Roma Antimafie

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RETE di GIORNALISTI e SCRITTORI ANTIMAFIE di ROMA e PROVINCIA supplemento al n. 12 - Dicembre 2010 de “il Segno” il Segno il Segno n. 12 Falcone, l’uomo che volava molto in alto Organizzare il coraggio In VII pagina In IV e V pagina In II e III pagina Casamonica Gli eredi della Magliana Quella di Pino Masciari e della sua famiglia è una storia che non può essere dimenticata. Pino è un im- prenditore calabrese che non cede al ricatto e ai so- prusi della ‘Ndrangheta ma con tenacia e coraggio riesce a scardinare un si- stema criminoso ritenuto prima di lui invincibile. News da Mafiopoli In ultima pagina In III pagina Grottaferrata L’ex ristorante diventa un bene comune In VI pagina Nasce la Rete per la legalità contro l’usura e il racket In VI pagina Roma e Lazio “riciclone” di... denaro sporco delle mafie In VII pagina Chi sono i Casamo- nica? Come hanno conquistato la Capi- tale? Quando inizia- rono la loro scalata all’egemonia crimi- nale della regione? Il clan, che oggi conta oltre 600 adepti, sembra ormai avere ramificazioni che ri- cordano quelle della famosa Banda della Magliana, di cui sono gli unici e veri eredi. Ritratti d’autore Il libro del mese Carceri che scoppiano story

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Rete di Scrittori e Giornalisti Antimafie di Roma e Provincia.

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RETE di GIORNALISTI e SCRITTORI ANTIMAFIE

di ROMA e PROVINCIA

supplemento al n. 12 -Dicembre 2010 de “il Segno”ilSegnoil

Segn

o n.12

Falcone, l’uomo chevolava molto in alto

Organizzareil coraggio

In VII pagina

In IV e V pagina

In II e III pagina

CasamonicaGli eredidella Magliana

Quella di Pino Masciari edella sua famiglia è unastoria che non può esseredimenticata. Pino è un im-prenditore calabrese chenon cede al ricatto e ai so-prusi della ‘Ndranghetama con tenacia e coraggioriesce a scardinare un si-stema criminoso ritenutoprima di lui invincibile.

News daMafiopoli

In ultima paginaIn III pagina

GrottaferrataL’ex ristorantediventa unbene comune

In VI pagina

Nasce la Reteper la legalitàcontro l’usurae il racket

In VI pagina

Roma e Lazio“riciclone” di... denaro sporcodelle mafie

In VII pagina

Chi sono i Casamo-nica? Come hannoconquistato la Capi-tale? Quando inizia-rono la loro scalataall’egemonia crimi-nale della regione? Ilclan, che oggi contaoltre 600 adepti,sembra ormai avereramificazioni che ri-cordano quelle dellafamosa Banda dellaMagliana, di cui sonogli unici e veri eredi.

Ritratti d’autoreIl libro del mese Carceri chescoppiano

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di EttoreZancaIn questa terrache confonde lanotte e il giorno,la partenza conil ritorno, l’inno-cente col crimi-

Un uomo che

II

nale, il diritto col carnevale(da Francesco De Gregori –“adelante adelante”).

Non si pensi mai che questomondo è grato ai geni in vita. Igeni sono spesso apprezzati,spessissimo invidiati, ma più ditutto, odiati. Per rimarcare unaspiccata intelligenza, si acco-muna una persona a un’aquila,che si distingue per intuito, svel-tezza e colpo d’occhio. Forsegià il nome è profetico per ilgenio di cui parliamo. Falcone.Un animale più addomestica-bile dell’aquila, ma dotato diuna sua autonomia e di una di-gnità.

sioma, il 30 gennaio 1992. Ungiorno ai più ignoto, quello incui la Cassazione decise in viadefinitiva che la mafia era unaorganizzazione criminale ca-pillare e che i reati andavanointesi come una lunga scia con-tinua e cumulata. Non comesingoli frammenti che si perde-vano nei rivoli delle corti e deitribunali.

I FALCONI SONOANIMALI SOLITARIMA EFFICACII Falconi, come le aquile, sonoanimali solitari, ma se usati perla caccia dall’uomo sono tre-mendamente efficaci. Volanotroppo alto. Facendo rodered’invidia i vermi. Giovanni Fal-cone era un genio. Non solo nelsenso più ossequioso, merite-rebbe di stare alla stregua diGalileo e forse più di lui e dialtri geni, passare alla storia.Prima che in Italia lo hanno ca-pito in America, dove è tal-mente stimato che a Quantico,all’accademia dell’FBI, hannocostruito una statua con le suesembianze, posta in modo chegli allievi la vedano almenodue volte al giorno.IL MARADONA DEL DIRITTO Come definire se non genio, unuomo capace di elaborare unteorema a prova di confuta-zione? Solo così si può definirela rivoluzione copernicana delmaxiprocesso, culminata con laconvalidazione del suo as-

LA CONVALIDADEL COSIDDETTOTEOREMA FALCONEUn giorno in cui il “teoremaFalcone” fu convalidato dallaprontezza di Claudio Martelli,che sancì con perentorietà che“quel processo” non doveva fi-nire con un Carnevale. Intesocome festa per i mafiosi ecome giudice ammazzasen-tenze. In mezzo, per arrivarealla perfezione di quella sen-tenza ci sono anni di intuizionigeniali, fu il primo a intuirel’importanza di scardinare lamafia tramite i pentiti, il primoa indirizzare le indagini alcuore dell’interesse mafioso,

ovvero i movimenti internazio-nali finanziari, il primo a ca-pire che se non si fermava lapiovra, si sarebbe accapar-rata l’alta finanza, si sarebberipulita e nessuno l’avrebbe piùriconosciuta. Il primo a scardi-nare il legame politica-crimi-nalità, il primo a indagareprima che sugli omicidi dimafia in sé, sugli assegni, lebanche e le ragioni che ave-vano portato a premere il gril-letto. Michele Greco, boss di Ciaculli,lo definì “il Maradona del di-ritto”. Forse ignorando cheMaradona regalò trionfi alNapoli, avendo al suo fiancopaladini che menavano fen-denti e non reggevano solo ilsuo strascico. Colpivano duro

“Se si vuole vivere nella mediocrità non bisogna essere Falcone, genio, intuitivo e capace di volare in alto. I vermi strisciano, trascinati dalla bava dell’odio e dell’invidia.Sento uno strappo di tuono, in questo sabatosera, sassi ed asfalto nel cielo, di fuoco rossoe lamiera, non sento male è un istante, ma ora il futuro è chimera”

Giovanni Falcone

Cassarà e Montana, comepuntava correttamente il ditosui colpevoli Giuseppe Ayala.Per tacere degli altri.

ANCHE PERFALCONE ERAPRONTO IL ROGO

Prima di quel giorno, come atutti i geni che in qualunqueepoca si trovino hanno a chefare con il medioevo delleidee e con i Torquemada diturno, anche Falcone fu sulpunto di bruciare sul rogomolte volte per le sue idee ri-voluzionarie. Per mano dei suoinemici, ma anche dei suoi“amici”. Vittima di lettere ano-

Ritratti d’autore,GIOVANNI FALCONE

volava più in alto degli altri

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nime di “corvi”, bombe inesplose, servizisegreti deviati, mafia non più artigianale.Vittima di giudici del Consiglio Superioredella Magistratura, che impedirono la suanomina a Consigliere istruttore del Tribu-nale di Palermo, privilegiando per laprima volta non il merito ma l’anzianità,nominando un ignoto Antonino Meli. Lo giudicavano arrivista, e se anche fosse?Sarebbe preferibile avere uomini con ildelirio di onnipotenza di sconfiggere lacriminalità che sorci impegnati a farsiscudo con carteggi inutili e paura dellapropria ombra. Fu l’allora Ministro dellaGiustizia, Claudio Martelli, a salvarlodalle secche del rancore dei cretini. Por-tandolo a Roma come Direttore agli AffariPenali.

