Roma, luglio - TIM · con lei dall' Aldilà, riguadagnando, per così dire, il tempo perduto. Madre...

5
di MATILDE AMOROSI Roma, luglio «Subito dopo la scom- parsa di mia figlia Mimì, più di un anno fa, ho attraversato un periodo di tale dispe- razione che ho desi- derato di morire anch'io. Adesso sono più serena, perché mia figlia mi sta vicino mandandomi messag- gi attraverso un sensitivo. Posso dire di averla ritrovata e mi sembra di vederla muoversi nella casa che, in un certo senso almeno, abitiamo insieme. Dialogo con lei, sicura che possa udinni, la rivedo bambina, le esprimo finalmente tutto il mio amore e non mi sento più sola». Chi parla è Maria Dato, la madre delle sorelle Bertè, Mimì, Leda, Loredana e Olivia. La signora Dato dice di vivere una straordinaria "avventura" paranor- male con la figlia Mimi, in arte Mia Martini. La grande cantante scomparsa in circostanze misteriose nel maggio del 1995, secondo il racconto della signora Maria, sarebbe in contatto con lei dall' Aldilà, riguadagnando, per così dire, il tempo perduto. Madre e figlia, infatti, ebbero un rapporto conflittuale e per un lungo periodo, quando Mimì si era allontanata da lei per riavvicinarsi al padre, separato da anni, avevano rotto ogni rapporto. Uno dei tanti capitoli dolorosi della vicenda umana della famiglia Bertè divisa da odi, rivalse e accuse reciproche. Basti pensare che Loredana, legata affettivamente a Mimì ma sempre in contrasto con lei, litigò pubblicamente con il padre perfino durante la cerimonia funebre, accusandolo di essere responsabile della fine della sventurata sorella per averla lasciata sola in un momento difficile. E non è un mistero che Maria Dato e l'altra figlia Leda siano in rotta con Loredana, la quale rifiuta categoricamente di incontrarle. In questo clima di tensioni mai sopite, il racconto del rapporto paranormale tra Mimì e la mamma, definito da quest'ultima una "fonte di gioia", nonostante la tristezza della situazione, apre uno spiraglio di luce. «Come e quando è iniziato il "dialogo" con sua figlia?», domando alla signora Maria.

Transcript of Roma, luglio - TIM · con lei dall' Aldilà, riguadagnando, per così dire, il tempo perduto. Madre...

di MATILDE AMOROSI Roma, luglio «Subito dopo la scom-parsa di mia figlia Mimì, più di un anno fa, ho attraversato un periodo di tale dispe-razione che ho desi-derato di morire anch'io. Adesso sono più serena, perché mia figlia mi sta vicino mandandomi messag-gi attraverso un sensitivo. Posso dire di averla ritrovata e mi sembra di vederla muoversi nella casa che, in un certo senso almeno, abitiamo insieme. Dialogo con lei, sicura che possa udinni, la rivedo bambina, le esprimo finalmente tutto il mio amore e non mi sento più sola». Chi parla è Maria Dato, la madre delle sorelle Bertè, Mimì, Leda, Loredana e Olivia. La signora Dato dice di vivere una straordinaria "avventura" paranor-male con la figlia Mimi, in arte Mia Martini. La grande cantante scomparsa in circostanze misteriose nel maggio del 1995, secondo il racconto della signora Maria, sarebbe in contatto con lei dall' Aldilà, riguadagnando, per così dire, il tempo perduto. Madre e figlia,

infatti, ebbero un rapporto conflittuale e per un lungo periodo, quando Mimì si era allontanata da lei per riavvicinarsi al padre, separato da anni, avevano rotto ogni rapporto. Uno dei tanti capitoli dolorosi della vicenda umana della famiglia Bertè divisa da odi, rivalse e accuse reciproche. Basti pensare che Loredana, legata affettivamente a Mimì ma sempre in contrasto con lei, litigò pubblicamente con il padre perfino durante la cerimonia funebre, accusandolo di essere responsabile della fine della sventurata sorella per averla lasciata sola in un momento difficile. E non è un mistero che Maria Dato e l'altra figlia Leda siano in rotta con Loredana, la quale rifiuta categoricamente di incontrarle. In questo clima di tensioni mai sopite, il racconto del rapporto paranormale tra Mimì e la mamma, definito da quest'ultima una "fonte di gioia", nonostante la tristezza della situazione, apre uno spiraglio di luce.

«Come e quando è iniziato il "dialogo" con sua figlia?», domando alla signora Maria.

