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7/21/2019 Rocchi Rilievo http://slidepdf.com/reader/full/rocchi-rilievo 1/42 RILIEVO STORICO – CRITICO DELLE FASI COSTRUTTIVE 1 PREMESSA RILIEVO E SUE DUE FASI PRIORITARIE: SUL CAMPO RESTITUTIVA Fig. 2 Salone (RM), villa Trivulzio: planimetria del p.t., con t rance di pavimentazioni e proiezioni delle coperture (dis.orig.1: 50 di S.Zinzi, 1995) PROCEDURA Il rilievo si svolge come operazione tendenzialmente sistematica, ma inevitabilmente discreta, vale a dire per punti (più o meno fitti), mirata ad appropriarsi, misurandolo, di un edificio, nelle sue componenti ed articolazioni, entro lo spazio dell’esperienza. Si tratta, dunque, di un esercizio che dà conto dell’assetto di un’architettura, nei suoi reali connotati distributivi ed in termini tendenzialmente ‘oggettivi’, vale a dire computando le dimensioni (e le fogge, alla fine) dei singoli elementi, nelle loro reciproche concatenazioni e comunque nelle loro vicendevoli collocazioni. Ma è evidente che, anche a seconda del numero, della fittezza (non ridondanza), della precisione delle misurazioni stesse sul campo ed in particolare dell’organizzazione rigorosa, appropriata e coerente della procedura e del sistema mensori assunti, a seconda di ciò, ed altresì, inevitabilmente, in rapporto al grado di comprensione perseguito e raggiunto circa l’edificio, in relazione a tutto quanto precede, il rilevamento implica una maggiore o minore attendibilità, una maggiore o minore adeguatezza ed aderenza rispetto all’opera. E ciò pure tenendo in conto le caratteristiche di regolarità, di ripetitività, di simmetria e di semplicità, geometrica o meno, della costruzione in esame. Quanto asserito or ora concerne però il rilievo come operazione in situ . La quale, peraltro, non può non avvalersi di schemi, di appunti, di schizzi, di distinte, di annotazioni non già solo per quanto attiene alle risultanze delle operazioni attivate, ma pure per quanto si riferisce ai metodi di misurazione assunti. I quali, sebbene diversi ma fra loro coerenti, possono all’occorrenza essere stati adottati di volta in volta, a seconda delle specifiche esigenze di lavoro presentatesi. E ciò pure in relazione alle, via via differenti, connotazioni, alle complessità dell’edificio ed all’impervietà dell’appropriazione di queste, per mano del rilevatore. SISTEMA DI MISURE Tutto ciò implica anche l’adozione di un sistema di misure e, dunque, un fermo ancoraggio ad un apparato metrologico coerente, ma, per sua stessa natura, niente affatto assoluto, anzi, convenzionale per definizione e, con maggiore o minore consapevolezza, storicamente dato ed inevitabilmente culturale. Inoltre, si tratterà pure di verificare la congruenza tra il sistema metrico adottato nell’indagine e quello sotteso (o quelli sottesi) alla concezione, prima, ed alla realizzazione, poi (modificazioni e sedimentazioni incluse, più o meno prefigurate, per loro conto), dell’edificio. Ma, trascurando ciò, si disporrà in ogni caso di una serie di elementi e di numeri necessari per la successiva e fondamentale fase del rilievo, non del tutto distinta e separata dalla prima, quella della restituzione, più o meno unitaria, dei fattori analitici precedenti. È evidente che, all’interno della ricomposizione disegnata dell’edificio, subentrano questioni ed opzioni grafiche, rimaste dianzi solo implicite. Ma il nesso, per taluni sottile, tra apparato di misurazioni sul campo e lavoro restitutivo, lo si legge esplicitamente già sin dalla sequenza, dall’ordine, dalle quote delle misurazioni stesse. Fattori tutti i quali, in particolare, prefigurano degli andamenti planimetrici a varie altezze, propedeutici rispetto ai concreti grafici di pianta che si andranno a materialmente delineare. Insomma, tutto ciò non può non avere a che fare con la concezione geometrica sottesa alla progettazione e, poi, all’esecuzione dell’edificio. Una concezione che, tendenzialmente, si riverbera, sia pure mediatamente, nei grafici di rappresentazione a posteriori dello stesso edificio, vale a dire quelli tracciati sulla scorta di campagne di misurazioni condotte anche molto tempo dopo la realizzazione dell’architettura in questione. Insomma, almeno per gli edifici preindustriali, il genere di disegno che caratterizza il progetto è sovente - certo, non ognora - dello stesso tenore di quello che connota il rilevamento (piante, prospetti, sezioni, assonometrie, spaccati, prospettive, plastici, dettagli). Il che garantisce, in linea di massima, una sostanziale congruità di approccio nei confronti del preesistente (Figg. 1,2). Fig. 1 Bomarzo (VT), palazzo Orsini: scomposizione assonometrica dal basso dello stato attuale, ai vari livelli (dis.orig.1: 100 rid.da 1: 50 di E.Santucci, 1998) Ipoteticamente ed in astratto, già le definizioni di rilievo ‘critico’, ovvero ‘storico-critico’, oppure ancora, per converso, dello ‘stato di fatto’, potrebbero risultare sostanzialmente pleonastiche, quando non tautologiche. Ed, in effetti, il rilevamento dovrebbe essere sempre, in qualche misura, criticamente condotto ed inoltre dovrebbe nel contempo ognora riguardare la condizione effettiva in cui versa, al momento, l’opera architettonica in esame. Insomma, non una situazione altra, più o meno normalizzata. Tuttavia, la circostanza secondo cui la ricognizione sistematica sul campo - a cui consegue, poi, la restituzione - dovrebbe risultare vigilmente, criticamente avvertita e, ad un tempo, tendenzialmente oggettiva circa lo stato tangibile ed odierno del manufatto, tale circostanza sembrerebbe in grado di porre sul medesimo piano esigenze contraddittorie. Dunque, quale che sia la posizione scientifica che si assume in proposito, sarebbe facile cadere in un ginepraio di insanabili aporie. Si tratta, allora, di condurre il discorso non già soltanto sul piano di princìpi generali, bensì pure, allo stesso istante, tenendo conto del tema, nella concretezza delle soluzioni operative che lo concernono e lo caratterizzano anche storicamente, vale a dire in tempi ed in luoghi determinati, e soprattutto hic et nunc . Il che potrà anche dirigere il ragionamento verso esiti, se si vuole, paradossali, ma non oltre. INDAGINI PRELIMINARI E DIAGNOSTICA RILIEVO

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RILIEVO STORICO – CRITICO DELLE FASI COSTRUTTIVE

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PREMESSA RILIEVO E SUE DUE FASI PRIORITARIE: SUL CAMPO E  

RESTITUTIVA

Fig. 2 Salone (RM), villa Trivulzio: planimetria del p.t., con t rance di pavimentazioni e proiezioni delle coperture (dis.orig.1: 50 di S.Zinzi, 1995)

PROCEDURA

Il rilievo si svolge come operazione tendenzialmente sistematica, ma inevitabilmentediscreta, vale a dire per punti (più o meno fitti), mirata ad appropriarsi, misurandolo,di un edificio, nelle sue componenti ed articolazioni, entro lo spazio dell’esperienza.Si tratta, dunque, di un esercizio che dà conto dell’assetto di un’architettura, nei suoireali connotati distributivi ed in termini tendenzialmente ‘oggettivi’, vale a direcomputando le dimensioni (e le fogge, alla fine) dei singoli elementi, nelle lororeciproche concatenazioni e comunque nelle loro vicendevoli collocazioni. Ma èevidente che, anche a seconda del numero, della fittezza (non ridondanza), dellaprecisione delle misurazioni stesse sul campo ed in particolare dell’organizzazionerigorosa, appropriata e coerente della procedura e del sistema mensori assunti, aseconda di ciò, ed altresì, inevitabilmente, in rapporto al grado di comprensioneperseguito e raggiunto circa l’edificio, in relazione a tutto quanto precede, ilrilevamento implica una maggiore o minore attendibilità, una maggiore o minoreadeguatezza ed aderenza rispetto all’opera. E ciò pure tenendo in conto lecaratteristiche di regolarità, di ripetitività, di simmetria e di semplicità, geometrica omeno, della costruzione in esame. Quanto asserito or ora concerne però il rilievocome operazione in situ . La quale, peraltro, non può non avvalersi di schemi, diappunti, di schizzi, di distinte, di annotazioni non già solo per quanto attiene allerisultanze delle operazioni attivate, ma pure per quanto si riferisce ai metodi dimisurazione assunti. I quali, sebbene diversi ma fra loro coerenti, possonoall’occorrenza essere stati adottati di volta in volta, a seconda delle specificheesigenze di lavoro presentatesi. E ciò pure in relazione alle, via via differenti,connotazioni, alle complessità dell’edificio ed all’impervietà dell’appropriazione diqueste, per mano del rilevatore.

SISTEMA DI MISURE 

Tutto ciò implica anche l’adozione di un sistema di misure e, dunque, un fermoancoraggio ad un apparato metrologico coerente, ma, per sua stessa natura, nienteaffatto assoluto, anzi, convenzionale per definizione e, con maggiore o minoreconsapevolezza, storicamente dato ed inevitabilmente culturale. Inoltre, si tratteràpure di verificare la congruenza tra il sistema metrico adottato nell’indagine e quellosotteso (o quelli sottesi) alla concezione, prima, ed alla realizzazione, poi(modificazioni e sedimentazioni incluse, più o meno prefigurate, per loro conto),dell’edificio. Ma, trascurando ciò, si disporrà in ogni caso di una serie di elementi edi numeri necessari per la successiva e fondamentale fase del rilievo, non del tuttodistinta e separata dalla prima, quella della restituzione, più o meno unitaria, deifattori analitici precedenti.È evidente che, all’interno della ricomposizione disegnata dell’edificio, subentranoquestioni ed opzioni grafiche, rimaste dianzi solo implicite. Ma il nesso, per talunisottile, tra apparato di misurazioni sul campo e lavoro restitutivo, lo si leggeesplicitamente già sin dalla sequenza, dall’ordine, dalle quote delle misurazionistesse. Fattori tutti i quali, in particolare, prefigurano degli andamenti planimetrici avarie altezze, propedeutici rispetto ai concreti grafici di pianta che si andranno amaterialmente delineare. Insomma, tutto ciò non può non avere a che fare con la

concezione geometrica sottesa alla progettazione e, poi, all’esecuzione dell’edificio.Una concezione che, tendenzialmente, si riverbera, sia pure mediatamente, neigrafici di rappresentazione a posteriori dello stesso edificio, vale a dire quelli tracciatisulla scorta di campagne di misurazioni condotte anche molto tempo dopo larealizzazione dell’architettura in questione.Insomma, almeno per gli edifici preindustriali, il genere di disegno che caratterizza ilprogetto è sovente - certo, non ognora - dello stesso tenore di quello che connota ilrilevamento (piante, prospetti, sezioni, assonometrie, spaccati, prospettive, plastici,dettagli). Il che garantisce, in linea di massima, una sostanziale congruità diapproccio nei confronti del preesistente (Figg. 1,2).

Fig. 1 Bomarzo (VT), palazzo Orsini: scomposizione assonometrica dal basso dello stato attuale,ai vari livelli (dis.orig.1: 100 rid.da 1: 50 di E.Santucci, 1998)

Ipoteticamente ed in astratto, già le definizioni di rilievo ‘critico’, ovvero ‘storico-critico’,oppure ancora, per converso, dello ‘stato di fatto’, potrebbero risultare sostanzialmentepleonastiche, quando non tautologiche. Ed, in effetti, il rilevamento dovrebbe esseresempre, in qualche misura, criticamente condotto ed inoltre dovrebbe nel contempoognora riguardare la condizione effettiva in cui versa, al momento, l’opera architettonicain esame. Insomma, non una situazione altra, più o meno normalizzata. Tuttavia, lacircostanza secondo cui la ricognizione sistematica sul campo - a cui consegue, poi, larestituzione - dovrebbe risultare vigilmente, criticamente avvertita e, ad un tempo,tendenzialmente oggettiva circa lo stato tangibile ed odierno del manufatto, talecircostanza sembrerebbe in grado di porre sul medesimo piano esigenzecontraddittorie. Dunque, quale che sia la posizione scientifica che si assume inproposito, sarebbe facile cadere in un ginepraio di insanabili aporie.Si tratta, allora, di condurre il discorso non già soltanto sul piano di princìpi generali,bensì pure, allo stesso istante, tenendo conto del tema, nella concretezza dellesoluzioni operative che lo concernono e lo caratterizzano anche storicamente, vale adire in tempi ed in luoghi determinati, e soprattutto hic et nunc . Il che potrà anchedirigere il ragionamento verso esiti, se si vuole, paradossali, ma non oltre.

INDAGINI PRELIMINARI E DIAGNOSTICA • RILIEVO

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RILIEVO STORICO – CRITICO DELLE FASI COSTRUTTIVE

INDAGINI PRELIMINARI E DIAGNOSTICA • RILIEVO2 1

➦ RILIEVO E SUE DUE FASI PRIORITARIE: SUL CAMPO E RESTITUTIVA

FOTOGRAMMETRIA

Ora, con il rilevamento fotogrammetrico, magari coniugato a sistemi informatici, la gammadi opzioni di accostamento e di restituzione diventa ben più ampia, sino a fornire vedutedianzi insospettabili ed inedite di una fabbrica. Il che fa il paio con una progettazione piùsciolta e disinibita, indotta o, almeno, facilitata anche dagli stessi, avanzati strumenti

tecnologici ora disponibili. Dei quali andrà verificata l’adeguatezza concettuale edoperativa, nei confronti di costruzioni diversamente prefigurate. Questi strumenti potrannocomunque senz’altro risultare proficui per il medesimo rilevamento dell’edilizia storica, al dilà di regolarizzazioni manuali ed ottiche eccessive, al di là di approssimazioni, al di là diequivoci e fraintendimenti. Ad esempio, mediante la fotogrammetria, sarà più agevole nonsolo raggiungere parti architettoniche distanti di grande mole, oltre che impervie, masoprattutto dare esatto conto di discontinuità e cedimenti che potrebbero pure rivestirerilevanza statica, in seno alla storia del manufatto. Contrassegni che, a mezzo del rilievomanuale (condotto altresì con l’ausilio della fotografia), potrebbero, invece, restareinavvertiti o sottaciuti, ossia, comunque, sottovalutati.

SEMPLIFICAZIONI ED ACCORPAMENTI GRAFICI 

A parte il metodo di rappresentazione, pure la stessa grafia che si andrà ad adottaresarà non solo importante e caratterizzante in sé, ma più o meno in sintonia rispettoalle fattezze specifiche ed irripetibili dell’opera. La scala dell’elaborato, poi, dovràessere sempre adeguata ai contenuti di questo ed al suo grado di approfondimentonei riguardi dell’opera stessa, con le eventuali, opportune, ma ben studiate e dosate,semplificazioni e scarnificazioni, in sede restitutiva, degli stessi ordini architettonici.Infine, è anche vero che si disegna sempre, con le ragionevoli approssimazioni edestrapolazioni del caso, quello che si ritiene essenziale e significativo di un edificio. Ne

deriva che, stante una stessa, unica procedura di rilevamento in situ , da questapossano derivare risultanze grafiche plurime e relativamente diverse, vuoi proprioquanto a segno circoscrivente le varie aree costruttive omogenee, vuoi, ma in terminipiù ridotti, quanto a riproposizione su tavola della campagna mensoria. Anzi, aquest’ultimo proposito, si può aggiungere che, ovviamente ed a fortiori , piùmisurazioni persino omogenee sul luogo non potranno che portare, ancheconcettualmente, a risultanze già solo quantitativamente diverse. E ciò sia per quantoconcerne i ‘dati obiettivi’, sia, ed ancor più, per ciò che si riferisce alla resa di questi,in sede ricompositiva. Insomma, il rilievo, inteso comprensivamente econtemporaneamente insieme come, pur circostanziato, lavoro sul campo e come,magari rigorosa, restituzione grafica dei dati, non potrà dunque che rappresentare unmodello in scala comunque approssimato dell’edificio reale, più o menostatisticamente attendibile, non potendo mai aspirare ad un astratto esito ‘assoluto’.

RILIEVO COME EDIZIONE CRITICA DEL TESTO ARCHITETTONICO

Del resto, un conto è consultare un rilievo, pur tendenzialmente accurato, preciso,condotto con scrupolo – con tutte le necessarie esemplificazioni e le specificazioni delcaso – ma in ogni modo da altri; un conto ben diverso è eseguire il rilievo stesso, inambo le due fasi sostanziali in cui esso si esplica, direttamente in prima persona; unaltro conto ancora è, infine, realizzare l’operazione mediatamente, con tutti i

macchinari e gli strumenti disponibili, ma eludendo sostanzialmente il quotidianocontatto corporeo con l’edificio singolo e singolare. Solo il secondo genere dirilevamento consente, in linea di larga massima, di tracciare un elaborato che implichiun’immedesimazione piena nell’oggetto reale e che, nel contempo, si avvalga di talespinta immedesimazione. La quale permetta davvero di penetrare quella dataarchitettura, nella sua unicità e nei suoi valori di sedimentazione nel tempo.Naturalmente, saranno possibili commistioni fra le tre modalità predette, conprevalenza ora dell’una, ora dell’altra e con contaminazioni più o meno spurie.Tuttavia, un rilievo da utilizzare nell’intera sua gamma potenziale di informazione insenso storico implica e deve implicare quell’immedesimazione a cui si è accennato,anche considerando che il rilievo stesso può incarnare, come efficacemente detto daA.M.Romanini, una sorta di edizione critica del testo monumentale.

Insomma, un modello su cui e tramite cui condurre e restituire indagini ulteriodi lettura storica, esplicitata per fasi. Non solo, ma trovandoci qui in sede didetto rilievo rappresenterà altresì il supporto, come in filigrana, su cui trprogetto di restauro medesimo. È infatti evidente che, dovendosi quoperazione prefiggere la trasmissione al futuro di una preesistenza (e nonaccedere, nel caso, ad una prefigurazione del nuovo, su una sorta di tabula

modello di questa stessa irripetibile preesistenza esso progetto si dovrà quanto predisposizione di interventi, a volta a volta idonei ed anzi espressame

GRAFIA E GRAFIE

Riguardo al segno grafico da impiegare, poi – e ritorno qui sulla premdiscorso intrapreso – esso non risulta affatto estrinseco, rispetto al tema destorico da restituire, ben di rado connotato da perimetrazioni, da risalti, sempre regolari, assolutamente perfetti. E ciò, intanto, a cagione dei impiegati, con le loro difettosità, con le loro caratteristiche salienti, presumperseguite e presagite dal progettista e comunque note a questi, colavorazioni; infine, con le loro estrinsecazioni deteriorative. Ma di più. Trpropriamente di manufatti storici dotati di pezzi eseguiti a mano e/o tramite ed utensili comunque guidati manualmente, la tecnica grafica dovrà siacompatibile con tali circostanze, sia, e nel contempo, dare conto di irregolarità ed anomalie costitutive dell’opera. In tale quadro, i rilievi architetcomunemente circolano e che si vedono generalmente pubblicati non sonoal contrario di quanto dovrebbero, rilievi effettivi dello stato di fatto in sensoBensì ricostruzioni geometriche regolarizzate – in punta di riga e squatecnigrafo, e quanto mai astratte – di quel dato manufatto, del quale vengappiattite ed, alla fine, tradite alcune caratteristiche salienti inconfondibili.

Fig. 3 Salone (RM),villa Trivulzio: assono- metria restitutiva dal basso della prima fase aggregativa (1523- 25); lettura metro- logico-modulare-pro- porzionale (dis.orig.1: 50 di S.Zinzi, 1995)

Fig. 4 Salone (RM), villa Trivulzio: prospetto a fil di ferro sulla corte interna (dis.orig.1: 50 di S.Z

RILIEVO E RILIEVI. IL RESTAURO

Un rilievo storico-critico che intenda fornire, allo stesso istante, un’interpgrafica, ma la più conforme praticabile alle condizioni oggettive, e che, alintenda utilizzare ed evidenziare il massimo delle informazioni possibilattribuzioni significative, tessiturali dell’opera, deve prospettarsi comaderente, appunto, o tettonico.

Un elaborato, insomma, in piena sintonia, di volta in volta, con le connocui intende, alla scala adatta, dare conto, nei termini più leggibili e congrcosì, da facili ed arbitrarie regolarizzazioni, lungi da profili netti ed, immateriali, il disegno dovrà pertanto accedere alla tangibile, corpordell’oggetto, così come esso si presenta, al momento dell’esercizio di misNon una rappresentazione dell’idea, dunque, ma della concreta realizzazsua consistenza fisica ed il più possibile riproducente questa, nei suoeffettivi (Figg. 3,4,5). Tuttavia, ulteriori grafie sono possibili e praticatpertanto il caso di enumerarle, nei loro contrassegni salienti e nella loro adeo meno rispetto all’esigenza di restituire, di delineare un’architettura storicaeseguita generalmente in termini artigianali e giunta a noi con quella dmodificazioni che il tempo atmosferico e quello cronologico generalmente iMa anche con quella quantità di pur minime imperfezioni congenite e/o acqfanno dell’opera un oggetto reale, concreto, non un’intercambiabile incarnun’idea rarefatta.

DISEGNO GEOMETRICO (OD ASTRATTO), DISEGNO TETTON(OD ADERENTE), DISEGNO PITTORICO (O SFUMATO) 

In effetti, oltre al disegno già denominato geometrico od astratto, oltre a qproprio, battezzato tettonico od aderente, esiste un’ulteriore grafia che si denominare pittorica o sfumata. Il primo genere di tratto, tra quelli enum

76:38= 2:1= ottava (diapason)palmi

prospetto principale (Nord-Ovest)

Fig. 5 Salone (RM), villa Trivulzio: prospetto dello stato di fatto sulla corte interna (dis.orig.1: 50 di S.Zinzi, 1995)

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RILIEVO STORICO – CRITICO DELLE FASI COSTRUTTIVE

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E.2.RILIEVO

INDAGINI PRELIMINARI E DIAGNOSTICA • RILIEVO

difficilmente potrebbe addentrarsi, oltre che nella mera perimetrazione dei singolielementi costruttivi, piuttosto nella caratterizzazione interna di ognuno fra questi,inevitabilmente irregolare per sua natura.Il secondo, invece, pur possedendo nel proprio seno diverse possibilità estrinsecative, èpotenzialmente in grado di dare conto, oltre che dei contorni stessi, altresì delle minuteconnotazioni entro questi. Vale a dire: grane, tessiture, trame anche discontinue deimateriali, loro proprietà, caratteristiche e difettosità visibili salienti, loro lavorazioni, loroalterazioni, loro forme di deterioramento, con ciò accedendo ad un graficoestremamente importante ed utile e in chiave di lettura storico-tecnica del soggetto e,contemporaneamente, in chiave di analisi diagnostica o, per meglio dire, prediagnostica.Il tutto conseguito con segni più o meno fitti, più o meno radi, ma sempre distinti edistinguibili, controllabili – come puntinati, tratteggi, linee più o meno sottili o corpose, piùo meno reciprocamente addensate – niente affatto arbitrari. Ma, anzi, aderenti neitermini più spinti alla consistenza dell’opera, naturalmente giovandosi – a latere  –dell’impiego non marginale della fotografia (con inclusi gli opportuni riferimenti metrici),ed in particolare della macrofotografia.Peraltro, all’interno di questa, dotandosi di più, numerosi fotogrammi, meglio se frontalidelle medesime aree, con varie risoluzioni e definizioni, a colori e non, non andrannotrascurate le vedute generali e d’assieme. Giacché si dovrà dar conto, al medesimoistante, vuoi delle condizioni in cui versa l’oggetto nelle sue pieghe più riposte, vuoi dellaleggibilità architettonica di massima e complessiva, ancorché, magari, residua.Ci si dovrà insomma bilanciare tra più dati, anche contrastanti, per fornire conto, intermini omogenei, dell’opera, nella sua vivida concretezza, al di là di esasperazionimateriche o visive. E tenendo presenti nel contempo – e qui sta lo sforzo, insieme, dianalisi e di sintesi e, se si vuole, di astrazione, dopo aver fatto tesoro di tutti i riscontrinecessari, ravvicinati e non – le vedute d’insieme, onnicomprensive, e pure quelleparziali, più mirate e definite. Oltre che bilanciandosi equilibratamente tra le varie,diverse condizioni di illuminazioni possibili e non riproducendone mai, negli effetti,alcuna più o meno esacerbata, sibbene una diffusa ed omogenea, in praticaanalogamente a come se ci si trovasse dinanzi ad un cielo coperto. Con ciò, si farebbeevidentemente astrazione dalle ombre, oltretutto rapidamente mutevoli, a seconda dellefasi della giornata e foriere di confusione, nel momento in cui potrebbero occultare partidella fabbrica, significative sotto i profili storico, materiale, deteriorativo e quant’altro.Tramite tale procedura, ci si pone in contrasto, sotto vari profili, con il disegno dettopittorico o sfumato ed additato da alcuni, in certe sue inconsapevoli varianti,semplicemente come ‘materico’ (privo di ombre, o meno). Quivi, la grafia è con-fusa ecomunque fusa, i tratti sono commisti, non analiticamente controllabili (come, invece,quelli distinti già descritti) e con involontarie cadute e concessioni pittoresche ed, alla fine,rozzamente graficistiche. Le quali poco hanno a che fare con il linguaggio architettonicoin quanto tale, sibbene con compiacimenti (o scorciatoie ?) oggettivamente decadenti.

Tali disegni, insomma, non sarebbero poi perfettamente e proficuamente utilizzabili conrigore per accedere – sulla scorta di un’attenta applicazione critica del Lessico Normal-U.N.I. (1/80 e, poi, 1/88) – alla derivante lettura macroscopica delle forme di degrado.Una lettura, questa, capace di consentire l’individuazione e, conseguentemente, lacampitura, in un altro grafico semplificato corrispondente, delle aree omogenee dideterioramento, naturalmente previa identificazione dei diversi materiali costitutivi.Analisi necessarie, così da disporre di dati essenziali per il progetto di restauro.Senza intendere attribuirle alcuna patente di nobiltà o di legittimità, esiste, poi,volendo, un’ulteriore resa grafica che, all’apparenza, somiglia a quella tettonico-aderente, ma che, in vero, applica il metodo pedissequamente e ripetitivamente.Senza, cioè, un reale riscontro, a volta a volta, con le effettive e varie condizionidell’opera, con le autentiche caratteristiche tessiturali e geologiche delle diversecomponenti. In tal modo, sono resi, con un’unica, medesima ed aprioristica tecnicagrafica, quella stavolta indifferenziata del puntinato, materiali eterogenei e situazioniaffatto diverse: il che è ben lungi da quanto qui si invoca e si postula.

DISCORSO TECNICO E DISCORSO STORICO

Si comincerà a comprendere, giunti a tal punto, come discorso tecnico e discorsostorico non siano affatto disgiunti.Anzi, il rilievo tettonico o aderente dello stato di fatto rappresenta a sua volta, sulla basedi una simbologia grafica versus naturam , il documento storico prezioso di una situazioneirripetibile, transeunte dell’opera, oltre che, inevitabilmente ed all’unisono, interpretazionedi questa, ma il più possibile ‘oggettiva’ e comunque rigorosa e consequenziale. Unelaborato, insomma, che, dando circostanziatamente conto di una condizione effettiva,ancorché labile, costituirà pur sempre il fondamento per ogni ipotesi che, a ritroso, cerchidi rileggere il processo di deterioramento nei suoi meccanismi genetici ed evolutivi, nelle

sue cause prime ed in quelle indotte o subentrate successivamente.Ed anche questo è un modo per recepire storicamente l’opera, così come quello diriconoscerne, ad esempio, le lavorazioni di superficie, oltre che la saldezza, la portanzaed in ogni caso le proprietà ed eventualmente le provenienze dei materiali costituenti.Un possibile limite, infine, di tale genere di lettura graficizzata può essere palesato,però, da un’eccessiva piattezza, derivante, in parte, dall’esclusione delle ombre.Piattezza, magari, a fronte di un’architettura articolata e complessa, ben lungi,insomma, dallo svolgersi su un unico piano di proiezione verticale. Ma i segni possonoe devono essere dosati pure nelle loro nitidezze e nei loro spessori, anche in relazionealle reciproche distanze, alle sporgenze, agli aggetti. Così, si potranno renderedistintamente piani e profondità diversi, nonché – appunto condensando (ma nonconfondendo) oculatamente i puntini, le linee ed i tratti – si potrà alludere a risalti, oltreche a partiture architettoniche significative.

Fig. 6 Salone (RM), villa Trivulzio: scomposi- zione assonometrica dal basso, circa il com- plesso, come nella prima fase aggregativa (1523-25), (dis.orig. 1: 50 di S.Zinzi, 1995)

Questo è vero almeno se si vuole interrogare sul serio l’architettura nella suaspecificità di linguaggio. Il che ovviamente richiede una competenza in senso pienoda storico e da conoscitore, niente affatto improvvisato, pertanto davvero capace dipenetrare sino in fondo l’opera e di comprenderla dal di dentro, nei suoi moltepliciaspetti e caratteristiche, tutti fusi nella singolarità inconfondibile di quella datacostruzione. Il rilievo, così inteso, non è dunque operazione meramente tecnica eneutra, ma, potenzialmente, alta filologia in atto – come del resto il restauro – e chedeve perciò essere realizzato con tutte le accortezze e le malizie della filologia, contutta la sagacia, l’accuratezza ed anche la finezza del caso. Ritmiche, regolarità,moduli, sequenze, cadenze, anomalie dell’opera, eccentricità, disassamenti,discontinuità murarie e di allineamenti, correzioni ottiche, dispositivi statici, pareti infalso, impianti, spazi, tutto ciò in particolare dovrà essere registrato appunto con ilrigore dello storico. Che, come tale, a detto rigore accompagnerà la capacitàinterpretativa, dunque accedendo, poi, ad esegesi sul senso del manufatto, sul nessoprogetto-esecuzione, sulle fasi genetiche ed evolutive, sulle variate funzionidell’oggetto, sulle congruità o meno delle risposte formative rispetto alle istanze dibase, sul nesso fra struttura ed aspetto e così via esemplificando. Ma tentando diinterrogare sistematicamente l’oggetto stesso in tutto il suo portato cognitivo,documentario, tecnico ed espressivo, insieme. E nel contempo, però, cercando di

distinguere ed eccepire anche graficamente l’acquisizione e, poi, la ‘resa’ dei datitendenzialmente ‘oggettivi’, quelli dimensionali e distributivi del rilievo medesimo, inquanto strumento di base in buona parte almeno utilizzabile, seppure faticosamente,anche da altri, rispetto all’impossessamento di dati ulteriori. I quali andranno benponderati, soppesati, confrontati con fonti ed elementi indiretti della più varia naturaed attendibilità e solo allora, poi, per loro verso, restituiti in grafici per sequenzestoriche retrospettive, della cui credibilità si dovrà fornire anche analiticamente conto,volta per volta. Sceverando così – entro i limiti approssimati e non assoluti in cuirisulta veritiero un tale discorso – il rilevamento che anela ad essere ‘oggettivo’,rispetto all’esplicita lettura per fasi. Dove, in ipotesi, alcune specificazioni cronologichepotrebbero risultare più o meno congetturali e dove, oltretutto, gli elementiimponderabili della conoscenza conseguita tramite l’assidua, tangibile frequentazionedell’opera – inizialmente finalizzata al mero rilievo – potrebbero trovare una piùesplicita estrinsecazione (Fig. 6).

