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Rodi: Mitologia – Archeologia – Storia. 1 Rodi Visitando Rodi Nei secoli l'isola di Rodi ha assunto diverse denominazioni: Etrea, Colimbria, Asteria, Ataviria, Macaria, Oloessa, Ofiussa, Pelagia, Piiessa, Stadia e Telchinia. Per quanta riguarda quest'ultimo nome, la tradizione dice che Nettuno si innamorò di Alia, sorella degli abitanti dell'isola Telchinon ed ebbe una figlia che chiamò Rodi, si sposò con Ilios (Sole) e diede il suo nome all'isola. Per questa ragione è in uso affermare che dopo i Telchini, l'isola venne abitata dai figli di Ilios. L'isola del sole, la perla del Mar Egeo, che con le sue incantevoli bellezze, attira ogni anno folle di turisti. L'isola di Rodi ha un'estensione di 1398,03 Km 2 , la lunghezza delle spiagge è di 220,3 Km, ed è lunga 77Km e larga al punto massimo, 37Km. Dal punta di vista dell'estensione è l'isola più grande del Dodecaneso e la 4° di tutta la Grecia, ha circa 64.000 ab., la città di Rodi ne ha circa 30.000. Il Castello Il Castello di Rodi, costruito a semicerchio attorno al porto centrale, inizialmente era fortificato con due torri che si divideva in due parti. La parte meridionale la più estesa si identificava con il nucleo abitato di Rodi, mentre la parte settentrionale era cinta da mura indipendenti e, pertanto, poteva considerarsi come un'acropoli esterna. La parte settentrionale era esclusiva dei Cavalieri, dove avevano le loro sedi ufficiali, i templi e le proprietà dell’ordine come il Palazzo del Gran Maestro, L'ospedale, ecc. Vi erano in oltre edifici che appartenevano a categorie speciali - gli Ostelli delle Lingue. Tra gli edifici domina il palazzo del Gran Maestro che è stato interamente restaurato dagli

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Rodi: Mitologia – Archeologia – Storia.

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Rodi Visitando Rodi

Nei secoli l'isola di Rodi ha assunto diverse denominazioni: Etrea, Colimbria, Asteria, Ataviria, Macaria, Oloessa, Ofiussa, Pelagia, Piiessa, Stadia e Telchinia. Per quanta riguarda quest'ultimo nome, la tradizione dice che Nettuno si innamorò di Alia, sorella degli abitanti dell'isola Telchinon ed ebbe una figlia che chiamò Rodi, si sposò con Ilios (Sole) e diede il suo nome all'isola. Per questa ragione è in uso affermare che dopo i Telchini, l'isola venne abitata dai figli di Ilios. L'isola del sole, la perla del Mar Egeo, che con le sue incantevoli bellezze, attira ogni anno folle di turisti. L'isola di Rodi ha un'estensione di 1398,03 Km2, la lunghezza delle spiagge è di 220,3 Km, ed è lunga 77Km e larga al punto massimo, 37Km. Dal punta di vista dell'estensione è l'isola più grande del Dodecaneso e la 4° di tutta la Grecia, ha circa 64.000 ab., la città di Rodi ne ha circa 30.000.

Il Castello Il Castello di Rodi, costruito a semicerchio attorno al porto centrale, inizialmente era fortificato con due torri che si divideva in due parti. La parte meridionale la più estesa si identificava con il nucleo abitato di Rodi, mentre la parte settentrionale era cinta da mura indipendenti e, pertanto, poteva considerarsi come un'acropoli esterna. La parte settentrionale era esclusiva dei Cavalieri, dove avevano le loro sedi ufficiali, i templi e le proprietà dell’ordine come il Palazzo del Gran Maestro, L'ospedale, ecc. Vi erano in oltre edifici che appartenevano a categorie speciali - gli Ostelli delle Lingue. Tra gli edifici domina il palazzo del Gran Maestro che è stato interamente restaurato dagli

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Italiani tra il 1939-1943. Nel palazzo vi sono imponenti sale ammobiliate, con stili di diverse epoche, ed è decorato con tavolati riccamente scolpiti e intarsiati.