III

A ROMA APPRESEDELLA SENTENZADEL MAXI-PROCESSO

A Roma apprese della sentenza definitivadel maxiprocesso. A Roma fu fortementeosteggiato anche da una corrente finta-mente progressista di sinistra, all’elezionea Super Procuratore Antimafia.UN VIAGGIO CHE CONTINUA Uomo più di azione che di scena, abituatoa lavorare con discrezione e continuità,per nulla divo davanti alle telecamere,ebbe anche il dolore di essere attaccatodal Sindaco che lo aveva sposato, LeolucaOrlando, che lo accusava di tenere alcunecarte nei cassetti e di favorire alcuni pen-titi; subì anche un attacco da un certo TotòCuffaro, giovane di belle speranze, nonancora Presidente della Regione Sicilia, le-vatosi rancoroso da una poltrona del Co-stanzo Show, vaneggiando di inesistenzadella mafia. Sul 23 maggio 1992 non occorre tingerequeste pagine di un sangue prezioso, san-gue in estinzione, come la razza dei Fal-coni. Preferiamo pensare che sia andato lìdove voleva recarsi quel giorno alle17.58, a vedere la mattanza dei tonni aFavignana. Per molti onesti che ancora lopiangono, il viaggio del genio non è finitosulla Palermo–Capaci. Se si vuole vivere nella mediocrità non bi-sogna essere Falcone, genio, intuitivo e ca-pace di volare in alto. I vermi strisciano,trascinati dalla bava dell’odio e dell’invi-dia. Sento uno strappo di tuono, in questosabato sera, sassi ed asfalto nel cielo, difuoco rosso e lamiera, non sento male è unistante, ma ora il futuro è chimera.

E tutto questo per niente, solo per una ban-diera…(Stadio – “per la bandiera”).

Per una figura storicadel genere non c’è bio-grafia che non possa es-sere ulteriormentearricchita da ricordi per-sonali o da emozioniparticolari di chi legge,per il cursus della suavita e dei veleni ingiustiche la attraversarono, ri-mando a wikipedia. A Giovanni Falcone èdedicato un albero pian-tato dove abitava, in ViaNotarbartolo a Palermo,pieno di bigliettini e de-diche sempre nuovecome i fiori freschi sullatomba di Federico II allaCattedrale di Palermo,vari libri tra cui uno perbambini, scritto da LuigiGarlando, intitolato “Perquesto mi chiamo Gio-vanni”, una storia com-movente e bella scrittada uno scrittore che èpenetrato nel cuore enella mentalità palermi-tana, pur non essendosiciliano; bellissime can-zoni tra cui “Cuore” diJovanotti, “Pensa” diFabrizio Moro e “Per la

sieme a Giovanni, divi-deva paure, sorrisi,trionfi e amarezze e chemetaforicamente eranopronti a morire per lui,ma quando è successo,sono morti per davvero,ci piace pensare, senzaun minimo di dubbio.Francesca Morvillo, VitoSchifani, Antonio Monti-naro, Rocco Di Cillo. In questa sede per unavolta non parliamo di

mandanti ed esecutori,primo perché abbiamo inomi che ci fornisce unastoria raccontata voluta-mente incompleta, se-condo perchépreferiamo ricordare lafigura senza intossica-zioni. Recitando un lenzuoloormai datato 1992 “nonli avete uccisi, le loroidee camminano sullenostre gambe”.

bandiera” degliStadio, ma anche“Signor tenente” diFaletti, dedicataagli uomini in di-visa che perdonola vita accanto achi proteggono.In comune con unaltro rivoluzionariodel pensiero comeGalileo, a Gio-vanni Falcone èdedicato un aero-porto insieme alsuo amico e com-pagno di martirio,Paolo Borsellino.Un pensiero parti-colare per chi, in-

Una breve biografia “culturale” L’albero Falcone continuaa crescere in tutt’Italia

SOS CARCERI, NEL LAZIO +12%E A VELLETRI SI SCOPPIA

Ritratti d’autore,GIOVANNI FALCONE

Si parla sempre più spesso delle carcerisovraffollate e delle condizioni dei dete-nuti. Anche a Velletri la situazione non èdelle migliori. Rispetto a una capienza di 208 posti at-tualmente ne risultano ben 370. A lanciarel’allarme è stato il Garante dei detenuti dellazio, Angiolo Marroni, A livello regionale,infatti, si segnala un nuovo record in ne-gativo: lo scorso 24 novembre è stata su-perata anche quota 6.400 per quantoriguarda le presenze nelle 14 strutture direclusione, arrivando alla cifra record di6.434. I reclusi in più rispetto alla ca-pienza regolamentare sono 1.760. “La si-tuazione è drammatica - ha affermatoAngiolo Marroni- e, con l’inverno e le pre-carie condizioni igieniche, potrebbe ag-gravarsi ulteriormente già nelle prossime

settimane”.L’altro dato che fa riflettere è che su 6.434reclusi, ben 3.081 sono in attesa di giudi-zio definitivo. I condannati in via definitivasono invece 3.336. “Il dato peculiare -hapoi spiegato il Garante- che rende la si-tuazione del Laio particolarmente grave èun altro: secondo i calcoli nella regione lapopolazione detenuta cresce su baseannua a un ritmo quasi doppio rispettoalla media nazionale: 12% nel Lazio con-tro il 7% del resto d’Italia. Una situazionepotrebeb aggravarsi ancora di più”. Lo scandalo di Velletri, infine, riguardaanche il nuovo padiglione da 200 postiche, malgrado i lavori siano finiti da unpezzo ancora non apre i battenti mentre idetenuti scoppiano.

Andrea Rasetti

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IVdi AndreaSebastianelliNella sedutadel 13 mag-gio 2003della Com-missione Par-

solo per la decenza dellacittà, ma perchè non corri-sponde agli standard diRoma. Vorrei sapere, quindi,cosa si sta facendo per rimuo-vere tale condizione”. Un mese dopo, un’operazionedel Centro Operativo dellaDIA di Roma (denominata“Gipsy) comincia a far emer-gere l’exploit dei Casamonica,che dalla zona di Morena(contigua a Ciampino) pianpiano esporteranno il loro

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“modello” criminale diventandoperno centrale anche delle or-ganizzazioni criminali più note.Per la prima volta viene re-datta una vera e propria map-patura del clan nomade conl’individuazione “di 324 sog-getti legati tra loro da vincoli diparentela di diverso grado” e“tra questi è stato isolato un nu-cleo di 48 soggetti, stabilmentecollegati tra loro e gravati danumerosi precedenti penali”. Ibeni sequestrati ammontano apiù di 85 milioni di euro. Un’ulteriore conferma arrival’anno successivo, il 2004, conl’operazione “Esmeralda (scat-tata il 30 giugno), anch’essacondotta dalla DIA capitolina,che porta all’arresto “di 35 in-dagati ed al sequestro dell’in-gente patrimonio del “clanCasamonica–Di Silvio”, per un

valore complessivo di altri 70milioni di Euro”. Di questa sto-ria, nel dettaglio, parleremopiù avanti.Nel 2006 i Casamonica, ancheper la politica, non sono più unanovità e nella “Relazione finaledi minoranza” della stessaCommissione Antimafia, siprende coscienza che a Roma“non c’è solo il peso crescentedella criminalità straniera(Russa, albanese, ucraina, ro-mena e cinese)” ma anche “for-mazioni criminali costituiteintorno a gruppi come Nicoletti,Fasciani, Terribile e Casamo-nica rafforzati anche da espo-nenti di organizzazioni criminalidelle regioni meridionali: leloro attività di base, usura edestorsioni, non solo garantisconocospicui guadagni, ma consen-tono il controllo di attività com-

merciali e imprenditoriali”. Unapresa di coscienza arrivataquando il clan dei Casamonicaha ormai raccolto l’ereditàdella dissolta Banda della Ma-gliana. Roma, litorale laziale, CastelliRomani e viterbese sono lezone in cui i Casamonica ormaispadroneggiano, contrastatidalle forze dell’ordine e dauna magistratura coraggioseche negli ultimi anni hanno osta-colato le attività dell’organiz-zazione nomade criminale cheormai sottoscrive accordi con iCasalesi-Schiavone e con le‘ndrine presenti da tempo aRoma e nella regione. Accordiper spartirsi le attività illeciteche fruttano decine di milioni dieuro, ma una cosa deve esserechiara: per fare affari a Romae dintorni bisogna chiedere al

