Rivista_Gennaio_2014

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Nelson Mandela e Marwan Barghouti Lunghi anni in carcere per il proprio popolo donne e uomini in ricerca e confronto comunitario empi di fraternità Spedizione in abbonamento postale art. 1, comma 2, D.L. 24/12/2003 n.353 conv. in L. 27/2/2004 n. 46 L'Editore si impegna a corrispondere il diritto di resa ISSN 1126-2710 1 numero anno quarantatreesimo gennaio 2014

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Spedizione in abbonamento postaleart. 1, comma 2, D.L. 24/12/2003 n.353conv. in L. 27/2/2004 n. 46L'Editore si impegna a corrispondere il diritto di resaISSN 1126-2710

1numeroanno

quarantatreesimogennaio

2014

empi di fraternità

2 Gennaio 2014

IN QUESTO NUMERO

Il periodico Tempi di Fraternità è in regime di copyleft: ciò significa che gli scritti (solotesto) possono essere liberamente riprodotti a condizione di non apportare tagli o modifiche,di citare l’autore, di indicare il nome della testata e di inviarne copia alla redazione.

Questo periodico è aperto a quanti desiderino collaborarvi ai sensi dell’art. 21 della Costituzionedella Repubblica italiana. La pubblicazione degli scritti è subordinata all’insindacabile giudiziodella Redazione; in ogni caso, non costituisce alcun rapporto di collaborazione con la testata e,quindi, deve intendersi prestata a titolo gratuito.Il materiale inviato alla redazione, anche se non pubblicato, non verrà restituito.

tempi di fraternitàdonne e uomini inricerca e confrontocomunitario

Fondato nel 1971da fra Elio Taretto

Collettivo redazionale: Mario Arnoldi, GiorgioBianchi, Andreina Cafasso, Minny Cavallone,Riccardo Cedolin, Daniele Dal Bon, LucianoJolly, Danilo Minisini, Gianfranco Monaca,Davide Pelanda, Giovanni Sarubbi.Hanno collaborato al numero: Lidia Borghi,Rosario Citriniti, Pietro Lacorte, MusulmansProgressistes de France, Ristretti Orizzonti, PaolaSimona Tesio, Ernesto Vavassori.Direttore responsabile: Angela Lano.Proprietà: Editrice Tempi di Fraternità soc. coop.Amministratore unico: Danilo Minisini.Segreteria e contabilità: Giorgio Saglietti.Diffusione: Giorgio Bianchi, Andreina Cafasso,Daniele Dal Bon, Pier Camillo Pizzamiglio.Composizione: Danilo Minisini.Correzione bozze: Carlo Berruti.Impaginazione e grafica: Riccardo Cedolin.Fotografie: Daniele Dal Bon.Web master: Rosario Citriniti.Stampa e spedizione: Comunecazione S.n.c.strada San Michele, 83 - 12042 Bra (CN)Sede:via Garibaldi,13 - 10122 Torinopresso Centro Studi Sereno Regis.Telefoni: 3474341767 - 0119573272Fax: 02700519 846Sito: http://www.tempidifraternita.it/e-mail: [email protected]

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QUANDO SI FA IL GIORNALEchiusura febbraio 2014 8-01 ore 21:00chiusura marzo 2014 5-02 ore 21:00Il numero, stampato in 589 copie,è stato chiuso in tipografia il 17.11.2013. Chi riscontrasse ritardi postali

è pregato di segnalarlo ai numeridi telefono sopra indicati.Questa rivista è associata allaUNIONE STUNIONE STUNIONE STUNIONE STUNIONE STAMPAMPAMPAMPAMPA PERIODICA ITA PERIODICA ITA PERIODICA ITA PERIODICA ITA PERIODICA ITALIANALIANALIANALIANALIANAAAAA

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Fondato nel 1971da fra Elio Taretto

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Le immagini di copertina sono tratte da: http://www.lasinistraquotidiana.it/wp-content/uploads/2013/12/Marwan-Barghouti.jpge http://www.nelsonmandelaonline.net/images/nelson-mandela.jpg

EDITORIALEDa Brunetto ad Angela .......................................................... pag. 3CULTURE E RELIGIONIE. Vavassori - Vangelo secondo Matteo (19) ....................... pag. 8Ricettario Ernestiano .............................................................. pag. 14Per un islamismo aperto alla diversità ................................. pag. 23SANITÀ IN LIQUIDAZIONE .............................................. pag. 22

PAGINE APERTEM. Cavallone - Osservatorio .................................................. pag. 5R. Orizzonti - Spezzare la catena della violenza .................... pag. 12D. Pelanda - Diario di una operatrice in un Opg ................... pag. 15P. S.Tesio - La cura vuota ...................................................... pag. 16L. Borghi - Quell’inutile mostro ............................................. pag. 18G. Doglione - La mia patria .................................................... pag. 20R. Citriniti - Rabbi Yisroel Dovid Weiss a Torino .................... pag. 24G. Monaca - La salvezza viene da... Orbetello ...................... pag. 26P. Lacorte - Mi ostino a credere nel vangelo di Cristo .......... pag. 28D. Dal Bon - ... e la speranza continua ... ............................. pag. 30ELOGIO DELLA FOLLIA ................................................... pag. 32

Nel corso dei miei anni di lotta, ho avuto occasione a più riprese dipensare a te, caro Nelson Mandela. E soprattutto dopo il mio arre-sto nel 2002. Io penso ad un uomo che ha passato 27 anni in una

cella di prigione, solamente per dimostrare che la libertà abitava in lui...Tu hai detto: “Noi sappiamo troppo bene che la nostra libertà non è

completa senza quella dei Palestinesi”. E dalla mia cella io ti dico, lanostra libertà ci appare accessibile perché voi avete raggiunto la vo-stra. L’apartheid non ha prevalso in Sudafrica, e l’apartheid non puòprevalere in Palestina...

Io saluto il combattente per la pace, il negoziatore di pace e il costrut-tore di pace che tu sei... Tu hai consacrato la vita a far risplendere l’ideache la libertà e la dignità, la giustizia e la riconciliazione, la pace e lacoesistenza possono prevalere...

In Palestina noi promettiamo a noi stessi di proseguire questa ricercadei nostri valori comuni e di onorare la tua lotta non solo a parole, maconsacrando le nostre vite allo stesso scopo. La libertà, caro Madiba,prevarrà certo, un giorno, e tu hai meravigliosamente contribuito a faredi questa fede una certezza.

Riposa in pace e che Dio benedica la tua anima invincibile.Dal messaggio di Marwan Barghouti dopo la morte di Mandela

empi di fraternità

Gennaio 2014 3

EDITORIALE

Brunetto passa la mano. Troppo lontano, dice. In realtà abbiamo sempre respiratola sua aria, l’aria delle sue innumerevoli pubblicazioni, dove la fraternità raggiungetutti i popoli del mondo e tutte le categorie di lettori. Non solo quando dirige la

collana della EMI Parole delle fedi, ma quando schiude i sentieri dell’ecumenismo escava le radici del dialogo ebraico-cristiano-islamico, pronto a stupirti scoprendo anchel’ispirazione evangelica dei Simpson! Lontano geograficamente ma vicino come la stanzaaccanto, ormai così abituale al punto che non ti viene neppure in mente di bussare vedendola luce accesa, come una lampada in veglia. Passa la mano e Angela prende il timone.

La piccola Angela che muove i primi passi nel mestiere della carta stampata proprio suqueste pagine, quando Elio fiutava da lontano i talenti e le generosità, ormai cresciuta enavigata - letteralmente - fino a farsi sequestrare a bordo di una nave che porta aiutiumanitari alla striscia di Gaza, arrestata come una terrorista (ormai questo titolo non sinega a nessuno di quanti non cooperano alla demolizione dei più semplici diritti umani ecivili decisa dove si puote ciò che si vuole. E più non dimandare).

La fraternità si colora di rosa, ma quel che prevale è comunque l’arcobaleno. Grazie aentrambi, abbiamo bisogno di voi.

La redazione

Da Brunetto ad Angela

Cara Redazione, cari amici e lettori,ho accettato con gioia di diventare ilnuovo direttore di Tempi di Fraternità:

mi sento onorata di tanta fiducia. Con TdFho un grande debito di gratitudine: insieme aTMI fu la prima rivista con cui cominciai ilmio cammino di giornalista specializzata nelmondo arabo-islamico.

Ricordo con affetto le riunioni di redazionecon Elio Taretto, come non dimenticherò maila telefonata, un pomeriggio di 20 anni fa, incui mi si annunciava la sua morte improvvisa,e la profonda tristezza provata.

TdF è un giornale storico, che affronta temisociali e religiosi importanti, con coraggio edeterminazione. Un mezzo di informazionecertamente scomodo in un “sistema mediatico-politico” fatto di menzogne, inganni, manipo-lazioni semantiche - guerra spacciata per pace;ingiustizia impartita come fosse giustizia ediritto; fattoidi venduti per fatti, ecc. -, soprusie oppressioni. In quanto giornalista che hasempre cercato la “verità” o le “verità”, a

costo della carriera, e di attacchi anche ferocida parte di colleghi di destra e sinistra (intotale par condicio), è per me un premio e unincoraggiamento la scelta di affidarmi ladirezione della rivista. Cercherò di meritarmitale fiducia in tempi sempre più bui eproblematici.

Proseguiremo nella strada, irta di ostacoli,delle “verità scomode”, quelle che non sivorrebbero né esprimere né sentire.Continueremo a raccontarle anche sul Vicinoe Medio Oriente, e le guerre neo-colonialidell’Occidente e dei suoi partner islamicifondamentalisti, ad esempio.

Continueremo a seguire l’esempio di Elio,avendo come lanterna nella presente oscuritàl’insegnamento dei grandi profeti e uominiilluminati di tutti i tempi e culture.

Auguro dunque a tutta la redazione, ai nostrilettori e amici un Felice Natale e un 2014pieno di energia dello spirito e del cuore. Eun buon cammino.

Angela Lano

empi di fraternità

4 Gennaio 2014

Ho spesso definito questo mensile il vero mira-colo italiano: perché, se ovviamente si può es-sere più o meno d’accordo sulla sua linea, o sui

singoli articoli che vi compaiono, credo sia impossibilenon ammirare il coraggio, la passione e la capacità diriuscire a tenere in vita con così pochi mezzi finanziariun prodotto editoriale tanto ricco di stimoli, mai allinea-to con il potente di turno e - se mi è concesso - radicale.Dove questo aggettivo, che non allude qui all’omonimopartito, è un sacrosanto riferimento a quel radicalismosquisitamente francescano che è stato il motore primodell’esistenza (breve, purtroppo) del direttore che mi hapreceduto, fra Elio Taretto, in nome dell’amicizia con ilquale ho accettato, due decenni or sono, l’invito dei suoiredattori ad assumerne la direzione responsabile.

Nel 1991 l’editrice Tempi di Fraternità aveva pubbli-cato un mio libro, il primo, che avevo curato insiemeall’amico Antonio Giolo, e che s’intitolava Nel tempo diIsaia? (sottotitolo: Voci di cristiani tra il Concilio e ilTerzo millennio). Si trattava di una raccolta di intervisteche avevamo proposto ad alcuni delle più rilevanti per-sonalità della chiesa cattolica italiana, da David Turoldoa Ernesto Balducci, da Sergio Quinzio a Bruno Forte; eriportava in copertina, significativamente, la lotta di Gia-cobbe con l’angelo di Marc Chagall. Rileggendole ora,cosa che ho fatto di recente, è impressionante notare comemolte di quelle interviste non abbiamo perso nulla dellaloro attualità, nonostante gli oltre vent’anni trascorsi daquella pubblicazione. Ci muoveva, allora, la speranza che- nonostante i segnali contraddittori, dalla caduta del Murodi Berlino ai venti di guerra in Medio Oriente - si stesseaprendo una stagione di pace e di convivenza tra i popo-

li, e che la profezia di Isaia sulle lance tramutate in falciper mietere il grano si potesse finalmente realizzare.Vent’anni dopo, la speranza è la stessa, nonostante tutto.E nonostante le contraddizioni siano forse aumentate, iproblemi planetari certo non diminuiti, e le chiese e lecomunità religiose nel frattempo non abbiano sempresaputo (o voluto) incarnare quella speranza. Purtroppo.Per non parlare della grave situazione nel nostro paeseda parecchi punti di vista, su cui ormai si stanno scriven-do libri a fiumi a sottolinearne il declino, la rassegnazio-ne, la pavidità diffusi. Ecco: credo che TdF, nella mode-stia delle sue possibilità economiche, e mentre altre rivi-ste nate anch’esse sull’onda del rinnovamento postcon-ciliare chiudevano mestamente i battenti, in questi anniabbia saputo tenere botta (un’espressione molto emilia-na!), e raccontare le vicissitudini e i successi di un’altraItalia, un altro mondo, un’altra chiesa. Può avere sba-gliato, qualche volta, ma l’ha fatto con una coerenza difondo alla mission che fra Elio aveva tracciato, nella con-vinzione che il tempo di Isaia, prima o poi, troverà spa-zio per attuarsi fino in fondo (i segnali provenienti daFrancesco, nuovo vescovo di Roma, vanno del resto esat-tamente in questa direzione). E io, personalmente, sonoorgoglioso di aver dato una (piccola) mano a tener vivaquesta fiammella. Dopo due decenni, è giusto passare lamano, ma mi riprometto di continuare a essere un lettorefedele di TdF, ma anche, nel caso, di scriverci sopra an-cora, di tanto in tanto. Con molti auguri alla nuova diret-trice, Angela Lano, e alla redazione tutta: di cuore. Per-ché questo miracolo italiano continui a inquietarci, adandare controcorrente, e a diffondere semi di vangelo.

Brunetto Salvarani

Brunetto SalvaraniAngela Lano

EDITORIALE

empi di fraternità

Gennaio 2014 5

OSSERVATORIO

a cura diMinny [email protected]

Fabbricheautogestite

Siamo ormai nel pieno dell’inverno e, se la neve in montagna permette di praticare lo sci ed altrisport simili a chi ha ancora la fortuna di andare in vacanza, in città e ovunque la situazione di chiè più povero o peggio privo di abitazione diventa più difficile e drammatica. Se dovessi riassumerein alcune immagini questo fatto, presenterei quella di Man Addiah, morto congelato in macchinaa Gioia Tauro perché non aveva trovato posto nella tendopoli né nell’ospedale e quella dei 4operai (un italiano e 3 rumeni) issati sulla gru di un cantiere di Via Cigna a Torino, in cui lavoravanosenza stipendio da mesi. Gli operai sono stati costretti a scendere dopo pochi giorni dalla nevicatadell’ultimo giorno di novembre, hanno avuto anche la promessa da parte di alcune autorità checi si sarebbe adoperati per ottenere che la ditta subappaltatrice pagasse loro il dovuto.In Calabria, dove molti immigrati lavorano alla raccolta degli agrumi, ci sono persone che siimpegnano per offrire loro qualche opportunità: Emergency ha aperto un ambulatorio nei localidi Libera a Polistena e don Roberto Meduri, parroco di Rosarno, ha ideato per loro Koa Bosco,una squadra di calcio, che il 30/11 ha giocato col segno di lutto al braccio in ricordo di ManAddiah. Tuttavia c’è bisogno di tutto e occorrerebbero ben altri interventi.

