Rivista IORoma III-2015

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N. 3/2015 Trimestrale N. 7 Anno II Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale D.L.353/03 70% Roma Aut C/RM/10/2014 - ISSN 2284-4333 roma RIVISTA DELL’ORDINE DEGLI INGEGNERI DELLA PROVINCIA DI ROMA In questo numero NUOVE TECNOLOGIE SATELLITARI E PROSPETTIVE PER L’AEROSPAZIO DALLE COMMISSIONI: 6 ARTICOLI DI AREA 4 ARTICOLI SPECIALISTICI

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3 romaRIVISTADELL’ORDINE DEGLI INGEGNERIDELLA PROVINCIA DI ROMA

In questo numero

NUOVE TECNOLOGIESATELLITARI E PROSPETTIVEPER L’AEROSPAZIODALLE COMMISSIONI:

• 6 ARTICOLI DI AREA• 4 ARTICOLI SPECIALISTICI

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Per ulteriori numeri, articoli, contatti: http://rivista.ording.roma.it
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In copertina:Auditorium Parco della Musica - Roma architetto Renzo Piano

Foto di:Copyright © Moreno Maggiwww.morenomaggi.com

RIVISTADELL’ORDINE DEGLI INGEGNERIDELLA PROVINCIA DI ROMA

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GLI EDITORIALI• L’EDITORIALE: La bioinformatica e la potenzialità dell’Ingegneria più recente . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3

di Francesco Marinuzzi• DAL PRESIDENTE: La qualificazione e compiti della stazione appaltante. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4

di Carla Cappiello• DAL CONSIGLIERE: Generatori di etica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5

di Filippo Cascone

INGEGNERIA CIVILE ED AMBIENTALE• Natura e microclima in edilizia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6

di F. Boccalaro

• Gestione del rischio per le fabbriche che producono esplosivi e articoli pirotecnici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 14di D. Porfidia

• Il monitoraggio aereo della qualità dell’aria . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22di L. Shindler

• Il BIM come evoluzione del CAD . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 26di S. Valentini

INGEGNERIA INDUSTRIALE• Il distacco dagli impianti di riscaldamento centralizzati . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 30

di L. Argentieri, A. Sermoneta

• Efficienza energetica: lo strumento dell’Energy Performance Contracting ed il ruolo dell’Ingegnere . . . . . . . . . 38di V. Carrarini

GLI ARTICOLI SUL QUADERNO N° 3/2015 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 46

I FOCUS• Nuove tecnologie satellitari e prospettive per l’aerospazio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 48

di G. Nicolai, A. Fiaschetti, F. De Angelis

AREE DEL SITO WEB DELL’ORDINE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 64

SOMMARIO N. 3/2015

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N. 3/2015 Trimestrale N. 7 Anno II

Direttore responsabileStefano Giovenali

Direttore editorialeFrancesco Marinuzzi

Comitato di redazioneSezione ACarla Cappiello Manuel CasalboniFilippo Cascone Lucia CoticoniAlessandro Caffarelli Giuseppe CarluccioCarlo Fascinelli Francesco FulviGioacchino Giomi Maurizio LucchiniLorenzo Quaresima Tullio Russo

Sezione BGiorgio Mancurti

Amministrazione e redazionePiazza della Repubblica, 59 - 00185 RomaTel. 06 4879311 - Fax 06 487931223

Progetto grafico e impaginazioneRoberto Santecchia

Assistenza editorialeErika Terrasi, Francesca Tolozzi

Coordinamento editorialeLegislazione Tecnica s.r.l.Via dell’Architettura, 16 - 00144 Roma Tel. 06.5921743 - Fax [email protected]

StampaLitograf Todi s.r.l. - Zona industriale via Umbria 148, 06059 Todi (PG)

Iscritto al Registro della Stampa del Tribunale di Romail 22/11/2013, n. 262/2013

Ordine degli Ingegneri della Provincia di RomaPiazza della Repubblica, 59 - 00185 [email protected]

Finito di stampare: gennaio 2016

La Direzione rende noto che i contenuti, i pareri e le opinioni espresse negli articoli pubblicatirappresentano l'esclusivo pensiero degli autori, senza per questo aderire ad esse. La Direzione declina ogni qualsiasi responsabilità derivante dalle affermazioni o dai contenutiforniti dagli autori, presenti nei suddetti articoli.

romaRIVISTA DELL’ORDINE DEGLI INGEGNERI DELLA PROVINCIA DI ROMA

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Una richiesta di parere all’Ordine sul progetto di costituire un nuovo corso di laurea in bioinformaticaafferente alla facoltà di medicina, mi ha dato lo spunto per questo editoriale sulle potenzialità ecomplessità ingegneristiche in rapporto a quelle biologiche e mediche. Nel nostro settore lecomplessità delle problematiche possono variare significativamente. Se prendiamo come unità

di misura l’ordine di grandezza della numerosità delle componenti o stati del problema, ad esempio,abbiamo per il settore civile problematiche strutturali dell’ordine di 102 o 103. Nel settore industrialepossiamo avere ordini di 104 o 105 considerando gli stati connessi al movimento nel tempo. Infine, nelsettore dell’informazione, possiamo raggiungere facilmente complessità di 1010 o 1011 considerando lavelocità tipica dei processori di elaborazione più comuni o le velocità di trasmissione dei dati (miliardi dioperazioni o di bit trasmessi al secondo).In confronto, i sistemi biologici hanno una complessità almeno di 1013 considerando il numero totaledelle cellule e il numero dei microorganismi che ci considerano “casa”, così importanti nell’equilibriogenerale tanto da esser ritenuti da molti costituire un “secondo cervello”.Se guardiamo il tutto in una prospettiva storica mentre ciò che è studiato dalla biologia e dalla medicinaè sostanzialmente lo stesso da migliaia se non milioni di anni, ciò che è studiato dall’ingegneriainformatica cambia in tempi sempre più brevi ed è soggetto ad una tale crescita esponenziale connessaalla correlata crescita della potenza elaborativa e della capacità trasmissiva da poter prevedere, in menodi una decade, un sorpasso con le attuali complessità biologiche. Alcuni, addirittura, pensano escrivono che si possano ridefinire i tempi di vita medi degli stessi organismi viventi, ed attualmentevengono investiti capitali notevoli da parte delle aziende ICT di punta nelle ricerche sul tema con scenaripotenzialmente fantascientifici. Altri sostengono che i nuovi modelli digitali diventeranno essi stessil’attuale realtà e quest’ultima finirà per essere un elemento marginale testimone di un’era che fu.Comunque tale variazione ontologica impatta fortemente il livello epistemologico con forti implicazionisulle priorità e sul tipo di strutturazione efficace per un corso di laurea di bioinformatica che deve avere,in fase di varo, almeno una vision di 5 se non di 10 anni.Gli altri settori dell’ingegneria hanno già semplificato molta della loro complessità tradizionale digitalizzandomolti dei propri strumenti e tecniche. Si pensi al CAD o ai tanti programmi di calcolo e/o di simulazione. Anche nel settore medico le migliaia di app software disponibili stanno permettendo a medici o sistemiesperti remoti di grande autorevolezza, di offrire consulti quasi immediati e gratuiti, ad esempio, su neisospetti o altri fenomeni tracciabili dalla moderna sensoristica associabile al cellulare o dalle loro stessefotocamere sempre più a maggiore risoluzione. Gli ultimi smartwatch inoltre, grazie alla lorostandardizzazione, rendono possibili nuovi e rivoluzionari approcci in crowdsourcing su scala globale.Dai campioni asfittici fatti di 100 o 500 casi alla base degli attuali articoli scientifici medici possiamopassare di colpo, con una vera disruptive innovation, ai 10.000 o 100.000 casi su un bacino potenzialedi crescita di 109 tanti sono gli smartphone e dunque i potenziali utenti.Infine, la disponibilità di soluzioni in cloud con l’adozione di piattaforme virtualizzate as a service, mettea disposizione capacità di calcolo potenzialmente infinita a costi minimali e soprattutto a posteriori conforti impatti sulle capacità finali di ricerca, operatività ed innovazione generale soprattutto nei settori amaggior complessità come quello medico.Pertanto, alla luce di quanto detto, risulta chiaro sempre di più che, per poter dire qualcosa di nuovo nelnuovo contesto globale, occorre contenere le declinazioni bio all’interno della famiglia ingegneristica purnella massima cooperazione e contaminazione con i mondi medicali e biologici. Questo approccio oltreche fondato permette inoltre, come attualmente avviene per la bioingegneria, di inquadrare i nuovi pro-fessionisti triennali o magistrali all’interno del sistema ordinistico con il plusvalore etico sempre piùnecessario in contesti così delicati.

Francesco MarinuzziDirettore editoriale

3ORDINE DEGLI INGEGNERIDELLA PROVINCIA DI ROMA

L’EDITORIALE DELDIRETTORE

LA BIOINFORMATICA E LAPOTENZIALITÀ DELL’INGEGNERIAPIÙ RECENTE

IngegnereFrancesco MarinuzziDirettore editoriale

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L’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Roma ha lanciato un ciclo di seminari dal titolo“La qualificazione e compiti della Stazione Appaltante”, per dare ai suoi iscritti degli elementiformativi utili su una tematica molto dibattuta in questo momento storico. Si stima che adoggi la spesa per la pubblica amministrazione, gestita da più di 35 mila stazioni appaltanti,

si aggiri attorno agli 87 miliardi di euro. Se, pertanto, ci si chiede se una riforma e una semplificazione delle regole degli appalti pubblicipossano creare un sistema più efficiente, più corretto e meno costoso, la risposta è sicuramentesi. Il dibattito dura da circa 20 anni, da quando fu emanata dopo Tangentopoli la legge Merloni,poi bloccata, stravolta, superata in un quadro di un turbinio legislativo che ha prodotto diversi fal-limenti. Senza aver ridotto la corruzione, si sono aggiunti paralisi, disaffezione dei cittadini, costie tempi esagerati, quota di opere giunte al traguardo che non superano il 10-15%.Il disegno di legge, approvato dal Senato il 18 giugno e adesso all’esame della Camera, che delega ilGoverno a recepire le direttive comunitarie del 2014 in tema di appalti di lavori e servizi, detta circa 50principi chiave a cui attenersi per l’aggiornamento/riforma del Codice dei Contratti del 2006. La riforma/aggiornamento del Codice è sicuramente uno strumento che potenzialmente introdurrà, latanto sperata, disciplina più “snella” e leggibile rispetto alla precedente, costituita, come ben sappiamo,da oltre 600 articoli spesso in contrasto tra loro. Tante sono le novità che potrebbero essere introdotte:

– maggiori competenze all’ANAC, che potrà qualificare e ridurre le stazioni appaltanti; – la possibilità di ricostruire presso il Ministero l’albo nazionale dei costruttori per valorizzare la

reputazione e la premialità delle imprese; – lo stop alle deroghe e alle varianti; – la qualificazione delle imprese; – lo stop al criterio del prezzo; – la restrizione al ricorso all’appalto integrato; – l’introduzione albo nazionale commissari di gara; l’introduzione di costi standard.

