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19.1. Introduzione

La Volpe è un animale “difficile”: è difficileper gli allevatori proteggere gli animali da cortiledalle sue incursioni notturne; è proverbialmentedifficile da cacciare e da catturare; è difficile (omeglio, impossibile) da sterminare, come bensanno i guardiacaccia tedeschi, che anni fa hannotentato senza successo di eradicarle con ogni me-todo in modo da bloccare l’espansione della rab-bia silvestre; ma è anche difficile da studiare e diconseguenza da gestire razionalmente. I motivi diciò risiedono nella sua eccezionale plasticità, sia

comportamentale che ecologica.Sia per la sua importanza come vettore di im-portanti malattie che come predatore, la Volpe èstata ampiamente studiata. Ogni popolazione divolpi è però unica, cosicché bisogna essere cautinel generalizzare i risultati dei singoli studi.

19.2. Sistematica e distribuzione geografica

L’unica specie presente in Italia (Vulpes vulpes ,detta Volpe comune o Volpe rossa) è oggi diffusa

su di un areale vastissimo, uno dei più vasti fra iMammiferi selvatici terrestri. È stata avvistata sullacalotta artica e verso i tropici fino al Nord Vietnam.La sua distribuzione è limitata soltanto dai desertiestremamente aridi e dalle foreste pluviali. In que-sta enorme area sono state descritte 77 sottospecie,la quasi totalità delle quali è di incerto significato.La Volpe rossa del Nord America è stata conside-rata come una specie distinta (Vulpes ful va ), maquesta distinzione è oggi messa in dubbio.

La caccia, spesso molto intensa, di cui la Volpe

è stata oggetto, non ha causato estinzioni locali,eccetto che in pochissime aree pianeggianti, privedi copertura boscosa. Anche in queste aree, co-munque, ogni rallentamento della pressione vena-toria è stato seguito prontamente dalla ricomparsadella Volpe.

19.3. Habitat

Senza dubbio il carnivoro più adattabile d’Euro-pa, la Volpe ha colonizzato le città più densamentepopolate come le montagne più remote. La versati-lità della Volpe risiede sia nelle sue abitudini ali-mentari non specializzate, sia nella capacità di tro-vare un rifugio ovunque: nei cespugli come nei pa-gliai, nei campi di cereali come fra le rocce o nelletubazioni abbandonate. Alcuni ambienti sono co-munque più adatti di altri a sostentare alti numeri divolpi: le aree molto varie, con zone boscate fitta-mente frammiste a pascoli sono di solito quelle dove

si trovano le densità più alte. Queste zone infatticontengono una grande varietà di cibi, che consen-tono alla Volpe di sostentarsi anche nelle stagioni incui alcune risorse alimentari vengono meno. Le areepiù omogenee, quali i boschi monospecifici di altofusto e i campi a monocoltura cerealicola hanno disolito risorse alimentari meno abbondanti e varie equindi una densità di volpi inferiore.

19.4. Situazione in Italia

In Italia i dati sulla distribuzione sono scarsi,ma questa specie appare diffusa su tutto il territo-rio nazionale, con la sola eccezione delle isole piùpiccole. La Pianura Padana, l’unica zona d’I taliadove fino a pochi anni fa la Volpe era considerataassente, ospita in realtà popolazioni non trascura-bili. Persino molte città di medie e grandi dimen-sioni (fra cui Roma) ospitano delle popolazioni diVolpe. Vie di penetrazione della Volpe in cittàcomprendono soprattutto le sponde dei fiumi e imargini delle ferrovie, quando abbiano una discre-

ta copertura vegetale.L’azione dell’uomo nei secoli ha probabilmente

favorito questa specie, frammentando le aree bo-schive e aumentando l’eterogeneità ambientale.Anche la sparizione da vaste aree dei Carnivoripiù grandi (competitori o predatori della Volpe),

Capitolo 19

Volpe

Paolo Cavall ini 

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quali il Lupo, l’Aquila e la Lince, ha probabilmen-te permesso la sua espansione e il suo incrementosul territorio nazionale. Più recentemente, almenodue fenomeni possono aver causato un incrementodella popolazione di volpi:

– fino agli anni ‘60, la presenza umana e di con-seguenza il controllo venatorio sulla Volpe, eranocapillarmente diffusi sul territorio; oggi, l’abbando-no delle campagne e insieme il divieto all’uso dibocconi avvelenati, ha probabilmente provocatoun rilassamento della pressione venatoria;

– la disponibilità di cibo (per esempio rifiuti,frutti non raccolti, carogne) è probabilmente au-mentata e da questo la Volpe può aver trattovantaggio.

Oggi, questa specie è probabilmente più ab-bondante nelle aree collinari e pre-appenninicheche nelle pianure (caratterizzate da estese mono-colture cerealicole) o sulle montagne al di sopradei 1.000 m (dove la copertura boscosa è piùomogenea). Mancano comunque dati che confer-mino queste tendenze.

19.5. Morfologia

La Volpe sembra generalmente molto più

grande di quanto sia in realtà. Il suo peso è gene-ralmente intorno ai 5-6 kg e la lunghezza totale èdi circa 1 m (di cui il 40% circa è costituito dallacoda), con forti differenze fra aree geografiche di-verse. Fra le volpi europee, quelle dell’I talia cen-trale sono le più piccole.

19.6. Riconoscimento del sesso, dell’età e dellecondizioni fisiche

19.6.1. Sesso I maschi sono più grandi e pesanti delle fem-

mine (peso medio: 6,3 kg per i maschi, 5,3 kg perle femmine; lunghezza della testa e del tronco: 67cm per i maschi, 63 cm per le femmine). La diffe-renza non è però sufficiente per distinguere i duesessi in natura. Alcune differenze secondarie (adesempio, nella forma della testa) sono rilevabilisoltanto dagli osservatori più esperti. Nel maschio,lo scroto è più piccolo di quello del cane, ed è si-tuato vicino al corpo. È coperto di pelo chiaro e

può essere scorto a qualche metro di distanza. Alcontrario, il pene non può essere visto se non adun esame molto ravvicinato. La postura di orina-zione (come nel cane, il maschio spesso alza unazampa posteriore, mentre la femmina di solito siaccuccia) non è un criterio affidabile.

19.6.2. Età 

Molte tecniche sono state usate per determina-re l’età delle volpi e di altri Carnivori. Poiché levolpi hanno un solo estro all’anno, i cuccioli na-scono tutti in uno stesso periodo dell’anno. La de-

terminazione dell’età è quindi resa più facile dallamancanza di classi d’età intermedie.

– Le misurazioni esterne (peso, lunghezza) per-mettono di valutare l’età dei volpacchiotti solofino a 80 giorni.

– L’usura dei denti, pur essendo generalmentepiù elevata negli animali adulti è un criterio scar-samente affidabile.

– La pesatura o conformazione dell’osso peni-co (baculum ) è applicabile ai soli maschi, richiedela morte dell’animale ed è inutilizzabile dopo set-tembre, quando i giovani hanno 6 mesi.

