ROBERTO BELLI, DONATELLA VITIELLO, CARMINE MANGONE, LOREDANA DI BIASE, ANDREA DEI SEDIZI, L'amore è...

download ROBERTO BELLI, DONATELLA VITIELLO, CARMINE MANGONE, LOREDANA DI BIASE, ANDREA DEI SEDIZI, L'amore è una bomba di cinque lettere, Maldoror Press, 2010

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    MaldororPress

    R O B E R T O B E L L I

    D O N AT E L L A V I T I E L L O

    C A R M I N E M A N G O N E

    L O R E D A N A D I B I A S E

    A N D R E A D E I S E D I Z I

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    LA M O R E U N A B O M BA D I C I N Q U E L ET T E R E

    prima edizione: dicembre 2010layou grafico: C. Mangone e D. Viiello

    Cvvvbvvvnvvvd

    zQuesopera rilasciaa soto licenza Creaive CommonsAtribuzioneNon commercialeNon opere derivae 3.0 Ialiahtp://creaivecommons.org/licenses/byncnd/3.0/deed.i

    Tumuli07

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    I N D I C E

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    M O D O D U S O

    La scritura ci mete in relazione. E noi la metiamo in relazione. In caso conrario, non avrebbe molo senso sporcarecon inchiosro o pixel il flusso degli eveni.

    La presene opera colletiva espone cinque scriture e enadi legarle insieme, a parire dalle dieci corrispondenze di Robero, che hanno fato da deonaore e raccia ideale.

    Le cinque macchine esuali si possono affronare sia inmodo lineare, sia salando liberamene (e sarebbe cosa pi

    consona e simolane) da un auore allalro, da una corrispondenza allalra.

    Ci sono cero delle cosani dalronde i cinque auori siconoscono o si leggono da anni, presenano mole affini ene sono consapevoli ma il dao pi ineressane il enaivo di uscire dalla propria corazza ideniaria (e auoriale)per dar via ad un movimeno comuniario, uniario, non

    solo allinerno della scritura, ma anche denro le possibili (e limpossibile) di unamicizia.

    Qui, poeica lidea, criico il movimeno. Lo sile, in utoqueso, solo un bel detaglio.

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    Roberto Belli _ aka _ nihilNONorgan

    10 _ MOBILI CORRISPONDENZE25.11.08 + 01.12.08

    soundrack > ROME _ Masse Mensch Maerial

    [ .. prima corrispondenza .. ]

    e _ corrispondenze sorprendeni siproducono nella sospesa coninui _

    della mia perseveranza neraRossa

    fra e che _ provieni da improne documenae eme invece che _ da inerlocuore del nulla

    riengo obbligaoria la luce la _ via provocaa

    il fatore umano denro s _ le corna diuna sfinge posulaa come esisene su

    condutori riepilogai e _ ben disini da me _ da me

    rimane che _ a dissolvere confini cos rigidi cos

    civili cos _ pieni di buonsenso?lunico erremoo irrisolo ancora _ lignoo

    prima di 10 _ MOBILI CORRISPONDENZE | h 20.09 _ 25.11.08

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    [ .. seconda corrispondenza .. ]

    anche se per poco _ la esimonianza del mio corpoha ripreso il programma del _ socialmene inaccetabile

    viso che _ della more non so che farmenee _ della mescolanza di ineni senza memoria

    ho lavorao a ornire con fiamme la _

    sinuosa ombra che rafiggeva ogni mio isino ragionevolemisurandone accoramene ogni piccola ascensionee _ facendone irrompere ci che mi sono

    il divenire coninuo ha _ discrei margini di piacevolezzala respirazione lalimenazione il sesso lebbrezza

    a bizzeffe di frammeni ne ho per _ dissanguare queso empo e

    rimanere a sreto conato con _ linelligenza dellamore

    seconda di 10 _ MOBILI CORRISPONDENZE | h 20.16 _ 25.11.08

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    [ .. erza corrispondenza .. ]

    esaminaa in quesa prospetiva _ larificiosi dellingannoassume un profilo da esibizione del dolore

    la coscienza di queso fato mi ha reso _ organismo unico enon idoneo alle manipolazioni

    la coninuazione di uto ci _ si diffonde in uti gli uomini cosiuiimosrando un mondo il vosro senza sogni possibili senza _ echi

    il riconfigurao _ il sezionao e ricomposo il _ guso per la merceavee persino imparao a parlare piano

    e poi _ a pregare > realisici e violenilesperienza quoidiana ovataa e precosiuia

    organismi inanimai _ senza concepire il sole senzainumidire il labbro _ nella bruma dellamore senza pi

    il nulla da cui io > creo uto

    erza di 10 _ MOBILI CORRISPONDENZE | h 20.34 _ 25.11.08

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    Robero Belli

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    [ .. quara corrispondenza .. ]

    uto il porao comparabilmene decoraivosi sa resringendo in superficie

    di luoghi e non luoghi in divenire

    ha assuno la forma di _ una praica permanene

    in coninua esensione in _ coninua rasmissione

    di forme di sapere di _ novi percetibili

    ovvio fin dallinizio che _ qualunque cosa in cui u sia impegnao un erriorio cosiuio da piani prefissai

    un polimorfismo bugiardo e _ paura e pover e rasformismi

    atraversao dallinsieme provo _ sempre pilacidulo guso del disprezzo

    per quesa immonda congerie che si chiama _ socie

    quara di 10 _ MOBILI CORRISPONDENZE | h 20.50 _ 25.11.08

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    10 _ Mobili corrispondenze

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    [ .. quina corrispondenza .. ]

    ci fosse qualcosaavrei un corpo muliplo

    conrollare linaccetabile un problema di _ calcolo e di cuore

    il disagio senza gambenon fa per me

    un mondo del uto simile al quoidianocrea la condizione de _ la propulsione auonoma

    e dal quoidiano poroquesioni di lota senza quariere

    io mi rapporo conla riproduzione dellamore senza impurezze

    ecco cosa

    quina di 10 _ MOBILI CORRISPONDENZE | h 21.02 _ 25.11.08

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    Robero Belli

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    [ .. sesa corrispondenza .. ]

    il corpo impersonaleruba dallisino _ il enue valore

    della vera minaccia dalla via

    per me non risula esserelagraiudine

    e nemmeno rivelare linganno mi spiegalafigura inversa che si profila

    in quesa relazione manca oalmeneil corpo essenziale che

    furene abbraccia luniarie

    concetualizzare la sosanzaresiuire al corpo la presenza

    simare la ridefinizione del sapere

    pochi amici _ molo amore

    sesa di 10 _ MOBILI CORRISPONDENZE | h 20.59 _ 01.12.08

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    10 _ Mobili corrispondenze

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    [ .. setima corrispondenza .. ]

    provvedo a diffondere come vedigli effeti radutori di _ grandi illusioni e froniere

    che mai porebbero risulare loggetodel piacere di sposare lobietivo da lUomo _ a luomo

    inegrao come spiego al

    lesaurimeno definiivo della presenzain favore del _ linerrogaivomi disanzio ma

    senza esonerarmi senzarender possibile la rinuncia

    unanalogia disinegraa porebbe essere

    la mia lingua che non rova alroche rughe conro il muro crepe senza rivola

    il riferimeno sanzia il coninuum

    setima di 10 _ MOBILI CORRISPONDENZE | h 21.06 _ 01.12.08

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    Robero Belli

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    [ .. otava corrispondenza .. ]

    beneficiare della funzione inelligenesenza sviluppare forme di _ visione direta

    e pensare a ci che di sraordinariopu immetere la mia bocca senza fine

    quando dal cielo ansioso come cripica risala

    la convinzione di _ un nuovo moivo

    ingranaggi e cellulemicroSposameni _ inimo ed esraneo

    lelemeno dingresso non vigilao e

    la propria differenza la propriadiffusione nella sanza chiusa

    di queso mondo che non vuol finire

    lunica _ auspicabile

    otava di 10 _ MOBILI CORRISPONDENZE | 21.18 _ 01.12.08

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    10 _ Mobili corrispondenze

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    [ .. nona corrispondenza .. ]

    non forse pi lo sessoil mio fuuro flutuane

    ma

    una forma umana nudaipoeica ecnica

    risolve lineviabile

    il disaccomolo precisamene molodisinegrazione del numero

    percetivo e _ mancane

    meccanismo comprensibile evitima pi ardi _ lo so

    non forse pi lo sessoil mio presene concreo

    nona di 10 _ MOBILI CORRISPONDENZE | h 21.23 _ 01.12.08

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    Robero Belli

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    Donatella Vitiello

    DIECI GOCCE DI MARMO

    [La femmina dice io sono e non ancora scritura]

    1.

    Il chiarore delloggi rasgredio:

    un crierio qualsiasi di verisoccombe invocando una luce riflessaarchieture demolie sul nascerein cerca della srutura indefiniiva.

    Affermare pericolososolo per chi persevera nel preeso:domani non saremo, non siamo mai sai nulla

    bene, lerrore praica densa del mio possibile!

    Io sono gli occhi che mi aprono e la mano che impugna.Io sono alro da quesa falsa impasse.Io sono il respiro che sfinisce e non ermina in ragedia.Io sono la fiducia nel enaivo che un giorno mi uccider.

    Resa poco da farneicare quando sfuma la note

    devo benedire la ensione che mi spinge a colpirela progressione dei passipoco olre il principio della mia sopravvivenza.

    Non mi piace non posso farci nullanon ollero calpesare sotigliezze

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    le dae le posizioni le convergenzele aggiro come pune dago.

    Preferisco un carnevale composiodalla sfera il mio occhio crisalloil Corpo diseso ad arcoi vosri percorsi soto le diala faccia perdua in una crepa.

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    2.

    Ben chiaro ho in bocca

    quello che voglio dirima non i engo nel palmocon la mano provoco formesringo maeria cedevole.

    Ma non i engo nel palmo.

    Denro gli sguardi abbandonaic un corridoioin cui i faccio macignoe non ci vede nessunodi uti quelli che credono di vedere.

    Lei sogn la sua vogliaera denro la raccia che lui scavcanava ogni note menre lui la fotevapiangeva una gioia maiuscola a pelle.

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    Donaella Viiello

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    3.

    Sono io la goa imbrataa

    del mio uero dissolo circospeton compromesso pu sminuire sileneil fato che mi sono ammazzaa.

    Di buon grado voi che fae raccoladi plasica viola e elefilm ossuiprendee pure a morsi il venre della sellae quando piange scaraela con garbo.