Economia, ambiente, lavoroRimanendo in tema “meteorologico”, bisogna ricordare le devastazioni causate da tifoni, “bombed’acqua”, e violente tempeste in varie parti d’Italia e del mondo: dalle Filippine alla Sardegna,dal Nord Europa all’Italia centro-meridionale agli USA. Le dimensioni sono diverse, ma ovunquequesti fenomeni hanno causato morti, sofferenze e danni enormi che sarà difficile riparare in untempo ragionevole. La solidarietà è scattata (ed io non sottovaluterei il suo valore etico e la sua,sia pur relativa, efficacia), ma, come tutti dicono ma non tutti fanno, bisogna “intervenire amonte”, contrastando i mutamenti climatici, il dissesto idrogeologico e la cementificazione“selvaggia”. Perché ciò avvenga però occorre una radicale riconversione ecologica e socialedell’economia (oltre che degli stili di vita), che quasi tutti gli attuali governi del Pianeta nonvogliono fare e forse non sanno neppure concepire, prigionieri come sono di altri modi divedere e valutare le cose. Ad esempio si dice giustamente che costa più ricostruire che prevenire,questo è vero, ma purtroppo è anche vero che la prevenzione è un’opera paziente e “oscura”,che non fa girare molto denaro e non porta a chi la compie visibilità e prestigio, mentre laricostruzione ha tutte le caratteristiche di una grande opera gradita all’attuale modelloeconomico. Piccole imprese, operanti in base alle esigenze delle diverse zone, controllate dalavoratori, cittadini ed enti locali “virtuosi”, spese non vincolate da patti di stabilità asfissianti,ricerca del bene comune che conviva con quella di un profitto ragionevole: sono questi i criteriche dovrebbero guidare un nuovo paradigma economico socialmente ed ecologicamentesostenibile. È una prospettiva difficile, ma non impossibile.Questo percorso possibile è descritto in diversi libri e articoli, come quelli di Mercalli, Viale eGallino, tanto per citarne alcuni. Ci sono anche proposte di partiti italiani ed europei (PRC,Syriza ecc.) e di associazioni come Sbilanciamoci, che annualmente elabora un rapportorealistico, ma che pochi hanno occasione di conoscere e dibattere (info www.sbilanciamoci.org).Ci sono anche esperienze di fabbriche autogestite. In un Osservatorio precedente ho parlatodella RI-Maflow di Prezzano, ma ce ne sono anche altre; in un articolo apparso su Il Fatto del9/12, S. Cannavò ne cita 36, tra cui le seguenti: Fonderie Zen di Padova, Greslab di ReggioEmilia, Cantiere Navale di Trapani, Cooperativa Cantieri Megaride di Napoli. Sono esperienzediverse che incontrano anche difficoltà (assenza di fondi ed inesperienza gestionale) a cui sicerca di far fronte, tra l’altro, con prestiti di Banca Etica, con possibili interventi della CassaDepositi e Prestiti e con seminari di formazione come quello guidato a Prezzano il 7/12 daAndrei Ruggeri, che a Buenos Aires dirige un progetto di ricerca sulle “fabbriche recuperate”.Due recenti libri trattano di questo tema: Fabbriche aperte di Marchetti e Lavorare senzapadroni di E. Corona, rispettivamente editi da Il Mulino e Feltrinelli.Certo, queste esperienze sono piccola cosa di fronte alla forza dei “poteri forti” nazionali einternazionali, che percorrendo senza se e senza ma la via di un liberismo privo di limiti,provocano (indirettamente?) tragedie come l’incendio della fabbrica di Prato (7 lavoratori cinesiprima super sfruttati e poi morti bruciati), come quelle che i migranti subiscono in mare o neiCIE dei vari Paesi e come le devastazioni ambientali. In proposito ricorderò solo i progetti ditrivellazioni nell’Artico, che coinvolgono la Russia, il Canada e molte imprese petrolifere. Gliattivisti di Greenpeace sono stati liberati, ma non possiamo dimenticare che restano a disposizionedei tribunali russi che li processeranno!

empi di fraternità

6 Gennaio 2014

OSSERVATORIO

Due vertici negativi: Varsavia e ScoziaIl primo è più noto ed è stato promosso dall’ONU, il cui comitato scientifico aveva fornito unrapporto documentato e allarmante sulle conseguenze del riscaldamento climatico del pianetae sulla necessità di contenere l’aumento della temperatura almeno entro i due gradi. Facevaseguito a quello di Doha (2012) e doveva essere una tappa verso la Conferenza di Parigi (2015)dove si dovrebbe firmare un accordo comune per evitare l’aumento rovinoso di quattro gradientro la fine del secolo, cosa che continuiamo a sperare e obiettivo per cui dovremmo lavorarein tanti. I rappresentanti dei governi a Varsavia non hanno fatto nulla di positivo: le ONGambientaliste lo hanno abbandonato (per la prima volta dopo Rio 92), affermando che si trattavasoprattutto di una vetrina per le industrie inquinanti, specialmente del carbone. Deluso anchel’europarlamentare Groote, capodelegazione tedesco. Particolarmente negativi i comportamentidel governo polacco (pro carbone), del Giappone, Canada e Australia (passo indietro sullariduzione di emissioni), USA e Cina che restano, per ora, rispettivamente il primo e il secondoinquinatore mondiale. Infine non si è deciso nulla sui risarcimenti ai Paesi colpiti dai disastridovuti agli sconvolgimenti climatici.

In Scozia, sempre in novembre, si è tenuto il primo Forum mondiale... sul prezzo di mercatodella natura, considerata dalla finanza come prodotto (capitale naturale) a partire dallaDichiarazione di Rio (2012) siglata da banche (per l’Italia Unicredit e Monte dei Paschi) e daistituzioni finanziarie. Gli scambi di soldi, rischi e prodotti associati alla natura sono consideratipiù profittevoli di beni e servizi; non si tratta solo di petrolio, energia e prodotti minerari, maanche di cibi, umidità delle foreste, impollinazione delle piante e habitat presenti nel pianetaforniti gratuitamente dagli ecosistemi. Il pretesto per questa appropriazione è fornito dalmercato delle compensazioni (es. mercato del carbonio), che consiste nel ricreare altrove aree“equivalenti” per quantità di emissioni, dopo aver sfruttato e probabilmente deturpato quelleprescelte. I beni comuni così si trasformerebbero in beni economici sfruttandone anche laprogressiva scarsità causata anche dall’attuale modello economico. I cittadini e le comunità nonavrebbero più alcuna possibilità di gestirli direttamente a vantaggio di tutti. Di questa pericolosaprospettiva si parla poco e invece è necessario aprire gli occhi prima che sia troppo tardi! Tral’altro su questi “prodotti” si potranno anche creare bolle finanziarie, sub prime e derivati!

Sindaci in difficoltàMi riferisco a quelli che non hanno abbracciato la teoria delle privatizzazioni utili ed efficienti,ad esempio Doria (Genova) e De Magistris (Napoli) e alla gestione delle municipalizzate deitrasporti, tralasciando, per motivi di spazio, la questione dell’acqua. Partendo dall’“alto”,diciamo che il Commissario UE agli affari monetari Rehn ha chiesto all’Italia una correzionedi bilancio di 0,4 punti del PIL pari a 6 miliardi per sperare di accedere allo sconto di deficit pernuovi investimenti produttivi; intanto Eurostat rileva che 18 milioni di cittadini italiani alla finedel 2012 risultavano a rischio povertà o esclusione, mentre in Grecia sono il 34,6 % e in Europa124,5 milioni. Mi sembra evidente che, se si vuole uscire da questo labirinto, occorre cambiareradicalmente rotta e questo vale anche rispetto alle proteste di commercianti e altri lavoratoriautonomi o precari o disoccupati che in questi giorni (mentre scrivo) stanno scuotendo l’Italia.Però un discorso relativamente più approfondito sul tema si potrà fare più avanti.Ora torniamo ai comuni. L’ANCI dichiara che essi hanno bisogno di almeno 1,5 miliardi persvolgere i loro compiti istituzionali, senza rischiare il fallimento ed il commissariamento inquesto momento. La scorciatoia che molti sindaci intravedono è quella di privatizzare almenoparzialmente le aziende dei trasporti anche se molti lavoratori del settore rischiano illicenziamento e i cittadini un peggioramento del servizio. I tranvieri di Genova hanno scioperatoper più giorni contro questo provvedimento ottenendo qualche piccolo risultato e… alcunedenunce tanto che il sindacato si è attivato per sostenere legalmente chi le ha subite. Le protesteci sono state e ci saranno anche in altre città: Firenze, Torino ecc. Comunque è interessanteconfrontare le diverse dichiarazioni in merito di Doria e di De Magistris.Doria: “Non è possibile sostenere che il rischio di fallimento possa essere evitato chiamando gliEnti pubblici a ricapitalizzare le aziende... dato che ci sono norme precise che lo vietano”. Cisi chiede però: “ Chi le ha fissate? Perché non si possono democraticamente cambiare?”. Doriadichiara anche che le aziende pubbliche debbono recuperare efficienza per dimostrare di nonessere da meno delle private. Ma queste ultime non sono sempre efficienti, ed inoltre i compitidelle une e delle altre non sono gli stessi.

Sui cambiamenticlimatici

Che prezzoha la natura?

Tra bilanci, doverosatutela dei beni comunie dei servizi pubblicie spinte versole privatizzazioni

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Gennaio 2014 7

OSSERVATORIO

De Magistris invece, in un’intervista al Manifesto del 24/11, ha dichiarato di aver scelto di nonprivatizzare nulla internalizzando il patrimonio immobiliare e mantenendo o rendendo pubblichel’acqua, l’azienda comunale unica di trasporto, l’igiene urbana e la gestione dei rifiuti, il tuttosenza licenziare nessun lavoratore. Come? “Evitando gli sprechi, gestendo meglio le risorserifiuti, abbassando i nove livelli stipendiali, eliminando le consulenze, varando accorpamentiimportanti di municipalizzate”. Certo, non tutto fila liscio, ci sono problemi e talvolta malcontentoe infine non si può non chiedere al governo di trasferire risorse adeguate ai comuni, nonconsiderandoli solo bancomat o esattori di TARSU e simili. Qui il cerchio si chiude e si torna allaquestione centrale: il pareggio di bilancio improntato alla mera austerità è inconciliabile con unapolitica buona o che tenta di essere tale.

Uno sguardo fuori dall’ItaliaHuman Rights Watch, dopo aver esaminato il documento della Commissione giustizia incaricatadi rivedere il codice penale afgano, denuncia che vi si propone di reintrodurre il reato di adulterioe la pena della lapidazione. Questo, osserva Giuliana Sgrena, dovrebbe essere sconvolgenteper tutti, ma specialmente per l’Italia che nella “ricostruzione” post bellica (?) aveva proprio ilcompito di seguire il settore giustizia. HRW propone di condannare questo progetto e disospendere gli aiuti se la Commissione dovesse adottarlo ugualmente. D’altra parte già ora lacondizione della donna è difficile: quella stuprata e quella che fugge di casa per i maltrattamentiviene incarcerata se non riesce a rifugiarsi nelle case protette che sono poche e dispongono discarsi fondi. Senza dimenticare il caso di Malalai Joya, deputata scacciata dal parlamentoperché aveva denunciato i “signori della guerra”.Nelle zone di conflitto le donne sono spesso vittime di stupri e atrocità. In occasione dellagiornata internazionale contro la violenza sulle donne si è parlato di questo sterminio con LunangaLukenge e Franca Balsamo presso il centro interculturale Alma Mater. Le relatrici hanno invitatoa non rimanere indifferenti di fronte a tutto ciò.

La situazione della palestina è sempre drammatica: continuano le costruzioni di case per i coloninei Territori occupati, il Piano Prawer prevede la deportazione di centinaia di Beduini dai lorovillaggi, Filippo Grandi, capo dell’UNRWA (agenzia ONU per il Soccorso e l'Occupazione) harecentemente dichiarato che Gaza è inabitabile a causa dell’illegale blocco israeliano e del semi-blocco di Rafah da parte egiziana. Tra l’altro, nel quartiere di Zaytoun, una stazione di pompaggiodelle acque reflue funziona a intermittenza e, quando è spenta, le acque sporche si riversano nellestrade allagandole. L’Occidente sembra ignorare tutto ciò e Netanyau a Roma ha concluso ben 12accordi bilaterali, tra cui un memorandum sull’acqua tra ACEA e Mekorot e collaborazioni con lefacoltà di medicina di Roma e Torino. Il 30/11 però in molte città si è manifestato per la Palestinae a Torino erano presenti alcuni membri dell’ANPI, che si sono impegnati a chiede che l’organiz-zazione a livello nazionale si impegni a sostenere la resistenza palestinese.Intanto a Roma, presso una sede periferica del Parlamento europeo, si è costituito un Comitatoper la Campagna internazionale per la liberazione di Marwan Barghouti, giustamente definito “ilMandela palestinese” (info e adesioni [email protected]). La campagna era statalanciata proprio dalla cella di Mandela a Robben Island. Il modo migliore per ricordarlo è quellodi impegnarsi per la liberazione di coloro che lottano come Barghouti per la liberazione del propriopopolo e soffrono lunghi anni di prigionia; tra gli altri ricordiamo Ocalan.

Alcune iniziative. Il 13 novembre a Torino, presso la sede di Pro Natura, è stato presentato il ControsservatorioVal Susa presieduto da Livio Pepino, per raccogliere e diffondere informazioni corrette control’offensiva politica, mediatica e giudiziaria che colpisce il movimento No TAV nel suo complesso;. Il Comitato torinese Viva la Costituzione ha attuato due manifestazioni l’8 e il 10 dicembrein difesa della nostra Carta minacciata da pericolose “riforme”.

Di questi temi bisognerà in futuro occuparsi a fondo, ora che la decadenza di Berlusconi e ladichiarazione di incostituzionalità della legge elettorale detta “porcellum” hanno movimentatoil quadro politico e mentre in Italia (e non solo) cresce, assumendo varie forme, una protesta inparte fondata (contro il peso eccessivo della tassazione, contro la precarietà e la sordità delmondo politico ufficiale), in parte strumentalizzata da ambienti non democratici e in gran partepiena di confusione e contraddizioni.

In Congo

I diritti violatidelle donneIn Afghanistan

La questionepalestinese

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8 Gennaio 2014

SERVIZIO BIBLICO

Kata Matthaion Euangelion (19)

Vangelo secondo Matteo

di ErnestoVavassori

a cura diGermana Pene

Mt 5, 27 – 32

Gesù si rifà al comandamento di Mosèche proibisce di desiderare la donnaaltrui. Qui non si tratta di ciò che per

noi occidentali si intende con la parola“desiderio”.

Il verbo ebraico del comandamento esprimel’atteggiamento di chi vuole impadronirsi delladonna. Il comando è rivolto al maschio, deicui beni la donna fa parte. L’adulterio è unfurto nei confronti del padre, se la donna ènubile, del marito se è sposata.

Siamo in una cultura maschilista, per cui ladonna era un bene, un oggetto, facente partedel patrimonio dell’uomo. Nel linguaggio deltempo non esiste un termine autonomo per diredonna, ma la parola che la definisce già nellagenesi è un derivato dalla parola uomo, e aitempi di Gesù veniva definita con la sua fun-zione, e cioè “utero”, contenitore, quella cheserviva a procreare.

Bramare, desiderare di possedere una don-na sposata, che apparteneva quindi ad altri, si-gnificava portare una rovina nel matrimonioaltrui e nel proprio. Se una donna non era pa-trimonio di qualcuno, questa donna era per-duta, o si manteneva con un suo lavoro o eracostretta alla prostituzione.

Se il tuo occhio destro ti è occasione di scan-dalo, cavalo e gettalo via da te: conviene cheperisca uno dei tuoi membri, piuttosto chetutto il tuo corpo venga gettato nellaGeenna.Lo scandalo è un sasso che sta metà fuori emetà sotto terra; è quindi un’occasione d’in-ciampo che non si vede bene, occasione dun-que di caduta.

L’occhio, nella simbologia del corpo, rap-presenta il desiderio. L’occhio per desideraree la mano per prendere sono all’origine di ognibene e di ogni male, non solo dell’adulterio.

Perché l’occhio e la mano non siano per lamorte, bisogna de-cidere (tagliare) ciò che nonporta alla vita.

Se il desiderio della tua vita, quello che tuvedi come valore, ti è occasione di inciampo,cioè non ti consente di mettere la tua vita a ser-vizio degli altri - perché la grandezza dell’uo-mo consiste nel mettersi volontariamente al ser-vizio degli altri - questo inciampo strappalo,anche se è doloroso. Se non lo strappi, vai afinire tutto intero nella Geenna (immondizia).

Qual vantaggio infatti avrà l’uomo se gua-dagnerà il mondo intero, e poi perderà la pro-

Avete inteso che fu detto: Non commettere adulterio; ma io vi dico: chiunqueguarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nelsuo cuore. Se il tuo occhio destro ti è occasione di scandalo cavalo e gettalovia da te: conviene che perisca uno dei tuoi membri, piuttosto che tutto il tuocorpo venga gettato nella Geenna. E se la tua mano destra ti è occasione discandalo, tagliala e gettala via da te: conviene che perisca uno dei tuoimembri, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geenna. Fu puredetto: Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto di ripudio; ma io vi dico:chiunque ripudia sua moglie, eccetto il caso di concubinato, la esponeall’adulterio e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio.

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pria anima? O che cosa l’uomo potrà dare in cambiodella propria anima? (Mt 16,26)È meglio che ti strappi l’ambizione che hai, piuttosto cherovinare miseramente la tua vita.

Ciò che rende l’individuo giusto o malvagio è il valoreche accoglie o rifiuta dentro di sé, altrimenti la Legge di-venta facile e la sua osservanza ipocrita.