RILIEVO E STORIA

In sintonia con quanto già anticipato, il rilievo, se condotto con le accortezze del caso,alle quali ho almeno in parte cercato di alludere precedentemente, costituisce elementoprezioso ed addirittura fondante dell’analisi storica. Anzi, esso può rappresentare parteinsopprimibile di questa, soprattutto se una tale lettura vuole essere calata

analiticamente e concretamente sulla fabbrica reale e tangibile, nelle sue varie edistinte componenti, come sarebbe necessario volendo addivenire ad una proposta direstauro (ma, certo, non soltanto in questo caso). Di più, se il rilievo in parola incarna,come ho accennato, l’edizione critica di un ‘testo’ architettonico, è evidente che unadisamina delle attinenti cadenze storico-costruttive non può prescindere da quellacomprensione piena dell’opera che può essere in prima battuta fornita solo o, almenoprincipalmente, da un sistematico ed attento rilievo ravvicinato.

Di più, detta indagine può anzi calarsi, estrinsecarsi e precisarsi, esplicitandosi appuntodirettamente sugli elaborati di rilievo, anche all’uopo condotti ed eseguiti. Il rilevamento èdunque, potenzialmente almeno, operazione critica diretta sul documento primo circal’opera architettonica, vale a dire l’opera stessa. Tutte le altre attestazioni e fonti, su cui mi

intratterrò più avanti, saranno quanto mai utili, ma da porre a costante, stretto confrontocon l’oggetto reale e, dunque, anche per comodità pratica, con il suo modello in scala.

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E 12

RILIEVO STORICO – CRITICO DELLE FASI COSTRUTTIVE

INDAGINI PRELIMINARI E DIAGNOSTICA • RILIEVO2 1

➦ RILIEVO E STORIA

E ciò, naturalmente, previo confronto con tutte le fonti possibili, anche indirette eprevia maturazione e sedimentazione delle osservazioni sparse che, a mano amano, potranno farsi più sistematiche, assumendo anche il necessario rigorescientifico. Solo il restauro (Figg. 7,8), in quanto a sua volta, e più del rilievo,

operazione immediata sull’oggetto e nella viva carne di questo, potrà assuun livello di profondità ancora maggiore, una potenzialità conoscitiva purestorico sulla fabbrica: potenzialità che però non è possibile predetcommisurandola, a priori .

Fig. 7 Anagni (FR), palazzo c.d.di Bonifacio VIII: particolari del rilievo, I (dis.orig.1: 10 di G.Conosciani, 1996)

Fig. 8 Anagni (FR), palazzo c.d.di Bonifacio VIII: particolari del rilievo, II (dis.origG.Conosciani,1996)

Fig. 9 Anagni (FR), palazzo c.d.di Bonifacio VIII: studio degli allineamenti ed ortogonalitvari livelli (dis.orig.1: 100 rid.da 1: 50 di G.Conosciani, 1996)

Con ciò, pongo più o meno esplicitamente in luce l’altro corno del dilemma, vale a direil rapporto, per farla breve, fra storia e restauro. Innanzi tutto, in proposito, si pone laquestione se esista o possa esistere, e come eventualmente si qualifichi, unastoriografia finalizzata al restauro stesso.Al di là di un rapporto ancillare che si pretendeva sussistere fra una storia visionariae comunque dominante ed un restauro subordinato e passivo nei riguardi dei rigididettami accademici della prima, al di là di ciò, il problema circa tale coniugazione èreale e rappresenta un crinale importante nell’intersecazione fra i piani conoscitividelle due discipline coinvolte.Un rapporto fondante ma mediato, comunque, fra la prima ed il secondo esiste e non

può non esistere. E la mediazione è costituita dalla filosofia del restauro che sipropugna; nonché dalle concezioni della stessa storia che si prospettano; dai metodistoriografici che si adottano nello studio concreto, e di più se finalizzato, delle opere;ancora, dalle posizioni circa l’estetica che si assumono nei fatti, siano questeconsapevoli o meno; infine, dall’approccio e dall’ iter  progettuale. Tutti supportignoseologici che, anche riguardo a scelte tecniche mai meramente, esclusivamentetali, un intervento calibrato, sia pure a suo modo e nei suoi termini specifici, in ognicaso e comunque richiede.Ecco, la storia, in tutte le sue contraddizioni, proiettata sul futuro è insomma laragione vera del restaurare, del tramandare residui e valori del passato,possibilmente contestualizzati e, dunque, meglio decodificabili. Ma, certo, un giornosi scoprirà che è documento - e lo si potrà interrogare con le tecnologie appropriate,oggi imprevedibili - qualcosa, qualche ‘reperto’ che al presente per noi può risultareancora insignificante, addirittura ‘muto’. Ed è qui che risiedono le nostre odierne,gravose responsabilità, e lo stesso vale per le scelte estetiche inerenti. Le quali, oltreal bello, potranno pure contemplare il pittoresco, il sublime, fino al deforme,all’incompiuto, al corrotto, al torso, al rudere, ma non potranno mai ipotecare il futuro.Che, del resto, presumibilmente variato e discontinuo al proprio interno, potrà ungiorno ritenere significativo anche in tal senso quanto oggi, magari, rimane del tuttoindifferente. La concezione che ci guida, complessa e problematica, della storia potràfarci privilegiare e, dunque portarci a conservare, alcune opere e non oltre, taluni

manufatti e non altri.Ed a farceli tramandare in un modo o piuttosto in un altro, ma sempre tramite lepredette mediazioni, e giammai considerando uno o più documenti, magariconvergenti, od uno o più risultati storiografici - persino se sicuramente acclarati - ipso facto , automaticamente progetto.Ed il rapporto predetto, in più, è anche biunivoco. La storia può ispirare, non oltre,il restauro. Ma quest’ultimo può per suo conto inverare un modo per indagare, purestoriograficamente parlando, in termini irripetibili l’opera, proprio dovendola curaree manipolare, pur con tutte le cautele del caso e sempre avendo presente lo scopoprioritario del restauro: quello, come si diceva, della trasmissione al futuro. Il chenon toglie le enormi potenzialità conoscitive che un intervento anche corretto,anche prudente, possiede in sé, purché non si metta in pericolo la vita del‘paziente’, come per troppo amore. Il restauro, dunque, in quanto operazione inatto, può a sua volta arricchire la storia, così come il fatto stesso di conservare le

opere - da noi inevitabilmente e non a cuor leggero selezionate alloevidenzia il novero dei testi, dei contesti e dei documenti che rappresentmateria prima per la futura storiografia a venire, intorno al nostro pacostruzione assume così, per suo conto, l’identità sua propria e complessdi attestazione su plurimi versanti (Fig. 9), non solo circa i momenti o le fè stata concepita, realizzata ed eventualmente modificata, ma pure circa nappunto per averla scelta e per come l’abbiamo studiata ed effetttramandata alle nuove generazioni. E qui emerge il carattere perennemendel documento: si vedano, in tale chiave, i molteplici sensi del rilievo, sia rispetto all’opera attinente. Fonti, quelle architettoniche, su modi di vita sulle ideologie ivi rispecchiantisi; sulle maniere di inventare e realizzare

cantiere incluso; sui presupposti e gli esiti economici sottesi; sulle cocostruttive, statiche, estetiche del passato; sulle concezioni, anche isimbolici, dello spazio esperienziale, e così via.

STORIA E RESTAURO 

Particolare A- Rapp. 1:10

Particolare B- Rapp. 1:10

Particolare E- Rapp. 1:10

Particolare G- Rapp. 1:10

Pianta piano seminterrato - Rapp. 1:100

Pianta piano primo - Rapp. 1:100 Pianta piano secondo - Rapp. 1:100

Pianta piano terra - Rapp. 1:100

Particolare H

Particolare

Particolare C- Rapp. 1:10 Particolare

F

D - Rapp.1:10

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RILIEVO STORICO – CRITICO DELLE FASI COSTRUTTIVE

1

E.2.RILIEVO

INDAGINI PRELIMINARI E DIAGNOSTICA • RILIEVO

Ed eccoci giunti, dunque, alla lettura storica e delle fasisalienti, per come questa può essere impostata econdotta, sulla scorta dell’apparato attestativo utiliz-zabile. Si è detto comunque, in prima appros-simazione, che l’opera, a saperla interrogare davvero,costituisce il documento-principe su se stessa. Matante altre fonti, sempre costantemente confrontate conla realtà effettuale dell’oggetto, potranno soccorrere,che esse si trovino o meno, facendone parte, sulmonumento (Figg. 10,11). E si tratta di testimonianze

di cui, come delle fasi presumibili e dell’attendibilitàdelle une e delle altre, si dovrà dare distintamenteconto, in elaborati che mantengano il rilievo di base,come in sottofondo, in filigrana, a supporto delle nuoveindicazioni.Visto che ci troviamo a discorrere di monumenti e dellepossibilità di indagarli secondo un’ottica storica inquanto tali, sarà il caso di enumerare quelle che, almomento, si possono reputare come le fonti principali,in grado di guidare e di corroborare la ricerca anche

restitutiva pertinente. Restitutiva (pure tramite l’ado-zione critica del computer ) perché si potrà così fornireriscontro in dettaglio, e circostanziatamente, non solo ditutte le trasformazioni via via intervenute. Ma altresì,fase per fase, dell’assetto intero della fabbrica,interrogando appunto in tal senso i vari documentiinerenti, proprio al fine di pervenire a tale sorta diricomposizione concettuale e grafica per sequenzeprioritarie, fra loro analiticamente distinguibili, maanche diacronicamente correlabili.

LETTURA STORICA: FONTI 

Fig. 10 (a sinistra) Anagni (FR), palazzo c.d.di Bonifacio VIII: analisi metrologico- modulare-proporzionale, ai diversi piani (dis.orig. 1: 100 rid.da 1: 50 di G.Cono- sciani, 1996)Fig. 11 (a destra) Anagni (FR), palazzo c.d.di Bonifacio VIII: sintesi metrologico- modulare-proporzionale, su assonome- tria dal basso. (dis.orig.1: 100 rid.da 1: 50 di G.Conosciani, 1996)

Denominabili più o meno approssimativamente ‘dirette’, sono in effetti reperibili sulcorpo del monumento o comunque sono immediatamente connesse, non di menofisicamente, ad esso o da questo desumibili. E dunque strettamente coniugate altresìal predetto rilievo, già contemporaneamente inteso vuoi in quanto sistematicaoperazione sul campo, vuoi in quanto comodo modello in scala - su cui operosamentelavorare, provando e riprovando - dell’opera.

FONTI EPIGRAFICHE 

Sono talora eloquentemente esplicative, oltre che direttamente rintracciabili talvoltaancora sul manufatto. Scritte dedicatorie, indicazioni sull’epoca di fabbricazione o di unrestauro, allusioni ad un casato, ad una committenza, persino, talora, all’autore (cfr., nelportale di accesso all’atrio della rocca ostiense, la sigla: BACCIO PONTELLOFLORENT ARCHITECTO), contrassegni di lapicidi (su cui in séguito), sono tutti datiche possono rivestire una certa qual importanza, sotto il profilo della lettura cronologicadi un’architettura. Inoltre, possono essere reperibili - non necessariamente piùsull’opera, soprattutto se antica, ma magari in museo, e/o riportate nel Corpus  adesempio delle iscrizioni latine - epigrafi riferentisi, non solo all’epoca di realizzazione diun edificio (basta, nella circostanza, il nome dell’imperatore, tanto per citare un caso),ma altresì alla sua destinazione d’uso, originaria o non. Il che può risultare significativo,particolarmente se concernente fabbriche in lacerti su cui siano sorti dubbi interpretativiproprio circa un tale aspetto. La difficoltà, qui, consisterà, magari, nell’attribuirel’iscrizione in esame proprio a quell’oggetto e non ad un altro, magari contiguo, datoche il luogo esatto del ritrovamento dell’epigrafe stessa potrebbe non essere più (semai lo sia stato) univocamente determinabile. È addirittura ovvio che, in questo, comein tutti gli ulteriori casi, le osservazioni storiche vanno confrontate a quelle desumibili daaltre fonti e possono essere di certo non conclusive. Si tratta sempre di un problema diinterpretazione, a petto di situazioni, magari, complesse.

Così, ad esempio, una scritta può riferirsi ad una fase piuttosto che ad un’altra, là dovela prima può non aver lasciato tracce se non, appunto, nell’epigrafe stessa, tutta dadecodificare in tal senso. Inoltre, alcuni brani dell’opera in esame possono risultare dispoglio, con allusione, dunque, all’edificio di prima provenienza, non tanto a quello diultima destinazione. Per converso, di alcune architetture, a loro volta spoliate  diframmenti tangibili, tra cui anche ma non soltanto quelli epigrafici, bisognerà andare acercare perigliosamente i pezzi mancanti in musei e/o in ulteriori architetture, ovverosotto terra. A margine, poi, posso menzionare qui il caso, notevole al riguardo, delPalazzo Bucelli a Montepulciano (di origine medievale e riconfigurato nel Settecento),il basamento della cui facciata è costellato di brani di reimpiego, tra cui svariateepigrafi etrusche e latine. È ovvio, ma sarà bene precisarlo, che si è qui di fronte areperti, oltre che interessanti in sé, espressivi di un ostentato gusto antiquario delcommittente, non certo ad un’origine antica del palazzo. Il duplice ruolo attestativodella ‘fonte’ è immancabilmente confermato anche qui. Il che pone in luce, per

l’ennesima volta, le proprietà essenzialmente esegetiche ed ermeneutiche del lavorostorico, ben oltre sbrigativi automatismi.Infine, è da ricordare che persino i caratteri delle lettere delle iscrizioni incise su pietra edaddossate ai monumenti possono risultare significativi e probanti, in sede storiografica,se non per attribuzioni cronologiche precise e dirette, piuttosto per l’individuazione dicerchie culturali, cantieristiche, stilistiche, linguistiche, architettoniche a cui assegnarel’opera. Fattori da cui risalire mediatamente anche agli anni della costruzione.

TRA ANTICHISTICA ED ARCHEOLOGIA

Ulteriori tipologie di fonti possono, per comodità, venire assimilate a quelleepigrafiche, seppure con qualche distinguo , come i bolli laterizi, con date e/o nomi, peresempio di imperatori, così da indicare un periodo di utilizzazione e di messa in opera.Anche se, pure qui, la cautela dev’essere d’obbligo sia perché i singoli mattonipossono risultare di riutilizzo, o di restauro (il che si potrà comunque comprendere,sulla scorta di ulteriori osservazioni), sia per via della damnatio memoriae  che hacolpito taluni regnanti, il che rende ancor meno meccanica l’assegnazionecronologica. Ancora, possono rivelarsi significative, a quest’ultimo riguardo, le fistole plumbee  reperibili nel corpo delle tubazioni romane e sovente caratterizzate a lorovolta da iscrizioni, con il nome del proprietario del fondo.

FONTI ARALDICHE 

Saldate o meno con quelle di carattere epigrafico, ci sono pure fonti di genere araldico,emblematico. Si tratta di stemmi e simboli che possono far riferimento a loro volta aduna famiglia, ad una casata, ad una committenza. Il che, specie in mancanza diulteriori elementi, è un fattore di cui tenere ben conto, in seno ad una lettura storicaanche, ma non soltanto, per risalire all’epoca della realizzazione e comunque

dell’intervento. Tale dato, peraltro, può figurare nell’edificio altresì in termini cromatici,ad esempio, nel qualificare le finiture esterne di un complesso. Oppure può esseresotteso, come pattern , all’imposto planimetrico di questo. Sebbene, particolarmentein tale ultimo senso, si tratti di accedere a verifiche certe. Giacché, volendo, si puòimmaginare ciò che si vuole, a supporto araldico di un’architettura, soprattutto usando,per una verifica, disegni ridotti e collimazioni grossolane, quando non improbabili (constemmi), in luogo di adottare convergenti riscontri significativi e probanti,contemporaneamente nell’edificio e nella precisa configurazione araldica in causa.

APPARECCHIATURA MURARIA

Tra i dati che possono risultare illuminanti circa le fasi edilizie e comunque circal’epoca (o i momenti) di esecuzione di una fabbrica, vi è senza dubbiol’apparecchiatura muraria, peraltro elemento fondamentale da analizzare in un

FONTI DIRETTE 

Pianta piano seminterrato - Rapp. 1:100

Pianta piano primo - Rapp. 1:100 Pianta piano secondo - Rapp. 1:100

Pianta piano terra - Rapp. 1:100

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RILIEVO STORICO – CRITICO DELLE FASI COSTRUTTIVE

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E.2.RILIEVO

Figg. 16,17 Anagni (FR), palazzo c.d.di Bonifacioi VIII: rilievo e classificazione delle murature, I-II (dis.orig.1: 10 di G.Conosciani, 1996)

Fig. 18 Anagni (FR), palazzo c.d.di Bonifacio VIII: localizzazioni murarie nei diversi prospetti (dis.orig.1: 100 rid.da 1: 50 di G.Conosciani, 1996)

TRACCE DI CANTIERI PREGRESSI 

Tra i connotati da studiare in una costruzione storica, anche in quanto possibili fonti alriguardo, vi sono sicuramente le tracce, eventualmente ancora reperibili, del cantiereo delle imprese che hanno realizzato e/o modificato la fabbrica. Ad esempio, sononoti, in alcuni casi, i contrassegni lasciatici incisi, con delle sigle, dai lapicidi, in

rapporto all’organizzazione del cantiere stesso ed all’attribuzione e distinzione deicompiti relativi. Gioverà, in presenza di tali tracce, nelle loro varietà, correlarepossibilmente, strettamente i dati in situ non più soltanto con il rilievo, ma altresì conle più pertinenti indagini d’archivio (sulle maestranze, la contabilità e la conduzione deilavori), così da porsi in grado, in presenza di fonti sufficienti e convergenti, addiritturadi ricostruire (idealmente e, magari, graficamente) le fasi dell’esecuzione dell’edificio.Con tutte le ricadute in sede di storia delle conoscenze e delle pratiche tecniche inmateria. Ma sarà interessante, al proposito, indagare pure sui residui delle lavorazionidi superficie (subbiature, martellinature, bocciardature, etc.), sovente identificabili adun attento sguardo ravvicinato e, oltre che espressivamente significative, importantiper le conseguenze deteriorative indotte sui materiali (così oggi più facilmenteinterpretabili), ma pure talora probanti sotto un profilo cronologico (prevalentementecome termini post quem ), in relazione al momento riconosciuto del primo impiegoacclarato (in una data area culturale omogenea) di un determinato utensile.Ma altre tracce di cantiere possono essere storicamente eloquenti, sebbene nonsempre ben esposte alla vista. Mi riferisco, oltre che alle note buche pontaie, adalloggiamenti, ammorsature, incavi, cavità, sporgenze (talora apotropaiche, talaltrapredisposte per il sollevamento dei pezzi), saldature, residui di impiombature, giunti,scarniture. Tutti fattori che, isolatamente visti, possono non risultare significativi, mache, riguardati nelle loro relazioni reciproche, oltre che in seno al rilievo dell’interocomplesso, sono in grado di palesarsi come rivelatori di abitudini costruttive,

esecutive, realizzative, a volte circoscrivibili storicamente. E studi capillari del generepotrebbero certamente giovare a penetranti analisi, sotto tali riguardi, di ed ifici singoli,e viceversa. Ed, in proposito, si ricordino le splendide, attinenti incisioni diG.B.Piranesi.Senza dilungarsi al riguardo, si tratta comunque di elementi importanti anche perquella microstoria delle tecniche e delle organizzazioni sottese che, altresì per i risvoltipiù o meno espliciti in sede di storia socio-economica, assume oggi sempre maggiorerilevanza, anche in relazione alle specifiche committenze ed, a volta a volta, intornoagli effettivi ruoli di queste.

SISTEMI VOLTATI E COPERTURE 

Eloquenti di per sé e pure in rapporto alla lettura dell’organismo nelle sue parti e nellasua interezza (murature incluse), possono fornire spunti, in sede di collocazionestorica, magari relativa, se non assoluta, sebbene con tutti i limiti ed i distinguo  giàprospettati per le apparecchiature. La conformazione delle volte può procurarequalche dato conoscitivo in proposito, naturalmente senza meccanicismi edautomatismi, insomma, senza ritenere che si debba assistere sempre ad un’evolu-zione dal più semplice al più complesso. Là dove, ad esempio, il primo può conviverecon il secondo, così come la stasi con il mutamento e con lo sviluppo. Peraltro,quando ci si trova di fronte a sistemi voltati comprensivi di anfore (bollate o meno) o

di tubi fittili (studiati da G. De Angelis d’Ossat, in àmbito ravennate), adoperati comedispositivi per alleggerire il corpo della copertura, allora la possibile datazione diqueste componenti (anche in base alla ceramologia) ci può procurare qualcheelemento conoscitivo post quem , così da collocare cronologicamente almeno la voltastessa, non sempre e non necessariamente l’edificio nella sua interezza. Si badi,inoltre, alla curiosità di eventuali vasi acustici (gli echea vitruviani) che, in rame od incotto, erano talora presenti in teatri ed ulteriori luoghi pubblici romani, ma puresuccessivi, a scopi, appunto, di potenziamento sonoro. Anche questi elementi, oltreche interessanti di per sé, ma pure in funzione dell’edificio intero, possono soccorrerea fini, certo mediati, di precisazione cronologica, oltre che tipologica. Non si parli, poi,ad esempio, dei c.d. ‘tesoretti’, ovverosia gruppi di monete e/o altri oggetti preziosi,già occultati entro le murature e rivelatori, oggi, di abitudini a loro volta databili cometermini di riferimento, in genere post quem .Per converso, il ritrovare tracce di suspensurae , stavolta nell’apparato pavimentale diun edificio antico, ci può munire di spunti per una migliore lettura di questo, in rapportoalle sue funzioni, se non altro, o alla destinazione d’uso di una sua parte (ad evidenza,quella più attinente).

L’ANALISI STORICO - TIPOLOGICA

Passando a tutt’altro genere di analisi, anche quella c.d. tipologica (case in linea, aschiera, a corte, etc.), pure con i pertinenti ed omogenei confronti sottesi, può risultarerilevante certo in sede di penetrazione dell’opera e di comprensione di alcune suecaratteristiche di base fondamentali, in particolare per l’edilizia seriale dei tessutiurbani. Tuttavia, anche in una non disgiunta chiave diacronica, sia pure non assoluta,ma relativa, si può approdare ad una disamina più propriamente storico-tipologica (efunzionale). E ciò vuoi in connessione con la classificazione geografico-altimetrico-topografica dei tracciati viari (di crinale, di controcrinale, di fondovalle, etc.; all’inter-no, poi, degli abitati: percorso matrice, di impianto, di ristrutturazione, etc.), vuoi insintonia con lo studio degli eventuali macro-moduli e ricorrenze di installazioni, a scalaterritoriale e urbana. Come per l’età romana, un ta le studio, insomma, può dare contodi diversi fenomeni ed aspetti. Quali la formazione delle cellule-base, i progressiviaccrescimenti delle stesse nelle varie direzioni dello spazio, gli intasamenti, lerifusioni, e così via, evidenziando, in sostanza, gli sviluppi espansivi e comunque di

INDAGINI PRELIMINARI E DIAGNOSTICA • RILIEVO

Prospetto Sud - Rapp. 1:100

Prospetto Nord - Rapp. 1:100

Prospetto Ovest - Rapp. 1:100

Prospetto Est - Rapp. 1:100

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E 16 

RILIEVO STORICO – CRITICO DELLE FASI COSTRUTTIVE

INDAGINI PRELIMINARI E DIAGNOSTICA • RILIEVO2 1

➦  FONTI DIRETTE 

➦ ANALISI STORICO-TIPOLOGICA

modificazione architettonica nel tempo. È chiaro che, anche qui, si tratta di rifuggire,oltre che da classificazioni statiche, senz’altro da ogni forma di determinismo. Ma leconsuetudini insediative di massima sono di grande importanza da individuare, fattisalvi ogni confronto e verifica serrati con dati e reperti più precisamente storici in

senso assoluto, con evidenze architettoniche in situ , con studi di analisi diacronicaurbana, con riscontri catastali, stilistici e di altra natura. In ogni modo, per l’ediliziaseriale dei centri abitati, questa potrà essere una lettura di notevole rilevanza, dacorroborare, da emendare e precisare in chiave storica nella sua pienezza. Essa varràparticolarmente per le aggregazioni residenziali entro i tessuti cittadini, non tanto peri monumenti singoli e singolari. I quali, certo inquadrabili anch’essi secondo tipologieper loro conto specifiche (impianto a croce greca, a croce latina, basilica, etc.),costituiscono pur sempre casi particolari di edilizia comunque non seriale. Ed anzitanto più interessanti ed innovativi quanto più si distaccano e si discostano

originalmente ed efficacemente dagli assetti canonici consolidati (vedasi, adla planimetria di S.Carlino a Roma, non di pronta attribuzione ad un immelementare schema geometrico o pattern  costruttivo). In tale quadro, in csedimentate sin dall’età romana e con continuità sostanziali nello sviluppo (

esempio a Como, a Torino ed in tracciati importanti di Roma, come il Corsdei Coronari), pur con gli inevitabili adattamenti e variazioni, sarà il caso di l’approccio storico-tipologico entro questo ben preciso e proprio quadro di rifE altresì tenendo conto di moduli, di passi, di costanti costruttive, quali le lmassime delle travi, anche nell’eventualità di continuità-scostamenti, risprobabile impostazione cardo-decumanica di origine.Quella storico-tipologica è dunque, volendo, una possibile fonte, un dato, mun metodo, una procedura di studio. Così vale per i restanti discorsi qui propparticolare per ogni approccio di carattere archeologico.

Come si è accennato, l’indagine metrologica concernele unità di misure adottate nell’edificio. Questecorrispondono, in qualche modo, ad un àmbito dicultura e, soprattutto prima dell’introduzione delsistema metrico-decimale, sono connesse ai siti ed aicontesti storico-geografici omogenei al riguardo, nonsenza parcellizzazione localistica dei sistemi stessi,entro territori variamente definiti nel tempo. Inoltre, ilrimando alle unità di grandezza antropiche (come il

piede, il braccio, il palmo, il pollice) era particolarmentestretto. Il che non evitava, oltre che discrepanze e scartinon indifferenti di misure da luogo a luogo, altresìmargini di esattezza piuttosto ampi, labili; insomma, lanon univocità della dimensione. In termini più specifici,il legame tra sistema metrico ed architettura, vuoinell’insieme di ogni singola costruzione, vuoinell’articolazione delle sue parti significative edistinguibili, vuoi, infine, considerando i suoiriconoscibili elementi costitutivi replicati e ‘seriali’ -come mattoni, blocchi lapidei, membrature, passo dellecapriate, e così via - ecco che ciò trova nell’edificio (e,certo, non solo in questo, ma in tutte le manifatture aloro modo ripetitive) un’ esplicita, seppure non sempreprecisa, corrispondenza di massima. L’unità di misura,insomma, si riverbera e non può non manifestarsi neisingoli elementi e nelle unità che costituiscono gliinsediamenti umani. E ciò avviene, seppure il fenomenonon risulti meccanico ed ognora cogente, masignificativo soprattutto allorché si tratti di produrrecomponenti, in qualche modo, seriali, replicabili e/o

multiple, comunque percettibili. Ecco che, allora,studiare un’architettura di cui si conosce già il sistemametrico di pertinenza (quello del progetto, quello dellarealizzazione, quello o quelli delle eventuali modifichecon il tempo intervenute) può risultare importante perverificare sull’opera  (e sul suo rilievo) se e quali esitidimensionali, ritmici, proporzionali o modulari tutto ciòabbia comportato. Od, in ogni modo, se esista unaconnessione e quale, di che natura ed entità, fra ilsistema stesso e tutti questi aspetti. È chiaro che,avendo contezza delle unità dimensionali di un edificio(vale a dire, ad esempio, avendo nozione dei pertinentiprogetti quotati e da ciò desumendo l’inerente àmbito dipertinenza epocale, culturale e topografico) e volendorisultare più aderenti allo specifico tema monumentale,si tratterebbe anzi preventivamente di condurre il rilievostesso con strumenti in tal senso, all’uopo tarati ecalibrati. In ogni modo, peraltro, risulta pure vero che,non conoscendo preventivamente il sistema metricotramite il quale è stato concepito e realizzato l’edificiostesso (e si può essere in presenza di due o più

apprestamenti), tale dato potrà scaturire proprio dalrilievo e da una riflessione di carattere metrologico suquesto. E si può trattare di un esito gnoseologicointeressante per individuare, circoscrivendola, lacerchia culturale che, altresì in chiave tecnica ecantieristica, ha immaginato e posto in essere l’opera.Così da confermare o smentire, anche, attribuzioni adarchitetti e ad imprese o comunque da proporre un datosignificativo in più al proposito.

LETTURA MODULARE E PROPORZIONALE 

Ho qui strettamente legato, però, il discorso metrologicocon quello modulare e quello proporzionale. Il primo

aspetto, come si è veduto, può risultare già di per sésignificativo e rilevante. Ma esso può essere studiato, d ipiù, per verificare ulteriori contrassegni possibilmentereperibili nella fabbrica, come quello dei modulieventualmente presenti, come quello dei dosati rapportifra le parti e delle proporzioni. In effetti, misure piene ocomunque multiple, se corrispondenti a braniarchitettonici interi o a porzioni significative (edeventualmente reiterabili) di questi, possono suggerire

la linea di indagare a fondo su tali possibili imprinting progettuali. Se, per esempio, nell’opera si rintraccial’applicazione di una norma di tal genere, con lacompresenza, però, di parti spurie al riguardo, tutto ciòdovrà condurre ad uno studio più spinto, così daverificare se tali eterogeneità discendano da differenzedi fasi epocali, da mancato adeguamento nei confrontidella previsione, o da altro ancora. Se, poi, ad esempio,un vano-finestra sarà dotato di commisurazionivisibilmente incongrue, troppo allungate, allora si potràalmeno sospettare, salvo verifiche, un intervento diampliamento successivo alla prima facies .Comunque, il discorso modulare e proporzionale, nellesue estrinsecazioni sull’edificio, troverà, in tale ottica,come un filtro di controllo. In effetti, possibiliproporzionamenti, numeri irrazionali, rapporti armonici,più o meno in linea con la matematica e la musicacoeve, potranno essere confermati, se vi siconstateranno collimazioni con l’aspetto metrologico,ovvero, in caso contrario, smentiti o comunque messi indiscussione. Altrimenti, il rischio è quello di rintracciare

nell’edificio ciò che si vuole (o si pretende a forza) e nonciò che effettivamente vi si riscontra con parteciperigore non solo mensorio, ma, in senso pieno, storico.Ecco allora che l’un fattore rappresenta un setaccio diriscontro per l’altro e che gli studi sulle proporzionistesse, i moduli e le concatenazioni dimensionalipossono acquistare quanto a credibilità; in presenza,dunque, di un vaglio vicendevole.

