RMA_4_10
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Passio Christi, passio hominis
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Rivista della Basilica di Torino-Valdocco
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Carissimi,grazie. È questa la parola che nasce
spontanea nel mio cuore a pochi gior-ni dall’Ostensione della Sindone. Gra-zie al Signore, innanzi tutto. Perchél’immagine dell’Uomo della Sindone,che richiama con impressionante chia-rezza la sofferenza patita da Gesù, cifa riflettere sul suo immenso amoreverso ciascuno di noi. L’apostolo Gio-vanni scrive che “Dio è Amore” (1 Gv4, 8) e “ha tanto amato il mondo da da-re il suo Figlio unigenito, perché chiun-que crede in lui ... abbia la vita eterna”(Gv 3, 16). Così la Sindone, testimonesilenziosa del dolore e dell’angosciapatita da quell’Uomo, da un lato puòsbigottire, ma dall’altro ricorda a cia-scuno che “Dio mi ama immensamen-te”. Grazie, poi, a Papa Benedetto XVI.Come molti di voi, non dimenticheròquel 2 Giugno del 2008, quando du-rante l’udienza riservata alla Diocesi diTorino, il Santo Padre ha manifestatoil suo consenso a una nuova Osten-sione della Sindone e ha anticipato che“Se il Signore mi dona la vita e la sa-lute, spero di venire anch’io”. Torino èben lieta di accoglierlo per la primavolta come Sommo Pontefice. Gra-zie anche agli Enti pubblici e a quan-ti, a vario titolo e spesso gratuita-mente, sono impegnati nel-l’organizzazione di que-sto evento. Evento chese è e resta religioso (equi penso anche alservizio che sarà of-ferto ai pellegrini conla Cappella dell’Ado-razione e la Peniten-zieria), non da me-
no implica molti aspetti pratici: dal-l’ospitalità all’assistenza sanitaria, dal-l’organizzazione della viabilità alla co-municazione. E dopo il grazie, il mio“benvenuto”. Benvenuto a ciascuno divoi, che sosterete in riflessione e pre-ghiera davanti alla Sindone, a questaimmagine, misteriosa per la scienza esfida per l’intelligenza, come la definìPapa Giovanni Paolo II, e che per noicredenti è segno della Passione di Cri-sto. Non a caso, come tema di rifles-sione per questa Ostensione ho pro-posto il motto «Passio Christi, passiohominis». La Sindone è richiamo fortea contemplare, nell’immagine, il dolo-re di ogni uomo, le sofferenze alle qua-li spesso non sappiamo neppure da-re un nome. La contemplazione dellaPassione ci aiuta a capire che la soffe-renza umana non può essere com-presa se non a partire da quella delSignore, pena il cadere nella dispera-zione e nel senso nichilistico che nonpoca parte del pensiero moderno econtemporaneo ha evi-
denziato. La Sin-
Editoriale
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Facciamo silenzio, parla l
U Il Cardinale Seve-rino Poletto, Arcive-scovo di Torino dal1999 e Custode Pon-tificio della Sindone,è nato a Salgareda,in Diocesi e in pro-vincia di Treviso, il 18marzo 1933.
Y Il 2 maggio 2010il Santo Padre Bene-detto XVI sarà in vi-sita a Torino per ve-nerare la Sindone.