Come giusto non è colui che non uccide ma chi taglia dasé ogni radice di ostilità, così è giusto non colui che è este-riormente fedele, ma chi ha superato ogni desiderio di nonesserlo e si dedica totalmente alla donna che condivide lasua vita. Queste parole sono un “disturbo” alla nostra tran-quillità, ma i disturbi fanno bene, sono campanelli d’allar-me. Poi continua:

E se la tua mano destra ti è occasione di scandalo, ta-gliala e gettala via da te: conviene che perisca uno deituoi membri, piuttosto che tutto il tuo corpo vada afinire nella Geenna.La destra era ritenuta la mano dell’attività e del lavoro evale lo stesso discorso fatto sopra.

Quindi se nella tua vita c’è un’attività che ti è d’inciam-po, che ti impedisce cioè di metterti al servizio degli altriper amore, tagliala, cambia attività. Oggi diventa moltoimpegnativo con la presente situazione sociale, ma le sueparole sono lì.

La legge di Mosè era una legge data e definitiva: quelloche Dio aveva detto e fatto, era stato ormai detto e fatto,una volta per sempre. D’ora in poi tutti gli uomini dovran-

no osservare questa legge, anche se non la capiscono. L’uo-mo deve piegarsi ad una legge data da Dio.

Con Gesù non è più Dio e la sua legge al centro, ma è ilbene dell’uomo e per il bene dell’uomo va piegata anchela legge di Dio.

Fu pure detto: Chi ripudia la propria moglie, le dial’atto di ripudio; ma io vi dico: chiunque ripudia suamoglie, eccetto il caso di concubinato, la espone all’adul-terio e chiunque sposa una ripudiata, commette adul-terio.1

Nel vangelo di Marco, che è precedente, Gesù è ancor piùradicale: non si può assolutamente sciogliere il propriomatrimonio, in Matteo è la prima volta che compare un’ec-cezione.L’uomo dunque non separi ciò che Dio ha congiunto.

(Mc 10,9)Questa probabilmente è la parola più originaria di Gesùche Marco ci ha trasmesso.

Ma la comunità cristiana ha compreso che l’insegnamen-to di Gesù non era una legge che doveva far soffrire lepersone, ma era uno Spirito che doveva regnare e, quandola comunità cristiana si è ormai formata, sono uscite situa-zioni nuove che all’epoca di Gesù non c’erano e che quin-di esigevano nuove risposte.

Per fare un altro esempio, molto concreto, è come per laquestione dell’omosessualità.

L’omosessualità che noi viviamo oggi non c’entra nullacon ciò di cui parlano le lettere di Paolo o il libro del Levi-

tico, perché è veramente tutta un’altra cosa, un’al-tra atmosfera e concezione antropologica, tuttoun altro mondo, per cui non possiamo assoluta-mente usare alcuna frase, anche se tutta la Paro-la di Dio è storicamente contestualizzata econtestualizzabile, e prenderla alla lettera, senzacioè comprendere cosa s’intendeva allora, quan-do è stata scritta.

Questi signori così omofobi che ci sono nellachiesa dovrebbero spiegare come mai su un temache a loro fa così paura e che forse denota unaproblematica interiore loro, come mai se è dav-vero un problema, lo spauracchio che ci voglio-no far credere, come mai Gesù in merito non hadetto una, che sia una, parola. Come mai? Gesùè sempre stato molto più che asciutto in materiadi sessualità. Leggete attentamente tutti e quat-tro i vangeli e vedete che c’è pochissimo sull’ar-gomento e quel poco che c’è è riferito al matri-monio.

L’omosessualità non nasce con Paolo ovvia-mente, quindi avrà un senso il silenzio di Gesù ono? Perché diciamo di valorizzare i trent’anni disilenzio della sua vita a Nazareth, di cui nessun

Michelangelo Merisi (Caravaggio) - Chiamata di San MatteoCappella Contarelli - San Luigi dei Francesi - Roma

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10 Gennaio 2014

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vangelo racconta, e non riflettiamo sul silenzio di Gesù suquesti temi?

Forse, se non ha detto nulla in proposito, azzardo a direche voleva insegnarci a stare zitti anche noi, invece di diredelle stupidaggini madornali. Impariamo dal Maestro a farsilenzio su certi temi e ci guadagneremmo anche in salutepersonale...

Quindi si resero conto che la legge propone un orizzon-te e non un dovere assoluto: la comunità cristiana avevadunque compreso che quello di Gesù non voleva essereun altro peso da portare, al contrario.

Al capitolo 23 di Matteo troveremo, infatti, Gesù chepredicando alla folla dirà:

“Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei.Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate se-condo le loro opere, perché dicono e non fanno. Legano,infatti, pesanti fardelli e li impongono sulle spalle dellagente, ma loro non vogliono muoverli neppure con undito” (Mt 23,2-4)L’intenzionalità di Gesù non era dunque quella di additarela legge, ma di indicare, questo sì, l’orizzonte del camminoa cui siamo invitati. E queste ipertesi sono appunto unorizzonte che per sua natura è una realtà alla quale ti sembradi avvicinarti, ma più ti avvicini e più l’orizzonte si spostacontinuamente. Il messaggio di Gesù è dunque questa forzache ti porta, che ti trascina in avanti, perché la vita non èqualcosa che puoi raggiungere, ma è una provocazione,pro (avanti) e vocare (chiamare), quindi una chiamata inavanti, ma non la raggiungi, è la vita che raggiunge te,attraverso un’infinità di percorsi strani che tu non puoianticipare né immaginare, ma ti ci trovi dentro...

L’insegnamento radicale di Gesù in Marco, in Matteocompendia un’eccezione: “eccetto che” e l’insegnamentodi Gesù è stato già piegato a vantaggio della pace degliuomini e più avanti ancora troviamo in Paolo la ripresa diquesta eccezione con l’aggiunta del coniuge non credente.

Agli sposati poi ordino, non io, ma il Signore: la moglienon si separi dal marito e, qualora si separi, rimangasenza sposarsi o si riconcilii con il marito - e il maritonon ripudi la moglie.

Agli altri dico io, non il Signore: se un nostro fratelloha la moglie non credente e questa consente a rimanerecon lui, non la ripudi; e una donna che abbia il maritonon credente, se questi consente a rimanere con lei, nonlo ripudi: perché il marito non credente viene reso santodalla moglie credente e la moglie non credente viene resasanta dal marito credente; altrimenti i vostri figli sareb-bero impuri, mentre invece sono santi. Ma se il non cre-dente vuol separarsi, si separi; in queste circostanze ilfratello o la sorella non sono soggetti a servitù; Dio vi hachiamati alla pace! (1 Cor.7, 10-15)

Questa separazione che Paolo prevede, in caso di coniugenon credente, è permessa perché tutti gli uomini sono chia-mati a vivere in pace e non un inferno quale diventerebbela convivenza quando gli ideali non concordano.

Come mai è concesso al non credente e non al credente?Il motivo è che il credente ha quella strategia che è la logi-ca del perdono.

Se fossero due credenti, s’incapperebbe in quello chedice Gesù, cioè dovrebbero sapere quale è l’orizzonte divita e soprattutto tra loro due dovrebbero vivere e agirenello spirito del Signore Gesù, cosa che non puoi chiederea un non credente.

Nei primi secoli la Chiesa ha considerato il Vangelo diGesù un messaggio vivente, cioè qualcosa che cresceva ecambiava, cercando di essere una risposta alle nuove si-tuazioni che si presentavano.

L’insegnamento cresce con la comunità che cresce e sem-pre in funzione del bene dell’uomo. L’insegnamento di Gesùnon può mai essere usato come un’arma per uccidere lavita delle persone ma sempre per illuminare la situazioneche è nuova, rispetto a Gesù, ed esige risposte nuove.

Anche noi oggi, come Chiesa, come gruppi di credenti,dobbiamo fare come questi cristiani, cioè tenere presentel’orizzonte, che è quello di Gesù; poi, nella concretezza enelle fatiche dei percorsi personali, dobbiamo imparare avedere di volta in volta che cosa può fare eccezione, dob-biamo cioè fare attenzione alla sofferenza particolare, pre-cisa di quelle persone in quella particolare situazione. Aven-do chiaro quale è l’orizzonte io devo eccepire perché lepersone concrete che incrocio nella mia vita non sonol’orizzonte ma sono dei casi particolari che mi chiedonoeccezioni rispetto all’ideale dell’orizzonte.

Significa saper misurare il grado di libertà, la fatica delpasso di queste persone verso l’orizzonte; altrimenti io fac-cio quello che Gesù criticava degli scribi e dei farisei cioè,per camminare e raggiungere l’orizzonte, carico stessi pesisu spalle con possibilità diverse e quindi rischio di far mo-rire per strada un sacco di gente, come, infatti, la Chiesaistituzione continua a fare, perché questa è la fatica dellacomunità cristiana che pochissimi compiono.

D’altra parte la capacità di sopportazione del peso lo sasolo la persona, non può deciderlo un altro dall’esterno.Solo tu puoi sapere quanto puoi portare, sei tu che devidire fin dove puoi arrivare, devi cioè recuperare la tualibertà di coscienza, quella presenza che è più interioredi noi a noi stessi2, che è la presenza dello Spirito. Ciascu-no di noi deve riprendere il contatto con se stesso, devetrovare forza dal di dentro, dalla propria interiorità perdecidere, in coscienza, quello che sente bene per lui e poifarlo.

Ci ricordiamo la famosa frase di Tommaso d’Aquino che,pur non essendo un avanguardista in teologia, anche seera però molto intelligente, affermava che di fronte alla

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Gennaio 2014 11

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verità la voce della Chiesa, del Magistero, è voce dellaChiesa, ma la voce della coscienza è voce di Dio3.

L’ultima istanza è la voce della coscienza. Non c’è nullaal di sopra della propria coscienza.

Nel “giudizio finale” non ci verrà chiesto se abbiamoobbedito alla Chiesa, ai genitori o a un’altra autorità ester-na a noi, ma ci verrà chiesto se abbiamo ascoltato e obbe-dito alla nostra coscienza.

Questo, del resto, è il rischio della libertà ed è la libertàdi coscienza che dobbiamo imparare nella Chiesa. Stranoperché la Chiesa si è fondata sull’uomo libero per eccel-lenza e se noi, oggi, dobbiamo impararla questa libertà dicoscienza, vuol dire che ci siamo allontanati molto dal-l’orizzonte rappresentato da Gesù…

La cosa più grave poi è che nella Storia la Chiesa haeccepito su quasi tutto riguardo al Vangelo, altro che ilmatrimonio…

Ricordiamoci sempre però di distinguere tra la Chiesaistituzione e la Chiesa che siamo anche noi, perchè la Chie-sa per fortuna ha tante anime, per cui se anche l’istituzio-ne discrimina ed emargina, chi viene discriminato edemarginato può trovare in altre realtà di credenti nel Van-gelo accoglienza e fratellanza. Il valore della testimonian-za sta anche qui, nel denunciare l’istituzione ogni voltache tradisce il Vangelo e si allontana dall’orizzonte trac-ciato da Gesù.

In Matteo non si parla di divorzio ma di ripudio, checonsisteva in un certificato che l’uomo dava alla donnaper cacciarla di casa. Per quale motivo?

Ce lo spiega l’Antico Testamento:

Quando un uomo ha preso una donna e ha vissuto conlei da marito, se poi avviene che essa non trovi grazia aisuoi occhi, perché egli ha trovato in lei qualche cosa divergognoso, scriva per lei un libello di ripudio e glieloconsegni in mano e la mandi via dalla casa”

(Deuteronomio 24,1)Non si capiva bene cosa fosse quest’espressione “qualco-sa di vergognoso”.

Al tempo di Gesù c’erano due correnti teologiche: una diRabbi Shammai, il Ratzinger dell’epoca, che sosteneva chel’unico motivo per mandare via la moglie era l’adulterio ein questo senso l’atto di ripudio consisteva nello scrivere“da oggi non sei più mia moglie” e la cacciava di casa.

C’era anche un rabbi, Hillel, di manica larghissima, cheha scritto cose che, se non fossero tragiche, sarebbero co-miche; infatti, diceva: “Se al mattino il marito, sveglian-dosi, guarda il volto di sua moglie e non lo trova più di suogradimento, le può scrivere il libello di ripudio”.

Elencava poi tutta una serie di motivi, tra i più banalicome ad esempio: lasciare bruciare il cibo… Era una si-tuazione di grave ingiustizia perché una donna sposata,una volta cacciata di casa dal marito era difficile che po-

tesse ritornare nella famiglia del marito ed era quindi mol-to spesso, anzi quasi sempre, destinata a una brutta fine,magari, se se lo poteva permettere… alla prostituzione.

Gesù interviene su questo caso ponendo un’eccezione.Il termine greco è “porneia”, da cui deriva prostituzio-

ne, ma tra i vari significati che il termine comprende, oltrea concubinato, c’è anche “unione illegale”, illegittima che,probabilmente, si riferisce a unione di consanguinei maancora oggi non lo sappiamo di preciso, nonostante i nu-merosi studi fatti sull’argomento.

Non scoprirai la nudità di tua cognata: è la nudità di tuofratello. Non scoprirai la nudità di una donna e di suafiglia; né prenderai la figlia di suo figlio, né la figlia disua figlia per scoprirne la nudità; sono parenti carnali:è un’infamia. E quanto alla moglie, non prenderai inol-tre la sorella di lei, per farne una rivale, mentre tua mo-glie è in vita” (Lv 18, 16-18)

Vi ho scritto di non mescolarvi con chi si dice fratello, edè impudico o avaro o idolàtra o maldicente o ubriaconeo ladro; con questi tali non dovete neanche mangiareinsieme” (1Cor. 5,11)Il matrimonio può essere una gabbia che rende due perso-ne infelici tutta la vita, ma dev’essere uno stimolo che miporta a vivere la pace. L’indisponibilità che Gesù proponeè comprendibile, come il resto del discorso, non come leg-ge, ma come dono del cuore nuovo: in quanto amati confedeltà e senza condizioni, possiamo amare con lo stessoamore con cui siamo amati. Ci vuole molto discernimentoper salvare, non solo i principi, ma soprattutto gli uomini.Un tempo la legge teneva insieme la coppia, anche se siodiava a morte. La formazione, l’accompagnamento, lacomprensione e il discernimento possono fare oggi ciòche nessuna legge è in grado di fare, restituendo il matri-monio alla sua purezza originaria di dono d’amore.Bisogna saper discernere, qui e ora, ciò che aiuta il fratel-lo debole a crescere nella fede e nell’amore. Chi crede disapere i principi, non per questo ha imparato come biso-gna usarli.

“Ed ecco, per la tua scienza, va in rovina il debole, unfratello per il quale Cristo è morto!” (1Cor. 8,11)

1 Il matrimonio tra consanguinei era condannato dallalegge.2 “Dio è piu intimo a me di quanto lo sia io stesso”(Agostino d’Ippona, Confessiones, III, 6, 11).3 “Vox ecclesiae vox magisteri sed vox conscientiae voxDei” - Tommaso d’Aquino.

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12 Gennaio 2014

NELLE RISTRETTEZZE DELLE GALERE

a cura dellaredazionedi RistrettiOrizzonti

Una domenica in famiglia, in carcere

Rubrica a cura diRistretti OrizzontiDirettore:Ornella FaveroRedazione:Centro Studi diRistretti OrizzontiVia Citolo daPerugia n. 35 -35138 - Padovae-mail: [email protected]

“Bellissima giornata! Piena di emozioni e diesperienze nuove: mangiare qualcosa insie-me, fare qualche passo mano nella mano…è stato un bel regalo!”.

È importante, questa piccola riflessione del-la compagna di una persona detenuta, appenarientrata dal primo “colloquio lungo” avvenu-to nella palestra della Casa di reclusione diPadova: quattro ore per pranzare insieme aipropri cari, una domenica passata quasi comeuna famiglia vera. È importante perché sotto-linea che una cosa piccola come assaporare lagioia di un pranzo insieme, padri, figli, fratel-li, mogli, sia pure in carcere, può rendere unpo’ meno pesante la galera.

Quello che chiediamo al Ministro della Giu-stizia è che si possa consentire a tutti di telefo-nare di più a casa e di pranzare ogni tanto coni propri cari, come succede nella Casa di re-clusione di Padova: le testimonianze che se-guono spiegano bene come siano questi i pri-mi passi importanti per “umanizzare” quellecarceri che il sovraffollamento rischia di ren-dere sempre più disumane.

