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Anteprima pubblicazione.

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La Corte Europea dei Diritti dell’Uo-mo ha accolto il ricorso presenta-

to da una signora finlandese natura-lizzata italiana nel 2002, che avevachiesto di rimuovere il crocifisso dal-le aule della scuola frequentata daidue figli. Per la Corte, l’esposizionedel crocifisso rappresenta «una vio-lazione della libertà dei genitori adeducare i figli secondo le loro con-vinzioni e della libertà di religione de-gli alunni».

La notizia, diffusa il 3 novembrescorso, ha suscitato dibattiti e pole-miche. È un fatto isolato o un segna-le di un fenomeno più ampio? Checosa sta accadendo? L’Europa dellecattedrali, dei capolavori d’arte cri-stiana, della musica sacra, l’Europadei santi, dei pellegrini e dei missio-nari è divenuta essa stessa “terra dimissione”?

I figli di Don Bosco, la Famiglia Sa-lesiana, i devoti di Maria Ausiliatrice(la Madonna dei tempi difficili) come

si pongono dinanzi a questa situa-zione? Penso che dobbiamo guarda-re al volto dell’Europa oggi, amarequesta terra, vincere le paure. Nonpossiamo essere indifferenti, assenti,ignari di cosa sta capitando. Lo Spi-rito Santo non smette di parlarci inquesto tempo.

Indico quattro fenomeni che ci in-terpellano.

– Il primo: il cambio demografico, l’in-vecchiamento, la migrazione interna el’immigrazione. Popoli nuovi entranoa far parte dell’Europa: sono giovani,molti sono cristiani, hanno bisogno ditrovare famiglie e comunità cristianeaccoglienti.

– Il secondo: la formazione e l’edu-cazione subordinati all’economia e almercato del lavoro. Anche qui, comeSalesiani abbiamo molto da fare e dadire per riaffermare una visione inte-grale dell’educazione e dello sviluppo.Don Bosco esprimeva la sua missio-ne con una formula semplice, ma ric-ca: “formare l’onesto cittadino e il buoncristiano”. L’uomo non è soltanto pro-duttore o consumatore: “non vive disolo pane”!

– Il terzo: la secolarizzazione e il lai-cismo. Nella politica e specialmentenelle proposte di formazione e di edu-cazione, si evita il riferimento alla re-ligione, alle “radici cristiane” dell’Euro-pa. C’è molto da fare per annunciaredi nuovo il Vangelo, per spiegare nuo-vamente i simboli della fede di cui so-no piene le nostre città, per racconta-re la storia della fede cristiana dellenostre nazioni.

Editoriale

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U Don Pier FaustoFrisoli è dal 2004Consigliere Regiona-le per i Salesiani del-l’Italia e del MedioOriente.ANS Image Bank

Quattro sfide per

I La Corte Europeadei Diritti dell’Uomoche ha sede a Stra-sburgo.

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– Quarto: l’attenzione alla partecipa-zione attiva dei giovani. I giovani simuovono, si esprimono, si incontra-no. Come Don Bosco, guardiamo aloro come a una risorsa preziosa perdare nuova vita al Vecchio Continen-te. Giovanni Paolo II, il giorno dellaprima celebrazione in piazza San Pie-tro, disse ai giovani: “Siete la speran-za della Chiesa. Siete la mia speranza”.Questo è lo sguardo salesiano che ri-fiuta di gemere sul proprio tempo ecoltiva attivamente la speranza.

La Congregazione Salesiana nel 26ºCapitolo generale ha preso sul seriol’invito di Giovanni Paolo II a una nuo-

va evangelizzazione per il nuovo mil-lennio. E ha accolto la parola di Be-nedetto XVI che, prima e dopo l’ele-zione a Papa, ha rivolto particolareattenzione al recupero della identitàcristiana dell’Europa. Riporto alcuneparole dei confratelli capitolari. “Si vaindebolendo sempre più il riferimen-to alle radici cristiane che hanno con-tribuito alla identità del continente,ispirato pensiero, costume ed arte,orientato la storia dei popoli, arric-chito la Chiesa di splendide figure disantità, nutrito per secoli lo slanciomissionario in tutto il mondo. In for-za dell’interdipendenza tra i popoli, ildestino dell’Europa, coinvolge il mon-do intero e diventa preoccupazionedella Chiesa universale. Si apre cosìuna nuova frontiera rispetto al pas-sato: per noi Salesiani è un invito a «ri-volgere un’attenzione crescente al-l’educazione dei giovani alla fede»”.

