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menteM SSONICA

Rassegna quadrimestrale

ISSN 2384-9312

Laboratorio di storia del Grande Oriente d'Italian.10 Sett.-Dic. 2017

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Sommario n.10 Sett.-Dic. 2017

Saggi

Un mito di fondazione: il templarismo massonico.........1

di Santi Fedele

Brigida Borghi dalle coccarde all’elemosina ..................8

di Giovanni Greco

Il riordino della memoria

Lettera circolare alle Comunioni estere annunciante

l’avvenuta ricostituzione del Grande Oriente d’Italia

(15 marzo 1931) ..........................................................11

Anteprima

Massoneria ed età delle rivoluzioni .............................14

di Gian Biagio Furiozzi

Iscrizione Tribunale Roman.177/2015 del 20/10/2015

Direttore responsabileStefano Bisi

DirezioneSanti Fedele

Giovanni Greco

RedazioneIdimo CorteMarco CuzziSanti Fedele

Bernardino FioravantiGiovanni Greco

Giuseppe LombardoMarco Novarino

Art DirectorGianmichele Galassi

EditoreGrande Oriente d'Italia, ROC n.26027

via San Pancrazio 8, 00152 Roma

Direzione e RedazioneMASSONICAmente,

Grande Oriente d'Italia,via San Pancrazio 8, 00152 Roma

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menteM SSONICALaboratorio di storia

del Grande Oriente d'Italia

n.10 Sett.-Dic. 2017

ISSN 2384-9312

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Èappena il caso di precisare che oggettodella nostra analisi non sono i Templari inquanto tali ma il templarismo e nella fatti-

specie quella forma tutta particolare di templari-smo costituito dal templarismo massonico.Quando e dove si origina il templarismo masso-nico?È una domanda alla quale si può dare una rispostaabbastanza precisa e soddisfacente: il templarismomassonico si origina nella Francia del quarto de-cennio del XVIII secolo, nel 1737 circa, vale a direventi anni dopo la costituzione della Gran Loggiadi Londra. Vi è un dato che occorre tenere presenteper comprendere i termini della questione e cioèche, come ben sappiamo, l’introduzione del tem-plarismo in Francia coincide con l’introduzionenella massoneria europea del sistema degli altigradi. Questo è un punto da cui non possiamoprescindere.L’inventore degli alti gradi - se è consentito espri-merci in questi termini - è uno scozzese, cattolico

giacobita, cioè fautore della restaurazione di Gia-como Stuart sul trono di Inghilterra, ma da temporesidente in Francia: Andrew Michael Ramsay. Lanovità che egli introduce rispetto all’ordinamentosu tre gradi della massoneria britannica trae fon-damento dall’asserita connessione tra l’esperienzamedievale delle crociate e il sorgere della masso-neria.Secondo tale concezione la massoneria sarebbenata al tempo delle crociate in Palestina: principie cavalieri avrebbero fondato un’associazione conl’intento di ricostituire in Terra santa il tempio sa-lomonico della Cristianità. La finalità di questa as-sociazione avrebbe dovuto essere l’unità deicristiani di tutte le nazioni in una stessa confrater-nita. In seguito, re, principi e cavalieri, di ritornodalla Terra santa dopo la perdita della Palestina,avrebbero fondato, nei loro rispettivi paesi, dellelogge nelle quali l’uso di simbologie ritualiavrebbe mantenuto vivo l’ideale di una confrater-nita mondiale cristiana. A ciò si aggiungeva unaltro elemento mitico-leggendario: e cioè che al-cuni cavalieri templari sfuggiti alle persecuzioni eal rogo del 1314 avrebbero trasferito le loro ereditàsegrete in Scozia dove queste si sarebbero conser-vate al riparo delle logge per la durata di quattrosecoli. Da qui l’origine del termine scozzese chetanto successo avrà poi nella massoneria degli altigradi.Questa versione della leggenda crociato-masso-nica viene fatta risalire a un momento specifico ecioè al discorso tenuto nel 1737 da Ramsay in unaloggia francese: «...dai tempi delle crociate in Pa-lestina, parecchi principi, signori e cittadini si as-sociarono e fecero voto di restaurare i templi deicristiani in Terra santa, e di impegnarsi a riportarel’architettura alla prima istituzione. S’accordaronosu parecchi segni antichi e sulle parole simbolichetratte dal fondo della religione per riconoscersi fraloro come diversi dagli infedeli e dai saraceni.Questi segni e queste parole erano comunicatisolo a quanti promettevano solennemente di nonrivelarli mai; questa sacra promessa non era un

UN MITO DI FONDAZIONE: IL TEMPLARISMO MASSONICO

di Santi Fedele

SAGGI 1

Andrew Michael Ramsay

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Jacques de Molay (1243-1314)

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giuramento esecrabile ma un legame rispettabileper unire i cristiani di tutte le nazioni in una stessaconfraternita». In conseguenza di ciò re, principie signori, al ritorno della Palestina, formarono di-verse logge nei rispettivi paesi, sicché al tempodelle ultime crociate si vedevano già parecchielogge erette in Germania, in Italia, in Spagna, inFrancia, e da lì in Scozia e in altre nazioni.Se la leggenda crociato-massonica propagandatada Ramsay può essere considerata uno dei tantiaspetti della vasta, eclettica e complessa fenome-nologia massonica negli anni trenta e quaranta delXVIII secolo, il problema che si pone è di com-prendere le ragioni della diffusione relativamenterapida che queste concezioni hanno anche in na-zioni alquanto distanti e diverse. Dobbiamo aGiuseppe Giarrizzo, autore di uno studio di fon-damentale importanza sulla massoneria settecen-tesca, il rinvenimento di un opuscolo redatto aNapoli a metà del Settecento in risposta a quellache era stata la prima delle tante scomuniche pa-pali contro i massoni. In questo opuscolo - percosì dire di autodifesa massonica - noi troviamotutta una serie di espressioni quasi letteralmenteriprese dal discorso di Ramsay del 1737, che cidanno la misura della grande diffusione che avevaavuto questo discorso. Chi sono dunque questimassoni, s’interroga l’autore dell’opuscolo? Sonoi successori, i discepoli, i figli, gli alleati, i fratellidi molti principi e nobili che durante le crociategareggiavano nel progetto di costruire il Tempiocristiano in Palestina e ne fecero voto obbligan-dosi a dedicare i loro beni, talenti, fatiche, forze fi-siche e morali a costruire questi edifici comemonumenti della fede e del Cristianesimo. Per ri-conoscersi tra di loro erano soliti servirsi di certisegni, di certe parole simboliche prese dalla stessareligione che venivano comunicate solo a quanti,in modo solenne, spesso ai piedi dell’altare, pro-mettevano di non divulgarle. L’ordine dei mas-soni, discendendo dai primi crociati, ne avrebbecosì pertanto serbato l’originario apparato rituale.Invero, come precisa Barbara Frale in un suo re-cente, validissimo studio, Ramsay non fa alcuncenno ai Templari ma, in un momento in cui «lelogge massoniche, attive già da molto tempo, vi-vevano il passaggio dalla cosiddetta massoneriaoperativa, formata cioè da corporazioni di arti-giani, a quella speculativa, che attirava membridella nobiltà e della maggiore borghesia […] lapossibilità che le origini massoniche fossero no-

bili ed elevate seduceva profondamente i sodali diillustre estrazione sociale, molto più che non lacertezza di derivare da una specie di sindacatooperaio ante litteram. La suggestione lavorò nellacultura del tempo; e supponendo che la primamassoneria fosse stata composta da nobili cava-lieri, sembrava scontato che fra loro ci fossero iTemplari, il nerbo della cavalleria crociata».

Questa premessa ci introduce alla questione chemi preme affrontare: quali sono i tratti costitutividel templarismo massonico? E perché esso attec-chisce tanto rapidamente nella massoneria sette-centesca, tanto da assurgere alla rilevanza di unvero e proprio mito di fondazione?In altri termini, la questione non è tanto quelladelle origini del templarismo massonico, oramaistoricamente documentate, ma di comprendere leragioni del grande successo che il templarismo haa partire dalla metà del Settecento non soltantonella massoneria francese ma anche nella masso-neria tedesca - pensiamo alla Stretta osservanza -e financo nelle colonie inglesi del Nuovo mondo.In particolare, il quesito che mi pongo è questo:perché una associazione come la massoneria spe-culativa che nasce in Europa tutt’uno con l’Illumi-nismo e con la sua cultura, che sorge cioè insiemeai primi barlumi di quell’idea di tolleranza reli-giosa che è uno dei cardini della cultura illumini-stica, concede uno spazio così grande allaleggenda templare, perché assume a propri proge-nitori ideali gli eroici, ma diciamo anche i rozzimonaci cavalieri che erano stati la punta di dia-mante della lotta dei cristiani in Terra santa nelleripetute crociate contro gli infedeli, in quelle cro-ciate nelle quali è ben difficile scorgere una qual-che idea di tolleranza religiosa.Il problema che si pone è di cercare di compren-dere questa apparente contraddizione. La mia im-pressione è che la risposta al problema posto dallafortuna del templarismo massonico nella Liberamuratoria europea del Settecento ma poi anchedell’Ottocento, del Novecento e probabilmente delterzo millennio, vada ricercata in diverse chiavi dilettura del fenomeno stesso del templarismo mas-sonico. Ne voglio proporre quattro.

La prima chiave di lettura è quella su cui insiste,forse anche troppo, Peter Partner, autore alcunianni fa di uno studio peraltro serio e documentatosul templarismo.

SAGGI 3

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Questa chiave di lettura, per alcuni versi antici-pata da quanto si è già detto, consiste nel fascinosecolare dell’ideale cavalleresco. Noi siamo portatia credere che la cavalleria fosse concezione legataal tempo delle crociate o più in generale del me-dioevo, poi tramontata nell’età moderna. Non ècosì. Se ancora oggi in Italia il primo livello delleonorificenze al merito della Repubblica è quellodi cavaliere, vuol dire che il discorso della caval-leria è qualcosa che non si esaurisce con la fine delmedioevo, con la scoperta dell’America, con laprotorivoluzione commerciale del Cinquecento,ma che continua ancora in certo qual modo nei se-coli successivi. Nulla di più erroneo del credereche con l`ascesa della borghesia si siano esauriti ilmito e il fascino della cavalleria. Tutt’altro. La ca-pacità attrattiva dei gradi, dei simboli, degli or-pelli che sono legati a questi ordini cavallereschi,è qualcosa che percorre a lungo la storia europeasino e oltre la Rivoluzione francese. Perché la bor-ghesia ha l’orgoglio della propria ascesa, del pro-prio essere la nuova classe dirigente, ma è unorgoglio che continuamente nel Cinquecento, nelSeicento, nel Settecento, deve fare i conti conun`altra istanza apparentemente contraddittoria:quella di nobilitarsi, quella di assumere lo statusnobiliare, di avere una rispondenza in termini dititoli nobiliari a quella che già è un‘ascesa di na-tura economica e professionale. I1 fenomeno deiborghesi che si nobilitano diventando cavalieri,conti, marchesi, è pertanto un fenomeno che per-corre almeno trecento anni della storia dell’Eu-ropa moderna.In massoneria a sua volta si verifica un fenomenoestremamente complesso, tipico a mio avvisodella massoneria settecentesca. Da un lato la mas-soneria alle sue origini dà un apporto formidabileall’ascesa dell’etica borghese, all’affermarsi del-l’orgoglio borghese come classe, e ciò, come èstato documentato da studi molto profondi qualiquelli di Margaret Jacob e di Gian Mario Cazza-niga, avviene attraverso l’elaborazione, che è pro-prio della Libera muratoria, di un concetto di virtùtipicamente borghese. La virtù massonica difattinon è la virtù nobiliare della nascita, ma è la virtùborghese dell’uomo che indipendentemente dellanascita è riuscito con l’impegno a realizzarsi nelsuo lavoro, pervenendo al riconoscimento socialedella virtù. Dall’altro è pur tuttavia presente nellamassoneria settecentesca una certa tendenza a mu-tuare qualcosa dal medioevo, a superare l’eguali-tarismo dei tre gradi della massoneria britannica

per dar vita a quel sistema degli alti gradi che inun certo qual modo è una forma di riconoscimentodell’ascesa sociale; è un modo di ribadire ancheall’interno della loggia le gerarchie che esistononelle società introducendo nella massoneria fran-cese e in altre massonerie un elemento di diversi-ficazione rispetto alla concezione su tre gradi dellamassoneria azzurra.