Una bellissima giornata in compagnia di miafigliaMi chiamo Ylli. Voglio mettere per iscrittol’esperienza vissuta domenica scorsa duranteil colloquio con la mia famiglia. È stata unabellissima giornata passata in compagnia dimia figlia Caterina, che ha dieci anni, e la miaex compagna, con la quale purtroppo non stia-mo più insieme, ma fortunatamente siamo ri-masti in buoni rapporti. Lei mi è stata semprevicina nonostante la sofferenza che le ho cau-sato, commettendo dei reati sempre di spac-

cio, perché essendo io tossicodipendente diguai ne combinavo abbastanza.

Nonostante tutto la mia ex compagna mi hasempre portato ai colloqui mia figlia, e le rac-conta unicamente le cose positive, le dice chesuo papà le vuole bene ed è bravo, e se sta incarcere è perché è successo un incidente, in-somma le racconta solo il lato positivo, e sicapisce allora perché mia figlia mi vuole vera-mente bene, e l’ultimo colloquio domenicascorsa, dopo cinque anni che sono in carcere,è stato il più bel colloquio che ho fatto in tuttala carcerazione.

Io voglio ringraziare la Direzione per i sacri-fici che ha fatto e pure gli altri compagni chehanno rinunciato a un giorno di attività sporti-va, visto che il colloquio si è svolto nella pale-stra del carcere. Il giorno prima, in cella, hopreparato le lasagne al forno e un tiramisu, poi,quando abbiamo pranzato insieme, mia figliadiceva che il papà cucina molto meglio dellamamma e vedevo negli occhi di lei la gioia cheaveva per quel pranzo, consumato in compa-gnia della mamma e del papà.

È una esperienza indimenticabile: in quellequattro ore eravamo una trentina di famiglie,tutti i bambini che giocavano, e tra noi ci scam-biavamo dei dolci gesti di affetto e umanità,l’unica cosa che non ti può togliere nessunoperché nella sofferenza nascono tante cosepositive.

Ho scritto questa esperienza per testimonia-re che è un bel progetto e che vorrei che non sifermasse qui, ma che continuasse a svolgersi,visto che la domenica in carcere è il giornopiù triste, mentre, facendoci fare dei colloquicon i nostri famigliari e in particolare con i

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Gennaio 2014 13

NELLE RISTRETTEZZE DELLE GALERE

nostri figli, la domenica diventa la giornata piùgioiosa e più felice. Ma vorrei ringraziare anome mio e di tutti i compagni la redazione diRistretti Orizzonti per la battaglia che hannofatto e stanno facendo ogni giorno per ottene-re dei benefici, che altrimenti senza di loro noncredo verrebbero concessi.

Ylli S.

A pranzo con i miei, in carcereErano passati più di dieci anni dall’ultima vol-ta che di domenica mattina mi sono preparatoper fare qualcosa di bello. Ed è successo dinuovo domenica scorsa: sveglia alle sette, caffèe una merendina, e poi l’attesa perché alle die-ci di mattina avrei incontrato mia madre perfare un picnic particolare. Io, partito dall’Al-bania dieci anni fa ancora minorenne, finitoben presto in galera, qui in Italia, la scorsadomenica ho pranzato con mia madre dentroil carcere. L’iniziativa, davvero straordinaria,vuole aiutare i detenuti ad aver cura dei loroaffetti, e della loro normalità, aggiungerei io.

Può sembrare a chi si trova in libertà che iosia un alieno, ma non è cosi, sono un ragazzodi quasi 26 anni che da un bel pezzo non pran-zava con sua madre. Ho apparecchiato la ta-vola nella palestra allestita a sala colloqui perl’occasione, mi tremavano le mani dall’emo-zione, ero felice come una pasqua e lo stessomia madre; mentre ero lì vedevo attorno glialtri miei compagni, tutti emozionati certamen-te, vedevo i bambini giocare con un pallonefatto di carta, loro forse non capivano la gioiache trasmettevano a noi. L’aria magica di quelladomenica è difficile da immaginare per chi nonc’era, le famiglie come per incanto avevanoun sorriso stampato sulle labbra. Durante lasettimana ho pensato a quanto aiuto dia ai de-tenuti ritrovare un po’ della normalità che sivive fuori, a quanto un gesto o un incentivo almiglioramento incida sul nostro cammino, aquanto sia servito questo colloquio a curare ladepressione che si vive nelle carceri italiane.Sicuramente iniziative del genere aiutano piùdi tutti i farmaci che vengono assunti dai dete-nuti per andare avanti.

Mi auguro di cuore che questa iniziativa nonresti unica, perché certamente la miglioremedicina in questi posti è l’umanità. Quel-l’umanità che mi ha permesso di mangiare conmia madre dopo dieci anni.

Lejdi S.

Basta un colloquio in più per rafforzaregli affettiQuando uno viene arrestato e portato in carce-re, comincia a vedere distruggere pian pianole sue relazioni, gli affetti famigliari e i rap-porti con i figli, mentre basterebbe solo un po’più di umanità, per rendere meno precari i no-stri legami famigliari. E con sei ore di collo-qui al mese è difficile rafforzare quegli affetti,di cui uno ha bisogno, in un ambiente pieno disofferenza e malinconia. Ma finalmente il di-rettore ha mostrato la sua umanità, accoglien-do la proposta di Ristretti Orizzonti di avere lapossibilità di effettuare, seppure in via speri-mentale, un colloquio lungo quattro ore con ipropri famigliari. Ed è stata una cosa che hatrasmesso alla maggioranza dei detenuti entu-siasmo e felicità per un grande passo avanti infatto di rapporti famigliari.

Domenica, 25 novembre, abbiamo fatto ilprimo colloquio a cui hanno partecipato pa-recchie famiglie. Guardando le facce dei dete-nuti e dei loro cari, si vede la felicità di tutti,grandi e piccoli, sembra una festa dove i bam-bini giocano e gli adulti chiacchierano, con ilpiacere di mangiare qualcosa di diverso, per-ché siamo stati autorizzati a far portare ancheda fuori cose cucinate dai parenti.

A pranzare con me sono venuti due dei mieifratelli, è stata una delle belle cose che ho avutodopo cinque anni di galera, perché per quasi15 anni non ci siamo visti tutti e tre insieme,seduti allo stesso tavolo, e fortunatamente no-stra madre ci ha mandato del cibo che ha cuci-nato lei; mi credete ho provato in tutto il mioessere fisico emozionale e spirituale una esplo-sione di vita, di felicità e di serenità. Abbiamoparlato del più e del meno, ci siamo immersinei ricordi di quando eravamo tutti insieme contutta la famiglia, ci siamo divertiti un sacco,sono state quattro ore nelle quali ho dimenti-cato di essere in carcere: sono questi i momentiche ti danno speranza nel futuro e ti fanno sen-tire che esiste qualcuno che ti vuole bene (unfratello, una moglie, una fidanzata).

Per questo l’affettività, oltre che un dirittofondamentale e imprescindibile, è una possi-bilità di riabilitazione, di sviluppo e di cresci-ta interiore.

Spero che questo tipo di colloqui continuiper sempre e non rimanga una cosa sperimen-tale che finisce lì.

Mohamed T.

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14 Gennaio 2014

30 ANNI DI PRESBITERATO

Ricettario ErnestianoSugSugSugSugSuggggggerimenti e rimedi per una sana dieta eerimenti e rimedi per una sana dieta eerimenti e rimedi per una sana dieta eerimenti e rimedi per una sana dieta eerimenti e rimedi per una sana dieta evvvvvangangangangangelicaelicaelicaelicaelica

Da 30 anni ai fornelli del Signore!

Per i primi trent’anni di sacerdozio di don Ernesto Vavassori,

rendiamo grazie per il dono grandeche il Signore ha voluto farcicon lui e per mezzo di lui…

"Annunciate il Vangelo sempree se necessario anche con le parole"

Francesco d'Assisi

“A me importa che ogni cristiano sappia in qualche modofar parlare il testo, perché la fondamentale culturacristiana è la conoscenza semplice e però approfonditadella pagina biblica. Questo è il nostro primo tesoro. Tuttoil resto nasce dal contatto intelligente e dinamico con laScrittura”.

“Donaci Signore di accogliere la tua Parola non comeparola di uomini ma come veramente è, parola del Figlioche interrompe i nostri discorsi, talora li sconcerta, talorali contesta, talora li consola”.

Carlo Maria Martini

Questo libretto è stato pensato come piccolo segno diriconoscenza verso Ernesto, come ricordo per chi già loconosce e invito per chi volesse unirsi nel cammino.

Ognuno di noi ha certamente una sua storia di amicizia econoscenza che lo lega a Ernesto ed essendo impossibileesprimerle tutte, abbiamo pensato di farci aiutare da ungrande maestro e pastore della Chiesa che so per certo esserein sintonia con lui, il Cardinal Martini.

Sul suo esempio e in sintonia con lui, Ernesto ha “iniziato”molte persone ad accostarsi alla conoscenza e allo studiodelle Scritture, appassionando e cambiando il nostro rapportocon esse e la loro importanza nella nostra vita di cristiani.

Come Martini, Ernesto ha sempre distinto, prima che tra“credenti “ e “non credenti”, tra “pensanti” e “non pensanti”

e ha cercato, faticosamente e temo con non poche difficoltàe frustrazioni, di “aprire gli occhi” di ciascuno rispetto acosa significhi davvero essere cristiani, quanto sia importantecapire qual è la meta che il Maestro ci indica col suo Vangelo,quanto sia responsabilizzante la nostra testimonianza,affinché sappiamo dar conto della “speranza che è in noi” ecome e quanto possa essere difficile, ma anche entusiasmante,combattere la “buona battaglia della fede”.

Crediamo che, se potesse, anche l’indimenticabile CardinalMartini farebbe i suoi auguri al nostro amico e fratelloErnesto, pregando con noi che egli possa continuare adaccompagnarci nella fatica di far crescere le nostre coscienzeindividuali e di comunità per una fede autentica, matura eviva.

Ci sembra molto bello e significativo che, nell’anno in cuiErnesto festeggia il suo 30° di vita sacerdotale, sia il “cantoredella misericordia di Dio”, l’evangelista Luca, a fornirgli gliingredienti per le sue ricette omiletiche di cui il libroripropone i risultati più “gustosi e nutrienti”.

Per informazioni e richieste di copie, si prega dicontattare Gabriella (cdb di Torino):[email protected]

Le copie richieste saranno disponibili presso:Associazione Opportunanda,via San Anselmo, 28 Torino.

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Gennaio 2014 15

RECENSIONE

Diario di una operatrice sociosanitaria in un Opg

Si sarebbero dovuti chiudere entro il 31 marzo2013, ma quella data è passata senza chenulla sia stato ancora fatto.Stiamo parlando degli Ospedali psichiatri-ci giudiziari, quelli che una volta erano

chiamati manicomi criminali.Di queste strutture, una si trova a Castiglione delle

Stiviere sul lago di Garda; è gestita dal Dipartimentodell’amministrazione penitenziaria ma risponde diret-tamente all’Azienda sanitaria “Carlo Poma” di Man-tova, in virtù di una convenzione stipulata con il Mi-nistero della Giustizia fino al 2008, mentre dal 2009 èsotto la Regione Lombardia.

Qui lavora Anita Ledinski come Oss, vale a dire Ope-ratore sociosanitario, professione che ha sentito da su-bito sua, per aiutare il prossimo. Da circa otto anni ilsuo lavoro lo svolge nel reparto femminile dove sonoricoverate ottanta donne. La struttura sembra più unasorta di ospedale, di albergo, di casa di riposo perchènon ha nessuna guardia carceraria ed è immersa nel verdedi un bel parco, “Parco della Ghisola”. Oltre ad Anita lìlavorano anche medici, infermieri, psi-cologi e psichiatri.

«Sono sopravvissuta giovanissimaalla guerra nella ex Jugoslavia, dovenel 1991 le bombe distrussero la casadella mia famiglia e tutto quello cheavevo - racconta di sé Anita nelle pa-gine del bellissimo libro “Passi bian-che e silenziosi”, una sorta di diario delsuo lavoro in quell’Opg, scritto con ilsupporto di Francesca Gardenato, gior-nalista freelance di Desenzano del Gar-da. Del mio mestiere mi piacciono an-che l’imprevedibilità e l’alternanza deiritmi. Talvolta temo di non farcela,colgo la mia vulnerabilità e mi sentoavvilita. Allora ho bisogno di tirarmiun po’ su».

Certo, vivere i proprio turni di la-voro lì dentro, tra donne che sono sta-

te condannate per figlicidio, stalking pesante versouomini e quant’altro, non è facile. Non è facile so-prattutto quando le richieste di queste donne sonomiriadi: loro ti vedono come amiche, sorelle, versocui riversare tutto il malessere che portano dentro.Tra il personale talvolta qualcuno entra in crisi,come raccontano alcune testimonianze racchiuse inquesto libro.

Ed è sempre Anita che, ad esempio, ci racconta del-lo psicologo della struttura:«Accompagnare una figli-cida al camposanto è uno dei momenti più difficili peril dottor Nocini, psicologo, innamorato del suo lavoro- scrive. Lo sarebbe per chiunque, suppongo, vista l’in-tensità della situazione. “In quel momento si mettonoin moto, non solo le sensazioni più penose dell’animodi una madre, ma anche i ricordi dei nostri cari. Men-tre io osservo e ascolto la paziente parlare a voce altacon il defunto, respiro il dolore ed elaboro i miei lutti.I miei pensieri si muovono assieme a lei. In tali circo-stanze occorrerebbe essere ‘chirurgici’, come dicospesso, ma non sempre ci si riesce. (...) Occorrerebbe

riuscire ad avere in mano il proprio in-conscio e quelli altrui e potersi stacca-re da entrambi. Ma è molto difficile.Perché io conosco chi soffre, il suo vis-suto e tutto il suo percorso personale.La donna ha la consapevolezza dellapropria storia. E l’elaborazione di quellutto, per lei, passa attraverso quellavisita dolorosa, quanto necessaria, unatappa da cui non è possibile prescinde-re”».

Nell’intensità della pagine del libro-diario che Anita Ledinski ci regala c’èanche la sua vita privata, l’amore per suamadre anziana e ammalata, per sua fi-glia e per suo marito, che fa il camioni-sta e che, per i turni massacranti in Opg,vede pochissimo. Ma lei è contenta del-la sua professione in quel luogo.

(d.p.)

Anita LedinskiFrancesca Gardenato

Passi bianchi silenziosiEditoriale Sometti

Mantova 2013pp. 230 - € 13,00

empi di fraternità

16 Gennaio 2014

di PaolaSimona Tesio Come si fa a pensare che in un paese

in cui gli ospedali psichiatrici sonostati gradualmente aboliti sin dal-l’attuazione delle legge 180 del1978, nota come legge Basaglia,

sia possibile assistere a quel grave fenomeno ditortura umana che avviene ancora negli Opg?È una contraddizione che lacera la dignitàumana. Significa che alle persone recluse sidestina una disparità di trattamento. Significanegare loro gli stessi diritti che hanno gli altriindividui liberi.

È impensabile credere che una legge del1978 non abbia ancora varcato quei luoghi, edè di una disumanità inaudita accettare che unsistema giudiziario “malato” viaggi con rego-le a sé che non tengono minimamente in con-siderazione le norme assodate nella società ci-vile in cui esso si situa, violando anche i car-dini della Costituzione. Perché chi abbracciala professione medica si trasforma in aguzzi-no, carnefice e potenziale assassino? Come siconcilia quest’abitudine dell’accettazione conil giuramento di Ippocrate? Purtroppo nei luo-ghi di reclusione manca qualunque presuppo-sto etico, la medicina viene praticata senza al-cun fine di “Cura”, da intendersi nel significa-to più antico del termine, come il prendere consé, occupandosi in modo premuroso ed amo-revole dell’altro.

Aristotele pensava che i confini di una cittàideale potessero spingersi sin dove era udibilela voce di Stentore, personaggio dell’Iliade, cheaveva la capacità di gridare con il tono di cen-to uomini. Potremmo pertanto interpretare ilconfine dell’ultima voce come i limiti di unacomunità. Tutto quello che non si riesce piùad udire è al di fuori. Tali sono gli altri, “TheOthers”. Noi non possiamo udire la voce del-l’ultimo uomo, anche se grida con quella dicento, perché è relegato tra le mura. Non pos-

siamo vedere ciò che accade in un carcere per-ché un’insormontabile parete ideologica ci se-para: quella realtà non è la nostra.