    La consueudine che faccio nel mio grembo una colonna di promesse senza areficegocce di marmo nel cambio di sagionein pochi giorni sono nuova e incalpesabile.

    (a Nadia)

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    Dieci gocce di marmo

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    4.

    Niene pu atingere a queso pomeriggio

    di calici in proesa, rovesciai,come inuili prese di posizione.Non la compagnia dei lupi n quella dei serpeninon il colore rosso e i suoi fasidiosi assolui.Appaio disora al nulla che sa di erba agliaami sono gi roolaa nel mio somacoera noioso come una galleriaquando si bambini.

    Atraverso la campagna ci sono i passinienalro che i miei passi in bicicletaio e la ruoa una sequenza ibrida

    e uti gli alri una frequenza sconfita.

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    Donaella Viiello

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    5.

    La nevrosi un buco

    e a rati ci sono denroda quando preendo di vendermiproprio per quella che sono.

    Le cosce percorse inorpidiedella baldanzosa molesarice di orizzonile cosce si credevano aquile

    un empo.

    Gli uomini che non mhanno pi amaami infesano.

    Ho passao la candegginasulle lasre del mio soffitoora, a gocce, cade nuovamene la mia manoche sogna ancora in alo lo schiaffoinfero nella note a queso mondodel uto conforme al quoidiano.

    Fuori dal mio amoreprima o poi verr a cadere,il disinganno mi opaca.Ma raccolgo le parole di un empoin cui vibrai disasrosa damore,devo comprimere uto

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    Dieci gocce di marmo

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    ed una fotua faica.

    Ceri pomeriggi ho lo sguardo malinconico

    sono mora mole voleprima che la ferioia cedesseal suo resringersi.

    Ci sono domande da brandirecome dia nel caff bollenesospeso, il dubbio assume forma duccello

    se anche mi imporasse dove direto.

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    Donaella Viiello

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    6.

    La linea di scomparsa di ci che avee allonanao, segna gi un

    nuovo assembrameno del sensibile. Un riorno, una rivalsa dilampi.Ci che si mosse, orner a muoversi sul pavimeno della vosrasanza. Voi, che vi osinae a smenire i confini del vosro sessocorpo, voi perdui nellunica rosa che poeva perdervi definiivamene, negae ci che pi vi ossessiona.LOccidene doggi una causa persa in parenza. Vi serviva unacura per dimenicare il male infero e quello che non siee sai ca

    paci di invocare. Cos vi siee invenai un IO abbasanza labile dapoerlo accanonare alloccorrenza, congelao nella sua irriducibili. Qualcuno abbia finalmene lardire di scrivere un nuovocorpo, pi solido e meno lascivo.Qualunque cosa facciae per cancellarvi, un fanasma una giaa di luce reale, pi fulgida del vosro romanico remore difrone al misero della ermodinamica. Desiderae vederlo perch vi confermi la vosra caduci. Ma lui qui, incurane del

    lenropia e del moo che lha generaa, vi riconduce al forse in cuivi siee arenai. Vi chiede di superare i vosri corpi senza negarnela sosanza. Vi implora di resiuire lenergia a ci che aveemesso a morire.

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    Dieci gocce di marmo

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    7.

    Prendo le cose per come sono

    non prendo che lassoluo non prendereho le gambe sanche nella penombra del cammino.

    Preendo la sosanza denro locchio appannaonon c che vischio di giornifinch eroica di proposii non ne colgo un esercizio possibile.

    Praico la comunanza di combinazioni

    un puzzle denro la note gi in franumisono le compagini dei giorni a spegnersi in prismi.

    Prima la salue poi la volonfacciamo che mi premeto sul serio al crepuscoloprendo le cose per come sono

    Prima di morire.

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    Donaella Viiello

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    8.

    Lacune per quando parole andae(Samuel Becket)

    Mi arriva un fumo nuovo ogni volache so per fissare alla coda del suonole mie parole di cara bruciae.Non furono mai rasmessenon viaggiavano comode,

    riardo incessane dellinelligenza.Ecco che ogni dire si fa spumasegreo di unassenza insosiuibileviene a rirarsi non gi la meama la poesia del cercarsi ancoranella risacca che rascina ogni forma.

    In frasi imperfete annaspava la carnee giorni a conchiglia per ascolarsi fra le cosce.Tu mi dici che uto gi passaosulle corde del vuoo fra di noiche empo di avvicinarsi e sudiare un sincrono.

    Pi mi scavo pi echeggio suoni memorabilipi mi faccio leggera meglio precipio

    meglio i accolgo.

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    9.

    Tuto queso un empo giaceva soto la sferza dellariglio

    mua rodirice la mia rabbiasoffocava le comee emitene di more.

    Poi vennero le cose a sollevare il nesso:non ci fu affato bisogno di me.Sbigotia maccorsi che il empo un canesro daspidifinch lo ieni a srisciare nel cuore.

    Ogni guerra che abbiamo combatuoci ha muao le viscereanche quando ci siamo credui vitoriosinon c mai saa alcuna sconfita possibileera uto gi passaouna mano senza corpo ci carezzava la esa.

    Vaga la radice di ogni accadimenoneta la piera che disconosce la sua fionda.

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    Donaella Viiello

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    10.

    Diciamo di s

    con convinzionepensare un colpo del sgetao getao getao.

    Pariamo dal nosro cospetonoi che gi ci siamo fuorinoi che lo siamo sempre sai

    e se non ci impora di nullaaccogliamo la viae se di qualcosa ci imporaconsideriamolo vero.

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    Dieci gocce di marmo

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    Carmine Mangone

    LIMPOSSIBILE VELOCIT DI FUGA

    Forse ho cominciao. Dalla fine. Dal vero inizio.

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    Una sanza nera. Senza pore n finesre. Solano una sanzanera. Ma non cos semplicemene nera.Allinizio sao locchio, alla fine sar il respiro; invasi dal nero,da uto il nero non solo dal nero della sanza, ma dallineraidea del nero dove la possibili dellabiare sembra quasi perdere il senso sesso del dove.Osservarla per ore. Sedersi per erra al cenro di essa e cercare

    un rilievo, una scalfitura, una qualche irregolari sulle parei osu quello che sembra il pavimeno.Reser per sempre una sanza nera? O ci sar un modo, unaforma, un desino per risolverne il nero e le dimensioni inunaperura?Nessuno mai enrao in quella sanza, uti vi sazionano: chi dasolo, chi cercando calore, chi in silenzio, chi urlando la propriaumani. Ma quale umani in una sanza nera?

    Penso allimpossibile, alla pare dinconoscibile dellesisenza, allidea di unfuori, e mi chiedo se sia vero, se sar mai vero, queso buco nero in viro.Siamo davvero noi allinerno della sanza? O non piutososiamo la sanza sessa?Ma poi: ha senso uscirne? Ci sar mai qualcosa l fuori? Quanosono spesse le parei? Quale forza occorrerebbe per abbaterle? Equale rapporo ra linerno e leserno? Linerno davvero in

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    erno a qualcosa? Il pensiero rabocca, mete radici, definiscereal. Non pu darsi che proprio quese domande siano uto ilnero che circonda?

    Limpossibile pensabile ed ilfuoridime, il sempre olre. Il suoconceto uno spazio endene allinfinio, dove possiamo invenarci la real (anche nelle sue variani surreali) senza soluzione di coninui: una sora di immane luogo comune delpensiero dove cosruire ogni vola grazie allinelligenza e allazzardo una nuova praica possibile, un nuovo movimenodellevenuale.

    Limpossibile lunico conceto in grado di abbatere levenualeclausrofobia della sanza nera.In fondo, lidea di un Dio mi manerrebbe pur sempre denro lasanza facendomela sopporare, e magari procrasinandomi aempo indeerminao lesperienza di unfuori paradisiaco, menrelimpossibile mi spinge olre: a mangiare mille vole dallalberodella conoscenza, o anche ad abbaterlo, se queso mi irasse fuori

    dalla sanza (sempre che io lo voglia, benineso).Leerno riorno nieschiano fa forse eccezione? Ecolalia del desino, paranoia delleerni, come se luomo, allo sesso empo,avesse uto il empo e nessun empo.

    Mi sembrava che solano lodio avesse accesso alla vera poesia. La poesia ha un senso fore solano nella violenza della rivola. Ma la poesianon giunge a quesa violenza che evocando limpossibile, Georges Ba

    aille, Limpossible, 1962.

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    Non era una rappresenazione. Era cos. Era reale. La forza diunidea veniva a incorporarci nel mondo. Ci faceva sangue. E ilsangue diceva, sinsinuava, scorreva nei discorsi.

    chi non vede le ombre / inciamper nella luce / ma chi si sende al sole/ non morir di silenzio

    La vera poesia sa nellinelligenza della carne che vive e si

    vive. Tuto il reso solo una parola che sanguina impossibilie spergiuri in merio alla duraa di un desino.Essere daccordo senza rovare un accordo. Passare la misurasenza misurare i passi. La via non equilibrio; la via dissipazione, catura di luce.

    Quano di impossibile detao in real dal nosro bisogno dicausali e soluzioni?

    Uno dei miei sogni: creare con le parole qualcosa di simile ad unbuco nero.Dalronde luomo non raggiunger mai la giusa veloci di fugaper scampare alla more o allidea della more.Limpossibile: inghiotire la via vivendola e erminando avvoli,insieme al nosro mondo, dallorizzone degli eveni.

    Checch ne dicano gli umani civilizzai, la carne spiriaa dei vi

    veni ha una sua inelligenza, un suo inendere, un suo senirelinesa.Ci che si definisce isino in fondo un presenimeno, quasiun aver gi senio, un senire (o un sapere) atraverso le parei delcorpo non appena si caturi una percezione. La ragione, allopposo, sembra spesso unpressappoco faicosamene affidabile.

    Quane definizioni dellamore ho dao finora e quane ancora fi

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    Carmine Mangone

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    nir per darne? Di sicuro ane. Forse in qualche caso addirituraconradditorie, chiss.Il flusso sesso della mia opera pu considerarsi unimmane, pro

    erva definizione dellamore. Sempre da farsi e sempre gi in poenza, lamore ha scandioquella ensione verso ununiarie delle mie esperienze che, inqueso mondo di frammeni, ute le vole che si affermaa, saa il solo fatore a darmi la neta impressione di essere davvero vivo.