Ma questa è soltanto la prima chiave interpreta-tiva del fenomeno. Ve ne è un’altra, a mio avvisoaltrettanto importante, che è quella del favore cheriscuote il templarismo in quanto fenomeno con-nesso all’occultismo e all’esoterismo misterico.Anche qui dobbiamo fare uno sforzo per superarecerte concezioni stereotipate del Secolo dei lumi.Noi consideriamo l’Illuminismo e con esso il Set-tecento come il secolo del trionfo del razionalismoin senso assoluto, e non ci rendiamo conto, oquantomeno non teniamo abbastanza conto delfatto che oltre che di questo razionalismo, di cui èimbevuta la cultura massonica, il XVIII è anche ilsecolo del grande fiorire di correnti occultistiche,esoteriche e misteriche. Dobbiamo pertanto sfor-zarci di comprendere come la massoneria, chenasce tutt’uno coll’Illuminismo, partecipa a suavolta di questo doppio aspetto del Settecento edella sua cultura. I massoni da un lato infatti in-vocano la razionalità, lottano contro le supersti-zioni religiose, elaborano nelle logge le regole delmoderno costituzionalismo, fenomeno quest’ul-timo che si esalta soprattutto nell’ambito dellamassoneria statunitense. Sicché la massoneria intutta Europa e poi nel Nuovo mondo è nel secoloXVIII un possente fattore di modernizzazionedella società e anche della politica, come ci haegregiamente dimostrato con i suoi studi Cazza-niga. E però contestualmente la massoneria stessapartecipa di questa sensibilità, di questo interessedel secolo per l’occultismo e l’esoterismo miste-rico, come basterebbe a dimostrare l’importanzadel mito, anche massonico, dei Rosa Croce, corre-lato al fascino dell’alchimia.Ma che cosa lega i Templari a questo filone del-l’esoterismo massonico? Perché l’esoterismo mas-sonico nel ricollegarsi alla tradizione di unaconoscenza iniziatica, di una sapienza secolare,opera tale connessione, in pieno Settecento, pro-prio per il tramite del mito e della leggenda tem-plari? A questo punto occorre riandare per unistante alla storia dei Templari. I Templari hannooperato per diversi decenni in Palestina e din-

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torni, vale a direi in quello che è stato per secolicampo di incontro, spesso di scontro, ma in ognicaso di confronto, tra civiltà differenti. Si tratta diuna zona, regione di confine fra Europa, Asia eAfrica del nord, dove si sono andate sedimen-tando nel corso dei secoli culture e tradizioni di-verse: punto geografico e culturale di incrocio trala grande tradizione dei misteri egiziani e quelladi derivazione orfico-eleusina, ma anche territorioin cui si riflette e si riverbera ]’onda lunga dellagnosi alessandrina e luogo in cui sono ancora vivie fecondi tutti i fermenti della grande tradizionedella cabala ebraica che sta per spostarsi nella pe-nisola iberica e in altre regioni ma che pure è an-cora fortemente presente in quella che è stata suaculla originaria. È regione altresì la Palestina nellaquale si stanno andando sviluppando da diversidecenni taluni fenomeni legati al misticismo isla-mico.

Ecco perché i Templari, secondo questa conce-zione, secondo questa leggenda (che poi vedremoalla fine forse non è neppure del tutto una leg-genda), giunti in Terra santa avrebbero primacombattuto aspramente, ma poi sarebbero inevi-tabilmente entrati in contatto con questi diversi fi-loni culturali, filosofici, religiosi. Avrebbero cosìconseguito in questo crogiolo di culture occultisti-che, misteriche, esoteriche, conoscenze di deriva-zione prettamente iniziatica, pervenendo a grandicompetenze alchemiche - non dimentichiamo cheil termine alchimia è di derivazione araba - e, piùin generale, sarebbero divenuti depositari, attra-verso questa loro singolare e irripetibile espe-rienza, di una sapienza e di segreti millenari, cheavrebbero loro conferito un grande potere, un po-tere talmente grande da scatenare la persecuzionedei loro tanti e potenti nemici.

SAGGI 5

Guido di Lusignano rende le armi a Saladino dopo la disastrosa battaglia di Hattin.Said Tahsine (1904-1985 Syria)

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La terza ipotesi interpretativa del fenomeno deltemplarismo massonico, della quale pure dob-biamo tenere conto, è quella del templarismo in-teso come aspirazione ideale alla rigenerazionedella Cristianità, al ritorno della Chiesa alla pu-rezza originaria di una Chiesa misericordiosa etollerante, di un Cristianesimo depurato dalla lo-gica dogmatica di quelle guerre di religione cheper oltre un secolo e mezzo avevano insanguinatol’Europa. È il filone del templarismo destinato adelaborare l’idea di un Cristianesimo puro ispiratonon tanto a Pietro quanto a Giovanni, un Cristia-nesimo che avrebbe eliminato dalla fede le scoriemondane del papismo per farla assurgere allapura spiritualità originaria, e alla luce di questafede rigenerata comprendere i grandi misteridell’universo.Secondo questa concezione, i Templari si sareb-bero fatti iniziare in Palestina da alcune setteorientali, che intendevano riportare la fede allasemplicità e alla genuinità originaria. Una di que-ste sette era quella dei “Giovanniti”, che avevafatto propri gli usi e i costumi dei muratori di Giu-dea, i quali, reduci da Babilonia, avevano rico-struito il tempio di Salomone. L’animus polemicoe gli atteggiamenti critici dei Templari verso laChiesa romana si sarebbero sostanziati, secondoquesta concezione, di questo passato, che, fra l’al-tro, li avrebbe indotti ad adottare, accanto allaspada e alla croce, simboli quale la cazzuola, lasquadra, la livella, che i “Giovanniti” avevano ere-ditato dalle corporazioni muratorie giudaiche. Neiseguaci di Giovanni evangelista i Templari vede-vano perciò i fautori di una unificazione generaledelle fedi e i tutori ideologici e religiosi della mas-soneria. Ne deriva che la grande diffusione deltemplarismo massonico nel Settecento sarebbestata data dal fatto che attraverso il templarismo,attraverso questo tipo particolarissimo di interpre-tazione dell’esperienza dei Templari, quello che iLiberi muratori d’Europa avrebbero inteso veico-lare sarebbe stato l’ideale di una Chiesa ecume-nica senza frontiere, senza dogmi, di una Chiesache non rivendicasse l’esclusiva dell’interpreta-zione del verbo ma di una Chiesa misericordiosae tollerante, che riconoscendo e riconoscendosi inun eterno assoluto, in un Grande architetto del-l’universo, non tradisse il suo magistero spiritualesacrificandolo ad aspirazioni mondane. Questocontrasto fra l’istanza di rigenerazione del Cristia-nesimo dei Templari e le esigenze e le logiche del

potere temporale avrebbe finito per alienare aitemplari il favore della Chiesa romana sino ad in-durre il sommo pontefice ad avallare, d’accordocon Filippo il Bello di Francia, l’olocausto tem-plare.

Ma oltre queste tre chiavi interpretative della for-tuna del templarismo in massoneria, forse ce n’èancora una quarta, che peraltro è una ulterioreesplicitazione di quella seconda ipotesi interpre-tativa di cui si diceva prima, e cioè la concezione,che si diffonde nel Settecento e poi rimane a lungonei secoli successivi, del templarismo, cioè a diredell’esperienza storica dei Templari in Terra santa,come sincretismo fra le tre grandi religioni mono-teiste.Alain Demurger, colui che probabilmente ha rea-lizzato l’opera più organica e documentata sul-l’esperienza storica del templarismo, si muove conestrema cautela su questa ipotesi dei Templaricome soggetti di una affascinante ipotesi di espe-rienza di sincretismo religioso nell’ambito stessodella stagione cruenta delle crociate e della con-trapposizione armata delle fedi. E pur tuttavia De-murger, con la grande onestà intellettuale che locontraddistingue, apre uno spiraglio anche ad in-terpretazioni, a tesi diverse dalla sua. Ed è perciòproprio lui a non mancare di mettere l’accento suquesto aspetto: i Templari lottano ma hanno anchecontatti con i musulmani, che sono inizialmenteanche contatti diplomatici, in un’alternanza diguerre, di paci, e poi di nuove guerre e di nuovepaci. Nel contesto di questi rapporti, fatti di scon-tri ma anche di trattative continue nella ricerca diun molto problematico modus vivendi fra crociatie islamici in Terra santa, i Templari entrano conogni probabilità in contatto con le correnti esote-riche dell’Islam di cui si è detto prima e di cui ilSufismo è l’espressione a noi più nota ma nonl’unica. Vengono a contatto con l’esoterismoebraico della cabala, interloquiscono con quelliche sono i riflessi di una concezione sapienzialedella conoscenza di cui si era alimentato lo gno-sticismo, quello gnosticismo tardo ellenistico cheattraversa i primi secoli della storia della cristia-nità e che noi possiamo leggere, senza eccessiveforzature interpretative, quasi come una sorta diesoterismo cristiano. L’esoterismo cristiano la cuionda lunga non si esaurisce con la riaffermazionedell’ortodossia cattolica nei vari concili medievali;perché l’esoterismo cristiano percorre a lungo la

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storia del Cristianesimo e tende a riemergere inalcuni momenti importanti: pensiamo al mistici-smo tedesco medievale, all’esperienza del nostroGiordano Bruno.L’ipotesi suggestiva, non pienamente documenta-bile ma che non possiamo neppure scartare aprio-risticamente, perché se non ne possiamo provarela veridicità non ci è dato neppure di escluderla, èche in questo crogiuolo di esperienze, di sugge-stioni, di contatti culturali diversi, i Templari ab-biano finito per formulare l’ipotesi di un GrandeArchitetto dell’Universo inteso come sintesi supe-riore tra le tre grandi religioni monoteistiche:l’ebraica, la cristiana, l’islamica, considerando sif-fatta acquisizione conoscitiva alla stregua di unaverità riservata ai pochi in grado di percorrere ilcammino iniziatico della virtù sapienziale.Si tratta di un’ipotesi interpretativa quanto maiproblematica e che come tale ho inteso presentare.Vi è in essa qualcosa di profondamente suggestivoche mi stimola a un’ultima riflessione. Ricordatela domanda che ci siamo posti all’inizio: perchémai la massoneria speculativa, che nasce assiemeall’Illuminismo e che è la più risoluta fautricedell’idea della tolleranza religiosa, assume a pro-prio simbolo quelli che sembravano, almeno ap-parentemente, essere stati gli intransigentidifensori della fede cattolica nello scontro cruentocon l’Islam? Con l’ultima delle quattro ipotesi in-

terpretative la contraddizione si risolve perché ilcerchio si chiude: i rozzi e fanatici difensori dellafede si erano trasformati nei paladini della fratel-lanza tra i popoli e nei precursori dell’idea libero-muratoria della tolleranza.

Riferimenti bibliografici:

Gian Mario Cazzaniga, La religione dei moderni, ETS,Pisa 1999Alain Demurger, Vita e morte dell’Ordine dei Templari,Garzanti, Milano 1996Barbara Frale, La leggenda nera dei Templari, Laterza,Bari-Roma 2016Giuseppe Giarrizzo, Massoneria e Illuminismo nel-l’Europa del Settecento, Marsilio, Venezia 1994Margaret C. Jacob, Massoneria illuminata. Politica ecultura nell’Europa del Settecento, Einaudi, Torino1995Peter Parter, I Templari, Einaudi, Torino 1993

SAGGI 7

Baldovino II cedela sede del Tempiodi Salomone a Hu-gues de Payns eGaudefroy deSaint-Homer.Miniatura da Hi-stoire d'Outre-Merdi Guglielmo diTiro, XIII secolo

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La forza non è niente senza umiltà. L’umiltànei comportamenti, l’umiltà nelle azioni diogni giorno, l’umiltà come cifra personale,

l’umiltà del dubbio. Questi sono i presupposti chefanno dire ad Alda Merini: “Mi piacciono quelliche hanno la carne a contatto con la carne delmondo. Perché lì c’è verità, lì c’è dolcezza, lì c’èsensibilità, lì c’è amore”. Non casualmente, nelVII sonetto di Postuma, il nostro caro poeta Lo-renzo Stecchetti, di cui quest’anno il 21 ottobre,ricorre il centenario della morte, amava dire:“sono un poeta o sono un imbecille?”, ricordando“La lumachella della vanagloria” di Trilussa, figliodi Carlotta Poldi, ancora una sartina di Bologna,che così suona:“La lumachella della vanagloria, ch’era strisciata sopra un obelisco,guardò la bava e disse:già capisco che lasceròun’impronta nella storia”.Di più Einstein a volte diceva: “Io non sono ungenio come si dice, sono solo curioso. Facciomolte domande, e quando la risposta è sempliceallora vuol dire che Dio sta rispondendo”.In questo contesto s’inquadra il presente artico-letto, dove sono in breve raccontate alcune vite nelsegno dell’umiltà, dato che in certi casi nelle per-sone più semplici e modeste, si nasconde la veragrandezza. In un recente film si dice: “Io pensoche, sono le persone che nessuno immaginava, chepossono fare certe cose, quelle che fanno cose, chenessuno può immaginare”.In particolare il ruolo delle donne nell’ambitodella nascita degli Stati Uniti e del Risorgimentoitaliano è ricco di eroine e di donne che apparten-gono al patrimonio storico dell’intera comunitàinternazionale.Accanto a queste donne, ve ne sono due che, incircostanze diverse, a distanza di quasi vent’anni,hanno svolto ruoli apparentemente di secondopiano, ma simbolicamente assai rilevanti, cioè cu-cire le coccarde e le bandiere dei loro paesi, ban-

diere fiorite nelle loro speranze e nei loro cuori,prima ancora che dalle loro mani laboriose.La prima si chiamava Betsy Ross, nata il 1 gennaio1752 a Filadelfia (la città “dell’amore fraterno”),ottava di diciassette figli, di Rebecca e di Samuel,falegname-tapezziere, quaqquera, e fungeva dasartina presso l’allora sede del governo statuni-tense. S’innamorò e poi sposò un giovane angli-cano, matrimonio che comportò frizioni con lacomunità quaqquera, ma che durò solo due anniper la prematura scomparsa dell’uomo. Betsyaveva imparato a fare la sarta dalla zia Sarah, e ag-giustava e rattoppava vestiti e divise, e ne creavadi nuove, e nel 1776 ricevette dal generale Wa-shington la commissione della nuova bandieradegli Stati Uniti. Il generale, come è ben noto, erastato iniziato in massoneria il 4 novembre 1752nella loggia “Fredericksburg” in Virginia, M.V. nel1788 nella loggia “Alexandria” e nel 1789 gli fu