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done presenta agli occhi e al cuore deifedeli la figura di Cristo sofferente che,contemplato a partire dall’evento del-la Risurrezione, evidenzia non soltan-to la vittoria sulla sofferenza e la mor-te del Figlio, ma anche sulla sofferen-za e la morte delle persone di ognitempo e di ogni luogo. Guardando laSindone, la fatica umana, la delusione,la sofferenza fisica e morale, il lutto, lasolitudine, l’emarginazione, l’ingiusti-zia sociale, il peccato – la “passio ho-minis”, appunto – trovano motivi diconforto e di speranza. Speranza e pro-posito di una vita rinnovata dall’in-contro con Gesù. Speranza e testimo-nianza del Vangelo, la “buona notizia”per eccellenza. Speranza e partecipa-zione alla sofferenza di tutti gli uomi-ni. Speranza e inventiva di iniziative disolidarietà verso i poveri, gli ammala-ti, le persone in difficoltà, gli immigra-ti, i sofferenti. L’immagine sindonica cisuggerisce tutte queste cose proprioa partire da una condizione di silenzioassoluto: il momento nel quale il Sal-vatore tocca il punto estremo dell’ab-bassamento e muore. Non c’è, quindi,invito migliore a fare silenzio anche innoi, così da lasciare spazio alle paro-le che giungono, quasi un sussurro,
da quel corpo martoriato, da quelvolto sfigurato, da quegli oc-
chi chiusi eppure pene-tranti, e capire che comesulla Croce il Salvatoretoccando l’estremo ab-bassamento dimostradi essere il Figlio di
Dio, così ciascuno dinoi, pur provato dafatiche e sofferen-
ze, trova la forza per sperare e reagi-re. Come Custode Pontificio della Sin-done, auguro a tutti che l’Ostensionepossa essere una grande opportunitàper conoscere e amare meglio il Si-gnore Gesù, i fratelli e anche se stes-si. In una parola, per riscoprire la gio-ia di sentirci amati infinitamente da Dioe per testimoniarlo al mondo. Vi at-tendo e per intercessione di Maria, chea Torino imploriamo come Consolatae come Ausiliatrice, invoco su di voi labenedizione del Signore.
✠ Severino Card. Poletto
Arcivescovo di Torino
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a la Sindone
Solenne Ostensione della Sindone
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PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA E GRATUITA A PARTIRE DAL 1° DICEMBRE 2009
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I Il manifesto uffi-ciale dell’Ostensionedella Sindone 2010.
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Federico Nietzche, parlando di cristia-ni nel suo Zarathustra, afferma: «Can-
ti migliori dovrebbero cantarmi, perchéio impari a credere al loro Redentore.Un’aria più da salvati dovrebbero averei suoi discepoli». È questa una delle sfi-de più forti per i cristiani d’oggi, che sidimenticano facilmente di aver accolto edi dover annunciare una «lieta notizia»,che fanno fatica a vivere con convinzio-ne e originalità la loro dignità segnatadalla gioia pasquale. Per essere cristianipiù “pasquali” e più credibili, bisogne-rebbe che ci rivolgessimo a Maria, che èmodello della vita pasquale. Il suo can-to del Magnificat è paragonabile all’ex-sultet che la Chiesa intona nella notte diPasqua. La Pasqua, il passaggio di Dionella storia umana realizzato in Cristo,opera un passaggio dell’uomo dalla mor-te alla vita, dalle tenebre alla luce, dalladisperazione alla gioia. Il Magnificat ce-lebra appunto questo passaggio.
Maria sperimenta in sé il passaggio di Dio
«O notte veramente gloriosa, che ri-congiunge la terra al cielo e l’uomo al suocreatore». Così canta la Chiesa nell’ex-sultet pasquale. Pasqua è dove si celebraquesto passaggio-incontro, in cui è sem-pre Dio a fare il primo passo. Il passag-gio-proposta esige un passaggio-rispo-sta: Dio passa dalla parte dell’uomo per-ché l’uomo possa passare alla parte diDio. Al venire divino risponde un anda-re umano, all’avvento di Dio fa eco l’eso-do dell’uomo. Maria sente realizzarsidentro di sé questo misterioso incontro.Ella sperimenta la pasqua mentre cantail Magnificat. «L’anima mia magnifica il Si-
gnore»: Maria coglie il passo di Dio, per-cepisce con stupore l’irrompere della suaforza salvifica e trasale di gioia per lagrandezza del suo amore. «Grandi coseha fatto in me l’onnipotente»: in lei Diorinnova i prodigi dell’antica pasqua, in leiDio compie ora una nuova pasqua. Leè dato di testimoniare un nuovo pas-saggio di Dio nella storia, un passaggioche porta un nome e un volto: Gesù Cri-sto, di cui Maria è chiamata ad essere ma-dre. Tutta l’opera salvifica di Gesù si svol-ge nel dinamismo del passaggio: conl’incarnazione, il figlio di Dio «discendedal cielo» (Gv 6,38), passando dalla sfe-ra di Dio al mondo umano; la croce e larisurrezione, invece, segnano il suo «pas-sare da questo mondo al Padre» (Gv 13,1).Maria è testimone e collaboratrice diquesto duplice passaggio, ciò conferi-sce a tutta la sua esistenza una tonalitàpasquale.