    Quando parlo di amore mi riferisco sempre ad un amore carnale,

    ad un amore dove il occarsi reciproco, il rendersi occani e il senire la maeria che vive (vera maeria dellinesa) sono esperienzefondani.Ma laggetivo carnale qui non implica una limiazione, bensuno scioglimeno, una caarsi , un affrancare lamore da utequelle sue manifesazioni degeneri che lo legano ad unasrazione o, peggio, ad unidea auoriaria (come Dio, umani, paria, nazione, famiglia borghese, ecc.).

    perch lamore che fa solide le cose qui le _ rileva come cano come_ insurrezione come _ sosanza provocaa dellesisenza | la poenza diun corpo detaa dallamore _ qui che si morifica il rispecchiamenodellesisene la _ spetacolarizzazione del empo smaerializzao | lagrossolani della fede e il credo nei riguardi di ute le dotrine | qui simorifica il presene _ la condizione del diletanismo della via priva difurore | qui lamore il coraggio di aver disprezzo per la socie, Ro

    bero Belli, Il pensaore radar #10, 2007.

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    Meto la esa fuori dal desino. Io che non amo solo il mio pensiero, ma anche il pensiero dei diversi corpi di chi minende.Chiamarsi fuori dal disordine, dalla parvenza di un ordine, conun nome che richiami ogni vola lunici, o con uti i nomi possibili, in un pensiero del limie che rivolga il gioco delle forzeverso limpossibile.La liber assolua senza volo non ollera ideni menre ildesino sempre un corpo, unopaci, un addensameno della

    maeria che sfida lesremo del possibile.

    Limpossibile che si scopre realizzabile solo una minima paredellimpossibile che viene pensao. Ma ale paricella dimpossi

    bile esise: ha a che fare con linconoscibile che viene meno e conlolrepassameno dei limii, che non un esremismo, unideologia che ci limia agli esremi, bens la radicali dei moleplicirappori ra le formedivia.

    In uto queso, luopia non cenra, anzi, luopia va scongiuraacreando un luogo comune per la realizzazione colletiva (e anchesempre singolare) di quella paricella dimpossibile che rende immane limmanenza.

    In queso mondo, affermare un pario preso non ha poi molosenso, a meno che non si prendano le pari dellunici che genera lamore, la poesia, e che genera alres quellodio sano e vi

    goroso che difende lamore il che significa ogni vola assumereil movimeno dellunici come fondameno dellesperienza ineriore e dei rappori con lesisene.Il loro mondo unidea. Unidea che sevizia. Ed anche un apparao: un apparao di uomini, idee e fanasmi che uccidono.La merce non semplicemene una cosa. La merce sopratutoun fanasma che uccide.

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    Carmine Mangone

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    Mi accanisco a rovare un senso in ci che vive, ma devo ammetere che a vole solo linsensao a reggere linelligenza delmio amore.

    Linsensao spesso la negazione del loro mondo, di un mondofondao sulla ragione della frammenazione [lalienazione ha bisogno di e, baby] e sulla frammenazione della ragione [puoi comprare uto, ma non ne saprai mai abbasanza].Lunici appare sempre al confine del senso, un po di qua, unpo di l, come unalalena gorgogliane di bimbi.

    Linsoro fece cenno ad alcuni compagni, che immediaamene circon

    darono il pree. Compagni, grid ai conadini, voi affermae uti chequesuomo, conrorivoluzionario auenico, ha compilao e consegnaoalle auori bianche una lisa di sospeti e che, in seguio a quesa denuncia, parecchi conadini sono sai arresai e condannai a more. vero queso? S, s, vero!, gridava la folla. Ha fato assassinare unaquaranina dei nosri. Tuto il villaggio lo sa. E nuovamene, si ciavano i nomi delle vitime, si ricevevano esimonianze precise, si accumulavano le prove... Alcuni pareni delle vitime confermarono i fati.

    Le auori sesse avevano parlao loro della lisa presenaa dal pree,spiegando cos il loro ato. Il pree non parlava pi. Vi sono conadiniche difendono quesuomo? domand linsoro. Qualcuno dubierebbedella sua colpevolezza? Nessuno si mosse. Allora linsoro afferr ilpree. Brualmene gli olse la sotana. Che bella soffa! disse. Ne faremo una bella bandiera nera. La nosra gi abbasanza sciupaa. Poi,rivolo al pree che, in camicia e muande, appariva sufficienemene ridicolo. Metii in ginocchio, ora! E recia le ue preghiere senza vol

    ari. Il condannao obbed. Si inginocchi e, con le mani giune, si misea mormorare un padre nosro. Due insori si piazzarono diero di lui.Esrassero due pisole, mirarono e spararono. I colpi esplosero, secchi,implacabili. Il corpo si accasci. Era finio. La folla si disperse lenamene commenando lavvenimeno., Voline, La rvoluion inconnue,1947. [Gli insori erano membri della Machnovina, le milizieanarchiche ucraine guidae da Nesor Machno nel 191821].

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    Dobbiamo unire i vari frammeni della nosra via quoidiana.Lingovernabile che nega la banali, e che oriena lazione versolimpossibile, si palesa come il movimenogenerale delle singolari diversamene uniche.Ma qui non ci sono ideni da rivendicare o voli da rappresenare negli ambii separai dellesisenza. Bisogna calare un passamonagna sulla faccia della poesia.

    In un flusso di azioni concaenae, il volersi richiamare sabilmene ad una ideni finisce per essere inatuabile, conroproducene e anche paeico. Lideni lio che si dice io, il noiche cerca di referenziare uto a parire da s frena il flusso dellapropria unici e lo indebolisce, perch il soggeto finisce per assoggetare il suo sesso movimeno perdendolo in una serie dirappresenazioni, ovvero in un desiderio di sabili che fissa laensione del vivene in una successione di sai, di crisallizza

    zioni, di idee fisse.

    Pensare inorno ad una presenza. Tramare il rapporo ra la sorpresa e la veri accessibile. Il senso delle cose solo un effetodella coerenza che do ai miei frammeni. Ma la coerenza uni,non rigidi.Il pensiero resa un essuo connetivo fluido, finch non inciampa nellideni divenando preda dellio e fedele deposia

    rio dei suoi limii.Lio non cero unillusione pur sempre la cosruzione di unflusso coerene di pensiero ma la sua real sensibile nasce solodal mondo di relazioni che esso conosce e fa deonare.

    () nel corso del medesimo anno [1989] venivano commessi, complessivamene, nr 27 atenai in danno di impiani ENEL e sruturevarie, di cui solo re, avvenui uti il 29 maggio, venivano rivendicai

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    Carmine Mangone

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    con volanini anarchici. Nel corso del 1990 verranno invece perperai,complessivamene, nr 28 atenai, ma uti collocai nella palude dellaanonimi poliica. () bisogna noare che non c il ben che minimo ac

    cenno al dialogo con le Isiuzioni (). In ci vi una coerene, inimapericolosi per lordine cosiuzionale e sociale del nosro Sao, chenon pu assoluamene venir uleriormene olleraa., R.O.S. [Raggruppameno Operaivo Speciale dei Carabinieri], Sezione Anicrimine di Roma, Noa informaiva di servizio del 19 dicembre1994, proocollo n. 148/19/S (la sotolineaura mia, gli errori diialiano invece no).

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    Ci sono definizioni che appaiono insufficieni, legae a paroleormai squalificae. Alcune di quese, ferie a more dal capialismo e dalla demagogia democraica, come ad es. la parola li

    ber, non sono uilizzabili senzandare inconro ad imbarazzi efalsificazioni.Se vogliamo rirovare un senso uniario dellagire, anche le parole devono conribuire alla lota conro il nichilismo.Ci sono ermini ridoti ormai ad involucri vuoi, pressoch privi

    di ogni reale corrispondenza con lunici ineriore e carnale delleformedivia, che bisognerebbe quindi aggiornare inorno a concezioni radicali dellesperienza umana.

    Poesia uno di quei ermini che pu divenare o ornare adessere una parolaleva (per dirla con Andr Breon), ossia unperno del pensiero e della praica sovversivi conro la sagnazione dellesisenza.

    La poesia non pu ridursi alle sue espressioni leterarie. La scriura poeica solo la schiuma di un movimeno imperioso che riconosce la bellezza reale dellesisene dandosi gli srumeni perviverla, svilupparla e condividerne le incarnazioni.La poesia scrita solo unappendice, unescrescenza culuraledella poesia oale dellesisene; dora in avani la chiameremo,pi propriamene, logosofia, in modo da disinguerla dal movimeno poeico generale che unisce i frammeni dellesisenza in

    una ensione uniaria ensione che alla base della via che siafferma e si compie nellunici dei viveni.

    Lo spazio dove i viveni metono in comune le loro unici, comepure i loro limii, idee e desideri, incarnandoli in un movimenoamoroso e uniario la sede di queso movimeno poeico generale.La comuni dei viveni diversamene unici che si aggregano

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    Carmine Mangone

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    per amore, amicizia o anche solo per raggiungere un deerminao obietivo poeico la comuni che riprisina lavvenura allinerno del movimeno generale dellunici.

    Devo radicarmi in qualcosa che mi pori via. Io non sono uno. Io sonomoli pi uno o sono un niene cui olgo erreno. Aggrappao alle maniche del veno, vivo il paradosso, abio il movimeno.

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    Eppure il movimeno di ci che apre allunione non ha nulla incomune con i enaivi pi o meno sacrali di fusione. Proprio inquano aperura, in quano spiegameno che consegna lio al moleplice atraverso i luoghi di un plurale senza padroni la comuni degli affeti nasce e si sviluppa quando affidiamo agli alrila nosra dimesichezza con lesisene, il che radicalizza la paredirriducibile che c nellunici di ognuno senza meterne incrisi quella paricolare inimi col mondo che prende forma den

    ro il flusso delle relazioni.Cercare una comunione, ossia lo scioglimeno di uninesa nellacido devozionale degli amori, pu assolvere le insufficienzedei singoli, ma allo sesso empo ne frena i moi daffezione incenrandoli su unidea inerziale dellamore.

    Valuazioni senza valore di scambio, senza conroparia ideologica. Forse il bello del pensiero sa in queso. Resare nellincer

    ezza di saperne mai qualcosa. Della via, della more. Perch infondo sempre queso a muoverci: la labili.

    Samane pensavo alla bellezza del sole, alle cose semplici che annienano i conceti, uti i conceti. Pensavo alla semplici che haa che fare ancora (o forse da sempre) con la possibili dellumano. Le voci si accavallano, si rincorrono: siamo qui, siamoancora vivi. E moriremo solano quando moriranno i nosri

    amori.