ANALISI DEGLI ORDINI

Cade qui a proposito l’analisi, in qualche modocorrelata, degli ordini, delle loro norme, delle loroeventuali anomalie e trasgressioni, rispetto a più omeno presunte codificazioni. In presenza di unmonumento classico o classicheggiante e persinomedievale, la lettura delle interdipendenze, delleeventuali contrazioni e/o semplificazioni anche ritmicheal riguardo può a sua volta rappresentare unraggiungimento conoscitivo probante. E ciò sia perchéin tal modo si penetrano le modulazioni architettoniche

del manufatto, sia perché, pur con varianti, la manieradi trattare le ordinanze, se non ripetitiva, può esserepiuttosto caratteristica di un artefice, di una cerchia, diun ambiente, anche di un periodo. Pure in presenza dimateriali di reimpiego in proposito, poi, potrà risultareilluminante accedere ad un esame che spieghi il perchéed il come di tali accostamenti, con le stesse licenze edi fraintendimenti introdotti. L’argomento si lega, peraltro,alla storia della trattatistica, da un lato, ma pure allaconcreta storia delle opere, idee e progetti costruttivinon realizzati inclusi. Ed in questo senso esso vaesaminato, in rapporto all’impaginazione tettonicadell’oggetto. Così, si potranno analizzare pure,all’interno di una personalità architettonica precisa, le

linee di tendenza e le variazioni intervenutesviluppo dei singoli esempi, con ricadute inlettura cronologica, oltre che attributiva. Cospotrà approfondire la specificità del contproposito, di ogni distinto artista, proprio ctangibilmente comparativi (anche in senso grpongano ad immediato e congruo confroomogenei elementi degli ordini, ad esempioaffini di casi attinenti a due figure di prog

medesimo o di diverso ambiente (come reaH.Wurm nel suo volume sul Palazzo MassColonne in Roma).

CONNOTAZIONE STILISTICA DELLACOSTRUZIONE 

Analogo lavoro potrà essere condotto, e la sequella pertinente, per quanto attiene alla pconnotazione stilistica della fabbrica, includendgli ordini stessi, ma anche travalicandoli. Si prequi in considerazione, certo contestualizzandolmodanature, sempre a confronto. E queste suggerire una firma, o ad una sigla formativa: egli elementi caratterizzanti - come mostre di finestre, cornici, cornicioni, soluzioni angolari, b- oltre quelli delle ordinanze strettamente incurvature stesse dei tori, delle scozie e dnaturalmente riferite all’insieme, potranno pureilluminanti per confermare o porre inun’attribuzione altrimenti ottenuta. Tutti elem

comunque, per cominciare a disporre di utendenzialmente completo dei fattori, anche effetti qualificanti l’opera, sotto i vari profili, in mutatis mutandis , con il metodo anatomico-invadottato a suo tempo da Giovanni Morelli per l

APPARATI DECORATIVI 

Si tratta di elementi non sempre solo interni aBasti pensare alle facciate dei palazzi genoesempio. Pitture murali, bassorilievi, sculture stucchi, rivestimenti mosaicali, lapidei e d‘intonalignei, pavimenti ornati, inserti ceramici (come i campanili medievali, o come i dispositivi di supeesterni di tante moschee), ma anche amboconfessionali, cori lignei, altari, iconostasi, e cosìtutti elementi che, in primo luogo, fanno parte della costruzione, intesa nella completezza linguaggio. Inoltre, sono fattori utili per datazionin base a componenti stilistiche, ma anche tecnica: i pigmenti, le ridipinture a secco, le tes

mosaico, con l’eventuale individuazione dprovenienza, etc. Quivi pure possono del resto nuovo scritte, oltre che stemmi ed emblemi, chetutti, entro alcune delle casistiche dianzi evidenzmarginale, comunque, potrà essere un’impostatenti di approfondire il legame fondante tra comapparato decorativo, non di mero rivestimentoma inteso a sua volta come estrinsecazione arctout court . Entro la quale, fra l’altro, tale vincolo pconto di un dialogo stretto fra le diverse arti, nellinconfondibili particolarità di questo, là dovesubentrare pure ulteriori filoni formativi, scenografia ed il teatro vero e proprio, senza cliturgie e/o le cerimonie attinenti.

LETTURA METROLOGICA

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RILIEVO STORICO – CRITICO DELLE FASI COSTRUTTIVE

1

E.2.RILIEVO

Si apre ora, giunti a questo punto, il grosso, enormecapitolo delle ricerche storiche fondate su fonti indirettee comunque non rintracciabili nel corpo vivo delmonumento in esame. I principali paragrafi riguardantiqueste documentazioni sono, grosso modo,riconducibili a due filoni prioritari: le attestazioni scritte,da un canto, e quelle iconografiche, dall’altro, talorareciprocamente e variamente commiste.

DATI DI ARCHIVIO 

In primo luogo, si tratterà qui di fare riferimento ai datidi archivio. Distinte e scritture contabili, attribuzioni diincarichi, capitolati, contratti, buste di giustificazioni,mandati di pagamento, visite pastorali, giornali dicantiere, descrizioni di lavori, ma anche lettere,testamenti, Avvisi  e tanti altri generi ancora didocumenti, notarili e non, potranno rivelarsi illuminanticirca lo stato di una fabbrica in epoche diverse, circa

l’attribuzione di questa, circa la realizzazione e lemodifiche poi intercorse. Degno di attenzione è però,nella presente sede, soprattutto il dato d’archivio chepuò essere legato alla specificità della fabbrica, nei suoimuri determinati, nelle sue articolazioni esterne edinterne, nella sua organizzazione funzionale, nella suamanutenzione nel tempo, e così via. Fattori, insomma,che possano trovare riscontri precisi nell’opera e,dunque, nel rilievo della stessa. In tal caso, lecertificazioni d’archivio scritte potranno rivestire unagrande importanza, per il loro potenziale informativosulla concretezza dell’oggetto, nelle sue variecomponenti e nel suo più o meno consistentemodificarsi nel tempo. Naturalmente, in ipotesi, si

potrebbero individuare documenti scritti non archiviati.L’importante è l’attendibilità testimoniale dell’atte-stazione, rispetto al nostro scopo. È evidente, del resto,che possono esistere pure fonti fuorvianti che forzanola realtà dei fatti o che, addirittura, la manipolano o lafalsificano. Appurato questo, però, la fonte stessa che,in un certo senso va ognora sottoposta ad un veroprocesso, potrà comunque, nel caso, essere moltointeressante proprio perché mendace ed in quanto tale.Sebbene essa, almeno rispetto alla finalità prima dellanostra ricerca e proprio perché svelata nel suocarattere equivoco, potrebbe non risultare piùparticolarmente eloquente. In ogni modo, nell’indaginedi archivio, sarà bene tenere conto, mantenendola,della sistemazione ‘storica’ dell’archivio stesso, così dareperire meglio e con attenta cognizione storiografica dicausa le certificazioni che, volta per volta, ci possonointeressare. Insomma, l’archivio, oltre che luogo in cuisi rintracciano le fonti scritte (ed anche grafiche),rappresenta, nel suo insieme, un documento ed un

contesto documentario per suo conto (naturalmente, dacatalogare al meglio). E lo stesso vale, certo a suomodo, per ogni raccolta di disegni ed anche per ognicollezione antiquaria e/o di opere d’arte.

CABREI E CATASTI 

Sono di sicuro, fra le fonti, grafiche e non, comunquefondamentali per la storia agraria, quella del territorio equella della città, confini proprietari ed edifici inclusi. Talidati, per essere meglio utilizzati e compresi, possono aloro volta venire trasposti distintamente su cartografiaattuale (tenuta, magari, in sottotono), con tutti gli

accorgimenti e gli aggiustamenti del caso. Operazioneche, tra l’altro, potrà giovare di molto all’appropriazioneconoscitiva di dette attestazioni ed anche ad una lororetta interpretazione, in chiave storiografica. Così daporsi in grado di possedere un quadro di riferimento perl’epoca di redazione di siffatti documenti e, dunque,così da disporre di basi tendenzialmente ‘oggettive’,circa un periodo, correlandolo alla condizione odierna.Il che consentirà, o almeno agevolerà, un lavoro diricostruzione storica a ritroso, muovendo dall’odiernasituazione di fatto, via via, fino al periodo esemplificatodal catasto stesso. Anzi, in presenza di più catastiascrivibili a due o, meglio ancora, a più epoche diverse,si potranno inoltre - procedendo sempre retro-spettivamente da questi capisaldi - desumere erestituire più agevolmente e con buona attendibilità ledistinte fasi intermedie più significative.

FONTI LETTERARIE 

Ancora, fonti letterarie come quelle diplomatiche(resoconti di ambasciatori, per esempio), o come quelledi viaggiatori eruditi, ovvero ulteriori (quali descrizioni dipercorsi processionali e/o devozionali), possono a lorovolta risultare illuminanti su aspetti o contrassegni(magari poi modificatisi o scomparsi) che hannocaratterizzato in un dato passato un àmbito urbano e,all’interno di questo, singole fabbriche. Potrannoscaturirne, se non elementi storici particolarmentepuntuali ed inoppugnabili, comunque fattori dicorroborazione o di smentita di notizie altrimentireperite. Potranno persino emergere, con ciò, direzionidi ricerca dianzi insospettabili e da coltivare con ulteriori

INDAGINI PRELIMINARI E DIAGNOSTICA • RILIEVO

IMPIANTISTICA

Si tratta delle vecchie reti o dispositivi o presìdi, taloraanche complessi, di riscaldamento (camini, comignoli),di ventilazione, di illuminazione, antincendio, dismaltimento delle acque, di inibizione dell’umidità, di

sicurezza, o di altra natura. Pure questi sono datistorico-architettonici salienti che possono fornire conto,e nel contempo costituire degli indicatori, circa l’epocadi costruzione (o di inserimento, aggiuntivo osottrattivo), oltre che intorno alle tecnologie delpassato, nelle loro concrete applicazioni quotidiane. Maqueste ricerche, come del resto altre, su singole opere,potranno trovare sbocchi scientifici adeguati altresì insenso cronologico, solo in presenza di un idoneo,diffuso tessuto conoscitivo a tappeto al riguardo. Econcernente, in termini non episodici, gli esemplaridella trascorsa architettura alta, ma anche quelli dellapassata edilizia minuta.

INDAGINI STRUMENTALI SULL’EDIFICIO

Vorrei adesso non certo analizzare ma menzionare,almeno, alcuni studi da condurre direttamente sulmonumento e/o su suoi materiali costitutivi, tramiteapparecchiature ed utensili della moderna tecnologia,sebbene, certo, queste procedure non costituiscano

‘fonti’ consolidate in senso storiografico, ma possanotuttavia, ormai, proporre risultanze sul versante storicoed anche, in particolare, in senso cronologico, siaassoluto, sia relativo. Voglio alludere, ad esempio, alleindagini al radiocarbonio 14, con tutte le accortezze, lerettifiche e gli aggiustamenti del caso, prevalentementeper datare materiali di interesse antropologico epaleontologico e comunque in prevalenza sostanze diorigini organiche. O, ancora, ad analisi dendro-cronologiche, per le parti lignee (capriate, travi,pertinenti rivestimenti, palificazioni e quant’altro).Di più, desidero menzionare la termoluminescenza (inItalia, al momento, praticata solo a Milano, dato l’altocosto delle apparecchiature), per la datazione di repertiin cotto. Poi, volendo, esistono le letture di campioni almicroscopio (anche al S.E.M.), da cui, ad esempio, sipossono inferire risultanze storiche (relative) e tutte dainterpretare circa gli avvicendamenti cromatici difinitura, per esempio di una facciata. Non solo, ma delle

disamine qualitative dei componenti di diverse maltereperite in un medesimo monumento (come il notoninfeo di Genazzano) possono rivelarsi utili perindividuare, specificandole, differenti fasi edilizie (anchequi relative). In proposito, una banca dati su elementirintracciabili in territori affini al riguardo potrebbe essere

molto proficua per gli omogenei ed eloquenti, ma nonautomatici confronti che, in proposito, se ne potrebberodiffusamente trarre. Ma anche altri fattori conoscitivi,pure in chiave di lettura storica, possono essere desuntidall’indagine strumentale su un edificio. Voglio quimenzionare, ad esempio, la vantaggiosissimafotografia, indispensabile, fra l’altro, per facilitare,purché dotata di riferimenti metrici (nei termini descritti),il disegno dello stato di fatto, ma anche per laclassificazione delle murature, come per condurre conmaggiore rapidità studi stilistici comparativi, oltre cheper ulteriori, infiniti scopi ancora.Ma, soprattutto, desidero rammentare le ripresetermovisive che, opportunamente organizzate, possonoad esempio dare conto di tamponature poi occultatealla vista da intonacature uniformanti.Inoltre, le apparecchiature endoscopiche, oggiparticolarmente perfezionate e miniaturizzate, sono ingrado per loro conto di risultare decisive percorroborare, arricchendola, la ricerca diretta, con lapossibilità finalmente di raccogliere dati puntuali su

parti o ambienti inaccessibili di una fabbrica, compresol’interno delle compagini, o vani murati, o ambientiipogei, sottotetti, fondazioni, e così via.Non si parli, poi, dei macchinari geo-radar che,oculatamente impiegati, possono informare, a lorovolta, sulla presenza o meno di brani murari interrati,localizzandoli, com’è stato di recente fatto per la piazzadella Pace e per la villa del Pigneto, entrambe a Roma,opere di Pietro da Cortona.

LETTURA STRATIGRAFICA DELL’EDIFICIO 

Osannata ed enfatizzata dagli archeologi (ma non tutti),questa metodica di esame è stata recepita pure daalcuni architetti ed anche architetti-restauratori, ma nonogni volta con il debito, sia pure propositivo, spiritocritico, con la dovuta acribia. Non sempre utile, nonsempre necessaria, giacché l’esperienza e l’occhio delconoscitore di architettura potranno far premio su tale

procedura, tuttavia, in taluni casi particolarmentecomplessi, potrà valer la pena di dare seguito alla, persuo conto complessa e macchinosa, indaginestratigrafica dell’elevato. Ad esempio, le recenti ricerchein tal modo condotte sul Palazzo Pubblico di Sienasembrano aver fornito risultanze di particolare

interesse, anche per gli efficaci, minuziosi e numerosigrafici che opportunamente le accompagnano.Ma pure minimi contrassegni, come tracce di grappe, dicatene, di chiodature, per non parlare dei serramenti edegli infissi, possono informare su alcune delle fasiedilizie e/o restaurative pertinenti alla costruzione incausa.

RISULTANZE E DATI DI SCAVI 

In ogni modo, a prescindere dalle predette letturestratigrafiche attuali, molto importanti, sotto il profilocronologico, possono essere le risultanze ed i dati discavi trascorsi, come soprattutto nei diari o giornalirelativi, schizzi compresi, tutti da decodificare, magarianche in situ .Così, la presenza di butti, o di pozzi, ad esempio in uncortile di palazzo, può rivelarsi a sua volta assaiinteressante, sempre in un’ottica di datazione, anche inbase alla disamina degli strati, nonché, data lafrequente varietà dei ritrovamenti, per lo studio della

storia della vita quotidiana, in quel dato, specificocontesto. Fattori, tutti, efficaci per la collocazionedell’architettura in oggetto entro la sua propria, emutevole con il tempo, cornice esistenziale.

DETRITI E DEPOSITI 

Ma altresì i detriti ed i depositi (persino brani di giornale,evidentemente ben databili) via via accumulati con iltempo nei sottotetti, sopra gli estradossi ed insistentisulle reni in particolare, delle volte, come di recenteconstatato alla Basilica assisiate, possono fornire, sestudiati con rigore stratigrafico, spunti cronologici e diindagine per una storiografia collaterale, ma collegatapur sempre a quella della Basilica medesima. Unastoriografia, insomma, a sua volta inerente in generalela vita quotidiana e, nella fattispecie, l’uso che si è fattodel complesso, persino in particolari periodi diemergenza, quale ricovero per gli sfollati.

FONTI INDIRETTE 

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E 18 

RILIEVO STORICO – CRITICO DELLE FASI COSTRUTTIVE

INDAGINI PRELIMINARI E DIAGNOSTICA • RILIEVO2 1

➦ FONTI INDIRETTE 

➦ FONTI LETTERARIE 

strumenti e fattori. In ogni modo, anche qui, volendo edin presenza di testimonianze idonee allo scopo, sipotranno tentare (analogamente a quanto previsto per icatasti) trasposizioni dei dati su cartografia attuale(come in filigrana), utili per soppesare i legami conl’assetto odierno e da porre a raffronto critico con tutti irestanti, inerenti estremi attestativi a disposizione.

TRATTATISTICA

È senza dubbio un ulteriore filone conoscitivo anche insenso storiografico, relativamente all’architettura delpassato. Nella trattatistica, possiamo reperire innanzitutto elementi conoscitivi utili, ma di rado, perun’acquisizione specifica intorno alle fasi di una singolafabbrica (planimetrie di progetto o di rilievo, dettagli,spaccati, prospetti, descrizioni, etc.). Fattori, com’èchiaro, tutti da verificare, magari in quanto tracciati epubblicati anche molto tempo dopo il periodo interessato,oltre che scarnificati per la stampa. Inoltre, possiamoreperire dati più generali attinenti le prescrizioni (anchediagnostiche e manutentive) di quell’architetto, di quellacerchia. Ancora, di nuovo nei Trattati, possono esseredelineati elementi ed apparati (come le capriate, come lefondazioni, come modulazioni e partizioni degli ordini),

non sempre e non del tutto accessibili in un monumento,rispetto a cui, almeno, essi possono rappresentare untermine di paragone, ben sapendo ed avendo a menteche altro è la codificazione, altro è la realizzazionetangibile, concreta, persino in una stessa figura come,per tutti, Vignola, o Palladio.

NUMISMATICA E SIGILLOGRAFIA

Rientrano anch’esse tra le fonti figurate indirette, talora diausilio per la lettura storica di un edificio. Moneteriproducenti - sebbene, data la circostanza, in termininecessariamente schematici, sommari - un monumento,possono risultare utili per conoscerne le sembianze,qualora, di tale opera, ci siano rimasti radi lacerti, quandonon peggio. Il che vale soprattutto per diverse architetturedell’antichità classica. Ancora, medaglie commemorative

possono dare conto, come in noti esempi rinascimentali,di progetti non attuati o di parti non eseguite,relativamente a fabbriche ancor oggi esistenti, ma confattezze difformi. Il secondo versante documentario pocofa menzionato, quello della sfragistica, può pure esserequi a sua volta invocato, per i sigilli delle città ad esempio,in cui possono figurare edifici particolarmente significativied emblematici, magari di nostro interesse. È ovvio chetutto questo genere di documentazione va visto edinterpretato mai alla lettera, ma a mezzo di un sagacespirito critico, che si ponga sempre il problemadell’attendibilità di queste fonti ed anche degli scopi realiper cui esse sono state effettivamente prodotte in unmomento storico determinato; in ogni modo, non già,certo, per servire di ausilio agli studiosi di oggi.

FOTOTECHE, DIATECHE, VIDEOTECHE 

Sempre tra i filoni iconografici indiretti, ci sono di sicuro daconsiderare le vecchie fotografie e quindi altresì lefototeche e le diateche ed anche le videoteche. È chiaroche queste documentazioni, al contrario di quanto nonpossa distrattamente apparire a prima vista, non sonomai, neppure loro, rigorosamente, assolutamente‘oggettive’. Già la scelta dell’inquadratura di un

dagherrotipo o di un fotogramma - che, tra l’altro, possonosubire per loro conto un processo di ‘trucco’o di restauro,in sede di stampa - è un’opzione fondata sul gusto delmomento, sul modo di riguardare e di interpretare, insenso lato, l’oggetto, che sia stato adottato il basculaggioo meno. Vedute frontali o semplicemente assiali e/odecontestualizzate come nell’Ottocento sono indicative,sì, in qualche modo, di come si presentava allora in effettiil monumento, ma anche, contemporaneamente, di comequesto ed il suo intorno venivano a quel tempoconsiderati e riguardati. E ciò lo si trova confermatoappieno nelle ‘rettificazioni’ viarie e nei restauri c.d. ‘diliberazione’ coevi. Dunque, come per tutte le fonti delresto, si tratta di documentazioni, insieme oggettive e non,comunque parziali ed in ogni caso per intero dadecodificare, sceverando così il dato certo relativamenteall’opera, da quello soggettivo dello strumento e

dell’operatore di ripresa. In quest’ultimo senso,anche alle caratteristiche della macchina e dell’otempi ed alle aperture di posa, ai rollini ed ai filtri e così via, per quanto attiene ad una tecnica orsofisticata ma duttile e, nel contempo, di utidiffusa, rispetto alle finalità che l’artefice si può p

ALTRE FONTI ICONOGRAFICHE INDI

Si è così aperto alla riflessione il grande e fondcapitolo delle fonti iconografiche indirette. In psi vuol parlare, qui ed ora, dei disegniraffigurazioni (pure in stampe, dipinti ed anchcomunque pertinenti - magari con indicaziocontrastanti, quando non generiche -architettonica in esame. Si è in presenza di umolto vasto ed articolato che, tra l’altro, ha stempo e nello spazio, molteplici variazioni inteed esecutive. Del resto, trattandosi di costevidente che, a parte l’interrogazionedell’oggetto, quello grafico e quello d’archiviocerto i documenti, in linea generale, più signprobanti. Basti pensare a come il progettista se si esprimeva una volta per proporre e traun’idea architettonica. Basti riflettere

l’architettura stessa debba venire studiata oggveniva analizzata ieri: ognora, inevitabilmentramite gli appunti, gli schizzi ed i rilievi, in sBasti meditare sugli elaborati che noi per primor ora di perseguire, vale a dire le restituzionile quali erano esito e strumento, insieme, di importante di apprendimento e, nel contempodelle preesistenze, anche in passato. E qui ho attrezzature tecniche dell’artefice, senza rifevedute, alle incisioni, alle mappe e, poi, ai dipiQuanto ai plastici, d’altra parte, si tratta dstrumenti tecnici tridimensionali per lo studio l’esplicitazione nello spazio di un monumento, dprogettuale (e di diffusione di idee architeadottato ad esempio in età tardobarocca, mmodello di alta rilevanza conoscitiva, circa un esistente o, magari, non più sussistente.

RACCOMANDAZIONI SULL’USO DELLE FONTI ICONOGRAFICHE INDIRETTE: I DISEGNI ED I PLASTICI 

In ogni modo, all’interno di questo grande capitolo, andranno proposte distinzioni e

precisazioni non marginali. Si è detto che il disegno può costituire fonte primaria perl’appropriazione storica di un monumento. Ma i precisi, inequivoci distinguo che noioggi poniamo fra progetto, rilievo e ricostruzione grafica, ad esempio, sono diacquisizione recente, a partire dalla filologia di matrice tardo ottocentesca. In sostanza,solo a quel periodo appartiene e risale la netta differenziazione archeologica e grafica,ad esempio, fra dato certo, reperibile sul campo (con segno continuo) e dato ipotetico(con linee tratteggiate). Precedentemente, come nella Rinascenza, la risultanza dirilievo (generalmente a fil di ferro) e quella di ricostruzione congetturale, ancorchéfondata, erano commiste, indistinguibili, note di misure comprese. Si trattava di appunti,di fogli, di taccuini, del resto, tracciati soprattutto per motivi personali di studio, diapprendimento dall’antico. Elaborati che potevano anche circolare - ed essere copiati,replicati ed integrati - ma in ristrette cerchie. E nei quali, talora, erano introdotti purespunti di progetto, magari con l’inserimento di più motivi architettonici sparsi, desuntianche da preesistenze diverse, nel tempo e nello spazio. Ecco, dunque, alcune delleragioni per cui tali fonti grafiche vanno trattate con grande prudenza e soprattutto connotevole capacità di discernimento. Esistono, naturalmente, rilievi dall’antico dotati dicircoscritti margini di attendibilità, oltretutto in relazione alle effettive misure ivi riportate(ed eventualmente tuttora controllabili in situ ). Anzi, in proposito, va detto che, di talunicomplessi termali romani oggi non più sussistenti, le sole documentazioni grafiche (enon soltanto tali) rimasteci sono costituite dai rilievi-ricostruzioni di Andrea Palladio.Esistono ovviamente anche, certo, e numerosi e riconoscibili, progetti privi di

mescolanze con configurazioni relative a preesistenze non pertinenti al contesto delsito. Esistono, infine, ricostruzioni grafiche pure fondate sui rilievi stessi, ma, per variecircostanze, distinte o distinguibili da questi. Ma, a parte le possibili caratteristiche diimmaginificità e visionarietà di tali elaborazioni, le talora inavvertibili commistionireciproche sono per noi, che tenderemmo a distinguere quando non a separare,sempre in agguato. In ogni modo, è ben difficile, almeno fino al Barocco, disporre deiprogetti originali ed esecutivi di un’architettura. Questi, difatti, non riproducibili,andavano in cantiere e facilmente deperivano o venivano dispersi. Così che leprevisioni graficizzate in nostro possesso, entro collezioni di disegni, gabinetti, archivi,sono sovente relative a fasi progettuali sì, ma differenti da quella effettivamenteprossima alla messa in opera, naturalmente fatte salve le debite eccezioni. In ognimodo, tutte queste fonti costituiscono documenti conoscitivi veramente preziosi ancheper ripercorrere le tappe e l’iter  previsionali, con tutti i pentimenti, i ripensamenti, lecorrezioni, le aggiunte, le cancellature, le varianti, le alterazioni, i rifacimenti compresi.

In proposito, esse ci propongono degli elementi-cardine, circa le fasi ideative-

dell’opera. I plastici, per converso, possono essere di certo più chiari, più eseme completi circa situazioni pregresse, eppure, talvolta, essi rappresenricostruzione modellistica a posteriori , con i vari margini di aleatorietà inclusi, con, compresenti, le risultanze di tutti gli apprezzabili e, per loro conto datafilologico-restitutivi del caso. In ogni modo, si potrà generalmente cogliereprevalentemente di rilievo, o di progetto, ovvero di restituzione, di una fasquella principale, o quella originaria, che possono pure collimare o meno) dgno, a meno che la commistione non sia veramente intricata e di ardua decifse sarà possibile, sebbene difficoltoso, addivenire ad un tale risultato pratallora anche effettuabile utilizzare questo genere di ‘fonti’ per quello effettivamente sono e dicono. Del resto, le nostre stesse restituzioni per fasdotate, volta per volta, punto per punto, di margini di attendibilità differenti, di circostanziatamente, analiticamente dato conto, proprio in rapporto all’eloqucompletezza, alla credibilità delle fonti stesse. Così, ad esempio, aiutandomisure presenti (nelle unità metriche attinenti al periodo, al luogo, all’architegrafico progettuale, questo potrà essere riportato in scala omogenea a quella(pure su supporto cartografico odierno, ma in tono distinguibile), in modo ddegli strumenti per un confronto, entro dati limiti, omogeneo e comunque congpiù propriamente in proposito, si potrà trasferire il disegno alla scala di grandepertinente ed adeguata e, poi, soltanto dopo, ridurre il nostro, odierno rilievomedesima scala. E ciò può valere sia per i grafici di proposta, sia per i rilievi

naturalmente tenendo ben in conto le reciproche differenze, per quanto effetapprezzabili (Vedi Figg. 19-24).Per ciò che si riferisce, poi, alle restituzioni (o ricostruzioni), queste pure araffrontate in analoghi termini con le nostre, attuali (si spera filologicamente non tanto, incongruamente, con il rilievo stesso, da un lato, o con il progetto,E ciò, a meno di casi particolari da esplicitare come tali, da cui possanocomunque informazioni, osservazioni, conclusioni. Quale che sia comunquedi disegno di fronte a cui ci si trovi, è scontato che le eventuali misure presdebite unità metriche) andranno a loro volta contestualmente raffrontacorrispondenti elementi degli eventuali grafici rimasti, anche omogenei, ma Così da possedere appieno il polso della situazione in proposito e desumerconoscenze di carattere storiografico che si appaieranno, arricchspecificandoli, ai riscontri formativi già in prima approssimazione inConoscenze che, in senso cronologico, potranno essere indirizzate pure d

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RILIEVO STORICO – CRITICO DELLE FASI COSTRUTTIVE

1INDAGINI PRELIMINARI E DIAGNOSTICA • RILIEVO

Fig. 19 Anagni (FR), palazzo c.d.di Bonifacio VIII: fase attuale e premesse ottocentesche, in assonometria dal basso (dis. orig.1:10 rid. da 1:50 di G. Conosciani, 1996)

Fig. 22 Anagni (FR), palazzo c.d.di Bonifacio VIII: situazione alla metà del XIII sec., in due distinte assonometrie dal basso,(dis.orig.1: 100 rid.da 1: 50 di G.Conosciani, 1996)

Fig. 20 Anagni (FR), palazzo c.d.di Bonifacio VIII: fase sei- settecentesca, in assonometria dal basso (dis. orig. 1:10 rid. da 1:50 di G. Conosciani, 1996)

Fig. 21 Anagni (FR), palazzo c.d.di Bonifacio VIII: fasi XXVI-XVII secc. e XIII-XIV secc., in due distinte assonometrie dal basso (dis.orig. 1:10 rid. da 1:50 di G. Conosciani, 1996)

Fig. 24a,b (a destra) Anagni (FR), palazzo c.d.di Bonifacio VIII: primo nucleo insediativo medievale, X-XI secc., su residui repubblicani, in assonometria dal basso, con inquadramento urbano (dis.orig., rispettivamente 1: 100 rid.da 1: 50 e 1: 1000, di G.Conosciani, 1996)

Espunzioni (Asportazioni, Demolizioni)Realizzazioni (Nuovi inserti, Tamponature)

Espunzioni (Asportazioni, Demolizioni)Realizzazioni (Nuovi inserti, Tamponature)

Espunzioni (Asportazioni, Demolizioni)Realizzazioni (Nuovi inserti, Tamponature)

Suddivisione in contradeCinta muraria esistenteFortificazione interna esistenteTratto murario ipotizzato

Catasto Gregoriano (1864)Catasto attuale (1984)

Realizzazioni (Nuovi inserti, Tamponature)

Realizzazioni (Nuovi inserti, Tamponature)

Realizzazioni (Nuovi inserti, Tamponature)

Realizzazioni (Nuoviinserti, Tamponature)

Realizzazioni (Nuoviinserti, Tamponature)

XX Sec.Interventi di restauro architettonico

XIII Sec. (1°Metà)Viene edificata la casa Torre Est del palazzo, ma ne èstrutturalmente separata mediante una “Transenna”

X - XI Sec.Realizzazione di un primo nucleo a Sud sulle antiche fortificazioni(Preesistenze)

II - I Sec. A.C.Grossi blocchi in tufo, opus quadratum presenti alla base del prospettomeridionale e probabili resti antichi (fortificazioni interne)

XIII Sec. (Metà)Terzo ampliamento con l’aggiunta del loggiato “Lovium” aSud (Archi su poderosi contrafforti ed a Nord. I solai ligneiesistenti vengono sostituiti con Archi e Volte di gustoGotico-Cistercense. Realizzazione degli affreschi

XIII Sec. (Inizio)Secondo ampliamento con estensione verso Sud sul primo nucleoedificato. Si tratta probabilmente della dimora paterna di Gregorio IX(Ugolino Conti 1227-1241). Su fondo di proprietà paterna

XVII - XVIII Sec.Lavori di tamponamento (Interventi di datazione difficile ed ipotetica)

XVI - XVII Sec.La parte supe-

riore del “Lo-vium” a Sudappare copertaa terrazza mer-lata nella vedu-ta del Domo, sipuò quindi de-durre che in que-sta fase vieneedificato il log-giato con archiribassati

XIV - XV Sec.Tamponamentodelle strutturead Arco dellafase preceden-te

XIV - XV Sec.Unione del cor-po edilizio prin-cipale con lacasa Torre Estmediante strut-ture ad Arco eVolte

delle filigrane dei fogli su cui sono stesi i disegni in causa. Analisi che, a loro voltafondate su comparazioni con esempi similari contenuti in noti repertori, possono

proporci indicazioni di massima circa termini post quem , rispetto a cui sono stati in verosuccessivamente tracciati gli elaborati in questione.