È una sfida formidabile che vede inprima linea l’intera Famiglia Salesiana.A voi cari lettori e a tutti i devoti di Ma-ria Ausiliatrice rivolgo l’appello a so-stenere questo compito con la pre-ghiera del Rosario. Ci accompagni Lei,Maria, l’Aiuto dei cristiani.

Don Pier Fausto FrisoliConsigliere Regionale

per Italia e Medio Oriente

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r l’Europa L’Italia è la più “vecchia” d’Europa Ha anche più disoccupati tra i laureati

L’Italia è un Paese per vecchi, o in altre parole è lo Stato euro-peo con meno giovani e con uno dei tassi più alti di disoccu-pazione tra laureati. Lo rileva l’Eurostat, l’Ufficio di statisticadell’UE. I giovani europei tra 15 e 29 anni sono, infatti, circa 95milioni, il 19,5% dei cittadini, ma in Italia sono meno del 18%,con Regioni dove la percentuale è più bassa: 12% in Liguria,Piemonte, Valle d’Aosta, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna,Toscana. I Paesi “più giovani” sono, invece, Slovacchia, Polonia,Irlanda e Cipro, con una quota superiore al 24%. Non solo: ri-spetto agli altri giovani europei, gli italiani sono quelli con il tas-so di disoccupazione più elevato tra i laureati: la media UE èal 5,9%, ma l’Italia è al 9,6%, superata soltanto da Spagna(11,8%) e Grecia (11,7%).

(Ansa, 10 dicembre 2009)

T Giovanni Paolo IIha sempre conside-rato i giovani “la spe-ranza della Chiesa”.© Agenzia SIR

T La sfida formida-bile dell’educazionedei giovani alla fede.ANS Image Bank

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In uno dei suoi viaggi, lo scrittore e diplomatico messicano Carlos Fuen-

tes era diretto a un villaggio che nonconosceva bene. Così, si fermò a chie-dere a un contadino quanto era lon-tano. La risposta fu: «Se ti fosti messoa camminare all’alba, adesso sarestiarrivato». Quel contadino aveva un al-tro modo di misurare il tempo e le di-stanze: non in ore o in chilometri, macon la dinamica del camminare e conil ritmo della natura.

Una vita sulla via

Nella sua vita terrena, Maria ha viag-giato parecchio, molto più di una don-na ebrea dei suoi tempi. Sotto la pen-na degli evangelisti, come per Gesù,anche la figura di Maria è itinerante edinamica. Gesù nasce per la via, muo-re per la via e lungo la sua vita mis-sionaria è sempre sulla via. Non solo.Egli stesso è «la via» che conduce alPadre. Anche sua madre si trova spes-so sulla via. Il suo cammino tra Naza-ret, Ain Karim, Betlemme, Cana di Ga-

lilea, Gerusalemme, Egitto, i suoi pas-si sui vicoli della sua vita quotidiana, suisentieri aridi e tortuosi della monta-gna, sulle strade affollate delle città, suigradini del tempio, sono accompagnatida un movimento interiore ben più in-tenso.

Proviamo a domandare a Mariaquanto dista e quanto tempo ci vuoleper andare da Nazaret ad Ain Karim,a Betlemme, a Gerusalemme... Comeavrebbe risposto Maria? Non in chilo-metri e ore, supponiamo. Ci avrebbeforse parlato della sua fretta per rag-giungere la casa di Zaccaria e di Elisa-betta per prestare loro il suo servizio.Ci avrebbe raccontato dei suoi senti-menti intrisi di dolcezza e di ansiaquando, con Giuseppe come compa-gno e con il figlio di Dio nascosto nelsilenzio del suo grembo, si metteva inviaggio per farsi registrare nella città diDavid. Ci avrebbe forse descritto il suobatticuore quando cercava Gesù do-dicenne nei dintorni di Gerusalemmee confidato con quale dolore strazianteha vissuto l’ora di Gesù sul Calvario epoi, con quale gioia indicibile, il suoterzo giorno.

Andare e restare

La premura del cammino verso AinKarim, come la sollecitudine alle noz-ze di Cana, mostrano lo stile attivo, in-traprendente, creativo, risoluto di Ma-ria. Il suo andare in fretta è immaginedella Chiesa missionaria che, subitodopo la Pentecoste, investita dallo Spi-rito Santo, si mette in cammino perdiffondere la buona novella fino agliestremi confini della terra. Paolo co-

Spiritualità mariana

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Maria si mise in v

I Cana di Galilea.Maria durante il suocammino si fermòanche qui.