BRIGIDA BORGHI DALLE COCCARDE ALL’ELEMOSINA

di Giovanni Greco

Caricatura di Brigida Borghi

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conferito il titolo di G.M. che mantenne per circadieci anni fino alla morte avvenuta nel 1799.Fra lei e il generale vi fu una cordiale disputa re-lativa al numero delle punte delle 13 stelle: il ge-nerale le voleva a sei punte, mentre la Rosssosteneva che “più bell’effetto” sarebbe stato constelle a cinque punte: prevalse la sua imposta-zione. Alla fine Betsy concluse dicendo che dibandiere non ne aveva mai fatta una, ma che sullabase di un disegno avrebbe potuto provarci. E cosìattuati dei cambiamenti migliorativi concordatiseduta stante, con un taglio delle forbici mostròagli occhi ammirati dei titolati richiedenti, ilprimo esemplare di stella a cinque punte. Appro-vata poi la prima bandiera, la Ross ricevette unprimo acconto di cento dollari, per i materiali e illavoro, divenendo la prima produttrice di ban-diere americane.Successivamente altre sartine ricevettero l’incaricodi cucire grandi quantitativi di bandiere ameri-cane, da Margaret Manning a Rebecca Young, daAnna Re a Cornelia Ponti, di chiara origine ita-liana.Oggi la casa in cui Betsy Ross visse, il Betsy RossHouse, è un luogo di riferimento a Filadelfia e diattrazione culturale e turistica.Malgrado la sua vicenda abbia suscitato perples-sità e leggende varie, Betsy Ross rimane il simboloammirato e riconosciuto del primo mattoncino co-struito ai fini della bandiera americana, e in parti-colare dopo la sua morte avvenuta nel 1836, esoprattutto dalle celebrazioni del Centenario, nel1876, è cominciato il ricordo e la memoria di que-sta persona dolce e modesta, assurta a simbolo diimpegno civile.Nel 1917 Percy Moran fece un famoso dipinto incui Betsy Ross consegnava ai maggiorenti, e al ge-nerale Washington, in particolare, la bandiera ap-pena ultimata. Nel 1952 venne creato unfrancobollo commemorativo per onorare il bicen-tenario della sua nascita, abbastanza simile al di-pinto di Moran.Mentre questa vicenda e questa persona marcauna storia tutto sommato solare e gioiosa, quellache sta per seguire è una vicenda altamente dram-matica.La seconda sartina, Brigida Borghi, abitava a Bo-logna col marito Giuseppe Zamboni, a via Gal-liera, angolo via Strazzacappe, mentre al Cantondei Fiori gestiva, con la sorella Barbara, un nego-zietto di abiti nuovi e usati ed erano i genitori diLuigi. A pochi passi dal Canton dei Fiori, vi era il

Caffè degli Stelloni frequentato sistematicamenteproprio da Luigi e dai suoi compagni.Brigida era la madre del patriota e massone LuigiZamboni, laureando in legge, amico fraterno diGaetano De Rolandis, familiarmente chiamatoZuanin.Brigida Borghi “seguì il figlio sino in fondo, loconsigliò, lo accompagnò, cucì le coccarde con icolori della speranza, della fede e della carità” (M.Veglia). Le coccarde, le cosiddette “tracolle” (per l’inseri-mento dell’asta porta stendardo col tricolore) e lebandiere vennero fatte proprio in una “retro-stanza” del negozio di Brigida con “trine di seta ele coccarde da prima si fecero con cordelle pure diseta, ma poi per maggiore economia venne adope-rato dello stallone di filo e sin della robba da pe-dine”. Quando Brigida e Barbara, aiutate anche daloro amiche fidate, s’incaricarono di far coccarde ebandiere in numero cospicuo, utilizzarono tutti iresidui e gli scarti di stoffe e tessuti, che mai comeallora furono preziosi e assunsero prestigio. Le tra-colle portavano i due colori civici di Bologna, diAsti, di Milano, ecc. – il bianco e il rosso – mentrele fodere dei manufatti erano di colore verde. Lecoccarde e le bandiere erano affiancate da tre na-strini “di cavadino verde, bianco e rosso”. ComeLuigi Zamboni poi dirà al Tribunale dell’Inquisi-zione, il modello a cui si era ispirato era quellodella bandiera della Rivoluzione francese, sosti-tuendo però “il turchino col verde per non far dascimia alla Francia”.Luigi morì suicida in carcere nell’agosto del 1795,dopo aver fatto in tempo ad incidere sulle muradella prigione parole d’amore per la sua giovanefidanzata, Angelica Taruffi Conti e dopo averscritto in prossimità della finestra: “libertè, suretè,egalitè”. Dopo la morte di Luigi, a Brigida furonorequisiti i suoi beni, perse la casa e la bottega, esia lei che la sorella Barbara vennero inviate nelcarcere romano di S. Michele a Ripa, da dove usci-rono poi il 26 agosto 1796. Da allora Brigida vissecon i sussidi delle Opere Pie conducendo una vitada derelitta, fino all’umiliazione di dover mendi-care nelle strade, “ridotta a mendicare un pane pervivere”, come lei stessa ebbe ad affermare.Quando arrivò Napoleone a Bologna, ovviamentetutto mutò, e si volle onorare in una grande mani-festazione popolare l’operato di Luigi Zamboni edi Giovan Battista De Rolandis. I corpi di questidue giovani furono riuniti dopo l’uccisione, nel-l’area riservata ai condannati a morte: “uniti dal-

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l’utopia, riuniti nel martirio per la libertà” (S.Scioli). Ma è proprio l’utopia che, come ricordaSanti Fedele, spesso è “il sale della storia, il fuocointeriore che scalda i nostri cuori e vivifica le no-stre menti”.Quando Gaetano De Rolandis venne impiccato, ilcarnefice Antonio Pantoni di Reggio Emilia,prima di ucciderlo, lo evirò. Ciò malgrado Gae-tano si rivolse al sacerdote che lo assisteva pregan-dolo “di dire addio alla madre, ai suoi colliastigiani, ai cittadini di Bologna e che non gli do-leva morire per la patria”. Il giorno prima avevascritto che “il mio sangue mi farà ancora vivere perla redenzione dell’Italia. La libertà costa sacrifici,ma è un diritto dell’uomo, come l’uguaglianza chenon ammette distinzioni”. Quando avvenne l’im-piccagione il colpo non riuscì bene e una partedella testa rimase attaccata al collo, ma, caso piùunico che raro in queste circostanze, il cardinal le-gato, il cardinal Vincenti, non concedendo la gra-zia come da tradizione, ordinò che l’operazionefosse portata a compimento pur dinanzi alle rea-zioni di una folla inorridita. Ma la chiesa di Romaaveva deciso di punire esemplarmente tutti i pa-trioti e i massoni intenzionati a inficiare il suo po-tere temporale. Arturo Reghini, non casualmenteebbe a scrivere che la fine del potere temporaledella Chiesa era stata la più grande notizia deitempi moderni perché “il Papato è stato sempre ilnaturale nemico di Roma e d’Italia. La civiltà la-tina è stata soffocata dalla mentalità intollerante,fanatica, dogmatica del cristianesimo. E questo èun delitto che attende ancora espiazione”.Malgrado le novità politiche portate a Bologna daNapoleone, nessuno però si ricordò di invitare lamamma, la signora Brigida, colei che aveva mate-rialmente cucito le bandiere e sostenuto il figlioin tutti i modi, e così Brigida, confusa e tremante,assisté di straforo alla manifestazione, ospite diuna sua amica cameriera, da un abbaino di un pa-lazzo nei pressi della piazza.Come nella stragrande maggioranza, i professoriuniversitari ebrei sopravvissuti non vennero rein-tegrati e non riottennero il mal tolto, così a Brigidanon vennero restituiti i beni e in nessun modo, al-meno materialmente, risarcita. Mauro Archetti, nell’archivio del cimitero bolo-gnese della Certosa, ha individuato la data dellamorte di Brigida che risale all’11 maggio 1806 alleore tre della notte, seppellita al campo E n. 2340,e che il comune aveva pagato lire 3,10 per il fune-rale. Aveva sessant’anni.

Tutt’ora non abbiamo forse ancora bisogno, soprattuttodentro di noi, di una sartina, simbolo di umiltà operosa,per perfezionare la nostra bandiera?E per onorare adeguatamente Betsy Ross, BrigidaBorghi, Luigi Zamboni e Gaetano De Rolandis, ri-cordo le parole di Marco Veglia: “Come più tardisarebbe accaduto per i vinti delle nostre guerre diliberazione (pensiamo a Mazzini), di queste per-sone resta ancora oggi la testimonianza di una vitaspesa per l’edificazione progressiva – conquistata,non ricevuta in elemosina – di una società “de-cente”. Una società dove i cittadini, attraverso unlavoro collettivo, vengono posti nella condizioneper dare il meglio di sé, per instaurare una buonavita”.Forse non è vero che dobbiamo spesso la nostralibertà a esclusi che cercano disperatamente lapropria identità o “a gente intollerante e settaria,come Calvino e i Padri Pellegrini” e forse non èvero che la grande lezione della massoneria ri-siede nella “fiducia nella forza espansiva della ve-rità” (G. Casa)?A maggior ragione oggi che sono in tanti a volerdistruggere la nostra identità, la nostra cultura, ilnostro modo di essere, avvolgendoci col drapponero della morte. Ma noi che siamo figli dell’uni-verso massonico e dell’antica cultura che ci per-viene dal mondo greco, perseverando nel metronche ci è usuale, continueremo ad essere memoridell’aforisma di Chesterton: “Le favole non diconoai bambini che i draghi esistono: essi già lo sanno.Le favole dicono ai bambini che i draghi possonoessere uccisi”.

Riferimenti bibliografici

M. Poli, Brigida Borghi Zamboni, la madre dell’eroe.Per una rilettura del caso Zamboni-De Rolandis, Bolo-gna 2000A. Carr, La casa di Betsy Ross, in “American History”,2002G. Greco, D. Monda, Sarastro e il serpente verde, Bo-logna 2003 M. Leepson, Bandiera: una biografia americana, NewYork 2007M. Miller, Betsy Ross e il making of America, NewYork 2010M. Leepson, Cinque miti sulla bandiera americana, in“Washington Post”, 12 giugno 2011P. Moroni, I rivoluzionari dimenticati. Bologna, notte del13-14 novembre 1794, Bologna 2015

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Ricostituitosi a Parigi (ma consede ufficiale a Londra) nel gen-naio del 1930, l’anno successivo

il Goi prende l’iniziativa di un manifestoredatto in quattro lingue (italiano, fran-cese, inglese e spagnolo) annunciante larinascita della Massoneria italiana in esi-lio che viene compilato sotto forma di let-tera circolare per essere inviato ai GrandiOrienti e alle Grandi Logge di tutto ilmondo al fine di informarli dell’avvenutaricostituzione del Goi e chiedere loro diriconoscerlo, con il rinnovo dei Garantid’Amicizia, come legittimo prosecutoreed erede, sia pure nelle particolarissimecondizioni imposte da una dittatura li-berticida, dell’Obbedienza di PalazzoGiustiniani.Copie della circolare nelle varie linguesono conservate nell’Archivio storico delGrande Oriente d’Italia, Fondo Massoneriadell’esilio.

A∴G∴D∴G∴A∴D∴U∴

LIBERTÀ – UGUAGLIANZA – FRATELLANZA

GRANDE ORIENTE D’ITALIA(EX PALAZZO GIUSTINIANI A ROMA)

INDIRIZZO PROVVISORIO:2, SHERIFF ROADWEST HAMPSTEADLONDON N.W. 6

Illustre e PotentissimoGran Maestro della Grande Loggia di...............Gran Maestro del Grande Oriente di...............

La presente Vi porta una notizia che indubbiamente sarà per Voi motivo di compiacimento, dati isentimenti di solidarietà e di unità massonica, che sono i Vostri e dell’Alto Corpo da Voi diretto.Da oltre un anno, cioè, è risorto il Grande Oriente d’Italia!

