Rivista_Febbraio_2010

download Rivista_Febbraio_2010

of 32

Transcript of Rivista_Febbraio_2010

  • 7/26/2019 Rivista_Febbraio_2010

    1/32

    2numeroanno

    trentanovesimo

    febbraio2010

    Rosarno, Italia

    donnee

    uominiinricercaeconfrontocomunitario

    emp

    idifraternit

    Spedizione in abbonamento postaleart. 1, comma 2, D.L. 24/12/2003 n.353conv. in L. 27/2/2004 n. 46L'Editore si impegna a corrispondere il diritto di resaISSN 1126-2710

  • 7/26/2019 Rivista_Febbraio_2010

    2/32

    2 empi di fraternit

    Febbraio 2010

    tempi di fraternitdonne e uomini inricerca e confrontocomunitario

    Fondato nel 1971da fra Elio Taretto

    Collettivo redazionale: Mario Arnoldi, PaoloBavazzano, Giorgio Bianchi, Andreina Cafasso,Fausto Caffarelli, Minny Cavallone, RiccardoCedolin, Daniele Dal Bon, Angela Lano, Bruno

    Marabotto, Lalla Molinatto, Danilo Minisini,Giovanni Sarubbi, Lorenzo Stra, Gino Tartarelli.

    Hanno collaborato al numero:Giovanni Baratta,Franco Barbero,Comunit dellIsolotto, Vitaliano

    Della Sala, Lidia Maggi, Gianfranco Monaca,Ristretti Orizzonti, Davide Pelanda, Guido Savio.Direttore responsabile:Brunetto Salvarani.Propriet:Editrice Tempi di Fraternit soc. coop.Amministratore unico:Danilo MinisiniSegreteria e contabilit:Giorgio Saglietti.

    Diffusione:Giorgio Bianchi, Andreina Cafasso,Daniele Dal Bon, Pier Camillo Pizzamiglio.Composizione:Danilo Minisini.Correzione bozze: Carlo Berruti.

    Impaginazione e grafica:Riccardo Cedolin.Fotografie:Daniele Dal Bon.Web master:Rosario CitrinitiStampa e spedizione:Comunecazione S.n.c.,strada San Michele, 83 - 12042 Bra (CN)Sede:via Garibaldi,13 - 10122 Torino

    presso Centro Studi Sereno Regis.Recapiti telefonici:3474341767 - 0119573272Recapito fax:02700519846Sito: http://www.tempidifraternita.it/

    Una copia 2,50 - Abbonamenti:normale 25,00 - estero 50,00sostenitore 40,00 (con abbonamento regalo)speciale 55,00 (con due abbonamenti regalo)Abbonamenti cumulativi solo per lItalia con:Adista 84,00- Confronti 64,00Il Gallo 47,00- Mosaico di pace 47,00Servitium 55,00Pagamento: conto corrente postale n 29 466 109Coordinate bonifico bancario:IT60 D 0760101000 000029466109 intestato a:Editrice Tempi di Fraternitpresso Centro Studi Sereno Regisvia Garibaldi, 13-10122 TorinoDallestero: BIC BPPIITRRXXXCarte di credito accettate tramite www.paypal.it

    Autorizzazione del Tribunale di Torino n. 2448dell11/11/1974 -Autorizzazione a giornale muraleordinanza del Tribunale di Torino 19/7/1978

    IscrizioneROC numero 4369

    Spedizionein abbonamento postaleart. 1, comma 2, D.L. 24/12/2003 n.353conv. in L. 27/2/2004 n. 46 - TorinoCodice fiscale e Partita IVA01810900017

    La raccolta dei dati personali operata esclusivamenteper scopi connessi o strumentali allattivit editoriale,nel rispetto della legge 675/1996.LEditrice, titolare del trattamento, garantisce agli interessati che potranno avvalersi in ogni momento deidiritti di cui allart. 13 della suddetta legge.

    QUANDO SI FA IL GIORNALEchiusura marzo 10-2 ore 20:30chiusura aprile 10-3 ore 20:30Il numero , s tampato in 673 copie, sta tochiuso in tipografia i l 25.01.2010 e spedit oil 01.02.2010. Chi riscontrasse ritardi postali

    pregato di segnalarlo ai numeridi telefono sopra indicati.

    Questa rivista associata allaUNIONE STUNIONE STUNIONE STUNIONE STUNIONE STAMPAMPAMPAMPAMPAAAAA

    PERIODICA ITPERIODICA ITPERIODICA ITPERIODICA ITPERIODICA ITALIANALIANALIANALIANALIANAAAAA

    tempi di fraternitdonne e uomini inricerca e confrontocomunitario

    Fondato nel 1971da fra Elio Taretto

    Il periodico Tempi di Fraternit in regime di copyleft: ci significa che gli scritti (solotesto) possono essere liberamente riprodotti a condizione di non apportare tagli o modifiche,di citare lautore, di indicare il nome della testata e di inviarne copia alla redazione.

    Questo periodico aperto a quanti desiderino collaborarvi ai sensi dellart. 21 della Costituzio-ne della Repubblica italiana. La pubblicazione degli scritti subordinata allinsindacabile giudizio

    della Redazione; in ogni caso, non costituisce alcun rapporto di collaborazione con la testata e,quindi, deve intendersi prestata a titolo gratuito.Il materiale inviato alla redazione, anche se non pubblicato, non verr restituito.

    in questo numero

    EDITORIALE

    V. Della Sala - Non lasciamoli difendere dai caporali! ...... pag. 3

    TEMPI DI SORORIT

    L. Maggi - La Bibbia e le donne, una relazione difficile ....... pag. 8

    CULTURE E RELIGIONI

    F. Barbero - Dove volgere lo sguardo? ............................... pag. 10Com. Isolotto - Linsegnamento della religione a scuola..... pag. 20M. Arnoldi - XX Settembre (6) ............................................ pag. 26

    PAGINE APERTE

    M. Cavallone - Osservatorio ................................................ pag. 5D. Pelanda - Il problema sono le omissioni di controllo ... .. pag. 12

    R. Orizzonti - Il capodanno con Pannella apre i cancelli..... pag. 14D. Pelanda - Intervista a Vito Mancuso ............................... pag. 16G. Baratta - L dove cera lerba ora c una citt ............. pag. 24D. Dal Bon - Nel quartiere multietnico di Porta Palazzo ..... pag. 28

    A. Sofri - Considerate di nuovo se questo un uomo ........ pag. 30G. Monaca - Elogio della follia ............................................. pag. 32

    AGENDA ........................................................................... pag. 31

    Questo libro nasce dopola drammatica estate 2009,vissuta dai detenuti che si sonovisti aggiungere la famosa terzabranda in celle progettate peruna persona...

    e di fronte allaumentoesponenziale dei suicidi,

    nonch delle morti misterioseavvenute dopo esserecaduti dalle scale.

    Ma c ancora speranzache qualcosa possa cambiare,che qualcosa si possa fare.

    Autore: Davide Pelanda

    insegnante, giornalista freelancee autore di saggi, redattore di

    Tempi di Fraternit.

    Effat editore - 10,00

    Per lacquisto ci si pu rivolgere direttamente alleditore:Effat Editrice, Via Tre Denti 1, 10060 Cantalupa (Torino)tel. 0121.353 452 - fax 0121.353 839 - e-mail: [email protected]

    Limmagine di copertina di Daniele Dal Bon

  • 7/26/2019 Rivista_Febbraio_2010

    3/32

    3empi di fraternit

    Febbraio 2010

    EDITORIALE

    Non lasciamoli difendere dai caporali !

    di VitalianoDella Sala

    Di notte, sempre in modo coatto e lonta-no dalle telecamere, con la scusa della

    sicurezza, stanno rimpatriando tantissi-mi immigrati che lavorano nelle campagne diEboli e Battipaglia in provincia di Salerno.

    Sono centinaia i nordafricani che in quei fer-tili terreni lavorano come schiavi, sfruttati,sottopagati, portati a lavorare per dieci ore algiorno da caporali-negrieri, anchessi nordafri-cani, che speculano sulla vita dei loro connazio-nali; in questo periodo raccolgono tonnellate difinocchi per i padroni italiani. Alcuni parlano di1000, 1200 marocchini, ma una stima attendibi-le impossibile.

    Ora qualcuno ha deciso che se ne devono an-dare, e ha preso il via una squallida caccia al-luomo. Prima stato sgomberato il luogo dove

    passavano la notte in attesa del caporale. Un vec-chio edificio abbandonato, senza luce n acqua,infestato dai topi e dai parassiti, al posto delquale ora deve sorgere un centro commerciale.

    Ora questi migranti, molti dei quali con il per-messo di soggiorno, si sono dispersi per le cam-

    pagne, dove dormono, riuniti in piccoli gruppi,sulla nuda terra avvolti in luride coperte, nono-stante il freddo pungente e umido di questi gior-

    ni. Non vogliono allontanarsi da quei luoghi pernon perdere quello che eufemisticamente chia-mano lavoro.

    Ad assisterli, per quanto possibile, ci sonosolo alcuni volontari, qualche sindacalista, frGianfranco, un giovane francescano del con-vento di Eboli, la Caritas, che per non vuolsentir parlare di clandestini e qualche politicolocale. Ledificio che la Caritas ha messo a di-sposizione vecchio, non riscaldato e con unsolo servizio igienico, ma per fortuna c al-meno questo inadatto riparo, dove si coordina

    il lavoro di assistenza e la distribuzione di co-perte e pasti caldi, offerti da qualche cittadino

    che ha ancora un po di umanit. In esso, perpaura di essere presi dalla polizia e espulsi,

    dormono per solo pochissimi immigrati. Pertrovarli bisogna girare la campagna di sera, edeccoli spuntare dai cespugli a dai solchi aratidi fresco, impauriti e infreddoliti, comezombidi un film del terrore.

    La vita di queste persone, che fanno arrivarefrutta e ortaggi freschi sulle nostre tavole, noninteressa a nessuno: le Istituzioni, dalla Regio-ne in gi, sono latitanti, e anche la societ civilesembra distratta dalle puttane di Berlusconi edai trans di Marrazzo. Mi chiedo: dove sono tuttiquei cristiani che si sono indignati per la sen-

    tenza della Corte europea di giustizia contro icrocifissi di legno, mentre altri Crocifissi, dicarne, ossa e fiato, sono trattati peggio di Cristoin croce?

    Oltre ai pochi volontari improvvisatisi infer-mieri, cuochi e assistenti sociali, gli unici adessere interessati agli immigrati sono, per assur-do, proprio i proprietari delle terre e i caporali,che temono una riduzione dei disonesti guada-gni. Per lo Stato, invece, queste persone sonoinvisibili, non esistono affatto.

    Se questo un uomo, scriveva Primo Levi

    parlando degli internati nei campi di sterminionazista; quello che ti viene da pensare di fron-te a questi poveri e sfortunati esseri umani, col-

    pevoli solo di essere nati nella parte sbagliatadel nostro mondo, ridotti dal nostro egoismo ameno che bestie.