Fig. 23 Anagni (FR), palazzo c.d.di Bonifacio VIII: periodo dei XII- XIII secc., in tre distinte assonometrie dal basso (e sottofasi interne), (dis.orig. 1: 100 rid.da 1: 50 di G.Conosciani, 1996)

Realizzazioni (Nuovi inserti, Tamponature)

XII Sec.(Fine)Viene realiz-zata la casaTorre Nord-Est, fabbricainiziale delpalazzo. Rea-lizzazione

della casaTorre Nord-Ovest, quasicurva ma ad-dossata allaprecedente

XII - XIII Sec.Ampliamentodella casaTorre Nord-Ovest versoSud e sua fu-

sione con lacasa TorreNord-Est

Fig. 23a 

Fig. 24b 

Fig. 24a 

Fig. 23b 

Fig. 23c 

Realizzazioni (Nuovi inserti, Tamponature)

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E 20

RILIEVO STORICO – CRITICO DELLE FASI COSTRUTTIVE

INDAGINI PRELIMINARI E DIAGNOSTICA • RILIEVO2 1

➦ FONTI INDIRETTE 

VEDUTE, PASTICHES, VISIONI IMMAGINATE E IMMAGINARIE: STAMPE 

Restando sempre nel novero dei disegni storici succintamente descritti, rimane daosservare che, distinte dai precedenti, possiamo disporre, talora, di vedute (in disegnio stampe). Non impostate in termini di piante, prospetti, sezioni, le vedute stesse,

almeno in linea di principio, possono a loro volta riprodurre un’idea, un progetto, unasituazione di fatto del momento, un’immagine ricostruttiva. Anche qui la prudenza, lospirito di osservazione, le conoscenze storiche potranno opportunamente soccorrere,per gli opportuni distinguo . Nei casi pertinenti, in più da raddrizzare e rettificare,giacché le vedute sovente individuano degli scorci, valgono le osservazioni giàprospettate dianzi per i grafici più architettonici. In ogni modo, nella pratica, le vedutestesse delineano tendenzialmente, di norma, una situazione reale, ancorché, talora,aberrata, trasfigurata. Ma ci sono pure pastiches, come del resto nei dipinti, e purevisioni immaginate ed immaginarie. Detto tutto ciò, e tenutone il debito conto in sedeesegetica, qui delle vedute interessa, qualora presente, la caratterizzazione murariache raramente figura negli elevati architettonici canonici (di rilievo, di progetto e/o diricostruzione) del passato. Del resto, la veduta medesima è a sua volta riportabile,grosso modo, in scala, procedendo da elementi indicativi al riguardo, comeun’apertura, un gradino, una figura umana e quant’altro. Ciò che interessa è la purapprossimata resa della condizione tettonica dell’opera, al momento. Certo, questa ètutta da controllare nella sua credibilità, ma è per noi importante per lo studio completodella facies storica della fabbrica, condizioni dello stato di fatto di allora incluse (e lostesso si può realizzare sulla scorta di vecchi fotogrammi, meglio se, come peraltro idisegni in genere - questi ultimi soprattutto in base alle grafie, oltre alle filigrane deifogli - datati o all’incirca databili).È naturale che ci siano, in proposito, elaborati immaginifici, visionari e, talora, come

in Giuliano da Sangallo, altresì ruinistici ante litteram  ed anche tettonicamentecaratterizzati. Allora, la composizione sarà più un documento sul modo di vedere edinterpretare l’antico da parte di questo architetto, che non sulla vera conformazionemateriale dell’opera ivi raffigurata, a quell’istante. In ogni caso, però, si tratta di fonti,nel loro carattere perennemente bifronte, non trascurabili a priori . Analogo discorsovale per le stampe replicate, per le vedute di città a volo d’uccello, queste ultime, datele loro connotazioni, da prendere ancor più con le pinze ed anche avendo a mente iplagi, le aberrazioni (anche lucidamente perseguite e conseguite), gli errori deidisegnatori, rispetto agli scopi effettivi, storici a loro volta ed a loro modo, di talielaborazioni.

DIPINTI 

Sono, per svariati aspetti, assimilabili alle vedute, generalmente salvo che, e non èpoco, per i colori. Questi ultimi, dunque, sono desumibili dalle pitture stesse (che,talora, propongono architetture totalmente scomparse o mai eseguite, da cui sorge uninteressante filone di ricerca filologica a parte, pure, volendo, in sede restitutiva), manon automaticamente e passivamente, come ben sanno gli esperti in materia dicromie e della colorimetria, in particolare. In effetti, nei dipinti sono presenti al riguardonon soltanto, eventualmente, dati documentari, ma anche, contemporaneamente edinevitabilmente, più o meno inconsapevoli dati di gusto dell’epoca di esecuzione dei

dipinti stessi, fattori ‘creativi’ di immaginazione, di fantasia e di preferenze personalidell’artista. Ancora, le componenti quasi imponderabili di illuminazione possono farvariare anche di molto le condizioni cromatiche di un ambiente. Si tratta di verificarecome queste ultime vengano prescelte, recepite, interpretate ed a loro volta restituite.Di più, lo scopo del pittore poteva benissimo non essere quello di riprodurre confedeltà rigorosa, oltre al resto, la gamma coloristica di un palazzo, o di una chiesa. Inconclusione, altresì i pigmenti dei dipinti invecchiano; ancora, essi acquisiscono conil tempo una patina; infine, sono soggetti a restauri. Insomma, pure al riguardo, ilterreno è minato da mille insidie concettuali, pratiche e conoscitive, in parte superabili,ma con la dovuta, affinata attenzione.

CARATTERI DELLE FONTI 

Dunque, bisogna appellarsi ai documenti, in genere senza forzarli oltre misura,facendoli esprimere per quello che essi sono effettivamente in grado di suggerire o didire esplicitamente al nostro scopo. Insomma, b isogna metaforicamente prosciugarli,come i monumenti, perché estrinsechino tutte le loro potenzialità informative, in sedestoriografica, ma sapendo dosare, con efficacia e senza strafare, le energie. E bencalibrando queste ultime, nonché le tecnologie disponibili, al superiore fine dellaconoscenza storica effettiva di un monumento, in tutto il complesso tessuto

documentario che lo coinvolge.Qui, sinora, si è cercato di dare conto del più ampio spettro delle varie fontignoseologiche oggi riconoscibili al riguardo. È ovvio che ogni singola architetturadisporrà di alcune fra queste attestazioni soltanto e non di altre (a parte eventuali studiscientifici pubblicati che, di per sé, non costituiscono “fonti”). E per ogni opera,insomma, i documenti saranno qualitativamente e quantitativamente diversi. È questoil bello ed, insieme, il difficile di una ricerca appassionante come quella della storiadell’architettura, finalizzata ad un approfondimento prevalentemente diretto ecorporeo, a sua volta condizione indispensabile per accedere, anche tramite ulterioriricerche mediate, ad un restauro consapevole. Una conoscenza utilissima, inoltre, inchiave di ricerca pura, comunque conformata a caratteristiche che dal restauro stessohanno pur tratto profondi motivi di riflessione e di stimolo per una dimensionescientifica pertinente ed adeguata, ancorché utilizzabile in sedi diverse.Ci si è già dianzi soffermati, qua e là, sul concetto di fonte in generale ed in particolare

nel campo qui in esame. Il punto consiste nel tenere conto del maggior nattestazioni possibili, ma senza appiattire il panorama della documentazioneanzi conferendo a volta a volta risalto a quelle testimonianze, o parti di eeffettivamente forniscono notizie attendibili per noi oggi, sulle diverse, condella fabbrica. Il ruolo delle fonti può essere ed è differente da caso a caso, cl’esistenza e la reperibilità delle stesse. A volte, può bastare l’inter

approfondita e sagace dell’opera, accompagnata dallo studio di uno o due dscritti di cruciale rilevanza. Talaltre, non si possiedono documenti indirettulteriori opere comparativamente illuminanti. C’è poi il caso di ntestimonianze, magari non per tutto convergenti, a petto di un edificioesistente. Le esemplificazioni in proposito potrebbero essere infinite. Ma è cosa. Non necessariamente varie fonti concordi vanno intese come corroreciproche, dal momento che esse potrebbero risultare copiate l’una dall’altstoriche, oltretutto, in cui il concetto di plagio non era quello stesso di cui ci aoggi. L’importante, piuttosto, è l’attendibilità della fonte stessa, la capacitàdello studioso di farla esprimere per ciò che può risultare potenzialmente ufattispecie. Ma, soprattutto, è assolutamente fondamentale mirare a far comeglio, collimare i dati della ricerca in corpore vili con quelli sui documentSe si verifica un’effettiva concordanza persino sui singoli muri, sulle volte, ssu tutti gli elementi costitutivi di quella data fabbrica, ebbene, si può ritenere sulla buona strada. Piuttosto, sarà, e correlativamente, indispensabile accun attento vaglio critico-filologico sulla pertinenza, l’affidabilità, la puntuagrado di integrazione possibili fra quell’attestazione e le altre, commisuravolta ciascuna. Un lavoro, questo, di cui dare distintamente conto ancelaborati grafici. Ad esempio, in una restituzione epocale disegnata, ovvero necessaria visione sintetica e conclusiva delle fasi (in un apposito elaboratosi potrà mostrare, con tratteggi perimetrali diversificati - da ritrovare analitic

corrispondentemente nell’opportuna legenda - la differente credibilità, areadella restituzione stessa. Invece, per quanto si riferisce alle fonti di supportandranno indicate a loro volta in un’ulteriore legenda  con dei simboli (enumeri e riferimenti esemplificativi ed esplicativi) e contemporaneamente nea circuitare gli ambiti murari per i quali siano state indicative e probcertificazioni convergenti per gli stessi brani andranno palesate sempavvicendando allineati, ove pertinenti, gli appropriati simboli stessi.

FASI: RESTITUZIONI 

La lettura storica del monumento va così sempre più caratterizzandosi csorta di vivisezione ideale dell’oggetto, nella sua intima spazialità e tramite strumenti filologici dell’architetto-conoscitore-restauratore. Tale vivisezionepotrà poi esplicitare in una serie di appositi grafici, tanti quante sono le fadell’opera, oltre che nella predetta visione di sintesi, sorta di palinsestperaltro, il monumento (Vedi Fig. 25).

Fig. 25 Anagni (FR), palazzo c.d.di Bonifacio VIII: sintesi, in unica assonometria dal basscostruttive (datazione delle murature), con legenda (dis.orig.1: 100 rid.da 1: 50 di G.Conos

Quanto al compendio unitario, vi si darà conto, sul supporto del rilievo attuvarie successioni, con campiture distintamente differenti, procedendo cgraduale da quelle più chiare alle più scure, o viceversa, e comunque trattecome in sottotono, le perimetrazioni degli andamenti murari non più sussisteopportuno, a tal proposito, oltre che - coerentemente - per le vedute periferimento alle varie dimensioni ed articolazioni dell’architettura e, superando le visioni separate per piante, prospetti, sezioni, ma anzi ceraccedere ad elaborati unitari, uno per ogni sequenza storica probante. In tla proposta è di delineare delle assonometrie dal basso, così da porsi in leggere comunque le planimetrie di supporto, ma non solo, bensì pure gtentando di ben calibrare le inclinazioni e le eventuali resecazioni, con ciò aceventualmente a mirati spaccati assonometrici, in guisa da occultare il menoparti significative della fabbrica. All’uopo, si potrà anche, in caso di nscomporre uno per uno i piani dell’edificio, ma strettamente correlandol

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RILIEVO STORICO – CRITICO DELLE FASI COSTRUTTIVE

1

E.2.RILIEVO

In ogni caso, la ricostruzione grafica per fasi costituisce un

pur alto raggiungimento conoscitivo, tuttavia nonimmediatamente e non meccanicamente spendibile inquanto progetto, né, ipso facto, traducibile come tale. Pergiungere a questo, sarà necessario l’intervento pure diulteriori elementi, come ad esempio la propria informataposizione critica all’interno del dibattito disciplinare, comela capacità prefigurativa, e via dicendo. La ricostruzionegrafica anche odierna, però, è un momento ed un risultatoconoscitivo ineludibile per il restauro, a cui, oltretutto,quest’ultimo, per la confidenza tangibile e costante cheesso implica con l’opera, potrà ulteriormente contribuire,con affinamenti, precisazioni, persino correzioni erivelazioni, in quanto storiografia in atto, in mediam rem .Affinamenti, precisazioni tanto più ottenibili in quantoinstradati dalla ricerca diacronica precedente. E restauro,per suo conto, tanto più consapevole ed accorto in quantoin grado di metabolizzare, nel proprio seno, le acquisizionistoriografiche circa il monumento, inteso quale depositodocumentario e di valori, per suo verso. E, appunto, datramandare in quanto tale. Comunque, anche lerestituzioni grafiche odierne, tuttavia condotte per periodi

significativi - ad attestare, dell’opera, l’intero processo

storico e non soltanto la fase generativa originaria - oltreche graficizzate nei termini descritti, pure queste possonoserbare alcuni aspetti tuttora validi di quelle ottocentesche.Come ad esempio, volendo, l’ipotizzata caratterizzazionemuraria, relativamente all’epoca riprodotta, e/o le gammecromatiche pertinenti, per come supposte. Se i dati di basene consentono l’estrinsecazione, anche questi possonorisultare importanti raggiungimenti conoscitivi, di cuiovviamente tenere il massimo conto, in sede di progetto edi intervento di restauro. Circa tali aspetti, insomma, nulla quaestio  (Vedi Figg. 26,27). Sarà importante precisare,però, giunti a questo punto, che le ricostruzioni grafichesono addirittura indispensabili (purché delineate oppor-tunamente, nel dettaglio), ad esempio propedeuticamentea qualunque operazione di anastilosi. Inoltre, come vogliorammentare, bisognerà sempre avere a mente di daredistintamente conto, nei termini sopra indicati, delle fontiadoperate di volta in volta e della loro credibilità, vuoi neldisegno, vuoi nelle apposite, esplicite legendae connesseed allegate. Ma non andrà trascurato, in un’otticaesegetica - seppure non, di certo, in chiave cronologica

assoluta - l’apporto, specifico ed inconfondibile, dell’archi-

tetto come specialista di progettazione, in quanto personacapace di ripercorrere dal di dentro, nella sua logicainterna, il processo ideativo-esecutivo ed eventualmentetrasformativo dell’opera in esame, avendo a mente i dati, ivincoli, i condizionamenti, le premesse, gli scopi e lefinalità a fondamento della stessa. Detto tutto ciò, larestituzione grafica è operazione tecnica e storicaall’unisono, senza sbavature, è, insomma, opera di densafilologia in atto propedeutica rispetto al restauro. Il quale èa sua volta, coerentemente, momento inconfondibile dialta filologia in essere, prassi conoscitiva di trasmissione alfuturo di un lascito fecondo ed insostituibile. Lascito nonsurrogabile, peraltro, e così storicamente analizzabile,come doveroso, pure dalle generazioni a venire. Le qualipotranno e dovranno, in proposito, essere poste incondizione di scrivere e di riscrivere - eventualmente,liberamente e legittimamente - anche una storia diversa,magari più documentata, più chiara e compiuta dellanostra. Ma comunque ed ognora altresì su questa, inqualche modo, fondata, al di là di ogni aprioristico, ed inquanto tale, pericoloso ‘revisionismo’.

facendoli slittare distintamente e parallelamente fra loro, così da riacquistare la pienavisibilità di parti magari altrimenti nascoste, in seno all’operazione grafica, damembrature antistanti. Di più, come accennato, se si vuol far parlare in primis  edirettamente, analiticamente l’opera, come prioritario documento circa se stessa, nellesue varie articolazioni, interrogando poi gli ulteriori documenti indiretti - sempretuttavia ponendoli a vivido confronto e riscontro con il dato tangibile (non appenarilevato) - proprio in base all’impostazione di fondo, sarà il caso di restituire le fasi incausa ognora sul medesimo supporto, in sottotono e procedendo a ritroso. E ciòappunto a partire dall’odierna situazione di fatto e così idealmente (e graficamente)depurando con gradualità l’opera delle intrusioni e delle modificazioni via viasuccedutesi con il tempo. Insomma, la procedura abituale di assumere le mosselinearmente dal passato via via sino all’oggi, sembrerebbe a prima vista,cronologicamente parlando, la più opportuna e naturale. Ma non lo è, anche perché lostato d’origine non è sempre un dato, anzi, ma il più spesso un esito conoscitivo daperseguire e da raggiungere. Ed, a quest’ultimo scopo, pure se mancherannodocumenti specifici sulla fase primeva, si potrà comunque conseguire un similerisultato, proprio per via di progressive ‘purificazioni’. Tale opzione, poi, discendealtresì dalla circostanza secondo cui le fonti attendibili (come i catasti, per esempio)sono, in genere, temporalmente più fitte e più vicine a noi, consentendo, dunque, conla depurazione stessa condotta a ritroso, di risalire a periodi via via più remoti, semprea tangibile riscontro esegetico con i residui odierni dell’opera. Comunque, percontrobilanciare criticamente e metodologicamente quest’impostazione, si potrà poi,volendo, una volta però realizzati i disegni per fasi, eccepire ed eccettuare, facendole

risaltare con opportune, distinte campiture delle aree interessate, le modificheprodottesi, rispetto al periodo immediatamente antecedente. E designando, così, intermini omogenei, rispettivamente espunzioni e nuove immissioni, oltre che irifacimenti, i restauri, ed i consolidamenti murari eventualmente intervenuti.Le ricostruzioni grafiche che, nella nostra, specifica accezione, sono state appenaesemplificate, venivano generalmente denominate nell’Ottocento, e non a caso, percome venivano intese e trattate, “ristauri”. Si era in presenza, prevalentemente, direstituzioni ideali, magari anche a colori, talora caratterizzate pure nelle stessetessiture murarie, così come ipotizzate. E generalmente concernevano, in primis etante omnia , lo stadio originario, idealizzato, dell’opera. Restituzioni il cui terreno diconfine nei confronti del progetto di restauro effettivo o non esisteva o era comunque,in linea di massima, assai labile. Oggi, per lo più, si tratta di dati distinti e separati,quale che sia la propria posizione entro le discipline conservative, anche perchéappunto un progetto di restauro deve prevedere tutta una serie di operazioni (nei lorotempi, nelle loro successioni, negli utensili, nelle attrezzature, prodotti, composti,tempi di applicazione e conformazioni ogni volta mirati ad hoc ) e di procedure nonsoltanto tecniche che vanno pur preventivate ed esemplificate nel progetto stesso. Eciò è e resta vero anche se sarà poi il lavoro concreto sul manufatto a suggerireulteriori specificazioni, approfondimenti, correzioni di tiro, in corso d’opera. E questoproprio per l’imprevedibilità tendenziale di un intervento che va comunque prefiguratoper varie ragioni, così da non procedere alla cieca, insomma da praticoni, ed avendoanzi a disposizione pur sempre un credibile quadro di riferimento, altresì, non ultimo,sul versante finanziario.

CONCLUSIONI. FASI E PROGETTO 

Fig. 26 Anagni (FR), palazzo c.d.di Bonifacio VIII: prospetto meridionale a fil di ferro ( dis.orig. 1: 50 di G.Conosciani, 1996)

Fig. 27 Anagni (FR), palazzo c.d.di Bonifacio VIII: prospetto meridionale dello stato di fatto (dis.orig.1: 50 di G .Conosciani, 1996)

INDAGINI PRELIMINARI E DIAGNOSTICA • RILIEVO

G. Giovannoni, Il restauro dei monumenti , Roma, Cremonese, s. d. (ma 1945), pp. 7-19;G. De Angelis d’Ossat, Guida allo studio metodico dei monumenti e delle loro cause di deperimento ,(it. e ingl.), Roma, ICCROM, 1972, pp. 25-30;A. Bruschi, Problemi e metodi di ricerca storico-critica sull’architettura, in Storia e restauro dell’architettura proposte di metodo , a cura di G. Spagnesi, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana,1984, pp. 15-34;Normal 17/84. Elementi metrologici e caratteristiche dimensionali: determinazione 

grafica , Gruppo Normal S (Strutture), Raccomandazioni NORMAL, Roma, ICR, CNR,1985, pp. 1-4;P. Fancelli, La restituzione grafica: note di filologia architettonica , in “Ricerche di Storia dell’arte”,1986, 27, pp. 52-69;G. Carbonara, Analisi degli antichi edifici, in Trattato di restauro architettonico , a cura di ID., vol. II,Torino, UTET, 1996, pp. 417-519;P. Fancelli, Il restauro dei monumenti , Fiesole (FI), Nardini, 1998, pp. 211-237.

Bibliografia

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E 22

METODOLOGIE DI RILIEVO

INDAGINI PRELIMINARI E DIAGNOSTICA • RILIEVO2 2

Il rilievo è lo strumento basilare essenziale e incontestabile per poter affrontare nelleloro molteplici sfaccettature, sia l’edificio singolo che il contesto urbano.Con l’operazione di rilievo critico si vuol giungere ad un controllo dell’edificio nella suarealtà materica e figurativa. Per rilievo scientifico quindi si intende lo strumento fruttodella restituzione grafica, attraverso opportuni codici interpretativi, della somma delleoperazioni di rilevamento metrico e di registrazione critica degli aspetti figurativi e

strutturali.L’esame del manufatto, in termini riassuntivi, prenderà in considerazione gli aspettigeometrici, costruttivi, tecnici, tipologici, stilistici e le sedimentazioni eventuali.Il rilievo critico si basa su due momenti operativi essenziali, l’operazione dirilevamento e la restituzione grafica. Il primo riguarda la registrazione dei da ti metrici;il secondo la stesura in scala opportuna dei dati e delle osservazioni raccolteIl rilievo critico poggia le basi sull’effettivo stato di fatto e non su quello presunto.

RILIEVO ARCHITETTONICO 

Per poter iniziare qualsiasi tipo di operazione di rilevamento occorre corredarsi distrumentazioni, anche semplici, ed essere dotati di capacità organizzative.La caratteristica di un buon rilevatore è quella di tentare di risolvere qualsiasi tipo didifficoltà operativa; esso dovrà fare appello alle basilari cognizioni di carattere tecnico,geometrico, trigonometrico, matematico, costruttivo, oltre ad avere informazioni sullereazioni fisiche dei materiali.Fatta questa premessa si può entrare con immediatezza in campo operativo. Unrilievo architettonico viene elaborato generalmente nella scala 1:50, più raramente inscala 1:100.Tra gli aspetti preliminari si colloca la realizzazione di un elaborato di lavoro,denominato disegno di campagna. Si tratta di un grafico a mano libera e ad occhio di

piante, alzati, dettagli, che costituirà il supporto sul quale saranno collocate lemisurazioni effettuate. Il tutto verrà eseguito su di una tavola leggera sufficientementegrande, dotata di fermagli fermacarte.L’approccio alla rilevazione varia a seconda del tipo di manufatto. Essenzialmentepossono presentarsi costruzioni civili, religiose e monumentali. L’edificio civile èsuddiviso secondo stratificazioni orizzontali all’interno delle quali dei setti verticalifrazionano ulteriormente lo spazio in ambiti più ridotti; gli impianti religiosi sono

costituiti da un ambiente unico (anche se a volte articolato in cappelle) cdimensioni orizzontali e verticali.Con la dizione “aspetti oggettivi”, si intende tutto ciò che si riferisce alla costquanto tale e cioè le reciproche relazioni tra i fattori funzionali, geometrico e decorativi del volume costruito.Tra le fasi preliminari possono essere poste la ricognizione e la campagna fo

ad uso così detto di lavoro; tali fotografie costituiscono una memoria permautilizzare in qualsiasi ambiente operativo.Si è già accennato ai due momenti essenziali del rilevamento: le opecampagna e quelle di studio. Di solito queste operazioni sono nettamente dcome tempi esecutivi che come sede. Ciò comporta spesso una serie di incodi non facile soluzione quando si dà inizio alla restituzione grafica: frequevengono a mancare dati determinanti.Si può ovviare a questi inconvenienti predisponendo la possibilità di utilambiente, nel manufatto da rilevare, come sede provvisoria per operestituzione: si organizza cioè uno studio volante.Appare evidente che per un’operazione snella la squadra operativa devcostituita da tre persone: due sono i misuratori, la terza, il caposquadracompito di registrare, ha quello di suggerire in maniera consequenziale emisure occorrenti, avendo sott’occhio la registrazione progressiva.Per la soluzione della forma della pianta si procede generalmente con l’impdi una poligonale basata sulle trilaterazioni e anche attraverso allinetrilaterazioni. Qualora esistano terrazzi, si può ottenere la vera forma perilivello copertura, con opportune trilaterazioni dagli spigoli dei parapetti.L’allineamento si basa sulla visualizzazione concreta di una linea mediante etecnici di varia natura. La concretizzazione di un allineamento nasce dall’espossedere una linea di appoggio sulla quale e attraverso la quale effettu

considerazioni e delle specifiche misurazioni.Anche allineamenti semplicemente visuali possono essere usati a scopo (Fig. 1). Qualsiasi rilevamento planimetrico manuale ha, come base del misurazione, l’uso della trilaterazione. Il triangolo è l’unica figura che, peirregolare, si riesce a costruire con i soli dati della lunghezza dei lati. Le trilapossono essere usate quindi in appoggio alla poligonale esterna e internasoluzione formale degli ambienti interni e dei cortili.L’aggregazione costruttiva può presentare, sia nella perimetrazione esterquella interna delle frammentazioni con andamenti estremamente irregolari.opportuno né logico affrontare le misurazioni in maniera indiscriminata. tendere a ridurre l’invaso esterno a forme più semplici, cioè a poligoni di pgeneralmente triangoli o quadrangoli che contengono la planimetria del sogLa riduzione, per la perimetrazione esterna, si otterrà o per intersezprolungamenti delle direzioni di facce non consecutive, o per allineamenti raccordando vertici sporgenti. L’operazione prende il nome di “riduzione delforme semplici” (Fig. 2).

Fig. 1 Allineamento di riferimento o di appoggio realizzato in asse ad un tracciato stradale. Su di esso si sposta la squadra da falegname fino ad intersecare il punto utile; (2) Riferimento della direzione di un muro rispetto ad un altro: si verifica l’intersezione di piani; (3) Accertamento del parallelismo o meno di due fronti rispettivamente adiacenti e fronteggianti; (4) Parallelismo o meno tra asse e fronte adiacente; (5) Allineamento in situazione di totale mancanza di punti di riferimento con l’esterno; (6) Coincidenza dell’assialità di porta e abside con l’assialità dell’ambiente; (7) Verifica della perpendicolarità tra fronte e asse; (8) Individuazione in presenza di ostacoli della forma del triangolo per traslazione di un lato mediante allineamento 

8

OSTACOLI

7

5

6

43

2

1

Fig. 2 Trilaterazioni esterne. (1) misurazioni contenute e utilizzazione di un intorndimensioni ridotte; (2) misurazioni eccessive e necessità di un intorno libero piuttosto amprogressive della restituzione nel primo caso 

1

2

3

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METODOLOGIE DI RILIEVO

2

E.2.RILIEVO

INDAGINI PRELIMINARI E DIAGNOSTICA • RILIEVO

È necessario stabilire una quota di riferimento o di appoggio che permetta dirapportare ad essa tutte le dimensioni verticali e le quote dei vari piani di calpestio.Per la sua determinazione è conveniente scegliere il punto più basso dellaperimetrazione per avere tutte quote positive.Nel caso si abbiano situazioni di pendenza di terreno, si dovrà procedere allaquantificazione di tali pendenze. I sistemi essenzialmente sono due: la rilevazione

diretta e quella indiretta. la prima, esterna, è basata sull’uso di strumenti per lalivellazione: livello, triplometro, livella. La seconda, che adotta metodi di misurazioneall’interno dell’edificio, è basata sulle operazioni delle calate a piombo da balconi oparapetti o dai vari pianerottoli dei corpi scala.Le differenze di livello si basano sulla realizzazione di un piano visuale orizzontale opiano di mira, ad una certa altezza dal suolo, che intersechi un segmento verticaleposto ad una certa distanza. La differenza dell’altezza sul piano di campagna tra ledue misurazioni fornirà il dislivello ricercato (Fig. 3).

Fig. 3 (1) Esempio di calate effettuate dalle aperture dei piani alti; (2) Determinazione delle quote dal vano scala; (3, 4) Uso del livello; (5) Uso del triplometro 

Fig. 4A esempio di rilevamento di pianta 

1

3

4

5

2

0.00 0.00

linea di mira

linea di mira

livello

livello di acqua

distanza

differenza diquota

differenza dilivello

differenzadi livello

0.00

L’uso del filo a piombo sulle facciate è utilizzato per stabilire generalmente la precisaposizione di aperture difficilmente raggiungibili. Si collocherà il filo a piombo inallineamento degli stipiti fino a toccare terra.Si tratta cioè di traslazioni di posizioni dall’alto verso il basso. Si preleveranno poi ledimensioni riferendole agli spigoli. Si ricorda l’uso dell’asta metrica che può essereverticalizzata mediante la bolla; effettuati gli spiombi, attraverso la traslazione siotterranno le misure cercate.L’uso del filo a piombo a traguardo, se usato correttamente cercando di stabilizzareper pochi istanti sia il filo che l’occhio dell’osservatore, pur essendo empirico, forniscerisultati sorprendenti per individuare fenomeni di fuori asse nella loro concretezza,anche se non nella loro quantità.Bloccato l’edificio con la poligonale, come già prescritto, si porrà la massima cura alrilevamento delle misurazioni progressive esterne.

Questa operazione tenderà, partendo da uno spigolo del manufatto, chechiameremo caposaldo, a stabilire in progressione la posizione dei piedritti delleporte e delle finestre nonché dei punti singolari (aggetti, rientranze, discontinuitàmurarie, ecc.).Si triangoleranno poi tutti gli ambienti del piano terra, registrando le misure totali. Perogni ambiente si procederà a misurare tutti i segmenti che ne configurano la forma: ledistanze degli spigoli dai piedritti delle aperture, le larghezze delle aperture, glisguinci, le mazzette, le sporgenze, gli spessori murari della perimetrazione e dei settiinterni. Può essere opportuno in taluni casi cominciare a rilevare il piano primo inquanto si ritiene esprima una maggior chiarezza distributiva e possa riassumeremeglio l’insieme.Si procederà poi alla individuazione e alla definizione delle proiezioni dei soffitti e delleeventuali volte; anche i pavimenti costituiranno oggetto di rilevamento, qualora se neconstati la rilevanza (Fig. 4).

A25

 2 5 3

 5 0

 1 8 3   5  3  1

 1 4 0  2 1 0

   8   0   3

221

45   1   5

   2   5

   5   0

   4   3   1

   3   9   0

   1   3   8

   6   2   5

  1   0

   0

   5   9   0

   3   5   0

   5   5

   2   0   5

   5   4   0

   5   0

   1   4   5

   2   1   2

   3   5   3

  2   2   3

   7   8

   7   0   8

   7   1   0

   1   2   1

   2   3   2

   4   0   2   8

   0

   4   6

   1   1   0

   4   3

6   5   5   

501

3540 90 65 120 65 85

261

166 150585

655

2350 122 170 260 48

8   7    5       8   5   5

NO H. non si vede in sezione

26570

265

621

402

215 180410

H=1.90

   3   1   2

   6   0

   6   0

   h 

   0

   9   0

   h 

   1

   4   0

   1   1   8

   5   0

Per le misurazioni verticali occorre innanzi tutto ricordare che la fascia più bassa delmanufatto è a portata operativa ottimale; essa comprende porte, portoni, finestre,scarpate e quant’altro presenta allo spiccato di campagna. Naturalmente per un precisoposizionamento delle aperture occorre disporre delle eventuali inclinazioni del frontestradale e della fascia superiore più bassa in modo da avere un primo invaso di base.Quest’area operativa, mediante l’uso dell’asta metrica, sarà gestita totalmente dal bassoe costituirà il settore di riferimento di tutto l’impianto di facciata.Del prospetto se ne individuerà la maglia portante e i reticoli minori, se presenti, costituitida marcapiano, paraste, lesene, bugnati, fasce, specchiature, ecc. Si prenderanno in

considerazione tutte le vicende vissute dal manufatto, registrando le eventualitamponature riscontrate, le impronte dei tetti, le abrasioni, le fessurazioni profonde, lapresenza di materiali diversi dalla struttura principale, la presenza di connessionistrutturali, specie per edifici dal XII al XV secolo. Entrando ai vari livelli, sarà menodifficoltoso prelevare misurazioni precise di aperture e cornici plastico decorative. Appareevidente come non vi sia una fredda e netta separazione tra le operazioni di rilevamentoplanimetrico e di alzato: la loro concatenazione fornisce di volta in volta il reperimento didati che rimbalzando da un grafico all’altro offrono un’idea più completa del plasticismo edella spazialità del manufatto. Per le sezioni si seguiranno analogamente i comportamentirelativi alle facciate descritti, tenendo conto che le stesure dei relativi disegni di campagnapossono essere messe a punto con più precisione dopo una prima stesura di restituzionedei prospetti e delle piante. Verranno individuate e documentate tutte le situazioniplastiche che non sono state registrate nelle piante e nei prospetti (Fig. 5).

