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SE STESSO

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SE STESSO

San Niccolò 2012

Il progetto “Me e Te” nasce dall’esigenza di far conoscere ai giovani un mondo che pur-

troppo, molto spesso, viene stereotipato e fatto passare per come realmente non è.

Durante quest’esperienza ai ragazzi sono stati proposti due incontri introduttivi in cui si

sono confrontati su concetti come “povertà”, “l’altro” e il “dono di sé”.

Per far questo abbiamo utilizzato diversi supporti film, testi scritti e testi di canzoni che

sono serviti come imput ed inizio di una discussione.

Dopo questa prima parte i nostri giovani hanno fatto una singola esperienza di una

giornata all’interno di alcune strutture che si occupano di disagio a più livelli; divisi in

piccoli gruppetti, i ragazzi sono stati calati in ambienti con tematiche comuni ma con

specificità completamente diverse.

Le associazioni che li hanno accolti lo hanno fatto non per reclutare nuovi volontari ma

con lo spirito di far conoscere l’importanza che hanno le persone che assistono e

quanto sia necessario puntare e credere in loro.

I ragazzi hanno avuto modo di conoscere delle realtà come Casa Aurora (Centro Aiuto

alla Vita), una struttura per le donne che hanno incontrato delle difficoltà, familiari e/o

economiche, a portare avanti la loro gravidanza. Casa Betania, una casa di accoglienza

per soli uomini, i quali, a causa di scelte sbagliate e momenti sfavorevoli, si sono trovati

ai margini della società e stanno tentando di tornare ad una normalità. l’Associazione

O.A.M.I, invece, accoglie ragazzi diversamente abili e con deficit mentali. Infine la Casa

di Riposo Santa Maria alla Pietà si prende cura di anziani non più capaci di essere auto-

nomi.

In tali strutture e associazioni i ragazzi sono stati inseriti nelle attività quotidiane, avendo

così la possibilità di poter istaurare un dialogo con i vari ospiti e ascoltare gli operatori/

volontari parlare della propria scelta di vita, quella di operare in ambienti così problema-

tici, sapere perché hanno intrapreso tale scelta e come questa ha cambiato le loro vite.

Infine, dopo le varie esperienze, è stato fatto un ultimo incontro durante il quale i ragaz-

zi hanno condiviso ciò che hanno visto, sentito e vissuto, è stata questa occasione lo

spunto per poter riflettere e trasferire il tutto alla Luce del Vangelo. Il nostro intento era

quello di farli aprire gli occhi su cosa fosse la povertà, se ne esiste una solamente e se

l’hanno mai incontrata. Metterli davanti alle immense difficoltà umane ha fatto suscitare

in loro innumerevoli domande ed è stato sorprendente vedere come hanno fatto pro-

pria l’esperienza che hanno svolto chiedendo di poter continuare a far parte di quella

realtà indipendentemente da noi e dalla nostra presenza.

introduzione

…uno spunto per r i f le t tere……uno spunto per r i f le t tere……uno spunto per r i f le t tere…

Vangelo di Matteo 14, 13-21

Udito ciò, Gesù partì di là su una barca e si ritirò in disparte in un luogo deserto. Ma la

folla, saputolo, lo seguì a piedi dalle città. Egli, sceso dalla barca, vide una grande folla

e sentì compassione per loro e guarì i loro malati.

Sul far della sera, gli si accostarono i discepoli e gli dissero: «Il luogo è deserto ed è or-

mai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare». Ma Gesù

rispose: «Non occorre che vadano; date loro voi stessi da mangiare». Gli risposero:

«Non abbiamo che cinque pani e due pesci!». Ed egli disse: «Portatemeli qua». E dopo

aver ordinato alla folla di sedersi sull'erba, prese i cinque pani e i due pesci e, alzati gli

occhi al cielo, pronunziò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli e i disce-

poli li distribuirono alla folla. Tutti mangiarono e furono saziati; e portarono via dodici

ceste piene di pezzi avanzati. Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uo-

mini, senza contare le donne e i bambini.