    Non so voi ma, in questi tempi in cui lunicaparola vincente sullimmigrazione sembra esserequella razzista, xenofoba e disumana della Lega,io guardo i telegiornali e leggo i quotidiani congrande sofferenza e rabbia, anche se con una nonancora spenta speranza di sentire, finalmente, la

    voce forte e rappresentativa della societ civile,delle Istituzioni, dei partiti, della Chiesa, dei

    fonte:www.donvitaliano.it

  • 7/26/2019 Rivista_Febbraio_2010

    4/32

    4 empi di fraternit

    Febbraio 2010

    costituzionalisti e giuristi sani e democratici del nostro Paese,che finalmente abbiano il coraggio di uscire allo scoperto egridare quello che oggi non fa piacere a nessuno sentire:abbiamo il dovere di accogliere i migranti, altrimenti vorrdire che la barbarie si impadronita della nostra civilt.

    giunta lora di rivendicare il nostro diritto ad essereantirazzisti, uscendo allo scoperto con la stella di Davidecucita sulla giacca pur senza essere ebrei, dichiarandociidealmente albanesi o kurdi o meghrebini, pur essendo natiin Italia.

    giunto il momento in cui dobbiamo fare in modo chetutti i fratelli e le sorelle migranti, anche se considerati dallalegge clandestini, restino in Italia, perch in ogni caso hannoqualcosa da insegnarci, da regalarci; perch restando

    potranno aiutare il nostro Paese a cambiare, potranno

    aiutarci a crescere.E, se questo il posto in cui a loro piace vivere, dobbiamopermettere che rimangano in Italia, perch i confini territoriali,lidea di patria e di nazione fanno parte del passato: siamotutti, egualmente, cittadini dello stesso mondo.

    Peggio della schiavit!di Giovanni Sarubbi

    Il sistema sociale schiavistico era forse migliore di quello nel quale oggi sono costretti a vivere gli immigrati,

    soprattutto quelli africani, che hanno avuto la sventura di arrivare nel nostro paese fuggendo dalle guerre e

    dai genocidi che imperversano in Africa.

    Quello che accaduto in questi giorni a Rosarno in Calabria ne la triste conferma. Alcune migliaia di africani

    sono costretti a vivere in condizioni disumane e le immagini mostrate dai media lo denunciano senza mezzi

    termini. Questi stessi africani di giorno, per, lavorano nei campi della piana di Gioia Tauro a raccogliere agrumi,

    quegli stessi agrumi che noi italiani poi mangiamo. Sono pagati a nero, una fame, al di sotto di qualsiasi livello

    minimo di vita. Molti di essi, intervistati da qualche TV, come Repubblica TV, dichiarano di essere trattati come

    animali e che se avessero saputo quello che li aspettava non sarebbero mai venuti in Italia. Loro lavorano di

    giorno e i loro padroni, ma sarebbe forse meglio chiamarli negrieri, non solo non danno loro il minimo per

    sopravvivere, ma neppure un tetto per dormire. Almeno gli schiavi neri, razziati dallAfrica verso lAmerica dai

    cattolicissimi spagnoli, avevano di che dormire e mangiare. E i moderni schiavi riescono a sopravvivere solo

    grazie allimpegno di organizzazioni umanitarie e dei volontari che cercano di curarli e di dar loro da mangiare.Ed una storia che si ripete. Una cinquantina di anni fa, ai tempi della migrazione di moltissimi meridionali

    verso Torino dove la Fiat aveva bisogno di manodopera, tantissimi migranti furono costretti a vivere per

    settimane e settimane nelle sale di aspetto della stazione ferroviaria di Porta Nuova prima di riuscire a trovare

    un buco che li alloggiasse. Ora quegli stessi migranti di un tempo usano nei confronti dei migranti africani un

    trattamento peggiore di quello a loro riservato nella Torino anni 50 .

    Ma nonostante levidenza di una societ che usa una violenza inaudita su esseri umani, oggi i cattivi agli

    occhi dei benpensanti del nostro paese, sono proprio loro, gli immigrati, perch essi, al colmo dellesasperazione

    e dopo ripetute aggressioni razziste, hanno osato reagire facendo una manifestazione per rivendicare i loro

    diritti umani.

    I borghesi piccoli piccoli che guardano la TV si sono scandalizzati e impauriti e i ministri che li rappresentano

    e che hanno diffuso razzismo a piene mani negli ultimi quindici anni, hanno parlato contro la violenza, ma non

    contro la violenza di chi si arricchito sul sangue di quegli esseri umani sfruttandoli in modo indegno di unpaese minimamente civile.

    Ma prima di parlare contro la presunta violenza degli immigrati bisogna parlare della violenza, questa s

    certa, di coloro che li sfruttano e che gli sparano addosso forse perch qualcuno di loro ha rivendicato dei

    diritti che nel nostro paese sono evidentemente appannaggio solo di chi ha tanti soldi, di cui magari non si

    conosce la provenienza.

    Oggi la rabbia esplosa a Rosarno dove tutti sapevano ma nessuno ha fatto nulla, ma situazioni simili

    esistono anche in Campania o in Puglia o in altre regioni, dove si sfruttano selvaggiamente i migranti per i

    lavori agricoli. Altri scontri sono possibili, altro razzismo verr diffuso a piene mani proprio da chi dovrebbe

    istituzionalmente combatterlo, altre leggi e regolamenti repressivi e liberticidi verranno emanati. E le TV e i

    mass-media faranno la loro parte nel fomentare lodio contro lo straniero.

    E i cittadini onesti quando faranno sentire la loro voce e si indigneranno? Quando riusciranno ad organizzare

    i migranti per la difesa dei loro diritti umani attraverso lotte nonviolente come quelle fatte da Ghandi in Sud

    Africa?

  • 7/26/2019 Rivista_Febbraio_2010

    5/32

    5empi di fraternit

    Febbraio 2010

    a cura diMinny Cavallone

    OSSERVATORIO

    minny.cavallone

    @tempidifraternita.it

    Lanno non cominciato sotto i migliori auspici e sembra continuare sugli stessi binari, almenoper quanto riguarda la sfera pubblica e la morale civica sia in Italia che nel mondo. Non fapiacere parlare di emergenze, ma esse ci sono: pace, ambiente, lavoro, democrazia, legalit,diritti umani, qualit della vita... Tutte queste cose sono minacciate in vario modo e a vario titolo.

    Dalle guerre, dal terrorismo, dallintolleranza razzista e da un sistema economico, che non rispettan luomo n la natura. Lo dicono, tra laltro, personalit della chiesa, potenti e umili, chemeritano ascolto al di l delle contraddizioni, che TdF ha pi volte messo chiaramente in rilievo.

    In questo Osservatorio mi soffermer soprattutto sullintolleranza gravissima verso imigranti enon solo, sugli attacchi alla Costituzione ed ai lavoratori,sulla questione ambientalee su alcunesituazioni diconflitto e repressione nel mondo.

    Vorrei anche ricordare il diffondersi degli integralismi e delle lotte di religione (anche sesappiamo che la religione un pretesto, che per tocca profondamente la sfera emotiva e irrazionale).Esse fanno vittime anche fra i cristiani: in Iraq, in Algeria, in Egitto, in Malaysia e altrove... Misembra giusto ricordarlo con la dovuta solidariet perch altrimenti si rischia di denunciare(giustamente!) lislamofobia e di dimenticare le vittime che condividono la nostra fede.

    RosarnoI dolorosissimi fatti di Rosarno, che dovrebbero suscitare in tutti gli italiani sconforto e vergogna,

    sono il frutto di un groviglio di problemi: intolleranza, razzismo, sfruttamento, stato dellagricoltura,potere della ndrangheta, mancanza di remore morali e prospettive in molti giovani italiani einfluenza dei cattivi maestri situati nelle istituzioni. Per non parlare delle ingiustizie planetarie,che sono la causa principale delle migrazioni. Dunque centinaia di giovani africani si sottoponevanoad un lavoro durissimo per guadagnare, se tutto andava bene, 25 euro al giorno, vivevano incondizioni terribili perch nessuno si preoccupava di dare loro un alloggio dignitoso, venivanospesso scherniti e aggrediti da giovani locali armati di motorini e non solo, e guardati maleanche da tante altre persone. Qualche volta erano anche oggetto di spari e forse di taglieggiamenti da

    parte della ndrangheta e forse dei caporali. Lunica assistenza la ricevevano da Medici senzaFrontiere. Per quanto riguarda la paga non bisogna dimenticare che oggi un kg. di arance vienepagato al produttore 3-4 cent e un Kg di clementine 25 cent. Questo porta alcuni a sfruttare i contributiUE illegittimamente o i lavoratori sottopagandoli. Questo non giustifica, ma spiega. Occorrerebbeun radicale cambiamento economico nel campo dellagricoltura che premi i produttori e non la

    distribuzione. Ci non spiega invece gli spietati maltrattamenti. Perch in una sera di febbraio duegiovani africani sono stati feriti da colpi di armi ad aria compressa? Centra in qualche modo lavolont della ndrangheta di creare confusione e di distogliere lattenzione dallattentato alla Procuradi Reggio Calabria o magari invece di continuarne la strategia eversiva? Centra la volont di alcuni

    padroni di sbarazzarsi dei lavoratori senza pagarli, dato che la raccolta quasi terminata? Si tratta dipuro razzismo di stampo Alabama? Speriamo che la magistratura riesca a far luce. Comunque imigranti spaventati ed esasperati hanno chiesto inutilmente aiuto e protezione e poi si sono direttiverso labitato. Alcuni di loro hanno distrutto cassonetti, auto e qualche negozio (cosa ovviamenteriprovevole!), ma tanto bastato per scatenare una feroce caccia al nero, un veropogrom a base difucili a pallini, spranghe e auto usate come armi per investire inermi, minacce terribili e richiesta

    perentoria di allontanare tutti i neri smantellando e distruggendo i loro miseri rifugi. Questa volta stata la polizia a proteggere i migranti dal linciaggio, tutti hanno dovuto lasciare Rosarno verso

    centri di accoglienza ed un destino incerto, di cui sapremo forse qualcosa se ci informeremo.Niente canceller il terrore, lumiliazione e -speriamo- non lodio dallanimo di quelle persone emolti proiettili non potranno essere mai estratti dai loro corpi... Dovranno conviverci per tutta lavita! Certo, non tutti gli abitanti di Rosarno hanno compiuto queste azioni, anzi l11/2 scorso cstata anche una manifestazione antirazzista abbastanza partecipata, ma ambigua nella convocazione(No alla criminalizzazione da parte dei media era una delle parole dordine, a dir poco discutibile,di fronte allevidenza di quanto accaduto). In ogni modo resta il fatto che la maggioranza non haavuto assolutamente un comportamento tollerante e tanto meno fraterno.

    Vorrei ricordare due belle eccezioni; si tratta, forse non a caso, di due donne: Mimma e Norina.Mimma, durante gli scontri, ha visto un giovane ferito a terra, scesa in strada con una bottigliadacqua, lo ha aiutato e soprattutto gli rimasta vicino, incurante delle minacce e degli inviti alla

    prudenza, fino allarrivo dei vigili che hanno portato il ragazzo lontano dal luogo delle violenze.Norina ha 84 anni, aveva messo a disposizione un suo casolare situato di fronte alla fabbrica Rognetta

    come mensa Caritas per i lavoratori stranieri, alcuni ignoti hanno distrutto tutto e lei, dopo il primomomento di scoraggiamento, apparsa in televisione dicendo semplicemente: Ricostruiremo tutto.

  • 7/26/2019 Rivista_Febbraio_2010

    6/32

    6 empi di fraternit

    Febbraio 2010

    OSSERVATORIO Il caso di Rosarno non isolato e dunque mi sembra giusto fare un elenco necessariamente incompletodi casi recenti di intolleranza, di difficolt di vita e anche di gesti di resistenza nel nostro Paese. I

    permessi di soggiorno vanno rinnovati, ma occorrono mesi e talvolta un anno per il rinnovo e laricevuta rilasciata in questura, al momento della consegna dei dovuti documenti, non sempreviene ritenuta valida ai controlli e quindi capita spesso che il migrante venga condotto in un CIE!

