tra i sassi e in qualunque altro luogo si senta l’urgenza di esserci,ecco, io mi auguro che il teatro ci vada e manifesti la sua necessità di esi-stere. Questo abbiamo visto in una fredda sera di settembre: la naturalezza del teatro, la sua normalità nel compiersi, l’inarrestabi-le e fondamentale tensione dell’uomo alla rappresentazione. Una bellezza.

Raffella RussoAttrice, Autrice, Regista

Ass. Cult. Gruppolimpido

Antonio Bigotti Sindaco

Comune di Savignone

Come associazione siamo fieri di essere riusciti, dopo cinque anni di intensa attività sul territorio della Valle Scrivia, a costruire un festival denso di significati e, ogni anno, più ricco di progettualità. Nell’affrontare l’evoluzione di una festa che nasce musi-cale ma che trova nelle produzioni artisti-che più disparate il percorso fondante del suo stesso esistere, stiamo sondando le possibilità di renderlo ancora più presente lungo tutta l’area. Il significato di lavorare sul fiume risiede nella volontà di collegare il progetto con l’elemento unificante della zona, lo Scrivia appunto, che diventa ele-mento scenico per il teatro e tema per le prossime edizioni. Le giovani compagnie hanno saputo mettere in scena momenti importanti relazionandosi alla perfezione con il luogo. Con la speranza di diventare scusa per la produzione di memoria con-divisa, ringraziamo le parti coinvolte nella riuscita del progetto.

A pochi giorni dall’11 settembre, passando sulla strada sopra il bacino fluviale, ci siamo accorti con orrore che il livello dell’acqua si era bruscamente abbassato. Non era solo un fatto di siccità: la causa principale era un buco nella vecchia diga di contenimen-to. – Che facciamo? – ci siamo detti. – Si fa. Che Iddio ce la mandi buona. Il Rural Indie Theatre ’09 è nato come un tentati-vo, ma a conti fatti si può definire un’ottima partenza, un bijou, un pasticcino, piccolo piccolo ma ordinato e ben tornito. Questo l’abbiamo capito già all’inizio del primo spettacolo, quello delle Convocate, quan-do si sono spente le luci “in sala” e le due attrici si sono avvicinate dalla spiaggia. La conferma è stata la gente che dopo l’ultimo, quello del Gruppo di Teatro Campestre, no-nostante il freddo restava ancora, perché il parco fluviale, devo dirlo, è veramente ma-gico. Con questo minifestival di corti teatrali facciamo sì che i giovani del teatro genove-se si incontrino, si mescolino, si mostrino e si riprendano questa provincia, questa Valle Scrivia dove la cultura c’è per la fatica di alcuni, dove non c’è neanche una libreria ma ci sono boschi, fiumi, antichi castelli, la-ghi artificiali, paesini dimenticati, ex colonie fasciste ristrutturate o andate in malora… In una generazione in cui la sfiducia ci è proprio entrata nel sangue non resta che andarsi a cercare un altro posto, e noi l’ab-biamo trovato. Questa pubblicazione è per tutti quelli che non ci sono venuti, o perché l’hanno preso sottogamba o perché inve-ce, a malincuore, se lo sono perso.

Elisabetta GranaraDirezione Artistica

Rural Indie Theatre

Matteo CasariPresidente

Ass. Cult. Disorder Drama

« Come è nato il vostro progetto? Rac-contatene la storia.« Quali sono i vostri riferimenti nel pano-rama teatrale o culturale, se ne avete? Compagnie preferite? Registi? Spettacoli preferiti? E se non ne avete, perché?« Definitevi: che posto pensate possa ave-re o volete che abbia il “vostro” teatro al-l’interno della città di Genova? E, se ci al-larghiamo un po’, nel panorama italiano?« Veniamo al Rural Indie Theatre. Come avete reagito alla proposta di fare il vostro spettacolo in un fiume? « Quali sono stati i passaggi nella pre-parazione e nell’adattamento del vostro spettacolo all’ambiente fluviale? Difficol-tà? Imprevisti? Idee successivamente scartate?« Che ne pensate, a posteriori, della prima edizione del Rural Indie Theatre? Siete sod-disfatti? Consigliereste dei cambiamenti?« Progetti per il futuro?« Cosa vi augurate come compagnia?« Se volete aggiungere qualcosa, aned-doti, curiosità, commenti, domande che volevate ricevere, fatelo qui.