Eppure un sottile filo lega questa visione di-storta al “male banale”, figlio dell’esperienzadi Auschwitz. Un tempo si vedevano le ceneriuscire dai camini dei forni crematori, e tutti sigiravano dall’altra parte... Gli internati degliospedali psichiatrici giudiziari vengono legatial letti, torturati, abbandonanti a se stessi, in con-dizioni prive di qualunque misura igienico-sa-nitaria. In molti casi si tratta di persone normalia cui viene consigliato dai propri avvocati difingere l’infermità di mente per avere una penapiù lieve. Un consiglio diffuso a cui non ven-gono poi aggiunte tutte quelle atroci conseguen-ze che derivano da questa leggerezza. In altricasi si tratta di persone bisognose di cure, chevengono però abbandonate ad uno stato di se-dazione continuo e protratto per anni che li ren-de inermi ed apatici, e che lascia impresso neiloro volti una deformazione drammatica: i com-portamenti risultano stereotipati, la parola ac-quisisce un suono rallentato, il pensiero è offu-scato da quell’abuso di farmaci imposto in mas-sa e con una spietata cognizione.

Questa non è medicina, ma tortura. Sedaresignifica quietare, far cessare un moto... in que-sto caso equivale a spegnere il diritto alla vita.Eppure qualcuno sopravvive e magari riesceanche a raccontare, e sceglie il linguaggio del-l’Arte per farlo, da sempre mezzo visivo eletti-vo in grado di anticipare gli eventi, rivoluzio-nare, denunciare, svelare (anche ciò che si co-nosce e per abitudine si finge di non vedere).

Edward Munch, per primo, ha restituitoun’immagine sconvolgente della sofferenzaumana sostenendo che «l’arte emerge dallagioia e dal dolore, maggiormente dal dolore».Dai lavori a grafite di Pigi, eseguiti su stralcidi cartoncino e fogli strappati da un blocco,

La cura vuotaCritica di PCritica di PCritica di PCritica di PCritica di Paola Simona aola Simona aola Simona aola Simona aola Simona TTTTTesio ai diseesio ai diseesio ai diseesio ai diseesio ai disegni di Pigigni di Pigigni di Pigigni di Pigigni di Pigi(Pier(Pier(Pier(Pier(Pierluigi Pluigi Pluigi Pluigi Pluigi Paaaaaviola) sulla sua esperienza nell’Opgviola) sulla sua esperienza nell’Opgviola) sulla sua esperienza nell’Opgviola) sulla sua esperienza nell’Opgviola) sulla sua esperienza nell’Opg

OSPEDALI PSICHIATRICI GIUDIZIARI

empi di fraternità

Gennaio 2014 17

materiali poveri per eccellenza, emerge il vissuto di unuomo che, prima di essere artista, ha sopportato e supera-to. Sono solo alcuni frammenti, incisivi, crudi, tratteggiaticon un tratto elegante che rievoca quello degli illustratoridel passato.

Ha imparato a dipingere in carcere, da solo, tra le muradi una cella in cui è rimasto recluso per 23 anni. In mani-comio ha vissuto 40 giorni, in osservazione, perché gli erastato consigliato di simulare una parziale incapacità d’in-tendere e di volere, ignaro dei “trattamenti di tortura” a cuisarebbe stato sottoposto. È stato legato al letto di conten-zione, strumento insano e raccapricciante, con il buco perla fuoriuscita dei liquidi organici intriso delle tracce deglialtri pazienti. Gli sono state somministrate iniezioni di psi-cofarmaci in dosi talmente massicce da lasciarlo storditoper oltre un mese. Non aveva più la forza per mangiare,non riusciva a cibarsi da solo, a tenere un cucchiaio in mano;la mandibola assumeva quella posa cadente tipica dellepersone sedate, e non riusciva più a scandire le parole. Poigli è stata somministrata per anni una terapia, che non hamai preso, gettandola di nascosto nel lavandino: un cock-tail di 4 farmaci in dosi massicce e devastanti (Tavor, Sere-nase, Disipal, Largactil per 3 volte al giorno).

Una volta alcuni compagni di cella, che si erano fatti dareuna pastiglia di quelle gettate via da Pigi, hanno pensato dimetterne metà per scherzo nel caffè offerto ad un ragazzoadibito alle pulizie della sezione: lo sventurato ne è subitorimasto stordito, ha barcollato e perdendo i sensi è cadutogiù dalle scale... Per sola mezza pastiglia!

Ma i “medicamenti impropri” vengono somministrati an-che per futili motivi, come è accaduto all’artista. Un dì,durante la sua quotidiana seduta di ginnastica in cella, sci-vola ferendosi ad una tibia. Non aveva detto niente né siera lamentato. La guardia, accortasi del fatto, lo manda ininfermeria dove, invece di medicarlo, gli viene fatta un’inie-zione di Haldol, un potente farmaco che produce effetticollaterali devastanti e andrebbe usato solo in casi estre-mamente gravi; non certo prescritto da un comune medicodi guardia. Appartiene alla categoria dei neurolettici, tragli psicofarmaci più “pesanti”, condannati anche da espo-nenti della psichiatria, che li definisce “lobotomia chimi-ca”, ritenendone deprecabile la somministrazione coatta,chiedendo «l’abolizione di questa prassi in quanto lesivadei Diritti Umani e strumento di persecuzione politica neiregimi totalitari» ed auspicando «che la psichiatria abban-doni la funzione di controllo sociale», chiedendo «la fon-dazione di una psichiatria senza psicofarmaci, non organi-cista, che ripudi ogni tipo di terapia cruenta, che sia coe-rente con il giuramento di Ippocrate». È stato scientifica-mente provato che i neurolettici utilizzati per “contenere”le “personalità problematiche” contrastando stati maniaca-li, demenza, oligofrenia, psicopatia, schizofrenia acuta ecronica, disordini di personalità di tipo compulsivo, para-noide, istrionico, deliri ed allucinazioni, paranoia, confu-sione mentale acuta, alcoolismo, disordini di personalità ditipo paranoide, schizoide, schizotipico, antisociale, casi bor-derline (solo per citarne alcuni), in realtà non hanno alcunbeneficio nella cura dei disturbi mentali. Anzi, peggiorano

le condizioni dell’individuo, causando danni ir-reversibili che sfociano anche nella morte (sin-drome maligna da neurolettici). La clorpromazi-na, sintetizzata a Parigi nel 1950, è “l’antenata”di questi composti; la sua applicazione è statadefinita “camicia di forza farmacologica”, poi-ché induce ottundimento dei sensi, dei riflessi eoffuscamento del pensiero. Basti pensare che inseguito a quest’immotivata iniezione di Hadoll’artista rimase cieco per alcuni giorni. PierluigiPaviola ce l’ha fatta semplicemente perché si èrifiutato di prendere la “terapia” prescrittagli an-che negli anni successivi, nonostante fosse statodichiarato sano di mente. Ma quante persone soc-combono a questi “trattamenti rieducativi”, o me-glio, a questi “abusi psichiatrici”, rimanendo ina-nimati per sempre? Anche fuori dalle mura dellecarceri, in molti “luoghi alienati”, come in alcu-ne case di riposo per anziani o in contesti “riabi-litativi”, la “terapia” viene somministrata senzaalcuna ragione etica. Hans Jonas, nel suo impe-rativo del principio di responsabilità, suggeriva:«Agisci in modo che le conseguenze della tuaazione siano compatibili con la permanenza diun’autentica vita umana sulla terra».Alcuni disegni di Pigi

OSPEDALI PSICHIATRICI GIUDIZIARI

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18 Gennaio 2014

Quell’inutile mostroBrBrBrBrBreeeeevvvvve viae viae viae viae viaggggggio intorgio intorgio intorgio intorgio intorno alla leno alla leno alla leno alla leno alla leggggggggggeeeee

contrcontrcontrcontrcontro l’omo/tro l’omo/tro l’omo/tro l’omo/tro l’omo/transfansfansfansfansfobiaobiaobiaobiaobia

di LidiaBorghi

OMOFOBIA

Il 19 settembre 2013 la Camera dei depu-tati ha approvato il testo delle proposteunificate di legge (di Scalfarotto ed altri;Fiano ed altri; Brunetta ed altri) recante“disposizioni in materia di contrasto

dell’omofobia e della transfobia (C. 245-280-1071-A)”. Da quel giorno sono passati più ditre mesi, durante i quali invano si è attesa ladiscussione in Senato del medesimo dettato.

Chi ha seguito il travagliato iter parlamenta-re dell’insieme di norme volte a considerarecome aggravanti le violenze di stampo omo/transfobico, ricorderà i ben 350 tra emenda-menti e sub-emendamenti proposti dalle e daivari parlamentari, in nome, fra le altre cose,della libertà di parola. In sostanza, nelle inten-zioni del relatore, Ivan Scalfarotto, c’era epermane la volontà di estendere gli esiti dellalegge Reale-Mancino agli atti di violenza - ver-bale e fisica - perpetrati ai danni delle personetransessuali, lesbiche e gay.

Che cosa è accaduto, invece? Facciamo inbreve il punto della situazione: la discussionedell’insieme di norme ha avuto inizio il 22 luglio2013, dando modo alle principali testatenazionali, durante i due mesi successivi, dispargere fiumi d’inchiostro al fine di raccoglierei pareri di insigni esponenti della società civileitaliana; così abbiamo assistito alle esternazionidi giuristi più o meno illustri, uomini e donnedel Parlamento, vescovi, giornaliste e giornalistisecondo i quali una legge contro l’omo/transfobia nel nostro Paese sarebbe inutile e,anzi, incostituzionale. L’oggetto del contendereè, ma solo in parte, il seguente: un reatocommesso nei riguardi di una personatransessuale, lesbica o gay non avrebbecaratteristiche differenti rispetto ad uno

compiuto contro una eterosessuale, giacché adessere sempre e comunque tutelata, in ogni caso,è l’integrità fisica del soggetto, a prescinderedall’orientamento sessuale o dall’identità digenere.

In realtà, quel che sembra sfuggire a coloroche si sono più volte espressi contro una leggeche punisca come aggravanti gli atti violentidi matrice omo/trasfobica, è l’estrema perico-losità dei cosiddetti crimini d’odio o “HateCrimes” che, in molte nazioni, prevedono unapena più alta (l’Albania - a maggioranza reli-giosa musulmana - il Belgio, la Spagna, laGermania, la Francia e, oltreoceano, gli StatiUniti d’America).

Stando così le cose, la domanda che molte emolti si sono fatti, durante questi mesi è, sem-mai: quale legge contro l’omofobia? Sì, per-ché la principale eccezione che è stata da piùparti mossa al relatore Scalfarotto, riguarda ilfatto che - a differenza di quanto già avvienein presenza di affermazioni razziste o conte-nenti odio religioso - in caso di dichiarazioniirriguardose e violente rivolte a persone tran-sessuali oppure gay oppure lesbiche, verrebbelesa la libertà di opinione di chi le ha fatte;come a dire che - siccome la mentalità dellagente non può essere modificata dall’oggi aldomani - anziché utilizzare gli strumenti dilegge che già sono a disposizione così comequelli nuovi per cominciare a difendere le ca-tegorie oppresse dall’omo/transfobia, si pre-ferisce lasciare le cose come stanno, garanten-do a coloro che si ostinano ad insultare interigruppi umani quell’impunità che l’estensionedella legge Reale-Mancino ai reati di origineomo/transfobica intendeva combattere a livel-lo penale.

empi di fraternità

Gennaio 2014 19

OMOFOBIA

Dei 350 fra emendamenti e sub-emendamentiproposti, uno su tutti ha sollevato le ire di quantee quanti attendono da decenni che il Parlamentoitaliano si pronunci in merito all’omo/transfobia,quello di Gregorio Gitti (scelta civica). Diseguito il testo:

Ai sensi della presente legge, non costi-tuiscono discriminazione, né istigazio-ne alla discriminazione, la liberaespressione e manifestazione di convin-cimenti od opinioni riconducibili al plu-ralismo delle idee, purché non istighi-no all’odio o alla violenza, né le con-dotte conformi al diritto vigente, ovve-ro assunte all’interno di organizzazioniche svolgono attività di natura politi-ca, sindacale, culturale, sanitaria, diistruzione, ovvero di religione o di cul-to, relative all’attuazione dei principi edei valori di rilevanza costituzionale checonnotano tali organizzazioni.

Le tante risposte a quell’elaborato non hannotardato ad arrivare; il 22 ottobre 2013, dallepagine elettroniche di articolo29.it, il giudiceMarco Gattuso ha affermato:

Devo dire al riguardo che faparticolarmente impressione e (…) dàanche un certo fastidio, che da più partisi sia cominciato a parlare di tutela dellalibertà di opinione e di contrasto ai delittidi opinione soltanto ora, quando si parladi discorsi d’odio nei confronti degliomosessuali e dei transessuali. Abbiamovisto in queste settimane diversi politicie forze politiche, ed anche giuristi, chenon si erano mai spesi particolarmentea tutela della libertà d’opinione, scoprireimprovvisamente il valore e la bellezzadella libertà d’opinione. (…) Diciamoche costoro sembrano avere avutobisogno che vi fosse il pericolo chevenissero incriminate le loro opinioniomofobe per rendersi conto dellanecessità di difendere sempre ecomunque la libertà di manifestazionedel pensiero.

Subito dopo l’approvazione del testo di leggeda parte della Camera dei deputati molti sonostati i commenti negativi: chi ha parlato dilicenziamento di un “monstrum”, chi di legge

“salva partiti”, chi di sub-emendamento “salvavescovi”, con chiaro riferimento al pensierodi Gitti e c’è stato pure chi ha invocato ledimissioni del relatore Ivan Scalfarotto, ildeputato del PD che, a detta di molteassociazioni nazionali che lavorano in difesadelle persone LGBTQI, in quanto omosessualedichiarato avrebbe tradito le personetransessuali, lesbiche e gay, svendendo ildettato originale di legge pur di vedereapprovato uno straccio di provvedimentopenale contro i reati omo/transfobici.

Al di là di tutti i solenni proclami diffusiora da una parte ora dall’altra, quel che faspecie è la perdurante volontà, più volteespressa in questi anni da parte di moltipersonaggi pubblici di una certa rilevanzacivile (sic), di dividere la società incittadinanza attiva e gruppi umani serie B,innalzando un muro laddove andrebbe gettatoun ponte di speranza verso un futuro di equità.Quel che è accaduto in Parlamento durante imesi appena trascorsi, in merito all’annosaquestione della legge contro l’omo/transfobia,ne è la prova lampante: coloro che hannoproposto quegli interminabili emendamenti -che avevano il solo ed unico scopo di svilireil messaggio chiave della legge in via diapprovazione - non hanno fatto altro chemettere un asterisco pesante come un macignoaccanto al dettato originale della proposta diScalfarotto, tanto che le conseguenti frasimesse a pie’ di pagina, con quel corpotipografico tanto insignificante quanto le suedimensioni, recitano più o meno così: “Carelesbiche e cari gay, care e cari transessuali,non illudetevi, tanto qui da noi nullasuccederà mai in termini di tutela dei soggettiappartenenti alle fasce sociali più deboli,come quelle che hanno un diversoorientamento affettivo e sessuale o un’identitàdi genere non conforme al sesso di nascita;sì, le parole contenute in quel testo di leggesono nobili ed alte ma, proprio per questo,resteranno lettera morta, per cui mettetevi ilcuore in pace: l’Italia non è un Paese civile”.

Ed ecco che l’ennesima frittata è fatta. Conle frattaglie delle coscienze di migliaia dipersone che all’aggettivo “civile” credonodavvero e lottano ogni giorno affinché laNazione nella quale sono nate si ravveda eponga sul serio la persona al centro di ognisuo discorso volto - non solo a parole - al benecomune.

empi di fraternità

20 Gennaio 2014

Guido Doglione, nostro amico astigiano, è missionario in Messico dopo essere stato in Vietnam, Spagna e altripaesi quale piccolo fratello di Charles de Foucauld. La scorsa estate è stato ad Asti in visita ai suoi e ha fattoanche una presentazione della sua esperienza al Diavolo Rosso, noto punto di ritrovo astigiano.Gianfranco Monaca e Davide Pelanda hanno scritto alcune domande che gli sono state sottoposte.

In poche parole puoi raccontare il tuo itineraio?Che cosa trovi in Messico che non avresti potuto trovare in Italia, ad Asti o ad Alba, città nelle quali sei cresciuto?Ti consideri un missionario? Se sì (o se no), perché?Qual è la tua patria? E la tua Chiesa?È indispensabile avere una patria? È indispensabile avere una Chiesa?Come vive la Chiesa cattolica ufficiale in Messico?Esiste ancora qualche barlume di teologia della liberazione? Se sì, come viene vista dal nuovo corso diPapa Francesco?Come è stata accolta la nomina del card. Bergoglio come Papa Francesco? Puoi approfondire il discorso?Come vive la gente in Messico? C'è povertà estrema? Come vive la questione politica e quella ecclesiale?