    Outtara Gaousouin dicembre, a Roma, ha iniziato uno sciopero della fame e porta avanti lalegittima protesta, in varie forme, sostenuto dal partito radicale e da altri 240 migranti che sitrovano nelle medesime condizioni; il calciatore italiano Balotelli, continuamente insultato e fischiato da tifosi razzisti, non per il suomodo di giocare ma per il colore della sua pelle, ad un certo punto a Verona non ne ha pi potuto esi sfogato definendo razzista tutto il pubblico veronese, poi si scusato con i dovuti distinguo. Ciche sconcerta per il fatto che abbia ricevuto pi critiche che espressioni di solidariet; il detenuto regolare-illegale (per il motivo suesposto) Said Stad, marocchino arrestato dopo19 anni di lavoro in Italia, stato pestato brutalmente da 3 agenti di custodia nel CIE di Gradiscaalla presenza di altri detenuti... perch servisse di esempio (sic!), denuncia dellorg. Gruppo

    Everyone. Tra laltro va ricordato che Said, come tanti altri immigrati, ha pagato regolarmente letasse e, se sar rimpatriato, perder anche i contributi; Uzoma Emeka, il nigeriano che aveva assistito involontariamente al pestaggio di un detenuto

    italiano nel carcere di Teramo, morto per tumore al cervello senza aver ricevuto le cure necessarie; a San Nicola Varco (Eboli) 1.000 marocchini, che lavoravano nella piana del Sele, sono statiallontanati senza alcuna soluzione alternativa; 500 ROM di Casilino 700 sono stati sgomberati e, per ora, sono alloggiati nellex Heineken; un giovane, che vendeva guanti e sciarpe vicino alla stazione metro della Garbatella, statoinsultato da 2 giovani italiani al grido di Sporco negro vai via; il senegalese Khadim, che vive in Italia da 8 anni, stato arrestato allaeroporto di Fiumicinomentre stava per tornare in patria. Perch? Perch qualche tempo fa era stato condannato incontumacia a 7 mesi per non aver ottemperato al decreto di espulsione. Ora detenuto nel carceredi Civitavecchia, ha un passaporto regolare ed ha avviato le pratiche per ottenere, come misuraalternativa, appunto, lespulsione, ma la richiesta stata bocciata! Un barbone (italiano!) in gravi condizioni a Venezia perch alcuni giovani gli hanno dato

    fuoco... per gioco! Talla Ndao, senegalese di 29 anni in Italia da 6, lavorava e si era integrato ad Iglesias, ma oraintendono rimpatriarlo perch nel 2003 era stato sorpreso a vendere CD taroccati. Ora si trova alCentro di smistamento di Lamezia Terme; c ad Iglesias e non solo una certa mobilitazione perevitarne il rimpatrio, ma non sappiamo con quali risultati; Alessandro Margara, che in passato ha diretto il Dipartimento dellamministrazione

    penitenziaria, ha recentemente dichiarato: Da parte di tutti gli organi di polizia oggi c una tendenzaalla violenza verso gli inermi, precisando che ovviamente il fenomeno riguarda solo una partedegli operatori, ma il clima diffuso preoccupante anche in conseguenza del sovraffollamentodelle carceri dovuto anche allapplicazione della Bossi-Fini e allesistenza del reato di clandestinit; a Campobasso un magrebino finito in ospedale la notte di San Silvestro perch due uomini lohanno aggredito e malmenato in un locale del centro cittadino senza alcuna ragione; a Biella il senegaleseIbrahim MBodi, fratello di Adama MBodi, segretario generale della

    FIOM locale, stato ucciso a coltellate dal suo datore di lavoro e abbandonato nel canale di unarisaia. Reclamava le buste paga arretrate! Fathia Firki, quarantatreenne badante marocchina, morta nella sua casa in un paesino in

    provincia di Mantova; non era andata dal medico nonostante si sentisse male, perch temeva diperdere il lavoro. La figlioletta di 5 anni le rimasta vicino senza far rumore perch pensavache la mamma dormisse.

    Lelenco incompleto e maledettamente triste... Me ne scuso con i lettori, ma ci sono momenti incui quasi doveroso rattristarsi per poi reagire. Comunque citer anche due piccoli fatti positivi:

    la buona integrazione di un certo numero di stranieri, realizzata dal sindaco di RIACE, comune,tra laltro, vicino a Rosarno; la proiezione, al cinema Massimo di Torino, nellambito della rassegna sotto18, delcortometraggio di Laura Alinovic Io, la mia famiglia rom e Woody Allenin cui la giovane

    autrice coniuga il rispetto per le sue origini con il suo diritto ad aspirare ad un futuro diverso daquello tradizionale. Vorrebbe divenire regista, speriamo che ci riesca brillantemente!

  • 7/26/2019 Rivista_Febbraio_2010

    7/32

    7empi di fraternit

    Febbraio 2010

    OSSERVATORIO

    Tre referendum suambiente e lavoro

    Incidenti sul lavoro

    Ora, per il 1 marzo, si sta organizzando via internet (e non solo) uno sciopero dei migrantisullesempio di ci che avviene in Francia e che avvenuto negli USA nel 2006 da parte degliispanici. Ci sono delle difficolt (paura di essere arrestati, problemi posti alle badanti dalle particolaricaratteristiche del loro lavoro, limiti della separatezza tra lavoratori...), tuttavia laugurio che losciopero riesca ed ottenga tutta la solidariet possibile da parte degli italiani democratici.

    Clima e dintorniIl precedente argomento ha preso molto spazio, ma... gli era dovuto!Veniamo ora al dopo Copenaghen. I prossimi incontri internazionali sul clima e sulla limitazionedelle emissioni di gas serra saranno a Bonn nel prossimo giugno e in Messico a dicembre. Nellattesami sembra molto utile operare per la presa di coscienza dellestrema importanza del problema eseguire alcune indicazioni contenute in un articolo di Riccardo Petrella apparso sul Manifestodello scorso 3/1. Il vertice si concluso con un documento generico approvato solo da 4 grandi

    potenze, senza impegni precisi, senza lUE e con laperta opposizione di molti paesi del sud delmondo, che saranno pi duramente colpiti dal riscaldamento globale. Secondo Petrella, la societcivile mondiale dovrebbe denunciare i limiti della visione dei governi potenti riguardo a: abbandonodel protocollo di Kyoto, mercificazione dellaria, dellacqua, della terra e del sole, monetizzazionedelle foreste e mantenimento dei diritti di propriet intellettuale sul vivente. Dovrebbe poi elaborare

    un piano proprio per poi cercare di influenzare e modificare positivamente i prossimi vertici elanciare lorganizzazione di unAssemblea costituente mondiale che definisca le linee di un pattomondiale del vivere insieme allinsegna del motto: Salviamo la vita ed il pianeta. Lassemlea,oltre a chiedere la drastica e urgente riduzione delle emissioni, dovrebbe affermare il carattere diBeni Comuni non mercificabili e tanto meno brevettabili di aria, acqua, terra, sole e materialevivente nellanno dedicato dallONU alla biodiversit. Il World Political Forumpresieduto daGorbaciov potrebbe dare il suo sostegno. Il Parlamento europeo, che rappresenta ben 570 milionidi cittadini, dovrebbe avere un ruolo ed un peso pi rilevante nelle decisioni. LItalia finora haavuto a Copenaghen una presenza irrilevante, anzi in sede UE ha avuto, insieme alla Polonia, ildemerito di chiedere una pi debole riduzione del livello di emissioni. Occorrerebbe promuovereuna forte Coalizione per i beni comuni con lo scopo di cambiare gli orientamenti del nostrogoverno (compito ahim difficilissimo) e sarebbe necessaria la forte partecipazione del mondodel lavoro e delleducazione a tutte le iniziative di mobilitazione e sensibilizzazione.

    In Italia in atto la raccolta firme per 3 referendum abrogativi, due dei quali riguardano lambiente:contro la privatizzazione dellacqua e contro la costruzione di nuove centrali nucleari.Il terzo riguarda la legge 30 che sancisce la legittimit del precariato nel lavoro. La questione dellavoro in tempo di crisi complessa e drammatica e si intreccia con tutte le altre questioni sultappeto. Qui vorrei notare solo due cose: la disoccupazione, specialmente al Sud, favorisce lacriminalit organizzata, i ritmi di lavoro veloci e competitivi (!) provocano spesso tragici incidenti.Rimedi radicali sono dunque indispensabili. Ad esempio, Termini Imerese non deve chiudere esarebbe saggio prendere in considerazione, tra le altre possibilit, anche la proposta dellIDV:acquisto da parte della Regione ad un prezzo simbolico, organizzazione di una nuova gestione e

    produzione di auto ecologiche da immettere sul mercato regionale.

    Tra gli incidenti tragici sul lavoro ricorder quello verificatosi al porto di Genova il 24 dicembre:la morte del giovane portuale Gianmarco Desana schiacciato da un carico. I compagni del giovane

    hanno dichiarato che in 5 anni ci sono state 19 vittime e nel 2007 249 infortuni. Le cause vannocercate nei tagli dei tempi di carico dovuti alla concorrenza e la stanchezza di chi accetta due turnidi lavoro consecutivi per guadagnare un po pi di 1.300 euro lordi mensili.

    Lavoro e costituzioneGli attacchi alla Costituzione da parte dellattuale governo sono tanti e pericolosi e richiederebbero,a parere mio e di ben pi autorevoli personalit, una netta opposizione a qualsiasi modifica siaalla prima che alla seconda parte, in attesa di tempi e situazioni migliori. I pericoli per la democraziae per lindipendenza della magistratura sono messi in rilievo da pi parti, i pericoli per i pielementari diritti dei lavoratori appaiono meno evidenti perch, quando il ministro Brunetta haattaccato larticolo 1 e tutti i fondamenti della prima parte della Carta, non stato apertamenteappoggiato da altri esponenti della maggioranza. Occorre per molta vigilanza perch la volontdi cambiare in peggio tutto lassetto reale e si sta gi concretizzando. In questo quadro risultano

    molto importanti, tra le altre, due iniziative del popolo violain difesa appunto della Costituzione:quella tenutasi il 31 gennaio davanti alle prefetture e quella nazionale che si terr il 6 marzo.

  • 7/26/2019 Rivista_Febbraio_2010

    8/32

    8 empi di fraternit

    Febbraio 2010

    TEMPI DI SORORIT

    di LidiaMaggi

    La Bibbia e le donne, una relazione difficile

    Mi capita sempre pi spesso di leggerela Bibbia, il nostro libro sacro, il co-

    dice culturale dellOccidente, condonne che, pur non riconoscendosi nella fedecristiana, si avvicinano con fascino e timore aquesto Testo. Percepisco, durante i nostri in-contri di lettura, tanti sentimenti aggrovigliati.Si passa dallo stupore nello scoprire che, in uncontesto patriarcale, alcune donne diventano

    protagoniste fino ad essere messaggere del di-vino per arrivare allo scoramento, alla rabbiadi fronte a racconti terribili di abusi e violenzesulle donne.

    Queste reazioni contrastanti, dallentusiasmo

    alla rabbia, sono motivate dal testo stesso, maanche da una sua lettura frettolosa, se non ap-

    prossimativa.La Bibbia, nonostante sia un best seller tra-

    dotto in quasi tutte le lingue, ancora un librosconosciuto e per questo silente.

    La Bibbia e le donne,un destino comune

    C una singolare comunanza tra ci che suc-cesso alla Scrittura e la vicenda delle donne o,almeno, di quelle allinterno delle chiese.

    Unanaloga condizione le accomuna, nel benee nel male. Come da una chiesa primitiva, incui trovavano espressione una pluralit di mi-nisteri e di doni che coinvolgevano uomini edonne, si passati ad unorganizzazione eccle-siale in cui i ministeri sono stati accentrati e ledonne sempre pi marginalizzate, cos anchela Scrittura ha vissuto una medesima parabola.Da Parola consegnata ad una comunit tutta

    profetica divenuta libro sequestrato, Parolain esilio. Solo pochi decenni fa, prima del Con-cilio Vaticano II, per molti credenti la Bibbia

    era considerata il libro dei protestanti, da nonleggere senza la mediazione, il permesso del

    magistero. Dunque, donne e Scrittura, accomu-nate in unanaloga vicenda di riduzione al si-

    lenzio, sono passate dalla libert evangelica alsospetto ecclesiastico.