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nosce bene questa fretta: «È l’amore diCristo che ci spinge» (2 Cor 5,14).

Maria non pensa alle distanze, ai ri-schi possibili. Non calcola il tempo,non misura la fatica. L’ardore nel cuo-re le mette ali ai piedi. Si sente spinta,mandata da quel Dio che porta den-tro. Il camminare di Maria non è sol-tanto movimento esterno, ma è ancheun andare restando nel Signore, unpartire dimorando in lui, un viaggiareportandolo dentro di sé. È la vita inte-riore che muove, dirige, avvolge e dàsenso all’azione esteriore; è il silenzioche matura la parola. Ella unisce lacontemplazione nell’incontro con il mi-stero alla concreta azione nell’espe-rienza del servizio; fonde in armonia ilpiù grande trasporto nei confronti diDio e il più grande realismo nel con-fronti del mondo e della storia.

Progredire e regredire

Alla sollecitudine e laboriosità ester-na corrisponde una vivace attività in-terna. Maria «serbava tutte queste co-se meditandole nel suo cuore». Luca havoluto sottolineare l’atteggiamento ri-flessivo e sapiente di Maria di fronte almistero, ripetendo questa frase duevolte (Lc 2,19.51). È un’espressione cheapre profondi spiragli sulla vita interioredi Maria. È una donna dal cuore gran-de, capace di conservare le «grandi co-se» operate da Dio in lei nella storia, ca-pace di far memoria delle meraviglie diDio, capace di collegare dentro di sé ilpassato con il presente, trasformandotutto in seme di futuro. Maria non ca-pisce subito tutto, ma ospita tutto nelsuo cuore, si apre al mistero lascian-

dosi coinvolgere e rispettando i ritmidella rivelazione storica di Dio.

«Conservare le cose nel cuore» vuo-le dire saper fare memoria, saper ri-cordare (dal latino re-cordari), cioè farsalire di nuovo le cose nel cuore. Que-sto atteggiamento di Maria, Gesù loinsegna anche ai suoi discepoli: «Ma iovi ho detto queste cose perché, quan-do giungerà la loro ora, ricordiate cheve ne ho parlato» (Gv 16,4). «Il seme ca-duto sulla terra buona sono coloroche, dopo aver ascoltato la parola concuore buono e perfetto, la custodi-scono e producono frutto con la loroperseveranza» (Lc 8,15). Egli manda lo-ro lo Spirito, perché «vi ricorderà tut-to ciò che io vi ho detto» (Gv 14,26).

Maria ci sia maestra nell’arte di pro-gredire nel cammino della vita e di re-gredire nella memoria, nella riflessio-ne. Ci insegni il segreto dell’unificazio-ne vitale tra interiorità e attività, tra es-sere e fare, tra credere e operare, trapreghiera e lavoro, tra memoria e crea-tività, tra concentrazione e diffusionedella parola di Dio, tra «conservare tut-to nel cuore» e «camminare in fretta»,tra l’accogliere il dono di Dio e il farsidono di Dio per gli altri.

Maria Ko Ha [email protected]

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n viaggio

T Maria “custodivatutte queste cose nelsuo cuore” (Lc 2,51b).

Maria non cal-cola il tempo, nonmisura la fatica.

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Da tanto tempo l’accusa è mossa ai cattolici dai fratelli protestan-

ti: «Voi cattolici esagerate, con la Ma-donna. Quasi la considerate una divi-nità. E poi con che facilità credete alleapparizioni...». Il guaio è che primi adare il cattivo esempio, a macchiarsidi queste gravissime colpe, risultereb-bero addirittura i papi! Per esempioPapa Benedetto, che solo due anni fasi è recato a Lourdes per commemo-rare con i cattolici di Francia il 150º diquelle apparizioni mariane.

Ma, a meditare le parole del Papa,proprio Lourdes ci aiuta a capire chi è Maria per noi. E per i fratelli prote-stanti.

Nel 1858 a Lourdes, la Madonna,per mezzo di Bernadette, ha ricordatoai cristiani dei nostri tempi – tra l’altro– lo straordinario evento della sua Im-macolata Concezione. E 150 anni do-po, cioè un paio di anni fa, ecco, il Pa-pa arriva a Lourdes.