Si dovrebbe arrivare ad avere un numero esiguo di stazioni appaltanti uniche anche con la realizzazionedi stazioni di tipo settoriale: strade, acquedotti, ferrovie, impianti di depurazione, ecc. Le cittàmetropolitane potranno costituire un proprio ufficio appaltante unico, gli altri comuni dovranno servirsidelle “stazioni appaltanti tecniche” e potranno scegliere fra stazione appaltante regionale e quellasettoriale. Queste stazioni effettueranno acquisti per ministeri, regioni, enti regionali, servizio sanitarionazionale, comuni. Obiettivi dello snellimento saranno pertanto: meno gare per le stesse tipologie diacquisto con maggiore standardizzazione delle procedure; meno differenze di prezzo per l’acquisto deglistessi beni e servizi, con conseguenti possibili risparmi senza compromettere la qualità dei servizi.La PA dovrà, quindi, tornare a programmare, gli ingegneri a progettare, le imprese opportunamentequalificate a costruire, le autorità di vigilanza a vigilare, i cittadini a godere dei benefici di opere utili.

Carla CappielloPresidente Ordine degli Ingegneri

della Provincia di Roma

L’ANGOLO DELPRESIDENTE

4ORDINE DEGLI INGEGNERI

DELLA PROVINCIA DI ROMA

LA QUALIFICAZIONE E COMPITIDELLA STAZIONE APPALTANTE

Dott. Ing.Carla Cappiello

Presidente

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Essere ingegnere comporta l’assunzione di numerose e crescenti responsabilità nei confrontidella comunità. L’ingegnere è, infatti, il professionista in grado di mediare tra il contesto incui opera e le sue regole. L’ingegnere non impone soluzioni preconfezionate e preconcette.Nel suo lavoro asseconda le esigenze pratiche ed economiche, finanziarie e di reddito, le

abitudini, la programmazione delle aspettative nel tempo.Oggi i suoi compiti e le sue specializzazioni sono davvero ampi, abbracciano moltissimi settori,alcuni dei quali inimmaginabili. La sua capacità è riconosciuta fondamentale anche nell’ambito dellatrasformazione della pubblica amministrazione, che sta tentando da alcuni anni un lungo e complessopercorso di rinnovamento e semplificazione degli assetti istituzionali, delle strutture organizzative,delle procedure, per rendere più snelle, più efficaci e più efficienti le modalità di risposta al cittadinoe migliorare i servizi erogati. La partecipazione a questa trasformazione richiede un bagaglio dielevata preparazione esperienziale e formativa oltre che spiccate attitudini al ragionamento tecnico,legale e manageriale.L’ingegnere, arriva addirittura, ormai sempre più spesso ad assumere, per consolidate tendenzelegislative, il ruolo della pubblica amministrazione e gli viene richiesto di sostituirsi ad essa con lasottoscrizione di dichiarazioni ed asseverazioni con valenza di veri e propri titoli abilitativi o autorizzativi.Ecco che, quale “munus publicum”, il concetto di responsabilità si fa sempre più pressante. Occorreconsiderare che i contenuti di atti e documenti firmati da un ingegnere non vanno in prescrizione.Anche a distanza di molti anni può venire alla luce e riemergere l’operato del professionista. Laresponsabilità si lega in modo straordinario al concetto di etica professionale, che non può unicamenteessere racchiusa nel profilo giuridico delle norme cogenti e nel profilo deontologico. L’etica pro-fessionale coinvolge la coscienza morale, l’onestà, l’equità, la cooperazione; non è un adeguamentoforzato ai dettami di regole che rappresentano sempre e solo un obbligo, ma è una predisposizionenaturale. È la morale professionale, che si riferisce ai costumi, agli atti, ai pensieri, ed è una divisache l’ingegnere indossa in ogni occasione con naturalezza e dignità. L’etica professionale si pone,dunque, il problema di definire i principi che ragionevolmente devono essere alla base del com-portamento del professionista, al fine di garantire che il suo operato possa sempre svolgersi intermini di correttezza e giustizia. Per la sua efficacia l’etica deve poi certo anche concretizzarsi in deontologia, ovvero in una teoriadei doveri che codifichi in qualche modo i principi da essa proposti. Il codice deontologico sifonda sul divieto e rappresenta l’espressione di una serie minima di direttive che gli ordinamentiprofessionali formalizzano ai loro iscritti, ma ciò non basta. È conseguente, quindi, la necessità di azioni positive di un forte e costante impegno costruttivoche abbia come obiettivo quello di “aiutare” l’ingegnere ad acquisire lentamente, ma progressiva-mente, quegli abiti virtuosi, quelle attitudini personali che lo portano ad agire bene, con competenzae correttezza, nel proprio specifico ambito di attività. Di qui l’esigenza di una formazione professionaleed etica adeguata: a partire dagli anni dello studio e della preparazione universitaria, per proseguirepoi nel corso delle proprie attività ove si ha modo di affinare, sul campo, attraverso esperienzedi vario tipo, la propria professionalità.L’etica come interpretazione della pratica professionale è il veicolo perfetto per stimolare l’interasocietà civile a riflettere sui valori propri di una limpida etica pubblica, della quale tutti dichiaranodi percepirne la necessità. Molto possiamo fare noi ingegneri, per l’elevato impatto sociale dellanostra professione, attraverso la capacità di incidere, tramite il quotidiano operato, sui processidecisionali pubblici, la capacità di mediazione nei confronti della società e l’autonomia ed indipendenzache riusciamo a mantenere. L’ingegnere può essere il professionista “illuminato” vero e proprio por-tatore e generatore di etica, impulso virale benefico per guidare le scelte della collettività.

Filippo CasconeConsigliere Segretario

5ORDINE DEGLI INGEGNERIDELLA PROVINCIA DI ROMA

L’ANGOLO DELCONSIGLIERE

GENERATORI DI ETICA

IngegnereFilippo CasconeConsigliere Segretario

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Per ottenere il comfort termico e visivoall’interno e all’esterno degli edifici è fon-damentale il ruolo delle piante caducifo-glie. La forma dell’edificio più opportuna

prende esempio dalla forma delle foglie e la suaschermatura vegetale è attuata con le specie piùadatte alla zona climatica e fitogeografica inte-ressata. Come esempio si prendono in considerazionecittà come Bolzano (clima temperato fresco),Pisa (clima temperato sublitoraneo) e Napoli(clima temperato subtropicale), ciascuna con ipropri diagrammi di fabbisogno climatico e di

ombreggiamento relativo a determinate speciearbustive e arboree autoctone.

MORFOLOGIA DELLA NATURA

È un fatto riconosciuto che le forze della naturahanno un influsso diretto sulla forma degli oggetti.Nella storia naturale è una regola universale chesono adatte a sopravvivere soltanto quelle specieche sono in armonia con il loro ambiente, in equilibriocon le sostanze dei loro tessuti e adattate a tutte leforze interne ed esterne alle quali sono esposte.

INGEGNERIACIVILE

E AMBIENTALEa cura di

Ing. F. Boccalaro

commissione Ingegneria naturalistica

Visto da:Ing. M. Pasca

6ORDINE DEGLI INGEGNERI

DELLA PROVINCIA DI ROMA

NATURA E MICROCLIMA IN EDILIZIA

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La morfologia delle piante nei vari climi sembraavere una certa analogia con la formazione degliedifici, perché alcune delle forze caratteristiche(come la temperatura, l’irraggiamento, il vento)sono abbastanza riconducibili alle esigenze am-bientali umane. Gli esempi illustrativi di sezioni tra-sversali di foglie (mostrate in Figura 1 con sezionitipiche) attirano l’attenzione su un’interessanteequivalenza. A seconda che l’ambiente è favore-vole o avverso, le piante aprono o chiudono le lorosuperfici. Le piante delle regioni fredde e caldo-secche mostrano delle analogie con le loro sezionimassicce, cioè grande volume con una superficie

relativamente piccola. Questa è la loro risposta di-fensiva al freddo eccessivo o al caldo torrido. In-versamente, le piante delle zone più temperatesono libere di comunicare con i loro ambienti sta-gionali, e la crescita della vegetazione nelle zonecaldo-umide presenta una grande varietà di formee di dimensioni.