– La pesatura del cristallino oculare (Fig. 19.1)e la dimensione della cavità pulpare sono metodiattendibili per distinguere i giovani dell’anno, manon sono alla portata del dilettante

– La chiusura delle suture craniche o epifisarie.Fra le suture craniche, quella fra il presfenoide e ilbasisfenoide si chiude nella maggior parte deglianimali nel secondo anno di vita ed è quindi utileper identificare i giovani. L’epifisi della tibia si

chiude durante il primo inverno per la maggiorparte degli animali. La protuberanza dell’epifisi ul-nare è ben marcata fino a 9 mesi di età (come av-viene per le lepri ed i conigli) e può essere esami-nata tramite palpazione anche in animali vivi.

– La conta degli strati del cemento dentariopermette di determinare l’età esatta, ma richiede

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Fig. 19.1. Determinazione dell’età nella Volpe a partiredal peso del cristallino oculare e dall’ampiezza della ca-vità pulpare (rapporto fra diametro massimo della ca-vità e diametro della radice).

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tecniche e strumenti relativamente complessi epersonale specializzato.

19.6.3. Condi zioni fisiche 

 Talvolta è utile conoscere le “condizioni” dellevolpi. Queste condizioni fisiche della Volpe si pos-sono valutare con alcuni indici diversi: il miglioreè l’indice di grasso renale che, tuttavia, richiedeuna preparazione accurata.

Indici di più facile determinazione sono laquantità di grasso sottocutaneo e la quantità digrasso periviscerale. Questi sono peraltro soggettiad errori dovuti ad una valutazione soggettivadell’osservatore, specialmente se non esperto.

Dopo dissezione, si valuta la quantità di grassosecondo la seguente scala:

(1) assente o scarsa;(2) medio-bassa (presente solo poco grasso

sullo sterno e intorno al peritoneo);(3) medio-alta (presente uno spessore significa-

tivo di grasso sullo sterno e al centro dell’addome,nonché intorno al peritoneo ed ai reni);

(4) abbondante (il grasso sottocutaneo coprecon uno strato più o meno continuo tutta la regio-ne toraco-addominale, il grasso periviscerale rive-ste completamente i reni e forma agglomerati nella

regione inguinale).Il grasso sottocutaneo dà un indice più sensibi-

le alle piccole e rapide variazioni nello stato fisico,in quanto viene consumato per primo. Un altrometodo, che può essere impiegato anche su ani-mali vivi, è la misurazione del rapporto fra la lun-ghezza ed il peso dell’animale. Questi 4 indicisono in buon accordo fra di loro. Le femminesono spesso più grasse dei maschi.

19.7. Sistema sociale

La dinamica sociale della Volpe non è bencompresa, a causa delle difficoltà pratiche nellostudio sul campo di un animale così schivo. È co-munque evidente una grande flessibilità, non solofra differenti aree, ma anche interannuale.

L’area occupata da una Volpe è di dimensionemolto variabile (da 15 a oltre 10.000 ha) e può esse-re stabile, ma in molti casi mostra forti variazionistagionali o improvvise. Inoltre, le escursioni al di

fuori dell’area comunemente usata sono frequenti.Le cause di tali cambiamenti includono il cibo (levolpi possono compiere escursioni per alimentarsi),il sesso (i maschi compiono maggiori spostamentidurante la stagione riproduttiva), i luoghi di riposo(possono fare uso di luoghi di riposo anche lontani

dall’area usata di solito) e fattori sociali (dopo lamorte di un vicino, le volpi circostanti possonomuoversi in aree non usate prima). Una parte dellapopolazione (detta nomade) si sposta su aree moltopiù vaste di quelle usate dalle altre volpi. Nel perio-do che va dalla tarda estate all’inverno, di solito finoalla fine della stagione riproduttiva, alcuni soggetti(soprattutto i maschi giovani) si spostano maggior-mente e spesso abbandonano l’area frequentata finoad allora, disperdendosi e colonizzando nuove aree.

Le volpi hanno tendenze territoriali, special-mente durante la stagione riproduttiva, ma il siste-ma sociale più diffuso è probabilmente quello diuna relativa, diffusa tolleranza. Il “territorio” puòessere occupato da una coppia, oppure (ove ladensità sia alta e le risorse alimentari abbondanti)da una “famiglia” composta da un maschio, unafemmina dominante e alcune femmine subordina-te. Queste femmine non si riproducono e possonocollaborare nell’allevamento della prole della fem-mina dominante. Talvolta più femmine allevano ipiccoli in una tana comune.

Anche il sistema sessuale è variabile, dalla mo-nogamia alla poliginia (un maschio si accoppia conpiù femmine). Il maschio e alcune femmine subor-dinate a volte cooperano con la femmina riprodut-trice nell’allevamento dei piccoli. I l legame di cop-

pia, quando presente, di solito non sembra durarepiù di un anno. La fluidità della struttura sociale espaziale può spiegare l’eccezionale resistenza dellaVolpe ad un’alta pressione venatoria e la sopravvi-venza della Volpe negli ambienti più diversi.

19.8. Dinamica di popolazione

19.8.1. Ciclo riprodutt ivo 

Le volpi si riproducono una sola volta all’anno.

L’estro nella femmina dura da 1 a 6 giorni. La ge-stazione è di 52-53 giorni. La stagione riproduttivasi situa in periodi diversi nelle varie aree. In Italiacentrale, la maggior parte degli accoppiamenti haluogo alla fine di febbraio; di conseguenza, le fem-mine sono gravide fra marzo e aprile e le nascitehanno luogo nella seconda metà di aprile. I piccolivengono allattati fino alla metà di giugno e in se-guito vivono insieme alla madre fino a settembre,quando i rapporti familiari si allentano. In seguitobuona parte dei giovani si allontanano alla ricerca

di aree in cui stabilirsi.

19.8.2. Caratteri sti che generali della riproduzione 

Ogni parametro riproduttivo è molto variabile,sia nello spazio che nel tempo. La fertilità, la fecon-

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dità, la mortalità intrauterina e la sterilità sono di-pendenti dalle risorse alimentari disponibili e davari fattori sociali, in particolare la densità e la mor-talità. Le volpi sanno massimizzare le possibilità diriproduzione, in particolare incrementando il nu-mero di cuccioli in condizioni di aumentate risorsealimentari o di diminuita densità e riproducendosiinvece meno (aumentando la percentuale di femmi-ne sterili, diminuendo fertilità e fecondità) quandosi trovino ad alte densità o in condizioni di scarserisorse alimentari. Questa risposta tende a mitigarel’effetto di perturbazioni esterne (in particolaredella caccia) sulla dimensione totale della popola-zione. Ad esempio, il controllo delle volpi in Lon-dra non ha diminuito la produzione totale di cuc-cioli rispetto a Bristol, dove le volpi non vengonocacciate. Ciò rende anche ragione della scarsissimaefficacia dei programmi di eradicazione tentati piùvolte ai danni della Volpe: l’aumento della riprodu-zione, infatti, minimizza l’effetto dell’aumentatamortalità. Di conseguenza, la Volpe non si è estintain quasi nessuna parte del suo amplissimo areale, adispetto di una pressione venatoria spesso intensa,al contrario del Lupo, caratterizzato da una minoreplasticità anche riproduttiva.

19.8.3. Tecniche di indagine nel lo studi o del la ri - 

produzione delle volpi 

Il conteggio dei piccoli in tana è un metodo al-tamente impreciso per stimare la produttività dellevolpi, in quanto: (i) non tutti i volpacchiotti posso-no essere contati; (ii) in caso di disturbo, le volpidividono la figliata in più tane; (iii) diverse femmi-ne possono porre i piccoli in una tana comune.