È il 14 settembre 2008. Sulla spia-nata di Massabielle traboccante di fe-deli, Papa Benedetto nell’omelia dellacelebrazione eucaristica richiama le pa-role-chiave dell’antico avvenimento:«La bella Signora rivela il suo nome aBernadette: “Io sono l’Immacolata Con-cezione”». E spiega: «Maria rivela la gra-zia straordinaria che aveva ricevuto daDio, quella di essere stata concepitasenza peccato, perché “ha guardatol’umiltà della sua serva” (Lc 1,48)». Poiaggiunge: «Maria, donna della nostraterra, s’è rimessa interamente a Dio, eha ricevuto da Lui il privilegio di darela vita umana al suo eterno Figlio: “So-no la serva del Signore, avvenga di mequello che hai detto” (Lc 1,38)».

Dunque Maria con la sua Conce-zione Immacolata è posta da Dio al-l’inizio del progetto di salvezza. Mariache in piena libertà si rimette intera-mente a Dio.

Papa Benedetto a Lourdes trova leparole dello stupore e dell’entusiasmoriguardo a quel primo passo, la re-denzione di noi bipedi implumi chetanto ci agitiamo sul pianeta Terra. Di-ce di Maria: «È la bellezza trasfigurata,l’immagine dell’umanità nuova. Pre-sentandosi in una dipendenza totaleda Dio, Maria esprime in realtà un at-teggiamento di piena libertà, fondatasul pieno riconoscimento della sua ve-ra dignità».

Aggiunge: «Questo privilegio ri-guarda anche noi, perché ci svela lanostra dignità di uomini e di donne, se-gnati certo dal peccato, ma salvati nel-la speranza. Una speranza che ci con-sente di affrontare la nostra vita quo-tidiana».

Dunque speranza: «Il messaggio diMaria – prosegue il Papa – è messag-gio di speranza per tutti gli uomini eper tutte le donne del nostro tempo, diqualunque Paese siano. Sulle stradedelle nostre vite, così spesso buie, leiè una luce di speranza che ci rischia-ra e ci orienta nel nostro cammino.Mediante il suo “sì”, mediante il donogeneroso di se stessa, ha aperto a Diole porte del nostro mondo e della no-stra storia».

Perciò l’invito del Papa a noi: «Nel si-lenzio della preghiera, sia Maria la vo-stra confidente, lei che ha saputo par-lare a Bernadette, rispettandola e fi-dandosi di lei».

Rispettandola? Sì: forse il Papa allu-

Il Papa ci parla

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LOURDESper capire Maria

Due anni fa il Papaera a Lourdes

per commemorare il 150º delle

apparizioni di Maria.

E ci ha indicato il suo ruolo

eccezionale nellaChiesa, nella storia.

Donna nuova, prima redenta,

prima cristiana.Omelia

del 14-09-2008.

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deva a un particolare curioso delle ap-parizioni: la Madonna rivolgendosi aBernadette, una ragazzina di campagna,le parlava nel suo dialetto dandole ri-spettosamente del voi. Disse per esem-pio: «Boulet aué era gracie de bié t’acipenden quinze dies?», cioè «Volete ave-re la cortesia di venire qui durantequindici giorni?».

Perciò il Papa tesse l’elogio incon-dizionato di quella ragazzina: «Berna-dette è la maggiore di una famigliamolto povera, che non possiede nésapere né potere, ed è debole di salu-te. Maria la sceglie per trasmettere ilsuo messaggio di conversione, di pre-ghiera e di penitenza, in piena sinto-nia con la parola di Gesù: “Hai tenu-to nascoste queste cose ai sapienti eagli intelligenti, e le hai rivelate ai pic-coli” (Mt 11,25)».

Di fatto proprio con i piccoli – Ma-ria, Bernadette – ha preso avvio e si svi-luppa il progetto di Dio.

Allora là in Palestina gli eventi perMaria si erano poi susseguiti a ca-scata: l’Annunciazione, la Divina Ma-ternità, la Regina col grembiule dellacasalinga, la Donna sapiente a Cana,l’Addolorata sul Golgota, la Madredonata da Cristo a Giovanni e a tut-ti, la Regina degli apostoli nel Cena-colo, l’Assunta in cielo. E poi, nellasusseguente storia della Chiesa, oggicome ieri e domani, Maria è l’Ausilia-trice dei cristiani.

Sono le tappe della totale collabo-razione di Maria alla redenzione. Don-na nuova, prima redenta, prima cri-stiana. Ancora e sempre vigilante e at-tiva nel progetto di Dio che si compienel mondo.