Per capirmi bisogna risalire al passato e rievocare, sia pure brevemente, le sofferenze patite durante la mia unione con il mio ex marito che mi ha sempre offesa e umiliata, anche in occasione della morte di Mimì», spiega Maria. «Prima è stato così spietato da mettermela contro, approfittando della sua vulnerabilità psicologica, poi mi ha ferito decidendo di far cremare il suo corpo senza avvertirmi. Una decisione arbitraria sulla quale intendo chiedere una indagine della magistratura anche se tardivamente, perché fino a qualche mese fa non ero in grado di ragionare con lucidità. «Per non parlare dello strazio di non aver potuto avere nessun ricordo di Mimi, nemmeno il più piccolo oggetto che le fosse appartenuto. Suo padre si è comportato da "padrone" come ha sempre fatto, escludendomi dalla famiglia quasi fossi una intrusa, e io ne ho patito moltissimo. Con la scomparsa di Mimì ho avuto una sensazione di "perdita" totale, come se mia figlia mi fosse stata strappata due volte, dalla morte e dal padre, colpevole di avermi cancellata nel mio ruolo di mamma, e non c'è da stupirsi che io sia giunta alla disperazione, auguran-domi di morire. Non so come sarei uscita dalla crisi se, qualche mese fa, non avessi avuto una strana telefonata. "Lei è la signora Bertè, la madre di Mia Martini?", mi domandò una voce limpida e giovane, che alla mia risposta affermativa continuò: "La prego, mi ascolti, non riappenda il telefono come ha fatto suo marito, sapesse quanto ho faticato per trovare il suo numero telefonico. Mi

chiamo Paolo Di Claudio, sono un sensitivo al quale Mia si è palesata per arrivare fino a lei. Ero un suo grande ammiratore e una sera, durante un suo concerto, ho avuto la gioia di conoscerla. Certamente sua figlia mi ha scelto per comunicare con lei: l'ho vista mentre ero in trance e le ho parlato". «Ascoltai Paolo con attenzione, in quanto percepii immedia-tamente la sua onestà, confermata da una serie di fatti. Seppi che aveva solo sedici anni e che, da Ascoli Piceno, dove vive, sarebbe venuto a Roma accom-pagnato dai genitori e che non chiedeva alcun compenso per la sua opera di "intermediario" con l'anima di Mimi. Mi venne quindi spontaneo invitarlo a casa mia per conoscere i messaggi di mia figlia». «Non ha avuto timore di addentrarsi in un campo aperto a ogni possibile inganno?», domando. «Sono una istintiva e mi sono lasciata guidare dalla simpatia e dalla fiducia che ho provato subito per Paolo» , racconta Maria. "Sensazioni che non sono state tradite nel corso del nostro incontro, ma, anzi, si sono trasformate in certezze: Paolo comunica effettiva-mente con mia figlia. Me ne sono accorta da un particolare inequivocabile. Quando Paolo mi si presentò con i genitori, per prima cosa mi disse che Mimì, mentre era in trance, aveva pronunciato questa frase: "Vai da mamma-tutto". Ebbene lei mi chiamava proprio così, prima da bambina, alludendo alla mia capacità di destreggiarmi tra mille difficoltà dopo la separa-zione da mio marito, poi, da grande, quando debuttai

come attrice in una commedia di Cecov. Eravamo nel 1980 e lei si era ritirata dal , mondo della canzone per assecondare il compagno Ivano Fossati, il quale, geloso anche arti-sticamente, le aveva imposto questo sacrificio. Mimì venne a, vedermi in teatro e poi, dietro le quinte, si complimentò con me sussurrandomi: " Adesso che fai l'attrice sei proprio mamma-tutto". Un momen-to indimenticabile che mi riportò alla tenerezza che ci aveva unite in passato, destinata a svanire, per colpa del mio ex marito. E' chiaro che Paolo non poteva essere a conoscenza di certi segreti di famiglia e quindi io non ebbi dubbi sull'autenticità delle sue percezioni extrasensoriali», continua a raccontare Maria. «Il sensitivo mi rivelò di vedere Mimì vestita di chiaro. a volte di tessuti luminosi, e di ascoltare vari messaggi. Uno alludeva al primo verso di una sua canzone intitolata Madre: "Mamma perdornami". Altri erano in forma di versi sciolti in cui ritrovai senza ombra di dubbio il linguaggio di mia figlia la sua solitudine, il suo male di vivere. Eccone alcuni. «"Viaggio di notte in compagnia dei miei pensieri vedendo cose che non avrei visto ieri. Come quel cane sciolto che si aggira in questo mondo che non apprezza più come prima. Anche lui sembra aver rinunciato ad avere un padrone ingrato. E guar-dandolo negli occhi ho potuto interpretare che cosa c'è nel suo cuore che gli ha fatto tanto male. Si capisce chiaramente che un amore travagliato a questo senso di ribellione lo ha portato. Solo io, cane sciolto, posso capire