Si rende quindi necessario l’esame anatomicodell’apparato riproduttore delle femmine. Gli studicompiuti hanno dato risultati interessanti dimo-

strando che: (i) la mortalità intrauterina è spessoimportante (5-15% dei feti), (ii) una percentuale difemmine molto variabile (dal 5 all’80%) non si ri-produce, (iii) alcune femmine (fino al 25%) perdo-no la figliata immediatamente dopo la nascita.

Pertanto produttività reale è nettamente infe-riore a quella stimata sulla base del conteggio deifeti, delle cicatrici uterine o dei corpi lutei dellefemmine gravide o che hanno figliato.

19.8.4. Successo r iprodut tivo 

Il numero medio di piccoli per femmina ripro-duttrice varia da 2,8 (in alcune zone dell’Australiae del Nord America) a 7,3 (in Scozia). A causadella sterilità di una parte della popolazione fem-minile, la produttività (numero medio di piccoli

per ogni femmina, ivi incluse le sterili) è più basso(da 0,8 in Svezia a più di 5 in Scozia). Questo fa sìche non sia possibile prevedere la quantità di pic-coli nati per anno in una determinata zona, ameno di avere dati raccolti sul posto. In Italia, gliunici dati oggi disponibili provengono dalla pro-vincia di Pisa, dove le volpi hanno circa 4 piccoliper femmina; poiché il 20% delle femmine non siriproducono, la produttività media alla nascita è dicirca 3,2 piccoli; di questi, è prevedibile che il20% circa muoia immediatamente dopo la nascita;la produttività reale è quindi di circa 2,6 volpac-chiotti per femmina all’anno.

19.8.5. Mortali tà 

Le volpi possono vivere più di 10 anni, ma lamaggior parte di esse di solito muore molto prima(per lo più entro il primo o secondo anno di vita).Le cause di tale elevata mortalità possono essereattribuite (in misura variabile nelle diverse zone) avari fattori:

– La caccia è, nella maggior parte delle aree, ilprincipale fattore di mortalità. Dove l’interventoumano è più forte, quasi 3/4 dei giovani muoionoentro il primo anno di vita, la mortalità degli adul-ti può raggiungere il 70% e solo pochissime volpi

(il 3,5% dei nati) raggiungono il quarto anno divita. Dove l’intensità della caccia è relativamentebassa, comunque, la metà dei giovani muore entroil primo anno, la mortalità degli adulti è intorno al40%, e più del 10% delle volpi raggiunge il quar-to anno. In un’area dell’I talia centrale, dove gli ab-battimenti dichiarati sono 0,46 volpi per km2

(prossimi alla media europea di 0,36), la caccianon ha un forte effetto sulla popolazione. Anchela longevità delle volpi, risultata maggiore che inaltri studi, suggerisce in questo caso una mortalità

relativamente scarsa. Ciò coincide con la bassaproduttività di questa popolazione, confermandoquanto si è già detto: ad alti livelli di mortalità laproduttività aumenta.

– Alcune malattie possono avere un forte im-patto (anche se la loro importanza percentuale nonè mai stata valutata in nessuna popolazione). Spe-cialmente la rogna e, nei luoghi in cui è presente,la rabbia, sembrano essere fattori importanti nellalimitazione della popolazione. La rogna è dovutaad un acaro che scava nell’epidermide, provoca

delle depilazioni ed un indebolimento che puòcondurre alla morte. Un caso ben studiato è quelloverificatosi in Svezia, dove la rogna è comparsa nel1975-1976, nel centro del paese. Di qui, l’espansio-ne ha avuto luogo sia verso il nord che verso il sud,fino ad occupare la totalità del paese nel 1984. La

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mortalità è stata molto alta, tanto da influire signi-ficativamente sulla densità delle volpi. Anche inItalia centrale un episodio simile, anche se di por-tata molto minore, ha provocato una consistenteriduzione della popolazione. La rabbia silvestre, dicui la Volpe è il principale vettore, è diffusa princi-palmente in Europa e in Canada. La morte dellaVolpe segue quasi inevitabilmente il contagio,dopo qualche settimana. Durante la prima fasedell’espansione dell’epizoozia, la mortalità è moltoalta (dal 50 all’80%). In seguito la virulenza si atte-nua e la popolazione cresce nuovamente.

– La scarsità di risorse alimentari non gioca unruolo importante nella dinamica di popolazione,eccetto durante gli inverni più rigidi. Nell’estremoNord dell’Europa (Svezia e Scozia), le condizionifisiche delle volpi peggiorano sensibilmente duran-te l’inverno e in alcuni anni la mortalità per denu-trizione può essere molto alta. In ambienti medi-terranei, al contrario, la maggior parte delle volpimantiene buone riserve di grasso durante l’inver-no. Nella maggior parte del territorio italiano,quindi, le risorse alimentari non sono probabil-mente una causa importante di mortalità.

– Dove la rete stradale è poco diffusa ed il traf-fico scarso le morti dovute ad incidenti stradali co-stituiscono il 15% di tutte le morti dei giovani. In

aree urbane invece, questa è la principale causa dimortalità e sostituisce, quasi completamente, lamortalità dovuta alla caccia; in I talia mancanostime al proposito, ma dato che la maggior partedel territorio è caratterizzato da una alta antropiz-zazione, è probabile che questa causa di mortalitàsia piuttosto rilevante.

19.8.6. Struttura per etàdella popolazione 

La struttura di popolazione non può essere co-

nosciuta senza catturare un numero consistente diindividui. Dato che ogni metodo di cattura è più omeno selettivo, è impossibile ottenere un campio-namento uniforme. In particolare, è noto che i di-versi metodi di caccia danno risultati diversi: lacaccia alla tana, ad esempio, permette di catturarepiù femmine riproduttrici di quante siano presentinella popolazione, mentre le trappole catturanopiù giovani. Inoltre, variabili ambientali (ad esem-pio, un periodo di scarsità alimentare) possonorendere più vulnerabili alcune parti della popola-

zione (ad esempio, le femmine gravide). Infine, imaschi sono spesso più vulnerabili delle femmine.

Pur con questi limiti, la misura più sintetica epiù facile da ottenere sulla struttura di una popola-zione è il rapporto fra giovani e adulti, quale risultadagli abbattimenti. Quando la metà (o meno) delle

volpi abbattute hanno meno di un anno di età(come avviene ad esempio in alcune zone del Gal-les), questo significa che la popolazione è relativa-mente “anziana” e la mortalità è bassa (Fig. 19.2).Se invece la maggioranza delle volpi abbattute (piùdel 70%) sono giovani (come avviene in Danimarcae in alcune parti degli Stati Uniti), ciò significa che

la popolazione è sotto intensa pressione venatoria.Quando oltre il 75% delle volpi abbattute è giova-ne, la popolazione può essere fortemente ridotta.Questo comunque avviene solo in aree molto aper-te, con poca vegetazione che possa proteggere levolpi, quando la popolazione umana sia fortementemotivata all’abbattimento (dall’alto prezzo dellepellicce nel caso degli Stati Uniti, dalla prevenzionedella rabbia silvestre in Danimarca) e quando sifaccia uso anche di metodi che in Italia sono illegali(trappole, bocconi avvelenati, gassaggio delle tane).