LETTERA CIRCOLARE ALLE COMUNIONI ESTEREANNUNCIANTE L’AVVENUTA RICOSTITUZIONE

DEL GRANDE ORIENTE D’ITALIA (15 MARZO 1931)

IL RIORDINO DELLA MEMORIA

Targa Bronzea donata dal nipote di Leti al Grande Oriente d’Italia

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Voi sapete che questo aveva dovuto cedere in Italia alla devastazione fascista; e che in conseguenzaEsso aveva dovuto sciogliersi, dopo avere del pari sciolte tutte le Logge esistenti sul Continente ita-liano.Non aveva però disciolte le molte Logge esistenti all’estero, che non cadevano sotto le leggi italiane,che continuarono perciò a vivere autonome.Il Potentissimo Gran Maestro Torrigiani, il Gran Maestro Aggiunto Meoni, e tutti i Dignitari delGrande Oriente diedero le rispettive dimissioni: ciò che non li salvò dal carcere, dalla deportazione,e, i più fortunati, dallo stretto precetto di polizia in patria, mentre altri oltrepassarono i confini d’Ita-lia e vivono esuli altrove.In Italia restò, solo, del Grande Oriente, attivo e al suo posto, l’ora defunto e compianto Ettore Fer-rari, quale Gran Maestro onorario a vita ed ex Gran Maestro effettivo, il quale perciò ereditò dalladissoluzione massonica, egli solo, in modo indiscusso e indiscutibile, tutta l’autorità dirigente dellaFamiglia massonica italiana.Il Potentissimo Fratello Ferrari, poi, conservò anche l’ufficio di Sovrano Gran Commendatore delSupremo Consiglio dei 33�, che non si era mai sciolto, e che anzi aveva espressamente dichiarato dinon volere sciogliersi, pure sapendo che i suoi Membri avrebbero perciò rischiato tutte le conse-guenze di legge.Ettore Ferrari, prima di passare all’Oriente Eterno, affidò all’ex Membro del Grande Oriente ed al-lora Luogotenente Sovrano Gran Commendatore Giuseppe Leti, vivente in esilio, Suo speciale fidu-ciario, il mandato di riattivare il Supremo Consiglio dei 33∴, e di ricostituire il Grande Oriented’Italia.Ciò era peraltro il desiderio vivissimo dei Fratelli del Grande Oriente d’Italia, sia esuli all’estero, siadeportati o imprigionati, sia sofferenti il giogo della schiavitù in Patria; era il desiderio delle nostreLogge all’estero sopravvissute allo scioglimento. Tutti anelavano al ripristino del glorioso nostroGrande Oriente, già unificato in Italia da Giuseppe Garibaldi.Sicché, quando venne l’ordine di Ettore Ferrari – al quale si appuntavano gli occhi pieni di speranzae di ansia fiduciosa di tutti i massoni italiani sia dell’interno che dell’estero – quell’ordine fu accoltocon unanime consenso e con unanime gioia.Fu così che si potettero riunire in Assemblea – naturalmente all’estero, non in Italia (dove l’esseremassone è ora punito con vari anni di prigione) – i Delegati delle Logge estere del vecchio GrandeOriente sopravvissute allo scioglimento, e che avevano continuato a lavorare idealmente all’obbe-dienza del Grande Oriente suddetto, benché disciolto; i Dignitari e i Fratelli esuli di questo; e nume-rosi Fratelli, anche ex venerabili sparsi qua e là per l’Europa, ma tutti già soggetti al GrandeOriente d’Italia.Episodio commovente: a quell’Assemblea parteciparono anche Delegati di antiche Logge, che lavo-rano clandestinamente in Italia non avendo voluto adattarsi allo scioglimento.Questa Assemblea, costituita di tutti elementi del vecchio nostro Grande Oriente, forte di numeroseLogge risultanti dagli Annuari del medesimo, convocata per ordine e sotto gli auspici del Potentis-simo Ferrari – che aveva potestà a dare gli ordini del caso – fu indubbiamente legittima e legale, te-nuto conto specialmente che lo scioglimento del vecchio Grande Oriente era stato deliberatonaturalmente collo scopo di risuscitare l’Istituzione appena, come e dove possibile.L’Assemblea costituente suddetta dichiarò ricostituito il detto nostro vecchio Grande Oriente, cheproclamò Indipendente, Sovrano, prosecutore dell’antica nostra Organizzazione di Palazzo Giusti-niani, riconosciuta già da pressoché tutte le Potenze massoniche del Mondo, e Membro fondatoredell’Associazione Massonica Internazionale (A.M.I.).Dichiarò di adottare per se stesso e per le Logge tutti gli Statuti, i Regolamenti, le Norme, gli usi cheerano in onore a Palazzo Giustiniani, senza nulla innovare. Data l’identità dell’organo, identità dileggi e di costumi, come c’era identità di persone e di Logge.Deliberò di lasciare vacanti i posti di Gran Maestro e di Primo Gran Maestro Aggiunto, per lasciarli

a disposizione rispettivamente dei cari Fratelli Torrigiani e Meoni, che li detennero già; o di queglialtri che la grande massa dei fratelli vorrà eventualmente sostituire loro, quando l’Ordine potrà rien-trare in Italia, nella sua sede di palazzo Giustiniani, perché noi abbiamo obbedito a necessità e a ve-

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dute d’ordine superiore, non a vanità personale.Elesse un Governo e un Consiglio dell’Ordine provvisori, colla intesa che tutti saremo dimissionarialla rientrata in Italia.E frattanto mise a capo dell’Ordine un secondo Gran Maestro Aggiunto, che fu prima il PotentissimoFratello Eugenio Chiesa, passato prematuramente all’Oriente Eterno, e che oggi sono io.La ricostituzione del Grande Oriente era necessaria, per riprendere e non far disperdere – a tutto pro-fitto delle reazioni – la tradizione massonica italiana.Detta ricostituzione – che avrebbero potuto compiere anche tre sole delle antiche Logge – fu l’operadi migliaia di Fratelli, di più ex Dignitari e di numerose Logge del vecchio Grande Oriente, sia inItalia che all’estero, per ordine del Ferrari; fu quindi opera regolare e ineccepibile.Sola irregolarità (di forma, non di sostanza) il fatto di avere dovuto rivivere in territorio straniero, edi dovervi per ora vivere provvisoriamente. Voi comprendete, illustre Potentissimo Fratello, come ciònon fosse davvero nostro desiderio, come non è di nostro interesse; ciò risponde a ragioni di inevita-bile e contingente necessità del momento.Non si troverà certo alcuno che vorrà movere per questo eccezione, dato che il provvedimento fu ne-cessario alla salvezza della Massoneria italiana, e che, in ogni modo, è sanato da vari precedenti con-generi relativi ad altre Massonerie cadute sotto il giogo delle dittature, e pure risorte all’estero.Sarete certo sicuri che, appena possibile, noi voleremo verso la nostra antica sede di Palazzo Giusti-niani, restando grati alle Potenze che ci diedero ospitalità e ci incoraggiarono nei giorni della sven-tura.Ed è per questo che, datevi le informazioni che precedono, ho l’onore di porgere, a Voi e tutti i Com-ponenti l’Alto Corpo che Voi dirigete, il saluto mio e dei miei Collaboratori: il saluto della fraternitàsolidale, pieno d’amore e di speranza, meglio anzi di fiducia.I Fratelli italiani dell’interno e dell’estero, che io rappresento, sebbene provati da sventure, dolori edanni senza misura e oltre il verosimile, non piegano, non mutano, resistono, attendono, ma hannobisogno di trovare, nei buoni Fratelli di tutto il mondo, fraternità morale, gioiosa, unanime.Io sento che Voi ed i Vostri Collaboratori ci dimostrerete in fatto tutta la Vostra più generosa solida-rietà, nel nome dei comuni ideali, nel ricordo delle antiche nostre relazioni, nell’interesse dell’unitàmassonica: desiderio e sospiro di tutti i buoni fratelli sparsi pel Mondo.Per noi, Italiani, è il secondo Risorgimento nazionale che comincia: per aspera, usque ad finem!A Voi, illustre e Potentissimo Fratello Presidente, a tutti i Dirigenti della Vostra Alta Obbedienza, iringraziamenti miei, i ringraziamenti nostri pieni di amicizia e di fede.Io Vi prego di volermi onorare presto di Vostra riposta, e di volere disporre il rinnovo fra Noi dei rispettiviNostri Garanti d’Amicizia.In attesa, salutandovi fraternamente nei Numeri Sacri.

Londra, 15 marzo 1931

Il Gran Maestro Aggiunto Arturo LABRIOLA 33∴

Il Gran Segretario Alberto GIANNINI 33∴

IL RIORDINO DELLA MEMORIA 13

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1. La Rivoluzione inglese

Nella seconda metà del Seicento la storiadell’Inghilterra è contrassegnata da continuiconflitti tra il potere del Parlamento e quellodei sovrani Stuart, fautori di progettiassolutistici che, sotto Carlo I (1625-1649)sfociano nella guerra contro la Scozia (1639-1640), nella sconfitta militare e poi nella guerracivile, fino alla decapitazione del re e allaproclamazione della Repubblica (1649).Nonostante ciò, è proprio in questo periodoche la Libera muratoria iniziò a dilatarsi, perestendersi negli anni della Repubblicaall’intero territorio inglese.In questi anni si verifica una profonda fratturadi natura politica all’interno della Massoneria.Infatti, vi saranno le Logge di rito inglese, chesaranno fautrici del potere del Parlamento,protestanti e repubblicane, e le Logge di ritoscozzese, giacobite, assolutiste e cattoliche. Questiconflitti di natura politica, culminati con la fasedel governo guidato da Cromwell (1653-1658),matureranno con la Glorious Revolution (1688-1689)dove i whigs e i massoni loro legati, da forze diopposizione con tendenze repubblicane,diventarono un partito di governo con nuoveresponsabilità politiche.Quando, quindici anni più tardi, nel 1714, laquestione della successione al trono venne a porsinuovamente, la posizione della Massoneria inarea inglese era completamente diversa. Essaormai, è stato osservato, «rappresentava lostrumento più idoneo a far confluire le forze whige l’ideologia newtoniana nel sostegno ideologicoalla nuova dinastia degli Hannover» (Trampus, p.20). In questo quadro, che vedeva l’Istituzioneavviata a presentarsi come una lobby politica, leLogge inglesi si sarebbero riunite nel 1717 perdare vita alla Gran Loggia di Londra, sorta suiniziativa di Jean Desaguliers, James Anderson eGeorge Payne, futuro Gran Maestro.La Massoneria contribuì a diffondere nella società

inglese del XVII secolo quel fermento di idee, difiducia nelle capacità dell’uomo, della tolleranzain religione, di ricerca di una ideologia laica di cuiha trattato Christopher Hill nel suo volume sulleorigini intellettuali della Rivoluzione inglese. Èdunque anche grazie ad essa se dagli eventirivoluzionari scaturirono una serie di effettibenefici. Nel settore del pensiero e della religionevenne assicurata la libertà individuale,abbandonando l’idea che tutti i sudditi dello Statodovessero essere membri della Chiesa di Stato.L’Atto di Tolleranza del 1689 accordò il diritto diculto, se non la completa uguaglianza politica, aidissidenti protestanti e, gradualmente, anche aicattolici.La libertà politica individuale venne assicurata inuno spirito consimile con l’abolizione dellacensura (1695), con una più mite e meno parzialeamministrazione della giustizia politica e con unequilibrio tra whigs e tories, sotto le bandiere rivalidei quali quasi tutti trovavano riparo in qualchemodo. Così «l’idea tutta inglese della libertà diopinione e dei diritti degli individui ricevette ungrandissimo incremento dal particolare caratteredi questa rivoluzione» (Trevelyan, p. 5.).