ciò che si prova quando un amore è in te e non riesce a morire". «Ascoltando questi versi che Paolo aveva scritto in trance, sotto la dettatura di Mimì, ho sentito un brivido per la schiena perché mia figlia si definiva spesso un "cane sciolto", alludendo alla sua libertà non cercata, ma conse-guenza della fine della sua storia con Fossati e anche alla solitudine in cui viveva, perché nell'ambiente arti-stico non aveva mai avuto amici, ma solo rivali così perfidi da inventare che portasse sfortuna pur di emarginarla: una calunnia assurda che ha contribuito non poco alla sua distru-zione. Sono infatti convinta che Mimì non si sia suicidata, ma sia morta perché il suo cuore ha ceduto, troppo provato dalle delusione, dai tradimenti, dai pettegolezzi. «Se ne è andata quando non ce l'ha fatta più a sopportare il peso di un destino avverso, uno stato d'animo che emerge da un altro messaggio riferi-tomi da Paolo: "La vita è un'altalena e spesso cado giù, io vago senza meta, non ce la faccio più. Ho voglia di cantare, ho voglia di dormire... è musica e silenzio attorno a me". Parole poetiche, emblema-tiche della spiritualità dì Mimì da cui ho tratto il testo di una canzone intitolata Cane sciolto, secondo il desiderio di mia figlia, comunicatomi dal sensitivo. L'autrice dei versi è in realtà Mimì e sono stati musicati a ritmo di blues dal maestro Adelmo Musso. Ma il regalo più bello che mi ha fatto mia figlia; al di là della canzone, è quello di essere venuta a vivere con me, parlandomi in sogno. Lo racconto con naturalezza poiché credo nell'immortalità dell'anima e

quindi nella possibilità di dialogare con i nostri cari defunti. E anche Mimì ci credeva». «Come si svol-gono i "dialoghi"?». «I1 mezzo che mi ha portato ai sogni ricorrenti durante i quali parlo con Mimì è l'unico oggetto personale che mi sia rimasto di lei: un "boa" di struzzo rosso», racconta Maria. «Mia figlia lo aveva indossato durante una sua applauditissima esibizione all'Olympia di Parigi, poco prima di abbandonare per otto anni le scene per amore di Fossati, e me lo aveva regalato. Dopo la visita del sensitivo, quel "boa" mi diventò ancora più caro: guar-dandolo mi sembrava di rivedere mia figlia quando si divertiva ad attorcigliarlo al collo e ai polsi, improv-visando una specie di danza. Così una sera, automati-camente, posai il "boa" sul letto, accarezzandolo lieve-mente prima di addor-mentarmi. Quella notte Mimì mi apparve in sogno per la prima volta. Era bella, sorridente, e diceva. "Ciao mamma, come stai? Io sto bene, ma ho il problema del buio. Non riesco a vedere la luce e corro lungo un corridoio, sicura che prima o poi ne troverò l'uscita e vedrò di nuovo il sole. Speriamo presto perché, mamma tu lo sai, io ho paura del buio". «Le parole di mia figlia mi riportarono alla mente quel terribile capitolo della sua vita, quando, negli anni Settanta, finì in carcere, al Tempio di Pausania, e ci restò sei mesi per aver fumato una sigaretta di hashish. A differenza del padre che in quell'occasione la rinnegò, io andavo a trovarla ogni settimana e ascoltavo con tanto dolore le sue lamentele. Il buio della cella la spaventava, almeno