In Maria si compie il passaggio dell’umanità
«Dio ci ha fatti passare dalla schiavi-tù alla libertà, dalla tristezza alla gioia,dal lutto alla festa, dalle tenebre alla lu-ce. Perciò diciamo davanti a lui: alle-luia!»: sono parole della liturgia pasqualeebraica, che evidenziano questo con-cetto: il passaggio di Dio opera un pas-saggio nell’uomo. Pasqua è passare a ciòche non passa! Nel suo canto del Ma-gnificat, Maria si fa voce di tutta l’uma-nità. È l’umanità sorpresa dall’amore checelebra le sue nozze con Dio. È l’uma-nità povera che canta la sua Pasqua disalvezza. «Ha spiegato la potenza delsuo braccio...» (Lc 1,51-55). Con una se-rie di sette verbi: spiegato, disperso, ro-
Spiritualità mariana
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Maria, donna della Pasqua
U Cristo Risorto ap-pare alla Madre.Vetrata di Ks. Jozep Capiga e R. Z.Rotzina nel Santuario della Mento-rella (Capranica Prenestina, Roma).
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vesciato, innalzato, ricolmato, rimanda-to, soccorso, Maria descrive l’agire diDio sull’umanità. Il numero sette ha il si-gnificato di totalità, i verbi quindi indi-cano la logica di fondo, il criterio e lostile d’azione di Dio, che è sostanzial-mente questo: Egli si manifesta come ilDio della Pasqua. Infatti i sette verbi rap-presentano tutti un ribaltamento della si-tuazione, un passaggio. La Pasqua diDio sconvolge gli schemi umani ed ope-ra un cambiamento, di cui Maria è te-stimone e profezia. Accompagnandol’umanità nel cammino pasquale, ella ri-volge ancora oggi, a tutti, la parola in-coraggiante di Mosè a Israele davanti alMar Rosso: «Non abbiate paura! Siateforti e vedrete la salvezza che il Signo-re oggi opera per voi» (Es 14,13).
Maria Ko Ha [email protected]
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T L’icona della Ma-dre di Dio “Roveto ar-dente”.Scuola di Palekh, metà del 19º sec..
A MARIA, DONNA DELLA PASQUAO Maria, vergine del Magnificat e donna della Pasqua, veglia su questo mondo in continuo passaggio ma che non sa dove andare. Sei l’esperta del passaggio.A Nazaret il tuo “sì” segna il passaggio tra l’Antico e il Nuovo Testamento. Ad Ain Karim annunzi con il tuo Magnificat il passaggio ad un mondo nuovo.A Betlemme partecipi al passaggio di Dio dal cielo alla terra.A Gerusalemme con la profezia di Simeone e con la perdita deltuo figlio nel tempio compi una pasqua interiore e senti passareuna spada nel tuo cuore.A Cana hai provocato il passaggio dall’acqua al vino.Al Calvario sei testimone del passaggio dell’umanità dalla mortealla vita.Nel cenacolo accogli con tutta la Chiesa la pasqua dello Spirito.Dopo il tuo “passaggio” nel cielo, non hai cessato di essere ausi-liatrice della nostra pasqua, causa della nostra letizia. Lungo tut-ta la storia della Chiesa ti troviamo in tutte le svolte, in tutti i mo-menti quando spunta l’alba, quando germoglia la vita.Continua ad assisterci, o Maria, nei nostri vari passaggi in questaterra, fino al nostro passaggio definitivo al cielo, per raggiungerete e il tuo figlio Gesù Cristo, nostra Pasqua.