    Bibbia e donne,una convivenza difficile

    Oggi, quel silenzio calato pesantemente per se-coli, sembra infranto. Nelle chiese si parla mol-to delle donne, anche se in termini del tutto ge-nerici, riferendosi a presunte qualit femminili,ragionando di vocazioni femminili. Persino nel-lanno ministeriale le donne hanno trovato un

    po di fiato per questionare quel modo di vivere

    il sacerdozio cos segnato dallidentit di gene-re e totalmente precluso alle donne.

    Il discorso, per forza di cose, ritornato anchesulla Scrittura e sul suo rapporto con le donnegiudicato per lo pi problematico. Alcune de-nunciano la Bibbia come testo androcentrico,

    portatore di unideologia patriarcale. Difficilenegare del tutto questo giudizio. Ma, nello stes-so tempo, appare una forzatura del testo legger-lo unicamente con una tale ermeneutica del so-spetto. Rotta la cappa di silenzio, il rischio

    quello di fermarsi al sentito dire, senza cercaredi compiere un intelligente atto di lettura di quel-la complessa narrazione.

    Dal silenzio subitoalla scelta del silenzio

    Se ci limitiamo ad esprimere giudizi fondati sulsentito dire, o che imprigionano la narrazione

    biblica al contesto patriarcale dove sorta e si radicata, le donne si troveranno, di nuovo, co-strette al silenzio. Certo, sar un silenzio non

    pi subito ma consapevole, frutto di una scelta

    fatta nei confronti di un testo ritenuto illeggibi-le, irricevibile da parte del mondo femminile.

  • 7/26/2019 Rivista_Febbraio_2010

    9/32

    9empi di fraternit

    Febbraio 2010

    Ma pur sempre silenzio. E a prezzo di una pococritica sottovalutazione di un Libro che vieneletto dai credenti come Parola di Dio e dallin-tero Occidente come il grande codice dellediverse espressioni artistiche.

    Con la Bibbia noi donne, volenti o nolenti,dobbiamo confrontarci ma dobbiamo farlo se-riamente!

    Prendere sul serio le Scrit tureSe fuoriusciamo dai giudizi frettolosi, potremo

    provare a dare credito alla Scrittura, senza perquesto rinunciare allonest intellettuale. Inizie-remo a fare i conti con un libro che reclama, a

    pi riprese e con avvincente ironia, che le ven-gano restituiti i lineamenti del proprio volto. Unarecriminazione a cui le donne non possono ri-

    manere indifferenti. Perch, finora, il volto del-la Scrittura stato sostituito da una sua carica-tura: una distorsione in cui i tratti femminili sonostati resi silenti e i tratti maschili sono statienfatizzati, esasperati. giunto il tempo di aprirequesto libro, di ascoltarlo al di l delle secolariinterpretazioni (impossibile saltarle, ma anchenon contestualizzarle, non porle in tensione traloro), alla ricerca del volto, anzi, dei volti di quellibro al plurale. Unoperazione appena iniziata,che necessita di tempi lunghi. solo da pochidecenni che noi donne abbiamo ripreso in mano

    le Scritture, re-imparando a leggerle non senzauna certa fatica, come persone che, a lungo esi-liate da questa terra, sentono lo spaesamento cheil ritorno provoca, percepiscono un vero e pro-

    prio disorientamento in questo panorama nuovoe complesso.

    Il filo rosa della BibbiaIstintivamente la nostra ricerca si volger a co-gliere i tratti femminili del volto delle Scritture,ad individuare nelle pieghe del testo quanto parlail linguaggio delluguaglianza e della differen-

    za. Ma, subito, sorge la domanda: perch cer-chiamo questi volti? Quale preoccupazione cimuove? Non siamo ingenue: per questo, dopo i

    primi momenti di entusiasmo, quando il mondobiblico compare ai nostri occhi sotto una nuovaluce, sorge il sospetto della lettura interessataed autoreferenziale, unicamente preoccupata chele donne possano acquisire riconoscimento ediritti. Lesigenza, di per s, non certo sba-gliata o ingiustificata. Ma la narrazione attestatain quel libro parla di un Messia che si fa picco-lo, fino a lasciarsi ammazzare. Una lettura

    rivendicativa appare fuori luogo, almeno in pri-ma battuta. Se latto di lettura delle donne si li-

    mita alla ricerca di giustificazioni per vedersigarantite quote rosa nella societ come nellechiese, se tutto si riduce allo stabilire una parcondicio tra uomini e donne nelle strutture digoverno (laico o religioso), la lettrice intelligente

    non pu non cogliere il pericolo del fraintendi-mento, riconoscendo che questa non lautenti-ca posta in gioco. Questultima risulta esseremolto pi alta, di tipo teologico. Essa consistenel restituire a Dio alcuni tratti del suo volto chegli esseri umani, da sempre preoccupati di cer-care nel divino unicamente conferme di ci chesono, hanno ignorato.

    Quale Dio?Quale Dio fa la sua comparsa tra le pagine dellaBibbia? Quale volto divino emerge dal mondo

    delle Scritture? lo stesso a cui noi prestiamofede? C sovrapposizione tra la Parola delleScritture ed il nostro abituale immaginario reli-gioso? Oppure questultimo frutto di sempli-ficazioni interessate, di riduzioni umane, trop-

    po umane?La Scrittura stessa ci mette in guardia da que-

    sto rischio, distinguendo il Dio vivo e vero dal-lidolo. La questione dellidolatria non ponesolo un problema teologico: essa sta ad indica-re una deriva antropologica; riguarda il nostromodo di vivere. come se a chi legge quel li-

    bro venisse detto: dimmi chi il tuo Dio e tidir chi sei.

    Il nostro andare alle Scritture alla ricerca deitratti femminili del volto divino finalizzato,certo, ad interrogarci su come noi donne pos-siamo sostenere un nostro protagonismo allin-terno delle comunit cristiane, ma, soprattutto,a porci la domanda su quale Dio noi procla-miamo; a verificare se non stiamo commetten-do un peccato di idolatria, rendendo graniticoed unilaterale il nostro Dio.

    Mi auguro che il silenzio intorno al testo

    biblico e alle donne nella chiesa si infranga,che tornino a parlare le voci di quella nube ditestimoni femminili che nella Bibbia racconta-no le meraviglie di un Dio madre e padre. Chead ogni donna, attraverso lascolto della vocedi Dio, sia dato di riscoprire il proprio postonella chiesa e nel mondo. Che dovunque, nelle

    parrocchie, nelle case o nelle biblioteche na-scano gruppi di donne disposte a riprendere inmano la Bibbia e a confrontarsi seriamente conessa. Strapperanno cos al silenzio la voce fem-minile di quel Dio che, nella Scrittura, si rivela

    proprio attraverso il dialogo tra sguardi diversie nella pluralit di generi.

  • 7/26/2019 Rivista_Febbraio_2010

    10/32

    10 empi di fraternit

    Febbraio 2010

    SERVIZIO BIBLICO

    di FrancoBarbero

    Tratto dahttp://

    donfrancobarbero.blogspot.com/

    DOVE VOLGERE LO SGUARDO?

    Ges che era un maestro laico, credente in Diocome gli ebrei del suo tempo, inserito nellascia dei profeti, aveva imparato ad usare bene lasua libert dentro la sua stessa comunit credente.

    Infatti...

    Non dimentichiamo che Ges non si mai fattocristiano. un profeta di Israele. Il cristianesi-mo nasce molto pi tardi come religione sepa-rata dallebraismo.

    Ebbene, dentro lesperienza ebraica di queltempo e dei secoli successivi esiste un fattoestremamente originale e positivo: la libert di

    parlarsi direttamente, di correggersi, di resistersi

    a viso aperto.Ges, nato in questa tradizione e cresciuto allascuola di un profeta come il Battista, che avevala lingua pi affilata di un coltello, usa con gran-de coraggio questo metodo della discussione

    perch le eredit amate vanno tenute vive neldibattito, anche nello scontro.

    Ges in tutto questo esprime il suo grandeamore per la fede ebraica, il suo attaccamento

    profondo alla Torah che viene sporcata dallenostre sozzure e dai nostri calcoli. Andatevi aleggere un momento in Isaia, in Geremia, in

    Ezechiele, in Malachia che cosa scrivono que-sti profeti contro i sacerdoti, i falsi profeti, i capi

    Diceva loro mentre insegnava: Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in

    lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi

    posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e ostentano di fare lunghe preghiere;

    essi riceveranno una condanna pi grave. E sedutosi di fronte al tesoro, osservavacome la folla gettava monete nel tesoro. E tanti ricchi ne gettavano molte. Ma venuta

    una povera vedova vi gett due spiccioli, cio un quattrino. Allora, chiamati a s i

    discepoli, disse loro: In verit vi dico: questa vedova ha gettato nel tesoro pi di tutti

    gli altri. Poich tutti hanno dato del loro superfluo, essa invece, nella sua povert, vi

    ha messo tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere.

    (Marco 12, 38 - 44)

    del popolo, i padri, i giudici, le autorit di ognigenere.

    A leggere quei passi, spietatamente polemicie maledicenti, tremano le vene. Ma questa ca-pacit autocritica che lEbraismo qualche voltaesprime a tal punto che sembra uno sbranarsi

    pi che un parlarsi, che spesso si riveste di in-vettive pungenti e feroci, costituisce anche unagrande risorsa. Per preservare la fede nella suagenuinit a volte necessario resistersi a visoaperto. A volte c molto pi amore in un con-flitto dichiarato, che mira a smascherare le no-stre deviazioni e infedelt, che non in certi lin-guaggi felpati.

    Spesso ci pu essere pi amore nella denun-cia coraggiosa, nel dibattito anche accaldato eirriverente, che non nei silenzi della vergo-gna, nei silenzi della vilt.

    Se veniamo alla nostra realt ecclesiale dob-biamo purtroppo constatare che c troppa ob-bedienza.

    La tragedia della nostra chiesa che abbiamospesso perso la libert di pensiero e di parola enon siamo cresciuti nella capacit di esprimerei nostri dissensi.

    Dentro le nostre storie comunitarie abbiamo

    forse un problema comune: come mantenere altala volont e la possibilit del dissenso forte e

  • 7/26/2019 Rivista_Febbraio_2010

    11/32

    11empi di fraternit

    Febbraio 2010

    SERVIZIO BIBLICO amoroso? Come non vedere nel dissenso unalotta contro la nostra tradizione, ma il desideriocostruttivo di partecipare al suo costante rinno-vamento, alla sua costante riconduzione alles-senziale?

    Come lasciarci guidare dallamore, dal desi-derio alimentato alle sorgenti bibliche di parti-re sempre dalla conversione di noi stessi quan-do ci sentiamo in dovere di pronunciare paroledure dentro le nostre esperienze comunitarie?

    Io vorrei imparare ogni giorno a tenere i cuo-ri vicini anche quando i pensieri sono lontani.

    Vorrei lasciarmi cambiare dallazione di Dioquando, pronunciando parole severe che sentoil dovere di dire, rischio di non farlo con suffi-ciente amore.

    Ma so anche che, nella mia vita, qualche vol-

    ta ho taciuto: non era amore, era la mia vilt, lamia poca disponibilit ad accettare alcuni con-flitti, la mia paura delle conseguenze.

    Facciamo fatica a diventare persone respon-sabili.

    Donna povera vedova

    Dal versetto 41 lo scenario cambia. Nel luogodel culto ufficiale giudaico Ges trova una per-la che addita allo sguardo e al cuore dei disce-

    poli intenti ad altri panorami: Maestro, guardache pietre e che costruzioni (Marco 13,1).