Le spiagge di Rodi Molti sono coloro che preferiscono la spiaggia di Enidrio, La "Psaropula" e "Miramare". Da non perdete sono le spiagge sparse per tutta l'isola. Come a "Faliraki", 12 Km da Rodi, e continuando sulla strada principale per Lindos si diramano numerose strade che portano a spiagge appartate: le spiagge di Kolimbia, la stupenda spiaggia sabbiosa di Tsambikas, le grandi spiagge di Charaki e di Kalalthou e verso Lindos, la spiaggia sabbiosa di Glifas.

Nella magia di Lindos Arrivando a Lindos si rimane incantati per le splendide antichità, per il mare azzurro, per i pittoreschi vicoli, per le case bianchissime, per i cortili tappezzati di pietre multicolori, per i suoi pittoreschi negozi di artigianato. Si Sale sull'Acropoli percorrendo a piedi il sentiero pietroso o con gli asinelli. L'Acropoli, con la sua antichissima storia, domina una collina di pietra, dove furono costruiti il tempio di Atena Lindia e la Makrà Stoà (portico ad arcate) lungo 88 m. Sull’acropoli sono visibili i resti dell'epoca della Francocrazia (dominazione occidentale). Il panorama che si gode è suggestivo; La roccia tagliata a picco, il mare azzurro, la graziosa insenatura di Lindos, il porticciolo ben protetto dell’“Apostolo Paolo” (porta questa nome in quanto fu la prima tappa della sua peregrinazione). È da ricordare che Lindos, Kamiros e Jalissos (città costruite dagli omonomi fratelli) furono all'avanguardia per la loro civiltà.

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Musei e antichità Dopo Lindos vale la pena visitare anche Kamiros (a 33 Km da Rodi) e Jalissos, al secolo Filerimo: esistono ancora i segni del ruolo d'avanguardia che queste città ebbero in campo intellettuale e civile. La strada per Filerimo è stretta, in salita e con brusche curve. È degno di essere visitato il monastero dedicato alla Madonna, costruito sui ruderi dell'antico tempio di Atena e sul luogo dove avvenne l’”ecatombe” dei primi Cristiani. Nelle vicinanze si trovano molti monumenti bizantini e dell'epoca francocratica, oltre ad una fonte dorica del 6° secolo a.C. Vi è anche un museo archeologico con notevoli reperti che raccontano storia dell'isola.

Nella città vecchia Palazzo dei Cavalieri il palazzo è stato restaurato dagli Italiani, si trova a fianco della città moderna con i suoi grandi edifici, le larghe strade incorniciate di palme. Mentre la città vecchia, sembra ferma nel tempo; chiusa fra le sue mura, con i suoi stretti vicoli lastricati, gli archi, le case ombrose, i minareti e i numerosissimi negozi di oggetti di artigianato. Enidrio (Acquario): dove è riprodotto il mondo degli abissi. Pesci di ogni sorta, polipi, testuggini, seppie di tutte le dimensioni fanno la loro apparizione davanti ai visitatori dell'Acquario. Rodini: vasto parco pubblico con canali artificiali, laghetti ed un piccolo giardino zoologico. Monte Smith: si trova nelle immediate vicinanze della città è un monte pittoresco, con le pendici coperte di alberi. Dall'alto è possibile godere di immagini panoramiche di tutta l'isola.

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Petaludes: da luglio fino alla fine di agosto, migliaia di policrome farfalle riempiono una gola dell'isola e offrono ai visitatori un notevole spettacolo.