Nel considerare la composizione della popolazione,bisogna peraltro tenere conto del periodo di abbat-timento: dove la principale stagione di caccia allaVolpe inizia nel tardo autunno (come avviene negliU.S.A.), la percentuale di sub-adulti è molto piùalta, probabilmente perché i giovani sono più ab-bondanti (prima della mortalità invernale) e piùinesperti. Infatti, la percentuale di sub-adulti decre-sce nel corso della stagione venatoria. In Italia, in-vece, le volpi vengono cacciate principalmentedopo l’inverno; è quindi da attendersi che la per-

centuale di giovani sia più bassa.

19.9. Alimentazione

Sebbene si possano fare alcune generalizzazio-ni, la dieta della Volpe è estremamente variabile e

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Fig. 19.2. Composizione della popolazione in funzionedella mortalità imposta dalla pressione venatoria.

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dipende sostanzialmente da quali alimenti sianopresenti in un dato luogo ed in un dato momento.Questo non vuol dire che la Volpe non abbia lesue preferenze: quando gli siano presentate variespecie di piccoli Mammiferi, essa consuma primale arvicole (topi campagnoli), poi i topi veri e pro-pri e solo se nessuna altra risorsa è disponibile ac-cetta i toporagni.

19.9.1. Metabolismo 

Lo stomaco della Volpe pur contenere circa900 ml di cibo, ma il fabbisogno giornaliero di unadulto si aggira intorno ai 400-500 g. Le femminedurante l’allattamento hanno bisogno di circa 700g di cibo al giorno. Oltre il 90% del cibo ingeritoviene assimilato.

19.9.2. Metodi di indagine 

Due sono i metodi più comunemente impiega-ti, e che danno i risultati più affidabili: l’analisi deicontenuti stomacali (corredata, quando possibile,da quella dei contenuti intestinali) e quella degliescrementi. Una volta filtrato il materiale, il conte-nuto dello stomaco viene suddiviso in categorieche vengono determinate per confronto con mate-

riale raccolto o con atlanti di riferimento. Il filtra-to deve essere analizzato quando si sospetti la pre-senza di lombrichi o quando si voglia aumentarela precisione nella stima del consumo di Uccelli.

Mentre i contenuti stomacali hanno il vantag-gio di essere meno digeriti, quindi più facilmenteidentificabili, gli escrementi permettono di studia-re per lunghi periodi qualsiasi popolazione (ancheall’interno di aree protette) interferendo in misuraminima sulla sua dinamica. In pratica, la scelta fraquesti due metodi si basa essenzialmente sulla di-

sponibilità di campioni: laddove le volpi siano cac-ciate ed i cacciatori collaborino efficacemente, sipuò procedere all’analisi degli stomaci; altrimenti,si opterà per gli escrementi. La combinazione deidue metodi è comunque consigliabile, anche per-ché raramente le volpi vengono abbattute durantetutto il corso dell’anno. Alcune categorie (in parti-colare gli Uccelli) vengono cronicamente sovrasti-mate nell’analisi degli stomaci, mentre altre (so-prattutto i frutti) vengono sottostimate. I risultatidelle due tecniche possono quindi essere confron-

tati solo parzialmente.Alcune categorie di cibi pongono particolari

problemi di interpretazione: gli animali di grandi emedie dimensioni sono spesso consumati come ca-rogne, ma in molti casi è impossibile determinarese un animale sia stato ucciso dalla Volpe o trova-

to morto. L’esame degli Insetti (adulti, larve ouova) presenti nel campione pur spesso essered’aiuto: sulle carogne sono spesso presenti larve dimosche e Coleotteri che si nutrono di carogne.Questo metodo non consente comunque, special-mente durante la stagione fredda, di risolvere tuttii casi dubbi. Problema analogo è rappresentatodagli animali domestici, che vengono spesso con-sumati come rifiuti (scarti di macelleria). Mentre èdi solito possibile distinguere, ad esempio, fra unConiglio predato e uno scarto di macelleria (in cuisono presenti solo la pelle, le orecchie e le zampe)nello stomaco, negli escrementi tali distinzioni nonsono più possibili. La presenza di un animale nelladieta non può quindi essere sempre interpretatacome prova di predazione.

I risultati possono essere elaborati in vari modi:– il numero di campioni in cui è presente ogni

categoria diviso per il numero totale di campioni(detto frequenza assoluta); poiché in ogni campio-ne sono di solito presenti più categorie di alimenti,il totale di tutte le frequenze assolute normalmentesupera 1 (o 100%);

– il numero di campioni in cui è presente ognicategoria diviso per il numero totale di rinveni-menti in tutti i campioni (detto frequenza relativa);a differenza della frequenza assoluta, la somma di

tutte le frequenze relative dà 1 (o 100%);– il volume medio stimato di ogni categoria.Per ridurre la variabilità dovuta alla stima (che im-plica sempre una certa soggettività), le stime devo-no essere verificate da almeno due osservatori.

Fra questi indici, i due basati sulla frequenzasono stati largamente usati in passato, ma i loro li-miti sono evidenti (sovrastimano le categorie man-giate spesso, ma in piccola quantità, mentre sotto-stimano i cibi mangiati di rado, ma in quantità ri-

levanti). Si consiglia quindi l’uso del volume per lavalutazione della dieta, mentre le frequenze per-mettono la comparazione con altri studi. Nel casodegli escrementi, i fattori di conversione permette-rebbero di risalire alla quantità di alimento real-mente ingerito. Questi sono però di applicazionemolto difficile, perché sono soggetti ad una altavariabilità e perché non esistono fattori di conver-sione affidabili per molte categorie (rifiuti, grossiVertebrati, ecc.).

A causa dell’alta eterogeneità della dieta della

Volpe, il numero minimo di campioni per valuta-re la dieta in un dato periodo o in una data areaè sempre piuttosto elevato (sempre maggiore di100, preferibilmente > 300); studi basati su cam-pioni molto inferiori non possono fornire risultatiaffidabili.

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19.9.3. Caratteri stiche generali 

La Volpe frequenta degli habitat talmente diver-si che l’ampiezza del suo spettro alimentare nonpuò sorprendere. Si possono comunque distingueretre tipi fondamentali di risorse: (i) quelle che sono

quasi sempre importanti, in tutte le aree in cui ladieta della Volpe è stata studiata; (ii) quelle checompaiono regolarmente nella dieta, ma che gioca-no un ruolo prevalentemente stagionale o locale esono di solito risorse secondarie; (iii) infine, le risor-se occasionali, che hanno una importanza prevalen-temente puntiforme (nello spazio o nel tempo), mache dimostrano l’eclettismo alimentare della Volpe.

1. I Mammiferi di piccole e medie dimensionicostituiscono prede catturate regolarmente nellamaggior parte degli ambienti. I conigli selvatici(Oryctolagus cuni culus ) sono la preda più impor-tante sia in molte aree della Francia del sud chenell’Europa del Nord. In Nord America, variespecie di Sylvilagus hanno una importanza simile.Le arvicole (Microtidae), i topi e i ratti (Muridae)costituiscono in molte aree le prede principali.