    Disruggere gli angeli e non cedere alla salvezza. La voce iene. Si nuredi uti gli acceni della liber. Anche nellaria mossa. Anche nelle nubiche carezzano il desino incero dellazzurro. Insieme, senza pi paura.Avremo la forma che prende il fuoco quando sposa la via e risparmia illegno.

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    La more il luogo comune per anonomasia.Tuti i viveni muoiono. Tuti i viveni sono accomunai dalla propria condizione di morali.Ogni comuni amorosa nasce quindi per regolare i rappori conla more col ermine ulimo che pone la parola fine alle singolari privilegiando conradditoriamene sia ci che crea unaduraa della comuni sessa, sia ogni rotura sovrana (diciamodionisiaca) nei confroni del empo lineare.

    Lideale ossia il parossismo che si fa summa dellidea rimanein eoria un orgasmo senza fine, anche in puno di more, anchedi frone alla more. Lesasi, depuraa di ogni implicazione religiosa, uta qui: in un ideale che anniena ingenuamene ogniermine dellidea.

    I moveni che spingono il vivene ad organizzare la propria presenza, allinerno di una o pi comuni, sembrano essenzial

    mene due: la conservazione di s sul piano inclinao di unaduraa e il godimeno delle proprie relazioni col mondo.In real agisce nel profondo anche unalra dinamica: il desiderio, spesso inconfessao o percepio in modo indisino, di unosallo poeico ra via e more; desiderio che sempre uninsurrezione conro la duraa delle cose, un moo imperioso che scinilla in quelli che crediamo degli assaggi deerni. Ammazzare il empo divena, leteralmene, la formula di

    ogni rivola conro la more.

    La comuni amorosa, benineso, non una frazione della socie. Essa si fonda sul negare ci che osacola il movimeno dellunici e, in queso sesso movimeno, non ha bisogno di farenumero, di essere massa, n di sauirsi come minoranza o perimero dao.La comuni amorosa sempre anisociale e spesso si pone in

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    apero conraso con le dinamiche produtive, risulando dispendiosa senza preoccuparsi necessariamene di avere un progeto che sia separabile dal proprio assoluo. Non sineressa

    quindi alla socie, se non per sviluppare i propri margini di godimeno conro di essa. Ecco perch lamore lamore passionale,carnale viene viso dalla socie civilizzaa come una poenzada irridere, ridimensionare e smerciare spetacolarmene (ma inmodo anodino) allinerno di rappori regolamenai dalla mercee dalla viruali della merce.

    Lamore limpossibile praicao, limponderabile che violena

    la more prima di subirne linelutabile mandao.Limpossibile non immorale, limpossibile ci che apre il vivene allaccetazione gioiosa del proprio desino.La more invece non conosce limpossibile, perch la more sempre, in ogni atimo, il possibile prono a verificarsi nella suasessa fine.

    Gi solano in due si pu essere una Comune amorosa, ingo

    vernabile e combatene.La comuni amorosa il movimeno dellunici che si generalizza atraverso ogni affeto, ogni desiderio, e che accoglie lamore come un sinomo delleerni quelleerni, grazie allacui idea sempre irrisola, ci doniamo vicendevolmene un desino.

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    Carmine Mangone

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    Dicevo della semplici. Delle piccole cose che riempiono la presenza. Come ora, qui, nellampia evenuali di quesa casa. Dovec chi scrive, chi gioca, chi miagola. Trama di gesi e di possibili. Spazio dove si semina e ci si raccoglie reciprocamene. In unmovimeno che crea unellisse e due fuochi sempre accesi chevoi porese chiamare abiudine, menre io chiamo inesa al cuiinerno ci si ferma lunghi atimi solo per avverirsi meglio, persenire sia lalro che me, sia il noi che resa un divenire pro

    digo, faicoso, pieno di epore.Sono atimi. Pochi atimi senza necessi. Avvero il paradossodi senirmi come sospeso in un pensiero del movimeno, qui, ora,quando in real sempre un andare e venire senza ree di sicurezza, ra rigore e premura, rasporo e enerezza, alea e decisione, denro uno spazio comune che ha il conforo dellamore,ma non cero quello dellacquiescenza.

    Anche durane unevenuale fase rivoluzionaria endenzialmeneanarchica, la comuni amorosa dovr preservare e privilegiareil movimeno della propria unici, a coso magari di schierarsiconro alune dinamiche della sessa rivoluzione sociale in ato.Accano al pugno magnifico delle folle che insorgono (ma che sipresano alla governabili), la comuni amorosa e rimane uninsieme di unici che si vivono anarchicamene godendo lunadellalra in unimmanenza senza pi oggeto, senza pi limii.

    LANARCHIA LA POTENZA CHE NON ASSUME FORMA movimeno dellanegazione che delegitima la padronanza dei limii senza limiarsi a padroneggiare la negazione.Amore furene, creazione finanche per mezzo della disruzione: lesisenza dellanarchia esimonia limpossibili reale del poere e lim possibili sessa di sabilire la poenza denro unidea. Ognianarchismo poliico ha perso e perde in parenza, non ano conro il

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    poere, bens conro il movimeno sesso dellanarchia, che non ha bisogno di vincere per affermarsi. Nessun poere vincer lanarchia. Nessuna srutura anarchica sopravvivr al proprio movimeno. , C.

    Mangone, La quali dellingovernabile, 2010.Non si dia il caso che si possa morire impunemene. Occorre cucire i giorni col filo a piombo della decisione. Lamore sar uninsurrezione permanene o non sar.

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    Carmine Mangone

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    Piccole magnificenze, accordae di via in via, cosellano la biografia del mondo rivelando la nosra amicizia verso quella paredignoo che si decana in noi proprio grazie al loro perenoriomanifesarsi.Il fiore che cresce in un desero pu avere la sessa poenza diuna foresa pluviale. La gata che mi si sruscia addosso quandoso male, mi ricorda che la naura non nega il dissimile. La volasellaa che ammiro quando orno a casa su quella collina del

    Sud, a quatroceno meri sopra il cuore mi fa sorridere dellemie paure, ma non ridimensiona la mia unici e le mie idee morali.Ogni formadivia ha lunici di una sella. Lasciae per cheesploda e non abbiae paura del buco nero che la sigiller. Anchevoi siee pare di quel nulla che crea uto.

    Dicevo della semplici. E pensavo alle forme che pu assumere

    la luce quando enra senza bussare e a uti quei piccoli ripari,ra le macerie del consueo, che ci fanno desino inorno.

    Son di quelli che hanno preferio crescere senza maurare, perchc del bello in quesarbirio: resare acerbi enendosi aperi alladolcezza del mondo.

    La via nasce e si maniene nellassedio dei corpi. Proprio per

    queso la enerezza rimane la conquisa pi ardua. E anche la piumana.Mi piace credere che le pi belle lote per la liber delluomo nascano ute dalla volon di enerezza che cerca di svincolarlodalla Soria.La enerezza non fa Soria, n ano meno fa sorie. La enerezza il grido di un cucciolo soto i pneumaici del desino, ma anche il suo diuurno rinascere.

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    Il nosro amore ha bisogno di guerrieri, non di soldai; e per difendere i nosri amici indosseremo armaure, non uniformi.

    Il pensiero umano come una sora di ferioia. Metiamo fuoriidee, dia remolani per saggiare la brezza, oppure spariamo aglialri perch non vogliamo saperne del loro sapere. difficile morire, quando la senenza di via rimane sospesa.

    Cercando limpossibile, luomo ha sempre realizzao e conosciuo il possibile, e coloro che si sono saggiamene limiai a ci che sembrava possibile non sono mai avanzai di un solo passo., Michail AleksandroviBakunin, Considraions philosophiques sur le fanme divin, le monderel e lhomme, 1871.

    Limpossibile porebbe essere la lota dellunici conro la chiusura dei suoi diversi corpi sul limie sesso che li unisce.

    Spingere al limie ci che comune, vivificandolo in queso sessomovimeno: non porebbe essere una definizione dellamore?Ci di cui il poere ha paura: lunici qualunque, ossia linsiemedelle quali di un vivene che non si fondano su assuni economicio gerarchici. Rumore di fondo dellumano. Da suonare, accordarealla naura, al candore, conro lindisino ordine dei calcoli.

    Ma il pensiero pu davvero liberare luomo? Non frena invece

    limpossibile limiando lesisenza umana in ci che ha di pi facilmene verificabile, di pi banalmene risconrabile?E se la sanza nera fosse in real allinerno di un alro poliedro?E se anche quesulimo si rivelasse conenuo a sua vola in qualcosalro?...Un empo ucciso e senza dei. queso lideale che chiama allalerazione del pensiero, allimpossibile, al corpo apero, debordane,senza ferie.

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    Carmine Mangone

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    Atendere il primo fulmine e giocare con laccecameno della ragione. La follia di Niesche, la follia di Araud, il nulla che si ricrea, lanarchia senza empo, di ogni mondo. Annienare

    luniformi metendo in comune il pensiero folgorao. Ora. Ousi della poesia. Buco nero che non sanguina empo. Sonovalanga, orizzone degli eveni mai ripiegao su se sesso. Senzalcuna direzione, vado dove mi accompagna larbirio dellamore.Dalronde, cosa volee che si ricavi dalla via se non un desinoallalezza dellimpossibile?

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    Loredana Di Biase

    PROVA DI NEBULIZZAZIONE DEL DISORDINE

    I

    Spiegaemi la srutura dellaomovoglio sapere comefunzionano le piccole cose

    che dicono si comporino comele Grandi

    Mahseos mi colloca ra i resi impoveriidegli algorimi disribuiimi fa nebbia inornoperch emo laria senza veno

    eppure si verific che lassisene dIaliano allUniversi

    mi insegnasse 1a cosa solala maemaica poesia.E gi a candeggiarmi la faccianellorinale lindo di mia madre

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    II

    Passai 40 anni mi prende a corrispondere

    il calcolo al pensieroi numerisi mosrano garbaisi danza al rimo del puno fermo.

    vesia di pane e dacquae spariacque a petinee gambe che non videro solemaquoidno drenaggio

    e queso il bello mi vigila lomer del corpocome quando rovi 1n pezzo di pane muffoe i dici ma oggi i forni puzzanocuociono farine del diavolo

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    III

    sono fornisociali

    dove sridono piaceri cos anichida insufflari lasmaAh ragazzi-non commiseraemi

    sospeto di baratare il pudore al prezzo d1a campana di veropericolosa assenza dossigeno1n freno a mano che maldesro sride e ridese gli si para avani lanicorpo della droga

    insomma allinerno di 1a scuolaessere liberi di crearee il primo chapparisse a la campagnafu il cone de la Rocca di Culagna

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    Loredana Di Biase

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    IV

    Alre creazioni perch?

