Ronchi-le Case Di Maria-30anni

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LA CASA DEI TRENT'ANNI 75 Quando ebbero tutto compiuto secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nazaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era sopra di lui. I suoi genitori si recavano tutti gli anni a Gerusa- lemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono di nuovo secondo l'usanza; ma trascorsi i giorni della festa, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendolo nella carovana, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l'udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. Al vederlo restarono stupiti e sua madre gli disse: « Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo ». Ed egli rispose: « Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio? ». Ma essi non compresero le sue parole. Partì dunque con loro e tornò a Nazaret e stava loro sottomesso. Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini (Lc 2,39-52). 76 Tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo », dice Maria. « Delle cose del Padre mio devo occuparmi», risponde Gesù. I genitori pensano di aver ritrovato il figlio e lui dichiara di essere figlio di un Altro. Passaggio di paternità, dalla casa di Nazaret alla casa del mondo, e oltre. II Vangelo apre dimensioni insospettate del vivere, varca soglie, è una finestra di luce, è offerta di altra alleanza, dove tutti sono fratelli e la mia famiglia è l'intera famiglia umana. Al Vangelo, allora, non chiederò consigli spiccioli su come si conduca una famiglia, ma idee-forza per un'autentica vita che cresce. «Ma essi non compresero le sue parole». Come tutti i figli, Gesù si sta allontanando da casa. Maria e Giuseppe come tanti, forse come tutti i genitori, sentono che alla fine i figli non sono nostri, appartengono a Dio, al mondo, alla loro missione, ai loro amori, alla loro vocazione, ai loro sogni, persino ai loro limiti.

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en italiano, pero se comprende, es una breve reflexion sobre los 30 años de Jesùs en su casa, es una reflexiòn teològica del tiempo de Dios, es tiempo nuestro, y nuestro tiempo es suyo

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LA CASA DEI TRENT'ANNI

75 Quando ebbero tutto compiuto secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro citt di Nazaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era sopra di lui. I suoi genitori si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono di nuovo secondo l'usanza; ma trascorsi i giorni della festa, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Ges rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendolo nella carovana, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l'udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. Al vederlo restarono stupiti e sua madre gli disse: Figlio, perch ci hai fatto cos? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo . Ed egli rispose: Perch mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio? . Ma essi non compresero le sue parole.Part dunque con loro e torn a Nazaret e stava loro sottomesso. Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore. E Ges cresceva in sapienza, et e grazia davanti a Dio e agli uomini (Lc 2,39-52).

76 Tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo , dice Maria. Delle cose del Padre mio devo occuparmi, risponde Ges.I genitori pensano di aver ritrovato il figlio e lui dichiara di essere figlio di un Altro. Passaggio di paternit, dalla casa di Nazaret alla casa del mondo, e oltre.II Vangelo apre dimensioni insospettate del vivere, varca soglie, una finestra di luce, offerta di altra alleanza, dove tutti sono fratelli e la mia famiglia l'intera famiglia umana. Al Vangelo, allora, non chieder consigli spiccioli su come si conduca una famiglia, ma idee-forza per un'autentica vita che cresce.Ma essi non compresero le sue parole. Come tutti i figli, Ges si sta allontanando da casa. Maria e Giuseppe come tanti, forse come tutti i genitori, sentono che alla fine i figli non sono nostri, appartengono a Dio, al mondo, alla loro missione, ai loro amori, alla loro vocazione, ai loro sogni, persino ai loro limiti.Famiglia santa, quella di Nazaret, eppure non le risparmiata l'angoscia: Angosciati, ti cercavamo . Famiglia santa eppure in crisi, dove figli e genitori non si capiscono. Ottimi genitori sono Maria e Giuseppe, eppure non capiscono il figlio; anzi sono profeti, visitati da angeli, eppure non capiscono ci che succede nella loro stessa casa. Neanche i santi capiscono i santi. Da questa famiglia santa eppure imperfetta, santa eppure limitata, scende come una benedizione, una77 consolazione, un conforto per tutte le nostre famiglie con tutti i loro limiti. Neppure la migliore delle famiglie rimasta esente dall'incomprensione reciproca.Ma ecco la differenza: essi vanno insieme a Gerusalemme, insieme ritornano a Nazaret, insieme cercano il figlio. Insieme. Questo gesto sempre pi raro per queste famiglie, dove ognuno vive la propria strada, le proprie mete, i propri segreti, dove non si fa quasi pi nulla insieme, tanto meno le cose del Padre.Ed ecco un'altra differenza. Maria chiede: Perch ci hai fatto cos? . Apre un dialogo, ma un dialogo pacato, senza risentimenti, senza accuse, che sa interrogare e ascoltare, e sa accogliere perfino una risposta incomprensibile. E c' un figlio che a sua volta ascolta, che risponde, che interroga, ed una grande cosa di fronte a tutta quella mancanza di comunicazione che minaccia le case. La bellezza di quei due verbi, ascoltare e interrogare, era cresciuta in quella casa, dove - sembra ovvio pensarlo - era costume quotidiano ascoltare e interrogare, ascoltarsi e interrogarsi (A. Casati).