Ora, spiega il Papa, la Madonna «ciaccompagna con la sua presenza ma-terna in mezzo agli avvenimenti del-la vita delle persone, delle famiglie edelle nazioni. Felici gli uomini e le don-ne che ripongono la loro fiducia inColui che, nel momento di offrire la

sua vita per la nostra salvezza, ci hadonato sua Madre perché fosse no-stra Madre».

Ha concluso il Papa: «Cari fratelli esorelle, la Madre del Signore... sia sem-pre onorata con fervore in ciascunadelle vostre famiglie, nelle vostre co-munità religiose e nelle parrocchie! Siaper tutti la Madre che circonda d’at-tenzione i suoi figli nelle gioie comenelle prove!».

Le parole di Benedetto XVI ci aiu-tano a capire chi è Maria per noi. Peri nostri fratelli separati. E sono augu-rio e impegno. Se per caso siamo traquelli che come il Papa esagerano conla Madonna fino a credere alle sueapparizioni, accoglieremo le sue pa-role. Anzitutto l’11 febbraio, giornodella memoria liturgica della BeataVergine Maria di Lourdes. Ma anchetutti i giorni della vita.

Enzo [email protected]

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Preghiera

Santa Maria, Madre di Dio e Madre nostra, insegnaci a credere,a sperare e ad amare con te.Indicaci la via verso il regno del tuo Figlio Gesù!Stella del mare,brilla su di noi e guidaci nel nostrocammino! Amen.(Benedetto XVI)

T Il messaggio diMaria è messaggiodi speranza per tut-ti gli uomini e pertutte le donne delnostro tempo.© Agenzia SIR

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“Innanzitutto vorrei ringraziare, a no-me mio personale ma anche a no-

me di tutta la Congregazione salesia-na, del dono della Cittadinanza Ono-raria che mi è appena stata conferita.So molto bene che è un gesto di rico-noscenza a Don Bosco, di cui sono in-degnamente nono successore, e allaCongregazione Salesiana che, nata qui150 anni or sono, è diventata una fa-miglia spirituale apostolica tra le piùestese nel mondo”.

Con queste parole il Rettor Mag-giore dei Salesiani don Pasqual Chá-vez Villanueva ha esordito il 18 di-cembre scorso in occasione della Cit-tadinanza onoraria che il Consigliocomunale di Torino ha voluto confe-rirgli durante i festeggiamenti per i150 anni dalla nascita della Congre-gazione, giubileo salesiano che haavuto il suo culmine in due emozio-nanti giornate torinesi proprio il 18 eil 19 dicembre 2009.

Davanti al Sindaco di Torino, SergioChiamparino e ai rappresentanti delconsiglio comunale, il Rettor Maggio-re ha voluto così interpretare il rico-noscimento: “È bello ricordare – ha

detto don Chávez – che il rapporto trala Famiglia Salesiana e il municipio diTorino inizia con l’inizio dell’opera diDon Bosco. La lettera più antica invia-ta dal nostro fondatore al Sindaco diTorino, chiamato allora Vicario di cit-tà, è del 13 marzo del 1846. In essaDon Bosco descrive la nascita del suooratorio e così sintetizza al Sindaco diallora, Michele Benso di Cavour: «Loscopo di questo catechismo si è di rac-cogliere nei giorni festivi quei giovaniche abbandonati a se stessi non in-tervengono ad alcuna chiesa. L’inse-gnamento si riduce precisamente aquesto: 1º Amore al lavoro, 2º Fre-quenza dei Santi Sacramenti, 3º Ri-spetto ad ogni autorità»”.

I giovani, e soprattutto quelli più indifficoltà sono i veri protagonisti di tut-te le opere salesiane: “Giovani poveri,abbandonati e in pericolo – ha spie-gato don Chávez – una predilezioneche presuppone un «amore universa-le», con alcune accentuazioni; nonesclude nessuno, ma non privilegia tut-ti. Una predilezione, la nostra, evan-gelica che realizza la pratica del «dareil massimo a colui che nella propriavita ha ricevuto il minimo».

