ROCCHETTA..LAPOETICA...
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Transcript of ROCCHETTA..LAPOETICA...
Su un colle, situato in Puglia, sorge un
piccolo paesino di nome Rocchetta
Sant'Antonio, chiamato in questo modo per
la sua posizione
su una grande
rocca (roccia).
Rocchetta è un
paese ricco di
monumenti e
chiese situati in vari posti. Il simbolo di
Rocchetta è il castello d'Aquino, torre
ogivale, stagliata su
un colle. Il castello,
luogo avvolto dal
mistero di un territorio
da sempre crocevia di culture, tradizioni e
idiomi diversi, rappresenta antichi splendori.
Questo paesino si veste dal fascino delle
attigue regioni della Lucania e dell’Irpinia.
Rocchetta è piena di chiese, palazzi nobiliari,
e come abbiamo già detto anche di castelli.
Francesco De Sanctis la ribattezzò
"poetica" forse proprio
perché dalle linee artistiche
del suo abitato ha percepito
la signorilità e l'arte di chi
continua a far respirare e vivere al visitatore
un'atmosfera d'altri tempi. Una peculiarità
apprezzata dal Touring club italiano che ha
insignito la cittadina della bandiera
arancione, che consiste appunto
nel turismo.
Il piccolo comune nasce al confine tra
Campania e Basilicata, immerso tra
panorami dei Monti Dauni e dell'Irpinia. A
far guardiano al centro arroccato sul crinale
c'è un sito composto da vari monoliti tra cui
la leggendaria "Preta
Longa" importante
luogo che separa il
territorio tra
Rocchetta e un paesino di nome Candela.
A Rocchetta sorgono boschi e pinete, inoltre si
trovano piccoli sentieri per footing ed
escursioni. Tutto il territorio è ricco di fonti
naturali d'acqua. Sono molte le fontane dalle
quali è possibile dissetarsi con acque
freschissime soprattutto nelle giornate più
calde. Il territorio è attraversato dal fiume
Ofanto che offre incantevoli paesaggi.
La fortificazione di Rocchetta Sant’Antonio è
inequivocabile, se non altro, l’intervento
progettuale dello
stesso architetto
che ha operato a
Carovigno. Anzi lo
studio di
quest’ultima fortificazione è stato
determinante al fine della lettura critica di
quanto ancora rimane della originaria
organizzazione militare della rocca di
Carovigno: infatti, il castello di Rocchetta
risulta straordinariamente integro (a parte
alcuni limitati interventi, comunque
facilmente individuabili, specie per quanto
concerne apparati difensivi e la torre più alta
ad ogiva).Per questo motivo è doveroso
segnalare l’importanza di questo edificio
monumentale che costituisce di per sé una
rarissima fonte documentaria
sull’organizzazione militare rinascimentale.
L’edificio, a pianta triangolare (come nel
caso di Carovigno) con tre torri a geometria
ogivale poste negli spigoli, è costruito nel
punto più alto di uno sperone di roccia
strapiombante sul lato sud ed in declino
verso nord. Le ridotte dimensioni delle
fortificazioni giustificano l’origine
toponomastica del centro abitato di Rocchetta
Sant’Antonio che si sviluppa verso valle, sul
lato nord dello sperone roccioso di cui viene
usato dal trattatista per indicare una rocca
di piccole dimensioni (per indicare la quale è
invece usato quello di “fortezza”), bensì
riferito a quella parte interna della rocca
dove potersi riparare per la difesa, perduta
che fosse la rocca grande.
Secondo la storiografia locale , il castel
Sant’Antimo sarebbe
stato distrutto dal
terribile terremoto che ,
nel 1456 , colpì decine
di località , piccole e
grandi , campane lucane e pugliesi.
In realtà , mentre possediamo diverse
testimonianze sui danni che subirono le
località vicine , specialmente Sant’Agata di
Puglia e Troia , nessun documento diretto e
indiretto accenna a qualche conseguenza a
Rocchetta , di quel rovinoso sisma .
La distruzione del castel Sant’Antimo, a
causa del terremoto della metà del
Quattrocento, è solo un’ipotesi priva di
qualunque conferma.
Sarebbe una grave imprecisione , per
qualunque storico , spiegare ciò che non è
dato conoscere con certezza “ il
decastellamento di Sant’Antimo “ con il
tradizionale ricorso alla furia distruttrice di
qualche terremoto.