    La studiosa cattolica Clementina Mazzucconella sua preziosa Lettura del vangelo di Mar-

    coannota: Questa vedova si rivela pienamentein sintonia con il pensiero e la volont di Ges,come gi era avvenuto con la suocera di Pie-tro... Ma in lei c qualcosa di pi grande, perchsi comporta cos senza aver ricevuto alcun be-neficio da Ges, anzi senza neppure conoscer-lo, semplicemente ispirandosi alletica giudaicae alla sua coscienza. N avr da Ges, in quelmomento, quel riconoscimento diretto. Questa

    vedova dimostra lenorme potenzialit positivadella religione giudaica vissuta con semplicitdalle persone comuni, sopratutto dai poveri, ed contemporaneamente figura di tutti coloro chefanno la volont di Dio e dimostrano una fratel-

    lanza con Ges, senza conoscere Cristo e il cri-stianesimo (ivi, pag. 140, Zamorani Editore).Ges richiama i discepoli a guardare nella giu-

    sta direzione.Giustamente le teologie femministe hanno

    valorizzato questa donna come testimone diuna fede a tutta prova.

    Tutti i particolari del racconto mettono in ri-lievo il cuore di questa donna, la sua smisura-ta fedelt.

    Io mi sento particolarmente sollecitato dal ri-chiamo di Ges. Per me, nel paesaggio politico

    ed ecclesiale, sempre pi determinante guar-dare al mondo dei pi deboli. Non perch i po-veri e le persone emarginate siano dei santi, ma

    perch esse spesso danno voce a Dio, costitui-scono lo spazio in cui Dio si manifesta.

    Negli anni anche allinterno della mia comu-nit i miei punti di attenzione e di riferimentoevangelico non sono pi gli animatori e le ani-matrici, ma le persone pi semplici e marginalidellesperienza stessa.

    Ho cambiato la direzione del mio sguardo.

    Ti pregoO Dio di Abramo, di Sara, di Rebecca, di Ges:vorrei che mi accompagnassi a partire sempreda Te, dalla lampada ardente della Tua Parola e,come ha fatto Ges, proprio sulle sue tracce,legare sempre di pi la mia vita allorfano, allavedova, allo straniero.

    ancora l, dentro queste vite comuni fra-gili e minacciate, esposte al gelo della miseria edellabbandono, che Tu parli ai cuori e compile Tue silenziose meraviglie.

    Tuon la terra

    ed url il vento,

    il fuoco arse le messi

    ma tu non ceri....

    Al soffio dolce

    della brezza tra i rami

    Isaia ti riconobbe...

    Nel silenzio lincontro

    libero e amico,

    una la tua parola

    molteplice lascolto:

    diverso e nuovo

    in ogni tempo,

    in ogni luogo

    il tuo amore,

    un solo coro

    nelle diverse note.

    Il tuo amoredi Adolfo Brunati

  • 7/26/2019 Rivista_Febbraio_2010

    12/32

    12 empi di fraternit

    Febbraio 2010

    LAssociazione per gli studi giuridici sullimmigra-zione prende posizione sui fatti di Rosarno con unduro documento dal titolo La tolleranza della

    schiavit in Italia deve cessare,dove si accusa lattualeMinistro dellInterno Maroni di inadempienze addebitabilisoprattutto alla sua personale responsabilit politico-ammi-nistrativa, essendo stato lui stesso Ministro del Lavoro dal2001 al 2006 ed essendo Ministro dellInterno dal maggio2008, ma anche lattuale Ministro del Lavoro e delle Poli-tiche Sociali Sacconi che, secondo lAsgi, non avrebbe datodalle sue dichiarazioni nessuna indicazione pratica con-creta (lintero documento consultabile sul nostro sitowww.tempidifraternita.it). A questo proposito abbiamoparlato con lavvocato Guido Savio, esponente di Asgi.

    Avvocato, perch nessuna autorit si mai preoccu-

    pata delle condizioni di illegalit totale in cui il lavoro

    a Rosarno veniva svolto? Perch tutti gli amministra-

    tori si sono sempre girati dallaltra parte, facendo fin-

    ta di non vedere?

    C un problema innanzitutto di grossa tolleranza, o me-glio ancora di omissioni di controllo, in ordine al mercatodel lavoro nero.

    Esso riguarda sia il bracciantato agricolo nelle regioni

    del meridione dItalia, in particolare in quelle regioni dovelassenza dello Stato maggiore e dove maggiore anchela presenza della criminalit organizzata, sia anche tutto ilsettore delledilizia. Questultimo lo troviamo non soltan-to nel meridione dItalia: se camminiamo per Torino edalziamo lo sguardo verso un ponteggio, vediamo che peril novanta per cento quelli che ci stanno sopra sono lavo-ratori stranieri.

    Credo che questa tolleranza sia politica, in quanto il la-voro nero rappresenta una grossa fetta delleconomia som-mersa italiana. Ed esiste una saldatura tra le politiche dichiusura degli ingressi legali, da sempre perpetrata ma che

    incentiva gli ingressi illegali. Di conseguenza, nel nostroPaese abbiamo parecchia manodopera a basso costo che

    Il problema sono le omissioni di controllo del lavoro neroPresa di posizione dellAsg i a partire dai fatti di Rosarno - Parla un esponente dellassociazione

    di Davide Pelanda

    pu essere tranquillamente sfruttata dal mercato del lavo-ro criminale, che pu essere sia il lavoro nero che quellolegato ad attivit delinquenziali: la malavita quindi cheassolda spacciatori maghrebini, piuttosto che minori, piut-tosto che altri perch sono a basso costo, ritenuti per certiversi meglio di quelli italiani.

    Da sempre hanno chiuso gli occhi, come noi abbiamoevidenziato nel nostro documento. Certo; Maroni ha ra-gione quando dice che sono situazioni dove non si maifatto niente. Egli per dimentica che dal 2001 al 2006 stato Ministro del Lavoro, quello che doveva mandare gliispettori del lavoro nei campi, nelle tende agricole a veri-ficare la manodopera. Ma che stato inadempiente. E cisecondo me da mettere in luce.

    Il famoso Pacchetto Sicurezza allora stato efficace

    in questa situazione oppure no?

    Dei Pacchetti Sicurezza ormai ci siamo abituati: ne esco-no almeno uno o due allanno. Nellultimo, quello dell8agosto del 2009, si inserisce il nuovo reato: ingresso esoggiorno illegale in Italia, comunemente chiamato reatodi clandestinit. Sostanzialmente dice che stare in Italia un illecito penale. Non si traduce per in arresto e con-danna a pena detentiva, per la semplice ragione che si in-

    taserebbero le galere e i tribunali pi di quanto gi sianointasati. Anche se allinizio il progetto legislativo preve-deva larresto da uno a quattro anni di reclusione. Hannopoi fatto due conti e si so chiesti: dove li mettiamo? Si pensato allora di dare unammenda da 5 a 10 mila euroche poi viene sostituita con lespulsione.

    Se uno straniero, vittima di uno sfruttamento e che dor-me sotto i ponti, va a fare una denuncia verso il suo datoredi lavoro e parla del caporalato, gli viene detto: bene, tunon hai il permesso di soggiorno e quindi ti espello in viaamministrativa e comunque ti denuncio per questo reato eti becchi questaltra espulsione.

    Il rischio che la persona denunciante venga speditafuori dallItalia molto prima che questa sua denuncia ab-

    IMMIGRAZIONE

  • 7/26/2019 Rivista_Febbraio_2010

    13/32

    13empi di fraternit

    Febbraio 2010

    bia compiuto liter dindagine per individuare il respon-sabile. E se la parte offesa viene espulsa, che prove si hannoper mandare a giudizio il datore di lavoro? Nessuna. E aquel punto anche la denuncia scivola sui binari dellarchi-viazione: non ci sono prove sufficienti per condannare il

    datore di lavoro. Le pene poi non sono gravissime: undatore di lavoro che assume uno straniero privo del per-messo di soggiorno che gli consenta di lavorare punitocon la reclusione da sei mesi a tre anni e con una multa di5 mila euro senza arresto obbligatorio.

    Se una persona invece non ubbidisce allordine di an-dare via dallItalia punito con la reclusione da uno aquattro anni e con arresto obbligatorio. Ci vuol dire che pesantemente sanzionato lessere clandestino e non averubbidito allordine di andarsene dallItalia piuttosto cheassumere manodopera in nero e senza permesso di sog-giorno. Dopodich se assumo dei lavoratori in nero ho

    delle multe perch non pago contributi, ecc... Se per lapersona straniera e non ha il permesso di soggiorno, ol-tre a questo tipo di sanzione amministrativa commettoanche il reato che le ho detto prima.

    A meno che non si faccia, come noi suggeriamo, un buonuso di una norma, prevista nel Testo Unico dellImmigra-zione, che larticolo 18 e che normalmente viene appli-cato per situazioni di grave sfruttamento a fini sessuali,ma che non il solo ambito di applicazione: possiamoapplicarlo anche nei casi di sfruttamento lavorativo o ac-cattonaggio, cio per ogni forma di sfruttamento.

    Esso dice che se la persona o anche i servizi socio-assistenziali o altri enti che sono abilitati e iscritti ad unapposito albo (ad esempio a Torino c il Gruppo Abeleo lUfficio per la Pastorale dei migranti) denunciano lacosa, possono proporre al questore un percorso di inse-rimento sociale. In quel caso viene rilasciato un permes-so di soggiorno per motivi umanitari, in realt un per-messo di soggiorno per protezione sociale. Nellultimogoverno Prodi cera stata una proposta dellex Ministrodella solidariet sociale Ferrero che voleva proprio esten-dere questa disposizione anche allambito dello sfrutta-mento lavorativo. Va detto che c una scarsa sensibilitda parte delle questure e anche della magistratura, masoprattutto nelle Questure. Potrebbe invece essere una

    via duscita utile.

    Proprio nel vostro documento voi indicate un effettivo

    rilascio e rinnovo dei permessi di soggiorno da parte di

    tutte le Questure entro il termine di 20 giorni dalla pre-

    sentazione della domanda, indicato dallart. 5 del testo

    unico delle leggi sullimmigrazione: molti stranieri, an-

    che lavoratori a Rosarno, attendono per mesi o addirit-

    tura per anni che lamministrazione della pubblica si-

    curezza adempia a tale obbligo e nel frattempo a causa

    di queste inadempienze, a loro non imputabili, vivono

    in condizione giuridicamente precaria.

    Noi diciamo che i permessi di soggiorno vengono rila-sciati con notevole ritardo. Addirittura nelle grandi Que-

    sture spesso accade che vengano rilasciati i rinnovi quan-do sono gi scaduti. La legge sullimmigrazione dice cheil rilascio deve avvenire entro 20 giorni. Se questo termi-ne viene violato non succede niente, non c nessuna san-zione, se si arriva a 40 giorni o pi non succede niente.

    Il meccanismo si inceppato per un motivo molto sem-plice. Dal 1998 al 2002, dalla Turco-Napolitano alla Bossi-Fini, i permessi di soggiorno avevano durata quadriennale.Dal 2002 il lavoratore a tempo indeterminato ha un per-messo di soggiorno non pi di quattro ma di due anni.Questo vuol dire che si sono raddoppiati i carichi di lavo-ro nelle Questure, che non hanno del personale in pi,quindi aumenta il carico di lavoro sullapparato burocra-tico dellamministrazione che gi cos disastrato.