La prova dell'incomprensioneLa prova la forma con cui Dio educa il desiderio e la libert dell'uomo. Lo conduce fuori dal desiderio vorace per aprirlo a essere una libert78 che si fida dell'altro e si affida a Dio (F.G. Brambilla). La prova rende sapiente il cuore."Perch mi cercavate? Non sapete che io devo fare altro?". Ma essi non compresero le sue parole . Padri e madri lo si diventa progressivamente, nel corso di tutta la vita, rinnovando l'impegno anche quando non si capiscono i figli, anche quando sembra che questi non ascoltino.Nella prova la strategia sapiente consiste non in rimpianti o in rimproveri, ma nel rinnovare il progetto di vita insieme. Nel riascoltare, insieme, la chiamata originaria: Scesero, insieme, a Nazaret e stava loro sottomesso .Quando, allora, nelle case non ci capiamo, quando soffiano i venti della contestazione, dell'affermazione di s dei figli contro la pretesa talvolta totalizzante dei genitori, quando i figli non seguono pi gli insegnamenti dei genitori, quando dicono di non credere pi, nel tempo della prova sono illuminanti queste parole del cardinale Lustiger: Se vostro figlio non segue le vostre pratiche religiose non significa che abbia perso Dio, n tanto meno che Dio abbia perso lui. In fondo voi non sapete niente di cosa accade nel suo intimo, non dovete soprattutto sentirvi in colpa. La fede ha le sue stagioni, segue percorsi misteriosi. Ma se voi avete seminato il seme buono del Vangelo, anche se ora inverno e tutto sembra morto, il seme spunter, la primavera torner. Il profeta Isaia assicura che le cose di Dio non torneranno a Dio senza aver portato79 frutto, perch la forza non nel seminatore, ma nel seme, la forza non nel predicatore, ma nel Vangelo predicato, la forza non nella bravura del genitore, ma nella forza intima, buona e imbattibile di ci che ha trasmesso ai figli; In forza nel buon seme e non nel buon seminatore .Quante volte abbiamo visto la fede che pareva scomparsa, che sembrava inabissata chiss dove, riemergere dopo anni di silenzio, come fiumi carsici che scompaiono improvvisamente e poi altrettanto improvvisamente sgorgano lontano, decine di chilometri pi a valle, con acqua pi abbondante di prima, pi fresca, pi limpida, pi buona, raccolta dalle grotte profonde della vita, dai sotterranei dell'esistenza. Perseverare allora a essere padre e madre anche nella fede, con fiducia, nel dialogo, in ogni stagione, come annunciatori del volto amante di Dio.

In pellegrinaggio verso casaLuca racconta due pellegrinaggi: quello verso il tempio e quindi quello verso la casa, verso i volti e le persone. Nazaret e Gerusalemme sono i due poli dentro i quali dovrebbe battere il cuore di ogni famiglia: occuparsi delle cose di Dio e poi custodire le persone che ci sono affidate. Quali sono le cose del Padre? Cose e gloria di Dio sono soprattutto l'uomo, e quindi la giustizia, e quindi la pace e la libert per ogni figlio dell'uomo.80 E infatti Dio viene, ma viene attraverso i volti di coloro che mi sono vicini, viene nella loro offerta di amore, nella loro domanda di affetto, nella domanda di aiuto nella loro vecchiaia, nella malattia, persino nei loro difetti, forse anche nei loro peccati. Noi sfioriamo Dio e siamo sfiorati da Dio nelle nostre case per il mistero che abita l'altro.Doppio pellegrinaggio: verso Gerusalemme e verso Nazaret. Gerusalemme che dice: Amerai il tuo Dio con tutto il cuore , Nazaret che dice: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Pellegrinaggio verso il tempio che ammonisce: Non di solo pane vive l'uomo, pellegrinaggio verso la casa che prega: Donaci oggi il nostro pane quotidiano .Saper unire Nazaret e Gerusalemme, il quotidiano e l'eterno, le cose di Dio e la mia gente, la cronaca di casa e il respiro della grande storia dove lo Spirito ha dispiegato le sue ali.Questa la nostra santit, la santit delle nostre famiglie; unire insieme Nazaret e Gerusalemme fino a che siano lo stesso luogo: luogo di Dio e luogo del cuore.