In giro per l’isola di Rodi Visitando l’isola lontano dalla città, la troverete tranquilla e primordiale, con spiagge nascoste e pittoresche che ricordano paradisi perduti. Dopo Lindos una deviazione conduce a Parthos, con le pittoresche spiagge boscose di Pefkia e di Stafilia. Continuando arriverete a Chiotari, il porto di Asklepio, dove troverete sabbiose spiagge nascoste e mare azzurro. Asklepio, si può visitare una chiesa bizantina del 1060 ed un castello veneziano del 1200. Prassonissi, la bellezza di questo posto solitario è indescrivibile, il porticciolo sabbioso è un "imbuto" bagnato da due mari, dove sulla vetta della collina di fronte è situato il grande faro "Prassonissi". Apolakias, di fronte al paese, immerso nel mare il "vascello fantasma" (piccola isola arida a forma di nave). Monolithos, si può di visitare il castello, che si trova sulla cima di una roccia che sorge improvvisa dalla spiaggia, in mezzo agli alberi, e in lontananza il mare. Ebona, il paese più caratteristico di Rodi, situato ai piedi dell'Ataviros, il monte più alto dell'isola, 1.215 m. su cui si trovano i ruderi del tempio di Giove. Paradisi vale la pena di fermarsi per vedere come lavorano l'argilla, dopo le spiagge si entra nel "cuore" dell'isola di Rodi, che ha il colore delle montagne boscose del Pindo.

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Verso il “Profeta Elia” Per raggiungere la chiesa del "Profeta Elia", si sale attraverso strade strette, in mezzo a folti alberi, mentre dai pochi spiazzi è possibile ammirare il mare azzurro, alle spalle s’innalzano le cime boscose dei monti. A quota 798, del monte Profeta Elia che deve il suo nome al convento omonimo, che ospitava i famosi cervi di Rodi, una delle caratteristiche dell’isola, troverete il monastero del "Profeta Elia". Poco lontano vi è la villa di Devecchi, Governatore Italiano durante il periodo dell'occupazione fascista del Dodecaneso. Oggi è una foresteria statale. Alle sette fonti Sulla strada verso le sette fonti s’incontra la pittoresca chiesetta di Aghios Nikolaos, e poco oltre si trova il monastero di Aghios Nektario. Raggiunta la valle delle Sette fonti, che deve il suo nome alle diverse fonti d’acqua della zona, che vengono raccolte in un suggestivo laghetto artificiale. Laghetto che costituisce l’habitat naturale per diverse specie animali come pavoni, granchi, anatre, tartarughe e un raro pesce chiamato “gizani”, endemico dell’isola di Rodi. C’è un ultimo particolare che concorre a rendere ancora più unico questo luogo: infatti, per raggiungere il laghetto bisogna attraversare un piccolo tunnel, costruito dagli italiani nel 1931 per convogliare le acque nel lago; alla fine di tale percorso, le Sette sorgenti appaiono all’improvviso in tutto il loro splendore. Ialissos In una zona fertile e ricoperta d'orti e vigneti, sui fianchi del monte Filerimos, sorgeva l'antica Ialissos, sui versanti nord-occidentali del monte si estese, sin dalla Preistoria, il villaggio che più tardi diventò uno dei tre principali centri dell'isola. Sulla cima del monte a forma di trapezio fu costruita, nel XV sec. a.C., L'acropoli della città degli Anchei.