MASSONERIA ED ETÀ DELLE RIVOLUZIONI

Il presente saggio è compreso nel volume Italia ed Europa. 300 anni di storia, a cura di Santi Fedelee Giovanni Greco, in corso di pubblicazione presso l’Editore Bonanno che si ringrazia per la gen-tile concessione

di Gian Biagio Furiozzi

Documento di affiliazione alla corboneria (1820)

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Più in generale, l’esperienza massonica nell’interocontesto europeo occidentale – da Edimburgo aBerlino, dagli anni Trenta agli anni Ottanta delsecolo XVIII – ebbe un carattere decisamentecivile e, pertanto, rappresentò un’esperienza anchedi tipo politico. Ma sottolineare la dimensionepolitica dell’esperienza massonica non significapresentarla semplicemente come la fonte di unlinguaggio rivoluzionario sfociato talvolta in unanarchismo egualitario, comunitario e libertario.Le virtù apprezzate nelle Logge erano, indefinitiva, quelle utilizzabili nella pratica digoverno, funzionali all’ordine e all’armonia,valide nella sfera pubblica.Le Logge, in Inghilterra come in Francia e inOlanda, vollero compiere un’opera civilizzatrice,educare alle buone maniere e al decoro,incrementare l’ordine e l’armonia nella societàcivile. Insegnarono agli uomini a parlare inpubblico, a verbalizzare, a pagare le tasse, adessere tolleranti, a dibattere liberamente, a votare,a comportarsi con moderazione in occasione deibanchetti, a dedicare un’intera vita agli altricittadini del loro stesso ordine. A partire dagliultimi decenni del secolo XVIII, questi uominiassunsero svariate posizioni politiche. Invece dicongetturare sulla loro fede monarchica odemocratica, conviene considerare il fatto che essierano dotati di una coscienza civica, che esistevaun luogo in cui, magari solo per alcune ore almese, diventavano cittadini.Per illustrare le delizie dell’armonia sociale, laretorica massonica prese a modello l’universodella scienza newtoniana. Nel 1779, per esempio,il Vicario di Kent e libero muratore James Smith,tenendo un’orazione alla presenza della suaLoggia, ricorse a un linguaggio di matricenewtoniana per illustrare necessità e potere dellabenevolenza; egli, infatti, confidava che«l’attrazione tiene unito l’universo come labenevolenza tiene uniti gli uomini» (Jacob, p. 91).I primi newtoniani accordavano una grandeimportanza all’ordine, alla stabilità, alla legge. Asua volta, l’ordine ipotizzato dalla scienzanewtoniana incoraggiava le fantasie massonichesulla possibilità di instaurare un’armonia perfettain seno alla società, se non altro nell’ambito dellaLoggia.Da parte sua, John Locke cominciò ad essere inauge nei circoli massonici britannici dal 1753,anno in cui il diffuso “Gendeman’s Magazine”pubblicò una sua presunta lettera al liberopensatore Antony Collins. In questa lettera, Lockediceva di avere scoperto un antico manoscritto cheelogiava i massoni quali «docenti del genereumano», ed esprimeva il desiderio di entrare nella

fratellanza. La lettera era apocrifa, ma la cosarimase ignota ai più per l’intero secolo XVIII.Comunque, il fatto che negli anni intorno al 1770il suo nome circolasse sempre più diffusamente inambiente massonico, può essere interpretato comedesiderio di richiamarsi ad un autorenormalmente associato alla lotta repubblicana ealla rivoluzione, come confermerebbero i dueTrattati sul governo (1690). In Francia e in Olanda,quest’opera fu tradotta nel 1755. Ma la maggiorparte degli oratori massonici propugnavanol’ordine e la stabilità, l’accettazione dello status quo;le Logge ebbero una funzione importantenell’inculcare fiducia e lealtà nei confronti del ree del governo.L’Inghilterra, in sostanza, è stata la patria dellaMassoneria e insieme della scienza, dellatolleranza religiosa e della libertà d’opinione, e leLogge dell’Europa continentale si formarono aimmagine e somiglianza di quelle inglesi, efurono caratterizzate da forme di gestione ecomportamenti sociali sviluppatisi nell’ambitodella particolare cultura politica britannica. Conquesta specifica forma di cultura politica, maturòuna nuova forma di società civile. Sorsero societàdi lettura, club e Logge. Solo in queste ultime,però, gli individui avevano la possibilità didiventare legislatori e artefici di Costituzioni.La Massoneria, inoltre, contribuì a traghettare sulcontinente il costituzionalismo inglese. Infatti,«nonostante le numerose innovazioni, i gradi, irituali e i conviti introdotti e inventati dallaMassoneria continentale, nonostante la chiusuradelle Logge a determinate classi e gruppi sociali,l’ideologia del lavoro e del merito rimaseimmutata, al pari del principio che tutti i fratellisi riunivano su un piano di parità» (Jacob, p. 360).Le pratiche costituzionali adottate dai massoniprovenivano dall’Inghilterra del secolo XVII. Iwhigs, e un ristretto numero di giacobiti,esportarono queste pratiche sul continente. LeLogge diventarono così un anello della catena checollegò la cultura politica inglese, e in particolarele sue rivoluzioni, alle rivoluzioni democraticheverificatesi sul continente negli ultimi decenni delsecolo XVIII.

2. La Rivoluzione francese

Quando si affronta il tema del ruolo dellaMassoneria nella Rivoluzione francese, non c’èdubbio che bisogna distinguere tra Massoneriaintesa come movimento di idee e Massoneriacome organizzazione, cioè attrice di azione socialee politica, ed inoltre tra singoli massoni eIstituzione massonica. Di certo, la Rivoluzione

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francese, come prima quella americana, furonofiglie di quella particolare temperie culturale,alimentata dalle idee proprie dell’illuminismo edella Massoneria, che prometteva di cambiare ilmondo per conseguire la “felicità” del genereumano.Due secoli di ricerche storiche hanno individuato,come cause della Rivoluzione, motivi di naturapolitica, economica, sociale, ed anchedemografica. Ma, all’inizio dei fatti, questoavvenimento grandioso e, per molti versi,spaventoso e terribile, dette luogo ad alcunespiegazioni di natura diversa. La prima fu lacosiddetta spiegazione “teologica”, cioè la tesi chela Rivoluzione fosse un atto della divinaprovvidenza, per punire un Paese che avevatradito la sua missione storica. Si parlò di unpreannuncio di apocalisse, di una specie di“flagello di Dio”, di “espiazione redentrice” e cosìvia.Un’altra spiegazione fu quella del cosiddetto“complotto massonico”, ovvero di una regiaocculta che guidasse il moto rivoluzionario, primain Francia e poi negli altri Paesi. Cominciò, nel1790, il conte Ferrand, emigrato a Torino, con unpamphlet intitolato I cospiratori mascherati. Continuòl’anno dopo l’abate Lefranc, seguito via via datutti gli altri, fino al famigerato abate Barruel,gesuita, che auspicò, nel 1799, una nuovaInquisizione contro quella che definì la “divorantesetta dei giacobini”, composta, per lui,essenzialmente da massoni, visti come i moderniseguaci di Lucifero.Oggi, la maggior parte degli storici dellaRivoluzione francese, come Albert Mathiez,Georges Le Febvre e Albert Soboul, contestanonon solo la tesi del complotto, ma anche quella diun’influenza diretta della Massoneria sulmovimento rivoluzionario. Già nel 1793, del resto,De Maistre (massone ma molto ostile allaRivoluzione) aveva osservato: «Non vedo che cosatutto ciò abbia a che fare con la Massoneria, cherisale a diversi secoli fa e che nei suoi principi nonha certo nulla in comune con la Rivoluzione».Affermazione in sé inoppugnabile, benché DeMaistre fosse un massone abbastanza sui generis,dal momento che giunse più volte ad elogiare igesuiti e perfino l’Inquisizione spagnola, oltre avantarsi di non aver mai posseduto un libro diVoltaire, la confutazione delle cui idee gliappariva addirittura come “il primo passo verso lasaggezza”.Ma la questione non è così semplice come ritenevalo scrittore savoiardo, e certamente una qualcheinfluenza, sia pure indiretta, della Massonerianella Rivoluzione francese non può essere negata,

in quanto nelle Logge confluirono e simescolarono il discorso civico e illuminato.Antiche parole come fratellanza e uguaglianzaacquisirono nuovo significato, con il quale, nel1789, l’intero Occidente familiarizzò in brevetempo. Ma già negli anni Quaranta del Settecentola polizia parigina arrestava, ricercava esistematicamente interrogava i massoni; ne siamoinformati perché la documentazione relativa fuconservata negli archivi della Bastiglia.La vera preoccupazione della polizia risulta daimeticolosi verbali degli interrogatori. Le domandericorrenti erano: «Non è forse vero che taleassemblea era animata dal proposito di eleggereil maestro della Loggia, che a sua volta si sarebbescelto due sorveglianti? Non è forse vero che ilverbale di questa elezione doveva venirconsegnato al segretario dell’Ordine nella personadel signor Perret, notaio?». Non è forse vero che«con numerosi altri massoni Lei ha firmato un attodi convocazione al fine di riunirvi in assemblea(…) e che lo scopo di detta assemblea era eleggereun maestro della Loggia?» (Furiozzi 2012, p. 14).Elezioni, atti firmati in vista di convocareun’assemblea, verbali “legalizzati” da un notaio,assemblee convocate con il preciso intento ditenervi elezioni: ecco che cosa allarmava leautorità. E le autorità erano frastornate. Checos’era mai questa nuova specie di corporazionecon pretese di autogoverno e caratteristiche diassemblea rappresentativa, tra lo straniero e ilsovversivo?Quello che le autorità non avevano ancora benchiaro è che, sulla scorta dei verbali e delleadunanze, le Logge europee andavanoconfigurandosi come società organizzate sulla basedei principi costituzionali britannici,dell’elezione, della maggioranza e del governorappresentativo. La prima descrizione di unaLoggia francese parla di “elezioni”, di “consensodi tutti i fratelli”, di “autorità del maestro e delGran Maestro”, di “maggioranza”, di “consenso eopposizione”, di “rappresentanti”, di “governo”.È dunque decisamente erronea l’affermazionesecondo cui la società di pensiero nota sotto ilnome di Massoneria intendeva praticare, o di fattopraticava, la democrazia diretta nelle Loggedell’Europa occidentale. I rappresentanti eletti,ovvero i responsabili delle Logge, avevanoun’importanza fondamentale per la vita sociale ecostituzionale delle stesse, e in alcuni casi inmodo quasi autoritario. Non si può pertantosostenere, come fa il Furet, che l’ideologiadominante della Massoneria francese fosseispirata a Rousseau (Furet, p. 196). Essa si ispiròin alcuni momenti a Rousseau; ma prima, e

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principalmente, avrebbe potuto essere, e in effettifu, di marca lockiana e anche repubblicana, perl’esattezza sul finire degli anni 1760.Secondo il Diringer, nella Parigi degli anniSettanta vi erano all’incirca diecimila massoni, suuna popolazione oscillante tra le cinque e leseicentomila unità (Diringer, p. 2). Nel 1778 è aParigi il viennese Anton Mesmer, che applica ilmagnetismo alla vita sociale e spirituale. Ilmesmerismo diventa così, nei primi anni Ottanta,una pratica fondata su una teoria che coniugal’attrazione universale di Newton con il principionaturale dell’armonia come precondizione delbenessere, e quindi della felicità. Si ha quindi unfilone massonico mesmeriano, che viene tra l’altroattaccato al Parlamento di Parigi. La Massoneriadegli anni Ottanta del ‘700 tenta, in sostanza, difondare una scienza massonica creando Logge,accademie, licei scientifici, società terapeutiche,istituti di formazione pedagogica ecc. Un tentativonon riuscito, poiché è semmai la scienza adassimilare la Massoneria (Giarrizzo, p. 23).Un posto di rilievo fu assunto, come si sa, dallaLoggia delle “Nove Sorelle”, che attrasse nel girodi pochi anni quasi 200 membri, con oltre 40

stranieri. Fra questi, lo statunitense BenjaminFranklin, che ne divenne addirittura MaestroVenerabile. Questa Loggia stampò tra l’altro leCostituzioni dei primi tredici Stati americanidivenendo, in effetti – è stato osservato – «la primascuola di costituzionalismo mai esistita inEuropa». Essa avrebbe dovuto educare i futuricittadini del mondo, formando un immensocircolo, un’autentica Repubblica universale, il cuicentro era Parigi, ma i cui raggi penetravanoovunque. Va ricordata inoltre la figura di FilippoBuonarroti, italiano trapiantato a Parigi, che nel1787 aderì alla Massoneria, nel 1793 divennecittadino francese e prese parte alla Cospirazionedegli Eguali capeggiata nel 1796 da Babeuf.Avrebbe poi avuto un ruolo importante anche nelmondo settario italiano.Negli ultimi anni del Settecento la Massoneria, inFrancia, era divisa in due tronconi: la Gran Loggia(sorta nel 1738) e il Grande Oriente (sorto nel1773). Essa era forte di circa ottocento Logge, dicui quindici a Parigi, Logge che contribuirono,indubbiamente, a diffondere le idee illuministicheelaborate dai massoni Voltaire, Diderot,D’Alembert, ecc. È stato accertato, poi, che il

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La decapitazione di Carlo I. Opera attribuita a Jan Weesop, Edimburgo, National Gallery of Scotland

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famoso trinomio “Liberté, Egalité, Fraternité” fuusato per la prima volta dal massone Mirabeau nel1776 (tredici anni prima, dunque, dellaRivoluzione) in una lettera ai membri di unaLoggia di Monaco di Baviera.Si può ricordare anche il documento inviato il 20Novembre 1790 dalla Loggia madre d’Inghilterradi Rito Scozzese alle Logge alla sua obbedienza,nel quale si diceva che molti secoli prima cheRousseau e Mably scrivessero sui diritti degliuomini, questi erano attuati, nella pratica, dallaMassoneria, che da sempre praticava la libertà,l’uguaglianza e la fraternità (Furiozzi 2012, p. 30).Del resto, la Massoneria inglese fu unanime nelprendere le distanze dalla Rivoluzione francese,sia con dichiarazioni individuali (come quelle diEdmund Burke), sia con prese di posizione delleLogge che della Grande Loggia.Le Logge massoniche cominciarono a configurarsinon più soltanto come un luogo di sociabilità e difraterna convivialità, ma anche come una palestra

di educazione alla discussione e alla formazionedi uno spirito critico; uno spazio dove uominiliberi si confrontavano sulla base di regole dicomportamento ben codificate, che li ponevano suun piano di parità (Conti 2008, p.29). Il contributospecificamente massonico alla Rivoluzionefrancese si può dunque individuare nel modellodi associazionismo democratico offerto dalleLogge, alcune delle quali si trasformarono, inFrancia come in altri Paesi, in società patriottiche.I personaggi che aderivano alla Massoneriafrancese del 1789 erano molto eterogenei.Certamente essa annoverava alcuni deiprotagonisti dell’Assemblea Costituente: oltre aMirabeau, vi erano Lafayette (deciso fautore diuna monarchia costituzionale), Sieyès, Talleyrand,Le Chapelier e altri. Vi erano poi alcuni di quelliche avranno un notevole peso nell’AssembleaLegislativa, come Brissot e Condorcet. Tuttavia, icapi principali della Convenzione, e in particolareRobespierre, non erano affiliati alla Massoneria,

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Presa della Bastiglia. Jean-Pierre Houël, 1789, Biblioteca Nazionale di Francia.