Memorie salesiane

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150 anni: i giovani sono lanostra eredità

Y Durante la solen-ne celebrazione del150º, proprio dallecamerette di Don Bo-sco si è data letturadel documento dellanascita della Congre-gazione.ANS Image Bank

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I giovani ai quali bisogna «tornare»come ha ribadito il Rettor Maggioredurante l’incontro con la Famiglia Sa-lesiana il 19 dicembre a Valdocco, lìdove Don Bosco diede vita alla con-gregazione ora presente in oltre 130paesi del mondo: «Si tratta – ha detto– di andare incontro a loro, ai loro bi-sogni, alle loro aspirazioni, incontrar-li con gioia nella loro vita quotidiana,attenti ai loro appelli, disposti a cono-scere il loro mondo, ad animare il lo-ro protagonismo, a risvegliare il lorosenso di Dio, a proporgli itinerari disantità secondo la spiritualità salesia-na. Non ci si dovrebbe dimenticare maiche i giovani per noi non sono un pas-satempo e nemmeno un lavoro da cuisbrigarsi il più presto possibile, in qual-

siasi modo. I giovani per noi sono mis-sione, sono la ragione del nostro es-sere, sono «luogo teologico», sono lastrada della nostra esperienza di Dioe della nostra santificazione.

Don Bosco fu innanzitutto un apo-stolo e tutta la sua vita è stata deter-minata dall’urgenza di salvare i giova-ni più poveri e bisognosi.

Abbiamo una meravigliosa storia di150 anni da raccontare – ha com-mentato don Chávez nella Basilica diMaria Ausiliatrice durante la solennecelebrazione liturgica nel 150º anni-versario della Fondazione della Con-gregazione – ma anche una bella sto-ria ancora da scrivere, e per farlo nonc’è altra strada che partire dai giova-ni, credere alla loro capacità di scel-te generose e coraggiose, diventarecompagni di cammino ed insiemeprendere in mano il «sogno del pa-dre» per trasformarlo ogni giorno inrealtà nelle più variegate situazioni econtesti in cui ci troviamo a vivere,da figli suoi, la vocazione, svolgendola missione salesiana. I giovani con-tinuano ad essere la parte più pre-ziosa della nostra eredità”.

Maurizio [email protected]

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T L’incontro con laFamiglia Salesiananel grande teatro aValdocco.Foto Mario Notario

T Il Rettor Maggio-re riceve la cittadi-nanza onoraria dal-le mani del Sindaco e del Presidente delConsiglio comunaledi Torino.ANS Image Bank

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Dal 1º gennaio scorso Torino è Ca-pitale Europea dei Giovani. È

un’occasione che la Famiglia Salesiananon può lasciarsi sfuggire per appro-fondire l’appartenenza alla spiritualità diDon Bosco, che fa dell’educazione gio-vanile la propria ragion d’essere.

La nuova decade del terzo millen-nio inizia una ventina d’anni dopo la na-scita della globalizzazione e a quasi no-ve anni dal fatidico 11 settembre, datache segna l’inizio della grande pauradel mondo occidentale. Tutta la socie-tà, e in modo particolare i giovani, vi-vono una crisi epocale: il vecchio mon-do sta morendo, ma il nuovo non haancora emesso i primi vagiti.

scuola rinunciataria, in una famigliascossa dalla stessa crisi.

Orizzonti virtuali

Il 2010 si presenta carico di novitàche possono aumentare i sentimentidi impotenza e di inadeguatezza degliadulti nel dialogare con i giovani. Que-st’anno, infatti, si prevede che il mon-do giovanile sarà scosso dall’ennesi-ma rivoluzione tecnologica, che squas-serà la loro vita fatta di comunicazio-ne istantanea: MySpace, Facebook eTwitter diventeranno strumenti obso-leti, oscurati da nuove “piattaforme” esi-stenziali, dove i ragazzi saranno chia-mati ad interagire fisicamente ed intempo reale da Interactive Live Video,che spalancherà loro gli indefiniti nuo-vi orizzonti della realtà virtuale.

Tutto questo ci fa toccare con ma-no la centralità e l’urgenza di cono-scere le nuove realtà. Ne va di mezzoil futuro del nostro essere “salesiani”. Si-gnificativamente il Presidente della Re-pubblica, Giorgio Napolitano, nel suodiscorso di Capodanno, ha messo la re-altà giovanile al centro delle sue pre-occupazioni: il sistema Wordle, che mi-sura la frequenza dei vocaboli in undiscorso, ci assicura che la parola piùusata da lui è stata “giovani”.