quanto gli scarafaggi che passeggiavano sui muri. Mi chiedeva: "Se quelle bestiacce mi vengono addosso, come faccio a mandarle via se non c'è luce?". L'anima di Mimì, vagante alla ricerca del sole, quindi è ancora gravata dalle pene patite in vita e io per consolarla, sempre in sogno, le dissi: "Mimì, non ti preoccupare, la tua mamma ti è vicina come sempre, anzi sarei felice di raggiungerti dove ti trovi". E lei di rimando: "No, mamma, devi aspettare, il tuo tempo non è ancora venuto, ci sono tante cose che devi fare". «In un altro sogno Mimì mi ha detto: "Devo attraversare un burrone, ma non posso fare un salto perché cadrei nel vuoto". "Prova a fare il giro", le ho consigliato io. E lei: "Non posso, bisogna che aspetti, ma riuscirò a superare anche questo ostacolo". In fondo Mimì parla sempre di una speranza realizzata, sia pure attraverso molte difficoltà e quindi, dopo averla sognata, mi sveglio serena e inizio la giornata col sorriso sulle labbra. Soltanto una volta l'ho sognata pallida come un cadavere con gli occhi cerchiati e ho provato una stretta al cuore ascoltando la sua voce mormorare: "Vedi, io adesso sono così", ma si è trattato di un'unica "visione" cui sono seguite altre sempre rasserenanti, perché rivedere Mimì e parlarle, per me è, comunque, una gioia» , dice ancora Maria. «Inoltre, in concomitanza con i sogni, è avvenuto un altro fenomeno sconcertante che, secondo me, prova la "presenza" di mia figlia. Ogni volta che rientro in casa avverto una sensazione di calore che mi percorre il corpo. Sono certa che mia figlia si riveli così, tanto che

le sussurro: "Ciao, Mimì, sono tornata". Così come, prima di uscire, mi sorprendo a dire: " Arrivederci, tesoro, ci vediamo stasera", mentre lei mi sorride dalla grande fotografia che tengo in camera da letto». «Nelle sue "apparizioni" notturne Mimì le ha mai parlato della sorella Loredana?», doman-do. «Sì, perché le mie figlie, nonostante i contrasti, si volevano bene» , spiega Maria. «Mimì è preoccupata per la sorella e mi ha detto: "Stai vicina a Loredana, aiutala perché è in pericolo. Non la lasciare sola". "Ma tua sorella mi respinge, mi ha scacciata dalla sua stanza d'ospedale quando sono andata a trovarla dopo il suo tentato suicidio per il fallimento del matrimonio con Borg e anche di recente, ha rifiutato ogni contatto , con me", ho risposto. "Non importa, insisti, perché alla fine Loredana capirà", mi ha assicurato Mimì. E io voglio crederle. Intanto un piccolo miracolo è già avvenuto inquanto, al dolore misto a rancore per l'atteggiamento ostile di Loredana, è subentrato un sentimento più dolce che lascia spazio alla tenerezza. E una notte, svegliandomi all'improv-viso, ho composto una poesia per lei, ispirata certamente al messaggio di pace di Mimì. Si intitola Sola. Eccola: "Sola nel mio letto/ stringo/ la tua foto tra le mie mani/ mentre il buio si avvicina/. Questa e le altre notti/ sola/ piango d'amore pensando a te/ mentre la luce rincorro/ il buio se ne va/ e io/ con la tua foto accartocciata/ penso a quando eri bambina/ Ho pochi ricordi/ guardo/ quel tuo viso così lontano/ e non faccio che piangere". Per la prima volta durante il suo lungo sfogo, Maria Dato

cede alla commozione ed è impossibile non avanzare il dubbio che i suoi contatti paranormali con Mimì possano essere una proiezione, delle sue ansie materne, di rimpianti e di sensi di colpa mai ammessi. «No, Mimì è veramente in casa mia e mi parla in sogno per farmi capire che finalmente accetta il -mio affetto e lo ricambia»,dice Maria quando glielo faccio notare. «I contatti con l'Aldilà sono una realtà accettata da moltissima gente che dal dialogo con i defunti, ha tratto motivo di serenità. Io sono tra questi e in una dimensione spiri-tuale, per me confortante, ho ritrovato mia figlia, la quale mi sta dando tutto l'amore, nascosto nel suo grande cuore. Spero che mi aiuti a superare le angosce e, soprattutto, a riconciliarmi con Loredana. "Io voglio soltanto fare la madre", le ho spiegato durante uno dei nostri dialoghi notturni, sperando in un suo benevolo intervento, una possibilità concessa alle anime dei nostri cari. E quando, alla fine della vita, raggiungerò Mimì nella dimensione ultraterrena in cui si trova, lei mi verrà incontro con le braccia tese, dicendomi con amore: "Ciao, mamma-tutto. Da oggi in poi saremo unite per sempre"».

Matilde Amorosi GENTE n° 30 25/07/1996

LA SMENTITA DEL FANS CLUB DI MESSINA