    A ci si aggiunge ancora una ulteriore questione cheforse non tutti sanno: da qualche tempo stato introdottoil permesso di soggiorno elettronico, tipo bancomat che

    viene stampato a Roma. Supponiamo che io mi chiamiGuido Savio e mi rilasciano un permesso di soggiornocon su scritto Guido Savi. Mi reco in Questura e segnaloche qui il mio cognome sbagliato. Quando il permessoera cartaceo, il funzionario metteva il timbro e lo correg-geva e magari dopo due ore il permesso di soggiorno cor-retto cera. Adesso che tutto elettronico la correzionenon pu avvenire seduta stante: lo si deve rispedire a Romadove viene ristampato correttamente e deve ritornare allaQuestura di Torino dove io rifar la coda. Tutto ci allun-ga i tempi.

    Ovviamente dove le Questure sono pi piccole e ci sonomeno richieste si riesce a stare nei termini ragionevoli,ma pi si va in quelle delle grosse citt dove il carico dilavoro maggiore, pi si aspetta, arrivando anche a 5-6-8mesi, un anno di attesa.

    Adesso sembrerebbe che sia stata diramata una nuovacircolare dove si dice che i permessi di soggiorno si devo-no fare in tempi pi brevi. proprio nelle news di stamat-tina (14 gennaio 2010 ndr): Tempi pi rapidi per il rila-scio del permesso di soggiorno elettronico; apriamo que-sta notizia e leggiamo: Nuova procedura e nuove risorse,gli uffici postali convocheranno gli stranieri presso leQuesture. Il sito internet della Polizia di Stato annunciache grazie ad una nuova procedura i permessi di soggior-

    no in formato elettronico dovrebbero essere rilasciati in45 giorni.

    Ad aggravare questi ritardi c un ulteriore aspetto. Ri-cordo che quando cera il governo Prodi, al fine di evitarecode di notte davanti alle Questure, si era fatta una con-venzione tra Ministero dellInterno e Poste Spa per cui lostraniero ritirava un apposito kit alla Posta con le doman-de di rilascio e di rinnovo del permesso di soggiorno. Iltutto veniva svolto per via postale. Peccato per che lePoste fossero un disastro: il tutto costava di pi al singolocittadino, mi pare si passasse dai 35 ai 70 euro circa. Chici guadagnava di pi per erano le Poste Spa. E poi basta-

    va purtroppo che le domande non fossero scritte bene peri lettori ottici e la domanda non veniva accolta.

  • 7/26/2019 Rivista_Febbraio_2010

    14/32

    14 empi di fraternit

    Febbraio 2010

    NELLE RISTRETTEZZEDELLE GALERE

    Rubrica a cura diRistretti OrizzontiDirettore:Ornella FaveroRedazione:Centro Studi diRistretti OrizzontiVia Citolo daPerugia n. 35 -35138 - Padova

    e-mail: [email protected]

    Giustizia: il Capodanno con Pannellaapre i cancelli della galera

    Di mattine e pomeriggi in carcere ne hopassati tanti, da pi di 12 anni faccio ungiornale con una redazione di detenuti evolontari, dunque la galera la conosco e la fre-quento. Ma una notte dentro non lavevo ancorapassata, e tanto meno LA NOTTE per eccel-lenza, quella di Capodanno. E invece lidea venuta a uno che la fantasia, viva e pulsante, pertrovare forme nuove per parlare di un tema pocoappetibile come la galera, ce lha ancora.

    Tutto cominciato il giorno prima, mercoled,con una telefonata di Rita Bernardini, parlamen-tare radicale: Pannella vuole passare il Capodan-no nella Casa di Reclusione di Padova. Non hopensato neanche per un attimo a uno scherzo,conosco Pannella quel che basta per sapere che uno che le cose le dice e le fa, quello che nonpensavo che nel giro di poche ore arrivasserole autorizzazioni necessarie dal Ministero e an-che la disponibilit del direttore, SalvatorePirruccio, a sacrificare la sua festa in famigliaper Pannella e soprattutto per tenere viva lat-

    tenzione sul disastro delle carceri, sovraffollatecome non lo sono state mai.

    Cenone alle cinque del pomeriggioe a letto alle nove

    Arriviamo davanti al carcere la sera del 31, allesette, Marco Pannella, Rita Bernardini, io,Michele Bortoluzzi di Radicali Italiani, ilconsigliere regionale del Partito DemocraticoGiovanni Gallo e un tecnico di Radio radicale.Ci accolgono il direttore e il commissario dellaPolizia Penitenziaria, poi cominciamo questo

    strano tour partendo da una piccola sezione, ilPolo universitario. Con tutta la mia esperienza

    di carcere ancora immaginavo che almenolultimo dellanno le persone detenute, anche sedavvero hanno poco da festeggiare, passasserola serata con i blindati delle celle aperte, cenandomagari a unora decente.

    E invece no, arriviamo che stanno gi peressere rinchiusi a doppia mandata, il cenonelhanno fatto alle cinque del pomeriggio, comein ospedale. Il nostro arrivo scombussola tutti ipiani, o meglio uno solo, quello di cacciarsi aletto e dimenticare che in ogni altra parte delmondo si fa festa. Ci sediamo a tavola, mentre aoccuparsi della cucina Gianluca, il dottore, lochiamano tutti cos per rispetto alla professioneche faceva prima di diventare un detenuto.Questa sera tutti tirano fuori il cibo che dovevaservire al pranzo del primo dellanno, e con iloro fornelletti da campeggio ci improvvisano uncenone classico, cotechino e lenticchie. Eanche un dolce sontuoso, cos nemmeno noiospiti dobbiamo rinunciare ai festeggiamenti,tranne Marco Pannella, che non tocca cibo perch

    ancora una volta e pervicacemente in scioperodella fame.

    Lemozione di Sandro, trentaCapodanni di galera e il primo

    Capodanno quasi umano

    Mi colpisce lemozione di Sandro, uno deidetenuti della mia redazione: in carcere datrentanni, e non gli era mai capitato di starealzato cos tanto, n di vedere intorno a s perlultimo dellanno persone normali, la societcivile che entra in galera anche in una notte cos

    particolare. Io non so se siamo persone normali,n se esiste pi la societ civile, so che mi fa

    di OrnellaFavero

  • 7/26/2019 Rivista_Febbraio_2010

    15/32

    15empi di fraternit

    Febbraio 2010

    quasi star male che una cosa piccola come due ore di unasera speciale come Capodanno, passate respirando unpo di libert, possano emozionare e commuovere deidelinquenti. S, perch nessuno di loro si vuol far passareper quello che non , i reati li hanno commessi e nessuno

    li minimizza, ma nel nostro Paese una volta, quando hannoscritto la Costituzione, dicevano che le pene non possonoconsistere in trattamenti contrari al senso di umanit,quindi si ricordavano bene di avere a che fare con dellepersone, oggi la tendenza a dimenticarsene.

    Ecco perch lidea di Marco Pannella e Rita Bernardinidi essere qui con loro questa sera un modo straordinarioper riportare al centro dellattenzione non il problemacarcere, ma gli esseri umani che ci vivono accatastatidentro.

    Il profumo del pecorino albanese

    Elton e Gentjan, albanesi, mettono in tavola del pecori-no, ha un odore aspro di quelli che ormai difficile sen-tire, lha portato in questi giorni la mamma di Elton, ar-rivata dallAlbania con grandi difficolt per incontrare ilfiglio, in carcere da molti anni. Ricordo un articolo cheElton aveva scritto per il nostro giornale, quando rac-contava che da ormai pi di dieci anni ogni Capodannotelefona a casa perch la sua famiglia possa cos rinno-vare un rito che lo riporta per un po a festeggiare conloro: I miei genitori mettono sempre il vivavoce in modoche la mia presenza diventi pi forte e mi raccontano ipiatti preparati. Poi mi commentano in diretta ci che famio padre, che ha precedentemente aggiunto il mio po-sto alla tavola apparecchiata e ha riempito anche il miobicchiere di vino. Penso che adesso a Elton restanosolo due anni da scontare, si laureato con centodiecie lode, fra poco far la laurea specialistica, eppure quan-do uscir lo aspetta solo lespulsione.

    Agli stranieri non viene data nessuna seconda possibili-t, oggi tanti di loro non riescono a vedere pi un futuroda nessuna parte, non qui perch ormai siamo diventatiintransigenti con loro, proprio noi italiani con il nostroscarso senso della legalit, e neppure al loro Paese, per-ch dopo quindici, ventanni in Italia, l sarebbero pi stra-nieri che qui.

    Inizia un porta a porta da galera

    Marco Pannella questa sera, con i detenuti, parla anche diinformazione e racconta le difficolt che hanno sempreavuto i radicali per Andare in televisione a trasmissionicome Porta a Porta o Anno Zero.

    Ripenso alle sue parole quando verso le undici iniziamocon il direttore il giro delle sezioni: Pannella ottiene di faraprire tutti i blindati e comincia, con Rita Bernardini, unpaziente Porta a porta di quelli veri, una notte di autenticoascolto di sofferenze piccole e grandi, solitudine, angoscia.Quasi nessuno sta festeggiando, solo in lontananza si sente

    un botto provocato in una sezione da qualcuno che hadeciso di festeggiare comunque e con qualunque mezzo,

    e ha trovato a disposizione solo la bomboletta di unfornelletto da campeggio.

    Non sono ancora le undici dellultima notte dellanno equasi tutti stanno dormendo, vedo affacciarsi tra le sbarredei cancelli facce che non riconosco subito, poi mi

    chiamano e mi salutano sbalorditi e capisco che, per laprima volta, incontro i detenuti che vedo ogni giorno inredazione nellintimit della vita quotidiana. Lunico chetrovo sveglio Maurizio: seduto sul letto, con un computerdavanti e le cuffie in testa, sta sbobinando materiali per iprossimi numeri del nostro giornale, e mi sento quasi fierache ci siano persone che hanno deciso di usare il loro tempoper impegnarsi in qualcosa di utile, per informare gli altri,per scommettere su una possibilit di cambiamento chepassa per la cultura. Sbircio dentro le celle, e mi viene inmente che il Regolamento penitenziario ora le vorrebbechiamare camere di pernottamento. C da star male: in

    poco pi di nove metri quadri ci sono una branda singolae un castello, mi fermo alla cella di Marino, Davor eAlberto e vedo accatastate tre vite intere, tre ergastolaniche in quello spazio devono tenere insieme tutti i pezzi diesistenze rovinate. Mi offrono una camomilla, la accettovolentieri, mi prende lansia solo a provare a immaginarecosa significhi vivere cos per anni.

    Cosa vuol di re saper ascoltarela sofferenza degli altri

    Stiamo in galera fino alle quattro del mattino, attraversiamotutto il carcere, e nelle prime sezioni che visitiamo, il quintopiano e lAlta Sicurezza, riusciamo davvero a fermarci aogni cancello. Marco Pannella tra i detenuti un mito,tutti gli vogliono stringere la mano, vogliono ricordareinsieme qualche sua battaglia civile, qualche marcia perlindulto o protesta per le condizioni disumane dellecarceri. Rita Bernardini ascolta con pazienza e competenzaogni voce, e per lei si capisce che sono tutte storieimportanti: un detenuto solleva un labbro e ci fa vedereche non ha pi i denti, e lamenta che lAzienda sanitarianon gli vuole pagare la protesi; un altro racconta che gli morto da tre giorni un fratello e non potr andare al suofunerale, un terzo si fa portavoce di tutta la sezione AltaSicurezza per dire che non c lavoro, che hanno bisogno

    di lavorare, hanno pene lunghe e non possono pesare sullefamiglie.

    Mi colpisce una cosa rara e preziosa di due persone comeMarco Pannella e Rita Bernardini: la capacit di ascoltaree di far sentire le persone ancora vive e degne, appunto, diquellascolto, la combattivit, la conoscenza approfonditadei problemi del carcere, lattenzione a tutti, e in particolareanche a ogni agente che sta l a testimoniare quanto siaduro lavorare in condizioni di degrado e rischio. QuestoCapodanno rester nel ricordo di tutti il Capodanno dicarceri ormai al collasso in cui qualcuno, che le ritieneindegne di questo Paese, ha deciso di iniziare il nuovo

    anno rendendole con la sua presenza un po pi trasparenti,un po pi aperte, un po meno abbandonate.