MORFOLOGIA DEGLI EDIFICI E DELLESTRUTTURE URBANE

Nell’approccio alle caratteristiche regionali degliedifici le ricerche sono state guidate dai due prin-cipali fattori termici: l’effetto combinato della tem-peratura dell’aria e dell’irraggiamento. I risultati in-dicano delle forme che resistono meglio inparticolari condizioni, e quindi sono preferibili neiloro ambienti termici. In Figura 2 è riportata una rappresentazione graficadel metodo della forma “ottimale” applicato a quat-tro località con diversi climi (freddo, temperato,caldo secco e caldo umido).A sinistra è riportato il grafico delle quantità dicalore ricevute dalle diverse forme degli edifici. Ivalori numerici della quantità di calore ricevuta dallacasa quadrata sia d’inverno sia d’estate sono con-siderati come punti di riferimento e perciò postisulla linea dello zero. Le quantità di calore ricevutedalle altre forme (vedi gli schemi in alto) sono ri-portate in relazione a questa linea. Nella colonnacentrale sono indicate le forme base ottimali e diflessibilità confrontate con la superficie quadrata.A destra sono le interpretazioni architettoniche dellaforma base. Da quanto sopra si possono trarre le seguenti os-servazioni:

– la casa quadrata non è la forma ottimale inogni località;

– tutte le forme allungate sull’asse nord-sud

7ORDINE DEGLI INGEGNERIDELLA PROVINCIA DI ROMA

CIVILEE AMBIENTALE

Figura 1. Morfologia vegetalein vari ambienti climatici (da Olgyay V., 1981)

Page 10: Rivista IORoma III-2015

funzionano sia d’inverno che d’estate conminore efficienza di quelle quadrate;

– la forma ottimale sta in ogni caso in unaforma allungata lungo la direzione est-ovest.

A scala urbana, valgono le stesse tendenze: ladensità della planimetria di un agglomerato urbanovaria secondo le condizioni climatiche favorevoli(disposizione libera e articolata) o avverse (dispo-sizione chiusa e densa).Dove l’ambiente naturale è propizio, le forme ten-dono a comunicare con l’ambiente e a mescolarsia esso; quando l’ambiente è avverso, la formachiude le sue superfici sensibili e cerca di conservarel’equilibrio della propria vita interna (Figura 3).

EFFETTI PARTICOLARI DELLAVEGETAZIONE

La vegetazione non fornisce solo un esempio diadattamento morfologico, ma contribuisce a de-terminare il microclima, sia in un ambiente naturalesia urbano. Gli effetti della vegetazione sono molteplici:

– effetto di ossigenazione (funzione clorofilliana);– effetto di umidificazione dell’aria (traspira-

zione fisiologica);– effetto di fissaggio della polvere (potere ade-

sivo delle foglie);– effetto sull’ambiente acustico (per fasce di

vegetazione profonde);– effetto di protezione dai venti forti (porosità

del fogliame);– effetto di filtro delle radiazioni corte e lunghe

(ombreggiamento delle foglie), come mo-strato in Figura 4.

È verso quest’ultimo effetto che si concentrerà l’at-tenzione.

EFFETTO SCHERMANTE DELLAVEGETAZIONE SULL’EDIFICIO

L’antica abitudine di circondare le case con deglialberi ha radici più profonde del semplice desideriodi un godimento estetico della varietà della natura.Oltre a soddisfare il bisogno istintivo di protezione,gli alberi danno anche un notevole contributo al-l’ambiente fisico immediato. Se sono piantati fitta-mente, essi riducono in modo molto efficace i ru-mori portati dall’aria. La superficie vellutata dellefoglie cattura la polvere e filtra l’aria. La vegetazionepuò anche assicurare la privacy visiva e ridurre fa-stidiosi effetti di abbagliamento.Ma un effetto particolarmente benefico degli alberiè quello termico. D’inverno una barriera di piante

CIVILEE AMBIENTALE

8ORDINE DEGLI INGEGNERI

DELLA PROVINCIA DI ROMA

Figura 2. Forme fondamentalidegli edifici in varie regioni

(da Olgyay V., 1981)

Figura 3. Casbah ad Algeri(da Izard J., 1982)

Figura 4. Effetto di dosaggiodelle radiazioni di grande

lunghezza d’onda da partedella vegetazione

(da Izard J., 1982)

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sempreverdi può ridurre le dispersioni termiche de-gli edifici. D’estate, la superficie di erba e di foglieassorbe la radiazione solare e i loro processi dievaporazione possono raffrescare la temperaturadell’aria. Soprattutto, essi forniscono ombra nellestagioni giuste. Questa caratteristica rende parti-colarmente utili le piante caducifoglie, se questesono piantate vicino agli edifici, perché uno degliobiettivi del controllo della radiazione solare è quellodi non interferire con il soleggiamento invernale.Anche le pergole di piante rampicanti costituisconoun dispositivo automatico di regolazione termicanaturale, raffrescando per evaporazione e fornendoombra. Queste combinazioni le rendono prezioseper le pareti sud nei periodi molto caldi.Le piante, rampicanti o d’alto fusto, dovrebberoessere scelte per il loro aspetto, oltre che per leloro prestazioni come schermature. Ovviamente sidovrebbero controllare le condizioni climatiche edel suolo di un dato sito. Il tipo di pianta da usarein una determinata località è molto importante. Bi-sogna tener presenti due cose: la forma e le ca-ratteristiche della pianta stessa, sia d’inverno siad’estate, e la forma dell’ombra che essa forniscecome schermatura.È desiderabile trapiantare gli alberi nelle dimensionimaggiori possibili. Certamente, affinché un alberodia dei risultati in un periodo relativamente breve,esso dovrebbe avere, al momento in cui è piantato,un’altezza dai 5 ai 6 metri. Alcuni alberi non richie-dono, però tanto tempo quanto spesso si credeper raggiungere dimensioni pienamente utili; ge-neralmente, quando un albero di cinque anni acrescita rapida è trapiantato, esso ha bisogno sol-tanto di altri cinque anni per crescere all’80% delsuo pieno effetto schermante. Nella Figura 5 sono riportate le variazioni annualidella temperatura per tre località dell’Italia:

– Bolzano, a clima temperato freddo; – Pisa, a clima temperato sublitoraneo;– Napoli, a clima temperato subtropicale.

Sotto la curva della temperatura, per ciascuna diqueste tre città, è riportata una registrazione delle24 ore del giorno medio di ciascun mese. La zonaceleste rappresenta il periodo di comfort termico,la zona blu rappresenta il periodo surriscaldato,durante il quale c’è bisogno d’ombra. Nella Figura 6 sono indicati gli alberi e i cespuglinativi delle tre località. All’estrema destra è mo-strato il periodo in cui gli alberi e gli arbusti dannoombra: la scala verticale indica la percentuale dischermatura che si ha nei mesi indicati sulla scalaorizzontale. Da questo grafico è evidente che, seb-bene in ogni caso le foglie spuntino sui rami deglialberi un po’ presto, il periodo della piena fioriturae quello in cui c’è bisogno d’ombra corrispondono

9ORDINE DEGLI INGEGNERIDELLA PROVINCIA DI ROMA

CIVILEE AMBIENTALE

Figura 5. Variazioni annuali dellatemperatura in tre localitàitaliane (da Boccalaro F., 2014)

Figura 6. Periodi ombreggiate da alberie arbusti autoctoni nelle stesse località (da Olgyay V., 1981, modificato).

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molto bene in tutte e tre le zone. Le piante coope-rano elasticamente con i bisogni umani persinonelle loro variazioni annuali. Nella primavera freddale foglie spuntano più tardi, nell’estate calda duranopiù a lungo, entro una variazione di sei settimane.Tra le caducifoglie, l’Acero (Acer s.) e il Frassino(Fraxinus s.) (Figura 8) producono un’ombra più omeno circolare durante l’estate, con una configu-razione ascendente dei rami durante l’inverno. IlTiglio (Tilia s.) ha una chioma più stretta e sferica,ma è fitto di ramoscelli senza foglie. Il Bagolaro(Celtis australis) ha una forma arrotondata e folta.La Roverella (Quercus pubescens) ha una chiomaespansa e depressa, oblunga orizzontalmente, conuna struttura a rami aperti durante l’inverno. IlPioppo bianco (Populus alba) (Figura 7) ha chiomaespansa a forma di cupola, mentre l’Olmo cam-pestre (Ulmus minor) ha una forma ad anfora o aventaglio.Tra i piccoli alberi e gli arbusti si può trovare unagrande varietà di forme, come il Melo selvatico(Malus sylvestris), che cresce verticalmente, il San-guinello (Cornus sanguinea) con i suoi rami oriz-zontali, il Salice rosso (Salix purpurea) a forma dicuore, il Prugnolo (Prunus spinosa) dalla chiomarada e irregolare, il Pioppo tremulo (Populus tre-mula) a forma arrotondata, o gli ampi cespugli diBiancospino (Crataegus monogyna) (Figura 9). Ciascuna di queste forme ha una precisa implica-zione per quanto riguarda l’effetto schermante.L’esatta posizione degli alberi e degli arbusti puòessere determinata disegnandone la maschera diombreggiamento. La loro maschera di ombreg-giamento proiettata dovrebbe coprire il periodosurriscaldato.Per ottenere un efficace ombreggiamento, gli alberidevono essere posti in posizioni strategiche. Poi-ché il sole al mattino e nel tardo pomeriggio èbasso sull’orizzonte, le piante danno le loro miglioriprestazioni sui lati est-sud-est e ovest-sud-ovest.Quando il sole è basso, proietta delle ombre lungheche si possono utilizzare efficacemente su lati al-trimenti difficili da proteggere dal calore del sole. Amezzogiorno il sole è alto e i suoi raggi possonoessere facilmente intercettati mediante un aggettoorizzontale; a quest’ora del giorno gli alberi sul latosud danno scarse prestazioni, proiettando l’ombravicino alla loro base.Nella Figura 10 è mostrata la disposizione dellepiante intorno a una casa indicata per i climi tem-perati. Qui il primo sole del mattino può alleviare ilfreddo dell’alba. Dopo le otto del mattino, il latoest è protetto dall’unico albero piantato sull’angolosud-est. A mezzogiorno l’edificio è protetto da unaggetto orizzontale. Nel primo pomeriggio, l’alberosull’angolo sud-ovest protegge il lato occidentale.