La storia di Sara

Ma chi sono i giovani? Ogni tenta-tivo di risposta suona aleatorio ed az-zardato, come ci insegna la storia diSara. E chi è mai costei? È una adole-scente frutto della borghesia milanese,una borghesia concreta, fatta di lavoro

Attualità

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Giovani nello spazio liquido

In questo contesto, i giovani hannovoltato le spalle a tutto quello che sa ditradizionale (comportamenti, valori, cre-denze, religioni, forme di aggregazioni,istituzioni sociali e religiose...) e sono sta-ti fagocitati in un’atmosfera esistenzialecaratterizzata da “spazio liquido”, da con-fini indefiniti, che li fanno fluttuare in unasocietà che non esiste, in una chiesa opa-ca di profezia e ricca di imposizioni, in una

I Vi sono giovaniche vivono nella so-litudine della loro ca-mera comunicandocon il mondo solocon il computer.

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e di “danè”, di poco tempo dedicato al-la famiglia, di latitanza educativa. Il tut-to stemperato in un benessere da buoigrassi, compiaciuti ed annoiati, pronti adessere sacrificati sull’altare del sensodella vita. Sara gestisce i suoi giorni nel-la solitudine della sua cameretta, abita-ta solo da un computer, da un ipod, daun televisore sempre acceso e da co-municazioni in rete con i suoi coetaneivia Messenger. Fa circolare in “rete” suefoto, sempre meno vestita. La sua bel-lezza di adolescente attira l’attenzionedi sconosciuti, e per la prima volta Sa-ra prova l’ebbrezza di essere al centrodell’attenzione di qualcuno. Dal mutocomportamento degli adulti ha impa-rato a “stare nel mondo” e così, senzapudori e senza paure, in cambio di brac-ciali d’oro, borse e vestiti firmati o di ri-cariche telefoniche, vende l’unica cosache le appartiene: il suo corpo. E que-sto avviene nella solitudine più totale enella più assoluta libertà di accesso al-le nuove tecnologie. Libera di fare quel-lo che vuole, di prendere brutti voti ascuola, di uscire alla sera e di fumarequalsiasi cosa, Sara si è trovata immer-sa in un’escalation che l’ha portata adessere soggetto di sguardi vogliosi, og-getto di pulsioni primitive. E come lei cisono tanti altri giovani.

Di fronte alla brutalità ed alla cru-dezza delle notizie che ci provengono

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dal “continente giovani”, la censura, isensi di paura e certi moralismi lascia-no il tempo che trovano. Don Bosco, al-la travagliata gioventù del primo Otto-cento, ha saputo dare risposte concre-te e non dettagliate analisi socio-cultu-rali. E noi? Siamo disposti alla fatica del“conoscere” il giovane per poi amarlonelle sue esigenze? Forse anche oggi èindispensabile il “basta che voi siategiovani perché vi ami”. Ma per amare,quanta fatica di cervello, prima che disentimenti! Sarebbe triste che, presi dal-le tante cose da fare, non trovassimospazio per amare.

Ermete [email protected]

T Torino 2010: capi-tale europea dei gio-vani.

I My Space, Face-book e Twitter sono icanali di comunica-zione più sfruttati daigiovani.

CARA SARA, PERDONACINoi abbiamo lasciato che tu, e tante, tantissime come te, per-dessi il gusto della vita e ti avventurassi nell’abbaglio che vitanon è. Perdonaci perché noi non siamo riusciti, con la forza delnostro semplice esempio, a convincerti della bellezza dell’esi-stenza “fuori” dal monitor, e noi abbiamo lasciato che tu ti con-vincessi, a poco a poco, che fosse meglio, quel mondo lì, fin-to, facile, persino divertente lì per lì. Perdonaci perché non sia-mo riusciti a comunicarti i valori veri, come la Bellezza, l’Amo-re, la Comunicazione, e abbiamo lasciato che tu considerassivalori l’apparire, l’avere, il sembrare... Perdonaci e... dacci anco-ra una possibilità, quella di riprovarci, ricominciando con te adare il giusto valore alle cose, a distinguere i valori veri da quel-li “virtuali”, falsi, ma anche quella di avere il coraggio di difen-derti, di non lasciarti in balia del tuo sacrosanto bisogno di at-tenzione e di affetto, insomma dacci ancora la possibilità nonsolo di amarti, ma di farti sentire quanto!