La coppia come profeziaQuindi torn con loro a Nazaret. Ges lascia il tempio e i dottori e va con Maria e Giuseppe che sono maestri di vita; lascia coloro che 81 interpretano i libri e va con coloro che interpretano il segreto della vita.Ritorna al luogo, la casa, dove risiede il magistero primo, il magistero della famiglia, pi importante ancora di quello del tempio, pi importante di quello della Chiesa. Perch dalla porta di casa che escono i santi o i peccatori, gli erranti o coloro che saranno luce per molti.Maria e Giuseppe, la coppia di Nazaret, sono i primi profeti per Ges, sono la sua profezia primaria, quella che inizia a svelare, se cos possiamo dire, Dio a Dio. Nel loro essere coppia, nella loro alleanza per la vita, nel vivere d'amore e di dono, essi sono immagine somigliante, raccontano con la vita i tratti pi importanti e pi biblici del volto di Dio.Ogni coppia profezia di un Dio che diffonde vita. Responsabilit grande eppure facile, perch non si tratta di fare cose grandi: semplicemente si tratta di vivere l'amore e il dono.E stava loro sottomesso. Ges si sottomette a coloro che non lo capiscono. Afferma la propria distanza: Io ho un altro Padre, eppure si sottomette ai suoi genitori. Sceglie il modo di crescere proprio degli uomini, il crescere attraverso dialoghi e cose fatte insieme, attraverso anche incomprensioni e ubbidienze reciproche.Questo di consolazione per tutti i limiti delle nostre case, capaci di far crescere in sapienza e grazia ciascuno che le abiti con verit e amore.82 Si pu crescere in sapienza e grazia anche sottomessi ai limiti degli altri, ai limiti di mio marito, di mio padre, di mia moglie, al loro ritmo. Si pu crescere in sapienza anche sottomessi al non capire e al non essere capiti. Questo pu accadere perch ognuno di noi ben pi grande dei suoi problemi, perch nessuno si identifica con i suoi limiti.Mio padre, mia madre, lo sposo, mio figlio non coincidono con i loro difetti, ma in loro abita il mistero, in loro abitano le cose di Dio; di pi, sono loro stessi cosa di Dio. il mistero che si fa strada attraverso i dubbi, la fatica, la riflessione, l'ascolto reciproco.

Casa dove si parla al cuoreCasa di Nazaret, casa benedetta, casa dove si parla al cuore: l'amore sotto ogni silenzio, la speranza sotto ogni paura, la poesia dei gesti quotidiani, gli occhi semplici sulle cose, l'istante che trascolora nell'eterno e l'eterno che germina in ogni istante. Casa: dove possibile trovare Dio nei gesti., Casa del lavoro e del riposo: in pace mi corico e subito mi addormento fra le braccia di Dio (Sal 3,6; 4,9). Quasi un terzo della vita fra le braccia di Dio.Casa dove si parla al cuore. Ges il pi forte (Mc 1,7), dice Giovanni: perch l'unico che 83 parla al cuore dell'uomo, che tocca il centro dell'umano. Il profeta antico invocava: Parlate al cuore di Gerusalemme (Is 40,2). Quante voci parlano attorno a noi: molti parlano agli istinti dell'uomo e fanno risuonare solo le sue corde pi basse; qualcuno parla alla sua intelligenza e lo aiuta a capire. La-voce di Dio l'unica che parla al cuore e raggiunge il centro segreto dell'uomo. Ed questa la sua forza.Poich l'unico che parla al cuore, Ges l'unico che fa ripartire la vita, che lava via i lati oscuri della nostra anima, che alla base di tutto pone una buona notizia, che viene con la forza della tenerezza. Ges ha appreso la lingua che parla al cuore nella casa di Nazaret.In quella casa ha imparato la parola. Ogni bambino che nasce, prima ancora che cominci a capire, nutrito di parole, colmato di parole. Da subito i genitori gli parlano, e non per fornirgli nozioni. Lo introducono nella vita, lo portano con braccia di parole, lo introducono nel loro amore a forza di parole. Diventa umano in questo mare di parole.Questo far la parola di Dio con noi: ci fa umani, ci porta nella vita, ci introduce in quell'amore che la vita di Dio. Sono trent'anni di incarnazione, di Verbo che nella carne, anni di storia sacra, di alleanza radicale e silenziosa, anni di salvezza che creano salvezza.