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Nessuna parola esiste senza una persona che parla. Dio ci ha par-
lato e ci parla. Nella Lettera agli Ebrei,infatti, è scritto: “Dio, che aveva già par-lato nei tempi antichi molte volte e indiversi modi ai padri, per mezzo deiprofeti, ultimamente, in questi giorni, haparlato a noi per mezzo del Figlio, cheha costituito erede di tutte le cose eper mezzo del quale ha fatto anche ilmondo. Questo Figlio, che è irradia-zione della sua gloria e della sua so-stanza, sostiene tutto con la potenzadella sua parola” (Ebr 1,1-3). La paro-la è il mezzo per entrare in relazionecon una persona. La Parola può esse-re comunicata in vari modi, ma l’auto-re rimane sempre Dio. La “Lectio divi-na” è prima di tutto relazione con la Per-sona, o meglio con le Persone dellaTrinità. E questa relazione è un mezzoed un segno per la comunione. L’apo-stolo Giovanni scrive: “Ciò che era findal principio, ciò che noi abbiamo udi-to, ciò che noi abbiamo veduto con i
nostri occhi, ciò che noi abbiamo con-templato e ciò che le nostre mani han-no toccato, ossia il verbo della vita...noi lo annunziamo anche a voi, perchéanche voi siate in comunione con noi.La nostra comunione è col Padre e colFiglio suo Gesù Cristo” (1 Gv 1,1-4).
In relazione con Dio
Lo scopo della Parola è farci entra-re in comunione con Dio Padre, Figlioe Spirito Santo. Nel Vangelo di SanGiovanni, Gesù riassume: “Questo viho detto perché la mia gioia sia in voie la vostra gioia sia piena” (15, 11).Questo pensiero è bellissimo, ma noinon ci crediamo abbastanza. Tutta laParola di Dio è per creare relazionecon Dio, per creare una relazione per-sonale con Dio. Osserva ancora SanGiovanni: “Molti altri segni fece Gesùin presenza dei suoi discepoli, ma nonsono stati scritti in questo libro. Que-sti sono stati scritti, perché crediate cheGesù è il Cristo, il Figlio di Dio e per-ché, credendo, abbiate la vita nel suonome” (20,30-31).
Insieme verso la lectio
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Dio ci parlaDopo aver riflettuto su che cos’è la Parola di Dio, in questa seconda tappa ecco lastruttura della “Lectio divina”.
Y La Parola di Dio èuno strumento di re-lazione e comunionecon Lui.© Famiglia Cristiana, n. 8, 2008.
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Nel creare una “relazione” con noi,è Dio che ha fatto il primo passo, el’ha fatto non soltanto con la storiadella salvezza. Basta pensare ai sacra-menti che ognuno di noi ha ricevuto:sono segni efficaci che sono dentrociascuno di noi, non sono aria fritta!
La “Lectio” della Parola è lo stru-mento per rendere concreta questa co-munione, per capire ciò che Dio pro-va per te, molto prima che ciò che tuprovi per Dio. Perché ci sia comunio-ne, il primo posto va alla persona:quanto comunica una persona, passatramite la parola, ma alcune volte laparola può non servire perché la co-munione arriva più intensa dall’amo-re: è lo Spirito Santo.
Lectio, percorso a tappe
Detto questo, anche se un po’ dif-ficile, entriamo nei vari passaggi della“Lectio”.
Innanzi tutto, la contemplatio. Laprima cosa è contemplare l’amore cheDio mi vuole. Noi occidentali non sia-mo molto capaci a fare questo. Anchequando pensiamo all’amore di Dio,andiamo subito a noi, che non sap-piamo amare Dio... Invece occorrecontemplare l’amore di Dio: il primopasso verso di noi è suo. E il SignoreGesù si relaziona con noi mediantela Parola.