Vangelo di Marco 12, 41-44

E sedutosi di fronte al tesoro, osservava come la folla gettava monete nel tesoro. E

tanti ricchi ne gettavano molte. Ma venuta una povera vedova vi gettò due spiccioli,

cioè un quattrino. Allora, chiamati a sé i discepoli, disse loro: «In verità vi dico: questa

vedova ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Poiché tutti hanno dato del loro su-

perfluo, essa invece, nella sua povertà, vi ha messo tutto quello che aveva, tutto quan-

to aveva per vivere».

Vangelo di Luca 15, 8-10

«O quale donna, se ha dieci dracme e ne perde una, non accende la lucerna e spazza

la casa e cerca attentamente finché non la ritrova? E dopo averla trovata, chiama le

amiche e le vicine, dicendo:” Rallegratevi con me, perché ho ritrovato la dracma che

avevo perduta.” Così, vi dico, c’è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore

che si converte».

Picasso “Poveri in riva al mare”

Hopper

“Hotel room”

Quando parliamo di povertà subito pensiamo ad una dimensione lontana anni luce ma forse, guardandoci intorno e riflettendoci un po’, ci accorgiamo che anche questa fa parte della nostra realtà, della nostra vita. Se chiudiamo gli occhi e ci immaginiamo tra la gente, nelle strade che percorriamo, in-contriamo persone che, con modi diversi, ci tendono una mano chiedendoci:” AIU-TO”… Aiuto per mille motivi differenti, per la fame, per il freddo, per la perdita di un lavoro dal quale dipendevano moglie e figli… E adesso, ci sentiamo così stranieri di fronte a questo tipo di povertà, quella materiale? Ma la povertà ha solo questo volto, quello di un uomo scarno rivestito di abiti logori? No! E’ un no altisonante perché chi ha tutto ma allo stesso tempo non ha niente, chi compie scelte sbagliate per il gusto di sentirsi arrivato vivendo nella “logica dell’egocen-trismo”, oppure chi si riempie del superfluo dimenticandosi l’importanza delle relazioni, quelle vere, non può dirsi povero in egual misura?...

Un giorno Bellezza e Bruttezza si incontrarono su una spiaggia. “Facciamo un bagno”, si dissero. Si svestirono e nuotarono nelle acque del mare. E dopo un poco Bruttezza tornò a riva e si vestì con le vesti di Bellez-za e andò per la sua strada. Anche Bellezza uscì dall’acqua, e non trovando le sue ve-sti , troppo pudica per rimanere nuda, indossò le vesti di Bruttezza. E Bellezza andò per la sua strada. E ancor oggi uomini e donne scambiano l’una per l’altra. Eppure c’è chi ha visto il volto di Bellezza, e la riconosce nonostante gli abiti . E c’è chi ha visto il volto di Bruttez-za, e l’abito non la cela ai suoi occhi .

Kahlil Gibran

[...] allora un ricco disse: Parlaci del Donare... Ed egli rispose: Donerete ben poco se donerete i vostri beni. È quando fate dono di voi stessi che donate veramente. Che altro sono i vostri beni se non cose possedute e custodite per timore di averne bisogno domani? E domani, che porterà il domani al cane troppo previdente, che seppellisce l'osso sotto la sabbia che non lascia tracce, mentre segue i pellegrini verso la città santa? E che cos'è il timore del bisogno se non lo stesso bisogno? E il terrore della sete quando è colmo il vostro pozzo non è una se-te inestinguibile? C'è chi dà poco del molto che possiede - e lo dona perché sia rico-nosciuto, e il loro desiderio nascosto rende il dono corrotto. E vi son quelli che hanno poco e lo dànno per intero. Costoro credono alla vita e alla sua munificenza e il loro scrigno non sarà mai vuoto. Vi è chi dona con gioia, e la gioia è la sua ricompensa. E vi è chi dona con pena, e la pena è il suo battesimo. E vi è infine chi dona senza pena, e non cerca gioia né si cura della virtù; È come il mirto, laggiù nella valle, che sparge nell'aria il suo profu-mo. Dio parla attraverso le mani di costoro e dietro i loro occhi Egli sor-ride alla terra. È bene dare se ci viene chiesto, ma è meglio dare non richiesti, per averlo capito; Cercare chi ha bisogno è gioia più grande al generoso che lo stesso donare.