    Ho da poco scopero 1n neodove non si accede che di rado bello vi assicuro

    come parlare di rasparenza quando ci governa linvisibilee di forunaa coincidenzaquando arrivi con 30 anni di riardo a impiccare per il gozzo i

    monanari]

    che gorgogliano figliadi sfamiglia

    dai megafoni bypassai per le rombe dEusachiola sessa che del grido nero venne bocciaa allulimo quizcapramannara deccezionelungo la via del sale a sillabare i comandi con le gobbe

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    Prova di nebulizzazione del disordine

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    V

    ci fosse qualcosa... oh sche c

    si rata di butare le zavorredissuefarsene prima

    ciaemi 1a zavorra quoidiana di serie Ala crusca delle accademie non vi basa?abbiamo gi comunicao lo sfrato ai poei

    espirino pi in l i sospiri marci

    damore iperoccidenaleche rubalebatue ai roocalchi

    e vese di atribui globaliprodottidi laboraorioceramiche di prima scela

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    Loredana Di Biase

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    VI

    nondiro grazie. mai.

    ecco 1a non corrispondenzaqundomi dicono i conraddiciE voi ?

    voi ballaori di ango ecclesiasicoafferraemi con sile la morificazione

    e lasciae che mi sieda sul dtoterribilescosso dalle doglie dellanaema

    voi che sul corpo del Signore vi passavae la azzinasegnaa dalla bocca del fraee gusavae il pollo con le maninelle fese di preceto

    fose voi mozzicasania corrompermi il conceto delsaperea muilarmi il godere.

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    Prova di nebulizzazione del disordine

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    VII

    prevedo linsensibili degli sfineri

    il vero passo avani la carne che sporgeda eti e davanzali dove sosano i beai

    a discuere de orbiis planearume Mah il Poea che ingurgia selleano piccolo il Creao di frone alla sua fameche la sua musa vuolessere scopaa ...senza resi.

    Tra i miei 2 occhi 1a disanza abissalequella che si crea ra 1a parola e 1aalrascarando le ripeizioni e le ovviema quano spazio ignoo ra 1n ciglio e lalro...

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    Loredana Di Biase

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    VIII

    ed eccomi alla soglia dellinelligenza:

    il primo uomo mi criicavala non perspicacia il penulimo inveceera 1n poea e congedandomi disse fanne 1n aleno

    lingenui inciampa scivola sulle cere rosseggiarirovo mio padre e i suoi 1000 uccellie rami e nidi e uova e piumee cani e si rialza senza peso

    e si rirova alaa dezavorraae in + c il venoquello che i rende flessuosae nelle onomaopee nessuno lo superava

    e gira la giosra con le persone che non corrispondono ai verbi eai empi]

    abbiamo invenao noi lo spazio e senza nausea voleggiamomamma, vuoa lorinale nel fiasco impagliaoconservala perle oriche

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    Prova di nebulizzazione del disordine

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    IX

    la mia hule si chiama espansione

    quella che accerchia e non comprimeperch fata di carne e di erraavanza al conrario della dissolvenza

    il chiarore che emana labbraccio di paricellelassenza di rumore dellamore menre esplodela danza sul quadrane che non segna lorae i nosri ari che apprendono movimeni nuovi

    scardinae le pore della percezionein 1n fluire a 361 gradiquello in pi il non sconao poeicovale a dire lescremeno

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    Loredana Di Biase

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    X

    il buon concime dellanimale erbivoro

    la buona erralatribuo che arricchisce larcheipoe qui mitratengo

    misorge il dubbiodaver sbagliao utoabbisogno del confronodel riesame

    non della lima del poeamadelle unghiedelle 10 diadi utee 2lema ni.

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    Prova di nebulizzazione del disordine

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    Andrea dei Sedizi

    LETTERE DALLESILIO

    Prima corrispondenzaIL GIORNO DELLA GRANDE PAURA

    Chi sono aldil delle parole?Nessuno. Lo so chiedendo.LUCA INGRAVALLE,Ad esempio non muoio, 1981

    Ho compreso, dopo aver vomiao lulimo acido gasrico dellodio per uti gli alri, la disanza che lUomo crea dalluomo,con leparole onologiche, ossia con le blaerazioni e le narrazionisu quesi inimi seserni, le cui immagini ci cosiuiscono e a cuidiamo, ano per non farci mancare il vizio di usare le parole acazzo, nomi che girano inorno a quelli dineriori e di ideni.

    Io sono fato cos, ovvero Credo che la mia essenza sia ci chelUmani occidenale mi ha imposo di difendere come _ inimaproprie privaa.Ci difendiamo da ci che percepiamo come un assalo violeno eingiuso della realesernaallanosramene nei confroni dici che percepiamo come linerno ideniario, essenziale e onologico della mene, cosiuia da sruture di immagini che confondiamo col nosro presuno Io , senza afferrare che anche

    queso Io sia unimmagine eserna, o meglio una _ parolaimmagine.Quando le immagini, le parole e le paroleimmagini vengono desiuie cio, quando per ogni immagine, parola o parolaimmagine si cerca una corrispondenza direta con episodi,avvenimeni, fati concrei, sensi e significai, fuori dal sempliceeffeto affascinane del significane che rimbomba come slogannel cervello , ci si rirova di frone a se sessi: nulla, ignoo,vuoo. Quesa la spina dorsale di una _ grande paura.

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    Seconda corrispondenzaPENSAVO SARESTI VENUTO

    Lo spetacolo non un insieme di immagini, ma un rapporosociale fra persone, mediao da immagini.GUY DEBORD, La socie dello spetacolo, 1967

    Solo organizzando la propria more inorno al niene eseico sipu essere mondani. La programmazione alienaa del niene uilizza il corpo vivo per fare agire la more. Per queso, ogni film dizombie pu considerarsi sempre poliico. Per queso, si devonoconsiderare sempre poliici i villaggi urisici, linratenimeno serale dei locali, i karaoke, i djse di sotofondo, i cinema aninoia,le iscrizioni in palesra, i corsi di dcoupage, i corsi di auosima,le lezioni di yoga a pagameno, la band di cover, labbonamenoallo sadio, il sabao sera in libreria, la passeggiaa al cenro commerciale, il giro per negozi, la fesa di Tizio, il concero dei Caio, ilflash mob, il siin del frone di liberazione del piccione.Solo mori dal corpo vivo possono rirovarsi in agglomerai umanila cui inerazione si basa solo su immagini idenificanipersonaliinvenae: i personaggi. Anche chi dice io non si limia a percepiregli alri come personaggi, ma cosruisce ativamene la sruturadi immagini che lo cosiuir come personaggio davani a se sesso,idenificando io e personaggio, facendone un utuno eserno inroietao; ammalandosi, insomma, di _ Ideni. Quesulima non che un disurbo esogeno (sociale, poliico, di poere, imposo),

    una monomania paranoica incenraa morbosamene su un io immobile, sempre riconoscibile, narrabile, facilmene inquadrabile,caalogabile, grazie alla sua srutura di immagini che eleva la suaarchietura invenaa (le cui analogie con la lapide funebre nondevono passare inosservae). Una muazione mediaica che rasforma la persona viva alla ricerca di un significao del suo agirein un prodoto inanimao che inscena un deerminao significaneper apparire pi appeibile di frone alla massa di consumaori af

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    fetivi (quelli che divenano amic*, compagn*, fidanza*, aman*,marii, mogli, conosceni) e di consumaori di adulazione (utiquelli che vengono presi come un pubblico da conquisare, da cui

    essere apprezzai, da cui essere comprai mediane ilgood dollardei complimeni, delle pacche sulle spalle, degli sguardi compiaciui, dei sorrisi ammiccani, dei gesi di complici).Con una simile ideni eseica , coninuamene sbandieraa nelmondano mondo dei mondani, il rendere cono dei propri cam

    biameni alle masse di consumaori affetivi e di adulazione divena praicamene necessario, se si vuole manenere il propriocorpo socialmene accetabile davani al pubblico degli alri personaggi. Cambiare radire, poich essendoci solo immagini, radire le immagini significa radire uto, essere _ disumani. Taledegrado non poeva che essere rappresenao dalla fanfara miologica del Valore: il valore della Coerenza. Persembrare sempre sesessi, per non supire in negaivo chi ci rieneva piacevolmeneprevedibili, per allinearsi al Noi sociale, perch nessuno ci deludanel suo deludersi parlane: Da e proprio non me laspetavo.

    APPENDICE

    La miseria di ogni agglomerao umano la paura di senirsi soli, dacui la necessi di fare gruppo per senirsi meno inadeguai rispetoa se sessi nella condivisione di abiudini di consumo, di difeti, disereoipi, di pregiudizi, di immagini e spetacolarizzazioni; utoper la creazione di ideni fitizie, comodamene scorrevoli nelfiume di merda dellaccetazione sociale.Esisere come: pura ricezione di approvazione; Sono come u mi vuoi; personaggi che piacciano al pubblico; In sala datesa per lambulaorio degli applausi _ menali.

    APPENDICE AFORISTICA

    Il vuoo del soliario lo spazio in cui la folla blaera chiassosa.