Casamonica storyEcco il clanche tiene in pugnola Capitale d’Italia

lamentare Antimafia,per la prima volta, lafamiglia nomade deiCasamonica (“un inse-diamento tradizional-mente romano” diceItalo Ormanni, Procu-ratore aggiunto re-sponsabile delcoordinamento dellaDDA) viene accostataalla criminalità orga-nizzata già presente aRoma e in diversezone della provincia.La Commissione si sof-ferma poi sui ritardidella magistraturacirca il sequestro diconti correnti, citandoil “caso di una segna-lazione sospetta cheha riguardato una vi-cenda dei Casamonicain cui è stato segnalatoquando il conto è statochiuso con 4 miliardi dilire e non quando sonostati fatti i versamentiper arrivare a quellacifra”. Così continual’On. Giannicola Sinisi:“Mi chiedo, con riferi-mento ad una affer-mazione che è statafatta, in che cosa con-siste, in che misura èstata descritta la situa-zione della cosiddetta«zona Morena», per-chè credo che non siaaccettabile, se effetti-vamente esiste un con-trollo del territorioferreo, che quellesiano le condizioni diregime di un territorioche in questa città nonpuò essere franco, non

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mente confiscati, a riprovache le indagini condottedalla DIA di Roma riuscironoa ricostruire perfettamente imovimenti economici e finan-ziari illeciti del gruppo crimi-nale. Quasi tutti i benisequestrati erano posti nel-l’area a Sud della Capitale,sul litorale e nella zona deiCastelli Romani, dove la fa-miglia andò a stabilirsi cin-quant’anni prima. Tra leproprietà sequestrate ancheville faraoniche immerse inparchi con annesse piscine,auto di lusso, gioielli e pre-ziosi. In particolare i beniconfiscati e restituiti alla col-lettività hanno riguardato 22auto per un valore di 300mila euro; 23 rapporti ban-cari anche in Stati esteri con

una consistenza di un milionee mezzo di euro e 23 beniimmobili per un valore di 60milioni di euro.L’altro aspetto che emergedall’inchiesta è che il clan deiCasamonica si componeva dicirca 600 affiliati residentitra i quartieri romani de laRomanina, il Quadraro ePorta Furba, e nei Comuni diCiampino e Frascati. Solodue anni prima l’operazioneGipsy aveva individuato 324membri. In poco tempo la ra-gnatela criminale dei Casa-monica si stava allargando adismisura creando un vero eproprio clan mafioso, degnodi Cosa Nostra, Camorra e‘Ndrangheta.

Andrea Sebastianelli1/continua

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Ecco il clan che tiene in pugno la Capitale d’Italia

Clan dei Casamonica. Ma la loro storia inizia moltoprima. Nel 1997 era chiaroche cosa stesse avvenendonella Roma criminale, quandol’eredità della Banda dellaMagliana stava per essereraccolta quasi integralmenteda questa famiglia nomadefamosa fino a quel momentoper i suoi apprezzati pugili,Romolo e Sandro Casamo-nica in testa, che rendevanoonore all’Italia sui ring dimezza Europa. Proprio Ro-molo venne arrestato il 17novembre per usura edestorsione, pretendeva 40milioni di lire da un garagistaromano. Già qualche annoprima un altro nomade, dinome Guerino (nome di unostorico capofamiglia cheviene usato frequentementenel clan), finì in manette peraver organizzato un vastotraffico di cocaina finalizzatoal riciclo dei proventi dalleattività di strozzinaggio.Pochi mesi dopo in un blitz altuscolano i Carabinieri arre-starono Vittorio Casamonica,sequestrando nel suo garageuna Ferrari Testarossa, altrecinque Ferrari del valore dai300 ai 500 milioni di lire cia-scuna, una Rolls Roice cabrio-let e una Jaguar. Sì perchéuna delle grandi passioni deiCasamonica sono proprio leauto di lusso. Dal 1997 ad oggi sono statecentinaia le automobili se-questrate al clan per un va-lore che arriva intorno adalcune decine di milioni dieuro. Ma torniamo al 2004,quando si comprende che iCasamonica non sono, come ipiù pensavano, dei criminalialla vecchia maniera, brutti,sporchi oltrechè ovviamentecattivi. Amano il lusso e cono-scono bene le strade per rici-clare il denaro attraversooperazioni finanziarie, tra cuiil primo scudo fiscale ideatodall’attuale Ministro Tremonti.Era il 30 giugno del 2004quando la DIA di Roma inter-cetta tre milioni di euro fattirientrare in Italia dal Princi-pato di Monaco sotto formadi fondi comuni d’investi-

mento. Risultarono essereparte di un capitale accumu-lato illecitamente nel corso dialcuni anni. Il resto dei soldi,accertarono le indagini dellaDIA (coordinate dall’alloraColonnello Vittorio Toma-sone), vennero investiti in so-cietà della Capitale,soprattutto concessionari diauto di lusso. Nel blitz (a cuipresero parte 400 uominidell’Arma) i Carabinieri ar-restano 11 persone di cui consicurezza ben sette apparte-nenti al clan (Giuseppe Ca-samonica, sua moglie AnnaDi Silvio, le figlie Dora, Con-cetta e Mirella, Anacleto DiSilvio, fratello di Anna, e suofiglio Pasquale). Le altrequattro persone risultano es-sere dei prestanome, intesta-tari di società create ad arteper riciclare denaro sporco.Si tratta di Francesco Spada,Giuseppe Leggieri, Giu-seppe e Massimiliano Nunzi.I Procuratori Italo Ormanni eLucia Lotti dispongono il se-questro di numerosi beni, im-mobili e non (tra cui 200auto di lusso pronte per es-sere vendute dopo una re-immatricolazione illegale),per un valore di circa 70 mi-lioni di euro. Un’altra cosache sorprenderà gli inqui-renti sarà la scoperta, tra lesocietà poste sotto sequestro,di un’azienda che realizzavaguadagni attraverso un sitointernet che pubblicizzava ilfinanziamento della propriasquadra di calcio del cuore.Il clan, attraverso un providertoscano, Giuseppe Leggieri,aveva stipulato contratti conquasi tutte le società di calciodei campionati di serie A, Be C con un meccanismo moltosemplice e fruttuoso: i tifosi,cliccando su un link, autoriz-zavano l'invio da parte dellesocietà di calcio di messaggisms informativi sulla propriasquadra, al costo di un euro,finanziando così anche le at-tività illecite del gruppo cri-minale. Della serie: per iCasamonica le strade perfar soldi sono infinite.L’anno seguente, nel marzodel 2005, i beni sequestratial clan vengono definitiva-

Usura, racket, droga, auto di lusso... ma anche alta finanza

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di Ilaria SignorielloEra il 1982quando TotòRiina, capo deiCorleonesi, or-dinò l’uccisionedi Pio La Torre,