Nove domande per il Rural Indie Theatre 2009Abbiamo posto a ciascuna compagnia le stesse nove domande

per presentare sé stessi e il loro lavoro e per raccontarci la loro esperienza al Rural Indie Theatre

Le Convocate sono Elisa Occhini, regista, Margherita Olivieri e Marta Giordano.

Questo spettacolo, liberamente tratto da Rosencrantz e Guildenstern sono mor-ti di Tom Stoppard, è nato nel 2008 e ha debuttato al Teatro Duse in occasione del TEGRAS, rassegna di teatro universita-rio. Dopo la partecipazione al Rural Indie Theatre, Le Convocate replicano al Teatro dell’Ortica il 14 novembre 2009.

Risponde alle domande Elisa Occhini, che in questo momento si trova all’estero e che in quest’occasione si è dedicata esclusiva-mente alla regia pur essendo anche attri-ce.

«Dato che le distanze sono un ostacolo al rispondere “in gruppo” e che il progetto, o meglio lo spettacolo, è partito da me, mi faccio portavoce delle Convocate.

«Preferisco parlare di “spettacolo” e non di “progetto” visto che al momento non ab-biamo un vero e proprio “progetto teatra-le”. Io, Marta e Margherita ci conosciamo da anni, ma non abbiamo mai avuto l’idea di metterci insieme per creare una compa-gnia o cose del genere… Ci siamo ritrovate insieme in occasione del TEGRAS, festival di teatro che si è svolto in giugno al Teatro Duse, quando un amico che era nell’or-ganizzazione mi ha chiesto di partecipare con qualcosa di mio, ma, essendo io in un periodo in cui non avevo voglia di recitare, ho colto l’occasione per passare dall’altra parte, alla regia, per avere una visione più completa della “creazione teatrale”. Prima ho scelto il testo Rosencrantz e Guilden-stern sono morti, poi l’ho riadattato e ho scelto le attrici con cui portarlo in scena: siamo nate così: da un’esigenza di parlare di teatro attraverso il teatro.

Le Convocate“Siamo State Convocate“

tratto da “Rosencrantz e Guildenstern sono Morti” di T. Stopparddi Elisa Occhini

con Margherita Olivieri, Marta Giordano

l’ambientazione non è stata un ostacolo, semmai uno stimolo, uno sprone e una li-nea guida per il montaggio dello spettaco-lo. Possiamo dire che l’abbiamo montato a misura del Rural Indie Theatre, dobbiamo solo augurarci che nei teatri nazionali pos-sa essere ugualmente suggestivo.

«Quella del Rural Indie Theatre è stata un’esperienza davvero molto emozionan-te, organizzata con tutta la professionalità possibile (che è già tantissimo!), in cui si respirava allo stesso tempo un clima di-steso, non competitivo, ma anzi solidale. Credo che, come primo anno, il lavoro fatto sia stato davvero molto buono (organizzati-vamente parlando intendo) e che, col tem-po, non potrà che migliorarsi e crescere. È una manifestazione di cui c’è decisamente bisogno nel panorama genovese, per dare spazio e visibilità a giovani gruppi emer-genti per i quali è molto difficile emergere e darsi una visibilità, un circuito e una cre-dibilità…

«Progetti e auguri per il futuro? Non essen-doci costituite come compagnia né come gruppo… al momento siamo un po’ dei cani sciolti, non facciamo molti progetti insieme, ognuna di noi ha altre attività, spettacoli e impegni vari. Quello che ci auguriamo è di portare in giro il più possibile il nostro spet-tacolo, farlo crescere e poi… si vedrà!

Per info e contatti:[email protected]

«La mia formazione, che, inevitabilmente, è quella che mi influenza, spazia da Emma Dante a Serena Sinigaglia, da Mamadou Dioume ai Marcjdo Marcidorjs, fino ad ar-rivare agli attori della Valdoca e dei Mo-tus… Insomma, rivolta prevalentemente alla sperimentazione, alla ricerca, sempre un po’ fuori dagli schemi, o almeno così si vorrebbe. Gli spettacoli che più mi hanno colpito in questi ultimi anni sono l’Hamletas di Nekrosius e Angels in America di Elio De Capitani e Ferdinando Bruni.