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    Andrea dei Sedizi

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    Seconda corrispondenza bisLE SS

    Soliudine e Sfiga sono le parole xenofobe dellesclusione socialepi edulcoraa. Gli appareneni agli agglomerai umani precosiuii le adoperano per bollare coloro i quali non si allineanoalle forme di aggregazione comune, dalla discoeca di endenza alpario, dal locale dove alcolizzarsi alloraorio. Chi rifiua la farsacomuniaria non sa vivere, non sa diverirsi, non sa cosa siala via, dicono. E cosa fa la domenica, se non segue il calcio? E

    come passa i suoi sabao sera? E come impiega il suo empo libero? Avr qualcosa da nascondere? Soliario? Sfigao? Soliarioe sfigao!Il cosiddeto soliario suscia un ineresse paricolare in chi haconcezioni ben sedimenae grazie agli anni di via in cativieducaiva, come quelle di sranezza, anormali, esranei. il miserioso giudeo senza paria, giuno da chiss dove,su cui essere leggende, per quel suo srambo modo di vivere,

    per quei suoi silenzi, quelle sue assenze dal mondano.Il soliario fuori dal giro, quello che sopravvive a prescinderedalle fanfare degli inconri serali, che non cerca leveno, il qualcosa da fare, il paccheto di diverimeni offero dal mercao funebre dellinratenimeno. quesa sua maggiore indipendenzaa fare di lui lerede dei vecchi ebrei e dei vecchi lebbrosi, quesosuo non cedere allansia del fare cose, del massificare i rapporiumani, del riempire di cazzi di gomma il culo sreto del empo

    libero.Per queso il soliario fa paura. Sa sare ben aldil di un qui in cuiil sorriso dufficio ha il sapore della figa di una Barbie [le bam

    bole non hanno organi sessuali perch i bambini non faccianodomande]. Dimosra che ci si possa svincolare, che una primaforma di liberazione molo rozza sia possibile, proprio laddoveil cambiameno regna solamene nelpossibile verbale della poliica saale e del markeing dalle uopie a poraa di mano, men

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    Letere dallesilio

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    re ad ogni concrea proposa di sposameno si fa corrisponderecon insolenza una sbrigaiva senenza di _ impossibili. Se il soliario esise, senza macchiarsi di _ mondani, allora, anche gli

    alri sono in grado di vivere fuori dalla reclusione elegane delmondano.Lo xenofobo pi puro dar al soliario dello sfigao, delleremia,dellineto. Lo xenofobo ollerane dir Non fa per me. Lo xenofobo pi subdolo, quello liberalmarxisaprogressisaelegane, per inenderci, dir persino di approvare e appoggiareil soliario, ma guardandosi bene dal cambiare la propria prospetiva sulle cose, guardandosi bene dal rarre le dovue con

    clusioni e guardandosi bene dallo smetere di srusciare il cazzosu una rampane PR, allhappyhour pi cool della cit.

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    Andrea dei Sedizi

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    Terza corrispondenzaDIARIO DI UNO SCIOPERO ESISTENZIALE

    Dopo anni di erapia sono ornao finalmene alla normali.Sono ornao al lavoro coi miei rimi e mi sono guadagnaoanche una promozione!ANDREA ROSSETTI, MARCO COSTUME, Diario di un ex depresso, 2002

    Non sono depresso; sono in sciopero. Quesa frase, usaa comeincipi affilao, non proprio mia, ma non impora. Ci che cona che io non sia depresso, ma in sciopero. Anzi, oggi, anche losciopero finio; sono nella fase successiva allauolicenziameno,in piena organizzazione della disruzione dello sabile in cui lavoravo. Dunque, finio lo sciopero perch finio il lavoro , finia anche la depressione. Ma proprio dello sciopero, la depressione, che scriver.Quella che credevo la mia risezza, il mio dolore, il mio smarrimeno, la mia fine, la mia pulsione di more, la mia voglia di suicidio non erano alro che un disagio rispeto al mondo in cuivivevo, vivo e vivr. Un disagio in cui il cielo una lasra garganuesca che seni schiacciari il peto. Queso mondo non puaccetare la cupezza, la omba del sorriso, lo spuo sul piato dargeno e su ci che coniene. Sopratuto, non pu accetare lospuo, il uo disprezzo per il suo nulla armao, aggressivo e merdoso. Se non sei felice, per il mondo colpa ua. Ma siccome que

    so mondo non esprime mai la concreezza del reale, ma usa leparole per una manipolazione di ogni possibile senso sino allannullameno di quesulimo, allora, invece di odiari, dicendoi che fai schifo, per quesa sora di razza asociale e nera a cuiapparieni, i accarezza amorevolmene il viso con le sesse diache i ficca in culo: Sei malao, figliolo. Sei depresso. Devi guarire. Ti riporeremo alla normali. Fanculo: Mai pi nelle vosre fabbriche / a srisciare nella merda / Mai pi nei vosri uffici / a

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    regalarvi la mia via (Affluene, Unelegane bocca democraica).Non la vosra normali che mi rimeter in seso. E infati, sonoornao un uomo combativo, quando con il carrarmao che ho

    rubao alla vosra insulsa genia ho calpesao leducazione cheavee imposo sino ai miocondri di ogni mia cellula. Spurgandomi del vosro senso della via, ossia della vosra anima da supermercao, del vosro amoreggiare da pubblici di cioccolaini,ho acquisio la forza che, nel mio cercare di assomigliarvi comemi avee educao a fare, mi rubavae secondo dopo secondo, sinoal mio sfinimeno, sino al mio senso cosmico di inuili, sino allemie smanie di harakiri.

    Quello che chiamavo il mio dolore era il giganesco cazzo digomma che mi spingevae dal culo sin denro lo somaco. Di miocera solo larrancare disperao, lo sgomeno della non riuscia,lona del non realizzao. Ma ora, vecchi miei, baldi sronzetidella psichiaria da riceta, esperi della psicologia da libro, hoscardinao le vosre pore, sono enrao nei vosri sudioli da professoroti boriosi e ho imparao, dopo anni che la consumo senzacoscienza, quale sia il vero uso della benzina: bruciarvi uti, uno

    ad uno.Quando ho preso coscienza di cosa fosse la psicoerapia, ossiauno srumeno con cui disruggere ci che mi sava disruggendo, sono riuscio a lavorare su me sesso, a scaraverare viala vernice bianca e lucida che leducazione alla normali miaveva spalmao sopra. Lauoerapia che ho inrapreso mi ha fatocomprendere che non vi fosse alcuna erapia, poich non vi eraun vero e proprio malao. Si ratava piutoso di una psicoricerca

    allinerno della mene indolenzia dalle coninue violenze subie in ogni ambio che simponesse come giuso, doveroso, divalore. Capire i miei meccanismi inerni, pi che impormi deicomporameni. Accetare le mie reali debolezze, piutoso cheosare nellesalazione della mia forza invenaa. Tuto queso demolendo uno ad uno uti i (non) miei problemi, dovui a quellospirio del bambino che si ribella alla farsa della sociali formale[Quando dicono che crescere significa imparare a sare al mondo,

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    inendono che lunica crescia accetaa sia quella nella quale ci sirassegna a ingoiare merda, perch funziona cos. Ladulo ilrassegnao per eccellenza, lallineao, linscaolao, il mollusco,

    linverebrao, ma per nascondere uto queso, allera adula (usoil ermine era perch comune la miologia e lepica del niene)si associano i valori della responsabili (rispetare il poere e produrre), dellindipendenza (poere dacquiso), della saggezza (ilsaggio, nellimmaginario colletivo, un vecchio barbuo che nonpu pi muoversi e spara senenze; il perfeto esempio di un ragionare illuminao sempre immobile e che nulla muove)].Non vero, dunque, che psicologi e psichiari sono sempre ne

    mici. Divenano nemici quando crediamo di poer delegare ilcorreto funzionameno della nosra mene alla loro conoscenza medica, alla loro visione eserna, alla loro rappresenazione clinica che hanno di noi. Come ogni cosa, un sasso, unlibro, una pisola, un marello, anche la psicologia e la psichiariapossono essere usae come un mezzo per i nosri fini esisenziali.Io ho uilizzao la psicoerapia per divenare anarchico. Lanarchia saa pi funzionale di qualunque psicofarmaco di frone

    alloppressione sociale che vivevo e che respiravo. Ma io non sapevo che quella mia criica nascene nei confroni della socieche senivo nemica qualcuno lavesse gi esperia, scrivendola evivendola inorno ai conceti dellanarchia. Successivamene, hopreso quesanarchia (savola cosciene di cosa fosse soricamene) e lho usaa per andare ancora olre, perch anchessa nonpoeva essere un puno darrivo, unancora, un poro, un eden. Lanosra piccolezza umana roppo gigane perch possa essere

    abbracciaa da un unico corpo di prospetive sul mondo. E gliscriti anarchici, specie quelli siuazionisi, unii alle leture deglianonimi francesi dei vari comiai invisibili, sono sai unapresa dato della mia nonsoliudine, della mia nonfollia. Fannopare del mio bagaglio di conoscenze e di esperienze [se un libronon divena un nosro fato sorico, una nosra esperienza esisenziale, probabilmene lo abbiamo leto solo per passare ilempo] che mi poro appresso, ma che non possono essere perno

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    della mia via, la quale non rimane immobile su una paginascrita, ma deve fare i coni con i moi maeriali e carnali.

    Ces la guerre, mon frre. E non bisogna senirsi immuni dagli aacchi che cosanemene ci logorano. Ogni qualvola ci esprimiamo fuori dal normale corso sociale, veniamo esclusi, malratie presi a calci in culo. Dunque, bisogna atrezzarsi per quesoconinuo rasrellameno compiuo dagli sbirri, con o senza divisa, miliari o civili.Ma non lascer che gli sbirri mi rubino la enerezza. Sono una persona; molo pi che un combatene ed uneroe. La lota non mi riempie e non mi soddisfa. La violenza non

    il mio fine misico e miico. Ogni cosa, come gi deto, solo unmezzo. Non posso vivere solo di spari e fiamme. Ho bisogno diun alro ipo di calore, di una cera morbidezza. Sono sao un

    bambino senza carezze e senza fiamme. Prendermi le fiamme chemi mancavano saa lanarchia. Prendermi le fiamme e le carezze, ora, latuale mio esisere.