Guido, tornato in Messico, ha risposto alle sollecitazioni ringraziando per la richiesta e per l'amicizia chericambia con piacere, e ha così proseguito:

Vi mando due righe che ho scritto a partire da una delle vostre domande.Spero che serva, se no non ci sono problemi.Magari se la cosa funziona, potrei continuare con altre domande. D’accordo?Vi mando un caro saluto e restiamo in contatto per qualsiasi necessità.

La mia patria

“Cerco il tuo volto,Che mi sia patria

E luogo di eternità”Giorgio Gonella

Di origini astigiane, vivo in Messico da più di 20anni, dopo aver trascorso 4 anni in Viet Nam(dal 1972 al 1975), circa 12 anni in Spagna ed

alcuni anni in Francia. In altre latitudini per spazi piùbrevi.

Sono Piccolo Fratello del Vangelo del p. de Foucauld,una piccola congregazione fondata dal p. RenèVoillaume.

Ho la fortuna di essere amico di alcuni membri dellaRedazione di questa rivista e questo mi ha fornitol’occasione di rispondere a qualche domanda.

Dopo qualche ripensamento ho deciso di risponderead una di queste domande che mi tocca più da vicino,visto il numero di paesi in cui ho vissuto, le lingue e le

culture che ho imparato, ed il rigurgito “patriottico”davanti alla presenza di gente di altri paesi oggi in Italiaed in Europa in generale.

Qual è la mia patria?È indispensabile averne una?La risposta mi è venuta addosso senza troppo cercarla,

senza uno sforzo di riflessione. È nata da sola nelquotidiano della vita.

Intanto mi ha messo la pulce nell’orecchio il maestroe profeta don Milani alla cui vita ed al cui pensiero devomolto.

Don Milani disse (cito a memoria): “Io non sento lanecessità di avere una patria: se proprio dovessi averla,la mia patria sono i poveri di questo mondo”.

Poi è venuta la scuola della vita: sono i poveri che hoincontrato che mi hanno preso per mano e mi hannoindicato il cammino e mi hanno rivelato che la mia pa-tria è là dove ci sono dei volti amati, delle storie condi-vise, della tenerezza data e ricevuta.

Sono i poveri che mi hanno arricchito facendomi sco-prire che, al di là di razze, frontiere, culture, lingue, lamia patria si trova dovunque ci sia qualcuno che mi

ESPERIENZE

empi di fraternità

Gennaio 2014 21

ama e che amo, ovunque si apre una porta per accoglie-re il forestiero, con un sorriso, con un abbraccio, dovesei il benvenuto non perchè hai qualcosa da distribuire,ma per quello che sei.

E, scoprendo qual è la mia patria, ho pure scopertoche mi è indispensabile, perchè non è possibile una vitadegna di questo nome e degna di esere vissuta, senza latenerezza, l’abbraccio che si fanno cibo e bevanda, lacondivisione che ti fa a poco a poco come l’altro.

Quando Francesco di Assisi, vincendo il suo ribrezzoistintivo, è sceso da cavallo e si è avvicinato al lebbrosoe lo ha abbracciato, ha scoperto la sua patria ed il sensodella sua vita, ha scoperto la infinita tenerezza di Dio.

Il volto del povero è la mia patria: è adorazione e com-passione, adorazione di Dio che si fa presente nella de-bolezza, nell’impotenza.

È compassione e desiderio di condivisione.Non parlo di poveri anonimi, non mi riferisco ad una

categoria sociale o economica; vedo volti reali, con unnome ed una storia, per i quali anch’io ho un nome eduna storia.

Insieme camminiamo, insieme cerchiamo di conoscercie di amarci, insieme inseguiamo un sogno testardo diuna vita piena, non di beni, ma di adorazione e di com-passione.

Allora tutto prende un altro colore: non più “Checosa posso fare per te?”, ma piuttosto “Come possofarmi come te?”.

Allora mi rendo conto che quando dico che la salvez-za viene dai poveri (e dobbiamo riuscire a pensarlo e adirlo), dico qualcosa di semplice e chiaro come l’ac-qua, qualcosa di economicamente corretto.

Solo se facciamo del povero la nostra patria, condivi-dendo povertà e non ricchezza, ignoranza e non sapere,impotenza e non potere, possiamo abolire l’abisso chesepara i pochi ricchi dai molti poveri.

Ci saranno risorse per tutti, per vivere tutti dignitosa-mente, senza saccheggiare e rendere invivibile il no-stro pianeta Terra.

E potremo così raggiungere la vera patria in cui tuttiabbiamo il nostro posto, quella patria che tutti sogna-mo, quella dell’adorazione e della compassione.

Nel Vangelo Gesù la chiama il Regno di Dio, che nonconsiste in mangiare e bere ma pace, giustizia, allegrianello Spirito Santo (cioè nell’amore).

Già da adesso, malgrado tutto, questa è la mia patria,luogo di tenerezza e di eternità.

Don Guido Paco Doglione

Succede in Uruguay con la campagna Armas parala vida, iniziativa originale del Governouruguayano guidato dal suo presidente José

Mujica, incredibile personaggio di cui abbiamo giàavuto modo di parlare in passato sulla nostra rivista.

Questa’altra iniziativa arriva proprio per il fatto chein Uruguay si stima che un cittadino su tre posseggaun’arma e solo la metà di queste risulta regolarmenteregistrata. La popolazione armata è un pericolo: feriti edecessi causati da armi da fuoco sono in aumento.

Marcelo Barzelli, responsabile della Comunicazionedel Ministero degli Interni, spiega in cosa consiste questasingolare iniziativa: “Il cittadino consegna un’arma ericeve, in cambio, un’arma per la vita. Un’arma diconoscenza come lo è un computer portatile o un’altra,per l’esercizio o il lavoro, come è la bicicletta.Cerchiamo così di collaborare nell’importante lavoro

di disarmare la società uruguayana, un lavoro vitaleverso una convivenza più armoniosa, per risolvere ledifferenze attraverso il dialogo e il negoziato”.

La campagna prende spunto da un’idea simile attuatanel paese dal precedente governo che regalò uncomputer ad ogni bambino, proprio per far entrare nellecase l’informazione: l’arma vera per affrontare la vita!Anche ora questo è un messaggio vero e concreto rivoltoai cittadini per dissuaderli dall’utilizzo delle armi comerisposta alle difficoltà della vita!

Il tempo per compiere questa sorta di baratto è di seimesi, in seguito entrerà in vigore una legge che prevedeuna pena da 1 a 12 anni per chi possiede un’armaillegalmente. (d.p.)www.eticamente.net/12930/uruguay-consegna-unarma-ed-in-cambio-riceverai-computer-e-biciclette.html

Computer e bicicComputer e bicicComputer e bicicComputer e bicicComputer e biciclette al posto delle arlette al posto delle arlette al posto delle arlette al posto delle arlette al posto delle armimimimimi

ESPERIENZE

empi di fraternità

22 Gennaio 2014

OBIETTIVO 100%: Aziende sanitarie trasparenti

Quando la corruzione colpisce la salute non causa sologravi danni economici, ma mette in crisi l’intero sistemasanitario che dal 1978 è una garanzia per tutti, senza discri-minazioni.

L’illegalità ruba fondi destinati agli ospedali, all’acquistodi medicine e all’assistenza, compromette la salute nostra edei nostri cari e può addirittura diventare una causa di morte.

Nonostante le disposizioni previste dalla legge 190/2012,ad oggi sono molto poche le Aziende sanitarie che rispetta-no gli obblighi di anticorruzione e trasparenza.

Chiediamo quindi ai 21 Assessori regionali alla sanità e ai21 Direttori generali degli stessi assessorati di far rispettareda ciascuna Azienda sanitaria le prescrizioni di legge cheprevedono di:• nominare il Responsabile locale anticorruzione,• pubblicare online il Piano triennale anticorruzione,• fornire informazioni complete sui vertici dell’organo diindirizzo politico (direttore generale, direttore sanitario, di-rettore amministrativo) rendendo pubblici il curriculum vi-tae comprensivo di tutti gli incarichi pubblici e privati rico-perti, l’atto di nomina e il compenso.

Chiediamo di conoscere chi governa gli enti pubblici e chiè chiamato a vigilare sul rispetto della normativa anticorru-zione. Auspichiamo la creazione di una rete nazionale deireferenti anticorruzione e la promozione del loro rapportocoi territori. Vogliamo che i Piani anticorruzione siano con-sultabili online e che i cittadini possano dire la loro.

La legge richiede che questo adeguamento avvenga entroil 31 gennaio 2014.

Per la prima volta nella storia del nostro Paese sarà la so-cietà civile a monitorare attribuendo a ogni Azienda sanita-ria un punteggio: via via che ognuna di esse rispetterà lerichieste della petizione e le prescrizioni di legge il punteg-gio aumenterà. Il nostro obiettivo è che tutte le 237 Aziendesanitarie raggiungano al più presto il 100%.

Trasparenza e anticorruzione possono salvarci la vita. Fir-miamo per dare inizio a un’efficace terapia che renda inte-gro e trasparente il nostro Servizio sanitario nazionale. C’èin gioco la nostra salute.

* Dati della Rete Europea contro le Frodi e la Corruzionenel Settore Sanitario.

Per firmare: www.riparteilfuturo.it/

Il nostro sistema sanitario è minacciato da un gravemorbo, fatto di opacità, illegalità e corruzione, chesottrae risorse preziose per la nostra salute. Purtroppo

sono i dati a confermarcelo: nel solo triennio 2010-2012,in Italia sono stati accertati reati nella sanità per oltre 1miliardo e mezzo di euro. Questi soldi basterebbero percostruire 5 nuovi grandi ospedali modello.

Troppi stanno alla finestra a guardare, dobbiamo inveceribellarci all’idea che non sia possibile cambiare. Eccoallora questa petizione molto concreta indirizzata al mondodella sanità pubblica.

Per prima cosa vogliamo quindi Aziende sanitarietrasparenti, perché la trasparenza è il primo e più importanteantidoto contro l’illegalità e la corruzione.

C’è una legge chiara in merito, la 190/2012, ma sonoancora molte le Aziende sanitarie che non hanno applicatole norme anticorruzione.

Chiediamo allora con forza agli Assessori regionali e aiDirettori generali alla Sanità di impegnarsi per far rispettaregli obblighi di legge da ciascuna delle 237 aziende sanitariedel nostro Paese.

È dal 1978 che l’Italia si è dotata di un Servizio sanitarionazionale che ha dato a tutti, senza discriminazioni, cure eassistenza. Questo sistema ci ha resi più sani, ha protettonoi e le nostre famiglie ed è fondamentale preservarlo.

Per questo ti chiedo ora di fare la tua parte. Firma anchetu e chiedi ai tuoi amici di firmare questa importantepetizione. Insieme possiamo davvero fare la differenza.

Grazie,Luigi Ciotti

Agli Assessori Regionali alla Sanità e aiDirettori Generali degli stessi Assessorati

La corruzione mette in pericolo la sanità pubblica e la vita diciascuno di noi. I dati sono allarmanti: nel 2012 il 5,6% del-le risorse investite in Europa per la sanità è andato perso intangenti*.

Nel triennio 2010-2012, in Italia sono stati accertati reatiper oltre 1 miliardo e mezzo di euro, quanto basta per co-struire 5 nuovi grandi ospedali modello.

La salute è l’unico diritto fondamentale esplicitamente de-finito dalla nostra Costituzione.Vogliamo un sistema sanita-rio pubblico trasparente e libero dalla corruzione. Un sistemaefficace che renda conto di come spende le nostre risorse.

empi di fraternità

Gennaio 2014 23

ISLAM

Siamo un gruppo di musulmani progressisti che de-siderano promuovere, in Francia, un islamismopacifico, riformato, compreso. Il nostro proget-

to è la creazione di una moschea del “Tawhid” (del-l’Unità), dove ognuno possa venire a pregare almenouna volta alla settimana, senza discriminazioni perquanto riguarda le credenze o le distinzioni sessualidi ciascuno.

Per realizzare questo progetto di Moschea Tawhid Mo-schea, abbiamo enumerato i nostri dieci principi, chesono ispirati dalle associazioni progressiste mussulma-ne nostre sorelle, al di fuori della Francia, che hannogià realizzato questo bel progetto:

1 - Identità: Accettiamo qualsiasi persona musulmanache si identifica come tale. L’accuratezza e l’integritàdi questa affermazione è posta tra l’individuo e Dio,non è di competenza dello Stato; non è niente di più enon è una questione che la gente può o deve giudicare.

2 - Uguaglianza: Affermiamo il valore dell’uguaglian-za di ogni essere umano, senza distinzione di razza, ses-so, genere, etnia, nazionalità, religione, orientamentosessuale, o di abilità (o di disabilità). Ci siamo impe-gnati a lavorare per le comunità che forniscano oppor-tunità sociali, politiche, educative ed economiche pertutti.

3 - Laicità (separazione tra autorità religiose e statali):Noi crediamo che la libertà di coscienza non è sola-mente essenziale per tutte le società umane, ma che fac-cia parte integrante della rappresentazione coranicadell’umanità. Noi crediamo che un governo laico sial’unico modo per raggiungere l’ideale islamico cosìcome l’assenza di coercizione in materia di fede.

4 - Libertà di espressione: Noi sosteniamo la libertà diespressione e la libertà di dissenso, sia essa politica,artistica, sociale o religiosa, anche se questo terminepossa essere considerato offensivo o se il dissenso pos-sa essere considerato blasfemo. Nessuno dovrebbe es-sere legalmente perseguito, arrestato o detenuto per aversegnalato o promosso delle opinioni impopolari.

5 - Universalità dei diritti degli esseri umani: Noi affer-miamo il nostro impegno per la giustizia sociale, eco-nomica e ambientale. Noi crediamo che il pieno svilup-po di tutti i popoli in un mondo sicuro e sostenibile, siauna ‘conditio sine qua non’ della libertà, della civiltà edella pace. Sosteniamo gli sforzi alle cure dell’assistenza

sanitaria universale, all’istruzione pubblica, alla tuteladel nostro ambiente e all’eliminazione della povertà.

6 - Diritti della donna: Noi sosteniamo il lavoro delledonne e l’autodeterminazione in tutti gli aspetti dellaloro vita. Crediamo nella piena partecipazione delledonne nella società a tutti i livelli. Affermiamo il nostroimpegno alla giustizia in materia di riproduttività e l’au-toqualificazione delle donne nel momento in cui esseprendono sane decisioni concernenti i loro corpi, la lorosessualità e la loro riproduzione.

7 - Diritti LGBT: Noi sottoscriviamo i diritti umani ecivili di lesbiche, gay, bisessuali, transgender, interses-suali, queer e di tutte le persone LGBTIQ. Sosteniamopiena uguaglianza e accoglienza a tutti gli individui,indipendentemente dal loro orientamento sessuale oidentità di genere nella società e nella comunità musul-mana. Affermiamo il nostro impegno a porre fine allediscriminazioni basate sull’orientamento sessuale el’identità di genere.

8 - Analisi critica e interpretazione: Ci appelliamo adun impegno critico nei confronti dei testi islamici, allalegge tradizionale e all’attuale impegno dei musulma-ni. Noi crediamo che il pensiero critico è essenziale perlo sviluppo spirituale. Promuoviamo interpretazioni, checorrispondano ai principi fondamentali del Corano, sullatolleranza, l’integrazione, la misericordia, la compas-sione e l’equità.

9 - Compassione: Noi affermiamo che la giustizia e lacompassione dovrebbero essere i principi guida per tuttigli aspetti del comportamento umano. Ci opponiamo almilitarismo e alla violenza, sia su base individuale, alivello organizzativo sia a livello nazionale.

10 - Diversità: Noi abbracciamo il pluralismo religiosoe la diversità delle ispirazioni che motivano le personead abbracciare la giustizia sociale. Noi crediamo che lareligione non sia l’unica fonte di verità. Per questo ciimpegniamo con una varietà di tradizioni filosofiche espirituali in ricerca di un mondo più giusto, più pacifi-co e sostenibile.