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tanto è vero che, al tempo della Convenzione, essafu proibita e buona parte dei suoi capi furonoghigliottinati, a cominciare dal Gran Maestro delGrande Oriente di Francia Filippo D’Orléans.A partire dal maggio 1793, il Grande Oriente nonsi riunì più e solo pochissime Logge continuaronoad operare (tre a Parigi e una a Tolosa). La GranLoggia aveva cessato l’attività nel 1791.Naturalmente, i massoni restarono sempre liberidi agire a titolo personale e di schierarsi secondole proprie convinzioni politiche. La maggior partedi essi si espressero a favore di una monarchiacostituzionale, che superasse le decrepiteistituzioni dell’antico regime senza traumi epericolose fughe in avanti, secondo il modelloinglese. La Massoneria riprese la regolare attivitàsolo dopo il Termidoro, dopo la morte diRobespierre, ed ebbe nuovo vigore durante ilConsolato, e poi durante l’Impero napoleonico.Sul tipo di influenza avuta dalla Massoneria sugliavvenimenti francesi si può osservare che laDichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino,votata dall’Assemblea nazionale nell’agosto 1789,ricalcava fedelmente quella proclamata inAmerica. E fu proprio Thomas Jefferson, alloraambasciatore a Parigi della Confederazioneamericana, a suggerirne il testo a Lafayette e adaltri Fratelli convenuti, alcuni giorni prima, nellasua residenza. Va ricordato che a Jefferson si deveil testo della Dichiarazione d’Indipendenzaamericana, solennemente votata a Filadelfia nel1776. Il suo principale contributo fuprobabilmente l’articolo conclusivo, che stabilivail diritto delle generazioni future di riesaminare e,se necessario, modificare la forma di governo.Negli anni in cui fu ambasciatore in Francia (dal1784 al 1789) Jefferson era divenuto «intimo di ree rivoluzionari, filosofi, artisti e scrittori» e, in unalettera a George Washington, scrisse: «Prima diarrivare in Europa ero decisamente un nemicodella monarchia. Lo sono diecimila volte di più daquando ho potuto osservare i monarchi con i mieiocchi» (Bassani, pp 115-117).Si può comunque affermare che la Massoneriafrancese del Settecento non fu un’organizzazionerivoluzionaria nel senso che essa preparasse larivoluzione con una grande cospirazione su scalaeuropea. Ciò che si può dire è che molte Loggemassoniche facilitarono la diffusione, nellaborghesia e in una parte notevole dell’aristocrazia,delle idee di progresso, tolleranza, libertà,uguaglianza di diritti, cosmopolitismo; che ilegami massonici favorirono, in molti casi, lacreazione di club rivoluzionari; che nelle Logge sipraticavano, da molto tempo, la libera discussionee il dibattito aperto: cioè gli elementi essenziali di

una convivenza democratica. Vi si praticavanoinoltre le tecniche giuridiche della modernademocrazia, come la eleggibilità delle cariche e illoro carattere temporaneo.Tutto questo poté essere trasferito sul pianopolitico, e fece senza dubbio da modello anche permolte Costituzioni europee e americane tra ilSettecento e e l’Ottocento. Ma, a quel punto, nonera più la Massoneria ad agire in quanto tale,bensì erano i singoli massoni ad agire da cittadiniautonomi e indipendenti, assumendosi in propriola responsabilità dei loro atti.

3. Le Repubbliche giacobine italiane

Numerosi massoni svolsero un ruolo rilevante nelcosiddetto Triennio giacobino (1797-1799), nellevarie Repubbliche create in quegli anni in Italia,allorquando diverse Logge si trasformarono paripari in club rivoluzionari, usufruendo delrisveglio nazionale e patriottico rivestitodall’esercito napoleonico, esportatorecontemporaneamente di libertà e di Loggemassoniche. Si assistette, in pratica, ad unprofondo mutamento dell’attività massonicaspeculativa e si andò verso l’attività politica, conla trasformazione delle Logge in centri diaggregazione dei giacobini.Va tuttavia precisato che l’etichetta di “giacobini”è stata talvolta affibbiata in modo improprio,senza tenere conto delle reali caratteristiche diquesti cospiratori. Essi, spesso, avevano ben pocoin comune con gli aderenti al club dei giacobini,dal quale erano nati a Parigi il governo diRobespierre e il Terrore. Appartenevano a famigliebenestanti, se non ricche, della piccola e mediaborghesia, erano giovani, colti e idealisti.Dall’esercizio delle professioni constatavanol’iniquità e l’inefficienza del sistema in cuivivevano, il protezionismo esasperato del sistemadei dazi reali. In molti «agivano le istanze moralipiù ancora che quelle economiche. L’idea diadottare la forma repubblicana era limitata apochi, ma in tutti era viva l’esigenza delcambiamento, anche se erano meno chiari i mezzie le forme» (Ambrosini, p. 42).Tra il 1735 e il 1737 vi era a Roma una Loggiagiacobita, composta quasi esclusivamente diinglesi legati al pretendente Stuart – sia cattoliciche protestanti – che, com’era uso del tempo, siriunivano in locande e trattorie. Venne poi fondatauna Loggia dal protestante danese FriedrichMünster e, nel 1787, nacque la Loggia “LaRéunion des Amis Sincères”, fondata da elementidella colonia francese, guidati dal pittoreAugustin Belle. Essa diventò il principale centro

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latomistico della vita italiana. Sempre a Roma,Giuseppe Balsamo (Cagliostro) cercò di fondareuna Loggia egiziana. Nel 1789 egli fu fattoarrestare dal papa, fu processato e, nel 1791,condannato a morte, pena commutata poi nellacarcerazione perpetua nel forte di San Leo, dovefu recluso per sei anni e dove morì pochi mesiprima che giungesse a liberarlo l’armata francese.Nel 1794, a Bologna vennero arrestati, e poicondannati a morte, i due studenti massoni Luigi

Zamboni e Giovan Battista De Rolandis, chedistribuivano coccarde tricolori (Ambrosini, pp.39-40). Ad essi sarebbero state intitolate, inseguito, numerose Logge massoniche in varieparti d’Italia.Nel corso del 1796, mentre i soldati di NapoleoneBonaparte, con straordinarie vittorie,respingevano gli eserciti austriaci, nelle piazze dimolte città grandi e piccole si vedevano piantarealberi, tra le cui fronde si intrecciavano ghirlande

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A Masonic anecdote' (Alessandro, Conte di Cagliostro, Giuseppe Balsamo), James Gillray, published 1786.

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di tre colori: verde, bianco e rosso. Erano gli“alberi della libertà”, intorno a cui ballavano ecantavano i cittadini per festeggiare la caduta deigoverni dell’antico regime e la fuga degli antichisovrani. Una bandiera tricolore, discorsiinfiammati, assemblee, movimenti e giornalipolitici, tutte cose che soltanto poco primasarebbero costate la prigione o la forca, facevanoda contorno ad un mondo nuovo perché le radicidi quegli alberi erano anche le radici di unasocietà democratica che, sia pur fragile, incerta eincompleta, stava nascendo. E la Massoneria,italiana e internazionale, non fu estranea allanascita di questo mondo nuovo.Il 15 febbraio 1798, un’adunanza popolareconvocata in Campidoglio intorno all’albero dellalibertà e formata da alcune centinaia di persone divario ceto, non esclusi diversi religiosi enobiluomini di parte rivoluzionaria, approvò unamozione intitolata “Atto del popolo sovrano”. Conessa veniva proclamato decaduto il governopontificio, salvaguardati la religione e il papa,costituito un regime repubblicano con un governodi sette consoli e di vari ministri, e con unaripartizione in otto province. Il popolo venivadichiarato l’unico “sovrano libero eindipendente”. Alla Chiesa veniva tolto il poteretemporale e si riconosceva al pontefice solo “ladignità e la potestà spirituale”. Questa primaRepubblica Romana durò fino al 30 settembre1799, quando le truppe napoletane occuparono lacapitale.Il suo sistema amministrativo, pur con alcunevarianti, era ovviamente per intero riprodotto sulmodello di quello francese. Anche laCostituzione, pubblicata il 17 marzo 1798 ecomposta di 372 articoli, era praticamente ripresaper intero da quella vigente in Francia. I consolierano: il chirurgo Liborio Angelucci, il letteratoEnnio Quirino Visconti, gli anconetani PietroPanazzi e Pietro Reppi e il medico frusinateGiacomo De Mattheis. Presidente del Senato, ilmassone Antonio Brizi. Tra i ministri vi erano gliumbri Annibale Mariotti e Giovanni Bufalini.Quasi tutti costoro facevano parte di Loggemassoniche. Così come furono i giovani massoniperugini della Loggia “I Forti” i primi a gettarsinella mischia per il totale rinnovamento dellestrutture politiche e sociali allorché la nascita dellaRepubblica romana offrì la possibilità disperimentare le loro qualità politiche eamministrative.Anche a Perugia crollarono titoli nobiliari,blasoni, privilegi e gerarchie ecclesiastiche. InPiazza Grande venne innalzato l’albero dellalibertà, si cancellarono i segni di un secolare

dominio temporale e si sostituì lo stemmapontificio con il tricolore, si bruciò il patibolo. Sisoppressero diversi conventi e i locali venneroassegnati agli indigenti o adibiti a pubblici uffici.Si costituì la municipalità democratica con 17membri effettivi e 9 supplenti, tra i qualifiguravano molti massoni, come Fabio Danzetta,Giulio Cesarei e Antonio Brizi. La municipalità fupoi sostituita da un Triumvirato composto dai duemassoni Giulio Cesarei e Mariano Guardabassi, eda Angelo Cocchi, mentre il comando dellaGuardia Nazionale venne affidato ad un altromassone, Gian Maria Narboni (Bistoni-Monacchia, pp. 40-41).Pur con tutti i suoi limiti, la Repubblica romanadel 1798-99 è stata definita «la prima espressionedi un’alternativa all’antico regime, un embrionedi gestione laica e moderna dei territori da secolisoggetti al papa anche nella loro parte meridionalenotoriamente più conservatrice» (Caravale-Caracciolo, p. 573). Uno dei suoi massimi studiosi,Vittorio Emanuele Giuntella, ha sottolineato che,in mezzo a tanti fallimenti, tuttavia «a Roma nel1798-99 fece la sua prova una classe dirigente nonpiù esclusivamente curiale ed ecclesiastica, siagitarono idee di libertà civile, si sperimentaronoordinamenti costituzionali, ebbe vita unParlamento».Quanto al Regno di Napoli, a pochi anni dallacreazione della prima Gran Loggia inglese, essomanifestò la sua simpatia nei riguardi dellaMassoneria. Personaggi eminenti, come DiegoNaselli e Raimondo di Sangro, animaronol’attività latomistica nelle Logge. Tra i più attivi eferventi organizzatori in questa direzione vifurono l’abate Antonio Jerocades, DomenicoCirillo e Carlo Lauberg, futuro presidente dellaRepubblica partenopea, Mario Pagano e FrancescoSaverio Salfi, fondatori della “Società Patriottica”.Vi era poi la Loggia “Perfetta Unione”, alcunigiovani membri della quale vennero impiccati nel1794, con l’accusa di cospirazione. Tra essi,Vincenzo Galiani e Vincenzo Vitaliani. Comunqueda quel momento, e fino agli anni dellaRivoluzione francese, la Muratoria nel Regno diNapoli continuò ad espandersi con ritmiinarrestabili.Ha scritto Benedetto Croce: «Gli ingegninapoletani (…) primi in Italia, cioè fin dal 1792,si misero in corrispondenza con le societàpatriottiche francesi, e i più giovani e ardentiriformarono le loro Logge massoniche in clubsgiacobini, tramando una cospirazione perrovesciare la monarchia e introdurre istituzionidemocratiche, repubblica o, in ogni caso, libertà»(Croce, p.216). Alla fine di gennaio 1799 fu

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proclamata la Repubblica, dopo l’occupazione diNapoli da parte delle truppe francesi guidate dalgenerale Championnet, che misero fine ad unperiodo di anarchia in cui i lazzari, nel nome delre e di San Gennaro, si erano scatenati contro igiacobini napoletani. Venne costituito un governoprovvisorio sotto la presidenza del massone CarloLauberg e con molti massoni tra i ministri.Certamente intrisa di ideali massonici era laCostituzione, scritta da Mario Pagano. Essa risultainfluenzata in maniera determinante dalla Scienzadella Legislazione, un’imponente opera in settevolumi scritta dal massone Gaetano Filangieri.Quest’ opera, di alto e innovativo valore europeo,metteva in evidenza le ingiustizie sociali cheaffliggevano la Napoli borbonica come le tantealtri capitali europee (Parigi, Londra, Vienna, SanPietroburgo ecc.) pervasa dal lusso sfrenato deiprivilegi feudali dell’aristocrazia e del clerosfruttatori del popolo. Al tempo stesso, chiedevaalla Corona di farsi portatrice di una “rivoluzionepacifica”, una sorta di modello di monarchiailluminata secondo i canoni illuministici, daconseguirsi per mezzo di una seria azioneriformatrice da attuarsi con gli strumenti giuridici,che conducesse ad una codificazione delle leggi,ad un’equa ripartizione delle terre e almiglioramento qualitativo dell’educazionepubblica. L’opera fu tradotta in francese, ininglese, in tedesco e in spagnolo e rappresentòuno dei modelli ispiratori per Benjamin Frankline per la Costituzione americana.Filangieri ebbe solenni funerali massonici,celebrati da Domenico Cirillo, Mario Pagano,Donato Tommasi e Giuseppe Leonardo Albanese,ai quali presero parte delegazioni di tutte le Loggenapoletane di obbedienza inglese (Gnocchini, p.122). Tutti e quattro questi ultimi, alla cadutadella Repubblica, nel 1799, furono poi condannatia morte, insieme ad altri tre massoni: IgnazioCiaia, Vincenzo Russo e Nicola Pacifico. Eragiunta l’ora della reazione, della restaurazione,delle persecuzioni. Un’intera classe intellettuale epolitica venne sterminata, e tra essa non pochimassoni.