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    Quara corrispondenzaVENDIAMO IL NULLA IN VASCHETTA

    Quandero un bambino ero coninuamene angosciaodallidea che la mia famiglia fosse poverissima. Ricordoche provavo qualcosa come unansia molo profonda,una paura che non mi faceva dormire, quasi quanoquella vola che sognai Reagan che divenavaun mosro verde.JAMES T. GIULIANI,Auobiografia di un debosciao, 2000

    Il vivere moderno chiuso in un supermercao; compri utoquello che non i serve e orni a casa senza il pane. Il pane lunica cosa per cui sei uscio di casa. Ti sei lavao, profumao,vesio, agghindao, hai caricao il uo porafogli dallauomazione economica del bancoma. Tuto ha percorso la schiena lisciadella quoidiani, solo perch u enrassi in un supermercao ecomprassi un filoncino di pane. Invece, il uo carrello pieno,

    ma lunica cosa per cui hai sposao il uo culo, quando orni acasa, non c. Eppure, i seni pieno, soddisfato, saollo. Ti hannodeto di non drogari, di non fumare, di non esagerare col bere,di non correre, di non giocare dazzardo, di non scopare putane,di non fari le seghe, di non bere bevande gassae, di abbassareil consumo di zuccheri, di eviare i formaggi; ma nessuno i hamai deto Va al supermarke e orna a mani vuoe. Cos, il uoorgoglio sociale, pur privo di pane, rimane alo, come una ban

    diera ialiana in Eiopia, come il cazzo drito di un pree supraore nella minifica di una dodicenne supraa.E allora, la mia sanchezza di ollerare linolleranza del consumaore medio, il quale consuma anche le idee come un deersivo,anche il rispeto degli alri come una raccola puni, anchelamore come un ubo di cioccolaini, si fa viva, rampane, digrigna i deni e ringhia. Non posso sotosare allidiozia di sotofondo, allaccetazione della caasrofe del senso, allolocauso

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    delle esisenze, senza sprangare le ossa di chi mi inscaola comeun onno. Sono sufo di ricevere langoscia soto forma di scinillae ferro rovene conro il mio somaco e la mia rachea. Sono sufo

    di sopporare la sanchezza degli alri che si sfoga frusraa conro di me, aggressiva, violena ed infeta. Sono sufo di quesaeducazione alla nonviolenza che non elimina affato la violenza,ma ne cancella la sua capaci posiiva a favore di un isericoscannarsi a vicenda. Invece di cercare e capire chi sia il proprionemico, lo si invena e quesa invenzione la si atacca, la si insegue ululani, la si sbrana, la si dissangua. E se provi a rovesciareun carrello pieno, u _ sei IL nemico.

    Tuti vogliono cambiare, disinguersi dalla solia uguaglianza,per rasformarsi in quello che gi esise, per raggiungere il massimo del loro possibile, ossia un millesimo del reale possibile,olre il quale olraggiano la sovversione possibile, chiamandolauopia, ossia sogno impossibile, non rendendosi cono che ciche un empo fu incubo desagerazione leteraria, la disopia,oggi quoidiani; in alre parole, se oggi giuno il peggio dellimpossibile del passao, solo una quesione episodica la non

    riuscia del meglio dellimpossibile. Con queso non inneggio allesocie perfete, promulgae da uomini roppo ateni ai baffi perpoer essere concrei olre leseica, bens penso alle prese di coscienza edificabili laddove citadini e socie sono quello che sonorealmene: parole almene svuoae di senso da rasformarsi inmanganellae, in anfibi con la puna in ferro conro i deni, in reclusioni spacciae per _ igiene sociale.

    Quane milioni di cazzae scorrono in quel rivolo che unisce lacloaca del supermarke alla cloaca della civil.

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    Quina corrispondenzaLAMORE UNA PAROLA DI CINQUE LETTERE

    Mi ami? Ma quano mi ami?PUBBLICIT DELLA SIP, 1989

    Il cuore sa accano al calcolo e il quoidiano si associa ad unalota senza quariere, in un ovunque spazioemporale, emozionale, affetivo: non il logorarsi nellelucubrazione sul privao

    poliico e sul poliicoprivao n sullaffeto incendiario,sullamoremoloov, sulleroismo sovversivo; prendere coscienza del fato che la propria esisenza non andrebbe mai sospesa, come invece vorrebbe la parcellizzazione del vivere nellaquale, in un modo o nellalro, ci muoviamo senza nemmeno rendercene cono, dicendoci orapienamene noi sessi, poi sospendendo il s nellincedere inerziale del gi organizzao, a secondadi un vago piacere inermitene (sono in ci che mi piace e

    non sono in ci che non mi piace; senza, ovviamene, alcunaprospetiva problemaica su queso piacere e, alretano ovviamene, dando per sconaa lonologia di s).Un esempio non roppo originale [ma loriginali la lasciamo achi riesce a svendere il vecchiume come nuovo, fondando il proprio blaerare fascinoso sullignoranza sorica alrui] quello dellorganizzazione del lavoro, con il empo scandiodallalienazione impiegaizia infrasetimanale diurna e da

    unalienazione di sfogo noturna efinesetimanale. Come se la necessi di guadagnarsi da vivere possa in qualche modo permeterci di obliarci, di prendere le disanze da noi sessi, disfuggirci, di auomaizzarci, di renderci roboici, funzionali, produtivi, con una disumanizzazione a me ra limpiegao fanozziano e la roboica feicisica pi spina dellulracyberGiappone. Ceramene lo sbirro e il soldao per fame, quelli insomma che i spaccano il culo in piazza e i ammazzano se sei

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    abbasanza scuro nel uo Paese roppo pieno di perolio, sonoesempi pi chiari di queso disacco ra ci che si dice di esseree ci che si fa. La loro deresponsabilizzazione la sessa che ano

    fa inorridire quando si analizzano la psicologia, i diari e le dichiarazione di ex oruraori nazisi. Ma almeno il nazismo erapi esplicio e sicuramene meno pauperisico, meno sraccione,meno crisiano, di quesa discarica di dissociai da se sessi cheauolegitimano la loro miseria, baratando la real del loro agirecon il markeing della casa, della famiglia da manenere, delleputane da pagare, dello Sao da difendere, della Paria da onorare, del loro cagarmi nelle orecchie. Uno sbirro per fame molo

    peggio che uno sbirro per vocazione. Con quesulimo la divergenza esplicia, poich si pone dallalra pare della barricaa, un funzionario che usa il suo poere per manenere in piedi ogniassello che Sao e Legge hanno innalzao per disanziare ogniuomo da se sesso, scollegando la persona dal citadino (a favore,ovviamene, del citadino). convino che la sua opera sia ilBene, cio che la Ragione di Sao possa schiacciare con un carrarmao ogni esisenza. Cos, in quesa divergenza si chiarifica

    una dialetica, dalla quale rarre, a seconda del proprio grado divolon sovversiva, la propria praica di sconro, direto, indireto, di piazza, clandesino, associazionisa, bombarolo, moderao, saboaore, ecc. Ma quando ci si rova di frone allo sbirroper fame, lambigui della sua presenza fisica spaccaossa conrapposa a quesa sora di enerezza del poverello errone disoccupao, ano cara a qualunque pree, ecclesiasico eparlamenarisa, crea, come ogni ambigui di ipo poliico, un

    erreno paludoso, di sabbie mobili, insidioso, poich la rabbiache si deve a chi olraggia il mio corpo (la liber e i diriti sonoparole, menre il corpo soffre, per cos dire, ativamene del poere inflito al citadino, specie se un citadino poco civile)viene smorzaa e inonia da una pie, da una pena, da unacompassione nei confroni di uno sronzo che mena le mani, masolo perch ha fame.Ma che cenra quesa solia filippica anialienazione impiegai

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    zia e anialienazione sbirresca col cuore calcolaore e con lamoreinelligene? Anche amare agire e queso agire un nosroagire, fa pare della nosra esisenza, del percorso che siamo

    compiendo, della real inima che siamo cosruendo. Lamorenon deve disgregare la coscienza, locchio sulla real. Invece,qual la caraterisica dellamore maggiormene propagandaa?La sua ceci. Lamore si spaccia come esclusivamene irrazionale,impulsivo, passionale; una specie di furene scopaa besiale, maa livello senimenale. Lamore giusifica ese mozzae, fucilaealla schiena, bombardameni, perch allamore uto concesso,neanche fosse uno scherzo di carnevale, una zona franca del vi

    vere. Lamore, come ogni cosa passi per le mani della civil edella moderni, finisce per alienare e malgrado un delirio schifoso appiccichi ra loro le persone pi disparae come inseti allacolla acchiappamosche, lo si esala nelle sue forme pi becere. Cisi fa spaccare la faccia dal proprio amane, ci si fa prendere peril culo, ci si fa infasidire, ci si fa soffocare, ci si fa bloccare il cammino che avevamo chiamao nosro. Eccolo, lamore cieco:lamore casrane.

    Ci si accoppia senza coscienza, ci si abbandona alle pulsioni deae dalla biochimica, dagli ormoni, ci si lascia rasporare, si sceglie, insomma, senza scegliere. Si gambizza lesisenzanellamore, poich lamore queso marasma borghese della coppieta, del germe della famiglia, del bel presepe, della figliazione,della scaramuccia liigarella, del regalino, del gesucolo damoresan valeniniano, dellanniversario al risorane. Tuta una serie diformali sociali che non lasciano mai da soli i due che si amano.

    E anche queso due, quesa monogamia che ci pare cos necessaria nauralmene, ma che esise solo in quano culurale, segnaprofondamene il nosro approccio allamore, delimiandoci, rinchiudendoci, fino alla buffonaa della gelosia come segno damore, ovvero della proprie privaa applicaa allaffetivi: Tusei mio, Tu sei mia. Ogni Ti amo ridoto ad un ato noariledi proprie, ad una praica caasale.Tuta quesa formali non serve ad alro che ad allonanare

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    lamore dalla sua real in cui vive e cresce, poich quando si amalo si fa nei confroni di qualcuno, ma se non ci si rappora con lareal, non ci si rapporer mai nemmeno con quel qualcuno ed

    ogni vola che una formali sociale ci far senire amai, non saremo facendo nullalro che allonanarci ancora di pi dallalro,olre che da noi sessi. Dunque, linelligenza dellamore dovrebbe uccidere quesa ceci irrazionale, dovrebbe cosruire unrapporo nuovo, una esisenza insieme che abbia la sua unici, perch se ogni persona unica, per quale srambo moivo leunioni ra unici dovrebbero essere cos necessariamene presa

    bilie, prefissae, precosruie, prefabbricae? Quale unici pu

    sopravvivere allalienazione nel sempre uguale di una culuradella monogamia catolica e piccoloborghese, basaa sul nucleofamigliare e sui suoi rappori economici e di poere, sabilia secondo modelli e forme almene innaurali da essere, per forza,posi come naurali per eccellenza, sia dal bigotismo creazionisa che da quello posdarwiniano, ma pieno di rispeto per queivalori radizionali che, ormai, sono ornai di moda come la risruturazione conservaiva dei casali oscani e umbri di campa

    gna? E se in una coppia solo uno dei due ricerca lunici e unacoscienza esisenziale che ena di scrollarsi di dosso un vecchiume affetivo che insula il cuore che sa cosa sia il calcolo,quale misera ditaura di condizionameno esremo viene a crearsi in quel nido? Poich se, come scrive Carmine Mangone,gisolano in due si pu essere una Comune amorosa e combatene, alretano vero che gi solano in due si pu riprodurre in maniera perfeta la fabbrica, il manicomio e la galera.