84 L'arte di vivereCi che Ges impara nella casa di Nazaret dalle cose, dal lavoro, dalle relazioni, il sapere della vita. Nella sua casa riceve ed elabora il senso della vita, come di una cosa buona da scegliere e a cui dedicarsi.Impara a sentire la vita come una voce che chiama, voce profonda e forte e buona. A esplorare il paesaggio delle relazioni, per costruire storie di comunione e di servizio.La fiducia fondamentale nasce nella casa natale, l sperimentata, l deposta nel cuore come il germe di una visione dove la vita sentita come un bene, come una cosa buona, dove esistere un esistere nella gioia.In quella casa si trasmette e si elabora un'arte di vivere, nella dolcezza dei gesti, nell'immediatezza, nella spontaneit, nella rilevanza che acquistano i sentimenti. Si detto con ragione che l'arte di vivere sta nel saper accogliere con meraviglia ci che quotidiano, nel fare le solite cose come se fosse la prima volta e, chiss, l'ultima; nel convertire l'ordinario in straordinario.L'arte di vivere anche l'arte di pensare, l'arte della profondit. Sua madre conservava con cura tutte queste cose nel cuore. Conservava la parola di Dio, la parola non capita, la risposta brusca, i fatti che stupivano, i semi seminati e non fioriti. Li tiene nel cuore meditando, conservando, proteggendo. Il dono da chiedere a Dio 85 quello di essere pensosi, di non arrestarci all'incomprensione, il dono di andare oltre o almeno di intuire che c' un oltre.La verit che viviamo la vita in modo precipitoso e superficiale; e cos ci sfugge una moltitudine di sorgenti di senso e di felicit. Se fossimo capaci di riempire di luce, di tenerezza, di generosit le realt che dal grigio quotidiano ci vengono incontro, la nostra vita di ogni giorno ne sarebbe trasformata, trasfigurata.Allora la commensalit quotidiana con le persone che ci onorano della loro amicizia e del loro affetto, allora la bella spontaneit che avvolge la casa, allora la familiarit e l'intimit producono come una dolcezza che si diffonde sulla faccia delle cose.

Una vita bellaLa casa e la famiglia sono la terra promessa, il paese dove scorre latte e miele... , il luogo dove esistere nella gioia, dove gettare salde radici, per poter spalancare, senza timore, finestre avide di luce ai grandi venti del mondo e della storia.La vita di Cristo era la vita bella, buona e felice.Una vita buona perch obbediente all'amore, capace di mitezza e misericordia, capace di passare nel mondo solo facendo il bene (At 10,38). Una vita buona perch divenuta un'esistenza nella consistenza, casa costruita sulla roccia, ra86 dice radicata in terra buona e viaggio con una direzione e un approdo.Una vita bella, umanamente bella, perch in essa trovano posto l'amicizia, l'incontro con gli altri, la mensa festosa, il riposo, la gioia condivisa, la capacit di lodare, la meraviglia, una luce che contagia Pietro che balbetta: bello per noi stare qui, con te, con i tuoi amici. La bellezza la forza del cuore, crea comunione, porta via con s, fa nascere i cercatori, li rende somiglianti nel cuore a colui che cercano.La vita non avanza per delle coercizioni, per una serie di divieti o di obblighi, ma per una passione. E la passione fiorisce da una bellezza intuita, intravista, gustata; da gesti e parole, da sentimenti e atteggiamenti capaci ancora di rubarti il cuore e di vincerlo, o almeno con-vincerlo. Il Vangelo odora di pane, di mani, di fuso, di legno. Di Nazaret.Una vita felice, che porr al cuore del Vangelo nove strade per la felicit, nove beatitudini; che porr al centro della religione ci che al centro dell'esistenza: l'amore.Nei trent'anni di Nazaret, Ges impara la cura amorosa per ogni pi piccola cosa di coloro che ami, l comprende l'infinita cura di Dio per l'infinitamente piccolo (neppure un capello del vostro capo perir: Lc 21,18), l'attenzione amorosa all'altro per cui nulla insignificante di ci che appartiene alla persona amata. Il Vangelo gi accade in quella casa.