(*) Testo originale: “Musulmans Progressistes deFrance - Mosquée de l’Unicité”

Dal sito Facebook: “Musulmans Progressistesde France - Mosquée de l’Unicité”, liberamentetradotto da Adriano. Fonte: www.giornata.org

Per un islamismo aperto alla diversità (*)

empi di fraternità

24 Gennaio 2014

MEDIO ORIENTE

a cura diRosarioCitriniti (*) Nella vicenda d’Israele e della sua

occupazione delle terre palestinesi,non ritengo opportuno in genereche si ricorra ad argomenti di tiporeligioso, in quanto sono arma a

doppio taglio su un terreno piuttosto scivoloso.Infatti, se è vero quello che dice Rabbi Weiss,

secondo cui agli ebrei è vietato il possesso dellaterra per costruirvi uno stato, è anche vero chela natura stessa dell’ebraismo non impediscead altri rabbini di usare passi diversi dellaTorah per dimostrare che a un certo precettopossano esistere delle eccezioni… con tuttoquello che ne segue.

Rabbi Weiss è considerato dagli israelianitraditore di Israele, da altri amico di Ahma-dinejad e quindi di idee negazioniste, per altri

ancora avverso ai diritti umani perché omofoboe contro i matrimoni gay, con l’aggravante diessere organizzatore di eventi su questi temi.

Io ho conosciuto Rabbi Weiss, l’ho ospitatonella mia casa, l’ho accompagnato a numerosevisite di cimiteri ebraici e sinagoghe, è unapersona gentile e colta; spero fermamente chequesti incontri italiani, la nostra ospitalità, lanostra amicizia, possano essere serviti ancheper stimolarlo a rivedere le sue posizioni suidiritti universali e poter collaborare in futurocon più fiducia e meno pregiudizi.

La scelta di Invictapalestina è stata corag-giosa, con l’unico scopo di informare su temispesso controversi, per far conoscere realtà checoinvolgono migliaia di persone/attivisti edavere qualche spunto di riflessione in più nel-le nostre attività quotidiane in solidarietà colpopolo palestinese.

Si ringraziano le associazioni che hanno resopossibile l’evento, gli amici che hannopresentato e tradotto Rabbi Weiss, la bellissimabiblioteca San Giorgio di Pistoia e la libreriaBelgravia di Torino che hanno ospitato idibattiti.

Si ringraziano tutti coloro che hannoincoraggiato l’iniziativa al fine di far conoscereun tassello in più del variegato mondo che, conmodalità proprie alla formazione politico/religiosa di appartenenza, lotta contro ilsionismo e l’occupazione feroce dellaPalestina.

Rabbi Yisroel Dovid Weiss ospitea Torino di Invictapalestina

RRRRRaaaaabbbbbbino antisionista e abino antisionista e abino antisionista e abino antisionista e abino antisionista e attittittittittivista a fvista a fvista a fvista a fvista a faaaaavvvvvororororore dellae dellae dellae dellae dellaliberliberliberliberliberazione della Pazione della Pazione della Pazione della Pazione della Palestina dall’occupazione isralestina dall’occupazione isralestina dall’occupazione isralestina dall’occupazione isralestina dall’occupazione israelianaaelianaaelianaaelianaaeliana

(*) Per Invicta-palestina: [email protected]

Nel seguito riportiamo la sbobinatura integraledell’intervento fatto a Pistoia e a Torino.

«Dio ci chiede di fare tutto ciò che possiamofare. L’occupazione della Palestina, come

Rabbi Yisroel Dovid Weiss, al centro con gli occhiali,ad una manifestazione a favore della Palestina

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Gennaio 2014 25

MEDIO ORIENTE

potete capire, è un crimine terribile. Molte personeinterpretano il crimine come un popolo che attacca un altropopolo, ebrei contro palestinesi. Molte persone dicono …il popolo ebraico ha diritto legittimo… il problema nasceperché ci sono diverse religioni, cristiana, musulmana, inconseguenza, negli ultimi 65 anni, ci sono state guerre direligioni; questa è l’interpretazione generale.

Noi ebrei sappiamo che, come coloro che sono venuti inPalestina occupando le terre sono consapevoli, il problemanon è religioso, in Palestina hanno convissuto per secolimusulmani, cristiani ed ebrei, senza protezione esterna. Noi,come ebrei, abbiamo un grosso problema: tutti i padri delsionismo, Jabotinskij e altri, hanno avuto un’idea egoisticaper portare avanti il loro progetto, avevano bisogno delritorno massiccio in Palestina, di molti finanziamenti, inoltreerano contro la religione. Chi si oppone a loro è consideratoantisemita, l’olocausto per loro è stato una grandeopportunità, con questo non è che volessero eliminare seimilioni di ebrei, però non hanno fatto nulla per salvarli daicampi di sterminio, dall’inizio hanno collaborato con inazisti… Ci sono molti libri libro su questo argomento. Ilsionismo è un’altra formazione dell’ebraismo attraverso ilconcetto di nazione su un’ideale religioso.

Il concetto di sionismo non è stato portato avanti dairabbini o dalle maggiori rappresentanze delle comunitàebraiche in giro per il mondo ma da persone che nonamavano e non conoscevano la religione. L’obiettivo dialcuni sionisti era quello di creare un nuovo ebraismo, nonerano interessati a quelli che erano gli obiettividell’ebraismo, per esempio l’osservanza dei comandamentidi Dio. Alcuni di loro hanno scritto pubblicamente di nonaver fatto circoncidere i loro figli oltre ad affermare di nonriconoscersi nel Paese che li ospita. Utilizzavano tutti isimboli e l’ideologia dell’ebraismo, come la Stella di Davide,per propagandare la loro idea. Il concetto di sionismoapplicato all’ebraismo è completamente illegittimo. I sionistiultimamente hanno imposto la loro ideologia con una falsa

interpretazione della Torah che assegna loro la Terra diPalestina, perseguendo la bugia di un popolo senza terra inuna terra senza popolo. Cristiani e musulmani, secondo laloro propaganda, non avevano diritto a quella terra e quindii sionisti avevano il diritto di reclamarla. Anche nel caso diuna terra disabitata, la Torah vieta la costituzione di unoStato per il popolo ebraico su quella terra. Ci sono tre puntiche il popolo ebraico deve rispettare.

Il primo è di non tornare massicciamente in quella terra,il secondo di non costruire uno Stato, il terzo punto è quellodi non porre fine all’esilio perché voluto da Dio. Gli ebreisparsi per il mondo credono in Dio che porrà termine alleloro sofferenze, il ritorno alla loro terra non sarà deciso dagliuomini, ma sarà volontà divina. Un giorno il popolo ebraicosi ritroverà in quella terra in accordo con la restante partedell’umanità. I comandamenti della Torah dicono di nonrubare, non opprimere, non uccidere. In accordo con la Torahun vero ebreo non dovrebbe appoggiare l’ideologia sionista.Anche il fatto che cristiani e musulmani odiano gli ebrei èuna pura falsità. La maggior parte delle comunità ebraichesi oppongono al sionismo. Ogni anno, dalla Palestina aNewYork, molte sono le manifestazioni contro il sionismo.Il primo punto rivendicato dal sionismo è che Dio ha datoloro la terra, il secondo punto è che la terra non era abitatatotalmente, il terzo punto è l’impossibilità di convivenzatra arabi ed ebrei.

Il mondo, da 65 anni, guarda il sionismo e lo Stato diIsraele come vittime da proteggere dall’odio verso i loroconfronti.

Quindi abbiamo l’obbligo di tornare indietro e vederecome le tre religioni, quella cristiana, ebraica e musulmana,hanno sempre convissuto e non c’era nessuna necessità diattivisti per i diritti umani affinché queste tre comunitàpotessero vivere indisturbate nelle stesse case, nelle stessecittà e nelle stesse famiglie. L’inserimento di un elementoestraneo a questo tessuto sociale, il sionismo, ha creatol’esplosione della situazione».

Copertine di libri su Rav Weiss

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26 Gennaio 2014

CHIESA CONTEMPORANEA

La salvezza viene da... Orbetello

Era già capitato negli anni Trenta, quando Pio XIaveva scritto la famosa enciclica “Non abbiamobisogno” (1931) in difesa dell’Azione Cattolicacontro la pretesa di egemonia del Partito fascistasull’educazione della gioventù, minacciando di

cestinare il Concordato appena stipulato con Mussolini:nessun vescovo ebbe il fegato di leggerla dal pulpito, epassò praticamente ignorata. Pio XI morì misteriosamentee Pio XII non toccò più quel tasto. Papa Francesco ha scrittodi getto la “Raccomandazione Evangelii gaudium” chescombina l’intero sistema mentale ordinario deiprofessionisti della Pastorale. Della raccomandazione dipapa Francesco i più coraggiosi forse faranno un pallidoriassunto edulcorato per la prossima lettera di Quaresima.Altri, fedeli alla saggezza militare, stanno pensando chequando si riceve un ordine è meglio sempre aspettare ilcontrordine, e si danno da fare per meglio organizzarel’ottopermille e il banco alimentare. Altri, scambiando labarca di Pietro per una nave da crociera, cercano diescogitare nuove formule per l’assistenza spirituale aituristi. Se qualcuno chiedesse loro quante volte sono andatiin sala macchine, si farebbero spiegare quali macchine.

Hanno un gran bisogno di atei devoti con cui condividerele loro perplessità riconfermando senza esitazione la loroincrollabile fede nella Provvidenza, che, morto un papa,ne darà sempre un altro alla sua Chiesa. “Lapsus fatale,avvocato, non intendevo certo quello che sta pensando Lei!

Com’erano belli i tempi in cui l’ubbidienza era ancorauna virtù! Ci dicevano che potevamo attingere la volontàdi Dio dalla bocca dei Superiori come la benzina da undistributore. Adesso, invece, dobbiamo pure pensare, ecome pensi sbagli. Perché i papi non fanno più i papi comeuna volta? Sono loro che possono contare sulla specialeassistenza dello Spirito Santo, no?”. “Con tutto il rispetto,Eccellenza, si direbbe che i superiori non vogliono piùassumersi la responsabilità di comandare. Saper comandareè difficile! Lo lasci dire a me, che sono stato colonnello deibersaglieri. Quelli erano uomini! Quelli erano tempi!Scattare, scattare, un-due, un-due! E le caserme mica erano

riscaldate d’inverno!”- “Eh, caro avvocato, io vengo dallagavetta, mio padre era un operaio della FIAT, e anche luime lo diceva sempre, Valletta non scherzava mica. E miamadre, che si alzava alle quattro per preparargli ilbaracchino per il primo turno! Sempre zitta, sempre fedele!Una donna bellissima, tra l’altro: io dicevo, quando saròalto la sposerò, non sposerò mai nessun’altra! Una santa.Eh, sono altri tempi! Sentite invece che cosa scrive questosant’uomo venuto dall’altro mondo: Non credo neppure chesi debba attendere dal magistero papale una paroladefinitiva o completa su tutte le questioni che riguardanola Chiesa e il mondo. Non è opportuno che il Papasostituisca gli Episcopati locali nel discernimento di tuttele problematiche che si prospettano nei loro territori. Inquesto senso, avverto la necessità di procedere in unasalutare “decentralizzazione”. “Mi lasci dire, Eccellenza,con questa ventata di democrazia pauperistica dove an-dremo a finire? Io avevo una zia, sorella di mia madre, cheera superiora di una piccola congregazione vicino a Pescara.Ebbene, sentivo che quando veniva a trovare sua sorella silamentava sempre della difficoltà di organizzare una comu-nità di suore, tutte invidiose, pettegole, disubbidienti... Sele immagina lei le donne prete? Va bene con la modernità,ma tutto ha un limite...”. “Le donne sono la forza dellanatura, Eccellenza, gli uomini sono la forza della ragione!”

Sua Eccellenza cominciava a guardare l’orologio. Siscusò. In Curia lo aspettavano per mettere a punto ilquestionario sulla famiglia. “Bisogna andare con prudenzaa toccare gli argomenti delicati. La nostra gente deve esserepreparata prima di rispondere...” .

Attorno al tavolo della cancelleria il vicario generale, ilcancelliere, il presidente del Consiglio Pastorale Diocesano,una suora insegnante di religione, un paio di diaconi laici,un parroco di periferia. “Non troppa gente, diceva SuaEccellenza, in troppi non si riesce a lavorare, si fanno solodelle parole”. Dopo le prime considerazioni sul tempo esulle disgrazie connesse alle alluvioni si passò alla preghierad’inizio e alla discussione. Il parroco, che in genere stavazitto, prese per primo la parola. “Posso parlare? Un mioparrocchiano è andato in Sardegna con la protezione civile.Una bella famiglia, quelli lì potrebbero dare delle risposteinteressanti sul questionario, ma per almeno una settimananon si possono sentire”. “Meno male - pensò il vicario -una famiglia di guastafeste, li conosciamo bene... teorie,

A prA prA prA prA proposito del questionario sulla foposito del questionario sulla foposito del questionario sulla foposito del questionario sulla foposito del questionario sulla famigamigamigamigamiglia noi diciamo “Osiamo un po’lia noi diciamo “Osiamo un po’lia noi diciamo “Osiamo un po’lia noi diciamo “Osiamo un po’lia noi diciamo “Osiamo un po’ di pi di pi di pi di pi di piùùùùù!”!”!”!”!”

Nei giorni scorsi è girato il questionario informativoche il Papa ha proposto alle diocesi per il Sinodostraordinario sulla famiglia (5-19 ottobre 2014).Qui sotto un commento del nostro Gianfranco Monaca.

di Gianfranco Monaca

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Gennaio 2014 27

CHIESA CONTEMPORANEA

teorie, mai dato una mano per il catechismo... i soliti notiche hanno chiesto la dispensa dall’insegnamento dellareligione per la loro figlia”. Poi ad alta voce: “Purtroppoabbiamo delle scadenze, ma speriamo di poterli sentire inseguito”. Il parroco rientrò nel suo tradizionale silenzio conun mugugno. Suor Patrizia non aspettò il suo turno. “Mipare che questo questionario sia stato scritto molto primadell’esortazione di papa Francesco... il linguaggio del papaè molto semplice, il questionario sembra scritto per quelliche sono abituati al linguaggio del nostro... piccolo mondoantico... Francesco viene dalla fine del mondo, di questomondo, è un’altra cosa...” la risata allegra di suor Patrizianon contagiò la tavolata. “Non apriamo nuovi argomenti -disse il vescovo, con dolce severità - stiamo al dunque. Comedobbiamo organizzare la distribuzione del questionario,attraverso quali canali, quante copie ne dobbiamostampare...”. Federico, il diacono di Santa Margherita, chiesela parola: “Uno studente mi ha chiesto di partecipare allasomministrazione del questionario (ha proprio detto così,somministrare, perché lui studia sociologia) e poi farne unatesina per un esame...”. Il cancelliere uscì dal letargo: “Devoverbalizzare anche questo?” Un cenno del vicario sembròdirgli di aspettare. “Mah, questo mi pare un problemadiverso... prima di pubblicizzarlo, il questionario vasottoposto ai fedeli, poi inviato alla Commissione centralee poi si vedrà. Ci penseranno loro a fare la sintesi...”.

Il diacono di Santa Margherita tornò alla carica:“Secondo me un questionario è fatto per sollevare degliinterrogativi tra la gente, tanto la Commissione centralesa già quali risposte riceverà, e quale sarà la sintesi dapubblicare”. Tutti si girarono verso di lui: qualcuno pensòche quello studente aveva già iniziato a fare danni, perchéil diacono Federico non aveva mai parlato in quel modo.“Un questionario non è mica l’eucaristia, che bisognavedere chi è degno e chi no, un questionario deve provocarele risposte più sincere, l’intervistato non deve averel’impressione che da lui ci si aspetta una risposta piuttostoche un’altra...”. Suor Patrizia colse la frase al volo: “Eccoappunto... è quello che volevo dire io... al primo punto,per esempio, si chiede di conoscere quanto gli intervistaticonoscano la Bibbia e i documenti pontifici... già metterela Bibbia e le encicliche o il catechismo sullo stesso piano,significa suggerire una risposta piuttosto che un’altra... Ecosì pure al punto 2, si parla di legge naturale dando perscontato che l’intervistato ne abbia la stessa idea che neha la teologia ufficiale... e al punto 3 si parla della pastoraledel matrimonio come di una specie di progetto calato dalcielo... non si pensa che qualcuno non sia per niented’accordo su questo tipo di pastorale e sia ugualmente unbuon cristiano...”.