Che cosa vorreste trattenere? Tutto quello che avete un giorno sarà dato; Perciò donate ora, perché sia vostro il tempo del donare e non dei vostri eredi. Voi dite spesso "Darei volentieri, ma soltanto a chi merita". Le piante del vostro frutteto non dicono questo, né il gregge del vostro pascolo. Essi danno per poter vivere; se trattenessero morrebbero. Chi è degno di ricevere i suoi giorni e le sue notti è certamente de-gno di ricevere tutto il resto da voi. E chi è degno di bere al mare della vita è degno di riempire la sua tazza al vostro ruscello. E quale deserto sarà più vasto di quello che si stende nella fiducia e nel coraggio, anzi la carità, del ricevere? Chi siete voi perché altri uomini debbano aprirvi il loro petto e to-gliere i veli al loro orgoglio, perché possiate guardare il loro merito nudo e il loro orgoglio sver-gognato? Badate prima che voi stessi siate degni d'essere donatori, e stru-menti del donare. Ché in verità è la vita che dona alla vita, mentre voi, che vi credete donatori, non siete che testimoni. E voi che ricevete - e tutti ricevete - non vi addossate un carico di gratitudine, se non volete un giogo su di voi e su colui che vi ha donato. Piuttosto sollevatevi con lui, e siano ali i suoi doni; Perché se il vostro debito vi pesa troppo, mettete in dubbio il suo disinteresse a cui è madre la terra generosa e padre Dio.

Tratto da “Il Profeta” di Kahlil Gibran

“….Patch: Signore può definire la parola cura?

Commissione: certo, definiamo cura l’attenzione data ad un paziente che richiede un

intervento medico. Lei ha pazienti in cura?

Patch: Io vivo con persone che vanno e vengono liberamente, alle quali offro il mio mo-

desto aiuto.

Commissione: ammette o non ammette di prestare cure a pazienti nel suo ranch?

Patch: Chiunque venga al mio ranch è un paziente si e qualunque persona venga al

ranch è anche un medico.

Ogni persona che venga al ranch che necessiti di un aiuto fisico o mentale in qualun-

que forma è un paziente, ma nello stesso tempo ogni persona che vanga al ranch e si

incarichi di prendersi cura degli altri, che sia cucinare per loro, lavarli, o semplicemente

ascoltarli ecco che diventa un medico.

Uso il termine in senso lato ma un medico non è qualcuno che aiuta qualcun altro?

Quando il termine medico ha preso un accezione reverenziale?

A che punto della storia un medico è diventato più di un fidato e dotto amico che visi-

tava e curava gli infermi?

Voi mi chiedete se esercito la medicina, se questo significa aprire la porta a chi ha biso-

gno a chi è sofferente, accudirlo, ascoltarlo mettergli un panno freddo in fronte fino a

che la febbre si abbassa, se è questo fare il medico, se è questo curare un paziente allo-

ra si mi dichiaro colpevole.

Commissione: Se uno dei suoi pazienti morisse?

Patch: Che cosa ha la morte che non va?

Di cosa abbiamo mortalmente paura?

Il vero nemico non è la morte, vogliamo combattere le malattie?

Combattiamo la più terribile di tutte l’indifferenza.

Il transfert è inevitabile, ogni essere umano ha un impatto su di un altro,

la missione di un medico non deve essere solo prevenire la morte ma anche migliorare

la qualità della vita , ecco perché se si cura una malattia si vince o si perde, ma se si cu-

ra la persona vi garantisco che in quel caso si vince qualunque esito abbia la terapia.

Vedo un aula piena di studenti, non lasciatevi anestetizzare, non lasciatevi intorpidire di-

fronte al miracolo della vita, vivete sempre con stupore…

tratto dal film PATCH ADAMS

Mi hanno detto CARITA’ ed io ho pensato a...

solidarietà

AMORE

NOME famiglia

lealtà

migliorare

passione

vita

lavoro

qualità

distribuire

bontà comandamenti utile

cedere SPALLA virtù

TETTO ZUCCHERO salute

generosità beneficenza

mantenere

cuore nascita

possibilità normalità

società

salute

amicizia sazietà

fratellanza salvezza appoggio

supporto interesse

provviste insieme

mantenere

necessità

DONARE energia esperienza

volontariato quaresima letto ente

impegno

ZERO emporio

felicità versatilità

fratellanza

sicurezza

.Le pietre della tua vita.