2. Gli Uccelli hanno un ruolo secondario. Èprobabile che l’abbondante letteratura dedicata a

questo argomento risulti più dall’interesse dei ri-cercatori che da quello della Volpe. In effetti, si ri-schia di sovrastimare l’importanza degli Uccelli do-mestici quando ci si basi sull’analisi degli stomaci,perché alcune delle volpi possono essere state ab-battute proprio a causa dei loro attacchi ai pollai.

I vegetali hanno spesso una importanza nontrascurabile; fra questi, alcuni residui provengonodai contenuti stomacali delle prede e altri nonhanno valore energetico (graminacee “purgative”);i frutti, al contrario, sono talvolta molto importan-

ti, anche per l’accumulo di grasso prima della sta-gione invernale.

Gli invertebrati sono consumati spesso, ma rara-mente hanno un’importanza preponderante. Fraquesti, gli Insetti (soprattutto cavallette, grilli, e Co-leotteri) e i lombrichi sono le risorse più importanti.

Le carcasse, specialmente quelle di grossi Un-gulati, costituiscono un apporto essenziale durantela stagione fredda (in particolare, nelle regioni conforte innevamento, dove le altre risorse divengonoestremamente scarse durante l’inverno).

I rifiuti e gli altri alimenti di origine umana sonospesso consumati e possono essere una risorsa im-portante sia nelle grandi città, sia in ambienti rurali.

3. Fra le prede occasionali (anche se talvoltautilizzate in grandi quantità), si riscontrano i Pesci,i Rettili, gli Anfibi, raramente altri Carnivori (gatti,cani, faine, procioni), grossi Roditori (nutrie, rattimuschiati, istrici), Insettivori, Chirotteri (pipistrel-li), e le placente di Vacca o di Pecora.

L’opportunismo alimentare della Volpe èmesso in evidenza anche dalla sua capacità di ap-profittare dell’abbondanza stagionale di certe ri-sorse. I l quadro più frequente è quello di preva-lenza dei piccoli Roditori in primavera (quandoquesti si riproducono e quindi sono più abbon-danti), degli Insetti in estate, dei frutti in autunnoe delle carogne in inverno.

19.9.4. La dieta dell a Volpe in I talia 

La dieta delle volpi in Italia è, come nel restodel modo, estremamente varia. Alcune ricerche,pur limitate a poche località mettono in evidenzaaspetti particolari.

Sulle Alpi, nel Parco Nazionale del Gran Para-diso, la dieta è dominata dai Mammiferi (soprattut-to piccoli Roditori, marmotte e carcasse di Ungula-ti. Anche la frutta è mangiata spesso (Fig. 19.3).

In evidente contrasto con questi risultati, laVolpe in ambienti mediterranei non antropizzati

Fig. 19.3. Dieta della Volpe in alcune aree italiane.

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(centro del Parco Naturale della Maremma) hauna dieta molto meno varia, costituita principal-mente da frutti e Insetti. I Mammiferi sono una ri-sorsa secondaria (Fig. 19.3).

19.9.5. Impatto sul le popolazioni di prede 

La visione semplicistica prevalente qualcheanno fa, secondo cui un predatore non può ridurredrasticamente le popolazioni delle sue prede (inquanto tale riduzione porterebbe a sua volta ad unariduzione numerica del predatore stesso (Fig. 19.4),è oggi superata da un’interpretazione più realistica.

 Tale visione è infatti valida solo per sistemi moltosemplici (una sola preda e un solo predatore).

In sistemi più complessi, in cui un predatore haa disposizione diverse categorie di prede, una sin-gola specie di predatore (o un insieme di specie)può basare la sua alimentazione su di una risorsaabbondante. Sebbene le risorse secondarie venga-no generalmente consumate in rapporto alla lorodensità (facilità d’incontro) l’incidenza della preda-zione può anche dipendere dalla loro vulnerabilitàe dalla densità dei predatori, indipendentementedall’abbondanza delle risorse stesse; un predatorepuò quindi ridurre drasticamente, o persino porta-re all’estinzione, una o più specie di prede, quando

la sua densità sia mantenuta alta da qualche altrarisorsa (Fig. 19.5). Inoltre, tutti i Carnivori sonocapaci, in maggiore o minor misura, di cambiaretipo di preda a seconda delle situazioni (sono cioèopportunisti). Ad esempio, i fagiani, benché nonsiano la preda principale di nessuno dei predatori(Mammiferi o Uccelli) presenti sul nostro territo-rio, possono essere letteralmente decimati (quandoparticolarmente vulnerabili per le condizioni am-bientali e/o fisiche) dall’azione di un insieme dipredatori, le cui densità siano mantenute artificial-

mente alte da un’elevata disponibilità di risorse ali-mentari facilmente consumabili (nei nostri ambien-ti, queste sono spesso rappresentate dai rifiuti e daaltre risorse di origine umana).

Nel caso della Volpe, il problema è particolar-mente complesso, a causa dell’ampio spettro ali-mentare e dell’estrema flessibilità di questo preda-tore. Non è quindi sorprendente che studi condot-ti in aree diverse diano risultati diversi.

L’impatto della Volpe sul Coniglio, che in certiPaesi e, forse, in qualche zona anche da noi è

spesso la sua preda principale, è ancora poco com-preso. Nella Svezia del sud, il Coniglio costituiscequasi l’80% della dieta delle volpi. Circa 1/3 dellaproduzione annuale di conigli viene predata (diquesto il 12% va alla Volpe). In questa situazione,i predatori (e soprattutto la Volpe) sono in grado

di rallentare sensibilmente l’accrescimento dellapopolazione, una volta che questa sia diminuitaper cause esterne (fattori climatici o parassiti). InNord America, invece, la popolazione di Coniglioselvatico rimane costante anche quando si verifichiuna diminuzione consistente nella popolazione diVolpe. La predazione da parte di questa, cioè, nonsembra avere alcun effetto sulla popolazione di co-nigli. In Australia, la Volpe non si è dimostrata ingrado di limitare il numero e la diffusione dei co-nigli, quando questi siano già molto abbondanti.In Svezia le lepri aumentarono quando un’epide-mia di rogna diminuì sensibilmente la densità divolpi. La densità di conigli o di arvicole influenzaperaltro il tasso di predazione sulla Lepre: dove leprede alternative sono abbondanti, le lepri vengo-no predate in misura insignificante.

Anche il ruolo della Volpe nella dinamica dipopolazione dei piccoli Roditori non è chiaro:dove le popolazioni di Roditori subiscono fluttua-zioni cicliche, la predazione incide sensibilmentesolo durante il periodo di minor densità; dove in-vece sono più stabili, l’effetto è generalmente mi-nimo.

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Fig. 19.4. Modello classico di equilibrio nella dinamicadi popolazione di un sistema semplice (una preda-unpredatore).

Fig. 19.5. Modello gerarchico della dinamica di popola-zione di un predatore, influenzato dalle sue risorse prin-cipali e che influenza a sua volta le popolazioni di alcu-ne prede.

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Fra i Cervidi, il Capriolo è il più colpito dallapredazione della Volpe. In alcune aree, caratteriz-zate da clima molto freddo, la predazione aidanni dei cuccioli può influire sull’abbondanzatotale di caprioli.