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A ricordo di quel popolo è rimasto il nome della Vetta: "Achea" così chiamato fino alla conquista dell’isola da parte dei romani; oggi gli abitanti di Rodi la chiamano "ochlroma" (fortezza), per via del castello costruito dai bizantini e che successivamente i Cavalieri ampliarono e modernizzarono durante il XV sec. d.C., il porto della città si chiamava "Schedla" (zattera). Ialissos fu un florido centro fino al 408 a.C., cioè fino alla costituzione del "Synikismos", (Con il termine sinecismo s’intende l'unificazione di entità politiche precedentemente indipendenti in una città od organizzazione statale) dopo di allora la città si trasformo in un piccolo ed insignificante borgo. Al suo posto, nella zona chiamata Ialisla, venne edificata la nuova città, Rodi, nella quale Ialissos fu inglobata, la nuova città utilizzo il suo stemma, la Rosa (in greco "Rodo"), e la vecchia effigie stampate sulle monete di Ialissos, È nell'ambito della mitologia che si devono cercare le origini dei primi abitanti della zona che, con molta probabilità, erano i Fenici. A questi succedettero gli Achei provenienti dall'Argolide del Peloponneso. Si racconta che quando Ifiklos, con i suoi Achei, raggiunsero l’isola, dovettero affrontare i Fenici di Falanthos. Ai quei tempi, i Fenici erano succubi di un vaticinio secondo il quale avrebbero dovuto abbandonare il loro villaggio qualora i corvi fossero diventati bianchi e negli orci del vino si fossero trovati pesci. Il furbo Acheo, venuto a conoscenza di tale oracolo, prese del gesso e dipinse di bianco alcuni corvi che successivamente lasciò liberi nel cielo, quindi corruppe un servo di Falanthos affinché mettesse dei pesci negli orci di vino. I Fenici, vedendo avverarsi il nefasto presagio, pensarono fosse giunto il momento di abbandonare la zona e Falanthos chiese ad Ifiklos di lasciarli partire

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dall'isola. È questo il modo in cui la mitologia spiega lo stanziarsi degli Achei nell’isola di Rodi. Agli Achei seguirono i Dori. Come città dorica, Ialissos ebbe un ruolo di primo piano nel processo storico dell'isola. I secoli che seguirono cancellarono le tracce degli Achei e solo il nome dell'acropoli resto nella memoria dei Dori a ricordarne il passaggio. Oggi la ricerca archeologica ha rinvenuto resti della città achea nei pressi di Trianda, mentre nelle località Mosko Vunara e Makria Vunara, sono stati trovati sepolcri risalenti allo stesso periodo. Vicino a Trianda e intorno al torrente Dafni, sono state scoperte tombe ricche di oggetti sepolcrali, tali ritrovamenti permettono di formulare con certezza che i popoli preistorici che sbarcarono sull’isola provenivano da Micene. Dalla vetta, piatta come un altipiano si ha una magnifica vista panoramica, il sito era considerato un impareggiabile punto strategico che fu valorizzato sin dall'epoca dei Fenici. Achei, Dori, Bizantini e Cavalieri, hanno lasciato profondi segni del suo utilizzo militare. Come vigili vedette, sull'angolo nord-occidentale, si ergono le due torri bizantine, resti del forte in cui si tenne la cruenta battaglia contro i Genovesi nel 1248 d.C., per la supremazia sull'isola. Nel 1306 d.C., i Cavalieri dominavano l’isola dal castello, utilizzandolo per conquistarla. Nel 1522 d.C., anche il Sultano turco Solimano il magnifico, utilizzò il castello come quartier generale per impadronirsi dell'isola. Nel punto più alto dell'altipiano ancora oggi si distinguono i ruderi del Monastero e della Chiesa Panaghia, e costruzioni risalenti all'epoca dei Cavalieri, sopra i resti di una più antica chiesa bizantina. Accanto vi sono i resti di una Basilica e di una cappella bizantina, con affreschi del XIV e XV sec. d.C. Queste costruzioni medievali furono erette sui resti di un antico tempio del III/II sec. a.C., di stile dorico, dedicato ad Atena

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Poliada e a Zeus Poliea, edificato a sua volta sui resti di un altro tempio. Del grande tempio di Atena e Zeus oggi si distinguono solo pochissimi reperti, come le fondamenta di una fila di colonne e la base ortogonale di una statua, probabilmente di Atena. Fontana dorica A sud dell'Acropoli, si trova una fontana, opera del IV sec. d.C. Era ricoperta da colonne in stile dorico, con teste di leoni dalle quali sgorgava l'acqua. Uno dei pilastri inferiori porta un'epigrafe che si legge a mala pena.