4. Le insurrezioni spagnole del 1812 e del1820

La vita massonica nella penisola iberica incontrògravi difficoltà per tutto il XVII secolo. In effetti,una prima Loggia era stata fondata a Madrid nel1728, ma la sua attività era stata gravementecompromessa dalla Bolla pontificia del 1738 edalle inchieste dell’Inquisizione. La secondacondanna pontificia del 1751, seguita da un

decreto contro le associazioni muratoriepromulgato da Ferdinando VI, aprì poi la stradaad una vivace letteratura antimassonica, cheindividuava soprattutto nelle Logge di Barcellonai centri di attività cospiratorie contro lo Stato e lareligione cattolica. Comunque, nonostante lemolte denunce, processi e condanne, va detto chela presenza massonica, seppure sporadica e nontroppo organizzata, fu sempre presente (Trampus,pp. 117-118).Negli anni della campagna antinapoleonica, inSpagna si verificò un’alleanza tra il passato e ilpresente, tra la rivoluzione e la reazione. Comeebbe a scrivere il massone Giuseppe Montanelli,«chi diede il primo esempio di quell’alleanza fula Spagna; ivi il monaco ed il libero muratore, ilMedioevo ed il secolo XVIII, la democrazia e lamonarchia, si diedero la mano sul campodell’indipendenza nazionale in pericolo. E alvedere l’eroica resistenza spagnola la vecchiaEuropa trasalì: intese che v’era là una fortegioventù di rivoluzione da sfruttare; gettò sulla viadel conquistatore quella face della nazionalità, dicui ora la diplomazia costernata tenta invano dispegnere l’incendio con alcune gocce di riforma»(Montanelli, p. 5).

Erede per tanti versi della mentalità illuministica,Napoleone aveva favorito anche una tipicacreatura dell’illuminismo come la Massoneria,talché di massoni erano piene le file dell’ufficialitàe della burocrazia del suo Impero, e di alti gradimassonici erano investiti sia l’imperatore che varimembri della sua famiglia, ad iniziare dallo stessore Giuseppe Bonaparte. Dal tronco dellaMassoneria, però, cominciavano ormai a staccarsialtre società segrete che, pur imitando i simboli eil cerimoniale massonici, assumevano un indirizzoantinapoleonico e raccoglievano nelle loroconventicole gli avversari del despota. In Spagna,la resistenza antinapoleonica venne condotta daufficiali iscritti alla Massoneria, appoggiati dagliinglesi, che mobilitarono l’opinione pubblica.Tuttavia, accanto agli ammiratori del liberalismoinglese e ai patrioti ispirati dal romanticismo,contribuivano alla rivolta dell’Europa controNapoleone anche gli eredi del giacobinismoegualitario e democratico della Rivoluzione.Conclusasi vittoriosamente la guerra anti-napoleonica, la Giunta Suprema Rivoluzionariaconvocò a Cadice le Cortes, che si dettero nel 1812una Costituzione, ispirata alle idee egualitariedella Rivoluzione francese. A differenza infattidella coeva Costituzione siciliana, la Costituzionedi Cadice, che tanta influenza avrebbe avuto anchesul Risorgimento italiano, aboliva ogni

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discriminazione di nascita tra i cittadini,introducendo il suffragio universale e affidando ilpotere legislativo ad un’unica assemblea elettiva,sul modello delle Costituzioni rivoluzionarie,anziché dividerla, all’inglese, tra una Camera deiDeputati elettiva e una Camera dei Pari ereditaria.Essa riconosceva una monarchia ereditaria, a cuiveniva affidato il potere esecutivo e a cui venivaattribuita la nomina dei magistrati. Il re esercitavail suo comando attraverso i cosiddetti segretari –ovvero dei ministri – il cui numero era fissatodalle Cortes, ma la cui scelta spettava al monarca.Questa Costituzione, così criticata fin dal suonascere per una serie di imperfezioni e difetti chene rendevano molto difficile l’applicazione,conteneva una serie di parole d’ordine che miseroin allarme le Corti europee: sovranità popolare,divisione dei poteri, libertà di stampa, suffragiouniversale, abolizione dei privilegi, per citare lepiù importanti. Cosicché la Spagna venne vista inEuropa come il Paese della libertà che si liberadella dominazione straniera. La guerra diindipendenza nazionale, alla quale presero partemolti massoni, acquisì significati che andarono aldi là della politica e diventarono lo scontro tra lamoralità dei diritti degli spagnoli e l’immoralitàdella conquista.Va peraltro tenuto presente il ruolo dellapropaganda filocostituzionale della Massoneriainglese, che non poteva non influenzare sul pianoideologico gli intellettuali più sensibili alleistanze liberali e nazionali. Del resto, anche laMassoneria, nelle sue più varie configurazioni,risentiva dello scontro militare e politico in corsoe della stessa propaganda che gli inglesifomentavano contro Napoleone e i Regni satellitidell’Impero, dalla Spagna al Regno di Napoli. LaCostituzione del 1812 non poteva dunque nonrisentire di questo clima, come del resto quella chefu concessa in Sicilia per impulso di lord Bentinck(Ciuffoletti, pp.131-132). Essa alimentò nelmondo europeo un mito che avrebbe condizionatole rivoluzioni del 1820-21 e influenzatosuccessivamente opzioni politiche in Europa e inaltri continenti.Tra i protagonisti di questi avvenimenti, ilpersonaggio più noto è l’ufficiale Rafael DelRiego, che tra gli anni 1809-1812 aveva viaggiatoin Inghilterra, entrando in contatto con ambientimassonici. Dopo la caduta di Napoleone ritornò inSpagna, dove venne incorporato nell’esercito conil grado di tenente colonnello. Qui fece in tempoa prestare giuramento alla Costituzione del 1812,appena prima che Ferdinando VII, rientrato il 24marzo 1814 dalla prigionia in Francia, sciogliessele Camere, il 10 maggio, e abolisse la

Costituzione. Durante i sei anni di assolutismo,Riego, forte dei contatti maturati in Europa, si eraunito alla Massoneria e ai liberali, nelle tramemiranti ad imporre a re Ferdinando il ripristinodella famosa Costituzione. Circostanza che,probabilmente, non venne scoperta o che,comunque, non compromise la carriera militaredel giovane ufficiale.Tra il 1814 e il 1820 la Massoneria spagnola eradivisa in tre gruppi: una Massoneria con principiconservatori, diffusa dai francesi nelle classi legateal regime napoleonico; un gruppo nazional-liberale, con influenza inglese; una Massoneriaesclusivamente militare formata da giovaniufficiali molto attivi, ansiosi di un rinnovamentoradicale (Ferrer Benimeli, p.43). L’occasione perl’insurrezione sarebbe venuta alla fine del 1819,quando Ferdinando ordinò il concentramentointorno al grande porto di Cadice di diecibattaglioni, in parte di nuova formazione,destinati ad essere imbarcati per le Americhe. Ma,in effetti, molti erano, in quell’esercito, gli ufficialilegati alla Massoneria, o comunque favorevoli adun nuovo regime liberale e costituzionale. La tantodesiderata insurrezione, quindi, prese le forme diun “pronunciamento” mlitare.A dare avvio al pronunciamento fu proprio ilRiego, il 1° gennaio 1820, in località Cabezas deSan Juan, presso Siviglia. Egli tenne un grandiscorso alla truppa, affermando: «Perché laSpagna si salvi, è indispensabile che il Re nostroSignore giuri la legge costituzionale del 1812,affermazione legittima e civile dei diritti e doveridegli Spagnoli. Viva la Costituzione!».L’insurrezione non riuscì, e lo stesso Riego dovettetrovare rifugio sulle colline dell’Estremadura. Mail suo esempio sarebbe stato imitato, pochi mesidopo, dagli insorti, anch’essi in gran partemassoni, o carbonari, del Piemonte e del Regno diNapoli.

5. La Rivoluzione russa del 1825

La Massoneria venne introdotta in Russia intornoal 1730, ma la sua espansione avvenne alcunidecenni dopo, favorita dalla stessa Caterina II. Nel1781 fu costituita la Gran Loggia Russa, seguitanel 1800 dalla Loggia di San Pietroburgo. Vi erapoi la Loggia “Sfinge morente”, uno dei capi dellaquale era A. Lubsin, seguace dell’Ordinerosacruciano. Un influsso rilevante sullaMassoneria russa venne esercitato da quellasvedese. Massone era il principe Kutusov, l’eroenazionale e liberatore dell’Impero russodall’invasione francese del 1812. La Massoneria era strettamente controllata dal

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governo, cosa che spinse alcune Logge allaclandestinità. Dopo il Congresso di Vienna sidiffusero in Russia tendenze politicherivoluzionarie, che animarono anche un certonumero di fratelli. Il 10 agosto 1822 l’ImperatoreAlessandro I decretò la chiusura delle Logge. Ildecreto sarebbe stato confermato il 21 aprile 1826dal suo successore Nicola I. L’onda lunga delmovimento rivoluzionario arrivò dunque anchenel lontano Impero zarista. In Russia, che nonaveva conosciuto le riforme rivoluzionarie enapoleoniche, aveva messo profonde radici ilsistema aristocratico feudale, imperniatosull’autorità dispotica dello Zar e sulla servitùdella gleba. La servitù gravava su più della metàdei contadini (l’83% della popolazione).In Russia la borghesia era debole, perché le cittàavevano ancora scarsa importanza e buona partedei funzionari statali era formata da sudditi delloZar non russi, come i tedeschi delle regionibaltiche. L’opposizione allo zarismo fu quindicondotta essenzialmente da esponenti della partecolta della nobiltà, e specialmente da giovaniufficiali messi in contatto dalle guerre controNapoleone con le idee e i modi di vita piùprogrediti dell’Occidente.Questi gruppi, a partire dal 1816, furono spinti adorganizzarsi nelle società segrete, al cui interno sidelinearono due orientamenti nettamentediversificati sul piano programmatico. L’Unionedel Nord era orientata verso una monarchiacostituzionale e federale, nella quale si sarebbedovuta abolire la servitù ma senza dare la terra aicontadini. Assai più radicali gli obbiettividell’Unione del Sud, guidata da Pavel Pestel, lapersonalità più autorevole tra i congiurati. Pestelsosteneva la sostituzione dell’autocrazia con unregime repubblicano autoritario e fortementecentralizzato, sul modello giacobino. Egli volevainoltre la liberazione dei contadini mediante unalegge agraria che avrebbe dovuto introdurre nellecampagne una sorta di collettivismo fondato sullecomunità contadine.L’insurrezione, prevista per il 1826, fu anticipataa causa della morte di Alessandro I (19 Novembre1825). I congiurati “decabristi”, quasi tuttiufficiali, decisero infatti di far muovere i lorosoldati durante la cerimonia del giuramento difedeltà, a Pietroburgo, al nuovo Zar Nicola I, il 14dicembre. Ma i rivoltosi, circa 3.000, furonodispersi a colpi di mitraglia dai reparti lealisti.Seguirono la repressione e i processi: cinque deicapi – tra cui Pestel – furono impiccati e una coltredi stagnazione destinata a durare per moltidecenni calò sul Paese.Il moto decabrista non fu un colpo di Stato

militare, ma il primo tentativo di rotturadell’autocrazia condotto da una categoria sociale,quella dell’intellettualità laica, che avrebbe avutouna parte di grande importanza nella successivastoria russa, e che in quegli anni si identificavacon i giovani ufficiali nobili. Il decabrismoinaugurava così il movimento rivoluzionarionell’Impero e sarebbe stato considerato unprecedente ideale e un punto di riferimentoessenziale dalle successive generazioni dioppositori del dispotismo zarista.Un’eco di quegli avvenimenti la troviamo nelromanzo Guerra e Pace, nel quale Leone Tolstoj, senon appartenente alla Massoneria certamenteassai vicino ad essa, fa dire al personaggio dimaggiore spicco dell’opera, il conte PierreBezukov: «La Massoneria è la sola espressione deilati migliori ed eterni dell’Umanità; èl’insegnamento della Cristianità liberatadall’oppressione dei governi e della Chiesa:l’insegnamento di uguaglianza, fratellanza eamore».Nonostante le repressioni, la Massoneriacontinuò, anche se tra grandi difficoltà operative,a far sentire la sua voce in Russia negli annisuccessivi. In un documento massonico russo del10 settembre 1827 troviamo infatti scritto:«Continuiamo, con impegno unitario, lacostruzione delle mura di quell’edificio le cuifondamenta ci sono state lasciate, così ben formatee salde, dai nostri predecessori. Ognuno di noi hada sbozzare la sua pietra grezza e al contempo noitutti insieme dobbiamo preparare altre pietreadatte a questo edificio. Fondiamo un legamed’amore, fedeltà all’ordine, apertura di cuore emutua amicizia nella realizzazione dello spiritodella Fratellanza. Abbandoniamo ognidissimulazione, diffidenza, riserva ed egoismo,cosicché tutti insieme, e ognuno individualmentepossa vivere specialmente per Dio, l’Ordine e ilnostro prossimo» (Telepnef, p. 21).