«Difficile rispondere alla domanda se pen-siamo di avere “un posto” nel teatro ge-novese e italiano… Sarebbe già qualcosa avere un posto, trovare lo spazio e l’occa-sione per esprimerci. Credo che, ora come ora, gli spazi e le opportunità te li devi an-dare a cercare; la concorrenza è alta e, giu-stamente, se vuoi ottenere riconoscimenti e visibilità te li devi saper conquistare con professionalità, serietà, rigore e, natural-mente, bravura.

«Il Rural Indie Theatre è stato una sfida che ci ha fatto piacere cogliere. Per noi ha rappresentato l’opportunità di recuperare il lavoro fatto fino a giugno per il TEGRAS, immediatamente dopo il debutto. Infatti, ci siamo concesse solo poche settimane di pausa prima di riprendere in mano il testo e “rimontarlo”. È stata l’occasione per rive-dere il lavoro fatto, i mezzi usati e, anche, per prendersi più tempo per capire la dire-zione da prendere, quella più vicina a noi, al nostro stile personale e alle nostre pos-sibilità.

«Dal progetto alla sua messa in atto, l’uni-ca idea scartata è stata quella di gettarci in acqua a causa della temperatura e della poca acqua! Per quanto riguarda il resto,

Nata nell’ottobre del 2008, la Compagnia dell’intento è formata da Felipe Grande Gonzales, Amanda Guala, Paola Vacca, Laura Paleari, Camillla Bertoni e Giacomo Saturnino. Il testo, scritto a quattro mani da Paola Vacca e Laura Paleari, porta in scena monologhi tragicomici tratti dalle esperienze quotidiane degli stessi attori. Il 20 ottobre la compagnia replica nella sede della facoltà di Lettere e Filosofia.

« La Compagnia dell’intento nasce nell’ot-tobre del 2008 con il desiderio di sperimen-tare nuove forme di espressione teatrale in un contesto spontaneo e non strutturato. Ci prefiggiamo di trasformare in azione teatra-le le reazioni spontanee fisiche ed emotive, che scaturiscono da piccoli fatti quotidiani. Lo spettacolo Musica dell’indifferenza pre-senta allo spettatore, sotto forma di mo-nologhi, l’essenza intima e pubblica di al-cuni personaggi stilizzati la cui ispirazione

proviene dalla nostra quotidianità. Aspetto centrale della rappresentazione è lo stu-dio del comportamento dei vari personaggi in relazione con il mondo esterno in con-trapposizione al proprio intimo sentire. La scelta rappresentativa predilige una forma semplice, chiara e facilmente comprensibi-le, per trasmettere un messaggio profondo al maggior numero di persone.

« Il nostro percorso formativo è stato se-gnato dall’incontro con il Gruppolimpido, diretto da Raffaella Russo e Andrea Gado. Il nostro gusto personale ci avvicina a un teatro meno di maniera come quello di Da-nio Manfredini e Pippo del Bono. La nostra scelta è quella di prediligere una libera espressione cercando di non subire con-dizionamenti nel nostro percorso di ricerca spontanea.

La Compagnia Dell’Intento“Musica Dell’Indifferenza“

di Laura Paleari e Paola Vaccacon Felipe Grande Gonzales, Amanda Guala

Paola Vacca, Camilla Bertoni e Giacomo Saturnino

«Per chiudere, aggiungiamo poche frasi flash che nessuno capirà: Musica dell’indifferenza… speremmuDove posso scaldare la mine-stra???????Tutto il velcro a me… e anche la cintura di MinnieBasta pensare a queste c….

Per info e contatti: [email protected]@yahoo.it

« Ci piace immaginare che la nostra Rap-presentazione non subisca il limite dello spazio ma piuttosto lo adatti e lo modelli in funzione del messaggio che si intende trasmettere

«Il Rural Indie Theatre ha rappresentato un’occasione stimolante per valutare la duttilità dello spettacolo e degli attori di fronte all’elemento acqua e quindi la con-seguente esportabilità del nostro lavoro.

« Abbiamo cercato di considerare l’ac-qua come filo conduttore dello spettacolo usandola come strumento che facesse da specchio all’Io più profondo di ogni sin-golo personaggio. Elemento di difficoltà su cui abbiamo concentrato particolare attenzione è stata la mancanza di quin-te a cui si è però ovviato mantenendo in scena tutti gli attori per tutta la durata dello spettacolo.