Kamiros Un altro grande centro dell'antica Rodi, la cui fondazione si perde nella preistoria, è Kamiros, questa antica città fu scoperta nel 1860. I motivi che diedero inizio agli scavi furono i numerosi oggetti antichi che gli abitanti del luogo trovavano nei loro campi. Gli scavi iniziarono nel 1860 portando alla luce un cimitero nella zona di Fakelura. Ulteriori scavi furono effettuati nel 1914 da archeologi Italiani, da questi scavi emerse la città di Altamene, nipote di Minosse e figlio di Catreare di Creta. Si racconta che Altamene fuggì dalla sua patria, Creta, perseguitato da un “oracolo” secondo il quale un giorno egli avrebbe ucciso il proprio padre. Abbandonata Creta, Altamene arrivo a Rodi e sbarco nella zona di Kritinia, più a sud di Kamiros, che oggi si chiama Lagonia. Spesso la nostalgia che Altamene provava per la sua patria e per i suoi Dei, lo spingeva fino alla cima del monte Attavyra. Da lassù quando il tempo era bello, l'esiliato principe poteva scorgere le vette dei monti di Creta e offrire sacrifici al Dio Zeus, sull'ara che aveva fatto costruire successivamente ampliata divenne un tempio dedicato a Zeus Attavyrio. Ma di nostalgia non soffriva solo

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Altamene, ma anche suo padre il vecchio re di Creta, Catrea. Era tale il desiderio di rivedere il figlio prima di morire che partì da Creta per incontrarlo. Quando, il re sbarco nei pressi di Kamiros, accompagnato dalla maledizione dell'oracolo. Altamene, scambiando gli sconosciuti per nemici, li fece sterminare. Quando fra i morti riconobbe il vecchio padre, prego gli dei che aprissero la terra e lo inghiottissero. Le sue preghiere furono esaudite e la terra inghiotti Altamene, il fondatore di Kamiros. Ma nella leggenda vi è sempre una briciola di verità e la realtà storica di questo mito riguarda la provenienza da Creta dei primi abitanti di Kamiros. Il nome Kamiros si incontra infatti anche a "Ierapetra" di Creta il cui culto degli "Dei Mylantii" non era sconosciuto nella Creta preistorica. Lo Zeus Mylantio, dio degli Inferi, presenta l'elemento demoniaco che predomina in tutte le manifestazioni d'adorazione dei

popoli preistorici. La zona di Kamiros, la Kamiria, era più piccola di quelle delle altre due antiche città, ma anche la più fertile dell'isola. Il culto degli "Dei Mylantii", che insegnarono agli uomini come ricavare la farina dal grano e come impastare il

pane, doveva essere connesso alla produzione agricola della regione che era più nota per le sue ceramiche e per il notevole commercio che aveva sviluppato con le popolazioni vicine. I rapporti commerciali erano tenuti anche con altri Stati, fra i quali la Siria e l'Egitto dei Faraoni. L'antica Kamiros era costruita ad anfiteatro, sul versante nord-occidentale della collina. Era una città senza fortificazioni, e priva di mura, rimane inspiegabile il motivo per cui, ad un certo punto, in età romana, gli abitanti abbandonarono Kamiros, ed ancora oggi non se ne conoscono le ragioni. La vita di Kamiros non terminò come a Ialissos con il "Synichismos" del 408 a.C. ma continuo sino all’età romana.

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I numerosi oggetti ritrovati nelle tombe scoperte nella zona, dimostrano che Kamiros era sin dall'epoca preistorica, una ricca e florida città, che dal VI sec. a.C. batteva moneta con incisa l’effigie della foglia di fico. Gli scavi, successivi hanno portato alla luce la città antica, con i suoi edifici pubblici e privati, risalenti agli anni ellenistici e romani, con importanti opere idriche come, il canale di scarico della città; le piccole cisterne per la raccolta dell'acqua e le tubature d'argilla, evidenziando un perfetto sistema idrico. Poco distante dall'area archeologica, si è rinvenuta un'ara dedicata al Dio Elios, ed un tempio in stile dorico del III sec. a.C. Altri reperti sono venuti alla luce, come, piedestalli del III sec. a.C., con epigrafi, una loggia con colonne, dove sono visibili iscrizioni dedicate ai fondatori della città, mentre in cima del colle si distinguono i resti del grande tempio di Atena Kamirade. Il tempio sorgeva dietro un grande fabbricato del III sec. a.C., lungo 200 metri; di stile dorico, con due file di colonne, somigliante a una loggia, all'interno della loggia vi è una grande cisterna lunga 38m., larga 10m. ed alta 3 metri, costruita fra il VI/V sec. a.C., con la capacita di oltre 1.100m3 d'acqua, sufficiente per 400 famiglie durante un breve periodo di siccità.