Manuela Robazza

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Lettere a suor Manu

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Avolte si fanno errori irreparabili: ho insistito con mio marito per-

ché comperasse un pc nuovo, perchéquello che avevamo in casa era len-to ed obsoleto. Mi ha ascoltata. Nonl’avesse mai fatto: Francesco (15 an-ni) si immerge in sto monitor le ore...e quando gli chiedo cosa fa mi ri-sponde sempre: “Sono su Messenger”,come se dicesse “sto studiando”, ugua-le! E da quando c’è Messenger, fine,non so più neppure che voce ha. C’eragià un dialogo ridotto al minimo, maora... Io sono sicura che gli farebbe be-ne confrontarsi anche con un adulto,non sempre solo con i coetanei, maappena provo ad accennarlo la ri-sposta è “Fatti i fatti tuoi, sono cosemie”. Io non sono tranquilla, perchése è così difficile dialogare ora che ha15 anni... come sarà a 16, 17, 18?

In un incontro con un gruppo di ra-gazzi ho messo “sul tavolo della di-scussione” proprio questa questione:c’è una mamma che si chiede cosa de-ve fare con suo figlio di 15 anni che daquando chatta su messenger ha chiu-so ogni contatto o dialogo con il restodel mondo... cosa rispondereste? Qual-cuno sosteneva che fosse necessarioprovare e riprovare, insistere, quasi co-stringerlo... ma altri assolutamente nonerano d’accordo: secondo loro forsequesta mamma è troppo apprensiva,forse gli sta troppo addosso, invece al-cuni ragazzi, in modi e momenti diver-si hanno risposto allo stesso modo:“Dille che abbia pazienza, perché primao poi cambia!”. In effetti alla fine que-sta risposta mi è sembrata la più sod-disfacente. Infatti i ragazzi non voglio-

no che si rompa loro le scatole, ma nonvogliono neppure che li si abbandonia loro stessi!

Credo proprio che questa volta i ra-gazzi siano stati saggi: ci vuole pazien-za, soprattutto se si desidera avventu-rarsi nel mondo dell’educazione degliadolescenti. Mi pare che si possa dire chela pazienza sia una fiducia coraggiosacapace di soffrire. Non si arrende.

Puoi avere pazienza solo se hai an-che passione (in fondo pazienza e pas-sione hanno la stessa radice di “patire”).La pazienza è l’attesa del contadino cheama la sua terra, che l’ha coltivata confatica e amore e attende il frutto.

Per chi educa la pazienza è una vir-tù difficilissima: significa accogliere itempi dei ragazzi che sono sempre di-versi dai nostri, non scoraggiarsi né perle risposte inadeguate, né per i silenzitroppo “chiassosi”; significa capacità diautocontrollo.

Al vero educatore la pazienza “nonscappa”, perché egli sa bene che tantevolte è l’unica cosa che può donare airagazzi... Non lasciamoci scappare lapazienza, altrimenti con lei scappiamoanche noi... e i ragazzi restano soli...“Dille che abbia pazienza!”.

Manuela [email protected]

U Educare è accom-pagnare i ragazzi condiscrezione rispet-tando i loro tempi.

Dille che abbia pazienza

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Sommario Nº 2 - FEBBRAIO 2010AV

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3 Educare significa aiutare a crescereIl saluto del Rettore Don Franco Lotto

4 Quattro sfide per l’EuropaEditoriale Don Pier Fausto Frisoli

6 Amare molto il SignoreLeggiamo i Vangeli Marco Rossetti

8 Maria si mise in viaggioSpiritualità mariana Maria Ko Ha Fong

10 Amare la Madonna con tutto il cuoreMaria nei secoli Roberto Spataro

12 Lourdes, per capire MariaIl Papa ci parla Enzo Bianco

14 Ricordando Don LuigiIn memoria di Don Luigi Basset La Redazione

15 Maria presenta Gesù al TempioIl poster a cura di Mario Scudu

20 150 anni: i giovani sono la nostra ereditàMemorie salesiane Maurizio Versaci

22 Lo sguardo di MariaMaria nell’arte Natale Maffioli

24 Giovani nello spazio liquidoAttualità Ermete Tessore

26 Nuovo Consiglio ADMA PrimariaInserto ADMA nel mondo Pier Luigi Cameroni

28 Lucente come rugiadaAppuntamenti mariani Mario Morra

31 Dille che abbia pazienzaLettere a suor Manu Manuela Robazza

FOTO DI COPERTINA:

“Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui” (Lc 2,33).

Altre foto: Archivio Rivista - Agenzia SIR - Centro Documentazione Mariana - Redazione ADMA - Editrice Elledici - ANS Ima-ge Bank - Notario Mario - Giuseppe Ruaro.

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