CIVILEE AMBIENTALE

10ORDINE DEGLI INGEGNERI

DELLA PROVINCIA DI ROMA

Figura 7. Populus alba.

Figura 8. Fraxinus ornus.

Figura 9. Crataegus monogyna

(da Boccalaro F., 2014).

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Per ottenere un’ombra completa c’è un altro alberoa ovest. Questo è posto a maggiore distanza dallacasa, poiché il sole al tramonto proietta un’ombrapiù lunga. La siepe a ovest ha la funzione di inter-cettare gli ultimi raggi della sera. Le fotografie di un modellino della casa (Figura 11)mostrano come questi alberi proietteranno le loroombre durante le varie ore di un giorno d’estate,dall’alba al tramonto.

EFFETTO DI MITIGAZIONE DELLAVEGETAZIONE SULLA CITTÀ

Il microclima di un determinato sito sarà in granparte determinato dalle variazioni a piccola scaladelle caratteristiche topografiche di quel sito:

1. altezza sopra il livello del mare;2. esposizione al sole e ai venti dominanti;3. dimensioni, forma e prossimità delle masse

d’acqua;4. struttura del suolo;5. vegetazione (alberi, arbusti, prati, coltiva-

zioni);6. costruzioni umane (edifici, strade, parcheggi,

ecc.).Il paesaggio è in complesso rapporto con l’uomoe l’edificio; in particolare ha un effetto fisico realesu di noi e sul microclima.Certi aspetti del paesaggio sono suscettibili diun’ampia e flessibile manipolazione, le cui poten-zialità per la salute e il comfort sono state scarsa-mente sfruttate dai progettisti contemporanei, pae-saggisti e non. Saranno sufficienti due esempi: l’usofunzionale degli alberi e dei prati nelle aree urbane(Figura 12). Oltre e al di là del loro contributo este-tico, che è ovviamente generalmente riconosciuto,l’uso scientifico delle piante caducifoglie soddisferàciascuno dei seguenti requisiti ambientali:

1. deviare, assorbire e ridurre il calore solare;2. ridurre la temperatura dell’aria esterna;3. filtrare l’atmosfera dalle particelle in sospen-

sione;4. ridurre i livelli di luce e di abbagliamento;5. aumentare la privacy visiva;6. ridurre la trasmissione dei suoni portati dal-

l’aria (Figura 13).In generale, gli alberi hanno un effetto stabilizzantesul loro ambiente immediato, riducendo tutti gliestremi ambientali. Rudolph Geiger, nel suo studiopioneristico del microclima, ragionò che le forestemiste di abeti, querce e pioppi eliminino dal suoloil 69% del calore del sole. Considerò che le forestesiano più fresche d’estate, e più calde d’inverno,del terreno disboscato, e che una cintura d’albeririduce del 63% la velocità del vento al suo ridosso

11ORDINE DEGLI INGEGNERIDELLA PROVINCIA DI ROMA

CIVILEE AMBIENTALE

Figura 10. Sezione e pianta di una casa indicante l’ubicazione delle piante e le misure degli aggetti (da Olgyay V., 1981).

Figura 11. Ombreggiamento d’estate dall’alba al tramonto (da Olgyay V., 1981)

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(Figura 14). Negli Stati Uniti, le misurazioni hannodimostrato che una cintura protettiva di alberi ri-duce del 50% la velocità del vento e del 30% ilconsumo di combustibile nelle case di campagnacosì protette.

Un risultato in gran parte analogo si può ottenerecon un uso intelligente dei prati.Si ridurrà la temperatura - Grazie alla sua tessiturairregolare e al suo basso valore cromatico, una su-perficie d’erba assorbirà più radiazione solare e ir-raggerà meno calore di qualsiasi superficie asfaltatao in muratura. Grazie alla traspirazione, un pratotrasforma gran parte del calore che esso assorbein altre forme di energia. In generale, sia la tempe-ratura dell’aria sia quella radiante saranno moltopiù basse sopra un terreno coperto d’erba chesopra una superficie asfaltata o pavimentata dellastessa esposizione. Rilevazioni fatte nel Texas, alle14 di un giorno d’agosto, hanno misurato una tem-peratura di 51,5 °C immediatamente sopra unasuperficie asfaltata non ombreggiata; sopra unprato ombreggiato a dieci metri di distanza la tem-peratura è stata di 36,7 °C: una differenza di quasi15°C (Brooks).Geiger, cita notevoli differenze di temperatura divari materiali di rivestimento, registrate in analoghecondizioni di esposizione in un giorno di giugno.Egli afferma che un manto di asfalto è due voltepiù caldo dell’erba che esso sostituisce. Le con-seguenze microclimatiche di questo surriscalda-mento locale sono notevoli, come dimostrano chia-ramente le misure citate da Jeffrey Aronin (Figura15). In vista dell’enorme espansione delle superficipavimentate (e specialmente di quelle d’asfalto edi bitume), l’importanza di dati come questi è evi-dente. Essi dimostrano l’importanza di schermarele superfici pavimentate che circondano la maggiorparte degli edifici e di schermarle, ovunque possi-bile, con alberi o pergole.Si eliminerà l’abbagliamento - L’erba presenta

CIVILEE AMBIENTALE

12ORDINE DEGLI INGEGNERI

DELLA PROVINCIA DI ROMA

Figura 13. Riduzione dell’inquinamento atmosferico e sonoro da parte dialberi e tappeto erboso. Tutto il fogliame agisce da filtro meccanico,intrappolando le particelle in sospensione nell’aria finché queste vengonolavate via dalla pioggia. Alberi, cespugli e tappeto erboso assorbonoinoltre efficacemente il suono portato dall’aria (da Landsberg H., 1947).

Figura 14. Riduzione della velocità del vento mediante barriere. Neiclimi freddi, in cui l’assoluta mancanza di calore costituisce uno deimaggiori problemi ambientali, l’azione raffreddante del vento è una

causa importante di stress termico. Le barriere frangivento diqualsiasi tipo, naturali o artificiali, dovrebbero quindi essere

considerate come parti integranti dei sistemi di controllo termico (da Olgyay V., 1981)

Figura12. Effetto schermantedella vegetazione su un

edificio storico a Tarascona -Francia.

(da Boccalaro F., 2009)

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una tessitura antiabbagliante. Nonostante i livellidi illuminazione estremamente alti degli esterni, unpaesaggio naturale risulterà abbagliante solo sul-l’acqua, sulla neve o su una distesa di sassi.Si ridurrà la polvere - Ovviamente, un prato bencurato produrrà poca polvere; l’erba, inoltre, cat-turerà e tratterrà gran parte della polvere sospesanell’aria.Si ridurranno i rumori - Una superficie erbosa offreuna superficie ideale per l’assorbimento di suoniportati dall’aria.

CONCLUSIONI

Da quanto esposto è evidente che il paesaggionaturale è un fattore molto importante nella pro-

gettazione edilizia, un fattore che nessun progetti-sta intelligente, ingegnere o architetto che sia, puòtrascurare. Alberi, cespugli, piante basse e terrenierbosi devono essere considerati non come unlusso, un ornamento, ma come veri e propri “im-pianti”, altrettanti essenziali per il buon funziona-mento dell’edificio quanto il suo impianto di riscal-damento o di illuminazione (Figura 16). La loroscelta, disposizione e cura non devono essere im-putate tra le spese accessorie né giustificate comepiacevoli abbellimenti: esse diventano serie que-stioni di manutenzione.Una simile valutazione del paesaggio implica nuoveconcezioni anche per l’architetto paesaggista: isuoi progetti devono coniugare aspetti propri didiverse discipline, dalla botanica alla fisica tecnicae all’ingegneria naturalistica. Considerazioni pura-mente visive di composizione, proporzione, pro-spettiva ed equilibrio saranno sottoposti alla provadecisiva del controllo ambientale. Le aree “paesaggistiche” saranno allora giudicateper le loro effettive prestazioni, oltre che per la lorobellezza. ■

13ORDINE DEGLI INGEGNERIDELLA PROVINCIA DI ROMA

CIVILEE AMBIENTALE

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Figura 15. Tappeto erbosocome regolatore termico. Siala temperatura dell’aria siaquella radiante sono ridottedal tappeto erboso in duemodi fondamentali: (1) esso agisce daraffrescatore evaporativocome effetto collaterale delprocesso di traspirazione; (2) nel processo difotosintesi, esso assorbeenergia solare, riflettendomolto meno calore o luceche qualsiasi superficie inmuratura. (da Aronin J., 1943).

Figura 16. Effetto mitigantedella vegetazione e dellefontanelle a Tarascona -Francia (da Boccalaro F., 2009).

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Le fabbriche che producono “esplosivi earticoli pirotecnici” (per motivi di sintassi lisintetizzeremo con termine “esplosivi”)sono un settore di particolare rilievo dal

punto di vista della safety. L’analisi dei rischi èessenziale, non solo per l’ambiente antropizzatoin cui sono edificati, ma anche sicuramente perl’impatto sulla sostenibilità visto le ripercussioni,

INGEGNERIACIVILE

E AMBIENTALEa cura di

Ing. D. Porfidia

commissione Protezione Civile

Visto da:Ing. R. Sarracino

Ing. M. Pasca

14ORDINE DEGLI INGEGNERI

DELLA PROVINCIA DI ROMA

Disallineamento normativo e dicotomia tecnica.