L’ex ristorante di Grottaferratatorna ad essere bene pubblico

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E' stata presentata lo scorso 6 dicembre aRoma, nella prestigiosa sala Martiri diNassirya di Palazzo Madama, la Rete perla Legalità. Associazioni e Fondazioni con-tro il racket e l'usura. La nuova organizza-zione, che si presenta la più grande per ilnumero e la qualità delle adesioni, si pro-pone di offrire, a tutte quelle associazioni,fondazioni, confidi e comitati antiracket eantiusura, un luogo aperto al confronto ealla reciprocità. A presentare pubblicamente la Rete LinoBusà, Presidente di Sos Impresa, una delleassociazioni promotrici che ha parlato digiornata storica per tutto il movimento. Numerosi gli interventi che si sono succedutinella mattinata, da Roberto Battaglia, im-prenditore casertano che ha denunciatoalcuni esponenti del clan dei casalesi, adAntonio Anile e Franca Di Candia, impren-ditori vittime di usura. Significative anchele testimonianze dei rappresentanti della

associazioni aderenti alla Rete e i legaliche da tempo seguono le vittime di usuraed estorsione in tutte le fasi della denunciae del processo. Tra gli intervenuti anche ilSen Costantino Caraffa, che si è detto or-goglioso di poter ospiatre tale iniziativain una così alta sede istituzionale.Al termine della giornata, l’Assemblea haeletto all’unanimità e per acclamazioneLorenzo Diana nel ruolo di CoordinatoreNazionale della Rete per la Legalità. Per-sonalità di grande prestigio e nome notodell’antimafia civile e sociale, Diana rap-presenterà per tutti quel valore aggiuntodell’impegno disinteressato, solidale, manon per questo non organizzato, che laRete vuole interpretare. Incarico che è stato accolto con piacere, eanche una certa commozione, dal neo-co-ordinatore che ha dichiarato: “Sono felicedi rappresentare questa nuova voce dellalotta alle mafie e alle illegalità. La Rete

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Nasce la “Rete per la legalità” di Sos ImpresaLa nuova associazione è stata presentata a Roma il 6 dicembre

legalitàLa restituzione della Bazzica aicittadini di Grottaferrata, futuracasa della solidarietà e poloper la disabilità, come tutti i beniconfiscati ai mafiosi, ha un ele-vato valore simbolico che tra-scende i confini della cittadinacastellana, divenendo il simbolodella vittoria dello Stato sull’il-legalità, degli onesti contro icorrotti, della nostra Costituzionecontro chi afferma il poteredella violenza e del terrore. Come ci ha ricordato il fonda-tore di Libera, Don Ciotti, ospitedella trasmissione di Saviano e

Fazio, “Legalità è speranza. E lasperanza si chiama “noi”. Lasperanza è avere più coraggio.Il coraggio ordinario a cui siamotutti chiamati: quello di rispon-dere alla propria coscienza”.Aggiungendo, inoltre, come “Le-galità non sono, quindi, solo imagistrati e le forze di polizia,a cui dobbiamo riconoscenza erispetto. Legalità dobbiamo es-sere tutti noi. Legalità è respon-sabilità, anzi corresponsabilità”.La “Bazzica” è solo la punta diun iceberg, ma la sua restitu-zione ai cittadini è la prova chepossiamo farcela.

La legge 109 è oggi uno deglistrumenti principali per combat-tere e sconfiggere le mafie, col-pendole nel cuore economicodel loro impero criminale. Sulla base dei dati forniti dal-l’Agenzia Nazionale per i beniconfiscati alle mafie, la situa-zione nel Lazio è allarmante.Sono 383 i beni confiscati nellasola Provincia di Roma per untotale, a livello regionale, di482. Si tratta di cifre impressio-nanti che testimoniano la pro-fonda penetrazione criminalenella nostra Regione e nella Pro-vincia di Roma in particolare.Dei 383 beni confiscati nellaprovincia di Roma, 287 sono im-mobili e 96 aziende utilizzateper il riciclaggio di denarosporco. Ma come testimonia l’acquisi-zione dell’ex ristorante La Baz-zica da parte del Comune diGrottaferrata, le mafie non sonoinvincibili. Temono il risvegliodelle coscienze, temono gli animiforti di chi non si piega alla vio-lenza o al ricatto e temono noicittadini, quando non ci abbas-siamo al facile guadagno e cre-diamo nel valore sociale della

preoccupato per il suo attivismoed in particolare per la sua pro-posta di legge riguardante ipatrimoni dei mafiosi. Nonostante l’eliminazione fisicadi Pio la Torre la sua ereditàera ormai patrimonio condiviso,che avrebbe segnato la storiadelle lotte contro le mafie, attra-verso l’aggressione del patrimo-nio e delle ricchezze mafiose e,successivamente, con la loro re-stituzione ai cittadini, grazie allalegge 109/96. La legge 109,fortemente voluta da Libera,l’associazione di Don Luigi Ciotti,e per la quale vennero raccoltepiù di un milione di firme, pre-vede l’utilizzo sociale dei beniconfiscati alle mafie e corona ilsogno di chi, come Pio La Torre,aveva pagato con la propriavita l’impegno per sottrarre aiclan le ricchezze accumulate ille-galmente.

La “Bazzica”, il ristorante sequestrato alle mafiediventerà ora un centro dedicato alla disabilità

nasce già matura e consapevole del com-pito che l’aspetta. Per quello che mi ri-guarda da subito starò a disposizione ditutti e aggiungerò il mio contributo insiemea quello di tutti voi. Solo l’ascolto reciprocofarà crescere un muro sempre più resi-stente contro la criminalità”.

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Ribellarsi alla ‘Ndrangheta con ostinazionee coraggio, guidati soltanto dai valoridella legalità e del senso di giustizia. Que-sto è riuscito a fare Pino Masciari, un im-prenditore giovane calabrese che pianpiano vedeva le catene arrotolarsi intornoalle sue aziende e alle sue libertà perso-nali. Oltrechè alla sua dignità e a quelladella sua famiglia. La sua storia è ancheun’odissea, costretto a fuggire insieme allamoglie Marisa e ai due figli poco più cheneonati in un girovagare alla ricerca diquella sicurezza che solo lo Stato potevariuscire a garantirgli. Pino Masciari racconta ora la sua odisseain un libro, “Organizzare il coraggio” (ed.add, pag. 271, ottobre 2010, € 15,00),perchè la sua esperienza deve essere daesempio per chi invece troppo spesso hapreferito voltare la testa di fronte alle in-giustizie e alle prepotenze, oppure abbas-sare gli occhi di fronte ai ricatti e alleminacce, oppure stringere la mano di chiimpugnava la pistola in un sodalizio eternoe indivisibile. Per Pino e la sua famiglia co-

il libro del mese

grazie anche al sostegno di alcuni Uominidi Stato con la “U” maiuscola, i Pm Gian-carlo Bianchi e Salvatore Curcio, ma so-prattutto il Comandante dei Carabinieri diSerra San Bruno, Nazzareno Lopreiato,alla fine decide di condurre la sua batta-glia personale fino alla fine accettandol’esito finale. O si vince o si perde. Una viadi mezzo con le cosche calabresi non èpensabile. Per fare questo ci vuole coraggio e affin-chè questo coraggio diventi roccia è ne-cessario, come rivela il titolo del libro,organizzarlo. Il segreto di Pino Masciari èstato proprio quello di aver saputo “orga-nizzare” il suo coraggio. (A.S.)

Il coraggio di lottare,l’onestà di non cedere

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zone in cui si estorce denaroattraverso l’usura e il racket,in cui si rapina e si delinquein maniera “pratica”, altre incui quei soldi vengono lavatiper essere reintrodotti nelcircuito finanziario nazio-nale. E non è necessario chequeste due differenti aree sitrovino vicine. Anzi, lo studiorivela proprio che più sonodistanti minore è il rischioche questi traffici venganoscoperti. A fare la parte delleone in questa seconda at-tività criminale sono legrandi metropoli comeRoma, Milano, Torino e Ge-nova in cui si spara poco perstrada e quindi resta nei cit-tadini la sensazione di es-sere fuori dai territori dellemafie tradizionali. E inveceè proprio lì che avvienel’operazione più delicata eimportante per le organiz-zazioni mafiose. E lì che iloro soldi vengono investitiproducendo altri soldi. Maveniamo alla nostra regione.