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    Sesa corrispondenzaLAMORE UNA PAROLA DI CINQUE LETTERE

    E IO NON SO NEMMENO CONTARE

    Noi della rib siamo pi di re milioni!SPOT TIM, 2008

    pochi amici _ molo amore si ruba uta la mia atenzione. Ho(ri)scrito, (ri)deto, (ri)urlao, (ri)canao quesa frase mole vole.

    Il suo coneso batagliero la vivifica ogni vola, devasando lamelensa reorica ciazionisa, un empo rinchiusa nei diari edoggi pubblicaa con la cazzonaggine annoiaa dei social nework.pochi amici _ molo amore una frase nella quale lamore elamicizia a cui si fa riferimeno sono praiche fureni di microcomuni conro la Grande Comuni che uto omologa per il suoauomanenimeno e si frappone ra i corpi degli abbracci e delsesso e delle discussioni, cercando di inficiare la condivisione di

    empi e spazi di chi, nel dire insieme, non prevede lannullameno di s ed il disperdersi nellidea di alro.pochi amici _ molo amore come furore degoismi e di uniciche creano legami dipiacere in lota; creare microcomuni dindividui che si riuniscano con _ significao, fuori dal non sensodellessere sociali perch si deve essere sociali, fuori dallaccetazione passiva ed impauria del gruppo che ci capia, a cui aggregarci perch il imore di un vago sare soli ci fa scegliere il

    primo reno carico di leame che passa.Chi acceta coscienemene le microcomuni dei pochi amici edel molo amore sa che avr da gesire un anagonismo, inerioree sociale, una problemaici che cerca di emanciparsi dal daoper sconao e dal valore fissao, poich non si sosiuisca la vecchia bibbia con la nuova bibbia , ma si viva la propria esisenzasenza lidea di progressione coninua e lineare, bens come organismo ulraramificao evoluivoinvoluivo in cui ogni pari

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    cella uile, ma in caso di more non compromete linero sisema.

    Amare non ha nulla a che vedere con ladagiarsi. Amare combatere, vedendo risalire a fior di pelle ute le conraddizioni,senire ute le lacerazioni. Se pochi amici _ molo amoreprende per culo il ridicolo Moli nemici Molo onore del valoroso machismo fascisa, lo fa mediane unironia ed un sarcasmo che sono sempre figli di un reromalessere, di una inimaconraddizione, di una sotolacerazione, di uno sdoppiamenora quellio che un empo credevo esisenefisso ed un qualcosa

    che oggi non mi azzardo lonanamene a definire.

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    Setima corrispondenzaMICRORIVOLTA

    Was is isWas nich is is mglich.EINSTRZENDE NEUBAUTEN, 1996

    Non ho un conceto di rivoluzione da poer legare alla mia via,alla mia soria, alla mia esisenza. Non ci sono corrispondenzera me e rivoluzione.La mia lota inima ed emerge da una presa di coscienza sucome il poere economico e poliico mi abbia imposo dalla nascia un sisema che si pone come lunico possibile, nel quale ilnon adatarsi ha due conseguenze: o si giudicai criminali o si giudicai malai. Crimine e malatia menale sono enrambecondanne morali che i sisemi di poere, organizzai in aggregazioni saali, emetono per educare, sorvegliare, punire e reclu

    dere (dunque per educarmi, sorvegliarmi, punirmi e recludermi).Vivendo nel mondo ed enrando in conato con _ gli alri, percepisco le percezioni delle maggioranze: a livello poliico, ci cheesise viene considerao eerno (da sempre e per sempre) e immuabile; ci che non esise (o esisio, ma la memoria soricanon lo fa ricordare) viene considerao impossibile. Poi, ci sonoquelli che fanno sforzi per il cambiameno, ma usano una prospetiva parziale vesia da universale, cos da riversarsi nelle as

    sociazioni, nei parii, nelle scenete daproesucola di piazza,impiegando energie poliiche asrate, alienae dalle inime esigenze dellindividuo, dalle inime esisenze.Rivoluzione, dunque, per me, un conceto che finisce per chiudersi in un solo dualismo: o non praicabile, nelle condizioniatuali, perch non esisono masse di persone dispose a sravolgere lo saus quo (evidenemene molo pi simile al loro mododi percepire lesisene di quano non possa sembrare dalle loro

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    lamenele sul marcio sisema), oppure, se ci fossero le condizionidella praicabili, sarebbe una rivoluzione a me esranea, perch in linea generale non criicherebbe radicalmene le sruture

    atuali del poere (con le loro pesani conseguenze sulle personeche vengono dominae) e rimarrebbe legaa ad una poliica alienaa dallindividuo, una poliica dellasrazione del valore, deldirito, della legge che, provenendo dallalo, dal superiore, dallasacrali laica, dimenica la persona, considerandola semplicemene come citadino. Sarebbe una rivoluzione che nel suo agireimplicherebbe un eccessivo impegno nel reclamare diriti, senzacercarne il senso nella carne, nel rapporo quoidiano ra gli in

    dividui, nella affetivi, nella ricerca delle risoluzioni delle lacerazioni inerne causae dal modo in cui siamo educai e siamoabiuai a vivere, nel enaivo di considerare cere nevrosi moderne in maniera non medica, bens poliicosociale, come effetidi cause la cui origine lorganizzazione del poere [A che serveil dirito di parola, se ci che si dice sempre innocuo? A cheserve il dirito di parola se ci che si dice non ha pi significao?A che serve la liber di sampa, se, parlando di giusizia, si con

    cenra latenzione sul crimine e il criminale sconfiti, menrequasi mai si focalizza il discorso sul sisema giusizia che, aldil delle vicissiudini giudiziarie del ano odiao Silvio Berlusconi, non nelleccezionali (definia vigliaccamenemalagiusizia), ma nella normali della prassi quoidiana, devasa vie e corpi, senza che queso sia considerao una _ noizia? A che serve la liber di sampa, se uto ci che il letorelegge viene digerio alla sessa maniera? Un letore senza criica

    reale, senza aperura reale, senza la disponibili concrea a cambiare i propri giudizi sulle cose e su se sesso, quasi che leggerenon fosse alro che un cercare conferme sulla validi dellimmagine fitizia che queso ipo di letore ha di se sesso, di queso io viso da un prospetiva eserna (la sessa prospetiva chevuole il poere), ma inroietaa come Ideni, monoliica, fissa,immuabile.]Un empo conficcao negli ambieni dellepica della Resisenza,

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    per moli era una besemmia pensare al parigiano che combate,non ano per la democrazia, la liber, il comunismo, ma per ragioni personali, per una quesione privaa. Al conrario, io credo

    non possa esisere alro che quesa quesione privaa al fondo diogni lota, che non possa esservi alro che un egoismo combaene, il quale, inconrando alri egoismi simili, crei comuni dilota per il raggiungimeno di un obbietivo comune.

    Fate quese premesse _nella mia esisenza rovo corrispondenze, non con la rivoluzioneideologica, bens con le microrivole personali, fate per resisere

    nel quoidiano alloppressione di quei sisemi che mi voglionoliquidare come pazzo o come criminale. Per operare secondoquesa prospetiva, bisogna agire seguendo le parole che la propaganda fascisa sampava su grossi manifesi, senza pensare cheun giorno sarebbe arrivao uno scribacchino come me a farne parole per difendersi dal poere: Anche i muri ascolano. Taci. Ossia,non si deve dare nellocchio, non si deve assumere leseica e ilono dellanagonisa, non si deve gridare, non ci si deve far fo

    ografare in piazza, non ci si deve far conoscere da Ros e Digos,schedai come sovversivi [la parola incappucciao molo uile].Bisogna manenersi anonimi, enere nascose cere nosre idee,cere nosre inenzioni. Dobbiamo vivere la nosra esisenza, li

    berandola in qualche modo, nel nosro modo; non divenare eroi,non immolarci, non iconizzarci, non finire su imbarazzani shirche esimoniano funeree il nosro fallimeno praico.Quana liber dazione per _ un citadino al di sopra di ogni so

    speto.

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    Otava corrispondenzaGODERCI IL SOLE

    Innaffia a sudore lagricoloremenre crescer sa lerba a secco ovunque;e qualunque sia il elegiornale,lei, la araruga, prende il sole.KENJI MIKU, In cul al Pil, 1973

    Durane gli scioperi che bloccano raffico e/o mezzi pubblici, mi

    divere senire la gene lamenarsi indignaa del fato non possaandare a lavoro. Mi divere perch chi si lamena appariene allosesso gruppo di persone che da quando lavora fuma il doppio,dice di essere sressao, di non avere empo per s e gioca diverseschedine la setimana al Superenaloto perch, se vince, smete _di lavorare. In alre parole chi si lamena di non poer raggiungere il luogo di lavoro chi sao oalmene devasao, schiacciao, asservio, obnubilao dal lavoro, eroso cos ano dallamonoonia da vivere una cosmica frusrazione cosmica che, invece di sfogarsi conro il nucleo originario del disagio, sbate ipugni sul clacson, urla fuori dal finesrino, insula gli scioperani,li deplora senza minimamene conoscere (e voler conoscere) leloro ragioni. Il lavoraore di queso ipo odia vedere dei ribelli,perch sarebbero idenici a lui, se solo non avessero avuo lenergia di ribellarsi. Sono gli evasi invidiai da chi si osina a crederedi non poer scappare.Eppure, in quel mucchio informe, qualcosa _ si muove. Qualcuno colpio da un leggero schiaffeto anideliquiosociale.Qualcuno si accorge che la abella di marcia della monoonia organizzaa in funzione della produtivi, del profito, dello sfruameno, ecco che sravola, pesanemene aleraa e, fra i aniconvini che ci sia un blocco, che le cose si fermino, qualcun alrosi rende cono che, invece, finalmene _ sa succedendo qualcosa.

    Delle esisenze individuali sanno irrompendo nel reale e allora75

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    perch abbandonarsi ad una crisi di nervi? Perch non sgranchirsi, sorridere, fare sospiri di sollievo, proprio come se quelempo furibondo che ci morde il culo fosse (come in effeti ) in

    pausa?Nich mi guarda: Ci sdraiamo sulla macchina a goderci il sole? Aprolo sporello e Nich apre il suo un atimo dopo. Urla e clacson si mischiano, menre qui e l il fumo di sigarete ansiogene sbuffa fuori daifinesrini. I nosri di