Resta comunque indubitabile che , nell’età di
Ladislao II, quella secolare ma inservibile
fortificazione non era in grado di giustificare
Rocchetta come oppidum .
La risposta alla questione sollevata dal
testo dell’epigrafe è altrove : è nella stessa
struttura castellare terminata nel 1507.
Ad un’analisi attenta dell’edificio risulta
evidente che la torre ogivale, posta sul lato
ovest , la bella torre “a
mandorla” o a forma di
“prua di nave” è un po’
il fascinoso simbolo di
Rocchetta Sant’Antonio
è stata costruita in
tempi diversi rispetto al
suo corpo centrale.
Rocchetta è ricca di chiese tra cui la Chiesa
della Maddalena, posta al
centro del paesino, è stata
edificata dalla storica
confraternita dell’Immacolata Concezione;
elegante e suggestiva la baroccheggiante
Chiesa Madre è luogo di culto ma anche
scrigno ricco di tesori. Fu edificata fra il
1754 ed il 1768 (data della consacrazione)
e progettata da Giovanni Mancarelli di
Barletta stile barocco castigato. In questa
chiesa ci sono la Madonna del Cardellino,
comunemente conosciuta con il titolo di
Maria Assunta in cielo, la pala di pregiata
manifattura risale al sedicesimo secolo ed è
considerata una delle più importanti opere
dell’intera regione Puglia.
Il fascino di Rocchetta non si conclude solo
tra i castelli ma riecheggia tra le lesine della
baroccheggiante Chiesa matrice del 1700. Un
luogo sacro
ai rocchettani
che racchiude
importanti
opere d’arte
come la pala
della Madonna del Cardellino, dal fascino
rinascimentale e dal volto dolce e materno.
Sulla sommità della Chiesa si erge un
cupolino cuspidale maiolicato che riprende i
temi di un passato spesso ammaliato
dall’oriente. Luminosa e calda , la chiesa
matrice è un tempio voluto dal popolo per il
popolo. Arredi in legno e marmi abbelliscono
e rendono degno questo tempio del titolo di
“Casa del Signore”.
Rocchetta Sant’Antonio è ricca di tradizioni
come il pellegrinaggio verso la chiesa della
Madonna del pozzo il 15 e
26 agosto. Oppure verso la
chiesa dell’Annunziata;
molto spesso nella Piazza
Aldo Moro o nel quartiere
della Pescara i gruppi di
volontariato e di promozione turistica come
la Pro-Loco e Liberamente si svolgono
sagre, feste dove si mangia abbondantemente.
I Santi che si festeggiano sono: Santo
Antonio,il Patrono del paese, la Madonna
del Pozzo e San Rocco. Si potrebbe definire
un paese culturale e religioso. Sant’Antonio
era un eremita egiziano che, secondo la
leggenda, impedì ai barbari di saccheggiare
il paese. Egli apparve
loro sul Monte
Calvario con due torce
in mano, creando dei
piccoli falò. In onore
al Santo, si effettua
una gara che consiste nel fare il falò più
bello, nei giorni 16 e 17 gennaio.
Gli antipasti venivano consumati solo in
ricorrenze e festività come Natale, Pasqua, Ferragosto, Feste patronali, Matrimoni, “Supr'satä e Pr'sutë”: ( soppressata e
prosciutto) era un antipasto tutto casereccio poiché veniva fatto in casa. Questi due
elementi hanno una storia tutta loro. Le uova sode vengono mangiate a Pasqua perché anticamente
durante il periodo quaresimale le
galline producevano più
uova e per conservarle a
lungo venivano bollite. gli asparagi sono un prodotto dei nostri boschi e spuntano durante
il periodo pasquale e anche in questo caso per conservarli venivano messi o sott’olio o
sott’aceto. Nella categoria dei primi piatti rientrano
moltissimi pasti, noi citiamo solo i più importanti. Questi pasti venivano preparati
con amore e pazienza ecco perché al loro interno sono racchiusi dei succulenti sapori
tipici dell'alimentazione mediterranea. “Rafaiuolë” (ravioli): possiamo dire che è il
vero piatto tipico rocchettano, veniva preparato in quasi tutte le feste e le
domeniche. I suoi ingredienti sono: Ricotta di pecora fresca, prezzemolo, sale ed, ecco il
segreto, un pizzico di zucchero.