Lindos Lindos si trova sulla sponda orientale, era la più importante delle tre antiche città dell'isola. A strapiombo sul mare si erge una roccia gigantesca di 116 metri d'altezza. A destra e a sinistra di questa enorme massiccio vi sono due porti. Sulla vetta triangolare di questo gigante di pietra, gli antichi Lindii adoravano la loro Dea protettrice, Atena Lindia. Il tempio della Dea, imponente e circondato da magnifici edifici, non solo dava l'idea della devozione del popolo, ma anche della ricchezza e della potenza dell'antica città.

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Assai suggestiva e la natura selvaggia visibile dalla rupe delimitata dalla fortezza medievale che nasconde gelosamente, entro le sue mura, la bellezza dei monumenti antichi. Oggi l'Acropoli di Lindos non è circondata dal boschetto sacro, conservato con tanta cura dai devoti Lindii. Aglochartos, sacerdote di Atene, III/IV sec. d.C., riportava con orgoglio, su diverse epigrafi, la fatica estenuante del mantenimento dell'antichissimo bosco. Gli Achei prima, e i Dori più tardi, identificarono questa città pre-ellenica con la dea Atena. Pindaro narra che il tempio venne fondato dagli Eliadi, giustificando la non presenza di un'ara votiva nel tempio, in quanto ad Atena Lindia non erano offerti sacrifici sul fuoco ma piuttosto frutti, dolci, liquori ed altri prodotti della terra, che non avevano bisogno di essere bruciati; Pindaro li chiama "Apyra lera" (Cose sacre che non bruciano). Questa usanza ci fa sapere Pindaro che ebbe inizio quando gli Eliadi, per la fretta di essere i primi a porgere i sacrifici alla dea, salirono al tempio dimenticando di portare con se il fuoco. Questa dimenticanza li costrinse ad offrire doni che non bruciano chiamati "Apyra lera". Nella fondazione del tempio non si incontra solo il mito degli Eliadi ma anche quello di Danao, Capostipite dei Greci. Danao, dopo aver lasciato l'Egitto insieme alle sue figlie ed essersi diretto verso l'Argolide nel Peloponneso, per motivi che non si conoscono passo da Lindos, e così durante la sua permanenza fece costruire il tempio alla dea Atena e fece erigere anche la prima statu a in suo onore, che consisteva in una tavola di legno grezzo; questo tipo di simbolo adulatorio e denominato "xoano" (statu a di legno). Ma il primo vero tempio fu innalzato durante l’VIII sec. a.C. con una statua che per la prima volta aveva sembianze umane, la statua era ancora in legno e di modeste dimensioni. L'antico tempio fu in uso fino all'epoca di Cleobulo il quale, nel VI sec. a.C., ne costruì uno nuovo