CCoossìì llee oorrggaanniizzzzaazziioonniirriicciiccllaannoo iill ddeennaarrooiinn vvaarriiee ppaarrttii dd’’IIttaalliiaaIl Lazio si conferma un territorioprivilegiato dalle mafie per ilriciclaggio del denaro sporco.A confermare questo quadropreoccupante è stato il Sole 24Ore che ha pubblicato a finenovembre i risultati di una ri-cerca presentata in occasionedel Congresso dell’Associa-zione Nazionale Funzionari diPolizia. Lo studio ha riguardatol’intero territorio nazionale sco-perchiando le strade dei traf-fici criminali e soprattuttomettendo in evidenza una verae propria pianificazione diquesti traffici. Sembra quasiche i criminali abbiano seguitola teoria di Polany sui diversiruoli svolti dal Centro e dallaPeriferia. Ogni area deve as-solvere a una funzione speci-

VII

fica, in collegamento con tutte lealtre. La teoria di Polany permiseagli archeologi di ricostruire gliaspetti economici delle società anti-che, mentre oggi sono le mafie a uti-lizzare tale approccio. Così esistono

diDANIELADI ROSA

Al primo posto c’è ovvia-mente Roma (17ma in Italiacon una media di 13,6 de-nunce ogni 100 mila abi-tanti); poi c’è Latina (22maa livello nazionale con 12,9denunce); segue Frosinone(25ma in Italia con 12,5 de-nunce); subito dopo Rieti(28ma in Italia con 11,9 de-nunce ogni 100 mila abi-tanti); infine c’è Viterbo(56ma a livello nazionalecon 6,9 denunce registrate). Dati che non permettono didormire sonni tranquilli.

mincia un vero e proprio viaggio nel silen-zio, abbandonando la sua terra, i suoi ri-cordi di bambino calabrese, poi distudente innamorato del lavoro del padre,e poi di giovane imprenditore tenace eappassionato come lo è chi fa ciò che sce-glie perchè quella è la strada che il de-stino ha segnato. Tutto questo a un certopunto finisce. La ‘Ndrangheta vuole la sua collabora-zione, la politica corrotta vuole i suoisoldi... ma lui vuole soltanto lavorare cononestà. Ed è quest’onestà profonda ad“armare” di coraggio il suo carattere che,

Pino Masciari

Page 8: Roma Antimafie

11 NOVEMBRE, RomaBENI SEQUESTRATIAI CASALESINove villini, comprensivi di box e cantine,sono stati sequestrati dalla Guardia diFinanza del Gico tra Roma Est e Lun-ghezza, risultati appartenenti a impren-ditori dimostratisi dei prestanome delclan camorristico dei Bidognetti (affiliatoai Casalesi). Coinvolte sei aziende attivenei settori dell’allevamento bufalino,delle costruzioni edili e del commercioall’ingrosso di pelli e carburante.

21 novembre, Roma10 MLN DI € SEQUESTRATIA “IL GATTINO” DI OSTIAI Carabinieri del Gruppo di Ostia hannosequestrato beni per un valore di 10 mi-lioni di euro appartenenti a Walter Do-mizi, pregiudicato romano noto come bossdella cocaina e conosciuto con il sopran-nome de “il gattino”. Domizi, detenutodall’ottobre del 2008 per traffico inter-nazionale di droga, era intestatario di so-cietà immobiliari, ville (a Terracina,Ladispoli e zona Boccea a Roma) e unalussuosa palazzina in località Selva Can-dida. Sequestrate anche auto e moto, tracui una Ferrari F430 F1. Nell’operazione“Coca rent”, partita nel 2007, vennero ar-restate 32 persone.

23 NOVEMBRE, FrascatiARRESTATO 36ENNEDI TOR BELLA MONACAIl Nucleo Investigativo dei Carabinieri diFrascati, ha arrestato un giovane di 36anni dopo una serie di appostamenti tesia individuare un vero e proprio mercato

della cocaina nel popolare quartiere diTor Bella Monaca, a sud della capitale,al confine con la Borghesiana. I militarida giorni stavano cercando uno dei“centri” di spaccio della zona. L’opera-zione si è conclusa con l’irruzione all’in-terno dell’abitazione del 36enne,all’interno della quale, in una cassaforte,sono state rinvenute 350 dosi di cocainagià pronte per essere smerciate, confe-zionate in pacchetti di varie dimensioni.

25 novembre, RomaUSURAIO IN MANETTENEL COMUNE DI FRASCATISono scattate le manette per un usuraiodi 43 anni, P.M., residente a Frascati, sucui da mesi indagavano i Carabinieri delNucleo investigativo di Frascati. L’arrestoè arrivato dopo le denunce presentateda quattro commercianti taglieggiatidall’uomo accusato di usura e tentataestorsione. Secondo la ricostruzione,dopo un prestito le somme da restituireaumentavano a dismisura, fino ad arri-vare a mille euro a settimana, come rac-contato da un autotrasportatore diRoma. Ora le indagini proseguono perverificare se anche altri commerciantidella zona siano finiti nella rete.

2 dicembre, RomaSEQUESTRATO IL TEATROGHIONE DI ROMALa Guardia di Finanza di Catanzaro, sup-portata dai Carabinieri, ha portato allaluce un vasto traffico di droga gestitodalla ‘Ndrangheta. La cocaina, prove-niente dal Brasile e dal Venezuela, riu-sciva a superare i controlli all’aeroporto

romano di Fiumicino grazie a un Colon-nello dei Carabinieri colluso e arrestatoinsieme ad altre 76 persone, tra cui alcuniesponenti della ‘Ndrangheta di Cetraro(Cosenza) e San Luca (Reggio Calabria).L’operazione, denominata “Overloading”,che ha interessato diverse regioni italiane(Calabria, Lazio, Emilia Romagna e Tren-tino Alto Adige), ha portato al sequestrodi numerosi beni, tra cui 9 fabbricati, 16terreni, 28 automezzi, polizze vita e rap-porti bancari, trenta società di capitali edieci ditte individuali, per un valore com-plessivo di 200 milioni di euro. Tra i benisequestrati anche lo stabile del TeatroGhione di Roma. Le indagini erano ini-ziate nel 2008.

10 dicembre, Roma46 ARRESTI PER SCIPPI, FURTI,TRUFFA E SPACCIOQuarantasei persone arrestate, di cui 32in flagranza di reato principalmente perfurti (in appartamento, in esercizi com-merciali, di auto e moto) scippi, borseggi,rapine, ricettazione, truffa, spaccio didroga è il bilancio dell'attività di contra-sto alla criminalità diffusa da parte deiCarabinieri del Comando Provinciale diRoma. Gli arresti sono stati eseguitianche grazie all’intensificazione dei ser-vizi preventivi messi in campo per garan-tire ai cittadini di Roma e Provincia unNatale sereno. Tutti i giorni decine dipattuglie monitorano gli obiettivi ritenuti,in questo periodo dell’anno più che inaltri, maggiormente sensibili: esercizicommerciali, farmacie, le vie dello shop-ping, mercati e mezzi pubblici.

(A cura di Andrea Rasetti)

NNEEWWSS daMAFIOPOLI

supplemento al n. 12 (dicembre2010) del mensile indipendente

il Segnoorgano dell’associazione culturale“Terre Sommerse Castelli”Registrazione Tribunale di

Velletri n. 5/02 del 19/02/2002

DIREZIONEVia dei Monti, 24 - Rocca di Papa

DIRETTORE RESPONSABILE

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RETE di GIORNALISTI e SCRITTORI ANTIMAFIE

di ROMA e PROVINCIAilSe

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RETE diGIORNALISTIe SCRITTORI ANTIMAFIE

di ROMA e PROVINCIAdi AndreaSebastianelliPedofilia e sfruttamentodei minori sono duetemi scottanti… anchenella nostra regione.Temi importanti che

però rimangono troppo spesso ai marginidelle discussioni. Ad aprire la riflessionesu questi aspetti sono due recenti ricerchedal titolo “Il fenomeno dello sfruttamentodei minori nell’accattonaggio nel Lazio”e “Il minore come vittima del reato: un’in-dagine sociale nelle realtà del Lazio”,promossi dall’Anci (Ass.ne Nazionale Co-muni Italiani) e dall’Osservatorio TecnicoScientifico per la Sicurezza e la Legalitàdella Regione Lazio presieduto dal prof.Enzo Ciconte.I dati emersi dalle ricerche mettono anudo una realtà dai tratti sconcertanti.Nel Lazio la forma di vittimizzazione mi-norile più evidente è il maltrattamentoche quasi sempre avviene in ambito fa-miliare. Sono quasi 500, ogni anno, i mi-nori laziali che subiscono violenzeaccertate e denunciate da parte diadulti, a cominciare dall’abuso fisico. Ilmaggior numero di casi si riscontra pro-prio nella provincia di Roma (soprattuttoper lamaggiore popolazione residente),mentre l’intensità del fenomeno è mag-giore nel sud della nostra regione, in par-ticolare nella provincia di Latina.Ciò che differenzia il Lazio dalle altre re-gioni italiane, anche qui a dirlo sono i datiemersi, è una maggiore propensioneverso gli abusi di tipo sessuale, l’accatto-naggio e la delinquenza minorile.

supplemento al n. 5 -Maggio 2010 de “il Segno”

ilSegnoilSegno n.5

NINNI CASSARA’Sos Impresae l’usura

In V pagina

Continua in IV

Mafia cominciò a scoperchiare gli intreccicon alcuni apparati della politica e delleistituzioni.