“Tagliulinë cu ru latte” (tagliolini all'uovo con il
latte): Venivano preparati il giorno dell'Ascensione e da generazioni in generazioni venivano mangiati il giorno di
questa festa. Molti pasti sono legati a feste religiose come in questo caso dove il latte
rappresentava la purezza di Maria Vergine. I tagliolini sono delle strisce di un millimetro
di pasta e vengono conditi con il latte e la cannella. Era usanza andare in questa
giornta al bosco a prendere il latte che poi serviva per condire i Tagliolini, gli allevatori regalavano ai cittadini il latte come omaggio
alla Santissima Vergine. “Spaettë cu r' freculë” (spaghetti con le
briciole). Venivano preparati il giorno della solennità del santo protettore di questa
cittadina, ossia Sant'Antonio Abate. “Cavatiellë e acc” (cavatelli e sedano). In questo caso possiamo notare la bravura dei
nostri antenati nel saper accoppiare le verdure con la pasta. La ricetta è la
seguente: Cavatelli, un tipo di pasta dalla forma allungata e cavata al centro, sedano e
pomodoro. “R'chië'ttellë cu l'adduccë” (orecchiette e sugo a base di carne di pollo). Non c'è
famiglia rocchettana che il giorno della festa “r Sant Rocc” (San Rocco e la Madonna
del Pozzo) non abbia a tavola questa pietanza. Il sugo veniva preparato a base di
carne di pollo e precisamente di gallo e veniva accompagnato da una pasta tipica
pugliese, rigorosamente fatta in casa “tumbal” (pasta al forno) un tipo di piatto
cotto al forno. “Cima e baccalà” (
rape e baccalà). Anche se Rocchetta è un paese
tipico montano, nella sua gastronomia tipica
non manca il pesce anche se in pochi piatti ma veniva usato
comunque. Questo piatto veniva preparato nella vigilia di Natale, e serviva per
rispettare l'astinenza dalle carni osservato da tutti in questa ricorrenza, la ricetta e a
base di rape e baccalà.
“P'zziedë e rapë” E una pasta a forma di quadrati che veniva preparato nei giorni
comuni. “ pasta e Micculë” (pasta e lenticchie). Un
pasto ricco di ferro che serviva ad affrontare le
faticose giornate lavorative.
“Pancuottë” (pancotto). Un pasto molto povero ma saporito.
“Maccarunalë” ( il pasto che più si avvicina è la pasta alla chitarra). Questo è uno dei più antichi piatti rocchettani, scaturito da
una laboriosa preparazione con degli utensili particolari come un matterello con dei denti.
In questa categoria analizziamo alcuni piatti che a volte prendevano il posto di
pranzi interi.
“Pizzë Fritt” (frittelle). Più che contorno questo piatto fungeva da dolce anche se con i dolci veri e propri non aveva niente a che fare
“mozzarelle inda a la burrazza" (mozzarelle contenute in un erba spontanea
del posto). Per questo piatto abbiamo dedicato un Box personale poiché è un piatto
molto antico e succulento. “Patanë a lu furnë” (patate al forno). Voi
direste che questo è un piatto che si usa dappertutto, invece no, poiché questa pietanza viene fatta con una tecnica
particolare che, se verrete a trovarci, vi sveleremo.
“patanë aracanatë” (patate con briciole di pane). Un contorno molto fantasioso che si preparava per accompagnare le selvaggina
“fngë aracanatë” (funghi con molliche) Vale la stessa definizione delle Patate con
mollica. In questa rassegna di specialità culinarie c'è
da leccarsi i baffi ma non avete ancora scoperto le pietanze più buone e saporite
della tradizione rocchettana. “Suffrittë” (soffritto). Non è la solita frittura che voi immaginate poiché per
preparare questo piatto bisogna che abbiate della carne di maiale freschissima o di un suino appena ammazzato, ma non è finita
qui perché non si tratta di una comune carne ma di una parte del
maiale ignota a molti di voi, (nel campo
gastronomico) ossia il collo, bisogna essere
esperti per affrontare questa faticaccia una volta presa, la carne
viene tagliuzzata e condita con aromi e
spezie con aggiunta di peperoni sott’aceto poi fritta con olio d’oliva.
