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1 ROVERETO: PERCORSO NELLE TRINCEE Introduzione Il quindici e il sedici ottobre siamo andati in viaggio d'istruzione a Rovereto con la 3°C. Rovereto è una città a sud di Trento ricco di molte attrazioni turistiche; abbiamo visitato le trincee, il museo della prima guerra mondiale, la casa dell'artista futurista Depero, le impronte dei dinosauri e in un negozio di pralineria ci hanno raccontato la storia del cioccolato. Appena arrivati siamo scesi dal pullman e abbiamo visitato le trincee. Prima tappa- la cisterna Scesi dal pullman ci siamo divisi per classi; la guida, Evelin, ci ha spiegato un po' come sarebbe stata strutturata la giornata e siamo subito partiti. Dopo una corta ma ripida salita siamo arrivati davanti a quella che sembrava una grande piscina interrata e molto profonda, in realtà abbiamo scoperto che era una cisterna dove raccoglievano l'acqua. L'abbiamo vista scoperta ma Evelin ci ha detto che ai tempi di guerra era ricoperta ma che il gruppo alpini, che si è occupato di ripulire e rendere sicure le trincee, l'ha resa visibile. L'acqua veniva immessa nella cisterna da tubature (gli alpini hanno deciso di lasciare quelle originali quindi abbiamo avuto modo di vederle); sul monte Grom non ci sono falde acquifere quindi veniva usata l'acqua piovana, ma non è il caso della nostra cisterna: l'acqua veniva portata dal paesino che si trova sotto il Grom, Manzano, attraverso delle pompe che “aspiravano” l'acqua dal paese fino sopra al monte; queste pompe venivano azionate da generatori. I generatori non servivano solo per l'acqua ma anche per la luce. Durante la guerra non era recintata dato che era sotterrata; gli alpini l'hanno recintata con fili d'acciaio e paletti di ferro originali che venivano messi davanti alle trincee per “circondarle” da filo spinato. Seconda tappa-generatori elettrici Evelin ci ha fatto un breve riepilogo storico più o meno tra l'800 il '900. La prima guerra mondiale inizia nel 1914. Ẻ una guerra che inizia in seguito ad un episodio molto famoso successo il 28 giugno nella città di Sarwea, dove viene assassinato l'arciduca d'Austria, ovvero l'erede al trono dell'impero austro- ungarico. Era un impero molto grande, multinazionale e multietnico. In quel periodo, a governare l'impero austro- ungarico era Francesco Giuseppe, salito al trono nel 1848 e rimasto in carica fino al 1916 quando morì, dopo circa settant'anni di regno.

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ROVERETO: PERCORSO NELLE TRINCEE

Introduzione

Il quindici e il sedici ottobre siamo andati in viaggio d'istruzione a Rovereto con la 3°C. Rovereto è una città a sud di Trento ricco di molte attrazioni turistiche; abbiamo visitato le trincee, il museo della prima guerra mondiale, la casa dell'artista futurista Depero, le impronte dei dinosauri e in un negozio di pralineria ci hanno raccontato la storia del cioccolato. Appena arrivati siamo scesi dal pullman e abbiamo visitato le trincee.

Prima tappa- la cisterna

Scesi dal pullman ci siamo divisi per classi; la guida, Evelin, ci ha spiegato un po' come sarebbe stata strutturata la giornata e siamo subito partiti.

Dopo una corta ma ripida salita siamo arrivati davanti a quella che sembrava una grande piscina interrata e molto profonda, in realtà abbiamo scoperto che era una cisterna dove raccoglievano l'acqua.

L'abbiamo vista scoperta ma Evelin ci ha detto che ai tempi di guerra era ricoperta ma che il gruppo alpini, che si è occupato di ripulire e rendere sicure le trincee, l'ha resa visibile.

L'acqua veniva immessa nella cisterna da tubature (gli alpini hanno deciso di lasciare quelle originali quindi abbiamo avuto modo di vederle); sul monte Grom non ci sono falde acquifere quindi veniva usata l'acqua piovana, ma non è il caso della nostra cisterna: l'acqua veniva portata dal paesino che si trova sotto il Grom, Manzano, attraverso delle pompe che “aspiravano” l'acqua dal paese fino sopra al monte; queste pompe venivano azionate da generatori.

I generatori non servivano solo per l'acqua ma anche per la luce. Durante la guerra non era recintata dato che era sotterrata; gli alpini l'hanno recintata con fili d'acciaio e paletti di ferro originali che venivano messi davanti alle trincee per “circondarle” da filo spinato.

Seconda tappa-generatori elettrici

Evelin ci ha fatto un breve riepilogo storico più o meno tra l'800 il '900. La prima guerra mondiale inizia nel 1914. Ẻ una guerra che inizia in seguito ad un episodio molto famoso successo il 28 giugno nella città di Sarwea, dove viene assassinato l'arciduca d'Austria, ovvero l'erede al trono dell'impero austro-ungarico. Era un impero molto grande, multinazionale e multietnico. In quel periodo, a governare l'impero austro- ungarico era Francesco Giuseppe, salito al trono nel 1848 e rimasto in carica fino al 1916 quando morì, dopo circa settant'anni di regno.