« Siamo molto soddisfatti, è stata un’ini-ziativa coraggiosa, stimolante e ben organizzata che ha permesso di dare spazio a giovani compagnie di teatro in-dipendente. Abbiamo trovato interessan-te e suggestiva l’ambientazione. Un sug-gerimento potrebbe essere di estendere il festival a più date per permettere a più compagnie di avere la stessa opportunità che abbiamo avuto noi.

«In futuro piacerebbe proporre la nostra rappresentazione in contesti sempre di-versi che ci permettano di adattarla alle differenti ambientazioni.

Il Gruppo di Teatro Campestre è oggi com-posto da Elisabetta Granara, Chiara Val-dambrini, Rami Osama Ragab e Michele Bernabei. Nato nell’estate del 2008 con la prima performance, replica al TEGRAS nel giugno 2009, poi, dopo il Rural Indie Thea-tre, al Teatro dell’Ortica il 28 novembre 2009. Basandosi per il momento sull’ Orso, atto unico di Čechov, il GTC si propone di non ripetere mai lo stesso allestimento e di mettere in scena il proprio spettacolo non solo in teatri tradizionali, ma anche in luoghi diversi, per qualche ragione interessanti. «Siamo nati da un’esperienza in un ruscel-lo della Val Brevenna (provincia di Genova) il 13 luglio 2008. Lì, dopo una settimana di studio, abbiamo messo in scena L’orso per testare le nostre capacità di attori in un contesto diverso da quello abituale. Ab-biamo recitato vestiti dentro l’acqua, tra le rocce e gli alberi, in un punto del fiume che aveva tutte le caratteristiche di un teatro:

il fondale, il proscenio, le quinte… Dal fat-to che avessimo debuttato in campagna è nato l’appellativo di “campestre”. Il nostro pubblico selezionato era composto da tre persone. Doveva essere un lavoro fine a sé stesso, ma poi abbiamo continuato. «La nostra origine comune è il Laboratorio di teatro e libera espressione del Gruppo-limpido, ma quando il GTC è partito non avevamo riferimenti specifici di regia o modelli teatrali particolari. Siamo partiti più che altro dal confronto delle nostre forma-zioni culturali e dalle nostre esperienze in-dividuali (Chiara è una pittrice, Elisabetta è laureata in Lettere Moderne e Michele è un musicista). Col tempo i riferimenti si sono arricchiti dall’incontro con Gli Omini e i Babilonia Teatri, una frequentazione più assidua dei teatri genovesi, non solo come spettatori, ma anche da attori. In Quando non avrò più male di Raffaella Russo, ab-biamo lavorato tutti e tre.

Il Gruppo di Teatro Campestre“L’Orso“

Tratto da “L’Orso, Scherzo In Un Atto” di A. Cechovcon Elisabetta Granara, Chiara Valdambrini e Michele Bernabei

loro il colore bianco, per evidenziare la loro neutralità e perché fossero comunque visi-bili nel semibuio. Anche i costumi, stivali di gomma e abbigliamento “campestre”, sono stati pensati per rispondere alle esigenze dello spazio fluviale. « Nonostante l’imprevisto del cambio di at-tore nel ruolo di Smirnov (il Gruppo avreb-be dovuto testare una nuova formazione proprio in quest’occasione) siamo rimasti soddisfatti degli esiti dello spettacolo. Ci è piaciuto confrontarci con compagnie “coe-tanee”, con un fotografo e con un pubblico piacevolmente sorpreso dal luogo e dalle modalità di un festival che è partito bene e speriamo si ingrandisca e diventi un evento atteso nelle prossime edizioni. « Progetti per il futuro? Fare più date possi-bili, a Genova e fuori città, per “consumare” il nostro Orso. «Speriamo di trovare un buon equilibrio all’interno del Gruppo che ci permetta di lavorare ancora meglio, per lungo tempo e magari di entrare nel famoso panorama italiano… «Il Gruppo di Teatro Campestre ha uno spauracchio: “il biglietto di Natale di papà”. È quello che i bambini particolarmente creativi, carichi di buone idee mal messe in pratica, costruiscono per i loro genitori sot-to le feste e al quale i destinatari rispondo-no con un sorriso imbarazzato. È a questo che pensiamo quando nella fase creativa ci accorgiamo che un’idea che sembrava grandiosa nella pratica lascia molto a de-siderare.