I Galliformi sono di solito una preda seconda-ria per le volpi. Ciononostante, in qualche caso, lariduzione globale dei predatori (inclusa la Volpe)può portare ad un aumento della densità di Uccel-li. Le condizioni ambientali determinano spesso ilsuccesso della Volpe come predatore; si è vistoche in ambienti in cui la densità di starne è alta, laconcentrazione dei nidi vicino alle siepi rendeestremamente facile per la Volpe localizzarli. Lapredazione sui fagiani è inoltre facilitata dalla sele-zione oggi effettuata in voliera, che favorisce i fa-giani più grossi. In questi animali, le capacità divolo sono ridotte, e la vulnerabilità (sia alla preda-zione sia alla caccia) è più alta.

L’impatto della Volpe sulle anatre può essererilevante. La predazione è molto più forte sullefemmine in cova che sui maschi ed è dipendentedall’andamento meteorologico: quando il livellodell’acqua nelle paludi si abbassa, un numero piùalto di nidi diviene accessibile per le volpi. Unaappropriata manovra del livello delle acque o lacreazione di isolotti galleggianti dove le anatre

possano nidificare di solito è sufficiente a risolvereil problema.Le colonie di Uccelli marini sono estremamen-

te vulnerabili. Nel caso che piccole popolazioni di-vengano, per varie ragioni, esposte alla predazionedella Volpe, questa deve essere limitata (per esem-pio, con recinzioni elettriche).

Il quadro complessivo è quindi estremamentecomplesso, anche per la ricca rete di interazioni(positive e negative) fra le diverse specie di predee di predatori. Nessuno studio di lungo periodo

sull’importanza della Volpe come predatore (valu-tando cioè anche l’impatto sulle prede) è stato an-cora condotto in ambiente mediterraneo. È quindiimpossibile valutare, in mancanza di studi specifi-ci, l’impatto della predazione della Volpe sullevarie prede.

In generale: (i) la Volpe può influire negativa-mente sulla produttività di alcune delle sue prede,(ii) la predazione è comunque più forte quandol’ambiente è sfavorevole per le prede; i migliora-menti ambientali sono quindi in grado, nella mag-

gior parte dei casi, di portare la predazione entrolivelli accettabili.

Per valutare il prelievo che la Volpe opera suspecie economicamente importanti non è quindisufficiente l’analisi della dieta (ad esempio, la per-centuale di fagiani negli stomaci o nelle feci), ma è

necessario anche conoscere la densità assolutadelle volpi. Dal prodotto di queste due variabili siotterrà, ad esempio, il numero di fagiani consuma-ti dalla Volpe in una determinata area. Stimarel’impatto di un predatore (cioè l’effetto della pre-dazione sulla dinamica di popolazione della predae quindi sulla sua densità) è ancora più difficile,perché in questo caso bisogna anche conoscere ladensità della specie preda ed il periodo in cui lapredazione si esercita. Per arrivare ad una stimaaffidabile è quindi necessaria una importante basedi dati ed uno studio approfondito, anche con si-mulazioni al computer. Questo tipo di operazioneè generalmente al di là delle possibilità di gestionefaunistica ordinaria. In aree non troppo estese èspesso preferibile un approccio sperimentale, ridu-cendo la popolazione di volpi in qualche areacampione e misurando la variazione di densitàdella preda oggetto di interesse nell’area controlla-ta ed in corrispondenti aree di confronto dovenon siano state prese misure di controllo (anche sein questo caso bisogna considerare la possibilità diinterazioni impreviste con altre specie, sia di predeche di predatori e, naturalmente, è necessario chetutte le altre variabili ambientali, l’attività venato-ria, ecc., siano equivalenti).

Nella valutazione dell’importanza gestionale

dei predatori bisogna anche considerare che lapredazione, a differenza della caccia, è altamenteselettiva e tende ad eliminare gli animali più paras-sitati. Una totale assenza di predazione non èquindi mai auspicabile, in quanto la maggiore inci-denza delle parassitosi finirebbe per ridurre il nu-mero di capi di selvaggina disponibili per la cac-cia, anziché aumentarlo. Bassi livelli di predazionesono in grado di aumentare la produttività (anchein termini venatori) di una data area.

19.10. Gestione

19.10.1. Segni di presenza 

Le volpi si possono osservare solo sporadica-mente, specialmente nelle zone dove vengono cac-ciate. La loro presenza deve quindi essere dedottaindirettamente dai segni di presenza. Le improntesono simili a quelle del cane, ma più appuntite.Possono essere confuse con le impronte di canipiccoli e molto piccoli. Le zampe anteriori lascia-

no impronte di 5-7,5 cm, quelle posteriori di 4,5-6,5 cm. Nel fango soffice si possono notare gli ar-tigli affilati e i peli interdigitali. La pista tracciatada una Volpe è lineare, mentre le impronte deicani sono di solito disposte su due linee affiancate.Le impronte possono fornire utili indicazioni sulla

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presenza delle volpi solo dopo una nevicata, quan-do sono facilmente visibili su vaste aree. Le volpiutilizzano con regolarità alcuni itinerari, che pos-sono essere notati nell’erba alta. Nelle strettoie,dove sia presente del filo spinato, rete o legnoscheggiato, si possono trovare impigliati dei peli.Appositi “acchiappa peli” (hair catchers ) sono statiutilizzati per valutare quali Mammiferi predasseroi nidi posti a terra di alcuni Uccelli.

Gli escrementi sono di solito il segno più evi-dente della presenza di volpi, ma non è sempre fa-cile riconoscerli da quelli di altri Carnivori (piccolicani, gatti, faine, martore e tassi). La forma e le di-mensioni sono variabili, mentre l’odore (quandol’escremento è fresco) può essere discriminante.Quando siano stati consumati frutti, questi tendo-no a mascherare l’odore della Volpe.

L’osservazione dei resti di predazione (penne,pelo, ossa, ecc.) raramente consente di identificarequale predatore ne sia responsabile. I l problema èanche maggiore per i predatori che, come la Volpe,si cibano anche di animali morti (uccisi da altri pre-datori, morti per cause accidentali o naturali).

La presenza delle tane occupate durante la ri-produzione è un chiaro segno di presenza, soprat-tutto quando (giugno-luglio) l’attività dei volpac-chiotti le rende più facilmente individuabili. Le

tane possono essere riconosciute da quelle di altrianimali dall’osservazione delle impronte e degliescrementi e dall’odore caratteristico.

Durante la stagione degli amori (che in I talia èfebbraio) i latrati delle volpi (simili a quelli dei cani,ma più rochi) possono essere uditi con facilità.

Il solo esame dei segni di presenza, comunque,non permette in alcun modo di valutare l’abbon-danza delle volpi in una data area.

19.10.2. Censimenti 

La densità è una variabile importante per cal-colare vari parametri di una popolazione: dall’im-patto che le volpi hanno sulle loro prede alla dina-mica di popolazione. Molti metodi sono stati usatiper ottenere stime di abbondanza delle volpi:

– Il conteggio delle tracce sulla neve e sulla sab-bia si basa sulla assunzione che un numero maggio-re di volpi lasci un numero proporzionalmentemaggiore di tracce (il che non sempre è vero). Inol-tre, gli spostamenti della Volpe nell’ambiente non

sono mai casuali (per esempio, le volpi tendono aseguire i sentieri e frequentano alcuni ambienti piùdi altri) e, di conseguenza, la disposizione dei per-corsi su cui vengono contate le tracce influenzagrandemente i risultati. Inoltre, l’uso di questa tec-nica è limitato alle zone con estesa copertura nevo-

sa oppure con terreno sabbioso (ambedue condi-zioni infrequenti sulla maggior parte del territorioitaliano); l’uso simultaneo della radio-telemetria au-menta l’accuratezza del metodo, a scapito peraltrodella sua semplicità ed economicità.