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L'impero austro-ungarico dichiara

guerra alla Serbia e da qui con un

sistema di alleanze ci troviamo

con due grandi schieramenti,

uno è definito degli imperi centrali

e combattono contro la Francia e l'Inghilterra sul lato ovest e sul lato est la Russia. Nel 1915 dopo circa un anno di totale neutralità entra in guerra anche l'Italia contro l'impero austro-ungarico, perché durante tutto l'800 era impegnata nei moti rivoluzionari e nelle tre guerre d'indipendenza, cercando di costituire un'Italia unita. Nella seconda guerra si vede annettere al regno di Piemonte la Lombardia, diventando così territorio piemontese nel 1861 decidendo di far nascere il regno d'Italia affrontando così la terza guerra d'indipendenza nel 1866 che porterà il regno d'Italia alla conquista del Veneto. L'Italia non si accontenta dei territori che ha unificato, e nel 1915 decide di partecipare al primo conflitto mondiale per annettere anche Trento e Trieste.

Durante la prima guerra vennero anche costruiti dei forti per controllare l'avanzamento dei nemici, circondando tutta la zona di trincee, corridoi costruiti in mezzo al terreno per proteggere e nascondere i soldati dagli attacchi dei nemici, muoversi e controllare gli avversari.

Terza tappa- cucina, deposito e mensa

La cucina serviva, ovviamente, per preparare il cibo per i soldati.

C'erano otto fuochi collegati in un solo camino; è una cucina molto grande e non si cucinava solo per i soldati che c'erano sul monte Grom ma anche per i soldati delle montagne a fianco.

Le persone che stavano sul Grom avevano una serie di vantaggi: il cibo arrivava sempre e caldo rispetto a quelli che stavano sulle altre montagne perché magari l'addetto che portava il cibo ai soldati veniva colpito o comunque il cibo arrivava freddo.

Di solito in guerra si mangiava alla sera,

così da avere abbastanza forze per affrontare

la notte, parte della giornata in cui avvenivano

più spesso scontri, della zuppa di legumi, carne

e tutto ciò che si trovava con pane e, quando

andava bene, anche una bistecchina. Il cibo veniva

trasportato nelle gavette.

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Di fianco alla cucina c'era una specie di camera, che in realtà ai tempi della guerra era una mensa dove mangiavano gli ufficiali e quando si poteva perché tutto era tranquillo o quando se ne aveva l'opportunità veniva permesso anche si soldati semplici di usufruire della mensa.

Quarta tappa- deposito

Siamo entrati in una grotta scavata nella roccia mediante dell'esplosivo.

Era una grotta umida e buia, quindi per cercare di togliere un po' l'umidità e per fare un po' di luce veniva usata una stufa da campo.

L'entrata era un po' strana: era bloccata da due pareti di cemento una davanti all'altra che serviva per proteggere l'entrata della grotta in modo che non entrasse né il vento né una bomba o qualcosa di esplosivo.

Quinta tappa- trincee e camminamenti [differenze]

Abbiamo percorso molti pezzi di trincee anche molto stretti e pezzi di camminamenti.

Abbiamo notato che anche se sono apparentemente uguali, ci sono comunque delle differenze: i camminamenti servivano solo per spostarsi e si trovavano nelle parti riparate dove non c'era rischio di sparatorie o di pericoli; le trincee invece erano esposte al fronte nemico, quindi venivano scavate nella roccia ed erano molto protette e rese più resistenti da mattoni ed erano molto alte; servivano per avere scontri di artiglieria tra nemici e controllare gli avversari.

Evelin ci ha spiegato che le trincee, essendo molto strette, erano a “senso unico”, quindi per tornare indietro bisognava fare un giro ben preciso in modo da non scontarsi e dove non si riusciva a passare in due non si superava mai la persona davanti.

Quelle più larghe avevano una sorta di scalino che serviva per far passare gli altri soldati, nel caso ci fosse fango o neve per non sporcarsi e bagnarsi troppo, per sedersi e per vedere meglio il panorama.

le trincee sono molto tortuose e hanno angoli molto precisi così che se scoppiasse una bomba in trincea le schegge non arrivassero troppo lontano.

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Sesta tappa- osservatorio e mitragliatrice

Dopo aver percorso un pezzo di camminamento, siamo arrivati nell'osservatorio con la mitragliatrice.