6. Massoneria e Carboneria nel Risorgimentoitaliano

Sul ruolo della Massoneria nel Risorgimentoitaliano le opinioni degli storici si dividono tracoloro che ritengono che essa non ebbe quasiparte alcuna nella fase che va dal 1815 al 1860, ecoloro che, all’opposto (come nel caso di SergioRomano) hanno considerato le Logge «l’animalaica del Risorgimento e cellule di agitazionepatriottica». La cosa singolare è che a sostenereinizialmente la tesi che il Risorgimento fosseopera pressoché esclusiva della Massoneria nonfurono gli storici massoni, ma furono i clericali.

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Fu “La Civiltà Cattolica” a scriverlo ripetutamente,come ebbe ad osservare Gaetano Salvemini. Poiseguirono alcuni storici massoni, soprattutto ilLeti.La tesi del ruolo determinante della Massoneriafu invece contestata dagli storici fascisti, in primoluogo da Gioacchino Volpe. Anche BenedettoCroce ne sminuì la funzione, mentre NelloRosselli sottolineò le convergenze tra Massoneria,Carboneria e Giovine Italia. In particolare,Rosselli si chiedeva come fosse stato possibile cheuna Massoneria ritenuta estranea al processounitario avesse potuto, dopo il raggiungimentodell’Unità, svilupparsi al punto da diventare unadelle poche strutture organizzative diffuse su tuttoil territorio nazionale.Ora, chi nega il ruolo della Massoneria nellevicende risorgimentali italiane non tiene conto dialcuni fatti: la funzione di risveglio nazionale epatriottico rivestita dall’esercito napoleonico, chefavorì la creazione di innumerevole Loggemassoniche; il particolare non trascurabile che laCarboneria ebbe contatti stretti con la Massoneria,tanto che tutti i dirigenti delle Vendite carbonaredovevano rivestire il grado di maestro massone.Va inoltre tenuto presente che anche durante laRestaurazione, quando l’Istituzione venne vietatapressoché ovunque, molte Officine continuaronoad operare in varie regioni italiane, tra cuil’Umbria e la Toscana; che, inoltre, molti patriotifurono iniziati in Logge estere, come FedericoConfalonieri, iniziato in Inghilterra, i fratelliBandiera, iniziati nella Loggia “Phoenix” di Corfù,e lo stesso Garibaldi, iniziato in America Latina(Furiozzi 2016, p. 25). Molti Fratelli, infine,furono esuli politici in molte parti del mondo(Europa, America Latina, Malta, Egitto) dovecontinuarono la loro attività massonica.Riprendendo e sviluppando le ricerche di CarloFrancovich, storici come Zeffiro Ciuffoletti, LuigiPolo Friz e Carlo Ghisalberti, in studi recenti,hanno convenuto nella sostanza su quanto segue:1. Vi è stata una linea di continuità tra le ideeugualitarie di alcune forme della Massoneriasettecentesca (come quella degli Illuminati diBaviera) e l’azione di Filippo Buonarroti in senoagli alti gradi massonici.2. Dopo l’esperienza francese e l’assorbimentodella Massoneria nel contesto della dominazionenapoleonica, le Logge sopravvissute divennero illievito di società segrete come l’Adelfia, laFiladelfia e i Sublimi Maestri Perfetti.3. Le idee costituzionali furono diffuse emantenute vitali nel tempo anche grazieall’influenza di quei circoli massonici che avevanopraticato gli elementi essenziali della convivenza

democratica, con la libera e ordinata discussionetra Fratelli, con la eleggibilità e la temporaneitàdelle cariche.4. I massoni e i carbonari italiani eranoaccomunati da obbiettivi comuni: aspiravano aistituzioni liberali, lottavano per la cacciata dellostraniero; i massoni avevano in più un’esperienzainiziatica.5. Durante la Restaurazione, è vero, i regnantiripristinati sui loro troni interdissero il lavorodelle Logge e, come conseguenza, l’Istituzione nonriuscì a ricostituirsi come tale, ma va detto che quae là sorsero singole Officine, in qualche casoall’obbedienza di Grandi Orienti stranieri.Sappiamo, ha scritto Polo Friz, che lungo laPenisola e in Sicilia furono costituite una trentinadi Logge, la cui storia è avvolta in parte nellenebbie.In conclusione, si possono senz’altro condividerele considerazioni di Piero Pieri il quale, molti anniorsono, indicava la Massoneria come «madre ditutte le sette» (Pieri, p. 54). Magari integratadall’osservazione, fatta più recentemente daAgostino Bistarelli, secondo cui la Carboneria,vera protagonista della fase della Restaurazione,«evolve da setta regionale di stampo massonicoverso una componente autonoma con l’affermarsidi un atteggiamento critico al filo francesismodella Massoneria dovuto all’emergere di unanuova fascia di patrioti giacobini che neindividuano il valore di strumento politico»(Bistarelli, p. 98).Certo, la Massoneria, che aveva avuto in Italia ungrande sviluppo nell’età napoleonica, fungendoda veicolo di selezione delle élites, operando comeorgano di cooptazione di gruppi dirigenti,amministratori, generali, tecnici, docentiuniversitari, letterati e scultori al servizio delregime, subì un forte rallentamento di attivitànegli anni difficili della Restaurazione. Ma, piùche di un “tramonto” in quel periodo storico, sidovrebbe insomma parlare, come è statogiustamente osservato, più propriamente, dimomentanea “eclissi” (Conti 2003, p. 17).La costituzione del primo Grande Oriente d’Italiaavvenne il 20 giugno 1805, con una generaleriorganizzazione delle sedi locali. Dopo, si registròuna certa diradazione delle Logge mentre,viceversa, si aprì il periodo fiorente dellaproliferazione delle Vendite carbonare e di altresocietà iniziatiche. Queste società, sorte per motivipatriottici nel periodo risorgimentale, furononumerose, prima tra tutte in ordine di tempoquella dei “Raggi”, fondata a Bologna dal conteAlessandro Savioli Corbelli, massone e giàmembro della società degli Illuminati di Baviera.

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Prima pagina degli Statuti dell'Ordine carbonaro

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Esse, nel loro impegno socio-politico, ebbero unindirizzo liberal-progressista ed ancheaccesamente democratico, mirando ad affermarestrutture costituzionali garantiste dei diritti deicittadini, e tali da consentire la partecipazione delpopolo al governo. Esse derivarono quasi tuttedalla Massoneria, da cui trassero, con alcunemodifiche, il sistema di organizzazione interna, iriti, i simboli, le formule d’uso.Le società iniziatiche favorirono condizionid’incontro tra liberali moderati e democraticiradicali sulla base di un comune e molto sentitoidealismo umanitario, articolato secondo la formadel gradualismo massonico. Ad un programmagenericamente liberale nei gradi iniziaticiinferiori, subentrava un programma integralmentedemocratico nei gradi superiori. In sostanza,possiamo concordare con chi ha scritto che «iprincipi iniziatici ed etico-sociali della Massoneriahanno fecondato il Risorgimento e ne sonodiventati i principi programmatici» (Schiavone, p.11).Nel 1821 vi fu a Napoli, oltre ad un proliferare diVendite carbonare, anche un tentativo diriorganizzare su basi più solide l’Istituzioneliberomuratoria, che si concretizzò tra l’altro nellapubblicazione degli Statuti generali della Società deiLiberi Muratori del rito scozzese antico ed accettato, undocumento più volte ristampato nel periodopostunitario in occasione delle ricorrenti disputeche insorsero tra le varie Obbedienze del mondomassonico italiano per problemi di apostasia e direciproca legittimazione.In Piemonte vanno ricordate le figure dipersonaggi noti del mondo cospirativo, comeSilvio Pellico, Santorre di Santarosa e PieroMaroncelli, che era stato affiliato alla Loggiamassonica napoletana “Colonna Armonica”. AMilano fu intensa l’attività del Confalonieri edella sua società paramassonica I Federati d’Italia,che propugnava l’indipendenza e l’unità d’Italia,l’ottenimento di una Costituzione e l’abolizionedella censura. Essa era collegata con leorganizzazioni settarie promosse dal Buonarroti,anche se il programma della struttura lombarda,alla quale aderì anche Melchiorre Gioia, era afavore di una monarchia costituzionale. I VeriItaliani era il nome dell’associazione segretafondata da Buonarroti nel 1831, che auspicava unGoverno repubblicano democratico basato sullasovranità del popolo e sulla perfetta uguaglianza.Zone tradizionalmente carbonare e massonichecontinuarono ad essere le Marche e le Romagne,dove giunsero ben presto gli echi dellarivoluzione parigina del luglio 1830 e di quelle dipoco successive del Belgio e della Polonia. In

questi territori, infatti, dal 1821 in poi icospiratori, in particolare gli affiliati allaCarboneria, avevano continuato ad operare,nonostante l’inasprimento dei controlli e larepressione poliziesca determinati dall’edittocontro le società segrete emesso dal card. DellaSomaglia nel 1826, le cui norme furono ribaditeda quello del card. Albani, segretario di Stato diPio VIII, del 15 giugno 1829.La scintilla dei moti del 1831 scoppiò a Modena,Ducato retto da Francesco IV d’Este, per opera deicarbonari Ciro Menotti ed Enrico Misley, sorrettidall’appoggio dei cospiratori italiani in Francia,ma ben presto essi si estesero a Bologna e alleLegazioni, dando luogo al Governo Provvisoriodelle Province Unite, tra i cui ministri figurava ilmassone Terenzio Mamiani, che ritroveremo nellaRepubblica romana del 1849.Su disposizione del governo provvisorio, ilcolonnello Giuseppe Sercognani, che aveva ventianni prima combattuto a fianco degli insortispagnoli contro Napoleone, marciò su Roma, mafu respinto dalle truppe pontificie a Rieti e riparòin Francia. A Perugia va segnalata la presenza,molto attiva e convinta, del mazziniano AriodanteFabretti, che aderì, oltre che alla Giovine Italia,anche alla Carboneria e successivamente allaMassoneria. Infatti nel 1838 egli svolgeva lefunzioni di oratore nella Loggia “Fermezza” delcapoluogo umbro, e risulta che gli furonocommissionate lezioni di storia e filosofia per imassoni apprendisti (Bistoni-Monaccha, p. 96).Assai rilevante fu il ruolo dei massoni nel biennio1848-49, non solo per la partecipazione allevicende politiche e militari, ma anche perchéfurono generalmente essi i promotori dei tantiCircoli popolari e Circoli nazionali che si diffuseroin tutta Italia, e in particolare nello Statopontificio, e che rappresentarono la prima formaorganizzativa a livello politico in un Paese nelquale i partiti politici non erano ancora nati, adifferenza di Paesi come la Francia e l’Inghilterra.Fu quindi in gran parte per merito loro se «nelQuarantanove, nell’antico Stato pontificio unaclasse dirigente laica e di formazione borghese-democratica, esposta alla prova non solo dicospirare, ma di governare, dimostrò di esserematurata e di tenere il passo non del tuttosproporzionatamente con quello di altre partid’Italia» (Caravale-Caracciolo, p. 660).A dare manforte a massoni come Saffi, Armellini,Pianciani, Fabretti e Pennacchi, giunsero a Roma,da altre regioni italiane, tanti altri patriotimassoni. Oltre a Mazzini e a Garibaldi, accorseropersonaggi come Pisacane, Mameli, Montecchi,Cernuschi, Cironi, Saliceti, Dall’Ongaro,

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Montanelli, Filopanti, Mazzoni. La Repubblicaromana venne sconfitta da quattro eserciticoalizzati, ma si era ormai avviata, grazie anchealla rinascita massonica di metà Ottocento, la fasedecisiva del Risorgimento nazionale.

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Betsy Ross (1777) Jean Leon Gerome Ferris