Roma snow
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La neve su Roma: cosa vede il satellite
Il sistema COSMO‐SkyMed ha osservato il nostro paese nel corso di questa prima parte del mese di febbraio
2012, caratterizzata da condizioni meteorologiche eccezionali estremamente fredde e con inusitate ed
intense precipitazioni nevose anche a quote basse. Condizioni meteorologiche che hanno provocato non
soltanto disagi, ma anche notevoli costi per la comunità e situazioni drammatiche, fino alla perdita di vite
umane.
I radar in banda X a bordo dei satelliti della costellazione hanno ripreso immagini dell’Italia in cui gli effetti
di tali condizioni meteorologiche, ed in particolare della copertura nevosa, sono riconoscibili. In questa
breve nota si mostrano appunto le osservazioni che COSMO‐SkyMed ha effettuato sul Lazio, ed in
particolare sulla città di Roma, illustrandole in maniera qualitativa, per mostrare quali siano le
informazioni che il sistema è in grado di fornire anche in questo tipo di emergenza ambientale.
COSMO‐SkyMed ha acquisito sul Lazio tre immagini in modalità ScanSAR Wideregion, con angolo di
incidenza di 30° e in polarizzazione VV, nei giorni 2, 3 e 10 febbraio nel corso di orbite discendenti,
sorvolando la zona il pomeriggio intorno alle 17:17 UTC. La scena coperta ha una dimensione di circa 100
km e una risoluzione al suolo di 30 m. La sequenza multitemporale di immagini è stata ripresa con
geometrie praticamente identiche, la prima in condizioni di assenza di precipitazione nevosa, mentre le
altre durante il periodo intensamente perturbato. Ad esempio, l’immagine del 3 alle 18:17 ora locale è
appena seguente la prima precipitazione nevosa sulla capitale occorsa durante il giorno, seguita nella notta
tra il 3 e il 4 da una ulteriore importante nevicata che ha “regalato” nella mattina ai cittadini romani
suggestive immagini di Roma imbiancata, ma nel contempo notevoli disagi. Nell’area urbana è stata anche
acquisita, il giorno 4 febbraio 2012, una dettagliata immagine in modalità Stripmap Himage, ampia circa 40
km e con risoluzione di 3 m. Insieme ad una ripresa antecedente (19 gennaio) con la stessa geometria, essa
costituisce un ulteriore “dataset” multitemporale, questa volta in polarizzazione HH, angolo di incidenza di
34 gradi e acquisito durante una orbita ascendente alle ore 04:55 UTC.
Figura 1
Una possibile rappresentazione della sequenza multitemporale Wideregion è mostrata nella figura 1, come
composizione a falsi colori in cui i tre canali RGB (Red, Green, Blue) della sintesi additiva corrispondono
rispettivamente alla immagine del 2, del 3 e del 10 febbraio. Tale rappresentazione mostra anzitutto una
significatività variabilità del dato radar, associata ad un elevato contenuto informativo, una volta
naturalmente che tale variabilità venga correttamente interpretata. Infatti tutte le aree prive di una
particolare tonalità di colore (grigie) corrispondono a zone ove la risposta radar è rimasta sostanzialmente
invariata, mentre le aree con una qualche tonalità di colore, più o meno satura, rappresentano zone in cui il
radar osserva una variazione nella risposta della superfice o dell’atmosfera.
La firma che la copertura nevosa appone su una immagine radar è determinata da due meccanismi
principali. Quello che risulta più evidente si verifica in presenza di neve bagnata (wet snow) per cui la
presenza di acqua liquida, altamente dissipativa, assorbe la radiazione elettromagnetica e determina una
bassa eco radar e un tono scuro nell’immagine. Questo meccanismo permette di mappare in maniera
abbastanza affidabile la copertura di neve bagnata, ricordiamolo anche in presenza di elevata copertura
nuvolosa. Certamente in presenza di precipitazioni, sia liquide che ghiacciate, anche l’atmosfera può
apporre la sua firma sulla immagine, ma questo un altro tema che richiederebbe altrettanto spazio.