GESTIONE DEL RISCHIO PER LE FABBRICHE CHE PRODUCONOESPLOSIVI E ARTICOLI PIROTECNICI

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anche di danno ambientale, che un’eventualeesplosione involontaria di un deposito di esplosiviimplicherebbe. Col presente elaborato si propone di evidenziarele numerose criticità che investono il settore dellefabbriche che producono esplosivi, criticità deter-minate da disallineamenti tra le normative nazionaliche regolano il settore, da dicotomie tecniche,dalla dispersione di competenze e dalla inadeguatacomunicazione e coordinamento tra gli organi isti-tuzionali coinvolti nel settore.Una prima criticità è la presenza di contraddizioninella terminologia, nelle classificazioni e nelle pre-scrizioni presenti nella norma primaria che regola ilsettore, il Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicu-rezza (T.U.L.P.S.) (I) che risale agli anni 1931-1940.L’articolo 82 classifica gli esplosivi in n. 5 categoriein base alle loro caratteristiche chimico/fisiche:

1. “polveri” e prodotti affini negli effetti esplo-denti;

2. “dinamiti” e prodotti affini negli effetti esplo-denti;

3. “detonanti” e prodotti affini negli effettiesplodenti;

4. “artifici” e prodotti affini negli effetti esplo-denti;

5. “munizioni di sicurezza” e giocattoli pirici.Nell’allegato B al T.U.L.P.S. sono riportate le pre-scrizioni tecniche per la costruzione degli impiantidi produzione, per le distanze da osservare e perle quantità massime di materiale esplosivo da de-tenere (Q). La determinazione della distanza di si-curezza (D) dal deposito si fonda sul principiodell’attenuazione degli effetti di un’esplosione conil quadrato della distanza (ad eccezione del localetipo igloo e quelli interrati), con coefficienti di pro-porzionalità K diversificati per una determinata ti-pologia di miscele chimiche di esplosivo:

I coefficienti K per la stessa sostanza chimica delmateriale esplosivo, sono diversificati a secondadella tipologia dei siti interni (1) e di quelli esterni al-l’impresa. Nel Cap. VIII dell’Allegato B il coefficienteK è definito come un “coefficiente numerico de-dotto dall’esperienza che dipende dalla natura edal confezionamento dell’esplosivo, dalla costitu-zione del deposito e dalla natura e vulnerabilità delfabbricato o centro abitato da proteggere”. Si evi-denzia che i valori di questi coefficienti furono de-terminati con prove empiriche fatte con le tecnichedel periodo storico delle prime stesure del docu-mento. Difatti, la relazione con la radice quadratanon risulta oggi più in linea, sotto l’aspetto scienti-fico, con la normativa internazionale del settore percui gli effetti di una esplosione (blast) sono rappre-sentati matematicamente con la radice cubica del

15ORDINE DEGLI INGEGNERIDELLA PROVINCIA DI ROMA

CIVILEE AMBIENTALE

L’ANALISI DEI RISCHI RISULTAESSENZIALE VISTE LE RIPERCUSSIONI,ANCHE DI DANNO AMBIENTALE, CHEUN’EVENTUALE ESPLOSIONEINVOLONTARIA DI UN DEPOSITO DIESPLOSIVI IMPLICHEREBBESULL’AMBIENTE ANTROPIZZATO.

(1) K è un coefficientenumerico che dipende dallanatura dei prodotti contenutinei laboratori (per distanza dalaboratori) o che varia con lanatura dell’esplosivocontenuto nei magazzini.

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quantitativo di esplosivo, rappresentazione fisica diun’onda sferica (tre dimensioni). In letteratura, sononumerosi gli studi effettuati per valutare i livelli didanneggiamento provocati dagli esplosivi deto-nanti, correlandoli alla distanza dell’epicentro del-l’esplosione e la massa di esplosivo; talegrandezza viene espressa come:

dove Z è un parametro che mette in relazione l’an-damento della pressione con la distanza D, ovverodetermina il valore della pressione ad una certa di-stanza, noto il quantitativo di materiale Q, e quindigli effetti. La determinazione dei valori della sovrap-pressione è stata tradotta in formule(2), a seguito disperimentazioni, da diversi autori (Baker, Du Pont,Henrych (II)).

Diversamente dalla normativa dello stoccaggio, inItalia la classificazione degli esplosivi a fini del tra-sporto avviene sulla base delle raccomandazioniONU sul trasporto delle merci pericolose (TMP) equindi ADR (III), recepito col decreto legislativo 27gennaio 2010, n. 35 (IV). Il sistema Internazionaledi classificazione delle sostanze e manufatti peri-colosi raggruppa tutte le merci pericolose in noveclassi omogenee, dalle quali la classe 1 com-prende le sostanze ed i manufatti esplosivi. Da una ricerca attenta si è osservato che tuttipaesi, sia dell’Unione Europea (V) che Extra UE,applicano, sia per il trasporto che per lo stoccaggiodi esplosivi, la classificazione in base alle divisionidi rischio (pericolosità). L’ONU, inoltre, per il settoredello stoccaggio ha elaborato un’ampia serie didocumenti che consentono di costruire una nor-mativa aggiornata e scientificamente riconosciutadenominata International Ammunition TechnicalGuidelines (IATG) (VI). In tali documenti è consi-gliato di applicare per lo stoccaggio di esplosivi lostesso principio applicato per la classificazione altrasporto degli esplosivi, per cui i manufatti esplo-sivi sono individuati secondo il duplice criterio delrischio prevalente che essi comportano in caso diincidente e della reciproca compatibilità alla con-servazione con altre tipologie di manufatti esplosivi.Con riguardo al grado di pericolosità essi sono rag-gruppati in sei “divisioni di rischio” numerate da 1al 6 (Tabella 1), mentre per la compatibilità essi

sono ripartiti in 12 “Gruppi di compatibilità”, cia-scun gruppo contraddistinto con una lettera maiu-scola. L’assegnazione della divisione di rischio (HD= Hazard Division) avviene in base ai risultati dispecifiche prove empiriche, ovvero sulla base deglieffetti prodotti in caso di innesco. Il settore hacome principio fondamentale l’applicazione delprocesso di gestione e analisi del rischio legato alcalcolo delle conseguenze (effetti sulle strutture,sulle persone (feriti e morti) e sull’ambiente) per laprobabilità di accadimento dell’evento; tale pro-cesso di gestione del rischio (risk management) sibasa sulla combinazione di standards, direttive po-litiche, procedure e controllo ingegneristico, al finedi dimostrare di aver intrapreso tutte le precauzioniper avere come risultato il valore del rischio piùbasso possibile (ALARP= As Low As ReasonablyPracticable) (VII). I rischi prevalenti, in caso d’incidente provocatodall’esplosione e dall’incendio di esplosivi, sonodati da:

– onda di pressione provocata dalla detona-zione;

– proiezione ad alta velocità di schegge, fram-menti e/o macerie (suddivisi in proiezione diparti di esplosivi inesplosi - frammenti primari-che possono esplodere all’impatto, provo-cando incendio e/o esplosione di altri manufattiesplosivi; proiezione di frammenti secondari -detriti di strutture o altri oggetti che si trovanonelle immediate vicinanze dell’esplosione - chehanno dimensioni superiori rispetto a quelli pri-mari e inizialmente viaggiano a centinaia dimetri al secondo, quindi non vanno tanto lon-tano quanto i frammenti primari);

– incendio violento, con notevole calore irra-diato.

La distanza di sicurezza è pari alla radice cubicadella quantità di esplosivo moltiplicata per un coef-ficiente denominato Z che varia in funzione della tipologia del sito (tipo di struttura) che potenzial-mente esplode e in particolar modo dalla configu-razione strutturale e tipologia di quello esposto:

, con formule diversificate per ogni divi-sione di rischio (VIII). Le distanze tra i magazzini sono le minime distanzeda rispettare per non avere un innesco per propa-gazione (“simpatia”); al disotto di tali distanze i sitisono raggruppati come unico locale con il Q parial quantitativo totale di esplosivo, in quanto è con-siderata possibile l’attivazione simultanea e sin-crona di tutti i depositi (cosiddetta “PromptSympathetic Detonation”). I valori Z sono ottenuti da formule (nel documentoIATG 01.80 (IX), sono riportate le formule scientifi-che di riferimento) in funzione dell’andamento

CIVILEE AMBIENTALE

16ORDINE DEGLI INGEGNERI

DELLA PROVINCIA DI ROMA

(2) Riferite al TNT.L’applicabilità di tali formule

per altre tipologie di esplosiviavviene tramite la relazione

con il cosiddetto TNTequivalente, funzione delle

grandezze termodinamichedell’esplosivo in studio.

Page 19: Rivista IORoma III-2015

dell’onda di pressione, per cui per ogni Z e Q cor-risponde un valore di picco di pressione e quindigli effetti e danni su cose e persone. Per esempio,per la HD = 1.1, per determinare la distanza delleabitazioni dai depositi si applica un valore di Z pari,e non inferiore, a 22,2 cui corrisponde un valore dipressione massimo di 5 kPa, associato ad dannotrascurabile, bassa probabilità di rottura dei vetridelle abitazioni; nel caso della distanza dei labora-tori dai magazzini si applica un valore di Z pari a 8,cui corrisponde un valore di picco di pressione paria 21 kPa (lesioni serie al personale).Da un confronto (X) matematico delle formule delT.U.L.P.S. e quelle applicate a livello internazionale,quindi previste nelle IATG, si è ottenuto che, per gliesplosivi della HD 1.1:

– le distanze interne tra alcune tipologie di strut-ture (in particolare per i locali lavorazioni) otte-nute dalle formule del T.U.L.P.S. sonosottodimensionate rispetto a quelle riportatenello IATG (9.000 kg - T.U.L.P.S. equivale acirca 900 kg - IATG). Quindi lo IATG garantisce

una sicurezza maggiore per le distanze internetra i siti;

– le distanze esterne sono sovradimensionateper il T.U.L.P.S. rispetto allo IATG. Nello IATG,come indicato in precedenza, le distanze in-terne sono tendenzialmente maggiori rispettoal T.U.L.P.S. per cui la probabilità che, un’e-splosione si propaghi tra siti interni è trascu-rabile; ciò non è assicurato nel T.U.L.P.S., aconfronto, le distanze interne sono minori e ilQ è maggiore.