Fig. 5 Operazioni sugli alzati; (1) Quote di calpestio interne riferite alle membrature esterne; (2) Dimensioni da prelevare nella sezione; (3) Identificazione e determinazione dei fuori asse; (4) Dimensioni da prelevare per le posizioni relative delle aperture; (5) Posizionamento di finistra a piano terreno: la misura va presa sull’asse 

1

2

3

4

5

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METODOLOGIE DI RILIEVO

2

E.2.RILIEVO

INDAGINI PRELIMINARI E DIAGNOSTICA • RILIEVO

Fig. 9 (1) Esempio di scala con volta a botte sui pianerottoli e semibotte sulle rampe; (2) Pianta di scala con volta a crociera sui pianerottoli e volta a botte sulle rampe 

Sia per gli archi che per le volte la prima operazione concreta dovrà essere quella diindividuare i piani di imposta. Per gli archi si passerà alla determinazione della frecciaper differenza tra la dimensione totale in chiave e l’altezza dei piedritti individuati. Ilconfronto fra la dimensione della larghezza dell’arco all’imposta e la freccia, permettedi avere conferma o meno della presenza di un arco a tutto sesto. Se gli archi sonodi varia natura, a sesto acuto, ribassato, policentrici, rampanti, irregolari, essi

andranno rilevati con particolari cautele onde individuarne la effettiva forma. Siadotterà, generalmente, il sistema delle ascisse e delle ordinate per stabilire dei puntiintermedi.Per le volte, sarà la loro geometria, nelle diverse situazioni, a suggerire le dimensionida prelevare. Per la volta a botte si procede come per gli archi; per le volte a crocierasi inizierà dai piedritti, per passare poi all’altezza in chiave dell’arco, e quindiall’altezza in chiave di volta; per le volte a vela il prelievo delle tre dimensioni(all’imposta, sull’arco, al centro della volta) non è sufficiente a determinare le esattecurvature: si dovrà procedere al prelievo di misure verticali intermedie; le volte apadiglione si presentano più semplici, ma anche per esse occorre far ricorso amisurazioni intermedie per determinare l’andamento della curvatura.In base al sistema statico le scale si possono suddividere in tre tipi fondamentali: 1)A volta. Questo sistema è stato adottato dall’antichità fino all’introduzione dei materialielastici; 2) Appoggiate. Sempre relativamente al passato sono tali ad esempio le scaleelicoidali di misura ridotta, dove i gradini da un lato sono incastrati nel perimetro e dallato opposto sono appoggiati uno sull’altro a formare il perno verticale; 3) A sbalzo.Quando sono costituite da gradini incastrati su un muro d’ambito ed eventualmenteappoggiati fra loro.Dal punto di vista morfologico si configurano: a una o più rampe in linea; a piantarettangolare; circolare; poligonale; mistilinea. In relazione all’individuazione deglielementi strutturali oggetto di specifico rilevamento, la scala si caratterizza per la

presenza della gabbia, costituita dalle strutture portanti che determinano lo spazio nelquale essa si articola con rampe e pianerottoli. Nel rilevamento della pianta siindicheranno quindi le dimensioni della gabbia, dei pianerottoli, delle rampe edell’eventuale anima o tromba, nonché della pedata. Verrà indicata la direzione disalita, con una freccia, nonché le proiezioni delle volte e degli archi se presenti. Nellesezioni saranno prelevate tutte le dimensioni verticali utili a determinarne l’assetto:l’altezza intercorrente tra un pianerottolo e l’altro; lo spessore della volta e del solaio;l’altezza dell’imposta e della chiave di volta; la dimensione dell’alzata del gradino; lealtezze delle porte (Fig. 9).

Circa la realtà dei pavimenti, il rilievo come conoscenza non può esimersi dalregistrare almeno gli aspetti formali e coloristici. Va quindi presa in considerazionequalunque manifestazione pavimentale, in quanto documentazione o testimonianza diun’epoca. Le operazioni di rilevamento saranno condotte individuando le maglieportanti e via via collocando all’interno di esse il numero e la posizione dei filari equindi le precise dimensioni dell’unità pavimentale. Per pavimentazioni musive si

potrà procedere al rilevamento in scala 1:1 di settori o brani di specifico interesseusando carta trasparente. Vanno poi prese nella massima considerazione lepavimentazioni esterne, cioè quelle dei porticati, dei cortili, delle strade.L’insieme di elementi architettonici legati tra loro così da formare un sistema armonicoed unitario e regolati secondo reciproci e ben definiti rapporti, costituisce l’ordinearchitettonico che deriva dal sistema trilitico.Schematicamente l’ordine è legato al numero 3. Possiamo riscontrare infatti unaprima suddivisione in tre parti: il piedistallo, la colonna e la trabeazione. Ognuna diqueste parti è a sua volta costituita di tre elementi. Abbiamo così per il piedistallo, lozoccolo, il dado, la cimasa; per la colonna, la base, il fusto, il capitello; per latrabeazione, l’architrave, il fregio, la cornice. Diverse sono poi le decorazioni cheornano le membrature dell’ordine architettonico: i dentelli, le gocce, i medaglioni, lemetope, i triglifi; entrambe queste ultime sono ornamenti del fregio dorico. Tutte lepartiture dell’ordine sono dotate di modanature che verranno rilevate con i sistemiprecedentemente esposti. Le modanature si possono così riassumere: il listello,piccolo risalto a profilo rettangolare; la fascia, superficie piana più grande del listelloe più sporgente rispetto al piano dell’edificio; il tondino convesso semicircolare e dipiccole dimensioni; il toro, anch’esso convesso e semicircolare, usato principalmentenelle basi delle colonne; l’ovolo, convesso e formato da un quarto di cerchio; il guscio,formato da una superficie concava in direzione opposta a quella dell’ovolo; la goladritta, curvilinea con profilo realizzato da due archi di cerchio, concavo e convesso,

raccordati tra di loro; la gola rovescia, con la curvatura inversa a quella precedente;la scozia, semplice quando è formata da una superficie inversa a quella del toro,composta quando è formata da più archi di cerchio raccordati tra loro ed infine il beccodi civetta, specie di ovolo arrotondato nella parte superiore (Fig. 10).

B

B1

SEZIONE B - B

SEZIONE A - A

2

A A

LISTELLO TONDINO

BECCO DI CIVETTA

GUSCIO

GOLAROVESCIA

SCOZIA COMPOSTA

DENTELLI

TRIGLIFO

GOCCE

TORO

OVOLO

GOLADRITTA

SCOZIA SEMPLICE

FASCIA

MODIGLIONE

Fig. 10 Schemi di modanature (da: “G. Barucci, Ordini architettonici”)

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E 26 

METODOLOGIE DI RILIEVO

CONOSCENZA DELL’OPERA DA RILEVARE, SCELTA DEI METODI DI RILIEVO

INDAGINI PRELIMINARI E DIAGNOSTICA • RILIEVO2 2

3

Il tessuto urbano, acquisito culturalmente per il suo valore solo in tempi recenti, offrela possibilità di rilievi di più ampio respiro che permettono una conoscenza a tappetodi tutte le presenze volumetriche. Costituisce la base per la conoscenza dei centristorici piccoli e grandi. Considerata l’ampiezza degli interventi si può ritenere ottimalela scala metrica 1:200.Una scala di questo tipo (1:200), può dar adito, nelle suddivisioni interne dell’isolato, aqualche inesattezza, mentre le lunghezze dei lati esterni, le posizioni delle aperture, lealtezze in gronda, possono essere ritenute precise, in quanto soggette a misurazione. Lacollocazione dei setti murari principali verrà determinata dai margini delle unità edilizie,attribuendo il setto a quella più alta.Il lavoro preliminare consiste nella raccolta, integrazione, verifica, aggiornamento edanalisi dei dati esistenti, per proseguire poi nelle produzione di elaborazioni in rilievototalmente inedite, che riguardano le aggregazioni del tessuto urbano, con particolarecura della uniformità metodologica grafica e descrittiva.È opportuno che su ogni tavola elaborata siano presenti indicazioni a marginerelativamente alle fonti reperite e ai nomi degli elaboratori.In definitiva si vuole offrire con la massima immediatezza un’immagine planimetrica e laforma dell’involucro perimetrale, attraverso le variabili e dinamiche unità edilizie.Operativamente e tecnicamente l’indagine sviluppa, come accennato, l’aspettoplanimetrico e quello degli alzati. La pianta, costituita dal solo piano terra, il cui invasoviene realizzato facendo riferimento agli esiti fotogrammetrici della scala 1:2000,ingrandita alla scala 1:200, presenta posizioni convenientemente fedeli di porte e finestreattraverso la misurazione delle progressive di ogni lato, partendo da uno spigolo assuntocome caposaldo. Non vengono tralasciati i numeri civici, che spesso possono fornirespecifiche indicazioni sull’evoluzione dei manufatti.Per un’immediata valutazione ambientale, la pianta viene dotata delle quotealtimetriche al piede e della segnalazione delle vie limitrofe. Viene, inoltre, evidenziata

con chiarezza la presenza di cortili e di chiostrine, sui muri dei quali normaindividuano porte e finestre.Assolutamente determinante è l’individuazione delle precise coperture internstrutture piane). Queste, assieme a tutti i dati precedentemente prelevati, possoutili spunti per la lettura e l’analisi critica.Per ciò che riguarda la stesura degli alzati, dedotte le quote in grfotogrammetrico, ottenendo un invaso verticale, vengono posti in essere qpossiamo chiamare i binari verticali dimensionati sulle larghezze delle appiano terra. Tali fasce verticali possono evidenziare gli eventuali spostamassialità. Si viene così ad ottenere, con il prelievo delle dimensioni verticali, con aste metriche preferibilmente da m.10, o con prelievi dall’alto dalle finespiani (calate), una griglia che permette di evidenziare i rapporti intercorreunità edilizie adiacenti. I prospetti sono dotati di tutte le indicazioni relativamente alla scala grafica; quindi bugnati, cornici, piccoli sportelli, dissuperfetazioni, comignoli, abbaini e altro saranno presenti.Nel caso in cui non esistesse il fotogrammetrico, occorre fare riferimento al per le piante, provvedendo, dopo opportuno ingrandimento in scala, alla realdi una poligonale perimetrale per correggere la forma e gli eventudimensionali. Per gli alzati si procede come già descritto.Sarà un apporto di nuova linfa perché si avranno nuovi input, per penetrare npiù reconditi, dove volgendo lo sguardo per ogni dove con atteggiamento esci si può impossessare di forme, colori e aspetti formali non appariscenti a prSi potrà indagare, conoscere e possedere una città insperata, nelle sue msuoi rapporti, nelle simmetrie, dissonanze, nelle sue forme, nei suoi colori.Può costituire un deterrente come mezzo di controllo per scoprire aggregazioni, sopraelevazioni, modificazioni dell’assetto volumetrico, colfigurativo e ricercare quindi un calibrato e puntuale interesse per i vari aspe

RILEVAMENTO URBANO 

L’operazione di rilevamento costituisce un elementoimportante nel processo di conoscenza completa diun’opera architettonica, di un settore urbano, di un sitoarcheologico o di porzioni di territorio. Questo processopuò essere sintetizzato in quattro punti:

• Comprensione dell’oggetto da rilevare e scelta delletecniche di rilievo;

• Rilevamento;• Rappresentazione grafica;• Lettura dell’oggetto attraverso il rilievo, analisi del

manufatto, documentazione storica, fonti di archivioe bibliografiche

Rilevare significa comprendere l’oggetto cogliendonetutti i valori, da quelli dimensionali a quelli costruttivi, daquelli formali a quelli culturali.La comprensione dell’oggetto indirizzerà il rilevatore

verso la scelta del metodo di rilevamento più idoneo,che dipende da due parametri:

• Le caratteristiche dimensionali del soggetto darilevare;

• Lo scopo per cui si deve effettuare il rilievo

Le metodologie operative possono essere distinte in:

Rilevamento direttoRilevamento strumentaleRilevamento fotogrammetrico

TECNICHE DI RILEVAMENTO 

TRADIZIONALE 

Definiamo rilevamento diretto , quello effettuato conl’ausilio di semplici strumenti di misura, quali il metro, leaste metriche, i decametri, gli squadri ecc.

Il rilevamento diretto viene impiegato nella maggiorparte dei rilievi architettonici e si rivela indispensabile inquello delle piante e nelle sezioni di edifici ove gli altrimetodi non possono essere impiegati.

Questo metodo può essere usato per tutti i tipi di rilievoarchitettonico, tuttavia quando l’edificio assumedimensioni notevoli o presenta forme architettonichecomplesse, risulta molto utile l’integrazione con ilmetodo strumentale e/o fotogrammetrico.Il metodo diretto consiste in due fasi distinte:

• Una detta di campagna , ovvero di rilievo delle misure

• L’altra da effettuare sul tavolo da disegno, ovvero larappresentazione o restituzione grafica

Per razionalizzare le operazioni di rilievo è opportunoseguire un rigoroso ordine:

1. Schizzo e progetto di rilevamento delle piante deivari piani, a partire dal piano terra

2. Prelievo delle misure planimetriche3. Schizzo e progetto di rilevamento delle sezioni4. Prelievo delle misure altimetriche5. Schizzo e progetto di rilevamento dei prospetti6. Prelievo delle misure dei prospetti7. Schizzo e progetto di rilevamento dei particolari8. Prelievo delle misure dei particolari9. Rappresentazione grafica delle piante, delle sezioni,

dei prospetti e dei particolari

Nella rappresentazione dei rilievi architettonutilizzato il metodo di proiezioni ortogonali ariferimento.

Lo schizzo o eidotipo costituisce un elemento fonnelle operazioni di rilievo diretto:deve essere realizzato con sufficiente chicontenere informazioni sia dimensionali che csempre sovrabbondanti rispetto alle esigenze dInoltre, vanno riportati sul foglio di rilievo i segu

• indicazione dell’opera• sua ubicazione• numero progressivo del disegno• data del rilievo• nome del rilevatore

Negli eidotippiante (Fig.1)rappresentare che sta al di piano di sezionsoglie delle rampe di scamentazioni eccIn alcuni casi, cbienti coperti dindispensabile sentare la proiele stesse con teggiate o punte

Negli eidotipsezioni (Fig.2

spensabile chedi sezione pasaperture esterporte e finestreda fornire l’altvano e del paraAlmeno uno desezione develongitudinalmenpo scala, per pla rappresentazla forma gedegli scalini e dro delle rampe.Fig. 1 Eidotipi delle piante Fig. 2 Eidotipi delle sezioni 

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CONOSCENZA DELL’OPERA DA RILEVARE, SCELTA DEI METODI DI RILIEVO

3INDAGINI PRELIMINARI E DIAGNOSTICA • RILIEVO

Fig. 4 Asta metrica 

Fig. 6 Paline  Fig. 12 Squadro da muratore 

Fig. 5 Stadia 

Fig. 8 Nastro metrico o fettuccia d’acciaio 

Fig. 9 Livella a bolla 

Fig. 7 Squadro agrimensorio graduato 

Negli eidotipi dei prospetti (Fig.3) è indispensabileposizionare una fondamentale orizzontale di riferimento,disegnare gli elementi salienti, quali i contorni, i contornidelle aperture, le fasce marcapiano, i cornicioni ecc.Inoltre vanno collocati nella giusta posizione tutti iparticolari architettonici.

Normalmente il piano di proiezione del prospetto èparallelo allo stesso.Nel caso in cui l’angolo tra due prospetti contigui superii 5 -10 gradi, è preferibile utilizzare più piani diproiezione.

Fig. 3 Eidotipi dei prospetti 

STRUMENTI DEL RILIEVO DIRETTO 

Gli strumenti per il rilievo diretto sono:

• Asta metrica (Fig.4) asta rigide graduate coninnesto a vite indeformabile

• Stadia (Fig.5) asta rigida graduata ripiegabile permisure indirette

• Paline (Fig.6) per l’individuazione delle basi dirilievo o per gli allineamenti

• Metro da muratore

• Filo a piombo  – per le misure altimetriche e per laverifica delle verticali

• Squadro agrimensorio graduato (Fig.7) per lamisura diretta di angoli

• Nastro metrico o fettuccia d’acciaio (Fig.8) facil-mente manovrabili

• Livella a bolla (Fig.9) per la verifica delle orizzontali• Bussola – per rilevare l’orientamento

• Calibro (Fig.10) per la misura di piccoli particolari

• Dima (Fig.11) sorta di pettine molto fitto per il rilievodi profili complessi (piuttosto affidabile)

• Squadro da muratore (Fig.12) per imporre l’ortogo-nalità alle basi di rilievo o per verifica

• Fascette di piombo – per il rilievo di profili complessi(meno affidabile della dima).

Tutti questi strumenti, o parte di essi, possono essere usati in combinazione fra loro, assicurandosi che esistasempre un collegamento sicuro fra parti rilevate separatamente.

Fig. 10 Calibro 

Fig. 11 Dima 

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E 28 

CONOSCENZA DELL’OPERA DA RILEVARE, SCELTA DEI METODI DI RILIEVO

INDAGINI PRELIMINARI E DIAGNOSTICA • RILIEVO2 3

RILIEVO PLANIMETRICO 

I metodi di rilevamento planimetrico possono essereraggruppati in due categorie:

• La trilaterazione

• Il metodo per ascisse e ordinate ortogonali

• La trilaterazione o intersezione in avanti piana(Fig.13).

Fig. 16 Poligonale chiusa 

Fig. 14 Rilevamento per ascisse e ordinate 

Fig. 13 Trilaterazione o in tersezione in avanti piana Fig. 15 Rilevamento con misure progressive 

➦  TECNICHE DI RILEVAMENTO TRADIZIONALE 

Fondamentale in ognuno dei metodi di rilievo sopracitati è la costruzione di una linea di base o poligonale(che può essere aperta o chiusa).Per costruire questo allineamento si consiglia di usarefili tesi fra due punti oppure, quando possibile, tracciareun allineamento sul terreno per mezzo di paline.Se la pianta da rilevare fosse particolarmentecomplessa, potrebbe essere necessario costruiretante basi quanti sono i lati dell’edificio,assicurandosi sempre che siano collegate fra loro inmodo univoco.In questo caso gli allineamenti costituiranno una vera epropria poligonale chiusa (Fig.16), ideale perchécontiene maggiormente gli errori di rilevamento.La poligonale suddetta diventerà, nel caso del rilievodegli interni, anche l’elemento di collegamento con lao le poligonali interne.

ALLINEAMENTI Consiste nel collegare ad una base AB costruitaall’esterno dell’edificio, i punti da rilevare per mezzo dicoppie di rette che si dipartono dalla base AB, e nelrilevare la misura di ciascuna coppia di rette.

In questo modo ogni punto risulta univocamentedeterminato e collegato al segmento AB dai due lati deltriangolo A2 e B2

Per ridurre al minimo gli errori di rilevamento e direstituzione grafica, si consiglia di utilizzare triangolicon lati di misure simili.Si preferiscono quindi triangoli con angoli ampi, e sonoinvece da escludere triangoli che formino angoliinferiori a 30°in corrispondenza del punto da rilevare.

Nell’uso corrente, il rilievo mediante trilaterazione vieneindicato anche col termine di triangolazione; questotermine dovrebbe invece essere utilizzato piùpropriamente quando si determina la posizione di un

punto da una base nota mediante la misura di tre valoriangolari.Questo tipo di operazione si può effettuare medianterilievo strumentale.Il metodo per ascisse e ordinate ortogonali (Fig.14).

Consiste nel fissare una base di rilievo ad una certadistanza dall’oggetto da rilevare, possibilmenteparallela ad uno dei suoi lati.Su questa retta, che rappresenta l’asse delle ascisse, siproiettano perpendicolarmente tutti i punti da rilevare,(1, 2, 3) ottenendone le proiezioni corrispondenti.(1’,2’,3’)Si rileveranno ora tutte le misure delle ascisse (distanze1’-2’, 2-2’ ecc.) e tutte le misure delle ordinate (distanze1-1’, 2-2’ ecc.)La perpendicolarità può essere assicurata o con l’uso diuna semplice squadra da muratore o con uno squadroagrimensorio o a riflessione.

Le misure delle ascisse potranno essere rilevate in duemodi:

• metodo delle misure progressive (Fig.15).consiste nel misurare le distanze partendo sempredallo stesso punto (1’-2’, 1’-3’, 1’-4’)

• metodo delle misure parzialiconsiste nel misurare le distanze una per una (1’-2’,2’-3’, ecc.)In questo modo si rischia di sommare gli errori diogni misurazione parziale;si consiglia quindi di verificare le misure parziali conalcune misure progressive o perlomeno di verificarele misure complessive degli estremi della base.

RILIEVO ALTIMETRICO 

Le misure altimetriche vanno sempre riferite ad unsistema di riferimento, ovvero una quota zero, origine ditutte le misure, da identificarsi eventualmente conquella relativa ad elementi architettonici notevoli qualisoglie, zoccolo esterno ecc.Tutte le misure al di sotto della quota di riferimentosaranno negative, quelle al di sopra sarannopositive.Si dispone quindi un filo a piombo lungo la facciata,

partendo da una sua sporgenza come una grparte terminale del cornicione.Questo filo costituisce il riferimento per la tutte le distanze orizzontali delle sporgenfacciata (aggetti).Misurate tutte queste distanze orizzontali salla misura delle verticali.Queste potranno essere rilevate direttamefacciata con un doppio decametro ben teso everticalmente, oppure, in maniera più laboriossicura, proiettando orizzontalmente, con umunito di livella, le quote da rilevare sul filo adove potranno essere misurate o col sistemisure progressive o con quello delle misure

Il rilievo delle quote dei solai viene indirettamente misurando la distanza fra la una finestra e l’architrave di quella sottosmisure che vanno dalla soglia della finpavimento e dall’architrave della sottostante determinano la posizione del solaio.È possibile ottenere indirettamente da queste spessore del solaio mediante una semplice oaritmetica.Si opera nella maniera suddetta anchmetricamente per ottenere indirettamente lo delle murature interne (Fig.17) od esterne (FiSi rilevano a questo punto le altezze internporte ecc.).

Fig. 17 Metodo per il rilevamento dello spessore dellinterne 

Fig. 18 Metodo per il rilevamento dello spessore dellesterne 

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CONOSCENZA DELL’OPERA DA RILEVARE, SCELTA DEI METODI DI RILIEVO

3INDAGINI PRELIMINARI E DIAGNOSTICA • RILIEVO

TECNICHE DI RILEVAMENTO STRUMENTALE 

Nei casi in cui si abbia bisogno di un elevato grado di precisione o per l’impossibilitàdi accedere ad alcuni punti fondamentali per la rappresentazione dell’oggetto darilevare, è necessario ricorrere all’uso di strumenti topografici.Questi strumenti vengono utilizzati per la determinazione planimetrica dei punti delterreno mediante coordinate cartesiane o, in alcuni casi, mediante coordinate polari.Il sistema cartesiano di riferimento per questo tipo di rilievo potrà essere:

• Riferito al sistema cartesiano della rete nazionale, che ha come ordinate lecoordinateNord e come ascisse le coordinate Est.Questo è il caso in cui si abbia bisogno di collegare l’oggetto alla rete nazionalepartendo da un punto noto.

• Riferito ad un sistema di coordinate cartesiane scelto dall’operatore in funzionedell’oggetto da rilevare. Questo è il caso in cui non è necessario collegare l’oggettoalla rete nazionale.

STRUMENTI PER IL RILIEVO TOPOGRAFICO E LORO USO 

• Livelli

Strumenti topografici per la misura diretta dei dislivelli.Il livello normalmente utilizzato nel rilievo architettonico è il livello a cannocchiale(Fig.19).

L’asse ottico del cannocchiale viene reso orizzontale mediante il posizionamentodel suo operando con la regolazione di tre viti dette “calanti”, in grado di alzare odabbassare il supporto del livello, dotato di livelle a bolla – sferica e torica – sulpiano di appoggio collegato al treppiede. Il cannocchiale può ruotare intorno adun’asse verticale in modo che il suo asse ottico ruotando descriva un pianoorizzontale.Volendo misurare il dislivello fra due punti si colloca il livello in un punto intermediofra quelli da rilevare; si dispone quindi sui due punti una stadia perfettamenteverticale e, attraverso il cannocchiale si effettuano le due letture.La precisione di questo strumento per distanze di 100 m. è dell’ordine di 1 mm.Attualmente si preferisce, per ottenere una maggior precisione, utilizzare il livello alettura automatica su di una stadia dotata di un codice a barre.Questo strumento è ideale per l’utilizzo in rilievi eseguiti in spazi aperti, avendobisogno di un’ampia visuale. In sostituzione del livello a cannocchiale in spazi piùristretti può essere utilizzato il livello ad acqua (Fig.20), strumento che utilizza il

principio dei vasi comunicanti.È costituito da due bicchieri di vetro e da un lungo tubo di plastica che mette incomunicazione i due bicchieri.Per individuare un piano orizzontale, si riempie lo strumento d’acqua, quindi sidispongono due aste verticali nei punti di cui si vuole rilevare il dislivello.Quando il livello dell’acqua si è stabilizzato, si tracciano sulle aste dei segni incorrispondenza del livello raggiunto.Si misura quindi con un metro la distanza fra i punti da rilevare (al piede dell’asta)e il livello dell’acqua: il dislivello è determinato dalla differenza delle misure.Questi strumenti sono poco precisi e possono essere utilizzati per distanze chenon superino i 30 m.

Per misurare dislivelli a breve distanza (2-3 m.) può essere utilizzata una livella abolla posizionata su un triplometro o su di un regolo di legno.

Fig. 19 Livello a cannocchiale 

Fig. 20 Livello ad acqua 

Fig. 21 Tacheometro 

• Tacheometro (Fig.21)

Consente la determinazione di una direzione di un punto P nello spazio dal puntoO (centro dello strumento) mediante la misura di angoli verticali (zenitali) edorizzontali (azimutali). La misura avviene, dopo aver mirato, con il centro delreticolo interno allo strumento, il punto P, attraverso la lettura degli angoli suappositi cerchi graduati o su display.Viene posto in stazione come i livelli a cannocchiale.Il tacheometro può essere usato come distanziometro ottico (longimetro) permisure indirette attraverso un procedimento basato sulla lettura dell’angoloparallattico.Il principio su cui si basano questi strumenti, consiste nel determinare la distanzatra il centro dello strumento e un punto su cui può essere messa in stazione unastadia attraverso la lettura dell’intervallo delle misure intercettate da due rette chefanno parte del reticolo. Questo intervallo costituisce la base di un triangolo di cuiè noto anche l’angolo di apertura o parallattico (determinato attraverso la costantedello strumento, in genere pari a 100). La distanza cercata è l’altezza del triangolocosì determinato.Il tacheometro può essere utilizzato su distanze brevi (100-150 m.), ma si calcolache il suo errore, per una distanza di 100m. si dell’ordine di circa 0.3 - 0.4 m., quindinon è uno strumento particolarmente affidabile.

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CONOSCENZA DELL’OPERA DA RILEVARE, SCELTA DEI METODI DI RILIEVO

INDAGINI PRELIMINARI E DIAGNOSTICA • RILIEVO2 3

4

TEORIA DELLA RAPPRESENTAZIONE - RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DEL RILIEVO

➦  TECNICHE DI RILEVAMENTO STRUMENTALE 

• Distanziometri a riflessione laser (Fig.22)

Altri strumenti per misurazione indiretta di recente introduzione nell’ambito delrilievo e che vengono utilizzati quando occorre una maggiore precisione, sono idistanziometri con emissione di raggi laser a bassa intensità.In tali strumenti un raggio laser viene inviato da un emettitore sull’oggetto di cui si

vuole conoscere la distanza, una stazione ricevente posta coassialmenteall’emissione provvede a misurara la distanza apparecchio – oggetto.La precisione massima (0.003 m.) si ottiene con apparecchiature di buona qualitàcon limite ai 30 m.

• Teodolite (Fig.23)

Strumento sostanzialmente uguale al tacheometro dal quale si distingue per lamaggiore precisione. Attualmente i teodoliti sono del tutto sostituiti da stazioni totali,teodoliti con incorporato un sistema a riflessione di onde di misurazione indirettadella distanza, coassiale all’asse del cannocchiale.Il loro funzionamento si basa sull’impiego di onde modulate, emesse da unastazione e ricevute di nuovo, dopo essere state riflesse da un sistema di prismiposizionati nel punto di cui si vuole valutare la distanza.Impiegano di solito onde all’infrarosso e la loro precisione è quasi assoluta: permisure fino a 1Km, il loro margine di errore è compreso fra –1 e +1 cm.Il loro uso in architettura è limitato alla presa delle basi ed al rilievo dei punti dicontrollo nelle riprese fotogrammetriche.

Mediante l’elaborazione dei dati forniti da questo strumento, è possibiledeterminare la posizione di un punto in un sistema d’assi tridimensionale.

Dal centro dello strumento, assunto come origine de lla terna d’assi cartesiani (X, Y,Z) si determinano le coordinate dei punti con il procedimento noto come:triangolazione in avanti nello spazio .Il punto A dovrà essere traguardato da due stazioni S1 e S2, sulle quali vieneposizionato il teodolite, la distanza tra le due stazioni può essere misurataaccuratamente mediante il distanziometro incorporato. Conoscendo gli angoliazimutali e zenitali di un punto A, misurati dalle due stazioni si determina un triangolodi cui sono noti: un lato – la distanza delle basi – e due angoli azimutali, da questielementi si determinano le coordinate del punto A con semplici calcoli trigonometrici. Fig. 2Fig. 22 Distanziometri a riflessione laser 

Eseguite tutte le operazioni di rilievo sulla base degli eidotipi delle piante, deiprospetti e delle sezioni oppure avendo acquisito le informazioni da rilievo

strumentale e/o fotogrammetrico , si procede alla graficizzazione delle informazioni.

RAPPRESENTAZIONE CON TECNICHE TRADIZIONALI 

Le scale della rappresentazioneDi fondamentale importanza nella graficizzazione di unrilievo è la scala di rappresentazione.Per scala di rappresentazione (1:x) si intende ilrapporto fra l’unità di misura dell’oggetto rappresentato(1) e l’unità di misura dell’oggetto nelle sue realidimensioni.Ad esempio, in una scala 1:100 un centimetro deldisegno corrisponderà ad una misura reale di 100 cm.ovvero ad un metro.La scelta di questa scala dipende dagli scopi per i qualiè stato eseguito il rilievo e dalla dimensione dell’oggettoda rappresentare.Per la rappresentazione dell’architettura vengonoutilizzate le seguenti scale:

1:1000, 1:500, 1:200 (per le planimetrie di insieme);

1:100, 1:50, 1:25, 1:20 (per le piante, i prospetti e lesezioni);

1:10, 1:5, 1:2, 1:1 (per la rappresentazione deiparticolari).