  • 7/26/2019 Rivista_Febbraio_2010

    16/32

    16 empi di fraternit

    Febbraio 2010

    un teologo. Ma pi che un teologo VitoMancuso pu essere inquadrato come unlibero pensatore. Insegna teologia pres-so la Facolt di Filosofia dellUniversit Vita-Salute San Raffaele di Milano, un istituto laicodiretto dal filosofo e sindaco Massimo Cacciari,ma messo in piedi da un prete, lultraottantennedon Luigi Verz. Mancuso dunque insegna teo-logia in una universit laica, non in un semina-

    rio od in una facolt sotto legida del Vaticano.E ci indubbiamente influisce nel suo pensieroe nelle sue disquisizioni teologiche che sono pilibere.

    Editorialista deLa Repubblica, ai pi, per,Mancuso ricorda il libro Lanima e il suo de-

    stino, vero e proprio best-seller che ha avuto ilpregio di far uscire la teologia dai vecchi sacripalazzi vaticani e far conoscere le pieghe del-lanima anche a persone della strada, a casalin-ghe, ma anche ad astrofisici, scienziati delle piqualificate universit italiane. Un vero e proprio

    pregio quello di poter farsi capire dalle pi sva-riate categorie di persone.

    Lintervista che segue molto serena, pacatae rilassata. Ma anche molto schietta.

    Per chi conosce da vicino le opere di questoteologo ha capito che uno dei pregi di VitoMancuso il parlar chiaro, schietto, semplice(ma non banalmente) delle delicate tematiche te-ologiche. Un pregio che abbiamo colto anche inquesta intervista.

    Mancuso, pochi sanno che lei a 23 anni ha

    scelto la via del seminario diventando sacer-dote e che, dopo solo un anno, ha lasciato

    labito talare. Perch questa scelta cos re-

    pentina? Come stata vissuta?

    Ero entrato in seminario a 18 anni dopo il liceo.Ho fatto i cinque anni di Teologia, anni bellissi-mi, al termine dei quali, a 23 anni e mezzo, sonostato ordinato sacerdote dal cardinal Martini.Dopo un anno, a 24 anni e mezzo, ho capito chela vita sacerdotale non era per me.

    Mi avevano affidato una parrocchia, ma in re-

    alt avevo desiderato io andarci. Anche se i su-periori avrebbero voluto subito farmi continua-re gli studi, io avevo detto di no perch pensavofosse necessario almeno un po di contatto conla realt, e dissi che poi si sarebbe visto.

    Ed stato proprio il contatto con la realt, mol-to importante e decisivo per me. Capii infattidue cose: che la mia vera vocazione lo studioe che la vita sacerdotale, sia per quanto concer-ne la dimensione celibataria sia per la dimen-sione gerarchica, entrambe mi stavano strette.Lavrei dovuto capire prima che quella vita non

    era per me, ma... Di tutto ci ne parlai subitocon molta schiettezza ed apertura, mettendo dasubito in chiaro tutte le cose, al cardinale Martinied ai suoi collaboratori. La questione si svilup-

    p nel modo pi sereno possibile: continuai astudiare, dietro lincarico della diocesi, andai a

    Napoli anche se avrei dovuto andare a Roma.Martini prefer che studiassi da Bruno Forte doveho vissuto con lui per due anni prendendo la li-cenza in Teologia. L interruppi ogni forma diministero: continuai solo a studiare. Al terminedi questi due anni iniziai a lavorare nel cosid-

    detto mondo. Poi da Roma arrivata la dispen-sa, chiuso.

    Essere cattolici non significa esserlo come il papa

    Intervista a Vito Mancuso

    di DavidePelanda

    INTERVISTA

  • 7/26/2019 Rivista_Febbraio_2010

    17/32

    17empi di fraternit

    Febbraio 2010

    Pu dunque dire che lei un prete-sposato, anche se

    mi sembra essere del tutto al di fuori delle associazio-

    ni dei preti-sposati classiche che conosciamo.

    Non ho mai pensato ad iscrivermi a questi movimenti deipreti sposati perch non mi sento un prete, questo il

    punto. Tutto ci accadde perch per me lunica modalitche conoscevo di studiare teologia era quella di entrare inseminario, non c una universit di Teologia laica e nonci sono neanche figure di teologi laici, n tantomeno cera-no quando avevo diciotto anni. Quando manifestavo que-sto forte interesse, tutti mi dicevano che la mia strada eradi sacerdote delloratorio, della scuola, dicendomi ancheche questo era chiaramente un segno di vocazione. Hodei ricordi di cose bellissime, ho avuto ottimi insegnanti,da Ravasi, Sequeri, Buzzi che adesso il Prefetto dellaBiblioteca ambrosiana.

    E in famiglia come hanno preso questa sua decisionedi entrare in seminario e poi la fuoriuscita da esso?

    Male, male. Male lentrata e male luscita. Mio padre nonvoleva assolutamente che entrassi in seminario. Poi, unavolta dentro, non voleva che ne uscissi lasciando labitocon tutti i traumi che ne conseguono. Un po di pensieri,come detto da parte di mio padre soprattutto, ci sono sta-ti. La cosa si spense abbastanza presto, iniziai poi a lavo-rare e i risultati si sono presto visti.

    In che rapporti ora con la gerarchia ecclesiastica

    cattolica? Soprattutto per ci che scrive?

    La gerarchia, la gerarchia! In realt parlerei di gerar-chie.Ho ottimi rapporti con il cardinal Martini, con altri ve-scovi, ad esempio dal punto di vista personale con BrunoForte. Dal punto di vista delle idee, invece, non semprec consenso, anzi su alcune cose c divergenza.

    Penso sia normale per chiunque eserciti la professionedel pensiero, fare per esempio teologia in modo critico,sia normale dover dire fino in fondo quello che si ritienesia giusto. Se poi dico cose sbagliate ci penser la storia aconfutare le mie affermazioni, cos come sempre avve-nuto. Se c un seme di verit questo lo si vedr la fine. I

    rapporti con la gerarchia sono normali, di uno che sta comein una famiglia: a volte litiga, a volte contento di quelche il padre dice, una cosa normalissima.

    C sempre una specie di battibecco, mi si passi il

    termine, un botta-e-risposta, tra lei su Repubblica e il

    giorno dopo Enzo Bianchi su La Stampa: lui la criti-

    ca molto, una volta addirittura dandole dellagnostico.

    Come mai questa diatriba? Perch parrebbe avercela

    con lei?

    Ma no, non cos. Innanzitutto quello stato lunico caso.I rapporti con Enzo Bianchi sono ottimi, un caro amico,

    stato collega al San Raffaele, i miei figli sono stati bat-tezzati a Bose. C quindi grande comunanza.

    Semplicemente Enzo Bianchi, suFamiglia Cristiana,dis-se che nel mio pensiero cera una traccia - forse anche

    pi di una traccia - di gnosticismo. In seguito scrissi suRepubblica che del mio pensiero si possono dire tantecose, che non ortodosso - sono io il primo a dirlo! - ma

    che questa eterodossia si possa definire gnosticismo uncolossale abbaglio come argomentai in quellarticolo ecome lui, scrivendomi in risposta suLa Stampa, non potsmentirmi.

    Lei diventato famoso per il libro Lanima e il suo

    destino, che presto diventato un best-seller diven-

    tando un caso editoriale che ha acceso ampi dibattiti.

    Si mai chiesto perch? Se laspettava? Come mai

    questo argomento dellanima e della morte affascina

    e spaventa ancora oggi cos tante persone?

    Innanzitutto nessuno si aspettava il successo di questo

    libro, n leditore n lo stesso autore, cio il sottoscritto.Naturalmente il successo abbastanza clamoroso del libro- e che continua ad avere, perch io continuo a ricevereattestazioni di lettori, inviti e tutte queste cose - mi ha

    portato appunto a chiedermi come mai tutto ci. Ritengoche le ragioni possano essere queste:1- il tema dellanima un tema che pi intimo di cos difficile pensarlo: mancava per da parecchio tempo untrattato sistematico a riguardo;2- questo trattato, che io ho presentato, si caratterizza-to per un forte dialogo con la scienza e con la filosofia. Illibro, dal punto di vista teoretico, ha contribuito a

    svecchiare il concetto di anima da un, come dire, certoalone di poeticit e di incredulit;3- lo stile con cui il libro scritto. Mi sono cio sforzatodi renderlo il pi possibile non dico divulgativo ma ac-cessibile ad ogni tipo di lettore, anche proveniente da al-tre formazioni culturali.

    Mi spiego meglio: molto spesso i filosofi scrivono peri filosofi, i teologi per i teologi... Io invece ho voluto scri-vere per ogni persona mediamente colta, di modo che que-sta persona, gi esperta nel suo ambito, potesse entrareanche nel mio. Parecchi lettori di questo libro sono diestrazione scientifica: ancora laltro giorno, ad esempio,

    a Bologna, il direttore dellistituto di astrofisica mi dice-va quanto questo libro labbia interessato. Sar a Foggiaad un seminario sulle neuroscienze, anche l scaturito daquesta mia opera.

    Questo per dire delle due attestazioni di questa setti-mana... ma non passa settimana che dal mondo scientifi-co non riceva delle attestazioni di gradimento rispetto alleargomentazioni ed alla metodologia che ho sviluppato,quindi allo stile;4- la critica a dei dogmi consolidati. Io vedo e percepi-sco un forte disagio, da parte della coscienza credentecontemporanea, rispetto al patrimonio dottrinale.

    Il fatto di ritrovare argomentate in modo chiaro, organicoe sistematico in questo mio libro obiezioni che, grosso

  • 7/26/2019 Rivista_Febbraio_2010

    18/32

    18 empi di fraternit

    Febbraio 2010

    modo, ciascuno sentiva e sente dentro di s, tutto questo stato una specie di festa della ragione per molti.

    Dal nulla comunque lei diventato famoso. A quale

    prezzo? Con quale fatica?

    Tutte le cose grosso cambiano la situazione precedente.Questo successo mi ha creato vantaggi e nello stesso tem-po svantaggi.

    Ho meno tempo a disposizione per la tranquillit, perlo studio, la famiglia, per la meditazione, debbo lottarecontro una serie di richieste e sollecitazioni e cos via;daltro lato le sollecitazioni e le richieste sono anche ar-ricchenti per gli incontri e per le possibilit. Grazie alla

    possibilit di esprimere il mio pensiero, io oggi scrivo inprima pagina suRepubblica. Ci sono dunque vantaggi esvantaggi della cosa: dunque la sapienza di un uomo con-siste sempre nel riuscire a trovare il giusto equilibrio.

    Si creato anche dei nemici?

    Non esiste azione che incida nel mondo senza creare daun lato amici, mentre dallaltro crea nemici, ci inevita-

    bile in tutte le cose umane. Non c azione del mondo cheentra nel mondo, che in qualche modo incide nel mondo,lo modifica... e che in qualche modo non provochi unaazione e, come tale, una reazione. Questo lo insegna gila fisica newtoniana, questo avviene anche nel mondoumano. Quindi tanti amici da un lato e tanti nemici dal-laltro, ci del tutto evidente.