Poi, l’oratio, la preghiera, perché sia-mo consapevoli che il Signore è con noie ci spiega le scritture e spezza il pa-ne per noi. Perché pregare? Perché difronte a questi doni, noi siamo comeil cieco di Gerico. Ricordate? “Gli ri-sposero: «Passa Gesù Nazareno!». Al-lora incominciò a gridare: «Gesù, figliodi Davide, abbi pietà di me». Quelli checamminavano avanti lo sgridavano per-ché tacesse; ma lui continuava ancoradi più forte: «Figlio di Davide, abbi pie-tà di me». Gesù allora si fermò e ordi-nò che glielo conducessero. Quando gli
fu vicino, gli domandò: «Cosa vuoi chefaccia per te?». Egli rispose: «Signore, cheio riabbia la vista». E Gesù gli disse:«Abbi di nuovo la vista! La tua fede tiha salvato» (Lc 18,37-42).
La meditatio: è il nostro impegnoper togliere ciò che impedisce di vedere.L’amore di Dio che scopriamo per noi,non ci lascia indifferente. “Ma le loromenti furono accecate; infatti fino adoggi quel medesimo velo rimane, nonrimosso, alla lettura dell’Antico Testa-mento, perché è in Cristo che esso vie-ne eliminato. Fino ad oggi, quando silegge Mosè, un velo è steso sul lorocuore; ma quando ci sarà la conver-sione al Signore, quel velo sarà tolto”(2 Cor 3,14-16).
Infine, l’actio: è cercare come obbe-dire al Signore che ci invita: “Va’, lava-ti gli occhi alla luce della mia Parola evedrai”. La constatazione di un amore(qualsiasi amore, e quindi, pensiamo acom’è quello di Dio) ci mette in movi-mento dentro e butta giù le barriere in-teriori per trovare la strada della co-munione.
Stefano [email protected]
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T La meditatio è ilmomento della Lec-tio in cui rifletteresulla Parola.
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ambiente convincente. Anni fa, lavo-rando per la rivista Primavera, ho avu-to modo di intervistare un disk jockeyfamoso. Ad un certo punto ha sentitoil bisogno di dirmi: “Anch’io vado inchiesa sai?” e io gli ho risposto “Beh,buon per te!” e lui ha continuato: “Pe-rò ci vado quando non c’è nessuno,perché la Messa, per me, è la cosa piùtriste che ci sia”. Purtroppo non hoavuto il coraggio di dirgli “Ma non è ve-ro...” perché mi sono venute in mentequasi delle fotografie di messe davve-ro molto tristi... Che fare? Penso siamolto importante avere chiaro l’obiet-tivo, che, per me, è che suo figlio pos-sa incontrare Gesù, lasciarsi avvolge-re dal suo amore e riconoscerlo im-portante e indispensabile per una vitavera! Credo che la Messa, a quel pun-to nascerà come bisogno. Se invece
Ho un solo figlio, ha 15 anni. Non mi dà grossi problemi, va bene
a scuola, è abbastanza educato, miracconta qualcosa di sé, basta che nonparliamo di fede, di Chiesa, di Mes-sa e quant’altro: argomenti tabù! Iosono catechista e la mia famiglia hauna bella tradizione religiosa. Nonsiamo bigotti, ma crediamo nel Van-gelo e cerchiamo di viverne il mes-saggio. Non può immaginare quan-ta sofferenza io provi ogni volta chetento di invitarlo con me o di spro-narlo ad andare in oratorio dove ci so-no altri ragazzi (purtroppo non mol-ti e purtroppo non simpatici) comelui. La Messa per lui è “una noia in-finita, le preghiere sono parole sen-za senso, e la gente che va in Chiesagente che non ha carattere e si lasciaabbindolare dai preti”.
Inoltre, ciò che mi fa arrabbiare, èche né il prete né gli animatori ten-tano in qualche modo di conquistar-lo, e la Messa dei ragazzi è senza en-tusiasmo e non invoglia tanto la par-tecipazione. Mi dispiace che non pos-sa gustare la gioia di avere un ami-co come Gesù accanto a sé. Vorrei chesi fidasse e mi ascoltasse anche sen-za provare chissà quali emozioni, manon succede e non mi piace costrin-gerlo!... Che fare?