Un esperto in time management, tenendo un seminario ad un gruppo di studenti, usò un’illustrazione che rimase per sempre impressa nelle loro menti. Per colpire nel segno il suo uditorio di menti eccellenti, propose un quiz, poggiando sulla cattedra di fronte a sé un barattolo di vetro, di quelli soli-tamente usati per la conserva di pomodoro. Chinatosi sotto la cattedra, tirò fuori una decina di pietre, di forma irregolare, e con attenzione, una alla volta, le infilò nel barattolo. Quando il barattolo fu riempito completamente, al punto che nessun’altra pietra poteva essere aggiunta, chiese alla classe:” il barattolo è pieno?”. Tutti risposero di si. “Davvero?” Si chinò di nuovo sotto al tavolo e tirò fuori un secchiello di ghiaia. Versò la ghiaia agitando leggermente il barattolo, di modo che i sas-solini scivolassero negli spazi tra le pietre. Chiese di nuovo:” Adesso il barat-tolo è pieno?” A questo punto, la classe aveva capito. “Probabilmente no”, rispose uno. “Bene”, replicò l’insegnante. Si chinò sotto al tavolo e prese un secchiello di sabbia, la versò nel barattolo riempiendo tutto lo spazio libero. Di nuovo, “Il barattolo è libero?” “No”, rispose in coro la classe. “Bene”, riprese l’insegnante. Tirata fuori una brocca d’acqua, la versò nel ba-rattolo riempiendolo fino all’orlo. “Qual è la morale della storia?” chiese a questo punto.

Ricorda anche tu di mettere le “pietre” prima, altri-menti non entreranno mai! Se ti esaurisci per le piccolezze (ghiaia, sabbia, ac-qua), allora riempirai la tua vita con cose minori di cui ti preoccuperai non dando mai veramente peso a ciò che è grande e importante..

L’esperienza e… La TESTIMONIANZA

Lo stupore è sicuramente lo stato d’animo predominante uscito dalla voce e dai cuori dei ragazzi,.. Stu-

pore perché la loro presenza ha portato gioia a persone che non conoscevano; stupore perché tutti coloro

che hanno incontrato hanno saputo spiazzarli con le loro azioni e le loro parole; stupore perché hanno

dovuto fare attenzione a ciò che solitamente è normale e a tratti quasi scontato. Ogni esperienza, anche

se in modo e a livelli completamente diversi, ha suscitato nei ragazzi numerose domande e riflessioni...

… un po’ dei loro pensieri...

”La vita è un percorso difficile, pieno di ostacoli. Le eventuali cadute sono inderogabili perciò è fon-

damentale non arrendersi, rialzarsi, anche se con fatica!” “Quell’ambiente così fa-miliare sicuramente è un modo per far sentire le persone meno sole…”

“Mi ha fatto effetto perché pur essendo

grandi, hanno un estremo bisogno di atten-

zioni”

“E’ stato difficile riuscire a lavargli le mani, ho dovuto fare attenzione

ad un sacco di cose; un gesto così normale per me non lo era per lui e averlo fat-

to con lui e per lui è stato bello”

“Le operatrici hanno rinunciato a tutto per poter donare total-

mente se stesse a loro. Non ci avevo mai pensato…”

“Avevo il compito di far rispettare la fila,

a me sembrava una cosa banale e invece

non è così, è stato difficile”

“Mi ha stupito vedere

quanto rendesse felici

quelle persone sapere che

noi fossimo lì con loro”

“A sentire tutto questo mi è venuta paura, paura di crescere, perché nella

vita non si può dare niente per scontato...”

L’ESPERIENZA

ALLA MENSA

GIORGIO LA PIRA

Caritas Diocesana di Prato

TI AUGURIAMO UN FELICE NATALETI AUGURIAMO UN FELICE NATALETI AUGURIAMO UN FELICE NATALE