Mentre la fascia costiera a sud del Tevere non presenta cambiamenti significativi, la firma della neve
bagnata è in effetti facilmente rilevabile sulla nostra immagine multitemporale. In particolare la zona di
tonalità rossa nella parte più a Nord, intorno al lago di Bracciano e tra il lago e la capitale, denota un basso
ritorno radar sia nella immagine del 3 (canale verde) che in quella del 10 (canale blu) e quindi una copertura
di neve bagnata persistente nel tempo. La tonalità indaco, presente ad esempio lungo la valle del Tevere a
Nord di Roma ma anche nel settore Nord‐Ovest della capitale, indica ancora un abbassamento del ritorno
radar, ma solo nel giorno 3 febbraio (associato al verde), da ascrivere pertanto a copertura di neve bagnata
solo durante quella ripresa. Sono evidenti però anche altre tonalità di colore che corrispondono a
situazioni diverse ed altrettanto significative. La tonalità verde, presente ad esempio ad Est dei Colli Albani
(e dei laghi di Castel Gandolfo e di Nemi) indica una crescita del ritorno radar nel secondo giorno (il 3
febbraio, associato al verde, appunto), mentre la tonalità ciano, presente ad esempio proprio intorno a
quei laghi, corrisponde ad un incremento del ritorno radar nel corso di tutto il periodo perturbato, rispetto
a quello del giorno 2 febbraio. Queste ulteriori caratteristiche, in cui si osserva un incremento dell’eco radar
rispetto alla immagini senza copertura nevosa, sono da attribuire al secondo dei meccanismi citati, legato
alla presenza di neve asciutta. La neve asciutta (dry snow) è abbastanza trasparente alla radiazione emessa
dal radar, ma i cristalli di ghiaccio, materiale non dissipativo, che la formano determinano soprattutto
fenomeni di diffusione della radiazione elettromagnetica inviata dal radar. Tale diffusione può determinare
un incremento dell’eco radar rispetto al caso di suolo non innevato e, provenendo dall’intero manto
nevoso, porta con sé utili indicazioni sulla struttura (es. dimensione dei grani) e quantità di neve, o per
meglio dire sul suo contenuto equivalente in acqua (snow water equivalent). Il fenomeno che determina il
contrasto del suolo coperto da neve asciutta rispetto al suolo non innevato è tuttavia complesso e per
essere evidenziato richiederebbe un sensore operante a frequenze più elevate (ad esempio, in banda Ku)
della banda X di COSMO‐SkyMed, per cui i grani che costituiscono la neve vengono ad avere dimensioni
significative rispetto alla lunghezza d’onda. Cionondimeno la firma della neve asciutta è rilevabile sulla
nostra immagine proprio nelle aree ciano e verde. In effetti, le aree in cui si osserva un incremento del
ritorno radar in tutto il periodo caratterizzato da regime di precipitazioni nevose sono ad esempio quelle
più alte dei Castelli Romani, mentre nella zona ad Est di queste, dopo la ripresa del 3 febbraio in cui è stato
osservato un incremento, nel giorno 10 febbraio si osserva una notevole diminuzione associabile a
copertura nevosa bagnata. E’ difficile poi non farsi incuriosire dalle variegate tonalità di colore presenti sul
Mar Tirreno, ma anche in questo caso, come per l’atmosfera, è ancora un’altra storia.
Figura 2
E’ interessante analizzare anche le acquisizioni in modalità stripmap, che offrono un notevole dettaglio
spaziale a fronte di riprese di minore copertura. La figura 2 rappresenta ancora in falso colore le riprese del
19 gennaio sul canale Red e del 4 febbraio sui canali Green e Blue. Ricordiamo che l’immagine del 4 è stata
ripresa nella notte in cui la precipitazione nevosa sulla capitale è stata più intensa e quindi nelle condizioni
di minima temperatura al suolo. E’ interessante notare come l’immagine indica la presenza di copertura
nevosa bagnata nell’area urbana della capitale, ma anche più a Nord‐Est lungo la valle del Tevere, in una
zona a Ovest della capitale e in altre. Per il resto l’immagine è caratterizzata da una leggera tonalità ciano
che, seppure come detto in banda X tale caratteristica non è particolarmente evidente, indica fuori
dall’area urbana, e fino alla fascia costiera, una generalizzata copertura nevosa asciutta, come ci si può
aspettare dall’ora della ripresa. E’ interessante osservare come alcune aree che intorno al lago di Bracciano
erano rosse (neve bagnata) nella immagine Wideregion ripresa nel pomeriggio, qui appaiono ciano,
evidentemente a causa della ulteriore nevicata e considerata la bassa temperatura notturna al suolo.
In conclusione la mappatura della copertura nevosa e la determinazione dell’equivalente in acqua sono i
principali prodotti che un sistema radar potrebbe offrire a supporto della gestione di questo tipo di
emergenze, oltre che naturalmente in altri ambiti applicativi. La discussione precedente dimostra a livello
qualitativo queste potenzialità utilizzando le immagini COSMO‐SkyMed che, hanno potenzialità che vale la
pena esplorare soprattutto in considerazione delle capacità operative della missione.
L’esperimento ha messo in luce anche la necessità di avere a disposizione un archivio di dati adeguati,
precedenti l’evento calamitoso, perché solo grazie ad esso è possibile discriminare i cambiamenti e stimare
le variabili geofisiche di interesse con accuratezza adeguata.