Che fare?... Se non temessi di turbarequalcuno direi che non mi preoccupail fatto che suo figlio non vada a Mes-sa, o meglio: non è la prima preoccu-pazione. Infatti mi preoccupa di piùche in oratorio non ci sia un clima ac-cattivante, non ci siano animatori chevanno a cercare i ragazzi, non ci sia un
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Lettere a suor Manu
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Y Come far gustarela gioia dell’incontrocon il Signore ai gio-vani, oggi?
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non scatta l’incontro, se anche andas-se a Messa per far contenta sua mam-ma, sarebbe solamente un gesto este-riore. Cosa farebbe Gesù? È una do-manda che mi piace fare e farmi spes-so. Gesù partirebbe da suo figlio! “Zac-cheo scendi!... Matteo seguimi!... Pie-tro vieni!...” partirebbe dall’incontro. Co-struire una relazione profonda, bella,piena di amore fatto percepire (comesuggerisce Don Bosco). Fare in modoche i giovani possano dire se Dio miama così... mi ama davvero tanto! Quin-di testimoniare il proprio incontro conGesù, fare in modo che Gesù facciadavvero la differenza nella nostra vitafino a spingere qualcuno a chiederci:ma qual è il tuo segreto? Qual è il se-greto della tua serenità, della tua pa-zienza, della tua vita così ... contagio-sa? Poter rispondere “Il mio segreto è
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Gesù” è certamente una bella testimo-nianza! Poi però c’è ancora un pas-saggio importante: che l’oratorio, lacomunità cristiana possa dire, soprat-tutto ai giovani: “Vieni e vedi”; vieni inoratorio e ti divertirai, vieni alla Mes-sa dei giovani e ti troverai a tuo agio,sarà una bella esperienza. Ma questo,ovviamente, non dipende da suo fi-glio, e neppure da lei... Ultima idea...che fare? Preghi per suo figlio, gli diala sua voce, le sue mani alzate, le sueginocchia piegate... Anch’io mi uniscoalla sua preghiera. Sono certa che Dioci ascolterà.
Manuela [email protected]
ANNA PEIRETTI - BRUNO FERRERO
LA SINDONE RACCONTATA AI BAMBINIEditrice Elledici, pagine 16, € 1,80
Due bambini, facendo una ricercascolastica su Torino, si imbattonoper caso nel “Museo della Sindone”. Inizierà per loro un viag-gio straordinario. Il libretto illustrato è uno strumento utile nellacatechesi, nella scuola, in famiglia, anche per preparare uneventuale pellegrinaggio con i bambini in occasione dell’Osten-sione della Sindone.
e per sogno!
U Per costruire unarelazione profonda,“Vieni e vedi”.
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Il motto che il nostro Cardinale Arcivescovo ha proposto per
l’ostensione del 2010, “Passio Christi,passio hominis”, evidenzia un’in-scindibile corrispondenza fra dueesperienze umane, che si rispecchia-no l’una nell’altra. Da sempre la pa-rola di Pilato “Ecco l’uomo” è ascol-tata come un invito a vedere nellasofferenza di Gesù tut-te le sofferenze uma-ne: quell’Uomo incor-pora il destino di tuttigli uomini. E in realtà ècosì, perché il nostrodolce Redentore è ve-nuto a portare su di sé, quanto dinegativo l’uomo ha incontrato e ac-cumulato sul suo cammino. E nel-l’incessante lotta contro il male l’uo-mo non trova aiuto migliore se nonaffidare questo stesso male alla po-tenza liberatrice del Fratello venutodall’alto per farsi carne nella solida-rietà più piena.
PERCHÉ IL CORPO?
Questo mistero trova la sua de-scrizione più coinvolgente nella re-altà della Sindone. Essa ci mostral’Uomo e in essa ogni uomo si sen-te accolto e rappresentato.
L’aspetto che per primo ci vieneincontro contemplandola è la real-tà corporea dell’uomo: un corpoche ha sofferto così tanto da faresorgere la domanda: ma perché Dio,il Creatore e Padre, ci ha dato uncorpo, se poi viene ridotto così? Lesofferenze dell’uomo, a cominciareda quelle di Gesù, non si esauri-scono nelle sofferenze del corpo.Ma c’è tra la sofferenza fisica e quel-la dello spirito una corrispondenzatale che, anche dall’immagine cor-porea di quell’Uomo, è possibile in-dovinare qualcosa del suo trava-glio interiore.