In particolare la scala 1:100 è quella maggiormenteutilizzata, sia per la facilità di lettura, sia perché, nellamaggior parte dei casi, riesce a rappresentare le lineeprincipali di un oggetto architettonico.Esistono ovviamente casi in cui le dimensioni ridotte di unedificio facciano scegliere una scala più piccola come, adesempio l’1:50, anch’essa largamente utilizzata.Nella rappresentazione in scala, è necessarioselezionare le informazioni metriche e formali che inquella scala saranno leggibili: non si potrà quindi, ad

esempio, rappresentare in scala 1:100 un capitello intutti i suoi particolari.Come norma si potrà indicare la rappresentatività diuna determinata scala come la possibilità di evidenziarei particolari rilevati che rientrano in un’area di ca.2mmx2mm.

Per la comprensione di un oggetto è inoltre necessarioche le piante, le sezioni ed i prospetti, oltre ad essererappresentati nella medesima scala, vengano allineati.Nel rilievo dell’architettura è buona norma riportare lascala del disegno mediante un righello grafico chepotrà assumere la direzione dei due assi cartesiani X,Y.Questo consente il dimensionamento immediatodell’oggetto e ne consente la lettura anche nel caso incui la riproduzione fosse fuori scala, come nel caso diriproduzione tipografica.Per tradurre graficamente un rilievo effettuato, adesempio, con il rilievo diretto, sarà necessario riportaresul disegno come prima cosa le fondamentali diappoggio utilizzate per il rilevamento, ed utilizzare questa

base per ricostruire graficamente l’oggetto stesso.Per quanto riguarda il territorio, le scale più utilizzateper la sua rappresentazione sono:

1:100.000 (per le cartografie regionali)1:50.000, 1:25.000, 1:10.000 (le più utilizzate perporzioni di territorio)1:5000 (planimetrie a scala urbana)

CONVENZIONI GRAFICHE

A seconda del tipo di rappresentazione, esistonoconvenzioni e simboli che fanno in modo che un graficosia comprensibile da tutti gli addetti ai lavori.

Le simbologie possono rappresentare il m(Fig.1) di cui è costituita una muratura , cospresenza di un passaggio a livello o di un confcartografia catastale (Fig.2).

Queste convenzioni sono stabilite, ainternazionale, dalle norme ISO (International Organization) e, a livello nazionale, dalle no(Unificazione Italiana), e riguardano tutta unsimbologie da utilizzare per la comprensione dalle varie scale.In ogni caso, sia che si rappresenti nel rispnorme o meno, è buona abitudine rediglegenda (Fig.3, Fig.4) che illustri il significsimbologie utilizzate, la quale viene presentatdel grafico per una immediata lettura.

Esistono inoltre delle convenzioni riguardo ai trautilizzati per la graficizzazione:Per l’architettura:Tratti continui sottili (spessori 0.1, 0.15 mm.)

utilizzati per la quotatura dei grafici (che coriportare le misure al vero dell’oggetto sul graTratti continui medio-sottili (spessori 0.2, 0vengono utilizzati per la rappresentazione degnon sezionati e in vista diretta.

Tratti continui spessi (0.4, 0.6 mm.) vengonoper le parti sezionate.Segni tratteggiati di spessore sottile si utilizrappresentare elementi in proiezione (ad eseme travi nelle piante).

Segni a tratto-punto di medio spessore si utiliindicare la proiezione dei piani di sezione.

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TEORIA DELLA RAPPRESENTAZIONE - RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DEL RILIEVO

4INDAGINI PRELIMINARI E DIAGNOSTICA • RILIEVO

Fig. 1 Simbologia di materiali d’architettura 

Fig. 3 Esempi di legenda per i materiali 

Fig. 5 Convenzioni grafiche per i tratti di graficizzazione 

Fig. 2 Cartografia catastale 

Fig. 4 Esempi di legenda per r ilievi 

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TEORIA DELLA RAPPRESENTAZIONE - RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DEL RILIEVO

INDAGINI PRELIMINARI E DIAGNOSTICA • RILIEVO2 4

Fig. 7 Sezioni 

➦ RAPPRESENTAZIONE CON TECNICHE TRADIZIONALI 

Sezioni (Fig.7)

Stesse regole valgono per le sezioni: i piani di sezionedevono essere scelti in modo da dare quante piùinformazioni possibile e devono quindi “tagliare” scale,finestre, porte, eventuali chiostrine o cortili.Le sezioni possono essere rappresentate su più piani,in genere paralleli tra loro.Per quanto è possibile è meglio che il piano di sezionenon sia troppo articolato, per non indurre in lettureerrate.Nel caso in cui sia necessario, rappresentare il “cambiodi piano” con una linea sottile tratto-punto.

Piante (Fig.6)

Il disegno in pianta di un edificio è in pratica unaoperazione di proiezione e sezione:

si tratta di immaginare di sezionare un edificio con unpiano orizzontale, ad una quota convenzionale (1.20 –1.40) rispetto al piano di calpestio, e di proiettare laparte sottostante al piano di sezione sul foglio dadisegno.La quota del piano di sezione varia a seconda dellecaratteristiche dell’edificio e viene scelta in modo damettere in evidenza il maggior numero di informazionipossibile, “tagliando” le porte, le finestre, e gli elementiarchitettonici principali.Tutte le parti sezionate vengono evidenziate con untratto più spesso degli altri e spesso vengono campite.La corretta rappresentazione delle scale in pianta è difondamentale importanza:

Va indicato correttamente il piano di sezione, il verso disalita della rampa, e la posizione del corrimano sialungo le rampe che sui pianerottoli intermedi e di arrivo.Inoltre è bene rappresentare con una linea tratteggiatai gradini che si trovano al di sopra de l piano di sezione,interrompendo il disegno a tratto continuo con una

doppia linea a tratto – punto inclinata a 45 gradi.Gli infissi interni ed esterni devono essereschematizzati in relazione alla scala di riduzione deldisegno, facendo in modo che all’aumentare della scalacorrisponda una rappresentazione più dettagliata.

Le parti dell’edificio giacenti ad una quota più alta delpiano di sezione, se importanti, vanno rappresentati inproiezione con un segno tratteggiato.

Vanno inoltre rappresentate le proiezioni dei piani disezione verticali con un tratto-punto di medio spessoree la direzione di proiezione affiancata da due lettere,esempio A-A’.

PIANTE, PROSPETTI E SEZIONI 

Fig. 6 Piante 

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TEORIA DELLA RAPPRESENTAZIONE - RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DEL RILIEVO

4INDAGINI PRELIMINARI E DIAGNOSTICA • RILIEVO

QUOTATURE 

Utilizzare spessori sottili per la loro rappresentazione, ponendo le quote numeriche alcentro del segmento, interrompendolo, o parallelamente ad esso.I tratti quotati sono contraddistinti da un trattino ad esso ortogonale rinforzato comespessore o da altri simboli (frecce, punti ecc.)In sezione, le quote dei piani di calpestio vanno indicate con una freccetta campita eil loro valore numerico va rapportato alla quota 0.00 di riferimento.

Rappresentazione degli ordini architettonici (Fig.9)Gli ordini architettonici, quando vengono rappresentati in scala 1:100 – 1:50 devonoessere necessariamente schematizzati.Esistono delle convenzioni anche per la loro rappresentazione.È possibile innanzitutto suddividere un ordine architettonico in due parti: quella portata(trabeazione) e quella portante (colonna).Le due parti fondamentali possono essere ulteriormente suddivise in:trabeazione: cornice, fregio e architrave

colonna: capitello, fusto e basela cornice si suddivide ulteriormente in: cimasa, gocciolatoio e sottocornice

La schematizzazione tipica degli ordini architettonici prevede quindi la lororappresentazione mediante nove o dieci righe, a seconda che la base della colonnavenga schematizzata con due o con tre righe.

Nel caso in cui l’ordine abbia anche il basamento, la sua schematizzazione contienesedici righe.

Nel caso in cui l’ordine venga rappresentato in dettaglio verranno invece riportate tuttele parti che lo compongono, rappresentando correttamente anche tutte lemodanature (Fig.10) (listello, tondino, astragalo, ovolo, guscio, gola dritta e rovescia,toro, scozia) e gli altri eventuali elementi decorativi.

Fig. 8 Prospetti  Fig. 9 Esempio d’Eidotipo per il rilievo degli ordini architettonici 

Prospetti (Fig.8)

Nei prospetti, nei quali non sono presenti normalmentelinee sezionate, occorre prestare attenzione allarappresentazione dell’attacco a terra dell’edificio ed allalinea di base alla quale faranno riferimento le quote.

L’attacco a terra dovrà essere visualizzato con il segno disezione, mentre la lineari riferimento delle quote dovràcorrispondere ad una delle sezioni orizzontali (piante), ingenere a quella più prossima alla linea di terra.

I prospetti vanno eseguiti in proiezione ortogonalerispetto al piano di riferimento (tangente all’elementopiù in aggetto della facciata stessa), anche per quantoriguarda le parti disposte obliquamente al piano di

proiezione per non più di 5°rispetto al piano principale.Nel caso in cui le parti oblique avessero un’angolazionemaggiore saranno rappresentate secondo un pianoparallelo ad esse.

Fig. 10 Modanature 

Fig. 9 

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TEORIA DELLA RAPPRESENTAZIONE - RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DEL RILIEVO

OTTICA DELL’OCCHIO UMANO

INDAGINI PRELIMINARI E DIAGNOSTICA • RILIEVO2 4

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RAPPRESENTAZIONE CON STRUMENTI INFORMATICI 

Gli strumenti informatici per la rappresentazione delrilievo sono di fondamentale importanza soprattutto perrilievi fotogrammetrici dal momento che consentonouna graficizzazione immediata dei dati desunti dallacollimazione di punti di una coppia stereoscopica.Sono però altrettanto importanti per la rappresen-tazione di rilievi eseguiti con qualunque metodo, diretto,strumentale e/o fotogrammetrico.Ciò che caratterizza la graficizzazione di un rilievo conmetodi informatici è innanzitutto il fatto che le misuredesunte dal rilievo stesso possono essere riportate nelfile CAD, in dimensioni reali, senza cioè essere“scalate” al momento della graficizzazione. Questoporta un notevole vantaggio nel senso che, agli erroriche comunque sono da prevedere in un rilievo, non siaggiungono ulteriori errori dovuti all’approssimazioneda eseguire per riportare le misure in scala.Operazione fondamentale nella rappresentazione construmenti informatici è la scelta dell’unità di misura daadottare: a seconda delle dimensioni dell’oggetto l’unità

di misura potrà essere il chilometro (nelle cartografie), ilmetro (nelle rappresentazioni standard dell’architet-tura), il centimetro o il millimetro (nelle scale didettaglio).Sarebbe bene, inoltre, procedere per gradi nel dettagliodella rappresentazione, come se si stesse disegnandosul foglio di carta, stabilendo innanzitutto allineamenti,quote base ecc.È necessario, in questo tipo di rappresentazione, faremolta attenzione a non farsi prendere la mano dallacapacità del CAD di rappresentare dettagli che poi nonsaranno visibili nella stampa in scala.Infatti, normalmente, le rappresentazioni vengonoriportate, per esigenze di cantiere e di comunicazionepiù immediata, su carta. Si raccomanda quindi diverificare che ciò che si rappresenta abbia il dettagliorichiesto per la scala alla quale il disegno verràstampato.Nel caso in cui la rappresentazione venga eseguita peressere per esempio archiviata nel formato informatico

(es. sovrintendenze), si riporteranno sul disedati desunti dal rilievo.

RILIEVO INTEGRATO 

Gli strumenti informatici sono di fond

importanza in quei casi (in realtà la maggioranil rilievo viene eseguito integrando informazioncon metodi diversi: strumentale, direfotogrammetrico.In questi casi si parla di rilievo integrato.Il rilievo dei punti topografici (che verrapresentati come punti nello spazio) rappresebase sulla quale impostare la rappresedell’oggetto in tutte le sue viste bidimensionaprospetti e sezioni o per la realizzazione di untridimensionale.Su questa base, sulla quale è bene riportarepunto il numero che lo identifica, vengono daggiunte le informazioni ottenute con altri met

VISIONE UMANA

La visione è il risultato di una serie di fenomeni ottici echimici che permettono all’organismo di tradurre epercepire la luce. L’organo preposto alla ricezione delleimmagini è l’occhio, comunemente comparato ad unapiccola macchina fotografica di forma sferica, completadi obiettivo e pellicola sensibile.Le similitudini tra l’occhio umano e la macchinafotografica (Fig.1), possono riassumersi come segue:• la retina, la parte fotosensibile posta nella zona

posteriore dell’occhio, funziona in modo analogoalla pellicola fotografica: la luce, colpendo lapellicola fotografica, innesca delle reazioni chimichenegli alogenuri d’argento, colpendo la retina,provoca una reazione chimica nei suoi componentifotosensibili attivando le cellule nervose che sono incontatto con i recettori;

• sia le immagini fotografiche che quelle che si formanosulla retina sono bidimensionali, con la differenza chequelle fotografiche sono immagini permanenti,

concrete, tangibili, conservabili ed osserdiverse persone, quelle che si formano nhanno caratteristiche opposte. L’occhio ucomporta come un sensore, è in grado dsensazioni luminose in forma continua e di iuna centrale in grado di memorizzarle.

L’occhio umano permette la ricezione di stimoche, trasmessi ai centri nervosi, danno orsensazioni visive. La luce, prima di giungere arecettrici della retina, subisce delle deviaztrasformano le onde luminose in un’immaginesulla superficie concava interna.Nell’attraversamento dei diversi elemecompongono la parte anteriore dell’occhioluminosi deviano in funzione dell’indice di rifdella forma dell’interfaccia. Le parti interessate fenomeno sono la cornea ed il cristallino. Attrocchi è possibile avere la visione stereoscooggetti apprezzandone le due dimensioni e lo percepire la distanza tra l’oggetto ed il osservazione e distinguere i colori e la forma d

osservato. Ricordiamo che la parte fotodell’occhio è la retina costituita da circa 7.000che reagiscono ai colori specifici, e 130bastoncelli, che reagiscono alla luce di qualsiain particolare al di là del rosso cupo.Quando i coni ed i bastoncelli sono eccitrasmessi segnali neuronici attraverso le fibre ottico, fino ad arrivare alla corteccia celebrale.

L’occhio umano (Fig.2) è composto da:cornea, cristallino, fovea, iride, umor vitreo,sclera, retina.Fig. 1 Similitudini tra l’occhio umano e la macchina fotografica Fig. 2 L’Occhio umano 

VISIONE BINOCULARE 

I fattori che portano alla conoscenza spaziale sono tre:

• la conoscenza dell’oggetto percepito, delle sue dimensioni e della sua posizione

nello spazio in relazione all’immagine prodotta sulla retina;• il movimento relativo dell’oggetto;• la visione binoculare.

Quando si osserva un oggetto si compiono due movimenti: uno di messa a fuoco,tramite la contrazione del cristallino, e l’altro di collimazione attuato attraverso imuscoli retti intorno ai globi oculari che permettono di posizionare gli assi ottici indirezione dell’oggetto e di inquadrarlo con entrambi gli occhi.La distanza interpupillare (Fig.3) dell’uomo è compresa tra 55 e 75 millimetri, neconsegue che il sistema di collimazione (Fig.4) formerà sempre nello spazio untriangolo con base la distanza interpupillare.L’angolo nel punto inquadrato sarà minore per oggetti lontani dalla posizione frontale.La convergenza degli assi ottici è detta parallasse (Fig.5) ed è espressa in gradi; unpunto all’infinito avrà una parallasse nulla cioè 0 gradi.

La naturale differenza tra le due immagini retiniche è prodotta dalla diversa dei due centri di proiezione oculari.La diversità delle immagini retiniche consente la comprensione della forma

in quanto la differenza di posizione e di forma dei vari elementi geometricompongono permettono di percepire la profondità.L’immagine celebrale è unica e tridimensionale ed è direttamente proporziodifferenza di posizione retinica.La nostra acuità formale si basa sul rapporto tra la base e la parallasse, poichè fissa la parallasse è l’unica grandezza che permette di valutare la foroggetti. Prendiamo in considerazione, nello spazio, un oggetto puntifindichiamolo con il punto A, congiungiamolo ora, attraverso dei raggi visuali, globi oculari O’ e O’’ ottenendo così un triangolo.Chiamiamo K l’angolo al vertice formato dai due raggi visuali e b la interpupillare.Indichiamo con y la distanza tra il vertice A e la perpendicolare condotta allainterpupillare, si otterrà la formula per la misura dell’angolo K conoscendo ladell’oggetto e la base interpupillare:

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OTTICA DELL’OCCHIO UMANO

APPARECCHI ED IMMAGINI FOTOGRAFICHE

5

6

INDAGINI PRELIMINARI E DIAGNOSTICA • RILIEVO

K = b/y (Fig.6)

Prendiamo un altro punto B sul prolungamento del segmento O’A, si otterràl’immagine B’ confusa con A’, mentre l’immagine di B’’ e A’’ saranno distinte.

Se proviamo a muovere il punto B si possono verificare tre casi:

• intorno ad A esiste una zona di incertezza dove non si apprezzano le distanze;

• al di fuori di questa zona ne esiste un’altra, più estesa, nella quale le distanze sonopercepibili senza che il punto appaia sdoppiato;

• all’esterno esiste una zona dove le immagini sono sicuramente sdoppiate.

La visione binoculare detta anche visione stereoscopica naturale (Fig.7) èdunque una sensazione differenziale di percezione delle immagini.

Fig. 3 Distanza interpupillare 

Fig. 4 Sistema di collimazione 

Fig. 6 Calcolo della parallasse 

FORMAZIONE DI IMMAGINI FOTOGRAFICHE 

MACCHINA FOTOGRAFICA E SUOI COMPONENTI 

Le fotocamere si dividono in piccolo, medio e grandeformato.

FOTOCAMERE DI PICCOLO FORMATO 

Il piccolo formato si basa sull’utilizzo di pellicole alte 35mm, della misura di 24x36.Gli apparecchi sono di due tipi:

• le fotocamere a mirino separato, dotati o no di untelemetro per la messa a fuoco;

• le fotocamere reflex.Fotocamere a mirino separato (Fig.1)

Il prototipo di questo tipo di fotocamere è la LEICA.Gli obiettivi sono intercambiabili e ciascuno di essicontiene, al suo interno, sia il sistema di diaframmatura,che l’otturatore per la scelta dei tempi.

Il sistema utilizzato dalle macchine fotografiche per lamessa a fuoco del soggetto è il sistema telemetrico(Fig.2) e funziona nel seguente modo:

• una direzione di collimazione, che in genere è adangolo fisso;

• su questa direzione è posto uno specchiosemitrasparente che rinvia parte del raggio verso unprisma dotato di un meccanismo che gli consente diruotare in modo coordinato con la ghiera di messa afuoco del sistema ottico;

• la rotazione del prisma determina uno sdoppiamento

delle due immagini visibili nel mirino; quando sonocoincidenti, la ghiera della messa fuoco hamodificato la distanza focale, consentendo dimettere a fuoco il soggetto sulla pellicola.

Questo sistema, rapido e preciso, comporta dueconseguenze.La prima è che attraverso il mirino non si vede quelloche la pellicola vede attraverso l’obiettivo; la seconda èche si determina un fenomeno di parallasse (Fig.3).Questa caratteristica è causata dalla non coincidenzadell’asse ottico dell’obiettivo con l’asse ottico del mirino,e questo comporta il determinarsi di una noncoincidenza tra l’immagine traguardata e quella che èregistrata sulla pellicola.Si tratta di uno sfasamento verticale delle dueimmagini.

Fig. 5 Parallasse 

Fig. 7 Visione stereoscopica naturale 

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APPARECCHI ED IMMAGINI FOTOGRAFICHE

INDAGINI PRELIMINARI E DIAGNOSTICA • RILIEVO2 6

➦  FORMAZIONE DI IMMAGINI FOTOGRAFICHE 

Fig. 1 Fotocamera leica a mirino separato 

Fig. 4 Fotocamera Nikon Reflex 

Fig. 5 Mirino Reflex a Pentaprisma Fig. 6 Fotocamera Mamiya reflex biottica  

Fig. 7 Mirino reflex con ottica dedicata 

Fig. 2 Sistema telemetrico 

Fig. 3 Differenza tra visione del mirino e dell’obiettivo (Parallasse)

Fotocamere reflex (Fig.4)Questo tipo di fotocamere è caratterizzata da unospecchio, posto a 45 gradi tra l’obiettivo e la pellicola,che rinvia l’immagine su un vetro smerigliato postoorizzontalmente.Attraverso il mirino (Fig.5) ed un pentaprisma l’occhio

vede l’immagine formatasi su questo.Essendo lo stesso obiettivo quello che invia l'immagineall'occhio ed alla pellicola il sistema non presenta laparallasse.

All’atto dello scatto avvengono in sequenza le seguentiazioni:

• lo specchio si alza dalla sua posizione iniziale;• il diaframma viene impostato sul valore selezionato

per una corretta esposizione;• l’otturatore si apre per consentire il passaggio della

luce sulla pellicola;• l’otturatore si richiude;

• il diaframma ritorna alla sua massima apertura perconsentire una visione dell’immagine alla massimaluminosità dell’obiettivo;

• lo specchio ritorna nella sua posizione inizialeidonea a riflettere l’immagine sul vetro smerigliato.

La messa a fuoco delle immagini avviene direttamentesul vetro smerigliato variando con una ghiera filettata ladistanza focale. Sia il vetro smerigliato sia la pellicolasono posti alla stessa distanza dall’obiettivo, diconseguenza l’immagine viene egualmente messa afuoco sulle due superfici.

Reflex monobiettivo (Fig.8)Questo tipo di foto camera presenta uno specgradi che, come nelle reflex di piccolo formato, all'atto dello scatto. Lo specchio è posto tra

ottico e la pellicola rinviando l'immagine ad smerigliato per il controllo dell'inquadratura.Il sistema di controllo dell'immagine può avvattraverso un pozzetto superiore (Fig.9) coRolleiflex (ed in questo caso si presenta l'idestra/sinistra), oppure attraverso un pentaprissopra il pozzetto consentendo di osservimmagine corretta. Essendo lo stesso obiettiche invia l'immagine all'occhio ed alla pellicola non presenta la parallasse.

FOTOCAMERE DI MEDIO FORMATO 

Questo tipo di fotocamere utilizza fotogrammi didimensioni comprese tra 24x36 mm ed il 10x13 cm.Rientrano in questa gamma i formati 6x7 cm, 6x6 cm e4,5x6 cm.A questa categoria appartengono apparecchi di formae concezione differenti, quali:

• la Rolleiflex o la Mamiya che presentano dueobiettivi paralleli, uno utilizzato come mirino ed unocome ottica vera e propria;

• l'Hassemblad o la Zenza Bronica che sono mono-biettivo e presentano, un pozzetto superiore per lamessa a fuoco su vetro smerigliato a cui l'obiettivoinvia l'immagine tramite uno specchio posto a 45

gradi.

Reflex biottica (Fig.6)Il sistema biottico utilizza due obiettivi, uno vero eproprio per la pellicola ed un altro di qualità inferiore masufficiente a produrre una corretta immagine sul vetrosmerigliato.

Nel sistema reflex biottico (Fig.7), nel pozzetto checostituisce il mirino, l'immagine è correttamente orientataper quanto riguarda il basso e l'alto ma presenta invertitidestra e sinistra. Presente ancora la parallasse a causadella non coassialità tra le due ottiche.

➦ FOTOCAMERE DI PICCOLO FORMATO 

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APPARECCHI ED IMMAGINI FOTOGRAFICHE

6INDAGINI PRELIMINARI E DIAGNOSTICA • RILIEVO

Fig. 8 Hasselblad reflex biottica

Fig. 9 Mirino a pozzetto 

Fig. 11 Cerchio di copertura 

Fig. 12 Diaframma 

Il grande formato (Fig.10)I formati standard dei fotogrammi di questo gruppo difotocamere sono: 4”x5” (10x13 cm), 5”x7” (13x18 m),8”x10” (20x25 cm), 11''x14'' (28x35 cm).Le pellicole utilizzate sono lastre piane singole oppure,in numero limitato, inserite in uno châssis.Il controllo dell'inquadratura avviene sull'immagineprodotta dall'obiettivo su un vetro smerigliato,immagine che risulta capovolta e con inversionedestra/sinistra: terminata la fase della messa a fuocoil vetro smerigliato viene sostituito dallo châssisportapellicola.Si tratta di apparecchi di una certa dimensione e pesoper i quali è indicato l'uso del treppiede.

OBIETTIVI FOTOGRAFICI 

Per obiettivo fotografico si intende un sistema otticoche trasferisce la luce emessa da un oggetto ad unsupporto chimico che la riceve e sul quale le immaginipossono essere o registrate e osservate.

CARATTERISTICHE TECNICHE DI UN OBIETTIVO FOTOGRAFICO 

Le tre caratteristiche tecniche fondamentali di unobiettivo sono:

• la lunghezza focale;• la luminosità;• il cerchio di copertura.

La lunghezza focale e la luminosità degli obiettivifotografici coincidono con quanto già descritto.

CERCHIO DI COPERTURA

Un sistema ottico essendo costituito da lenti rotondeproduce una immagine tutta contenuta all'interno di unacirconferenza detta cerchio di copertura (Fig.11).La copertura di un obiettivo deve essere più ampiarispetto al formato della pellicola adottata.

TIPI DI OBIETTIVO FOTOGRAFICO 

Gli obiettivi si distinguono in:

• grandangolari,• normali,• teleobiettivi.

OBIETTIVI NORMALI 

Gli obiettivi sono quelli che hanno un angolo di ripresacom-preso fra 45 e 65 gradi.Questo angolo normale corrisponde a quello di unobiettivo la cui lunghezza focale è pari alla diagonaledel fotogramma.Esempio:

per il formato fotogramma 24x36 l'ottica normale è dicirca 50 mm, per fotocamere che utilizzano

fotogrammi di 6x6 l'ottica normale è 80 mm, per unafotocamera che utilizza un formato fotogramma di 6x9è 135 mm.

GRANDANGOLARI 

Sono obiettivi di corta focale che proiettano sullapellicola una immagine compresa in un angolomaggiore di 65 gradi.Quando un obiettivo ha un angolo di ripresa superioreai 60 gradi l'immagine, anche se prospetticamentecorretta, risulta deformata all'occhio umano.

TELEOBIETTIVI 

Sono obiettivi a lunga focale che realizzano riprese conangoli inferiori a 35 gradi.

OBIETTIVI ZOOM 

Sono obiettivi che consentono di variare la lunghezzafocale ossia l'angolo di ripresa inquadrando porzionigrandi o piccole di una stessa scena, ma rimanendofermi in uno stesso punto di vista.La resa ottica è inferiore a quella deg li obiettivi a focalefissa.

OBIETTIVI MACRO 

Consentono la ripresa di oggetti aventi dimensioni pariod anche inferiori a quelle del fotogramma.

OBIETTIVI FISH-EYE 

Consentono angoli di ripresa che possono superare i180 gradi ma con forti deformazioni sferiche.Utilizzati per effetti speciali, servono a poco perfotografie panoramiche a causa dell'eccessivadeformazione sferica.

OBIETTIVI DECENTRABILI 

Consentono, entro i limiti dell'angolo di coper-tura delsistema di lenti, la possibilità di controllare ilparallelismo delle linee verticali.

Ogni oggetto emette una determinata quantità di luceche può essere controllata attraverso due sistemi:

• diaframma;• otturatore.

DIAFRAMMA

Il diaframma (Fig.12) è costituito da una serie di lamineeccentriche che si chiudono ad iride e per scatti,secondo una sequenza di valori standard, rispondentialla regola che ciascun diaframma trasmette il doppio ola metà della quantità di luce rispetto al valoreadiacente.Il diaframma f/8 trasmette il doppio del successivodiaframma f/11 e la metà del precedente diaframmaf/5,6.

OTTURATORE 

L'otturatore (Fig.13) controlla l'intervallo di tempodurante il quale la luce, attraversando l'obiettivo,raggiunge la pellicola.La scala dei valori presentati sopra un otturatore è taleche un valore di tempo è pari al doppio di quello che losegue: 1/30 di secondo, 1/60, 1/125 ecc.

Fig. 10 Fotocamera “Silvestri” di grande formato 

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APPARECCHI ED IMMAGINI FOTOGRAFICHE

INDAGINI PRELIMINARI E DIAGNOSTICA • RILIEVO2 6

➦  FORMAZIONE DI IMMAGINI FOTOGRAFICHE 

➦ OTTURATORE 

Esistono, quindi, una serie di accoppiamenti fra tempoe diaframma che forniscono sempre lo stesso valore diesposizione.Gli otturatori più comuni esistenti sono di due tipi: quelli

centrali e quelli a tendina.

Fig. 13 l’Otturatore 

Fig. 16 Modelli di esposimetri 

Fig. 14 Otturatore centrale 

Fig. 17 (sopra) Fotocamera Zeiss Umk1318 

Fig. 18 (sotto) Fotocamera Wild P31

Fig. 15 Otturatore a tendina o sul piano focale 

Otturatore centrale (Fig.14)Un otturatore centrale, definito tale in quanto postocentralmente all'interno dell'obiettivo, è costituito dauna serie di lamelle azionate dal movimento eccentricodato da un anello rotante che fa sovrapporre le lamelle.Dato il complesso sistema meccanico delle lamelle iltempo massimo eseguibile da un otturatore centrale è1/500 di secondo.Caratteristica dell'otturatore centrale è quella di esporrein ogni istante del suo funzionamento l'intera superficiedel fotogramma.

Otturatore a tendina o sul piano focale (Fig.15)È un sistema di otturazione installato direttamenteprima della pellicola che appunto si trova sul pianofocale.Il sistema è costituito da due tendine di cui la primascopre la pellicola e la seconda la ricopre. Con questosistema oggi è possibile ottenere dei tempi di 1/4000 disecondo.

Pregio fondamentale è la possibilità di avere rapidissimitempi d'otturazione; difetti sono la presenza didistorsioni orizzontali.

L'esposimetro (Fig.16)Si tratta di uno strumento capace di misurare laquantità di luce emessa dal complesso degli oggettirappresentati nella fotografia (oppure della luce che licolpisce) in foot-candle per pollice quadrato.Gli esposimetri nel misurare la luminanza di un

soggetto restituiscono una serie di valori guidarapportabili ad una serie di coppie di valoritempo/diaframma che sono legati fra loro dalla formula:esposizione = intensità x tempo

Esistono due tipi fondamentali di esposimetri:

• esposimetri a luce riflessa, ossia strumenti chemisurano la luce emessa dall'oggetto che si vuolefotografare;

• esposimetri a luce incidente che misurano la luceche colpisce il soggetto.

La prima misurazione dipende dalle caratteristiche delsoggetto da fotografare, la seconda ne è indipendente.

FOTOCAMERA METRICA

Le fotocamere metriche e semimetricheLe fotocamere metriche, per le riprese a terra, sonodelle macchine fotografiche di grande formato e tarate,cioè risultano noti i parametri dell’orientamento internoed esterno.Esistono due tipi fondamentali di macchine metriche: lamonocamera e la bicamera.