    Qualche lingua malevola dice che lei ha inventato unasorta di teologia per casalinghe. Ritiene che la teo-

    logia debba rimanere nei sacri palazzi dei seminari

    e del Vaticano oppure pi divulgata tra il popolo sem-

    plice?

    la prima volta che sento lespressione teologia dellecasalinghe che per me, sia chiaro, non una offesa. Ilfatto di riuscire a parlare a biochimici, ad astrofisici, amatematici, a fisici, a medici, a giuristi come ho settima-nalmente attestazioni in tal senso, ed al contempo riusci-re anche a parlare alle casalinghe beh, per me una ope-razione della quale probabilmente la filosofia pu anche

    fare a meno, ma la teologia no.E la teologia cristiana ha da sempre, come compito spe-

    cifico, quello di riuscire ad essere universale, ad essere lapi semplice e al contempo la pi profonda possibile. Riu-scire a trovare profondit e semplicit una grande e dif-ficilissima operazione spirituale. Io non so se ci sono riu-scito!

    Se vero quello che dicono alcuni, cio che faccio te-ologia delle casalinghe, e se vero quanto ci di cui hoattestazione quotidiana per gli inviti nelle universit distampo scientifico, probabilmente ci sono riuscito e que-sto per me il massimo.

    Uno dei limiti della teologia contemporanea che siafatta con un linguaggio per pochi iniziati, chiusa allin-

    terno del circolo accademico: si scrive per gli studenti, siformano studenti, tra quei cento studenti ce n uno, due,tre che a loro volta scrivono e formano altri e via cos! un circolo chiuso che forma se stesso e va bene, se sivuole essere felici di questa cosa si accomodino. Mi sem-

    bra che il mondo semplicemente vada da unaltra parte.

    Come vede oggi la Chiesa cattolica? Chi oggi, se-

    condo lei, il cattolico adulto criticato anche da papa

    Ratzinger di recente?

    Come da sempre ci sono cattolici di tutti i tipi. Questa una caratteristica del cristianesimo, una caratteristica cheesiste da sempre. Cos come ci sono diverse tipologie dicredenti, ci sono sempre state, ci sono oggi e ci sarannosempre.

    Lei mi chiedeva del cristiano adulto: egli semplice-mente un cristiano che vuole, da un lato, continuare a

    credere in Dio con forza, cio in un fondamento raziona-le ed eterno del mondo, della priorit e validit della giu-stizia del Bene, dellEssere rispetto al nulla, al male, alnichilismo. Il cristiano adulto vuole continuare quindi anutrire questa speranza in modo che sia, come dicevaBonhoeffer, fedele al mondo.

    Cosa vuol dire oggi essere fedele al mondo, a questomondo moderno? Significa per me sostituire il principiodi autorit con un altro principio che chiamo di autentici-t, questo il punto.

    Non si tratta pi di continuare a coltivare la fede nellamaniera del stato detto che cos, ipse dixit, sta

    scritto che cos e quindi io debbo conformare la miamentalit e la mia dottrina a quanto stato stabilito altro-ve e da altri prima di me. Al contrario devo tener presentela dottrina, tenere presente la realt, lesperienza, e crea-re una sintesi delle cose che sia la pi possibile vera, au-tentica, fondata innanzitutto dentro me stesso. Questa la maturit del cristiano.

    Per pare non accettata molto da Benedetto XVI sem-

    bra... Tra laltro io chiedevo del cattolico e non del

    cristiano in quanto il protestante pi libero del cat-

    tolico...

    Anche l, del mondo protestante ci sono diverse tipologie.A me capitato di fare qualche dibattito con i protestantima non sempre ho trovato quella libert che essi stessidicono di avere: ho trovato anche l rigidit dogmatiche,dogmatismi.

    Anche questo, insomma, uno stereotipo. Ci veronel principio, in prospettiva, a livello di fondo: vero,nel cattolicesimo c molto pi il principio di autorit chenel protestantesimo, basti pensare a come nato il tutto,a Lutero, alla dieta di Worms, il principio della coscien-za, indubitabile questo aspetto.

    altres vero, per, che nella pratica concreta si posso-

    no trovare cattolici diciamo pi liberali, e cattolici pidottrinali.

  • 7/26/2019 Rivista_Febbraio_2010

    19/32

    19empi di fraternit

    Febbraio 2010

    Detto ci, su Benedetto XVI cosa devo dire... ma era sot-to gli occhi di tutti, anche prima di diventare papa, il fattoche egli appartiene ad una tipologia di cattolicesimo acui non appartengo io.

    Ritengo che essere cattolici non significa esserlo come

    il papa. Il papa non il modello in base al quale uno cattolico. Altrimenti un personaggio come il cardinalMartini non potrebbe sussistere. Il compito del papa invece un ministero di unit, di coordinamento: questodovrebbe essere il ministero petrino. Poi per lui inter-

    preta la sua fede in modo congeniale a se stesso, allasua fede, alla sua teologia. Ripeto, questa maniera non la mia, punto.

    Crede che in Italia oggi ci sia una forma di devozio-

    nismo papale, di ossequiosit verso le gerarchie

    vaticane, a partire dai politici di qualsiasi colorazio-

    ne essi siano, e gi fino alluomo della strada?

    almeno dal 1870 che tutto ci esiste: il Vaticano I, linfal-libilit pontificia, la concentrazione dellessere cattolicisulla figura papale... Bisogna arrivare al Concilio di Trento

    per spiegarne lorigine, linizio di questo tipo di concen-trazione.

    Prima il papa aveva molta meno importanza. Che ades-so sia diventato lobbedienza alla gerarchia e in specialmodo al papato, lur sacrament, ci che costituisceoriginariamente lessere cattolico oggi la fedelt allagerarchia e che per molti sia ancora cos un dato di fat-

    to. Ma a mio avviso una patologia, una patologia delladimensione di fede.

    Oltre 130 mila iscrizioni on-line per vedere la Sindone

    lanno prossimo.

    Che cosa suscita in lei questo dato? Non siamo forse

    un po idolatri?

    Ma lo siamo sempre stati! Lumanit lo sempre stata!Il commercio delle reliquie avvenuto lungo i secoli cri-stiani in maniera molto, molto pi considerevole di oggi!Lumanit ha sempre avuto bisogno - soprattutto nelle suedimensioni pi semplici - di vedere, di toccare, di avere

    un qualche cosa di tangibile. La dimensione del toccare edel vedere, dei sensi, comunque un qualche cosa innatoallessere umano.

    Dovrebbe essere il grande compito della cura delle ani-me, come si chiamava un tempo e come oggi purtropposi chiama sempre meno il ministero pastorale di curadelle anime, quello di educare questo bisogno di spiri-tualit - che anzitutto si traduce in un bisogno di toccaree di vedere - facendolo salire per giungere alla vera e pro-

    pria dimensione di quando Ges parla nel vangelo: I veriadoratori adoreranno Dio in Spirito e Verit.

    Ma lumanit nella sua dimensione pi semplice, quel-

    la delle pecore senza pastore di cui parlava Ges, ha bi-sogno di toccare: basta leggere i vangeli.

    In s non neanche sbagliato, non una cosa che bisognacombattere.

    Bisogna educare, bisogna partire dal l. sbagliato tanto laspetto di chi accorda a questa di-

    mensione del toccare e vedere per credere una importan-

    za assoluta, cos come sbagliato latteggiamentodellicono-clastia e cio di chi voglia negare qualunquetipo di senso di tutto questo, a prescindere dal fatto che laSindone sia vera o sia un falso, questo non lo so.

    Parlo in generale nella dimensione delluomo che vuo-le vedere, che va a Lourdes, che va a Medjugorie, cheva da Padre Pio: sbagliato latteggiamento di chi siferma l ed sbagliato latteggiamento di chi nega a prioritutto ci.

    Occorre partire da questa dimensione dellessere uma-no, elevarlo spiritualmente e poi ritornare alla concretez-za, alla corporeit, alla dimensione pratica delle cose vi-ste e rilette con pi sapienza e pi profondit.

    Non ha paura di essere richiamato e che i suoi libri

    finiscano, per cos dire, allIndice?

    Guardi io ho un solo padrone: il mio unico padrone lamia coscienza di fronte al Signore, di fronte a Dio, difronte alla Verit.

    Questo quello che voglio fare con il mio pensiero,con i miei scritti, con la massima serenit possibile, sen-za rancore, senza nemici... perch il vero uomo spiritualenon ha nemici... io mi sforzo quotidianamente di viverequesta dimensione dello Spirito e quindi non ho nemici...ho, come dire, assunto la missione di servire - con tuttalonest intellettuale di cui sono capace, magari non molta - lidea di Dio, lidea del Bene, lidea della Veritcristianamente connotata: Dio, Verit e Bene mediati dallafigura e dallinsegnamento di Ges. Ecco, voglio servirequesta idea nelloggi a confronto con la tempesta specu-lativa, di sabbia nichilista, dentro cui siamo tutti quantiimmersi.

    Se poi questo mi comporter alcune censure e cos via,non mi interessa, non cerco n applausi, n titoli, n dievitare censure... non cerco nulla, cerco di servire la mia

    coscienza, la Verit e il Bene nelle anime altrui.Debbo dirle, concludendo, che una delle cose di cuiveramente gioisco quando la gente mi scrive (e lo faspessissimo) dicendo che grazie al mio lavoro per moltila dimensione spirituale si rafforzata.

    Questa per me la cosa che mi ripaga e che vado cer-cando: quella di ridare fiducia al vivere oggi, la fiduciateologale propria del senso della fede, la fiducia nella vita,nella bont della vita.

    Che poi vuol dire credere in Dio, altrimenti che cosavuol dire credere in Dio?

    esattamente avere fiducia nella sensatezza, nel Bene,

    nella giustizia della vita... Ed io questo intendo fare... epoi i posteri giudicheranno, che le debbo dire!

  • 7/26/2019 Rivista_Febbraio_2010

    20/32

    20 empi di fraternit

    Febbraio 2010

    Fede e trasmissione culturaledi una religione

    1. Brevi e sommari cenni storici.Dopo lunit dItalia la cultura cattolica si tro-vata in contrapposizione rispetto alla moderni-t culturale dello stato liberale, rivendicando pispazi. Lo Stato ha ceduto nel 1859 introducen-do, con la legge Casati, lobbligo dellinsegna-mento della religione cattolica (IRC) nelle scuo-

    le elementari. Nel 1905 una modifica mantene-va tale obbligo solo se le Amministrazioni Lo-cali lo avessero sostenuto. Nel 1923 la riformaGentile introduceva linsegnamento della RCdalle elementari alle superiori.

    Secondo il Concordato del 1929 fra lo StatoItaliano e la Chiesa Cattolica, in pieno perio-do fascista, lIRC diveniva il fondamento ecoronamento dellistruzione pubblica, sempredalle elementari alle superiori. Cera la possi-

    bilit di chiedere lesonero con una richiestascritta.

    Questo concordato era visto dalla Chiesa comeuna rivincita rispetto allordinamento liberaleche aveva introdotto la separazione fra Stato eChiesa, mentre per lo stato fascista rappresen-tava una reazione contro la modernit politicaliberal-democratica, con un accordo con un al-tro potere. Nel 1984 la revisione del Concorda-to (fra Craxi e Casaroli) introduce linsegna-mento facoltativodella RC nelle scuole di ogniordine e grado (dalla materna alle superiori). Masecondo alcuni interlocutori si persa locca-sione di passare da un regime catechistico (come

    aderire al cristianesimo) ad uno culturale (cosa stato e cosa ha fatto il cristianesimo) inseren-

    dolo in tal senso come ora curriculare. Comecompromesso stata introdotta come ora di re-ligione, rendendola facoltativa.

    Ci sono voluti vari anni per ottenere, a segui-to di mobilitazioni e sentenze del TAR, la pos-sibilit di scegliere una materia alternativa perchi non si avvaleva dellIRC, al momento del-liscrizione scolastica.

    Ci sono poi intese con varie confessioni reli-giose, che per non rivendicano un insegnamen-

    to specifico allinterno della scuola statale.

    2. Gli insegnanti della RC vengono designatidal Vescovo con un certificato e