Per info e contatti:myspace.com/[email protected]

«Il GTC continua ad essere uno strumen-to di ricerca e pratica, non solo a livello espressivo, ma anche organizzativo: da un lato il fatto di cambiare ogni volta spazio e regia ci permette di conoscere sempre di più un testo e di mettere alla prova la nostra creatività; dall’altro è un mezzo per entrare nel circuito teatrale genovese, conoscere operatori, attori, imparare a gestire una compagnia. Come Gruppo, ci proponiamo di non ripetere mai lo stesso spettacolo, nonostante il testo su cui lavoriamo al mo-mento sia uno solo. Non sarà per sempre così, perché l’obiettivo è quello di sfruttare L’orso fino a che non ci sentiremo pronti, magari, a fare qualcosa di tutto nostro. A quel punto, parlando di panorama italiano, ci inseriremmo in quel teatro fatto da com-pagnie “nuove”, che prendono spunto dalla cultura e dalla società attuali per creare i loro spettacoli (vedi, appunto Gli Omini e altri). «Quando si è rivelata la possibilità di par-tecipare al Rural Indie Theatre, siamo sta-ti felici di poter tornare alle nostre “origini acquatiche”. Una piattaforma sull’acqua ci avrebbe messo ancora una volta alla pro-va… «La preparazione è andata così: nel mese di luglio abbiamo fatto un primo sopralluo-go per farci ispirare, poi abbiamo comin-ciato a fare progetti. I nostri progetti però hanno subito delle variazioni necessarie dato che a settembre il fiume si era di-mezzato a causa di un buco nella diga. Se Smirnov, il protagonista maschile, doveva entrare su un pedalò, è poi arrivato in sce-na a bordo di una quad guidato da Paolo, responsabile dell’Extreme Kayak Salomon. Gli oggetti, che altre volte hanno composto la nostra scenografia, sono stati disposti su piccole piattaforme galleggianti lasciate in balia della corrente. Abbiamo scelto per

Jan Papas(foto di Sinapsi)Gianluca Papaleo, in arte Jan Papas, ha ven-tinove anni e si è avvicinato alla fotografia da circa un anno. Con le sue foto Jan punta a catturare dei momenti, per questo porta sem-pre la macchina fotografica con sé. Il suo ta-lento, la sua professionalità e la sua passione per il teatro hanno collaborato a immortalare degnamente la prima edizione del Rural Indie Theatre.

«Tutto è cominciato per caso nell’ottobre del 2008. Cercavo una macchina fotografica a poco, dato che la mia vecchia digitale (usata ogni tanto) non mi soddisfaceva. Un mio caro amico mi ha venduto la sua nikon d40 e da lì è cominciata una nuova avventura e una pas-sione che è aumentata pian piano nel tempo. Ho imparato tutto leggendo libri e cercando informazioni su internet. Quando esco porto sempre la macchina foto grafica con me, ogni istante può essere magico: quello che mi pia-ce della fotografia è la capacità di congelare i momenti e renderli immortali. Quest’anno ho sempre fatto foto per me stesso e farle inve-ce per la realizzazione di un progetto è stato particolare, una sfida nuova. Devo ringraziare Zeninho per aver suggerito il mio nome, dan-domi la possibilità di essere invitato a parte-cipare al Rural Indie Theatre, e per la stima dimostrata nei miei confronti. Nel mio lavoro al Rural Indie Theatre mi sono trovato un po’ in difficoltà per le condizioni non molto favore-voli di luce (le foto sono state fatte di sera, con un’illuminazione scarsa ma molto suggestiva per l’evento). Mi sono trovato molto a mio agio con i gruppi teatrali, c’è stato un rapporto di grande collaborazione. Lavorare in questo evento è stata una bellissima esperienza, vista anche la mia passione personale per il teatro: mi si è aperto un altro mondo. I tre spettacoli sono stati molto interessanti sia dal punto di vista teatrale che fotografico, e anche la location del fiume era molto suggestiva ed emozionante. Spero che questo evento cre-sca sempre di più nel corso degli anni e porti al pubblico spettacoli interessanti come quelli di quest’anno.