ETTORE ZANCA in II e III pagina

Minori a rischionel Lazio, dallapedofilia allaprostiuzione

Il Presidente di “Sos Im-presa”, Lino Busà, ascol-tato dalla CommissioneParlamentare Antimafia,ha chiesto una maggioreefficacia della legge con-tro l’usura, proponendo lacostituzione di un Consor-zio Nazionale a sostegnodelle imprese italiane se-questrate alle mafie.

Lettera aiCastelli

In III pagina

L’Associazione “AntoninoCaponnetto” della RegioneLazio ha scritto una letteraaperta ai cittadini dei Ca-stelli Romani, chiedendo unimpegno concreto di tutticontro le infiltrazioni crimi-nali che stanno diventandouna piaga sempre più dif-fusa in tutta la provincia diRoma.

AlessandroMancuso

In VI pagina

Abbiamo incontrato il can-tautore palermitano Ales-sandro Mancuso,impegnato con i suoi testia diffondere il senso dellalegalità a cominciaredalle giovani generazioni.Ne esce un ritratto inco-raggiante del mondo arti-stico italiano rispetto aifenommeni illegali diven-tati tanto diffusi.

Ettore Zancapresenta unaltro dei suoi“Ritratti d’au-tore”. Questavolta dedica ilsuo articoloalla figura diNinni Cassarà,che con le sueindagini sulla

RETE diGIORNALISTIe SCRITTORI ANTIMAFIE

di ROMA e PROVINCIAdi ANDREASEBASTIANELLI«Io non sono uno chefarfuglia. Non doopinioni. Dico chequella storia non è fi-nita perché lo so.

I furbetti della‘Maglianella’,il ritorno?

Basta andare a cercare chi ne èuscito alla grande quindici anni fa».Con queste parole l’ex componentedella Banda della Magliana, Anto-nio Mancini (chiamato negli ambienticriminali romani “Nino l’accattone”),ha lasciato intendere che quellabanda non ha mai smesso di operarema è tutt’ora attiva. «La Banda dellaMagliana ha usato e continua adusare i soldi di chi è morto e di chi èfinito in galera. E non ha più bisognodi sparare. O almeno, di spararetroppo spesso».Queste dichiarazioni Antonio Mancinile ha rilasciate al giornalista di Re-pubblica Carlo Bonini che lo scorso 4febbraio ha presentato un’inchiestaesclusiva basata, oltre che sulle di-chiarazioni di “Nino l’accattone”, suiconvincimenti di Lucia Lotti, il magi-strato che per 15 anni si è occupatodelle vicende della Banda della Ma-gliana arrestando il presunto bossNicoletti, e sulle indagini del Coman-dante del Nucleo Provinciale dei Ca-rabinieri di Roma, Vittorio Tomasone.In realtà dichiarazioni di questo tipoAntonio Mancini le rilasciò anche nel2008.

supplemento al n. 2 - Febbraio 2010 de “il Segno”

ilSegnoilSegno n.2

IlTrenodelRisveglio,unviaggio criminale

135MILIARDI DI EUROPER LAMAFIA SPAIL XII RAPPORTO DI “SOS IMPRESA”HA SCOPERCHIATO GLI INTERESSIDIFFUSI DELLE MAFIE IN ITALIA, CHEREALIZZANO OGNI ANNO AFFARIPER 135 MILIARDI DI EURO, LA PIU’GRANDE AZIENDA DEL PAESE. DROGA,RACKET, ESTORSIONI, INVESTIMENTIFINANZIARI E CONTROLLO DEGLIAPPALTI PUBBLICI. ECCO I SETTORI INCUI LE MAFIE SONO PADRONE. E NELLAZIO NON C’E’ DA STARE ALLEGRI.

Andrea Rasetti in IV e V pagina

Continua in VII pagina

PARTE DA VILLAROSA IL NOSTROTRENO SEGUENDO LA SCIA DELLACRIMINALITA’ ORGANIZZATA CHEPERCORRE IN LUNGO E IN LARGOL’INTERA PENISOLA ITALIANA,DANDOCI L’IDEA CHE “L’ITALIA E’ UNAREPUBBLICA DEMOCRATICA FONDATASULLE ILLEGALITA’ DIFFUSE”.UN VIAGGIO INASPETTATO CHECOINVOLGE TUTTI. NESSUNOPUO’ RITENERSI ESCLUSO.

Ettore Zanca in II e III pagina

Le dichiarazioni di“Nino l’accattone”

riaccendono iriflettori sulla Banda

della Magliana.Ma oggi la Bandaesiste ancora o sitratta di altro?

RETE diGIORNALISTIe SCRITTORI ANTIMAFIE

di ROMA e PROVINCIAdi ANDREASEBASTIANELLINelle prime oredell’alba del 18febbraio scorso èscattata a Roma e inalcuni centri dei Ca-

stelli Romani, tra cui Rocca di Papa,un’operazione anticrimine tesa asmantellare una fitta rete di racket,usura e riciclaggio di denarosporco. A coordinare l’operazione“Franky”, che ha visto il coinvolgi-mento della Guardia di Finanza delComando Provinciale di Roma, deiCarabinieri del Nucleo Investigativodi Viterbo e della Polizia Munici-pale VIII Gruppo di Roma, è stato ilProcuratore Aggiunto Leonardo Fri-sani della Direzione Distrettuale An-timafia della Procura di Roma.Alla fine dell’operazione sono statedenunciate 11 persone (di cui duedonne) e sequestrati beni per circa5 milioni di euro, tra cui conti cor-renti, automobili di lusso e quattrosocietà operanti nel settore del-l’edilizia e della ristorazione (unadi queste gestiva fino ad alcunimesi fa il complesso alberghiero divia Frascati a Rocca di Papa, “LaRegina del Bosco”, prima che lastruttura venisse ceduta agli attualigestori che da questa vicendahanno avuto soltanto danni d’im-magine).

supplemento al n. 3,Marzo 2010 de “il Segno”

ilSegnoilSegno n.3

Le attività illecitenei nostri Comuni

212 omicidi in due anninella Palermo dimenticataETTORE ZANCA RIPERCORRE PER NOILE TAPPE PIU’ SIGNIFICATIVE DEI DELITTIDI MAFIA CHE IMPERVERSARONO APALERMO TRA GLI ANNI SETTANTAE OTTANTA. MEMORIE RIAFFIORATE CHERAPPRESENTANO UN MONITO PERCIO’ CHE E’ ACCADUTO E PER CIO’CHE ANCORA POTREBBE ACCADERE.PERCHE’ PERDERE LA MEMORIAEQUIVALE A PERDERE UN PO’ DINOI STESSI E DELLA NOSTRA STORIA.