Le monocamere ancora in uso – questo tipo diapparecchio non è più in produzione - sono:

ZEISS UMK1318 (Fig. 17), con obiettivi di variedistanze focali da 64mm a 300mm.WILD P31 (Fig. 18), con obiettivi di 45 mm., 100 mm.,200 mm.

La monocamera  è in genere (es. WILD P31\100 )composta da:

• fotocamera con obiettivo fisso e otturatore;• magazzino per pellicola piana dotato di pressore,

agente su vetro pianoparallelo dotato di reperesincisi;

• supporto ad alidada, con possibilità di movimenti sui tre assi;

• base di appoggio con viti calanti;• cavalletto treppiede di tipo topografico;• accessori vari e valigie per il trasporto.

Esiste un rapporto tra base stereoscopica o base diripresa e la distanza dell’oggetto da rilevare (Progettodi ripresa).La monocamera ha il vantaggio di variare il rapporto trala base di ripresa e la distanza dall’oggetto da rilevare,è meno ingombrante e più leggera.

La bicamera (Fig. 19) - in uso in pochissimi esemplaricostruiti dalla Zeiss e dalla Wild - è formata da duemacchine fotogrammetriche perfettamente identichefissate su di un’asta che svolge la funzione di basefissa e, tramite un congegno a batteria, è possibilescattare contemporaneamente le due fotografie.

La bicamera è applicata principalmentefotogrammetria ravvicinata, ad esempiodocumentazione di statue o per la catalogopere di musei o pinacoteche.Si presta meno per la ripresa di grandi soggetsolamente alcune misure fisse di base stereda 40 a 120 cm.Inoltre risulta molto pesante ed ingombraspostamenti.Esempio: WILD C40

Le fotocamere semimetriche (Fig.20) somacchine fotografiche di produzione corrente, laboratorio per determinare le caradell’orientamento interno e che hanno interpostcon dei reperes tarati di cui si conosce l’esatta Esempio: Rollei 6006/6008.

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APPARECCHI ED IMMAGINI FOTOGRAFICHE

6INDAGINI PRELIMINARI E DIAGNOSTICA • RILIEVO

Fig. 20 Fotocamera Rollei 6006 semimetrica 

Fig. 19 Bicamera costituita da due Zeiss Umk 1318 

USO DELLE FOTOCAMERE METRICHE 

Per semplicità viene illustrato l’uso della Wild P31 edella Rollei 6006 in quanto fotocamere in dotazione alDipartimento. La Wild P31 (prodotta dalla Leica GMBH)è di uso più ingombrante ma permette riprese di

caratteristiche molto elevate.La sezione fotografica, costituita dall’obiettivo –praticamente a focale fissa – dall’otturatore e daldiaframma, supporta sul retro un magazzino rimovibilecon pressore destinato alla pellicola piana 4”x5”, che siappoggia al “piano immagine” – un vetro fisso conincisi cinque reperes indicanti i due assi perpendicolaricon origine nell’O0 dell’immagine, permette diriprendere una foto alla volta intercambiando imagazzini (12 in dotazione).La messa in stazione è simile a quella del teodolite.L’apparecchio può essere livellato con le viti calanti epuò, come un alidada di uno strumento topografico,ruotare sul cerchio orizzontale – asse di rotazione l’asseY della fotocamera - variando gli angoli azimutali, ascatti di 15°o in modo continuo, e sul cerchio verticale –asse di rotazione l’asse X della fotocamera - variando gliangoli zenitali, su posizioni prestabilite da 7g a 30°, perposizionarsi nel migliore dei modi sul soggetto.L’apparecchio può ulteriormente ruotare sull’asse ottico- asse Z – per variare il formato da orizzontale a verticale

sfruttando così al meglio l’ O0 decentrato.La 6006 costruita dalla Rollei GMBH è una fotocameraamatoriale trasformata per l’uso metrico. Può funzionarecon pellicole a rullo del tipo 120 e 220,rispettivamenteda 12 e 24 pose, che s’introducono in un appositomagazzino con pressore incorporato.Il magazzino si inserisce posteriormente sul corpomacchina dotato di vetro ottico pianparallelo sul qualesono incisi 121 reperes di cui 5, posizionati all’estremitàdegli assi coordinati intersecantisi nel centro O0dell’immagine corrispondente con il centro del formato.L’apparecchio può essere fissato su di un cavallettofotografico e non è possibile, come sulla P31, modificarein modo graduato la posizione della fotocamera.

PELLICOLA FOTOGRAFICA

Le caratteristiche nominali delle pelli-cole, granulosità osensibilità, sono potenzialità 'medie' che possonovariare anche notevolmente in dipendenza del tipo ditrattamento subìto durante lo sviluppo del materiale

esposto.Le pellicole a colori sono composte da più strati con unospessore complessivo di ca. 5 m.Il più esterno, nel quale sono inseriti i copulanti gialli, èisocromatico sensibile al blu, a questo segue un filtrogiallo per impedire che la luce blu impressioni anche glialtri strati sensibili, al di sotto sono posti gli stratisensibili al verde, con copulanti magenta, e al rosso concopulanti ciano (azzurro); termina la sequenza unostrato antialone che ferma la riflessione luminosa delsupporto.Lo sviluppo permette di ottenere, o invertire, a secondadella pellicola, il colore dei copulanti, e dar luogo a unaimmagine positiva (diapositiva) o negativa.

Nel 1974 l'International Standard Organisation (ISO) haposto uno standard di definizione della sensibilità(norma 6), recependo e fondendo le due scale adotta-te già dalla American Standard Association  (ASA) edalla Deutsche Industrien Normen  (DIN), presenti datempo sui prodotti in commercio.

Secondo la norma 6 la sensibilità deve essere calcolatain base alla misurazione della densità raggiunta dalnegativo per esempio in condizioni ben precise diluminosità del soggetto, di illuminazione, di sviluppodella pellicola.Il valore numerico risultante fornisce una quantitàdenominata ‘ASA’, mentre un secondo valore detto‘DIN’ è dato da:

DIN = l + IO x log ASA

per cui i due numeri congiunti definiscono il valore 'ISO'.

IMMAGINI DIGITALI DIRETTE E DERIVATE 

La tecnologia digitale oggi è in grado di soddisfare quasitutte le esigenze di riproduzione, con un rapporto costo-prestazione sempre più a favore all’utente.Bisogna però sempre controllare la reale qualità delleprestazioni digitali, oltre che la vera quantità diinformazioni necessarie e la capienza delle immaginidigitali memorizzate, nonché la loro stabilità nel tempo.Vi sono forme più o meno complete di digitalizzazione,che possono essere scelte a seconda delle esigenzespecifiche del caso. La ripresa digitale di un soggetto puòavvenire attraverso tre diverse forme:con apparecchiature fotografiche tradizionali e lasuccessiva digitalizzazione del fotogramma; con cameredigitali dotate di sensore CCD (Fig.21);con la scansione diretta attraverso scanner piani(Fig.22), scanner a rullo (Fig.23) e film scanner(Fig.24). La scelta tra queste diverse possibilità è legataalla esigenza finale del prodotto e soprattutto alla quantitàdi informazioni che si vogliono conservare.È necessario aprire una parentesi sulla relazione trapotere risolvente delle ottiche, delle pellicole e degli

sviluppi, misurato in lin/mm, ossia in numero di lineeidentificabili in 1 mm, e risoluzione delle apparecchiaturevideo e informatiche misurata in pixel o in DPI (dots perinches), ossia in numero di informazioni per pollice.In un caso per raggiungere a esempio la registrazione di10 linee in 1 mm si avrà bisogno di un potere risolventeappunto di 10 lin/mm, corrispondenti a 254 lin/pollice, cheper essere visualizzate su di un monitor avranno bisognoa loro volta di una sequenza di pixel alternativamenteaccesi e spenti, per un totale di 508 DPI. Una pellicola dimedia risoluzione per il formato 135 permette di registrareca. 100 lin/mm che in stampa standard 10x 5 cm, con uningrandimento di 4,2x, si riducono a 24 lin/mm e con uningrandimento di A4 (21x29.7 cm = 83x) si riducono

ulteriormente a 12 lin/mm, limite minimo al quale si puònotare una leggera granulosità diffusa, equivalente a ca.600 DPI. Questo è il minimo livello al quale si dovràarrivare per ottenere una sufficiente riproduzione dalpunto di vista della densità di informazioni, conl’accortezza che ulteriori ingrandimenti aumenterebberole esigenze in quanto a risoluzione e quantità di memoria per l’archiviazione.

Fig. 23 Scanner a rullo 

Fig. 24 Film scanner 

Fig. 21 Camere digitali dotate di sensore CCD 

Fig. 22 Scanner piani 

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APPARECCHI ED IMMAGINI FOTOGRAFICHE

FONDAMENTI GEOMETRICI DEL RILIEVO DA PIÙ DI UNA IMMAGINE

INDAGINI PRELIMINARI E DIAGNOSTICA • RILIEVO2 6

➦  IMMAGINI DIGITALI DIRETTE E DERIVATE 

IMMAGINI DIGITALI RIPRESE CON CAMERE DIGITALI 

Una pellicola 35 mm normale registra sul negativo ca.15.000.000 di grani d’argento, per una 4x5” invece siarriva intorno ai 200.000.000.

Su una pellicola 35 mm si possono registrare da 80 a800 linee/mm.

Sul mercato esistevano piccole macchine fotografi-chedigitali che adoperavano gli stessi sensori tipo ChargeCoupler Device (CCD) delle videocamere, e quindiavevano una risoluzione limitata simile a quella deglistandard televisivi.Il VHS e l’8mm hanno ca. 320.000 pixel, mentre il superVHS e l’hi8 arrivano a ca. 470.000 pixel su un CCD da1/3 di pollice.

Alcuni corpi macchina sono stati studiati per il campoprofessionale con l’intento di permettere l’utilizzo diobiettivi normali con l’inconveniente della presenza diun gruppo ottico fisso interno, posto tra il bocchettone diinnesto dell'ottica e il CCD da 2/3” con 1.3 Mpixel(1280xl024).Questo aggiuntivo ottico è indispensabile in quantopermette di adeguare l’inquadratura fatta dagli obiettiviprogettati per il formato 135 sul nuovo più piccolo

formato digitale, falsando però le caratteristiche delleottiche il cui diaframma viene, peraltro, bloccato allamassima apertura.

La Kodak ha proposto un sistema di digitalizzazione adalta risoluzione su CD-ROM delle immagini fotografi-che tradizionali.Questo sistema permette un’archiviazione permanente,grazie al supporto del CD, aggiungendo la possibilità dimanipolazione totale dell’immagine attraverso isoftware di elaborazione fotografica.La foto digitalizzata tramite appositi scanner può cosìarrivare sino a 2000 DPI.

Con le attuali tecniche si possono ottenere 1280x1000pixel, equivalenti a 1.3 Mpixel, su di un fotogramma con

una diagonale di 2/3 di pollice (17mm) che con lacompressione dati JPEG.L’unico problema dei sensori CCD nell’utilizzo con lemacchine tradizionali è rappresentato dalla necessità diun adattatore ottico in grado di modificare l’immagineprodotta per uniformarla al nuovo piccolo formato,

rendendo compatibili la focale e l’angolo di campo ascapito della qualità.

La Leica ha realizzato una macchina fotografica digitalein formato 36x36 mm che utilizza le tradizionali otticheper il formato 135, senza alcuna correzione ottica,basata su di un sensore CCD lineare a scansione da 25Mpixel (milioni di pixel) per un'immagine digitale a colorida 75 Mbyte.

La Hassemblad ha realizzato, in collaborazione con laPhase One, una camera di medio formato con un dorsodigitale capace di una scansione quadrata da 7000pixel di lato.Questa enorme quantità di dati consente di effettuaretre scansioni consecutive per ognuno dei colori primariRGB e di ottenere un'immagine a colori da ben 150Mbyte.L’unico inconveniente è rappresentato dal fatto chequesto tipo di scansione richiede un tempo relati-vamente lungo per acquisire tutte le informazioni ed è

quindi utilizzabile solo per soggetti fermi.IMMAGINI DIGITALI SCANSIONATE CON SCANNER PIANI O A TAMBURO 

La digitalizzazione delle fotografie su CD rom èattualmente una pratica abbastanza economica e ingrado di assicurare inalterabilità nel tempo delleinformazioni memorizzate, oltre a fornire numerosepossibilità relative all’elaborazione informaticadell'immagine.

Il livello di densità necessario per questo tipo dimemorizzazione è subordinato al rapporto diingrandimento previsto.Prevedendo un ingrandimento massimo di ca. 8.3x, si

ha bisogno di una scansione, sul negativo 24di 5000 DPI, con la conseguenza di avere un’ipiuttosto ingombrante di ca.35 Mbyte.

Se ci si accontenta di risoluzioni inferiori o ingrandimenti è possibile diminuire la d

informazioni e di grandezza del file.La difficoltà a raggiungere livelli di regiinformatica del dettaglio a prezzi accessibili halla realizzazione prima di una stampa da tradizionale e successivamente ad una digitalcon una congrua densità di DPI.Più il rapporto immagine stampa si avvicina aldecade la necessità di apparecchiature sofisti

I più diffusi scanner piani da tavolo hanno dimstandard A4 o A3,del tutto simili a unafotocopiatrice, sono in grado di memun’immagine piana appoggiata sulla supscansione.In questo caso la risoluzione ottica , ossiamomento della scansione, di 600 DPI è sufficpuò facilmente raggiungere anche 12permettendo una più puntuale registrazionecontemporaneamente a una, se pur limitata, pdi ingrandimento.

Anche se le interpolazioni permettono a espassare da 1200 DPI a 9600 DPI, queste quansolo fittizie in quanto non incrementano dnumero delle informazioni registrate, goncontro i file da registrare.

Gli scanner sono talvolta predisposti anche pein trasparenza e quindi sono in grado di fotogrammi scattati con normali macchine fotoma con la definizione lontana dalle necessitfedeltà e integrità di riproduzione.

Un leggero aumento di definizione si ottienscanner a tamburo, a causa del loro costo e sono utilizzati solo in appositi laboratori.

FONDAMENTI TEORICI DEL RILIEVO DA PIÙ DI UNA IMMAGINE 

La possibilità di restituire da più immagini le dimensioni di un soggetto tridimensionalesenza ricorrere a misure dirette è stata teoricamente e compiutamente determinatanella metà del secolo XIX. Senza ripercorrere la storia delle varie esperienze ericerche che hanno reso possibile l’enunciazione definitiva dei teoremi sullamisurazione da due o più fotogrammi si farà riferimento al teorema enunciato daGuido Hauk che stabilisce in modo completo la relazione esistente tra punti reali nellospazio e punti immagine su due o più piani di riferimento.L’enunciato del teorema di Hauck (Fig.1, Fig.2) è il seguente.Dati due piani di proiezione π’ e π” in posizione qualsiasi e due centri di proiezione PV’ e PV” al di fuori di essi, costruita la retta che li unisce b, si chiameranno nuclei N’ e N” i punti d’intersezione tra b e i due piani π’ e π”.Considerati due punti A e B esterni ai due piani di proiezione e non coincidenti con PV’ e PV” e le loro proiezioni dai due centri in π’ e π”, A’e A” e B’e B”, si avrà che la retta r’ che congiunge A’e N’ sul piano π’ e la retta r” che congiunge A” e N” sul piano π” si incontrano in un punto della retta i intersezione dei due piani π’ e π”, e la stessa relazione esiste tra i punti B’ e B” e N’ e N”.

Da questo teorema si deduce:• che esistendo un piano che contiene i punti A e A ’e A” passante per la retta b equindi per i due punti di proiezione e i due nuclei; ed esistendo anche il piano per ipunti B e B’ e B” passante per la retta b; data la posizione dei punti A’ e A” su i duepiani π’ e π” e i due PV Il punto A nello spazio è individuato in modo univoco.

Dato che tali deduzioni sono applicabili a tutti i punti dello spazio compresi i puntiimpropri il teorema di Hauck potrà essere così enunciato:dati due punti A’e A” su due piani distinti π’ e π” e due punti di proiezione PV’ e PV” ,esisterà un solo punto nello spazio che sia intersezione delle rette A’ PV’ e A” PV” e tale punto giacerà sul piano costituito dalle due rette A’ PV’ e A” PV” che conterrà anche la retta b congiungente i punti PV’ e PV”.Con questo teorema si stabilisce in forma definitiva la possibilità di avere le coordinatedi un punto nello spazio avendo la posizione delle sue due proiezioni su due pianidistinti da due punti PV’ e PV”.

Una dimostrazione (Fig.3) molto semplice si ha nel caso di due pπ”coincidenti in π, due punti PV’ e PV” distinti posti ad uguale distanza dal pquesto caso la retta b sarà parallela al quadro, i due nuclei coincidono improprio della retta b e le due proiezioni A’ e A” sono allineate su una rettaalla medesima retta b.

Consideriamo: la distanza che intercorre tra PV’e PV” con il piano π che chidf’ e df”, uguali tra loro, che incontrano il piano π in O°’ e O°”, la distanza tra che chiameremo b . Se si uniscono le due proiezioni A’ e A” con PV’ e PV” apunto d’incontro tra le rette che sarà proprio il punto A cercato.

La doppia fotografia (Fig.4)I teoremi così espressi danno la possibilità di individuare le coordinate del pfunzione di distanze deducibili sul piano π, della distanza dei due PV e dericorrendo quindi a misure dirette sul soggetto di cui il punto A fa parte.Se il piano π è sostituito da due foto, i due PV da obiettivi fotografici e la dfla distanza focale si ricava immediatamente la relazione che intercorre

immagini dello stesso soggetto prese tra due punti di vista diversi e ilmedesimo.Di tutti i punti del soggetto rappresentati in due immagini è possibile ricavcoordinate cartesiane calcolate da una origine qualsiasi.Naturalmente i teoremi prima descritti si applicano anche con piani π’coincidenti e con distanze PV diverse , non è quindi necessario avere due sullo stesso piano e riprese con fotocamere delle stesse caratteristiche.Per definire le coordinate di un punto de llo spazio rappresentato con due produe immagini diverse sarà sufficiente:

• conoscere l’orientamento interno delle due fotocamere (df, O°, e il formpellicola)

• conoscere la distanza b tra le due fotocamere (base di ripresa).

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FONDAMENTI GEOMETRICI DEL RILIEVO DA PIÙ DI UNA IMMAGINE

7 INDAGINI PRELIMINARI E DIAGNOSTICA • RILIEVO

Date le due immagini per eseguire il rilievo, si dovrà praticamente ricostruire laposizione che le due fotocamere, di cui si conosce l’orientamento interno, avevano almomento della ripresa.

Questa operazione si chiama orientamento esterno, e, in particolare, orientamentorelativo l’orientamento esterno che ricostruisce la base di ripresa e lasovrapposizione delle immagini, la parte comune alle due immagini. La ricostruzionedella posizione delle fotocamere avviene in scala immagine.L’orientamento relativo si può eseguire con vari metodi, con misure dirette delladistanza della base e con misure di punti del soggetto rintracciabili in foto, con ilmetodo che tiene conto di tutti i fattori come posizione e angoli delle fotocamere,punti esterni, punti fotografici, di tutte le foto contemporaneamente il cosiddetto:bundle adjustment .Le operazioni di orientamento si concludono con il cosiddetto orientamento assolutoche permette di costruire sia il piano che la scala di restituzione, imponendo allecoordinate di almeno sei punti sul fotogramma, le coordinate dei punti corrispondentidel soggetto. Da notare che con il metodo del Bundle adjustment le operazioni diorientamento relativo ed assoluto sono eseguite nella medesima operazione.

METODI DI RESTITUZIONE NON STEREOSCOPICI 

Esistono metodi che, a vari livelli permettono di restituire un modello costituito da

coppie di fotogrammi in maniera diretta.I metodi si distinguono in:

Metodi grafici diretti grafici o con uso de l CADIl metodo grafico diretto (Fig.5, Fig.6) consiste nel posizionare i due fotogrammi dicui si conosce l’orientamento interno, su di un piano procedendo all’orientamentoesterno fissando una unica retta per i due centri O°parallela all’asse X della terna delsoggetto, facendo scorrere su questa retta i due fotogrammi in modo che siano bendistinti tra loro. Se si usano direttamente diapositive o negativi i due fotogrammisaranno collocati nella stessa posizione nella quale è avvenuta la presa: ilfotogramma destro a destra, quello sinistro a sinistra. Se si usano stampe ifotogrammi dovranno essere posizionati al contrario.Si dovrà ritrovare la distanza b tra i due centri PV (sul piano coincidenti con O°) conun metodo che permette di eseguire l’orientamento relativo ed assoluto insieme.

Fig. 1 Teorema di Hauk, in una rappresentazione ottocentesca

Fig. 3 Teorema di Hauk con i due piani coincidenti 

Fig. 2 Teorema di Hauk Fig. 4 La doppia fotografia  

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FONDAMENTI GEOMETRICI DEL RILIEVO DA PIÙ DI UNA IMMAGINE

INDAGINI PRELIMINARI E DIAGNOSTICA • RILIEVO2 7 

➦  FONDAMENTI TEORICI DEL RILIEVO DA PIÙ DI UNA IMMAGINE 

➦ METODI DI RESTITUZIONE NON STEREOSCOPICI 

Infatti partendo da punti del soggetto di coordinate note, si individuano gli stessi puntisui fotogrammi e si costruiscono le rette A’ PV’ e A” PV” tante volte quanti sono i puntiche vengono processati. I PV utilizzati per questa operazione, non potendo esserequelli reali posizionati nello spazio, sono ribaltati (Fig.7) sul diametro orizzontale

(orizzonte) del cerchio di distanza. Tenendo fisso il primo PV si sposterà il secondoPV fino a che i due raggi A’PV’ e A”PV” non coincideranno in un unico punto A. Lastessa operazione si eseguirà con un altro punto B. La distanza nota tra i punti A Bdel soggetto, potrà essere riportata alla scala di restituzione voluta.Se questa operazione avverrà in punti posizionati sull’asse X , le proiezioni da PVsono dirette, se, i punti A’ A”, B’ B” sono posizionati al di fuori dell’asse X si dovrà,prima di procedere alla costruzione delle rette passanti per i PV, proiettare i puntisull’asse X con la direzione dell’asse Y come rappresentato nelle immagini.Con questo metodo - che potrà avvalersi dei programmi CAD utilizzando immaginiraster ottenute con lo scanner da foto o immagini digitali, per migliorare sia laprecisione che la resa grafica della restituzione - sarà possibile realizzare una seriedi sezioni orizzontali (parallele all’asse X) e verticali (parallele all’asse Y) chedescriveranno il soggetto in modo tridimensionale come in una rappresentazione inproiezione ortogonale per viste orizzontali e per viste verticali.

Fig. 7 Uso del metodo grafico per la determinazione delle altezze 

Fig. 5 Metodo grafico diretto 

METODI CHE UTILIZZANO SOFTWARE SPECIFICI 

Esistono in commercio software che utilizzano algoritmi derivati dai teorfotogrammetria con due fotogrammi per ottenere restituzioni tridimensionstereoscopia.Tra questi il più conosciuto è il software MR2 della Rollei, recentemente moribattezzato CDW.Il software CDW utilizza almeno due immagini su schermo ottenute da scafotocamere digitali. La possibilità di usare più foto è implicita nelle capcomputer di ottimizzare i calcoli confrontando due foto alla volta dello stesso

Gli orientamenti possono essere eseguiti con tutti i metodi conosciuti e in più, ucamere metriche della stessa ditta, possono avvenire in maniera semiaattraverso il reticolo calibrato esistente nei modelli semimetrici della Rollei.La restituzione avviene con il puntamento di tutti i punti che si vogliono restutte le foto dove i punti sono visibili.In questo caso oltre A’ e A” si avranno A”’ A”” ecc. relativamente al numero La restituzione avviene con un CAD in un file grafico apposito esterno alle raster. Uno speciale dispositivo del software permette di individuare i punti che non risultassero visibili in alcune foto. Il dispositivo è costituito da un mobile automatico su schermo che si posiziona, in base agli orientamentiall’incirca dove dovrebbe trovarsi il punto omologo non visibile.

SISTEMI DI RILEVAMENTO CHE NON FANNO USO DI IMMAGI

Alcune apparecchiature in uso in questi ultimi anni sono in grado di esegnon utilizzando immagini ma costruendo direttamente immagini digitali su partendo direttamente dai punti reali del soggetto.

Tali dispositivi fanno uso di un sistema a laser a raggio di diametro molto riviene emesso ed indirizzato sul soggetto. In relazione ai varie case coshanno diversi sistemi di lettura dei punti del soggetto colpiti dal laser, unutilizzati consiste nel leggere il raggio laser nel punto dove colpisce l’oggettogenere dispositivi utilizzati più che per l’architettura per oggetti di piccole dicon una telecamera posta a distanza fissa dalla emissione laser ma inruotare per seguire le variazioni di impatto tra laser e oggetto.

Il principio si inspira a quello della doppia immagine ma più propriamente ècome un sistema telemetrico, dove alla base fissa si contrappone una angolare del secondo dispositivo di lettura.

Con questi sistemi si può rilevare un oggetto per punti tridimensionali sistemuna griglia più o meno fitta che permette al programma del computer di realizfigura tridimensionale su schermo costituita dalla “nuvola di punti” rilevati.

Su questa figura necessariamente discontinua si può costruire la superficieche rappresenta il modello dell’oggetto rilevato.

STEREOSCOPIA ARTIFICIALE: PRINCIPI, VERIFICHE EUTILIZZAZIONI 

COSTRUZIONE DI UNA COPPIA STEREOSCOPICA

Se si considerano due immagini dello stesso oggetto ottenute per esempioriprese fotografiche, eseguite da una distanza corrispondente a lla visione disgli assi paralleli, la prima da un punto di vista a sinistra dell’oggetto e la seun punto di vista spostato a destra della distanza interpupillare (ca. osservando le due immagini in modo che l’occhio sinistro veda solo l’immsinistra e l’occhio destro solo quella di destra, si ottiene la visione stereartificiale .Partendo da due immagini piane si riesce a costruire un modello tridimvirtuale  sfruttando le caratteristiche della visione umana, così come si realFig. 6 Metodo grafico diretto: esempio 

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FONDAMENTI GEOMETRICI DEL RILIEVO DA PIÙ DI UNA IMMAGINE

7 INDAGINI PRELIMINARI E DIAGNOSTICA • RILIEVO

connessione occhi-cervello, in grado di stabilire la dimensione e la posizione nellospazio di un oggetto tridimensionale attraverso la percezione visiva ottenutaosservando l’oggetto contemporaneamente con i due occhi. Se i raggi che dagli occhivanno ai singoli punti delle due immagini s’incontrano a due a due nello spazio, si hala sensazione del rilievo come se si osservasse l’oggetto direttamente.

OSSERVAZIONE DI UNA COPPIA STEREOSCOPICA

La procedura più immediata per l’osservazione di una coppia stereoscopica èsicuramente quella assicurata dall’impiego di uno stereoscopio mentre uno strumentochiamato barra di parallasse consente di misurare, in modo piuttosto approssimativo,i dislivelli rilevabili nel modello stereoscopico virtuale dell’oggetto considerato,rispetto ad un piano di riferimento indefinito.Lo stereoscopio (Fig.8) è lo strumento più immediato per la lettura di coppiestereoscopie aeree e terrestri. Nella sua forma più semplice, lo stereoscopio portatile, ècostituito da due lenti convergenti montate su un supporto. Le lenti sono di norma diidentica lunghezza focale, sempre inferiore ai 250 mm., e funzionano anche da lenti diingrandimento. Questo tipo di strumento è costruito per una distanza interpupillarestandard di 64 mm. Il suo limite è dato dal fatto che l’ingrandimento non supera mai il3X e la distanza tra punti omologhi non può andare oltre la distanza interpupillare.Per ovviare a questi inconvenienti sono stati realizzati degli stereoscopi a specchi(Fig.9), con i quali è possibile osservare punti omologhi fino a distanze di 240 mm. circa.Questo tipo di stereoscopi operano ingrandimenti fino a 4X, 8X, utilizzando unopportuno sistema di lenti per l’osservazione.Perché avvenga la fusione delle due immagini retiniche è necessario che le immaginisiano posizionate in modo corretto: infatti l’inversione delle immagini sotto lo

strumento provoca una inversione nella percezione del rilievo spaziale che si concretanella visione di sporgenze invece di rientranze e viceversa.La barra di parallasse (Fig.10), ispirandosi allo stesso principio fondamentale dellamarca mobile, permette di misurare nell’ambito della stereoscopia considerata, lospostamento lineare per distorsione di altezza da due differenti punti dell’oggettoritratto, situati a quota differente rispetto al piano di riferimento prescelto nella presafotografica, e di ricavarne il relativo dislivello, o variazione di altezza.Lo spostamento lineare relativo (Fig.11) costituisce appunto la parallassestereoscopica di tale dislivello.Costruttivamente, la barra di parallasse è realizzata in modo da supportare alle sueestremità due diversi indici di collimazione, situati a distanza identica a quella del sistemaottico di osservazione stereoscopica dei fotogrammi considerati, e mobili l’uno rispettoall’altro, per mezzo di una vite micrometrica che ne misura il relativo spostamento.

OSSERVAZIONI SUI MODELLI STEREOSCOPICI 

L’osservazione di una coppia stereoscopica, sia che su di essa si effettuino misure omeno, è comunque di grande importanza consentendo, recandosi sul posto soltantoin occasione delle riprese, di osservare l’oggetto nei dettagli mediante la suaimmagine virtuale.

Particolare interesse rivestono, nell’analisi del modello stereoscopico, i parametri cheintervengono nella definizione del fattore di esagerazione del rilievo .Infatti la scelta e l’adozione di basi differenti basi di presa delle immagini, condizionail risultato finale della percezione visiva del modello virtuale.Questo fenomeno, però, oltre che falsare l’immagine tridimensionale, può esseresfruttato per rendere più agevole l’osservazione, e quindi la misura dell’oggetto,esaltandone forme e dislivelli.All’aumentare della base di presa, infatti, aumenta la percezione dei dislivelli nelmodello virtuale.

MODELLO DIGITALE CONTINUO (DCM – DIGITAL CONTINUOUS MODEL) 

Tramite questo metodo, è possibile l’osservazione di un oggetto in modo continuo,sorpassando il concetto di “stereoscopia a coppie”, che costringe, una volta osservatauna porzione dell’oggetto tramite una coppia stereoscopica, di montare sullostereoscopio la coppia adiacente per poter continuare l’esplorazione.Il DCM consiste in una rappresentazione fotografica tridimensionale che può essereosservata con l’aiuto di un sistema informatico costituito da un computer, uno schermoe una paio di occhiali attivi.La costruzione di un DCM consiste nelle stesse operazioni di orientamento di unacoppia stereoscopica moltiplicate per il numero di modelli necessari a rappresentarel’oggetto.In questo modo, mediante l’utilizzo di speciali algoritmi, si ottiene un modelloesplorabile in modo continuo, simile ad un modello tridimensionale costruito con ilcomputer ma costituito da immagini fotografiche.

Fig. 10 Barra di parallasse 

Fig. 9 Stereoscopi a specchi Fig. 11 Spostamento lineare relativo 

Fig. 8 Lo Stereoscopio 

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L’operazione di ripresa consiste nel collocare la cameranel punto previsto dal progetto di ripresa, che puòessere effettuata impiegando una bicamera o unamonocamera.Il posizionamento delle camere avviene con metodianaloghi a quelli relativi ad apparecchi topografici.Posizionata la camera si procede ad orientare l’asseottico secondo la direzione progettata ed a rilevarel’orientamento esterno della stessa, operazioni checonsistono nel determinare le coordinate del centro divista, la direzione dell’asse ottico e l’orientamento delfotogramma.Oltre alle fotografie, delle quali si deve conoscerel’orientamento esterno ed interno della macchinafotogrammetrica, è necessario rilevare sull’oggettoalmeno cinque punti noti detti di appoggio, incoordinate cartesiane, che possano essere poifacilmente individuati sulle immagini.