Da quel punto si vedeva tutta la valle; durante la guerra c'era una struttura chiusa, l'osservatorio, mentre sotto c'era l'arrivo del camminamento dove c'era una mitragliatrice non molto forte rispetto al cannone che abbiamo visto nell'altro osservatorio. La struttura al piano superiore purtroppo dopo quasi un secolo è stata distrutta ma attaccata alla roccia dove c'era una delle pareti, si vedono ancora pezzi d'intonaco. Sotto all'osservatorio dove c'era la mitragliatrice, purtroppo non abbiamo avuto modo di andarci ma gli alpini per riuscire a vere comunque la parte sottostante hanno messo una grata.

Settima tappa- bomba

Percorrendo un piccolo pezzo di trincea siamo arrivati a quello che sembrava essere un cratere; sì era un cratere lasciato da una bomba italiana.

Durante la guerra, quindi quasi un secolo fa, una bomba venne lanciata qui, e dopo così tanto tempo in cui è piovuto, è nevicato, la montagna si è modificata e tutti gli altri effetti atmosferici e non, è ancora possibile vedere un avvallamento del terreno. Può essere un esempio per fa capire che danni lasciava una bomba, al territorio, all'atmosfera, ai paesi e alle persone.

Ottava tappa- osservatorio

Dopo la bomba abbiamo visto un altro osservatorio, da cui era possibile vedere tutta la valle completa; era un osservatorio scavato nella roccia dove era posizionato un cannone molto potente dato che doveva poter arrivare in tutta la valle.

Nona tappa- le tombe

Durante tutto il percorso fatto durante la mattinata, abbiamo incontrato numerose steli di pietra sulla quale erano incisi nomi di persone morte durante o dopo la guerra. Perché dopo la guerra? Le bombe che erano state lanciate ma che non sono mai esplose, potevano essere ritrovate molti anni dopo da, per esempio, bambini che giocavano nei campi e inconsapevoli le stuzzicavano e gli scoppiavano addosso provocando molti feriti o addirittura morti.

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Decima tappa- la parte più alta del Nagià-Grom

Sulla parte più alta del monte si trovava l'osservatorio sommitale da cui si poteva vedere la valle a 360° e dove si trovava un cannone molto potente perché doveva riuscire a sparare anche molto lontano.

L'osservatorio, anche stavolta, era una casetta di pietra che però è stata distrutta. Evelin ci ha spiegato anche che dopo la guerra le case che erano state distrutte erano tutte da ricostruire ma per poterlo fare serviva altro materiale come ferro, legno e cemento, che veniva ricavato dai resti della guerra; le persone che purtroppo avevano perso il lavoro vengono impiegate dallo stato nel vendere questi materiali per ricavare un po' di soldi e i mattoni già squadrati venivano ricavati dalle trincee.

La vita in trincea

La vita in trincea era molto dura: a volte non si mangiava nemmeno, altre si stava tutti bagnati per giorni, c'era molta puzza di sangue per i compagni morti durante gli assalti o semplicemente perché non erano abbastanza forti per reggere questo tipo di vita, puzza anche per gli escrementi che i soldati si ritrovavano a dover fare in trincea, perché ovviamente non c'erano i bagni, o per il cibo avariato.

Bruno, Spartaco e gli altri alpini

Dopo aver mangiato abbiamo incontrato gli alpini Bruno e Spartaco che sono signori molto anziani che hanno contribuito alla pulizia e alla ricostruzioni di alcune parti di trincee. Dai loro racconti si capisce che sono veramente molto affezionati alla loro terra, alle trincee e a tutta la storia della guerra perché probabilmente hanno anche loro perso dei famigliari che comunque hanno sicuramente combattuto; dicono che quando si fa parte di uno di questi gruppi in cui tutti sono amici nasce qualcosa dentro che non ti viene mai voglia di mollare tutto anche se sudi sette camice ogni giorno anziché starsene a casa. Spartaco e Bruno tutti i giorni vanno sul monte Nagià-Grom dove c'è la loro casetta degli alpini di cui si prendono cura e la puliscono come fosse casa loro; questi signori hanno un cuore grande e sono davvero belle persone, determinate e tanto altruiste.

Le nostre impressioni

Alla fine della mattinata, confrontandoci con la guida sono venute a galla alcune nostre impressioni. Alcuni si aspettavano le trincee più alte, altri più basse, altri fatte di sacchi pieni di terra, altri più corte, altri più lunghe, altri più strette e altri più larghe.

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Evelin ci ha spiegato che queste sono solo un tipo di trincee; effettivamente ne esistono di diversa lunghezza o larghezza o addirittura fatte di sacchi di terra: se non ci fosse stato abbastanza tempo e anziché riuscire a scavare due metri se ne riusciva a fare solo uno, la terra che avrebbero ricavato dallo scavo di quel metro l'avrebbero messa all'interno di sacchi che poi avrebbero messo in altezza fino a costituire quei centimetri che mancavano.

A noi questo viaggio è piaciuto molto e sinceramente le trincee sono le cose che abbiamo trovato più interessanti perché ti fanno rivivere certi momenti di cui hai sentito parlare e cerchi di immaginare.

Elisa Mandreoli Martina Putzolu Beatrice Villani