Ettore Zanca in II e III pagina

Continua in IV pagina

RIEPILOGO DEI DATI DEL 2007E DEL 2008 SUI REATI COMMESSINEI COMUNI DELLA PROVINCIADI ROMA. ROCCA DI PAPA E SEGNILE PIU’ VIRTUOSE MENTRE IN ALTRICENTRI, COME ARTENA, CIAMPINO,COLLEFERRO, VALMONTONEE VELLETRI, I REATI IN UN SOLO ANNOSONO AUMENTATI DI MOLTO.

Tabella riepilogativa in VI pagina

Lo scorso 18 febbraio l’operazione“Franky” ha smascherato un vasto giro diusura e riciclaggio, mettendo in luce il ruolodel clan dei Casamonica, che conta oltre400 affiliati tra Roma e Provincia, e cheora ha esteso il suo controllo sull’interaregione. Sullo sfondo un “accordo inedito”stipulato con la ‘ndrangheta.

Un territoriopreda deglistrozzini

RETE diGIORNALISTIe SCRITTORI ANTIMAFIE

di ROMA e PROVINCIA

di AndreaSebastianelliQuello che si sta per ap-provare è un decretolegge a tutto vantaggiodella criminalità organiz-zata. Le recenti parole di

Alberto Cisterna, Sostituto Procuratorepresso la Direzione Nazionale Antimafiadi Reggio Calabria (cioè in una delle zonepiù difficili e pericolose d’Italia), sono pe-santi come un macigno: “Il testo sulle inter-cettazioni approvato al Senato intaccal’efficienza delle indagini” poiché non sipuò “ignorare che la nozione di criminalitàorganizzata il disegno di legge l’ha sem-plicemente cancellata”.Risultato: diventeremo un Paese a bassotasso di criminalità poiché la criminalità or-ganizzata verrà semplicemente abolita...per legge. I criminali diventeranno di colpotrasparenti pur continuando a delinquere.Quello che troverete al centro di questoperiodico è il disegno di legge così comeè stato approvato dal Senato della Re-pubblica. Leggendolo vi renderete contoche l’intento palese non è quello di rego-lamentare le intercettazioni telefoniche eambientali ma semplicemente quello divietare. La parola “vietato” campeggia sumolti articoli. Vietare, vietare, semplice-mente e solo vietare così da rendere pra-ticamente impossibile garantire il dirittodei cittadini ad essere informati e il do-

supplemento al n. 6 -Giugno 2010 de “il Segno”

ilSegnoilSegno n.6

ABOLIREle intercettazioniper SALVARElacriminalitàorganizzata

NOALLA LEGGE CHE VORREBBE IMBAVAGLIARE I GIORNALISTI

vere di noi giornalisti ad informare.Alla base di questo disegno vi è un’incre-dibile falsità, secondo cui in Italia sareb-bero milioni (addirittura 7) i cittadini messisotto controllo telefonico e informatico. Unafalsità che, ripetuta mille volte, ha finitoper diventare verità agli occhi di molti.Ecco che cosa ha scritto un altro magistratoantimafia, Nicola Gratteri, ProcuratoreAggiunto di Reggio Calabria, a propositodel tentativo di abolire le intercettazioni:“Si sta eliminando uno dei sistemi più ga-rantisti e meno costosi per l’acquisizionedella prova. E lo si sta facendo in modostrumentale, citando statistiche che nonstanno nè in cielo nè in terra. Ho appenafinito di indagare 50 persone coinvolte inun traffico di droga. Per seguirle -scriveancora Gratteri- ho dovuto mettere sottocontrollo 10 mila schede telefoniche. Se chianalizza i risultati dell’indagine è onesto,dirà che sono state intercettate 50 per-sone, se è disonesto dirà che Gratteri haintercettato 10 mila persone. La realtà èche i trafficanti di droga cambiano unascheda ogni 48 ore, ma gli indagati, nono-stante il numero esorbitante, restano sem-pre 50”. Più chiaro di così!Il testo approvato al Senato stabilisce cheper intercettare un indagato sono neces-sari “gravi indizi di colpevolezza”. Un pa-radosso senza precedenti, poichè sesussistono gravi indizi di colpevolezza l’in-dagato può subito essere arrestato senza

bisogno di intercettarlo. Infatti sono pro-prio i “gravi indizi di colpevolezza” chedanno al pubblico ministero la possibilitàdi chiederne l’arresto.Il Ddl vorrebbe indicare anche i luoghidove è possibile intercettare, cioè soltantodove sta avvenendo l’attività criminosa. In-fatti ai magistrati sarà fornita una palladi vetro in cui vedere in anticipo doveverrà perpetrata l’azione delinquenziale.Ci sarebbe da ridere se non fosse per l’ar-gomento che stiamo affrontando. Altroaspetto: quello del “budget prefissato”. LeProcure dovranno stabilire preventiva-mente i fondi da destinare alle intercetta-zioni telefoniche e ambientali. Finiti i soldi,finite le intercettazioni.Infine c’è un altro articolo che merita un’at-tenta riflessione, quello secondo cui il Pre-sidente del Consiglio deve essere informato(entro 5 giorni) dell’avvio delle operazionidi intercettazione se queste riguardanomembri dei servizi segreti. E se un Presi-dente del Consiglio entrasse in combuttacon i servizi per sovvertire lo Stato? Chi sco-perchierebbe il piano criminale?“Contro i clandestini vengono impiegatiesercito, flotta e ronde -ha scritto ancoraGratteri-, contro i mafiosi viene smantel-lato uno dei pochi strumenti investigativiancora in mano ai magistrati”.Uno strumento che costa anche poco: perintercettare una persona 24 ore al giornosi spendono 11 euro più Iva.

RETE diGIORNALISTIe SCRITTORI ANTIMAFIE

di ROMA e PROVINCIAdi AndreaSebastianelliSul numero scorso delSegno ci siamo occu-pati delle infiltra-zioni criminali aRoma e nella Provin-Non si puònon sapere,non si puònon dirlo

cia. Quanto emerso ci ha fatto com-prendere come le mafie non sianoqualcosa distante da noi, riguar-dante solo le regioni meridionali (Si-cilia, Calabria, Puglia e Campania),ma come ormai siano una presenzaconsistente del nostro territorio. La vi-cenda di “Villa Vecchia”, l’hoteldella ‘Ndrangheta sequestrato nellavicina Monte Porzio poche settimanefa, rappresenta non un allarme mauna certezza che deve far rifletteretutti, cittadini e politici, amministra-zioni pubbliche e aziende private.Ma anche noi che scriviamo sui pe-riodici a diffusione locale.Ogni lotta alle mafie ha sempre vistoanche l’impegno, di pari passo conquello delle forze dell’ordine e dellamagistratura, di giornalisti e scrittorilocali, che più da vicino riescono adannusare dove c’è puzza di infiltra-zione criminale. Contro queste infil-trazioni le amministrazioni comunalidevono iniziare a contrapporre lapolitica della legalità, soprattuttonell’espletamento delle gare d’ap-palto delle grandi opere che, comeha dimostrato l’Osservatorio regio-nale sulla criminalità e la sicurezza,sono uno degli ingressi degli interessimafiosi nei nostri Comuni.

supplemento al n. 1 -Gennaio 2010 de “il Segno”

ilSegnoilSegno n.1

Il18/02aColleferro siparla diCosaNostra

DaGioia Tauro ai Castelli Romanipassando per SanMarinoL’INCHIESTA DI ANDREA RASETTI HAPRESO AVVIO DAL SEQUESTRO DEL LUS-SUOSO ALBERGO DI MONTE PORZIO,“HOTEL VILLA VECCHIA”, SOTTOPOSTOA SEQUESTRO DAI CARABINIERI DEL ROSPERCHE’ APPARTENENTE A UN POTENTECLAN DELLA ‘NDRANGHETA, QUELLOFACENTE CAPO AL BOSS ROCCOMOLE’. UN’INCHIESTA CHE FA EMERGEREI DIFFUSI INTRECCI ESISTENTI TRA LACRIMINALITA’ E I CASTELLI ROMANI.