Per una ripresa fotogrammetrica è necessario effet-tuare una serie di operazioni:

• Redazione di un progetto di ripresa• Acquisizione del materiale occorrente• Compilazione di schede di lavoro• Esecuzione delle riprese fotogrammetriche• Esecuzione dell’appoggio topografico

ACQUISIZIONE DEL MATERIALE OCCORRENTE 

Il materiale per le riprese fotogrammetriche si compone di:

• macchina fotogrammetrica (metrica (Fig.1, Fig. 2)o semimetrica Fig.3);

• teodolite (stazione totale) per impostare la retetopografica costituita dalle stazioni di ripresa e puntidi appoggio;

• paline per traguardare gli allineamenti;• segnali da apporre sull’oggetto da rilevare;• il quaderno di campagna.

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RILIEVI DI ELEMENTI ARCHITETTONICI CON PIÙ IMMAGINI FOTOGRAFICHE

INDAGINI PRELIMINARI E DIAGNOSTICA • RILIEVO2 8

TECNICA FOTOGRAFICA DI PRESA

Fig. 3 (sopra) Fotocamera semimetrica Rellei 6006 

COMPILAZIONE DI SCHEDE DI LAVORO 

Le schede, compilate durante la fase di presa e restituzione, sono di tre tipi: la primaper la ripresa fotogrammetrica Tab.1, la seconda per la ripresa topografica Tab.2e la terza per gli eidotipi delle stazioni Tab.3. In queste schede deve essere indicato:

• il numero progressivo di ogni scheda;• l’oggetto della ripresa;• la data del giorno in cui è avvenuta la ripresa;• l’ora di inizio e fine lavori;• il tipo di macchina fotogrammetrica usata;• lunghezza della base di ripresa;• la posizione dell’asse ottico della macchina rispetto all’oggetto;• l’angolazione della macchina rispetto all’orizzontale (Inclinazioni zenitali);• il numero del fotogramma;• il tipo di pellicola;• il valore del diaframma;• i tempi di posa;• le condizioni ambientali;• l’altezza strumentale;• i punti di riferimento presi sull’oggetto.

ESECUZIONE DELLE RIPRESE FOTOGRAMMETRICHE 

La macchina fotogrammetrica viene posizionata nel punto prefissato nel progetto diripresa, viene messa in bolla con lo strumento e si verifica l’inquadratura dell’oggettoda rilevare, si carica la camera col lastre o pellicola e si scatta la foto.In seguito si riposiziona la camera alla distanza (base di ripresa) prefissata nelprogetto di ripresa, verificando il campo di sovrapposizione ed i relativi punti principali.

RILIEVO DEI PUNTI D’APPOGGIO 

Occorre battere le coordinate plano-altimetriche di almeno sei od otto punti per ognicoppia di fotogrammi e quindi per ogni modello. Questi punti possonoapprossimativamente giacere sullo stesso piano, se si tratta di soggetto piano, mentrese il soggetto da rilevare è costituito da piani diversi o da volumi articolati si dovrannoprevedere punti distribuiti sulle superfici che lo costituiscono. I punti, quando èpossibile saranno individuati o da delle marche numerate posizionate prima delleriprese, o da punti significativi come spigoli di finestre o punti notevoli dell’architettura. Tab. 1 Scheda per la ripresa fotogrammetrica 

Fig. 1 (a lato) Fotocamera metrica P31/100/200 

Fig. 2 (in alto a destra) Fotocamera metrica

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RILIEVI DI ELEMENTI ARCHITETTONICI CON PIÙ IMMAGINI FOTOGRAFICHE

8INDAGINI PRELIMINARI E DIAGNOSTICA • RILIEVO

Tab. 2 Scheda per la ripresa topografica  Tab. 3 Scheda con eidotipi delle stazioni 

PROGETTO DI RIPRESA: TEORIA E PRATICA

È la stesura di un progetto il cui scopo è quello direalizzare delle riprese fotografiche che siano in gradodi essere utilizzate per effettuare un rilievo di oggettiarchitettonici o archeologici.

Fig. 4 Esempio di progetto di ripresa 

• Oggetto da rilevare. Documentazione grafica.• Scala di restituzione.• Progettazione.• Controlli e collaudi.• Costi.

Esempio di un progetto di ripresa (Fig.4)

CARATTERISTICHE DELLA FOTOCAMERAMETRICA O SEMIMETRICA EORIENTAMENTO INTERNO 

• Orientamento interno, ovvero distanza focale edimensione del fotogramma.

• Campo iperfocale.• Inclinazioni zenitali (Fig.5).

OGGETTO DA RILEVARE. DOCUMENTAZIONE GRAFICA

• Eidotipo con le dimensioni di massima dell’oggettoda rilevare.

• Analisi cartografica per il controllo dello spazio in cuisi andrà ad operare.

Analisi in situ per controllare gli spazi liberi, gli ostacoliche possono impedire le riprese, la situazionedell’illuminazione, l’orientamento ed il colorepredominante.

SCALA DI RESTITUZIONE 

Stabilire la scala del rilievo, in genere scelta dalcommittente, dipende:

• dalle dimensioni dell’oggetto da rilevare• dai particolari che si vogliono leggere• dalla precisione che si vuole conseguire• dallo spazio antistante a disposizione• dai costi che si vogliono sostenere

ELEMENTI ESSENZIALI PER UN PROGETTO DI RIPRESA

• Caratteristiche della fotocamera metrica o semime-trica ed orientamento interno.

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RILIEVI DI ELEMENTI ARCHITETTONICI CON PIÙ IMMAGINI FOTOGRAFICHE

RESTITUZIONE DA IMMAGINI FOTOGRAFICHE PLURIME CON SISTEMI ANALITICI

INDAGINI PRELIMINARI E DIAGNOSTICA • RILIEVO2 8

9

➦ PROGETTO DI RIPRESA: TEORIA E PRATICA

➦ SCALA DI RESTITUZIONE 

PROGETTAZIONE

Scelto l’apparecchio foto-grafico fatte le ricognizioni in

situ, si hanno due strade perla realizzazione di un pro-getto.

Calcolo della distanzaottimale D in base alla scaladel rilievo R ed alla scala delfotogramma (quando nonsussistono problemi di ac-cessibilità).

D = df / (R • m) 

dove: df è la distanza focale

R  è la scala dellarestituzione

m è la scala del fotogrammadi norma 1/4 della scala direstituzione

Calcolo della lunghezza utileorizzontale L:

L = (D • ll o  ) / df 

dove: llo è la larghezza lastrao pellicola orizzontale

Calcolo della lunghezza utileverticale l:

l = (D • ll v  ) / df 

dove: llv è la larghezza lastra o pellicola verticaleCalcolo della base di ripresa B:

B = (1 - s) • L

con: 0.60 ≤ s ≤ 0.80

Calcolo della lunghezza del campo stereoscopico Lst:

Lst = L – B

Sovrapposizione dei modelli Lst o copertura tra modelli contigui:

Dal 10% al 30% di Lst 

CONTROLLI E COLLAUDI 

Fatti i progetti si sceglie quello che risponde maggiormente alle esigenze. Ideve essere tale da poter subire leggere modifiche in fase di realizzazadattarsi a situazioni contingenti ed impreviste. Queste variazioni devoncompatibili con il progetto scelto. Il collaudo si effettua realizzando delle provsimulando l’operazione di presa.

COSTI 

I costi dipendono:

• dal formato del fotogramma;• dalla scala del rilievo;• dal numero e dalla posizione delle stazioni di presa;• dal numero e dalla posizione delle stazioni topografiche;• dal numero dei modelli da restituire;• dai tempi operativi.

Per ottenere una ottimizzazione dei costi si dovrà operare sul numero delle quindi dei modelli. La diminuzione di quest’ultimi comporta una diminuzioned’appoggio topografici e un minor tempo di restituzione.La riduzione del numero dei modelli potrà avvenire entro certi limiti con la scbase di ripresa più piccola possibile, tenendo presente che una base troppriduce l’effetto stereoscopico e quindi la possibilità di osservare tridimensionalmente, oppure con l’uso di obiettivi di angolo adeguato.Un ulteriore diminuzione del numero di riprese si potrà avere con fotocamadottano grandi formati, questa soluzione comporta l’ulteriore vantaggimaggior definizione dell’immagine. Le fotocamere a grande formato ssempre più in disuso perché di difficile maneggevolezza, e i materiali d’uso costo sensibilmente maggiore.

PRINCIPI DI FUNZIONAMENTO DEL RESTITUTORE ANALITICO 

La restituzione di una coppia stereoscopica puòessere realizzata mediante l’elaborazione analiticadelle coordinate-lastra dei punti omologhi.

Le coordinate-lastra x, y e x’, y’ dei punti omologhi suidue fotogrammi che costituiscono la coppiastereoscopica, vengono trasformate in coordinatespaziali X, Y, Z, del sistema di riferimentotridimensionale.

Si adotta in pratica la sostituzione del sistema proiettivofisicamente materializzato dei restitutori analogicicon un sistema proiettivo definito da relazioni analitiche

che esprimono il medesimo principio teorico.L’apparato strumentale di base per la restituzioneanalitica è composto da:

• una unità ottico  – meccanica che consentel’esplorazione stereoscopica dei fotogrammi, e lacollimazione delle loro coordinate-lastra mediantemarca mobile (Fig.1);

• una interfaccia hardware dedicata allo scambio didati fra la parte ottico - meccanica ed un computer(lettura delle coordinate lastra ed attuazione dellospostamento dei carrelli);

• un computer che elabora i dati acquisiti, trasfin coordinate spaziali, dotato dei soforientamento (interno, relativo ed assolrestituzione.

UNITÀ OTTICO - MECCANICA

L’unità ottico - meccanica comprende un grupbinoculare con distanza interpupillare e messvariabili, uno o due carrelli portalastre che conoltre ai movimenti per l’esplorazione del stereoscopico, anche i movimenti differenzialdurante le operazioni di orientamento.

I controlli dei movimenti e i dispositivi di acqdei punti variano da apparecchio ad apparecccome l’ingrandimento dell’ottica binoculaposizionamento delle lastre fotografiche.I due fotogrammi vengono posizionati sui porientandoli in maniera approssimativa.Di seguito si procede alle operazioni di orieche precedono la restituzione vera e propria.L’orientamento di una coppia stereoscopica stre fasi:

• Orientamento interno• Orientamento relativo• Orientamento assolutoFig. 1 Principio della marca mobile 

Fig. 5 Esempio di ripresa inclinata 

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RESTITUZIONE DA IMMAGINI FOTOGRAFICHE PLURIME CON SISTEMI ANALITICI

9INDAGINI PRELIMINARI E DIAGNOSTICA • RILIEVO

ORIENTAMENTO INTERNO

Consiste nella ricostruzione della piramide ottica dellacamera di ripresa mediante la collimazione in mono ostereoscopia delle marche fiduciarie impresse sullelastre (realizzate con camere metriche) per eseguire

questa operazione occorre conoscere i dati relativi allacamera metrica utilizzata:

• Distanza focale effettiva (espressa in mm)• Coordinate di quattro marche fiduciarie (repéres) –

alcuni software possono operare con soli tre o duerepéres -

Il software confronterà i risultati della collimazioneeseguita dall’operatore con i dati della fotocamerautilizzata nella ripresa, memorizzati nel computer,segnalando gli eventuali spostamenti tra dati ecollimazioni che possono così essere modificate.

ORIENTAMENTO RELATIVO 

Consiste nella ricostruzione della posizione relativadelle due lastre al momento della presa ovvero allasovrapposizione delle parti comuni alle due lastre.Analiticamente due fotogrammi sono orientati e quindisono sovrapposti nella parte comune, quando tutte le

coppie di raggi omologhi convergono sui punti reali chele hanno generate. In questo modo si forma una figuracon caratteristiche 3D “simile” all’oggetto preso inconsiderazione.

Per ricostruire la posizione delle due fotocamere almomento della presa si dovrà conoscere:

• la posizione dei due centri di proiezione Pv1 e Pv2 ela posizione dei due quadri _1 e _2, come direconoscere i due orientamenti interni;

• la posizione reciproca delle due fotocamere,conoscere cioè i 6 gradi di libertà possibili dei dueapparecchi (tre rotazioni: degli assi xs, ys, zs, _ _ e _, e tre traslazioni x,y,z del centro Pv).

Questa operazione nei restitutori analitici si eseguecollimando un certo numero di punti omologhi(almeno 6) sui due fotogrammi, bloccando ilfotogramma1 e facendo coincidere su questo i puntidel fotogramma 2.

Nei software si possono collimare più dei punti

necessari per l’orientamento relativo per ottenere unapiù sicura condizione di sovrapposizione reciproca.Sempre utilizzando i restitutori analitici si ottiene,operando in questo modo, la lunghezza del segmentoPv1- Pv2 , cioè la misura della base, che risolve, in unacerta scala, il problema del dimensionamento delmodello rispetto all’oggetto reale.Completato l’orientamento relativo è possibilel’osservazione della coppia in forma stereoscopica,come dire che risulterà anche possibile esplorare ilmodello in modo tridimensionale.

ORIENTAMENTO ASSOLUTO 

È necessario per una restituzione in posizione realedell’oggetto da rilevare e consiste nella posizionare ilmodello rispetto alle coordinate assolute X,Y,Zdell’oggetto di partenza.L’operazione dal punto di vista geometrico sicomprende facilmente se si considera l’insieme le duefotocamere e del modello, mobile nello spazio Le seipossibili rotazioni e traslazioni che tale insiemepossiede, possono essere variate in modo da riportareil modello nelle stesse condizioni della presa iniziale.

Nei restitutori analitici tale condizione si ottiene con lacollimazione in stereoscopia di un numero di punti di

appoggio almeno 4, ma di fatto variabile da 6 a 8 percoppia stereoscopica.Le coordinate dei suddetti punti rispetto al sistema diriferimento X,Y,Z, vengono inserite “a monte” nelsoftware di orientamento.La collimazione di un punto nello spazio-modello siottiene, quando le due marche mobili, (che possonoessere luminose o meno e di varia forma) relative aisistemi ottici di osservazione delle lastre, si fondonofino a quando ne è visibile una sola. Ciò significa chenello spazio virtuale che si osserva nel modello, le duemarche indicano in modo univoco il punto dell’oggettoche ha generato i due raggi omologhi.

RESTITUZIONE

La restituzione della coppia stereoscopica vieneeseguita collimando un certo numero di punti (che variaa seconda del dettaglio e della scala di restituzione),con una marca mobile.La precisione nella lettura diretta delle coordinate alla

scala del modello è dell’ordine di 0.005 mm.La

restituzione può essere:• numerica, se i dati in uscita sono coordinate X, Y, ed

altre indicazioni analitiche e di individuazione deipunti collimati;

• grafica, se i dati in uscita vengono visualizzati comeun grafico vettoriale mediante software CAD.

TECNOLOGIA

Gli apparecchi di restituzione analitica si distinguono fraloro fondamentalmente per i diversi sistemi dimovimento sulle coordinate x, y, e z, e per i software diorientamento che utilizzano.Ognuno di loro inoltre è predisposto per essere“interfacciato” con diversi software di restituzione.

Uno dei primi restitutori analitici è stato realizzato dallaOMI che avviò le ricerche dal 1959 grazie allacollaborazione della Bendix corporation di Detroit.

TRIANGOLAZIONE AEREA

Non essendo sempre possibile la misurazione di ungran numero di punti di appoggio per viatopografica, l’orientamento assoluto di unastrisciata aerofotogrammetrica, può essereintegrato dalla triangolazione aerea spaziale, che

consente di ricavare punti di appoggio per viafotogrammetrica.Le varie metodologie di procedura per la triangolazioneaerea sono tutte mirate al concatenamento deifotogrammi, o dei modelli stereoscopici, di una o piùstrisciate.Partendo da un modello stereoscopico orientatocorrettamente mediante punti noti, è possibileorientare la serie di modelli successivi di unastrisciata, collegandoli fra loro mediante punti diriferimento, fino all’altro estremo correttamenteorientato.

La triangolazione aerea viene generalmente distinta in:

• triangolazione spaziale, che consente di determinarein modo completo, (plano - altimetricamente) lecoordinate dei punti di appoggio;

• triangolazione radiale, che interessa soltanto ladeterminazione planimetrica ed è basata sulla

misura di angoli tra punti diversi dei fotogrammi.

RESTITUZIONE SU MONITOR GRAFICO 

Il metodo di restituzione da coppia stereoscopica più diffuso è senz’altro quellografico.Le restituzioni numeriche, infatti, producono nuvole di punti di difficileinterpretazione e gestione.

SOFTWARE DI RESTITUZIONE 

Esistono una moltitudine di software per la restituzione grafica:alcuni sono inseriti nel pacchetto software di corredo degli apparecchi di restituzionementre altri che non sono stati programmati specificamente per questo utilizzo,vengono interfacciati con il sistema in uso.Le differenze fra i vari tipi di software riguardano: l’editing grafico, il formato dei filesin uscita, l’interfaccia utente e il grado di dettaglio che riescono a raggiungere.Infatti, software programmati per la restituzione di cartografie spesso non sono ingrado di cogliere dettagli necessari per il rilievo, ad esempio, di una chiesa barocca.

In generale comunque, questi programmi producono files vettoriali di tipo CAD.

Nel caso della restituzione di cartografie (Fig.2, Fig.3, Fig.4), nelle quali il prodottofinito è un disegno bidimensionale che contiene le annotazioni delle quote di alcunipunti notevoli, la collimazione di punti nello spazio viene riportata graficamente concoordinate X, Y e contiene il dato numerico della coordinata Z.

Ci sono dei casi in cui, anche nel rilievo dell’architettura, si vuole ottenere un graficobidimensionale: è il caso dei profili e delle sezioni orizzontali.In questo caso, si utilizza lo stesso criterio della restituzione per curve di livello nelquale, dopo aver collimato il primo punto della curva, si blocca il movimento dellacoordinata Z (che rappresenta la quota) nell’apparecchio di restituzione e sicontinuano a collimare solo i punti che hanno la stessa quota del primo. Fig. 2 Esempio di foto zenitale aerea 

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RESTITUZIONE DA IMMAGINI FOTOGRAFICHE PLURIME CON SISTEMI ANALITICI

INDAGINI PRELIMINARI E DIAGNOSTICA • RILIEVO2 9

➦ RESTITUZIONE SU MONITOR GRAFICO 

Fig. 3 Rilievo archeologico Fig. 4 Rilievo territoriale  

La forma grafica tridimensionale più utilizzata per larestituzione fotogrammetrica è la Polilinea 3d.Si tratta di una spezzata tridimensionale (che contienecioè sia i dati che la visualizzazione in X, Y, Z) cheunisce tutti i punti collimati. Viene ampiamente utilizzataquando si intende rimandare l’interpretazione el’eventuale integrazione (ad esempio mediante rilievodiretto) dei dati di rilievo in quanto contiene solo lecoordinate dei punti effettivamente collimati e nonopera interpolazioni di alcun genere.Nel caso in cui si voglia ottenere un file che contengagià informazioni tridimensionali di superficie e non dipunti, è possibile creare direttamente superfici o solidi(Fig.5) (a seconda del software che si utilizza)collimando i punti fondamentali che li individuano.Nel caso del te rritorio le restituzioni tridimensionali sonodette D.T.M. (Fig.6, Fig.7) (Digital Terrain Models).In questo caso l’interpretazione è contemporanea allarestituzione ed è generalmente sconsigliata nel caso dirilievi molto complessi.

I due metodi, per polilinee o superfici/solidi possonoovviamente essere integrati (Fig.8)Nel caso dei rilievi per curve di livello, è possibile crearedei modelli semplificati dell’andamento del territorio,che vengono visualizzati come “fette” sovrappostedelimitate dalle curve di livello stesse.

USCITE GRAFICHE TRIDIMENSIONALI 

Fig. 6 Modello D.T.M. per Mesh 

INTEGRAZIONE DELLA RESTITUZIONE CON TECNICHE BI E TRIDIMENSIONALI 

Il risultato del rilievo fotogrammetrico per polilinee 3d,ha bisogno di elaborazioni successive per produrreimmagini bidimensionali classiche dellarappresentazione in proiezione ortogonaleoppure per ottenere modelli tridimensionali.

Il file in uscita dovrà quindi essere “ripulito” dalleinformazioni in eccesso nel caso dellarappresentazione in proiezione ortogonale (piante,prospetti, sezioni) ed integrato con le informazioniottenute durante il rilievo, ad esempio, dei profili.

Il rilievo fotogrammetrico dell’architettura inoltre,difficilmente contiene tutti i dati necessari ad unarappresentazione dettagliata (per effetto dellaprospettiva delle immagini fotografiche) e deve quindiessere integrato con altri tipi di rilievo (diretto e/ostrumentale).

Nel caso della elaborazione di modelli tridimensionali,

Fig. 8 Modello risultante da metodi integrati 

sarà necessario individuare le geometrie fondell’oggetto, in modo da ricondurre le supevolumi da rappresentare alle primitive grasoftware di modellazione tridimensionale.

Fig. 7 Modello D.T.M. in rapporto al territorio 

Fig. 5 Costruzioni di modelli solidi virtuali 

SOFTWARE DI RESTITUZIONE 

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RESTITUZIONE DA IMMAGINI FOTOGRAFICHE PLURIME CON SISTEMI DIGITALI

10INDAGINI PRELIMINARI E DIAGNOSTICA • RILIEVO

PRINCIPI DI FUNZIONAMENTO DEL RESTITUTORE DIGITALE 

La fotogrammetria digitale differisce sostanzialmenteda quella analitica per l’uso di immagini digitali in luogodi quelle fotografiche “analogiche”Come è stato illustrato nel capitolo precedente, irestitutori analitici, pur lavorando con l’aiuto di uncomputer in grado di eseguire gli orientamenti e la

restituzione, utilizzano come supporto le lastrefotografiche.Questa, dal punto di vista operativo è una grossalimitazione dal momento che la lastra fotografica è unacopia unica, deperibile, e deve essere sottoposta ad untrattamento chimico e la sua scala di visualizzazionedipende dalla scala del fotogramma, dal suo formato,dalla qualità chimica dell’emulsione e dalla qualità delsistema ottico che la produce.

I restitutori digitali, invece, visualizzando le immaginisullo schermo di un computer, utilizzano come supportoimmagini raster, (immagini digitali trattate come mappadi bit la cui unità di misura è il pixel).Per questa utilizzazione le immagini possono essere oacquisite con uno scanner ad alta definizione (1 pixel ≤a 25 micron) oppure riprese direttamente con unafotocamera digitale.Il vantaggio di questa operazione rispettoall’utilizzazione diretta delle lastre è che, scaricatal’immagine sotto forma di file, essa diventa

praticamente non deperibile, ed è inoltre duplicabile perl’utilizzo contemporaneo in altri sistemi. Per controancora oggi l’immagine fotografica ha un potererisolutivo nettamente superiore alla immagine digitale.Si è già visto che una emulsione fotografica puòconsiderarsi capace di una risoluzione di ca. 25.000dpi, mentre il miglior dispositivo di ripresa di immaginidigitali arriva a ca. 14.000 dpi. Normalmente non siarriva oltre i 2500 dpi per questioni di memorizzazionedell’immagine.Tuttavia la tecnologia digitale sta in piena evoluzionementre quella fotografica ha da tempo stabilizzato lasue ricerche.La strumentazione necessaria per la restituzionedigitale consiste in:

• un computer che contiene i software di orientamentoe di restituzione;

• un sistema di visualizzazione stereoscopica.

Per quanto riguarda gli orientamenti non ci sonoparticolari differenze tra i sistemi analitici e quelli digitali.Il sistema di visione stereoscopica è inveceprofondamente diverso da quello sostanzialmentediretto dei restitutori analitici.

SISTEMA STEREOSCOPICO, TECNO-LOGIAE VISIONE CON OCCHIALI ATTIVI E PASSIVI, I SOFTWARE 

Tecnologia a doppia immagine fissa e visionestereoscopica (DVP della Leica) (Fig.1).

Il sistema prevede l’osservazione delle due immaginifotografiche sullo stesso schermo, rispettivamentedestra e sinistra, che contengano una parte incomune (Fig.2).

La visualizzazione stereoscopica si ottiene mediante

Fig. 2 Visione delle partizioni del monitor 

Tab. 1 Tabella di comparazione tra Dpi, Mb, Pixel

Se si considera il fascio delle radiazioni luminose sezionato da un pianoperpendicolare all’asse delle oscillazioni, si potrà osservare come le oscillazioni nonavvengono tutte sullo stesso piano ma su piani diversi, come i raggi di una ruotarispetto al mozzo.Isolando uno di questi piani, la luce sarà composta dalle sole oscillazioni poste suquesto piano; in questo caso si ha la luce polarizzata.

VISIONE CON OCCHIALI PASSIVI E SCHERMO NON POLARIZZATO 

Le due immagini vengono polarizzate una in verticale e l’altra in orizzontale.La visione distinta si ottiene con un occhiale con la polarizzazione invertita che“occulta” l’immagine che non deve essere visibile ad uno dei due occhi.

Visione con occhiali passivi e schermo polarizzato (Stereospace – Mencisoftware) (Fig.3).

Le due immagini vengono polarizzate da un apposito filtro posto davanti allo schermoe viste attraverso un normale occhiale polaroid.

TECNOLOGIA A DOPPIA IMMAGINE SCORREVOLE VISIBILE CON PARTICOLARI OCCHIALI 

Visione con occhiali attivi (Fig.4)

La visualizzazione avviene con due immagini alternate con una frequenza di 2X60 HZ.La separazione delle immagini avviene mediante l’utilizzazione di due otturatori acristalli liquidi integrati negli appositi occhiali.L’emittente all’infrarosso, posizionato sul monitor, sincronizza le operazioni diotturazione degli occhiali con le immagini visualizzate sul monitor ed ha uno switchche consente di passare dalla visualizzazione monoscopica a quella stereoscopica.

In modalità stereoscopica, l’emittente raddoppia il segnale video, sovrapponendo ledue immagini.È possibile collegare due schermi (Fig.5) in modo da avere su uno schermol’immagine stereoscopica, e sull’altro l’immagine monoscopica per la visualizzazioneper superimposition della restituzione grafica.

SOFTWARE DI ORIENTAMENTO 

Il software di orientamento è organizzato per operare con i metodi tradizionali (punti -oggetto, punti – foto, angoli di rotazione dell’immagine sui tre assi) o con metodiautomatici (tipo bundle-adjustment). Si tenga presente che la struttura stessa dei pixel,distribuiti secondo ascisse ed ordinate, formano una griglia microscopica in grado difornire gli elementi dell’orientamento interno ( salvo la df ) direttamente, in luogo deireperés incisi sulla lastra di vetro pianoparallela su cui si appoggia la pellicola.

Il sistema di restituzione è basato sulle seguenti tecnologie di visualizzazione:

• tecnologia a doppia immagine fissa e visione stereoscopica (DVP della Leica);• tecnologia a doppia immagine polarizzata visibile con particolari occhiali;• tecnologia a doppia immagine scorrevole visibile con particolari occhiali.

La tecnologia a doppia immagine su schermo è di più semplice comprensione. Ladoppia immagine viene osservata dallo stereoscopio posto avanti allo schermo checompleta la dotazione del sistema.Il movimento lungo le coordinate X ed Y sarà assicurato da un normale mouse, ilmovimento Z da una trackball, o tramite tastiera.Perché questo sia possibile, è necessario “isolare” la trackball, in modo che nonfunzioni “in parallelo” con il mouse, ma gestisca unicamente i movimenti secondol’asse Z.Il sistema non può essere considerato di massima precisione dal momento che in

Fig. 1 DVP della leica 

uno stereoscopio mobile e regolabile, simile ad uncomune stereoscopio a specchi.Le immagini dovranno essere orientate e quindiall’interno di esse verrà visualizzato un pixel coloratoche fungerà da marca mobile.Per informazioni specifiche consultare la tabella (Tab.1).

TECNOLOGIA A DOPPIA IMMAGINE POLARIZZATA VISIBILE CON PARTICOLARI OCCHIALI 

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7/21/2019 Rocchi Rilievo

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RESTITUZIONE DA IMMAGINI FOTOGRAFICHE PLURIME CON SISTEMI DIGITALI

INDAGINI PRELIMINARI E DIAGNOSTICA • RILIEVO2 10

➦ PRINCIPI DI FUNZIONAMENTO DEL RESTITUTORE DIGITALE 

➦ SOFTWARE DI ORIENTAMENTO 

Fig. 3 Stereospace - Menci software 

Fig. 4 Visione con occhiali attivi Fig. 5 Visione con occhiali attivi su schermo stereo e visione diretta su schermo mono  

Conoscenza dell’opera da rilevare, scelta dei metodi di rilievoFig. 1-3 Mirri F., La rappresentazione tecnica e progettuale. LaNuova italia Scientifica, 1992.Fig. 4-12 Catalogo ditta.Fig. 13-18 Mirri F., La rappresentazione tecnica e progettuale. LaNuova italia Scientifica, 1992.Fig. 19-23 Catalogo ditta.Teoria della rappresentazione. Rappresentazione grafica delrilievoFig. 1-2-4 Docci M., Maestri D., Il rilevamento architettonico.Laterza, 1984.Fi 3 Di G i V Rili di ll’ h l i

Fig. 1 Stockel G., Percezione rappresentazione comunicazione.Kappa, 1998.Fig. 2-4 Carpiceci M., La fotografia per l’architettura e l’ambiente.Palombi Editori, 1997.Fig. 3-6 Pinto G., Nozioni di fotogrammetria. Erga Edizioni, 1996.Apparecchi ed immagini fotograficheFig. 1-16 Stockel G., Percezione rappresentazione comunica- zione. Kappa, 1998.Fig. 17-24 Catalogo ditta.Fondamenti geometrici del rilievo da più di un’immagineFig. 1 Cfr. Tesi di Dottorato di Ricerca. Paris L., 1995.Fi 2 6 G fi d ll’ t

Fig. 11 Catalogo ditta.Rilievo di elementi architettonici con più immagini fotoFig. 1 C. Cundari, Fotogrammetria architettonica. KaFig. 2 Catalogo ditta.Fig. 3-5-6-7 G. Pinto, Nozioni di fotogrammetria.Erga EdFig. 4 Grafico dell’autore.Fig. 8 Cfr. Tesi di Laurea. A. Sansone, 1995.Fig. 9 G. Bezoari, La fotogrammetria per l’architettEditori, 1992.Restituzione da immagini fotografiche plurime canaliticiFi 1 7 G fi d ll’ t

genere lavora con immagini raster scandite a 600 DPI (punti per pollice) e della dimensione di 42x42 micron (vedi Tabella 1).La tecnologia a doppia immagine polarizzata (con occhiali passivi) e quella

immagine scorrevole (con occhiali attivi) utilizzano la stessa tecnica di resNel campo stereoscopico il software inserisce un cursore che, per essere supiano immagine, “entra” nel modello virtuale tridimensionale. Gli spostamenin Y sono ottenuti con un mouse, mentre per gli spostamenti Z si utilparticolare cursore rotativo inserito nel mouse o una trackball separata.

Alcuni vantaggi del sistema digitale sono:

• facilità di costruzioni di ortofotopiani da un modello come da più modelltra loro;

• possibilità di osservazioni dirette su schermo d’immagini orientate tridimcon la facoltà di poter rilevare misure direttamente sulle foto (DTM).

Bibliografia