Inoltre, nel caso di esplosivi appartenenti alla divi-sione di rischio 1.2 e 1.3 lo IATG assegna valori mi-nimi da rispettare per le distanze interne, 60 e 40metri, ovvero al disotto il Q è nullo. Nel T.U.L.P.S.per tali tipologie di esplosivi le distanze minime de-terminate sono pari a circa 20 m per circa 9000 kgdi esplosivo. Nel caso dello IATG sono contemplatianche gli esplosivi con divisione di rischio 1.4 per iquali le distanze sono normate secondo i principidel carico di incendio dei locali.Sia il T.U.L.P.S. che lo IATG prevedono il divieto di

17ORDINE DEGLI INGEGNERIDELLA PROVINCIA DI ROMA

CIVILEE AMBIENTALE

Tabella 1.

DIVISIONE 1.1Materie e oggetti comportanti un rischio d'esplosione in massa (un'esplosionein mossa è un'esplosione che interessa in modo protimmen1e istantaneo laquasi totalità del carico.

DIVISIONE 1.2 Materie e oggetti comportanti un rischio di proiezione senza rischio d'esplo-sione in massa.

DIVISIONE 1.3

Materie e oggetti comportanti un rischio d'incendio, con leggero rischio di spo-stamento d'aria o di proiezione oppure di ambedue, ma senza rischio d'esplo-sione in massa, la cui combustione da luogo ad un irraggiamento termicoconsiderevole, oppure che bruciano uno dopo l'altro con effetti ridotti di spo-stamento d'ario o di proiezione oppure di ambedue.

DIVISIONE 1.4

Materie e oggetti presentanti un pericolo minore d'esplosione in caso d'ac-censione o innesco durante il trasporto. Gli effetti sono essenzialmente limitatial collo e non danno luogo normalmente alla proiezione di frammenti di dimen-sioni apprezzabili o a distanza notevole. Un incendio esterno non deve com-portare l'esplosione praticamente istantanea dello quasi totalità del contenutodel collo.

DIVISIONE 1.5

Materie molto poco sensibili comportanti un rischio d'esplosione in massa, locui sensibilità è tale che, nelle normali condizioni di trasporto, vi sia solo unoprobabilità molto lieve d'innesco o di passaggio dalla combustione alla deto-nazione. La condizione minimale è che esse non devono esplodere durante loprova a1 fuoco esterno.

DIVISIONE 1.6

Oggetti estremamente poco sensibili non comportanti un rischio d'esplosionein massa. Questi oggetti contengono solo materie detonanti estremamentepoco sensibili e con una probabilità trascurabile d'innesco o di propagazioneaccidentale.

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immagazzinare nello stesso locale esplosivi appar-tenenti a categorie differenti (T.U.L.P.S.)/gruppi dicomputabilità diversi da quelli previsti nello IATG.Nell’allegato A al T.U.L.P.S. viene, però, riportatauna corrispondenza tra i prodotti esplosivi marcatiCE classificati con il numero ONU, divisioni di ri-schio e gruppo di compatibilità, e la categorie dicui all’articolo 82 del T.U.L.P.S. (ai soli fini dell’ap-plicazione delle norme tecniche inerenti alla sicu-rezza nell’attività di fabbricazione e di deposito diesplosivi contenute nel citato allegato B). Tale as-sociazione è un’incongruenza concettuale poichési presenta come una combinazione di principi convalenza scientifica e ingegneristica diversa.Si è dell’idea che le soluzioni poste nel T.U.L.P.S.sono radicate nel contesto storico del settore, conprincipi e concetti vetusti e datati. Esiste, inoltre,un’evidente dicotomia tecnica tra la normativadello “Stoccaggio”, basata sulla compatibilità dellecategorie di materiali esplosivi previste dalT.U.L.P.S. (da I a V) e quella del trasporto, basatasui gruppi di compatibilità dell’ONU (indicati conuna lettera, es: B, C, J ecc.). Il Regolamento 1272/2008/CE su classificazione,etichettatura e imballaggio delle sostanze perico-lose, in breve CLP (XI) introduce in Europa il si-stema di classificazione GHS (Globally HarmonizedSystem) delle sostanze e delle miscele pericolosecon l’obiettivo di determinare le proprietà che per-mettano di classificare una sostanza/miscela comepericolosa, affinché i pericoli che essa comportapossano essere adeguatamente identificati e resinoti; il Regolamento CLP prescrive pittogrammi ealtre indicazioni da includere nell’etichetta. In taleregolamento, gli esplosivi (Vds. parte 2 del CLP)sono classificati con le divisioni di rischio, richia-mando i “metodi di prova descritti nella parte I delleRaccomandazioni delle Nazioni Unite sul trasportodi merci pericolose”. Quindi i criteri di classifica-zione degli esplosivi utilizzati dal Regolamento CLPsono diversi da quelli utilizzati dal T.U.L.P.S. Il CLPè già cogente da tempo per la classificazione dellesostanze, mentre i criteri e le modalità di classifi-cazione delle miscele lo sono dal 1° giugno 2015.Ulteriore incoerenza del settore in studio è la disar-monia tra il T.U.L.P.S. e il “Testo Unico in materiadi tutela della salute e della sicurezza nei luoghi dilavoro”, ovvero il decreto legislativo 9 aprile 2008,n. 81 (XII). Questo ultimo prevede, per queste at-tività, l’istituzione di un servizio di prevenzione eprotezione interno all’azienda e del relativo respon-sabile (art. 31, commi 6 e 7). In base al numero dilavoratori impiegati nel luogo di lavoro, esistono dif-ferenti livelli di valutazione che si concretizzano indifferenti tipologie di documenti. Ogni azienda cheimpiega almeno un lavoratore, infatti, è obbligata

alla valutazione del rischio dello stress-lavoro cor-relato e all’elaborazione del relativo documentoDVR (Documento di Valutazione dei Rischi). Per lavalutazione dei restanti rischi, poi, è necessario fareriferimento al numero di lavoratori occupati: leaziende che occupano fino a 10 lavoratori, sonoobbligate a predisporre una sorta di “DVR sempli-ficato”, che non è previsto per le aziende per lafabbricazione ed il deposito separato di esplosivi,polveri e munizioni. Le aziende con più di 10 lavo-ratori, invece, sono tenute ad elaborare un docu-mento di valutazione più approfondito, contenentetutti i rischi specifici presenti nei luoghi di lavoro,compresi quelli relativi alla presenza di determinatecategorie di lavoratori. Quindi le piccole imprese (aconduzione familiare) del settore sono esclusedall’obbligo di eseguire la valutazione dei rischisulla base delle procedure standardizzate (XIII). Nella valutazione dei rischi, il datore di lavoro devevalutare, fra l’altro, il rischio da esposizione adagenti chimici pericolosi, il cui livello di rischio èstrettamente legato alla classificazione delle so-stanze o miscele effettuata secondo i principi ed icriteri previsti dal citato Regolamento CLP (classi-ficazione, etichettatura e imballaggio delle sostanzepericolose). Quindi, al contesto in argomento, ven-gono applicate le disposizioni contenute nel TitoloIX (sostanze pericolose) ma non è prevista peròl’applicazione delle disposizioni del Titolo XI “Pro-tezione da atmosfere esplosive”; il rischio esplo-sione, per tale contesto, è regolamentato dalT.U.L.P.S. con un processo di gestione del rischiofunzione prettamente della sola relazione Q-D.Altra incongruenza la troviamo nella normativa chedisciplina il rischio di incidenti rilevanti (XIV), laquale è applicabile solo a determinate realtà azien-dali del settore delle fabbriche di esplosivi. Infatti,le disposizioni di tale normativa sono applicabili,sono se i quantitativi di materiale esplosivo supe-

CIVILEE AMBIENTALE

18ORDINE DEGLI INGEGNERI

DELLA PROVINCIA DI ROMA

IL REGOLAMENTO 1272/2008/CE SU CLPINTRODUCE IN EUROPA IL SISTEMA DICLASSIFICAZIONE GHS (GLOBALLYHARMONIZED SYSTEM) DELLE SOSTANZEE DELLE MISCELE PERICOLOSE CONL’OBIETTIVO DI DETERMINARE LEPROPRIETÀ CHE PERMETTANO DICLASSIFICARE UNA SOSTANZA/MISCELACOME PERICOLOSA.

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rano determinati valori di soglia. Tali stabilimenti in-dustriali e principalmente quelli definiti “a rischio diincidente rilevante” sono soggetti ad attività di sor-veglianza da parte delle aziende che li gestiscono.Sono previste attività di previsione e prevenzionemirate alla riduzione del rischio industriale. Tutti gliadempimenti del gestore sono notificati alla Re-gione, al Prefetto e al Comune in cui sorge lo sta-bilimento. Tali aziende predispongono i “Piani diEmergenza Interni” e sono dotate di sistemi di al-

19ORDINE DEGLI INGEGNERIDELLA PROVINCIA DI ROMA

CIVILEE AMBIENTALE

larme finalizzati ad attivare tali piani in caso di inci-dente. Questi piani descrivono le misure da adot-tare per contrastare l’evento all’interno delperimetro dello stabilimento e per mettere in sicu-rezza i propri lavoratori e gli impianti. La Prefetturaè competente per l’elaborazione e l’attivazione dei“Piani di Emergenza Esterni” che definiscono il mo-dello di intervento da attivare per la salvaguardiadella popolazione, nonché le norme comporta-mentali e le misure precauzionali da far adottare (al

SovrappressionePicco onda

incidente [mbar]Effetto (Danno) – NFPA 921

21 Alcuni danni ai soffitti -10% dei vetri delle finestre rotte

28 Danni minori

35-70 Frantumazione dei vetri delle finestre. Danno occasionale alla struttura degli infissi

50 Danneggiamenti minori alle strutture delle abitazioni

70 Demolizione parziale di abitazione (diventano inagibili)

70-140 Frantumazione di ondulati di amianto.Rottura di pannelli ondulati di alluminio o di acciaio e loro fissaggi

140 Collasso parziale di muri e tetti di case

140-210 Frantumazione di muri e tetti di case

160 Limite inferiore di serio danneggiamento strutturale

175 Distruzione del 50% delle murature di mattoni delle case

210 Deformazione e distacco delle strutture in acciaio

210-280 Collasso di edifici a pannelli di acciaio autoportanti

280 Rottura di del rivestimento di edifici industriali leggeri

245 Cedimento di strutture di cemento armato

345-485 Quasi completa distruzione delle abitazioni

485 Rovesciamento di vagoni ferroviari carichi

485-560Rottura per taglio/flessione di pannelli di mattoni per murature (spessori da20.3 a 30.5 cm). Rientro /sfondamento di facciate di edifici a struttura in acciaio

700 Probabile distruzione totale di edifici

2.100 Formazione di crateri

Tabella 2. NFPA 921: National FireProtection Association -Guide for fire and explosioninvestigations, 1998.(Fonte: Clancey V.J. –Diagnostic Features ofExplosion Damage - SixthInternational Meeting ofForensic Sciences-Edinburgh 1972).