“Ruotë 'rë patanë e capuzza” (teglia di patate al forno con testina d'agnello) Questo
pasto ultimamente è usato da poche famiglie, forse perché è passato di moda.
E' composto da patate al forno più una testa d'agnello intera.
“Ainë e sparg'” (Agnello con gli asparagi). E' un pranzo pasquale ed è composto da carne d'agnello e un elemento molto usato
nella cucina rocchettana in pratica gli asparagi. Questa pietanza è uno spezzatino
con uova e asparagi tipici del pranzo pasquale rocchettano.
Pollo ripieno , un gallo imbottito di un
ripieno a base d’uova, formaggio e fegato di
pollo. “Mugliatied” (torcinelli) venivano preparati
nella festività pasquale sono composti da intestino d’ agnello conditi con aglio
formaggio e prezzemolo. “Coccië a lu furn” (coniglio al forno). Nella cucina Rocchettana la carne bianca occupa un posto d'onore, ancora
adesso è possibile assaggiare dei conigli
freschissimi, grazie agli allevamenti.
“cinghiale al sugo” Nei nostri boschi è possibile ammirare ancora qualche
esemplare di cinghiale. Fino agli anni sessanta questi appezzamenti di macchia mediterranea erano popolati da cinghiali e
lepri. “Vecc'” (tacchino) E' un animale che viveva
in queste zone ed era un buon piatto e così prese parte della gastronomia meridionale. “Lepre alla cacciatora” Viene cucinata nel
periodo di caccia tra ottobre e gennaio ed è un piatto buonissimo, credeteci!
I dolci erano il simbolo della festa; era l'indice di un evento che doveva avvenire.
Erano preparati in famiglia e a volte anche tra più famiglie. I dolci caratterizzavano i
giorni di festa. Ogni brava massaia aveva un segreto per preparare questi dolci che
venivano caratterizzati da qualche ingrediente aggiunto.
Ma adesso tuffiamoci nel magnifico mondo dei dolciumi!!!!!!
“Scartatelle”. Venivano preparate a Natale e ancora oggi vengono consumate in questo
periodo. Hanno una forma allungata, vengono fritte e poi condite con zucchero a
velo o con mosto cotto, noci e mandorle spezzettate.
“canzuncell”. Hanno una forma strana, sono dei piccoli cuscini imbottiti di castagne e
cioccolato. Anche loro fanno parte della famiglia dei dolci Natalizi e vengono conditi
con mosto cotto e mandorle. “Squrcedd” Questo è il dolce Rocchettano
per eccellenza. Viene preparato a Pasqua ed ha una forma stranissima
“Zepplë di San Giuseppe” (zeppole di San Giuseppe). Ecco il dolce che imita la figura
di questo grande santo. Ha la forma cilindrica come una ciambella con della
crema e un piccolo puntino di marmellata d’amarena. La ciambella sta per la
giustezza di San Giuseppe, mentre la crema per la dolcezza e la bontà di Dio e infine il puntino di marmellata indica la cattiveria
che esiste in tutti gli uomini anche se per lui era solo un piccolo puntino. Per preparare le
Zeppole bisogna avere questi ingredienti: Farina, patate, zucchero, burro, uova, lievito, crema pasticciera, e marmellata d'amarena.
“Pizza cu l'amarena” (crostata d'amarena). In
molti dolci c'è un ingrediente comune come
l'amarena, nel periodo giugno-luglio in alcune famiglie si produce una marmellata a base d’amarene che serve per preparare alcuni dolci come la crostata d'amarena.
“Pizza cu la ricotta” (crostata di ricotta). Per preparare
questo dolce bisogna avere la vera ed unica ricotta di
pecora Rocchettana
poiché viene prodotta con delle tecniche molto antiche ormai in via d'estinzione.
“Chiacchiere” Vengono prodotte a carnevale e hanno una forma tutta carnevalesca. La loro ricetta è Farina, zucchero, burro, uova, vino
bianco e infine, lievito.
“Squarcedda alla cannles” Dolce pasquale con il naspro "Pupnonn” Biscotto a forma dì di uomo o di donna "Cical” Più che un dolce è pasta fresca bollita nel Vincotto che assume un sapore dolce e croccante. Si preparavano durante la vendemmia.
Giornalino a cura di
Francesca Russo - Nelissa Shametaj – Anna Sansone –
Marika Sansone