87 La commensalitLo stare a mensa insieme, vissuto per anni a Nazaret, entrato in Ges come esperienza religiosa. Il Vangelo ne porta l'eco esplicita. Qualcuno definir Ges il rabbi che amava i banchetti (E. Bianchi). Dopo la chiamata di Zaccheo o quella di Levi, vediamo le case che vanno riempiendosi di festa, di volti, di amici. Dimenticato il banco triste delle tasse, ora il tempo delle tavole imbandite.Ges mangia con i peccatori. Forse qualcuno si convertir, forse nessuno, forse molti, ma chi lo far si convertir perch chiamato. E chiamato quando era ancora peccatore. Ges mangia con me e mi assicura che la mia guarigione non nei miei digiuni per lui, ma nel suo mangiare con me. Lui mi guarisce fermandosi a casa mia.La sua vicinanza medicina, il condividere vita, pane, festa, strada, amici, comunione; un contagio di luce. Sono venuto a chiamare i peccatori - dice -, i piccoli, i poveri, i prigionieri, coloro che da soli non ce la fanno, che non sono all'altezza, ma che scoprono un Dio pi grande del loro cuore.Dio non si merita, si accoglie. Se pensi di meritare la comunione sei ancora seduto al banco delle imposte, ancora a ragionare in termini di dare e avere, e riduci l'amore di Dio a un mercimonio, a un amore mercenario.88 Ges non cerca in me il giusto, l'uomo giusto che non so se riuscir mai a essere. Cerca quella debolezza che in me radicale, originaria, fontale, fatale. Vuole impadronirsi della mia debolezza profonda, quella che a monte di tutti i miei peccati. E l vuole incarnarsi come lievito, come sole, come fuoco, come spirito dentro la creta, come pace nella tempesta.Seguire lui, per, non imitarlo. Seguire Cristo non prenderlo ad esempio. E molto di pi. Lo vediamo dal seguito del racconto.Ges siede a mensa e sopraggiungono, e siedono con lui, e sono molti. E tutto ci che accade comunione. L'offerta del Signore per prima cosa comunione di vita, non domanda di imitazione.

La sfida del quotidianoTrent'anni. Non solo la gioia e il trasporto, ma anche lo scorrere quieto e perseverante della vita quotidiana, quando la meraviglia dell'inizio passa attraverso il prezzo della fedelt. La casa di Nazaret il luogo della fedelt. Del resto in tutta la Bibbia la fede dell'uomo si declina come fedelt. La speranza si declina come una perseverante, attiva fedelt.La vita insieme diventa non tanto il sogno atteso, pur necessario, ma una sfida: quella di costruire una comunione che comprenda le diversit 89. La promessa contenuta nell'incontro originario diventa vera alla prova della durata, affrontando la sfida del tempo che passa, e la prova della fedelt.Maria per la maggior parte della sua vita, per tutti i trent'anni di Nazaret, privilegia il rapporto con l'umanit di Ges, e non con la sua predicazione. Maria in relazione con la carne di Cristo pi che con le sue idee.Cos accade a Francesco d'Assisi. Chi parla con lui? Il crocifisso di San Damiano, il bambino di Greccio. Gli parla l'umanit del Salvatore, fino a prendere sulla propria carne le stimmate della carne di Cristo; gli parla la sua storia di uomo, l'umanit trascurata dalla teologia, presente invece nella spiritualit.Solo la vita di Ges, la sua umanissima vita l'interpretazione esatta, affidabile, della sua dottrina. La sua rivelazione una vita che si dona, fino all'estremo. La casa di Nazaret ci accompagna allora a quel substrato primario che da senso e prospettiva alla dottrina, alla carne che la casa del Logos, al corpo di Ges. Ogni uomo un corpo che racconta un cuore, la sua radice. Il corpo il luogo dove detto il cuore. Cos, nella casa dei trent'anni, dai gesti di Ges impari il cuore di Dio. Nel quotidiano si abbrevia l'infinito.L'identit profonda di ciascuno svelata nell'ordinario, si costituisce nel fare le cose che devono essere fatte. Ma nel farle in un certo modo. Perch non importa ci che fai, ma come lo fai.90 Puoi essere senatore, deputato o casalinga, puoi essere professore universitario o contadino, non importa ci che fai, ma come lo fai, con quanta verit e passione, con quanta intensit e convinzione, con quanto amore compi le solite cose; questo forse non salva il mondo, ma lo rende migliore, e il mondo appartiene a chi lo rende migliore, a chi lo lascia, ogni sera, un po' pi buono e un po' pi bello di come l'ha trovato.Ci sono, nel Vangelo, personaggi che non hanno nome, personaggi in penombra che appaiono un istante e poi subito dopo scompaiono nell'anonimato del quotidiano.Sono, ad esempio, coloro che mettono a disposizione l'asinello di cui si servir Ges (Me 11,2); sono quelli che sulla strada si fidano dei due discepoli che sciolgono l'animale (Me 11,6); quella famiglia che sta dietro alla porta vicino alla quale legato l'asino (Me 11,4), e che rappresenta tutti gli umili servitori del Regno che vivono esperienze ordinarie, semplici, casa e lavoro, che non fanno niente di sublime, ma semplicemente fanno quello che giusto fare. Lo fanno con generosit: Va bene, prendetelo ; lo fanno con il cuore in mano - come si diceva una volta -; stanno dalla parte della fiducia e non della paura. E senza mai mettersi in mostra.Quanta di questa gente abita ancora la nostra citt, forse il mio palazzo, la mia stessa casa! E la Chiesa cammina, il Regno avanza sugli asinelli di queste persone, non tra i fumi degli incensi;91 non nelle grandi adunate di folla, ma sulle spalle di tanta santit invisibile, di tanti forse perfino inconsapevoli di essere buoni. Ed di questi che il Signore ha bisogno. Come bella quella parola: II Signore ha bisogno !Di me ha bisogno, del poco che ho, del mio asino, delle mie ore passate a compiere bene ci che devo fare, dei miei gesti umili, della mia fiducia. E di un cuore generoso. E di lasciarlo fare, e di lasciarmi adoperare.