Page 22: Rivista IORoma III-2015

Comune) in caso di incidente esteso all’esternodell’impianto. Il D.Leg.vo 21 settembre 2005 n.238 (cosiddetta Seveso III) ha introdotto significa-tive modifiche al D.Leg.vo. 334/99 (detta SevesoII). In particolare, le modifiche introdotte sono rela-tive all’apporto delle correzioni tese a superare i ri-lievi formulati dalla Commissione europea nellaprocedura d’infrazione avviata per non conformerecepimento della direttiva 96/82/CE nonché allacorrezione di alcuni errori presenti nella precedenteste-sura normativa. La principale modifica al set-tore è stata la classificazione delle sostanze esplo-sive in base al sistema di classificazione UN/ADR(vds allegato I Parte 2 - righe 4 e 5). Per quanto riguarda la determinazione dei valori disoglia, in letteratura, oltre alle informazioni tecnichecontenute nella raccolta dello IATG (corrispon-denza tra Q ed effetti su determinate tipologie diedifici posti ad una certa D) si trovano tabelle cheassociano i danni/ effetti a valori di sovrappres-sione; in Tabella 2 (XV) è riportata quella della NFPA(XVI). Tali valori di pressione sono impiegati ai finidella determinazione degli effetti di un’esplosionee relativi danni su persone ed edifici. Nell’ambitodella normativa italiana ad oggi in vigore il Decretodel Ministero dei Lavori Pubblici (D.M. L.L. P.P.) 09maggio 2001 (XVII) fissa, ai fini della pianificazioneterritoriale nei comuni in cui sono presenti delleaziende a rischio d’incidente rilevante, dei valori disoglia al di sotto del quale si ritiene convenzional-mente che il danno non accada, al di sopra delquale viceversa si ritiene che il danno possa acca-dere. In particolare, in Tabella 3 si riportano i valoridi soglia della sovrappressione rispetto ai possibilidanni a persone e a strutture. Gli stessi valori di so-glia sono ripresi anche nel D.P.C.M. 25 febbraio2005 (XVIII), linee guida per la predisposizione delpiano d’emergenza esterna di cui all’articolo 20,

comma 4, del decreto legislativo 17 agosto 1999,n. 334 (XIX). Si nota che il valore di soglia di inizioletalità, associabile ai locali lavorazione per la pre-senza di personale continuativa, è pari ad 0,14 bar(14 kPa). Tali valori, in linea con quanto previstonello IATG, sono associabili unicamente a formulecon l’andamento della radice cubica della quantitàdi esplosivo che, come già indicato, non hannocorrispondenza matematica con le formule delT.U.L.P.S.. In tale normativa non solo non vi è alcunlegame tra i valori di K e il picco di pressione al sitoesposto, ma le distanze interne, vds quelle riferiteai laboratori, sono sottodimensionate per cui nonè trascurabile la possibilità di effetto domino (P =0,3 bar; P = 30 kPa). È evidente la difficoltà ad in-tegrare il piano d’emergenza esterno alle fabbrichecon una valutazione del rischio relativa all’ambienteinterno all’impresa.

CONCLUSIONI

Alla luce di quanto sopra, è auspicabile un inter-vento sulle normative del settore per eliminare lecarenze e le incongruenze, ovvero inserire il con-testo delle fabbriche e deposti di esplosivi qualecategoria per la gestione del rischio, a prescinderedel quantitativo di esplosivo detenuto e senzaalcun limite sul numero di lavoratori. È desiderabile avere una norma tecnica che san-cisca l’applicazione del risk management al conte-sto delle fabbriche e depositi di esplosivi e fuochipirotecnici con un unico risultato: attestazione diavere intrapreso tutte le precauzioni per avere il ri-schio più basso possibile. Al fine di poter applicare una determinazione deivalori di soglia a tutto il contesto (siti interni e sitiesterni), sarebbe inoltre opportuno un aggiorna-

CIVILEE AMBIENTALE

20ORDINE DEGLI INGEGNERI

DELLA PROVINCIA DI ROMA

Page 23: Rivista IORoma III-2015

mento del T.U.L.P.S con la classificazione degliesplosivi secondo la divisione di rischio e gruppi dicompatibilità. Ciò al fine di avere un’unica classifi-cazione nazionale degli esplosivi da applicare nonsolo al settore del trasporto, dell’etichettatura egestione del rischio ma anche a quello del settoredello stoccaggio, così come avviene in ambito in-ternazionale; in particolar modo per sancire defini-tivamente un adeguamento scientifico classifica-torio aggiornato, in considerazione che il T.U.L.P.S.

è saltuariamente aggiornata da una Commissioneconsultiva centrale per il controllo delle armi in senoal Ministero dell’Interno, costituita da rappresentantidi diversi dicasteri. A questo fine, ovvero la classificazione degli esplo-sivi con la classe di rischio, sarà importante atten-dere l’aggiornamento delle norme del settore degliarticoli pirotecnici secondo quanto indicato all’art.4.4 del recente Decreto legislativo 29 luglio 2015,n. 123 (XX). ■

21ORDINE DEGLI INGEGNERIDELLA PROVINCIA DI ROMA

CIVILEE AMBIENTALE

BIBLIOGRAFIA

I. Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza (T.U.L.P.S.). R.D. 18 giugno 1931, n. 773 e s.m.i. eregolamento attuativo R.D. 6 maggio 1940, n. 635 e s.m.i..

II. Computational Structural Engineering. Y. Yang, J. Cui, H.A. Mang – Springer, 2009.III. Accordo europeo relativo al trasporto internazionale delle merci pericolose su strada, concluso a

Ginevra il 30 settembre 1957 e s.m.i.. IV. Decreto legislativo 27 gennaio 2010 n. 35.V. CHAF Workpackage 4 Report - A. von Oertzen, BAM- June 2003.VI. International Ammunition Technical Guidelines (IATG), vds:

http://www.un.org/disarmament/un-saferguard/guide-lines/ VII. Dario Porfidia, “Sicurezza e gestione del rischio di esplosivi e munizionamento in esercitazioni/operazioni

a guida NATO”- Informazioni della Difesa - 3/2015.VIII. International Ammunition Technical Guidelines (IATG) 02.20.IX. International Ammunition Technical Guidelines (IATG) 01.80.X. Relazione “nota informativa - considerazioni sull’applicabilità delle norme ONU sui depositi italiani del

settore degli artifizi pirotecnici e confronto con le normative in altri paesi europei ed T.U.L.P.S.”. Ing.Dario Porfidia, per il Tavolo Tecnico (ex Commissione consultiva) in seno al Ministero dell’Interno. AreaArmi ed Esplosivi - Dipartimento della Pubblica Sicurezza. 14 ottobre 2013.

XI. Regolamento 1272/2008/CE su classificazione, etichettatura e imballaggio delle sostanze pericolose.XII. Decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81 e s.m.i..VIII. Articoli pirotecnici. Impianti di produzione e deposito. Comitato n. 9 della Commissione consultiva

permanente per la salute e sicurezza sul lavoro. 29 maggio 2013. Vds:http://www.lavoro.gov.it/sicurezzalavoro/MS/CommissionePermanente/Pages/default.aspx

XIV. Direttiva 2003/105/CE, recepita con il Decreto Legislativo 21 settembre 2005, n. 238 che modifica ladirettiva 96/82/CE, sul “controllo dei pericoli di incidenti rilevanti connessi con determinate sostanzepericolose”, recepita con il Decreto legislativo 17 agosto 1999, n. 334.

XV. Relazione “conclusione per locale lavorazione con 100 kg”. Ing. D. PORFIDIA; ing. R. EMMANUELE; ing.R. MASTROIANNI- per il Tavolo Tecnico (ex Commissione consultiva) in seno al Ministero dell’Interno.Area Armi ed Esplosivi - Dipartimento della Pubblica Sicurezza. 29 maggio 2014.

XVI. NFPA 921: National Fire Protection Association – guide for fire and explosion investigations, 1998.XVII. Decreto del Ministero dei Lavori Pubblici (D.M. L.L. P.P.) 09 maggio 2001.XVIII. D.P.C.M. 25 febbraio 2005.XIX. Decreto Legislativo 17 agosto 1999, n. 334.XX. Decreto Legislativo 29 luglio 2015, n. 123 - Attuazione della direttiva 2013/29/UE concernente

l’armonizzazione delle legislazioni degli Stati membri relative alla messa a disposizione sul mercato diarticoli pirotecnici.

Tabella 3.