– La tecnica delle stazioni odorose (scent sta- tions ) è stata ampiamente usata in Nord Americaper ottenere, in breve tempo e con limitato sforzodi campionamento, indici di abbondanza relativa.La tecnica consiste nel preparare delle piazzole co-perte di sabbia, al cui centro si pone un compostofortemente attraente per le volpi. Dopo una nottesi ritorna alle stazioni e si rileva quali di esse sianostate visitate. La percentuale di stazioni visitate dàun indice dell’abbondanza delle volpi nell’area. InItalia la percentuale di stazioni odorose visitatedalle volpi è molto bassa e non permette di identi-ficare le zone a differente densità.

– Il conteggio degli escrementi lungo percorsifissi è un metodo semplice, economico e affidabileper valutare le differenze di densità fra aree diver-se. Gli escrementi di Volpe vengono raccolti lungopercorsi fissi e il loro numero per km dà una stimadell’abbondanza relativa. Gli accorgimenti essen-ziali per una efficace applicazione di questa tecnicasono: (a) la raccolta dei soli escrementi freschi; perscartare quelli deposti da più tempo, si può ripuli-

re il percorso tre settimane prima del conteggio;(b) i tratti di sentiero percorsi devono essere similinelle varie aree, in modo che la visibilità degliescrementi sia simile (l’erba troppo alta tende arendere più difficile il reperimento); (c) evitare lestrade perché il passaggio delle auto può distrug-gere parte degli escrementi deposti, influenzandocosì la stima; (d) perché l’indice sia sufficientemen-te sensibile, la lunghezza del percorso deve esseretale da raccogliere almeno 10 escrementi (di solito≥ 10 km); (e) poiché la pioggia ha una influenza

determinante sulla stima, i percorsi dovrebbero es-sere effettuati solo quando la piovosità nei 20 gior-ni precedenti è stata inferiore ai 50 mm.

– Le statistiche di caccia o risposte a questiona-ri; queste sono in relazione con un gran numero divariabili sociologiche (l’attitudine della popolazio-ne verso le volpi, l’intensità e le modalità della cac-cia, lo stato motivazionale del cacciatore, le sceltegestionali fatte dalle pubbliche amministrazioni,ecc.) e sono quindi difficili da verificare e confron-tare. Inoltre la mancanza di riscontri oggettivi

rende tali statistiche completamente inaffidabili.– Il conteggio delle tane con cuccioli durante

la stagione riproduttiva; con una ricerca scrupolo-sa, è possibile localizzare tutte le cucciolate in unadata area, se la copertura vegetale non è troppofitta. Vari fattori, comunque, limitano l’applicabi-

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lità di questa tecnica: (a) alcune femmine non par-toriscono in tana e la frequenza di questo compor-tamento aumenta quando aumentano le cacce intana; (b) è virtualmente impossibile trovare tutte letane in alcuni ambienti particolarmente intricati(quali ad esempio, la macchia mediterranea); que-sti ambienti sono molto diffusi sul territorio nazio-nale; (c) l’impiego di manodopera è molto alto erende il costo di tale operazione proibitivo, speciese esteso ad ampie aree; (d) le volpi spostano ipropri piccoli da una tana all’altra quando questavenga disturbata (il che accade di solito durante laricerca delle tane); è quindi estremamente proba-bile che alcune cucciolate vengano contate piùvolte nel corso di un censimento. Inoltre, il nume-ro di femmine subordinate deve essere stimatocon altre tecniche (in particolare, con l’esamedegli organi riproduttori).

– I transetti notturni con il faro, del tipo diquelli condotti sulla Lepre, sono stati usati con uncerto successo; diversamente dalla Lepre, peraltro,la Volpe frequenta gli ambienti aperti con inten-sità molto variabile (in dipendenza della distribu-zione delle risorse alimentari). Il numero di volpiavvistate non può quindi essere convertito in den-sità assoluta (eccetto nel caso di ambienti estrema-mente aperti, sostanzialmente privi di copertura

boschiva, dove comunque le volpi sono piuttostorare). Non è neppure facile valutare le differenzefra aree con questo metodo: se ad esempio inun’area il cibo principale delle volpi sono gli I n-setti (più abbondanti nei campi aperti), esse fre-quenteranno preferenzialmente le aree aperte,mentre in un’area dove il cibo principale sia costi-tuito da Roditori tipici di bosco, le volpi sarannomolto meno visibili. A parità di densità, quindi, itransetti con faro daranno risultati molto diversinelle due aree. Si è tentato di usare dei fattori di

correzione, prendendo in considerazione il com-portamento di alcune volpi dotate di radiocollare,ma questo rende la tecnica molto più complessa edi più limitata applicazione.

– La dimensione dell’area frequentata dallevolpi (home range ), determinata mediante la tecni-ca del radio-tracking , è correlata con la densità divolpi in una data area; nelle aree in cui lo home 

range medio è inferiore ai 2 km2, la densità si aggi-ra intorno a una “famiglia” (che può essere com-posta da un maschio, una femmina riproduttrice,

ed eventualmente alcune femmine subordinate)per km2; dove è superiore ai 5 km2, la densità è in-feriore a 0,2 “famiglie” per km2. La variabilità inqueste stime è peraltro piuttosto alta e la densitàpuò essere stimata solo con notevole approssima-zione. Questo è dovuto alla struttura sociale delle

volpi, estremamente fluida e flessibile. Come per ilconteggio delle tane, il numero di femmine subor-dinate deve essere stimato con altre tecniche. Laprecisione della stima può essere accresciuta se-guendo un numero elevato di volpi e determinan-do la dimensione dell’home range nel periodo ri-produttivo, che è quello di più stretta territorialità.Questa tecnica è piuttosto costosa e richiede per-sonale specializzato.

Altre tecniche, basate sulla cattura-marcatura-ricattura, sono completamente inapplicabili nelcaso della Volpe, sia per le note difficoltà nellacattura (un individuo adulto può richiedere 15-30giorni di lavoro da parte di personale esperto), siaperché quasi tutte le assunzioni che stanno allabase di tale modello (popolazione chiusa, cioèsenza emigrazioni né immigrazioni; uguale cattura-bilità e ricatturabilità di ogni individuo; omogeneorimescolamento degli animali catturati nella popo-lazione) non sono rispettate nel caso della Volpe.

In conclusione, nessuna tecnica permette di sti-mare con ragionevole accuratezza le densità asso-lute. Solo in alcuni casi particolari (aree moltoaperte con poca vegetazione), il conteggio delletane, specialmente se usato in congiunzione adaltre tecniche (transetti con faro, radio-tracking )

può dare una stima accurata. Per avere stime rela-tive, che permettano la comparazione di aree eanni diversi, il conteggio degli escrementi è, pro-babilmente il metodo più economico, semplice edaffidabile. Gli altri metodi sono di applicabilitàmolto più limitata: le stazioni odorose possono es-sere usate in zone dove le volpi non siano statecacciate da molti anni; i transetti con il faro, se ri-petuti per molte volte in varie stagioni dell’anno,possono essere valide alternative in zone moltoaperte. Il radio-tracking è comunque un valido me-

todo per aumentare la precisione di tali stime.