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e lo adornò con i trofei delle sue vittorie. I resti che sono oggi visibili non risalgono al tempio di Cleobulo, perché fu distrutto da un grande incendio. Al suo posto i Lindii eressero un nuovo tempio, e una nuova statua, con il corpo in legno dorato, mentre la testa, le braccia e le gambe erano in marmo. La storia del tempio e la descrizione dei doni votivi furono riportate da Timachide negli annali di Lindos. Destò stupore sia la moltitudine dei doni sia il gran numero di statue, delle quali oggi sono rimasti solo i loro piedistalli. Nel 200 a.C., all'entrata dell'acropoli, fu costruita una grande loggia in stile dorico, mentre il tempio di Psithyro, il dio indovino, risale al 200 d.C. Durante il Medioevo, i Bizantini fortificarono l'antica Acropoli e edificarono la chiesa di S. Giovanni. I loro successori, i Cavalieri, costruirono il forte che circonda l'area e il palazzo del comandante del castello. La salita all'acropoli si effettua dal lato nord del colle. Subito dopo la prima Porta, una scala conduce a un piazzale. A destra, sul fianco della roccia, è scolpito un suggestivo complesso monumentale, opera di Pythurito Timocaro del 180 a.C. Il complesso è costituito da un podio circolare e, di fronte ad esso, da un piedistallo che doveva sostenere un'ara o una statua. Vicino al podio vi è scolpita nella roccia, la poppa di una trireme lunga 4,76 m. e alta 5,50 m.; vi si distinguono molti particolari che ci forniscono informazioni tecniche sulla costruzione di queste antiche navi. Vicino al podio vi sono delle cisterne bizantine per la raccolta dell'acqua e i resti di un'antica scala. Una scala più recente, di circa ottanta gradini, conduce all'entrata medievale fatta a volta e al palazzo sede del comandante del forte. Superata l'entrata medievale, a destra si trova la chiesa bizantina di S. Giovanni e, davanti, la grande loggia dorica con le

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sue colonne restaurate. La loggia a forma di pi greco (Π) è lunga 90 m., alta 6,20 m. e larga 8,90 m. Lungo la sua facciata erano disposte ventisei colonne e altre 8 su ogni lato. Le quarantadue colonne erano poligonali fino a 1/3 della loro altezza ed erano scanalate per il resto. Al centro di questa stupenda loggia ellenica una scala di trentasei gradini costruita sopra a quella di Cleobulo, conduce ai propilei. I propilei furono costruiti nel V sec. a.C. ed erano imitazione di quelli dell'Acropoli di Atene. Nel punto più alto del pianoro triangolare i Lindii eressero il tempio della loro dea protettrice, lungo 22,40 m. e largo 7,20 m. Del tempio anfiprostilo in stile dorico si sono salvate parte dei muri e sono state restaurate alcune colonne. Scolpito nella roccia, sul fianco occidentale, vi era l'antico teatro del quale sono rimaste l'orchestra, il posto della timele (ara di Dionisio) e ventisette gradini. Vicina al teatro c’è la chiesetta di S. Stefano, le voluminose pietre che circondano la chiesa sono le fondamenta dei muri del Ginnasio dell'antica città. Gli scavi qui effettuati nel 1904 da archeologi danesi, fra le varie epigrafi e altri ritrovamenti, hanno rinvenuto sul lastricato di una vecchia chiesa bizantina, una lastra di marmo, ovvero il famoso annale di Lindos che si trova al Museo di Copenaghen con incisa la storia del tempio ad Atena Lindia. In località Viglì sul secondo versante del colle, con vista sul grande porto, in una cavità della roccia sono state trovate le fondamenta di un altro tempio dedicato alla dea Atena. È il "Vukopion", nome derivante da "Vucopia" che erano i sacrifici offerti in onore della dea. I Dori, per poter offrire i tradizionali sacrifici di sangue alla dea Atena, edificarono, nel X-IX sec. a.C. questo piccolo tempio.

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Durante il periodo classico, fu costruito con grandi pietre un monumento circolare che si trova sulla piccola penisola che si protende sul porto dell’antica città. Il perimetro esterno del monumento raggiunge i 28,43 m e la sua altezza e di 2,80 m, viene chiamato la "Tomba di Cleobulo". Un corridoio porta a un talamo funebre, sul fianco nord-est di questa talamo sepolcrale, scavata nella roccia del pavimento, si trova la tomba, che nei secoli successivi fu anche usato come chiesa dedicata a S. Emiliano.