Ti ringrazio, Signore,perch vieni sull'asinelio e non sui cherubini,vieni nell'umilt non nella grandezza.Vieni nelle fasce non nell'armatura di un guerriero,vieni nella mangiatoia non nelle nubi del ciclo,fra le braccia di tua Madrenon sul trono della tua maest.Vieni sull'asina e non sui cherubini,tu vieni verso di noi non contro di noi,vieni per salvare non per giudicare,per visitarci nella pace non per condannare nel furore.Se vieni cos, Signore Ges,invece di fuggirti noi correremo verso di te. Pietro di Celle

Senza miracoliTrent'anni senza alcun evento prodigioso. Ma Dio compie miracoli a malincuore (Giovanni della Croce); neppure i miracoli, lo vediamo92 dal Vangelo, fanno credere. E poi, di miracoli ce ne sono fin troppi (M. de Certeau).10 amo la comunicazione di Dio come parclesi, come Spirito Santo paraclito, che incoraggiamento, consolazione, supplica, invito, un rivolgersi personale, una vicinanza cordiale, un ministero del conforto e della parola che spinge al consenso, un essere accanto come consolazione e coraggio. Nazaret la casa della parclesi. Dello stare accanto, come conforto e sostegno reciproco.11 coraggio di stare accanto alla croce di un giorno tragico incominciato, si nutrito di questo lunghissimo stare accanto quotidiano.E cresceva in grazia. Crescere in grazia significa stupirci, ad esempio, ogni giorno della bellezza degli affetti, quelli antichi e quelli nuovi, stupirci di qualcuno che ti dice caro, che ti dice al mattino ti voglio bene. Crescere in grazia fare di ogni amore il luogo primo di evangelizzazione. L'amore vangelo ed evangelizza.La vita non avanza per obblighi e divieti, non per coercizioni ma per una passione, e la passione sgorga da una bellezza. Non avanza per dei prodigi inattesi, ma per il miracolo di un amore che non si arrende. E che rende abitabile la terra. la prima domanda rivolta a Ges nel Vangelo di Giovanni: Signore, dove abiti? (Gv 1,40).Cerco la tua casa per stare con te, cerco una casa dove sedermi ai tuoi piedi ad ascoltare le parole che fanno vivere, come Maria di Betania.93Cerco la tua dimora perch l si pu vivere il miracolo della tua amicizia e il cuore riprende ad ardere come ai discepoli di Emmaus.Cerco la tua casa, il luogo dove le vite si fondono ed entrano l'una nell'altra, dove avvengono le cose decisive.Cerco un luogo dove tutto parla di te. E non cerco miracoli, soltanto vederti vivere e imparare da te il rapporto esatto con il mondo e con la vita. Dammi l'esegesi dell'esistenza. Dammi di imparare come si possa amare veramente, gioire veramente, come si possa lavorare e guarire, vivere di dono, esistere per gli altri, e forse perfino risorgere.