Andrea Rasetti all’interno

Continua in IV

L’omicidio del Boss Rocco Molè

IL LIBRO DI JOHN DICKIE, “COSANOSTRA”, SARA’ MOTIVO DI APPRO-FONDIMENTO PER CONOSCERE GLIAVVENIMENTI E GLI UOMINI CHE SISONO AVVICINATI ALLE VERITA’ PIU’SCOTTANTI. A PRESENTARE QUESTOLIBRO PUBBLICATO NEL 2006 SARA’ETTORE ZANCA, COLLABORATOREDEL MENSILE “IL SEGNO”.UN APPUNTAMENTO LETTERARIODA NON PERDERE.

In IV pagina

Falcone e Borsellino

RETE diGIORNALISTIe SCRITTORI ANTIMAFIE

di ROMA e PROVINCIAdi ANDREASEBASTIANELLIIl 22 dicembre scorsol’«Operazione Mae-stro», avviata dallaDda (Direzione Di-strettuale Antimafia)

di Reggio Calabria, irrompe nei Ca-stelli Romani e precisamente a MontePorzio Catone dove viene posto sottosequestro l’hotel di lusso “Villa Vec-chia” (che ora ha ripreso le sue atti-vità sotto la guida di unCommissario), ritenuto base della‘ndrina dei temutissimi Molè. Lamega struttura alberghiera alleporte di Roma, secondo gli inquirenti,serviva a riciclare il denaro derivatodalle attività illecite condotte nelporto di Gioia Tauro.Nell’operazione sono state arrestate26 persone, tra cui Cosimo Virgiglio,considerato il principale referenteamministrativo della cosca Molè,nonché amministratore di una societàdi import-export con la Cina ope-rante proprio nel porto di GioiaTauro. Lo stesso Virgiglio che, perconto della cosca, seguì le trattativeper acquisire “Villa Vecchia”.Infatti, l’acquisizione del complessoalberghiero, da parte della ‘ndran-gheta, avvenne nel 2007 attraversointimidazioni e minacce nei confrontidi un’imprenditrice di Sabaudia che,pur avendo un contratto di gestionedella durata di dieci anni, fu co-stretta a lasciare la struttura.

supplemento al n. 4 - Aprile 2010 de “il Segno”

ilSegnoilSegno n.4

ROCCO CHINNICIElemosineeminori

In VII pagina

Continua in IV

Chi era Rocco Chinnici, il giudice assas-sinato a Palermo il 29 luglio 1983?Scopritelo in questo “ritratto d’autore”.

ETTORE ZANCA in II e III pagina

L’hotel Villa Vecchia a Monte Porzio

‘Ndrangheta aiCastelli, il pentitoche fa pauraancheallapolitica

Rocco Molè

Nel Lazio il fenomeno del-l’accattonaggio passa at-traverso lo sfruttamento dicentinaia di minori. A rive-larlo è il rapporto presen-tato dall’OsservatorioRegionale sulla Legalità ela Sicurezza. Un quadroche fa luce su molti aspettiinquietanti, a cominciaredall’acquisto dei bambini.

AllarmeExpo 2015

In VII pagina

In un libro due giornalistisvelano il “mistero” delleinfiltrazioni criminali nellacapitale morale d’Italia,Milano. Cosa Nostra,‘Ndrangheta e Camorrasono già pronte ad en-trare nel gioco degli ap-palti per spartirsi i 20miliardi di euro stanziatiper l’Expo del 2015.

Aziendecriminali

In VI pagina

Sequestrate 15 aziende equote riferite a ben 21 so-cietà, 170 conti correnti,automobili di lusso, oltre aville ed appartamenti.Questi sono i numeri di unavasta operazione che hascoperchiato il filo di col-legamento fra la ‘ndran-gheta e il clan deiCasamonica a Roma enella provincia.

RETE diGIORNALISTIe SCRITTORI ANTIMAFIEdi ROMA e PROVINCIA

suppl.to al n. 7-8 - Luglio-Agosto 2010 de “il Segno”

ilSegnoilSegno n.7-8

CARLO ALBERTODALLA CHIESA

Cuore diCactus

In VII pagina

In VII pagina

In II e III pagina

ECOMAFIE 2010Nel Lazio crescel’allarme peri reati ambientali

La nostra recensione è dedi-cata al libro di Antonio Ca-labrò, “Cuore di cactus”, unvero e proprio viaggio nellevicende che tra Palermo eMilano hanno caratterizzatola sua vita di giornalista,scrittore e manager.Un libro che ci fa guardarealcune vicende italianesotto una luce nuova.

News daMafiopoli

In ultima paginaIn VII pagina

Contro il clanCasamonicala Provinciaè parte civile

In V pagina

Zoomafie,smascheratii reati controgli animali

In VI pagina

Chiude losportelloantiusuradei Castelli?

In VI pagina

Legambiente ha pre-sentato il “Rapporto2010 (riferito al2009)” in cui il datopiù eclatante riguardala Regione Lazio cheha conquistato il se-condo posto nella clas-sifica dei reati control’ambiente (nel 2008era in quinta posi-zione). Quasi 3.500 leinfrazioni accertate.

Ritratti d’autoreIl libro del mese L’Italia e lamafiosità

RETE diGIORNALISTIe SCRITTORI ANTIMAFIE

di ROMA e PROVINCIA

di Luisa Laurelli*Tra le Commissioniconsiliari istituite direcente dal ConsiglioRegionale, manca laCommissione Spe-ciale Sicurezza e

Lotta alla Criminalità, da me presie-duta fino a pochi mesi fa, che haprodotto un lavoro quasi sempre uni-tario divenuto importante punto di ri-ferimento per l’intera comunità delLazio. La Presidente Polverini si èresa conto che in questo settore èstato cancellato tutto quanto è statofatto di buono dalle precedenti am-ministrazioni di centrodestra e dicentrosinistra?A parte le deleghe all’Assessore allasicurezza a cui spero nella recentemanovra di bilancio siano stati al-meno confermati i fondi dello scorsoanno, oltre alla mancata istituzionedella Commissione Consiliare, man-cano le nomine degli esperti dell’Os-servatorio Regionale sulla Sicurezza,quelle relative alla Agenzia Regio-nale sui Beni Confiscati alle Mafieistituita con legge regionale appro-

supplemento al n. 9 - Settembre 2010 de “il Segno”

ilSegnoilSegno n.9

IL TRENODEL RISVEGLIO

Il Clan deiCasamonica

In V pagina

Continua in VI

ETTORE ZANCA in II e III pagina

Sugli affari della‘ndranghetale rivelazionidel super-pentito

Cosimo Virgiglio

Roma e provincia sonoormai il territorio delclan dei Casamonica checonta oltre 500 affiliatispecializzati nel racket enell’usura. Contro di lorole forse dell’ordinestanno vincendo moltebattaglie ma come finiràquesta guerra non è an-cora chiaro.

Il partitodel cemento

In VI pagina

Ospitiamo l’interventodel Comitato Antimafiadi Latina che lancial’allarme sul ruologiocano nella nostraregione da società edililegate alla criminalitàorganizzata capacidi infiltrarsi nella politicalocale per aggiudicarsiappalti milionari.

La sfidadi Ardea

In VII pagina

Il Consiglio Comunaledella cittadina laziale haapprovato una mozioneche per la prima voltastabilisce regole chiareda parte delle istituzionicirca la costituzione diparte civile e la confiscadei beni alla criminalitàorganizzata. Un esempioche molte cittàdovrebbero seguire.

Sicurezza elegalità devonoimpegnare laRegione Lazio

Inizierà il prossimo 30 settembre il processocontro i 16 esponenti della ‘ndrangheta finitinell’inchiesta “Maestro” che il 22 dicembredel 2009 scoperchiò i vasti interessi dellacriminalità organizzata nelle attività di import-export nel porto di Gioia Tauro. Grande attesaper ciò che dirà Cosimo Virgiglio, l’imprenditoreche ai Castelli Romani gestiva l’hotel di lusso“Villa Vecchia” a Monte Porzio Catone.Oltre a lui sul banco degli imputatici sarà anche Angelo Boccardelli, ritenuto uomodi collegamento con le cosche calabresi

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