L’essere umano è un’unità indivi-sibile. Chinarsi sulla vicenda dellasofferenza umana, in tutte le sue for-me, significa avvicinarsi alla vicendadi Cristo.
Per questa interscambiabilità ilcammino di preparazione all’osten-sione non può trovare suggerimen-ti migliori che nell’attenzione simul-
tanea alle due sofferenze, che han-no un’unica radice.
L’AMORE CI SPINGE
Guarderemo intensamente al cor-po di Cristo e penseremo: il corpoha permesso a Cristo di morire; ilnostro corpo ci permette di goderei frutti di quella morte, dopo esser-ne stata la causa. Ma chiederemoanche la forza di partecipare e con-dividere quel destino che, perchécondiviso con lui, diventa fecondo.Non sarà allora più strano, né tan-to inaccettabile, dire con Paolo: “Por-to le stigmate di Gesù nel mio cor-po” (Gal 6,17).
Il suo “amore ci avvolgee ci spinge”, come ancora cidiceva Paolo (2 Co 5,14) e ciha ripetuto l’esempio eroi-co dei nostri santi. Guar-dando la Sindone, sentia-moci coinvolti e spinti dalsuo amore verso una par-tecipazione alle sofferenzedell’umanità che non ci la-sci facilmente tranquilli.Mons. Giuseppe Ghiberti
Presidente della Commissionediocesana per la Sindone
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Il poster
Ecce Homo Passio Christi, passio hominis
I L’Uomo e la Pas-sione.Dipinto di Pierre Octave Fasani.
04 MA-apr-2010 22-03-2010 11:33 Pagina 15
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Rivista della Basilica di Torino-Valdocco Se non sei ancora abbonato/a a questa rivista e desideri riceverla in
saggio gratuito per due numerio sei già abbonato/a e desideri farla scoprire ad altri che conosci ritaglia il box, spediscilo con busta chiusa e affrancata a:Rivista Maria Ausiliatrice - Via Maria Ausiliatrice, 32 - 10152 TorinoPer Bonifici. Codice IBAN: IT15 J 07 6 0101 0 0 0 0 0 0 0 2 10 5 9 10 0PayPal: [email protected]
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3 Pasqua: trionfo dell’amoreLa pagina del rettore Don Franco Lotto
4 Facciamo silenzio, parla la SindoneEditoriale Card. Severino Poletto
6 L’essenziale che non teme confrontiLeggiamo i Vangeli Marco Rossetti
8 Maria, donna della PasquaSpiritualità mariana Maria Ko Ha Fong
10 Bernardo cantore di MariaMaria nei secoli Roberto Spataro
12 Da cinque anni lavoratore nella vignaIl Papa ci parla Enzo Bianco
14 L’oggetto più misterioso del mondoLa Sindone di Torino Bruno Ferrero
15 Ecce Homo. Passio Christi, passio hominisIl Poster Mons. Giuseppe Ghiberti - Mario Scudu
20 Dio ci parlaInsieme verso la lectio Stefano Martoglio
22 La “Maestà” per antonomasiaMaria nell’arte Natale Maffioli
24 I sogni e le delusioni di una sedicenneAttualità Ermete Tessore
26 Con Maria, pellegrini verso il RegnoLa pagina dell’ADMA Pier Luigi Cameroni
28 La Gran Madre e il contadino BertolinoAppuntamenti mariani Mario Morra
30 Ma a Messa... neanche per sogno!Lettere a suor Manu Manuela Robazza
FOTO DI COPERTINA:Chiesa del Santo Volto a Torino. Nel presbiterio le tessere in pietra ricreano il volto della Sin-done tramite un effetto pixel. (Progetto Arch. Mario Botta, foto di Enrico Cano)
Altre foto: Archivio Rivista - Haltadefinizione.com - Archivio ICP - Centro Documentazione Mariana - Redazione ADMA - Edi-trice Elledici - Beppe Ruaro - ANS Image Bank.
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