“Un buon cristiano crede alla santità della famiglia, no?”interruppe il vescovo, che cominciava a riguardare l’oro-logio: alle 19 lo aspettava il Sindaco per prendere accordisulla giornata del Volontariato, e i discorsi di suor Patrizia

minacciavano di far durare la riunione ben oltre le 19;decisamente, non sarebbe stato prudente abbandonarequel tavolo in queste condizioni. Si rischiava di non averenulla di fatto sul questionario e la sua diocesi sarebbepassata per inefficiente (...“come al solito” avrebbe mor-morato quel monsignorino di Roma che già due volte gliaveva sollecitato telefonicamente la spedizione dellerisposte).

Suor Patrizia però era lanciata: “Certo, Eccellenza, mabisogna saper ascoltare la gente prima ancora che imparinoa parlare il nostro dialetto teologico: io conosco un saccodi brave famiglie che non sono sposate in parrocchia manon si sognerebbero mai di considerarsi “irregolari”.Sempre in prima linea per difendere i diritti degli ultimi...come dice papa Francesco! Con le parrocchie che ciritroviamo, c’è spesso da chiedersi perché ci sia ancoraqualcuno che vuole sposarsi in parrocchia! Sono i fiorai ei fotografi che spingono per il matrimonio religioso. Io hosentito una lezione di un teologo proprio bravo, che dicevache prima deve esistere la coppia poi, se vogliono, la Chiesapotrà benedirla... ma è un cammino lungo e non si puòconfonderlo con la regolarità o irregolarità canonica, che èuna cosa del medioevo! E noi ci dovremmo occupare moltopiù di aiutare le coppie ad essere coppia, non a convincerledi sposarsi in chiesa”.

“Capisco, suor Patrizia... ma oggi noi dobbiamo prenderedelle decisioni sul questionario...”.

“Mi perdoni, Eccellenza, ma mi pare che stiamo parlandodel questionario, no?”.

Mancava un quarto alle sette, ed erano ormai svanite lesperanze di chiudere quella discussione. Optò per ilSindaco, chiese scusa (“Voi fate pure senza di me”) e uscì.Nel tragitto (il Palazzo Comunale era a due passi) gli balenòin mente quel viaggio in treno di ritorno da Roma, e quelladonna inquietante che aveva attaccato bottone. Affascinanteanche più del necessario. Una pecorella smarrita? Tutt’altroche smarrita, sapeva tutto su padre Balducci e il cardinaleMartini. Si era quasi ad Orbetello quando scoprì che era lamoglie di un prete operaio. “Quando ci siamo sposati, contanto di dispensa pontificia, mi aspettavo che il nostrovescovo si preoccupasse di sapere se avevamo trovato unacasa e un lavoro, invece di raccomandarci di non pubbli-cizzare “la nostra situazione”, che peraltro era perfettamenteregolare dal punto di vista canonico... È questa la pastoraledella famiglia che aveva in mente?”. La stazione di Grossetofu un’uscita di sicurezza.

Quel viaggio era roba vecchia, perché gli veniva in menteproprio ora? Ah, sì, il questionario...

Il Sindaco lo salvò in extremis. Stava per chiamarlo conil cellulare, e scusarsi per l’assenza... ma la voce del Sindacolo aiutò a vincere la tentazione di tornare in Curia a discutereil questionario...

“Signor Sindaco, sto arrivando, sono già davantiall’edicola!”.

empi di fraternità

28 Gennaio 2014

CHIESA CONTEMPORANEA

di Pietro Lacorte

Mi ostino a credere nel vangelo di Cristo,nonostante tutto

Avverto l’esigenza di esprimere ad alta voce ildisagio che continuo a provare nel vedereuna Chiesa-istituzione che stenta a “tro-vare le forme autentiche della testimo-

nianza evangelica” (E. Conti).Mi attendo una Chiesa povera, che non possieda ban-

che, che sia priva di sontuosità che il momento storicoattuale non riesce più ad accettare; una Chiesa che ope-ra la carità, senza propagandare in TV le varie attivitàassistenziali che realizza nel mondo (Gesù non ha af-fermato che la destra non deve vedere quello che fa lasinistra?); Chiesa che faccia ammenda dei suoi errori edei suoi peccati, ma che sia anche impegnata a ricercar-ne le cause profonde per eliminarle radicalmente; Chiesache nelle assemblee dei vescovi non ci parli più dellasituazione civile e politica dell’Italia, ma ci parli invecedella condizione attuale della comunità dei credenti edello stato di attuazione del Concilio; Chiesa “menoattenta alle forme del potere” (Gaudium et Spes); unaChiesa priva di apparati burocratici e di rappresentanzediplomatiche, i cui costi, non più giustificabili, potreb-bero essere impiegati in opere di carità; una Chiesa sem-pre chiaramente schierata dalla parte dei poveri; unaChiesa priva di movimenti autoreferenziali che riten-gono di possedere la verità intera e non sono affattodisposti al dialogo ed al confronto con quanti sono umil-mente nella ricerca della stessa.

Cacciari ha affermato che: «Il rischio è che la Chie-sa non riesca a presentarsi come segno di contraddi-zione in un mondo ormai assuefatto alla indifferen-za». Nella Gaudium et Spes è scritto che: «La Chiesanon è mossa da alcuna ambizione terrena; essa mira acontinuare l’opera stessa di Cristo, il quale è venuto aservire e non a essere servito», mentre il cardinale Mar-tini, dopo aver osservato che: «Se si parla di Dio oc-corre farlo con serietà, altrimenti è meglio non avereil suo nome sulle labbra», ha poi invitato a riflettereche: «Gesù ha risvegliato le energie più intime deipoveri e ne ha fatto politica».

Nonostante ciò, noi laici credenti, stentiamo ad im-pegnarci nella ricerca del “bene comune”, continuan-do a ritenere che l’attività politica sia una cosa sporcae non invece “la più alta forma di carità”, secondoquanto affermato da Paolo VI. Don Primo Mazzolariaveva già osservato, a suo tempo, che: «L’intelligenzacattolica non ama, né sopporta il rischio» e si chiede-va «come si possa oggi trovare udienza fra gli operaie fra le stesse classi colte, che sinceramente ed appas-sionatamente pensano al bene comune, con una talpaura in corpo».

La provvidenza ci ha dato oggi un pontefice chescuote quotidianamente le coscienze di tutti, chiericie laici, e traccia percorsi in linea con gli indirizzi delvangelo di Gesù Cristo. Ho però il forte timore cheancora una volta gli apparati istituzionali della Chiesapossano finire con il prevalere, soprattutto se noi fedelitutti continueremo a limitarci, a lamentarci, e nonfaremo cerchio intorno al Pontefice, sostenendolo nellanuova pastorale che sta impressionando il mondointero.

Persiste anche in me il timore che l’afasia degliintellettuali cattolici continui a persistere in un mondo,come l’attuale, che, per essere cambiato, richiedeun’attiva presenza con progetti di speranza che solo ilcristianesimo può offrire nel solco della solidarietà edella condivisione empatica dei bisogni.

Il cristiano non può assistere passivamente aquanto gli accade intorno, non può mai arrendersi,non può attendere che altri lo stimolino all’azione.Egli deve vivere nella storia e contribuire a darlesignificato.

Einstein, a suo tempo, ha osservato che: «Il mondoè quel disastro che vediamo, non tanto per i guaicombinati dai malfattori, ma per l’inerzia dei giustiche se ne accorgono e stanno a guardare».

Non ci è più consentito di stare a guardare! La nostrafede non ce lo permette! Dio non ce lo perdonerebbemai!

empi di fraternità

Gennaio 2014 29

INFORMAZIONE EDITORIALE

empi di fraternità

30 Gennaio 2014

... E LA SPERANZA CONTINUA ...

a cura di Daniele Dal [email protected]

Onesto è colui che cambia il proprio pensiero peraccordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia

la verità per accordarla al proprio pensiero.Proverbio arabo

Fotografie di bambini delle comuità brasilianedi Giovanni Lisa e Luis Pescarmona

Cari amici,sedici anni fa avevo presentato due iniziative in un mese:

i bambini di Pushtan, che ho presentato il mese scorso, euna serie di indirizzi della Banca del Tempo. Sono nate inquegli anni, internet era appena iniziato. A Torino solo leassociazioni avevano una mail. I privati pagavano l’accesso:il mio abbonamento era di centocinquantamila lire. Adessotutto è gratis, basta cliccare su un motore di ricerca “banchedel tempo” e vengono fuori molte iniziative.

Parlando di tempo, il mese scorso è stato presentato il libro“Tempo tiranno” di Davide Pelanda. L’ho letto tutto d’unfiato, anche se dice cose che conosciamo e che dobbiamosolo mettere in pratica; però Davide, avendo il dono dellascrittura, è stato agile a presentare la sua esperienza e il modoche ognuno di noi dovrebbe vivere nell’essenzialità e nellarazionalità. Questo libro è una delle tante iniziative concreteche sono nate in questi anni: speranze positive che ci indicanocome “potrebbe” essere anche la nostra vita.

Nel mese di febbraio del 1997 ho presentato il GruppoProgetto, ... uno dei frutti dell’educazione alla mondialitàcoltivata nella Parrocchia Santa Maria Goretti in via Actis,20. È attivo dal 1985 e vi partecipa una ventina di persone;la finalità principale del gruppo è quella di promuoverenella Comunità Parrocchiale e nella città una presa dicoscienza delle cause che provocano i problemi del TerzoMondo. Per questo promuove momenti di riflessione epreghiera e valorizza strumenti semplici di informazionecome audiovisivi, mostre, lettere di missionari, testimo-nianze dirette e viaggi di conoscenza.Da parecchio tempo il gruppo è in contatto con alcunimissionari albesi tra cui Giovanni Lisa e LuisPescarmona... che operano in Brasile...

Attualmente molte persone si sono sposate, nel gruppo sonorimasti in pochi che tengono i contatti con i missionariquando vengono in Italia e ogni anno viene presentato unprogetto alla Quaresima di Fraternità di Torino.

I figli hanno circa vent’anni e molti studiano, sono iscrittiall’università e, in modo diverso, sono impegnati a loro volta,come i loro genitori, in altri ambiti di volontariato, per costruireun mondo in cui ognuno possa vivere dignitosamente.

La pace non è un sogno: può diventare realtà;ma per custodirla bisogna essere capaci di sognare.

Nelson Mandela (1918-2013)

Vivere con i poveri checambieranno la storia...

empi di fraternità

Gennaio 2014 31

AGENDA

Incontri Ecumenici di preghieraGli incontri si tengono il primo sabato del mese alle ore 21. Il prossimo appuntamento sarà:sabato 4 gennaio 2014 presso la Parrocchia di Sant’Anna, via Brione 40.

Comunità di base di TorinoLa Comunità di base di Torino invita i lettori a partecipare all’Eucarestia mensile che si terrà, alleore11, il 12 gennaio presso la sede dell’Associazione Opportunanda, via S. Anselmo 28.Prosegue inoltre la lettura biblica guidata da padre Ernesto Vavassori, che quest’anno ha come temail vangelo di Matteo. Il prossimo incontro è previsto per sabato 11 gennaio alle ore 15, nella stessasede. Informazioni: Carlo e Gabriella 0118981510.

“Caro Paolo...”Sabato 18 gennaio, alle ore 16, presso il Centro Congressi “Santo Volto”, via Borgaro 1, Torino,per la regia di Donata Gallo, verrà presentato il film “Caro Paolo...”, lettera di denuncia di RobertoScarpinato, Procuratore Generale di Palermo, dedicata a Paolo Borsellino nel ventennale della stragedi via D’Amelio. Dopo la proiezione del film interverranno in sala: Antonino Di Matteo, RobertoScarpinato, Sonia Alfano, Salvatore Borsellino, Marco Travaglio. Info: 19luglio1992.com

“Le nuove famiglie”: incontri di AlbugnanoLa Fraternità Emmaus di Albugnano e la Comunità di base di Torino, nell’ambito degli incontriche da molti anni organizzano alla Cascina Penseglio, hanno individuato come tema per il 2014 “Lenuove famiglie”, argomento che intendono approfondire da diversi punti di vista: sociologico, biblicoed esperenziale. Il primo incontro prevede l’intervento della sociologa Chiara Saraceno, autricedel saggio “Coppie e famiglie. Non è questione di natura”, che rappresenta il tentativo di guardarela famiglia da prospettive diverse, anche scomode, che aiutino a vederla di là dal dato per scontato.L’incontro si terrà ad Albugnano, domenica 2 febbraio presso la cascina Penseglio dalle ore10.00alle 16; si pranza insieme in cascina. Prenotarsi allo 011 9920841.

Torino4 gennaio 2014

Gli appuntamenti dell’Agenda sono consultabili sul nostro sito all’indirizzo:http://www.tempidifraternita.it/applicazioni/agenda/agenda.php

Torino11 gennaio12 gennaio

Grafica, disegni, collages, pittura multimaterica

GIANFRANCO MONACAespone

dal 18 gennaio al 1° febbraio 2014

UNIVERSI DIVERSI 2

Torino18 gennaio

Torino2 febbraio

allestimento a cura diFlavia Motolese

presentazione a cura diGiovanni Meriana

inaugurazione18 gennaio ore 17:00

SATURA ART GALLERYPiazza Stella 5/1 16123 Genova010.246.82.84 - 338.291.62.43www.satura.it - [email protected]/satura.genova

orario di aperturadalle 15.30 alle 19.00chiuso lunedì e festivi

empi di fraternità

32 Gennaio 2014

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ELOGIO DELLA FOLLIAa cura di Gianfranco Monaca

IpaziaUn recente film (Agorà, di Alejandro Amenabar) ha mes-so in evidenza la figura storica di una donna filosofa escienziata, vissuta in Alessandria d’Egitto verso la metàdel III secolo, barbaramente uccisa da un linciaggio or-ganizzato da una setta di fanatici cristiani partigiani delvescovo Cirillo.

Ambrogio e Marcellina, Agostino e Monica, Benedettoe Scolastica, Francesco e Chiara... donne intelligenti e ditalento, di cui però la storiografia cattolica ufficiale tra-manda un ruolo subalterno e secondario rispetto agli uo-mini con i quali vengono messe in relazione.

Diversa fu però la traccia storica lasciata dalla relazio-ne Ipazia/Sinesio. Sinesio di Cirene parla della sua rela-zione con Ipazia, «madre, sorella e maestra, mia bene-fattrice in tutto e per tutto, essere e nome quant’altri maionorato!».

La storia di Ipazia compare in una galleria di ritratti diuomini saggi, per lo più cristiani, che con la loro saggez-za sono la realizzazione in terra di un ideale religioso ditensione al divino che, secondo Socrate di Costantino-poli, realizza il vero ideale del cristianesimo. L’afferma-zione è paradossale e come tale non implica la conver-sione di Ipazia al cristianesimo ma, al contrario, rimandaall’esistenza di un cristianesimo strutturato in modo taleda potersi permettere di avere tra i suoi punti di riferimen-to una donna non cristiana, cioè non ufficialmente censi-

ta come tale. “Per la magnifica libertà di parola e azione(parresia) - scrive Socrate -, che le veniva dalla sua cultu-ra (paideia), Ipazia accedeva, in modo assennato, al co-spetto dei capi della città; non era motivo di vergognaper lei lo stare in mezzo agli uomini. Infatti, a causa dellasua straordinaria saggezza, tutti la rispettavano profon-damente e provavano verso di lei un timore reverenziale.

Per questo motivo, allora, l’invidia si armò (contro di lei)”.Un’invidia che si materializza nello scontro frontale tra leie il neo insediato vescovo della città, Cirillo di Alessan-dria, al quale Socrate fa risalire la responsabilità politicadel suo assassinio. Si affrontano qui due modi di intende-re il cristianesimo. Da una parte (Socrate) esso trova uni-tà nella molteplicità delle espressioni dei riti e nella conti-nua ricerca del significato dei testi; dall’altra (Cirillo) il cri-stianesimo si riconosce nel primato di una chiesa cattoli-ca che si conferma una attraverso la condivisione di dog-mi che assurgono a canone immodificabile.

Quella di Cirillo è la stessa chiesa di Ambrogio e diAgostino. È la chiesa già dominante ai tempi di Ipazia; lachiesa che ha vinto su altre configurazioni possibili dellostesso movimento cristiano delle origini.

(informazioni tratte da due importanti articoli di MarcoGarzonio (Corriere della Sera 5/10/2012) e Gemma Be-retta (Cdb italiane, giugno 2013)

Gesù e la Samaritana

...i tanti volti di Ipazia - (Maria Montessori, MariaCurie, Ada Negri, Grazia Deledda, Rita Levi

Montalcini, Anna Politkowskaja, Margherita Hack,Ellen Johnson-Sirleaf, Tawakkul Karman,

Leymah Gbowee, Sushmita Banerjee).