Per info e contatti:jan-papas.comflickr.com/janpapasfacebook.com/janpapas

Giunto, ormai, alla quinta edizione, il festival culturale dedicato alle produzioni giovani, non allineate alle mode televisive del mo-mento, continua ad ottenere uno splendido successo portando giovani in Valle Scrivia da tutta la regione Liguria e dal Piemonte. Poche scelte precise per delineare delle direzioni artistiche che prediligono un’at-mosfera a misura d’uomo, volumi sonori abbordabili, spazi rilassanti e aria naturale. Nell’ottica di costruire una proposta lunga tutto l’anno, con eventi puntuali in tutta la valle, si coglie l’occasione di questa pubbli-cazione per rimandare l’appuntamento ad un 2010 ricco di occasioni. Ringraziando per l’ottima risposta ottenuta dalle iniziative svolte fino ad oggi.

Rural Indie Camp I - 10/09/05Toxic Picnic, Adele, Jamadda Experience, Denize, Rocktone RebelRural Indie Camp II - 30/09/06En Roco, Green Like July, Starfish, Adele, Hermitage, EsmenRural Indie Camp III - 22/09/07Blown Paper Bags, Vanessa Van Basten, Rocktone Rebel, Overmood, Japanese Gum, Neve Su Di LeiRural Indie Camp IV - 20/09/08I Camillas, Polish Child, 2Novembre, June Miller, Dresda, Cartavetro, I Bosio, Ceanne Mc Kee Rural Indie Camp V - 08/08/09+19/09/09Le Man Avec Les Lunettes, My Little Pony, Tom Ton Band, Kramers, Karmatest, Tari-ck1, Caso, Second Bus Home, Bob Corn, Les Mange-Tout

Disorder Drama è un gruppo informale, nato nel 2003 e attivo dal 2000 sotto altri nomi. Dal gennaio 2009 il collettivo è di-ventato Associazione Culturale. La princi-pale attività è l’organizzazione di concerti di gruppi stranieri e italiani a Genova: 400 eventi con circa 550 gruppi e artisti ospi-tati è il totale aggiornato all’anno in corso. Oltre alla collaborazione con Fitzcarral-do, Milk Club, Lab.Buridda, La Made-leine Cafè, Disorder Drama si è distinta per il ruolo assunto nella progettazione di eventi in collaborazione con i Comuni Di Genova Savignone e Varazze, con la Comunità Montana Alta Valla Scrivia e la Pro Loco di Pegli, Arci Genova e Liguria. Disorder Drama autoproduce il proprio ma-teriale promozionale, con linguaggi grafi-camente consoni ai progetti, collaborando e offrendo spazi ai giovani artisti locali; dedica grande attenzione alla scoperta di nuovi talenti nei campi della musica, della fotografia e dell’immagine. Disorder Drama stampa una fanzine in 200 copie numerate, Compost, distribuita gratuitamente e dispo-nibile on line in free download, dedicata ad interviste e reportage sugli ultimi trent’anni di cultura underground a Genova. Grazie al portale http://www.disorderdrama.org e alla mailing list raccolta dal 2000 ad oggi rie-sce giornalmente ad informare su quanto di buono succeda in città.

Per info e contatti: [email protected]

Ass. Cult. Disorderdramamusica live, produzioni e altro

Rural Indie Campun festival per la Valle Scrivia

si ringrazianoComune Di SavignoneProvincia Di GenovaExtreme Kayak SalomonVittoria Assicurazioni - filiale di SampierdarenaPanificio Gian Maria Surace - BesolagnoMaReLab Di Massimo RepettoImpresa Edile Lentini PaoloEdilizia Garrè di AlessandroEdilblu srlAlbergo Garrègrooppo.org

L’11 Settembre del 2009 tre giovani compagnie di teatro si sono dateappuntamento sul fi ume Scrivia dando vita alla prima edizione del Rural Indie Theatre.Parte del festival Rural Indie Camp V, è un’iniziativa dell’AssociazioneCulturale Disorderdrama realizzata grazie ai contributi della Provincia di Genova e del Comune di Savignone. Questa è una piccola introduzione allavoro delle tre compagnie, illustrata dalle fotografi e di Jan Papas.