19.10.3. Interventi di controll o 

Come già descritto, la valutazione dell’impattodi un predatore su di una popolazione di prede ècompito estremamente complesso e, generalmente,richiede un impegno che va al di là delle possibi-lità di un ordinario organo di gestione. In mancan-za di questa valutazione, un intervento di control-lo dei predatori si rende necessario quando la pro-

duttività di una popolazione (ad esempio, di Gal-liformi o di Lepre) sia bassa e gli altri interventi(ad esempio, miglioramenti ambientali, protezionedei nidi dalle lavorazioni agricole) non riescano adelevarla fino ai livelli ritenuti normali per la specie.Proprio per la complessità della predazione, è im-

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portante che ogni programma di controllo numeri-co dei predatori sia accompagnato da una valuta-zione quantitativa dei suoi risultati.

Il controllo della Volpe può avere effetti positi-vi sulle operazioni di reintroduzione, o di immis-sione (generalmente a fini venatori) di fauna selva-tica. In questi casi gli abbattimenti dovranno esse-re sufficienti per incidere in misura significativasulla densità di popolazione della Volpe (che comesi è visto, è spesso intorno a 1-2 volpi per km2), al-trimenti non avranno alcun risultato. È infattimolto frequente che gli abbattimenti siano inferio-ri alla densità degli animali adulti e quindi non ingrado di annullare l’incremento utile annuo; èovvio che interventi in cui si abbattano meno di0,5 volpi per km2su aree di qualche migliaio di et-tari non possono avere un effetto positivo sullaproduttività di altre specie.

È inoltre importante che gli abbattimenti ven-gano concentrati nelle stagioni più opportune (nelrispetto delle normative vigenti). Se la predazionedella Volpe incide soprattutto sulla cova (come èspesso il caso per i Galliformi), si dovrebbe proce-dere ad abbattimenti primaverili, mentre se la pre-dazione risulta importante anche a carico degliadulti, l’obiettivo sarà quello di mantenere la den-sità di volpi più bassa possibile durante tutto il

corso dell’anno. Nel caso delle reintroduzioni oimmissioni, gli abbattimenti dovranno essere con-centrati nel periodo immediatamente precedentel’operazione, in quanto entro pochi giorni le volpipossono reinvadere la zona. Abbattimenti “pre-ventivi” praticati con oltre 2 settimane di anticiposulle immissioni sono in genere inutili.

Fra i metodi di controllo ammessi dalla legisla-zione vigente, quello più diffuso è senz’altro la cac-cia in battuta. Si tratta di un intervento di successogeneralmente modesto e che richiede molta mano-

dopera ben coordinata. Con questo metodo vengo-no di solito catturati tutti gli “strati” della societàvolpina, con una prevalenza dei maschi nomadici.Meno diffusa, ma talvolta più efficace, è la cacciain tana, con cani addestrati a penetrarvi. Tali inter-venti si concentrano in primavera e colpisconoprincipalmente le femmine riproduttrici. Unaforma di controllo quasi sconosciuta da noi è lacaccia all’aspetto con armi a canna rigata, che è ab-bastanza efficace soprattutto dove gli inverni sianorigidi e quindi sia più facile attirare le volpi presso

una fonte di cibo. Posto che si riesca a realizzareun controllo sufficientemente intenso, tutte questetecniche possono essere utilizzate con successo.

La caccia in battuta ed in minor misura quellaalla tana, andrebbero però utilizzate il meno possi-bile in quanto causano spesso disturbo ed hanno

un notevole impatto su specie protette o comun-que desiderabili (Ungulati, Lagomorfi, altri Carni-vori, ecc.).

Oggi le uccisioni di predatori sono oggetto diaspre critiche da parte di larghi strati della società.Questo fatto rafforza l’esigenza di adottare le pra-tiche più corrette. Per essere giustificabili da unpunto di vista amministrativo, venatorio e conser-vazionistico, i metodi di controllo devono essere(Fig. 19.6):

– efficaci ; devono cioè realmente portare ad uneffetto misurabile (ad esempio, un aumento quanti-ficato del numero di fagiani prodotti nell’area incui si è operato); per quanto apparentemente bana-le, questo aspetto non è quasi mai preso in seriaconsiderazione, con il risultato che talvolta si insi-ste con interventi sostanzialmente inutili. A causadel complesso comportamento sociale e alimentare,infatti, la Volpe è in grado di compensare le perdi-te, per cui abbattimenti insufficienti portano a ri-sultati nulli; ogni serio piano di abbattimento devequindi essere accompagnato da una misurazionedei risultati (che non sono costituiti dal numero divolpi abbattute, ma dall’aumento delle specie che sivogliono incrementare); se non si verifica il rag-giungimento degli obiettivi che ci si propongono, ilpiano andrà modificato di conseguenza;

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Fig. 19.6. Interventi di controllo della Volpe: uno sche-ma operativo.

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– efficienti ; i costi (sia monetari che ambientali)devono essere inferiori ai benefici ottenuti; fra icosti ambientali vanno computate le perdite diproduttività di altre specie (ad esempio, in zonead alta densità di caprioli, la caccia alla Volpe inbattuta può provocare la perdita di molti caprioli).In molte situazioni ambientali, il controllo numeri-co dei predatori non è l’unica strategia possibileper ottenere una riduzione del loro impatto sualtre specie; ad esempio, i miglioramenti ambienta-li sono spesso in grado di ricostituire un ambientepiù complesso, in cui le prede hanno migliori pos-sibilità di fuga. L’efficienza dei vari metodi dispo-nibili deve quindi essere valutata e una scelta deveessere fatta sulla base del rapporto costi/benefici;

– tecnicamente possibili ; un piano di abbatti-mento può non essere applicabile a causa delle li-mitazioni imposte dal territorio (vegetazione, geo-morfologia, ecc.), dalle condizioni meteorologicheo dalla scarsa preparazione o motivazione deglioperatori; se tale aspetto non viene adeguatamentevalutato con un apposito studio di fattibilità, l’in-tero programma può sortire effetti opposti a quelliprevisti; ad esempio, abbattimenti scarsi hanno ge-neralmente l’effetto di rendere la struttura socialedella Volpe ancora più fluida e quindi possonoprovocare un aumento degli individui che fre-

quentano un’area;

– selettivi ; devono cioè riguardare esclusiva-mente la popolazione oggetto del controllo. L ’ucci-sione di altre specie deve essere evitata, per motivisia tecnici che etici (ad esempio, l’uccisione di unLupo, che è un predatore delle volpi, può indiret-tamente favorire proprio la specie da ridurre, men-tre l’uccisione di animali rari, in diminuzione o co-munque non dannosi è sempre criticabile e suscitaopposizioni che si estendono facilmente ad ogniintervento di controllo). Perciò è nel preciso inte-resse di quanti ritengono che possa talvolta essereutile il controllo di qualche specie e della Volpe inparticolare, fare ogni sforzo, tanto di persuasioneche di collaborazione con gli organi di vigilanza,per fermare il bracconaggio di chi ancora usa me-todi, quali le trappole e i veleni, attualmente illega-li proprio a causa della loro scarsa selettività.

Letture consigliate

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