Scenarioincidentale Elevata letalità Inizio letalità Lesioni irreversibili Lesioni reversibili

Danni allestrutture/Effetti

domino

VCE (sovrappressione

di picco)

0,3 bar(0,6 spazi aperti) 0,14 bar 0,07 bar 0,03 bar 0,3 bar

Page 24: Rivista IORoma III-2015

INTRODUZIONE

L’osservazione dettagliata dello strato limite atmo-sferico, dei gas inquinanti e dei gas serra rivesteun ruolo fondamentale per valutare e migliorarel’impiego dei modelli di qualità dell’aria, progettarereti e strategie di monitoraggio efficienti e facilitarele politiche territoriali in materia ambientale.In tale contesto, l’utilizzo di velivoli leggeri da ri-cerca consente il monitoraggio del territorio garan-tendo un’estesa copertura con elevata risoluzionespaziale di territori eterogenei che includono aree

urbanizzate, autostrade, stabilimenti industriali ezone agricole. I velivoli leggeri possono costituire ilmiglior compromesso tra costi d’esercizio e la ca-pacità di investigare zone estese.Nel presente lavoro viene presentata la nuova ver-sione del velivolo Sky Arrow ERA (EnvironmentalResearch Aircraft), attualmente impiegato dall’Isti-tuto per i Sistemi Agricoli e Forestali del Mediterra-neo (CNR-ISAFOM) per attività di monitoraggiodella qualità dell’aria nella regione Campania, peril progetto AriaSaNa ( www.ariasana.org ). Aria-SaNa è un’iniziativa promossa e finanziata dall’As-

INGEGNERIACIVILE

E AMBIENTALEa cura di

Ing. L. Shindler

commissione Valutazioni ambientali

Visto da:Ing. M. Di Prete

Ing. M. Pasca

22ORDINE DEGLI INGEGNERI

DELLA PROVINCIA DI ROMA

Velivoli leggeri da ricerca come strumentoavanzato per il monitoraggio della qualitàdell’aria su scala regionale.

IL MONITORAGGIO AEREO DELLA QUALITÀ DELL’ARIA

Velivolo SKY ARROW(© Skyarrow.it)

Page 25: Rivista IORoma III-2015

sessorato alle politiche ambientali della RegioneCampania per costituire un osservatorio perma-nente della qualità dell’aria in grado di analizzare eprevedere la distribuzione degli inquinanti sul terri-torio.

IL VELIVOLO SKY ARROW E LASENSORISTICA DI BORDO

Lo SKY ARROW 650 TCNS ERA è un modernovelivolo biposto di produzione italiana (Magnaghi

Aeronautica), realizzato in fibra di carbonio e resinaepossidica, spinto da un motore a 75 kW. Ha un’a-pertura alare di 9,6 m, e una lunghezza di 8,2 m euna massa massima al decollo di 650 kg. Le suepiccole dimensioni e la singola elica spingente lorendono ideale per attività di monitoraggio. L’aereoha una velocità di crociera di 40 m/s con un’auto-nomia di circa 3,5 ore, che gli consentono di co-prire distanze fino a 500 km.L’altitudine di volo può variare da 20 a 3.500 metrisul livello del mare, consentendo di acquisire datinell’intero strato limite atmosferico.Il velivolo originale è stato riprogettato per ospitarela Mobile Flux Platform (Hall et al., 2006), costituitada un insieme di strumentazione tra cui:

– la Best Aircraft Turbolence (BAT), sviluppatadalla Atmospheric Turbulence and DiffusionDivision - National Oceanic and AtmosfericAdministration (ATTD-NOAA, USA) (Crawfordand Dobosy, 1992). La sonda è installatasull’estremità anteriore dell’aeroplano alloscopo di minimizzare le distorsioni dovute almoto dell’elica, alla portanza delle ali e alla car-linga e, grazie ad una sfera di pressione a 9fori, consente la misura della velocità del ventorispetto a quella dell’aereo. La velocità delvento effettiva è quindi calcolata utilizzando idati del sistema di navigazione inerziale (INS)e dei due set di accelerometri triassiali montatinella sfera di pressione e nel centro di massadell’aeroplano;

– un set di sensori per misure di gas serra e in-quinanti, attraverso: i) un analizzatore all’infra-rosso per concentrazioni di H20 e CO2 conacquisizione a 50 Hz (Licor-7500 Open-PathAnalyzer), ii) un analizzatore per concentrazionidi O3, con frequenza di acquisizione a 0,5 Hz(2BTech-205), iii) un analizzatore per concen-trazioni di NOx, progettato per misure direttedi assorbanza del diossido di azoto a 405 nm

23ORDINE DEGLI INGEGNERIDELLA PROVINCIA DI ROMA

CIVILEE AMBIENTALE

“ARIASANA” È UN’INIZIATIVA PROMOSSAE FINANZIATA DALL’ASSESSORATO ALLEPOLITICHE AMBIENTALI DELLA REGIONECAMPANIA PER COSTITUIRE UNOSSERVATORIO PERMANENTE DELLAQUALITÀ DELL’ARIA IN GRADO DIANALIZZARE E PREVEDERE LADISTRIBUZIONE DEGLI INQUINANTI SULTERRITORIO.

Page 26: Rivista IORoma III-2015

e misura indiretta di ossido di azoto (2BTech-405 nm NOx Monitor);

– tre sensori per la misura della radiazione solare:i) un radiometro per la rilevazione dell’energiaradiante dalla superficie (successivamenteconvertita in una misura di temperatura), ii) unradiometro montato sul piano di coda dell’ae-reo che misura direttamente la differenza tra laradiazione solare diretta e quella riflessa, e iii)un radiometro che misura la radiazione foto-sinteticamente attiva incidente e riflessa adonda lunga e corta;

– un sistema per il monitoraggio degli aerosolcostituito da: i) uno spettrometro GRIMMmod.1.109 in grado di misurare in continuo edin tempo reale 31 differenti classi di particelle(0,25-32 µm), presentando i risultati in terminidi distribuzione granulometrica o comePM10/PM2.5, e ii) un Micro Lidar, sviluppatodall’Istituto di Scienza dell’Atmosfera e delClima di Roma che consente di ottenere infor-mazioni sulla distribuzione verticale degli ae-rosol e sulla loro classificazione (polveri,

vapore acqueo, aerosol marino, combustionedi biomassa, ecc.).

I dati grezzi acquisiti nelle diverse campagne sonoquindi raccolti in un database e visualizzabili inGoogle Earth, e per ogni volo è inoltre disponibileun report tecnico che ne raccoglie le specifiche.

IL MONITORAGGIO DELLA PIANA DELFIUME SARNO

La Piana del Fiume Sarno si estende tra le provincedi Salerno e Napoli, chiusa a nord dal Vesuvio e asud dai Monti Lattari. L’area ricade nel Sito di Inte-resse Regionale (già SIN) del bacino idrografico delfiume Sarno, tra i fiumi più inquinati d’Europa. L’a-rea della Piana presenta un’elevata densità di in-sediamenti abitativi ed industriali, che costituisconole principali cause d’inquinamento atmosferico.Le principali sorgenti d’inquinanti atmosferici sonoindividuabili a est della Piana, nelle aree urbaniz-zate di Mercato San Severino, Cava dei Tirreni,Nocera Inferiore e Nocera Superiore, a sud neicentri urbani di Sant’Egidio del Monte Albino,Angri, Scafati, Sant’Antonio Abate, e verso la focedel fiume Sarno, nei centri di Torre del Greco, TorreAnnunziata e nei comuni di Castellamare di Stabiae Gragnano.Per quello che riguarda gli insediamenti industriali,costituiscono una fonte di immissione in aria di gasinquinanti, la zona a sud-ovest del territorio comu-nale di Castel San Giorgio, dove sono situate al-cune grosse industrie conserviere del pomodoro,l’area industriale di Cava dei Tirreni, ed infine l’ag-glomerato industriale di Foce Sarno.Data la numerosità di insediamenti abitativi ed in-dustriali e la considerevole estensione della Piana(circa 180 km2), è stato previsto il monitoraggio delterritorio con l’impiego dei velivoli da ricerca ERA.Sono state quindi condotte due campagne di mo-nitoraggio, estiva (27-28/7/2014) ed invernale (3-4/3/2015) con base operativa presso l’aeroportodi Pontecagnano (Salerno), che rappresenta unacollocazione ideale per la presenza di tutti i serviziaeroportuali, gli ottimi collegamenti stradali e ferro-viari e la vicinanza di zone di particolare interesseambientale.Le missioni sperimentali hanno avuto come obiet-tivo principale quello di stimare i flussi emissivi del-l’intera Piana applicando un bilancio di massa aduna box delimitata da transetti regolari a due quotedi volo (500 e 4.000 piedi), e all’interno della qualesi ipotizza siano dispersi i diversi contaminanti(Gioli et al., 2014). L’aeromobile ha inoltre volato sul mare ed in pros-simità di Sarno con rateo ascendente e discen-

CIVILEE AMBIENTALE

24ORDINE DEGLI INGEGNERI

DELLA PROVINCIA DI ROMA

I velivoli SKY ARROW utilizzatiper il progetto AriaSaNa.

Scatter Plot dell’altitudine divolo nella campagna dimonitoraggio invernale.

Mappa © Google.

Page 27: Rivista IORoma III-2015

dente costante da 200 a 4.000 piedi, per rilevare iprofili di temperatura, vento, umidità e quantità dimoto. Nelle figure seguenti sono riportati le traiet-torie dell’aereo durante uno dei profili verticali e ilrelativo andamento di temperatura potenziale, par-ticolato, concentrazioni di diossido di azoto eozono. Dai profili di temperatura e particolato èpossibile inoltre individuare lo strato rimescolato ela relativa altezza. La stima dell’altezza dello stratolimite atmosferico dai dati sperimentali (Stull,1988), ottenibile ad esempio con il metodo del gra-diente (dove è massimo il gradiente della tempe-ratura potenziale) è fondamentale per individuare il“tetto” alla dispersione verticale dei contaminanti.Altra condizione necessaria è la presenza di ventilocali, ad esempio la brezza di mare, in assenza diventi su scala sinottica, che consente di imporreopportune condizioni al contorno.La stima dei livelli emissivi dell’area permette quindidi verificare i dati dell’inventario nazionale delle

emissioni utilizzato in AriaSaNa per inizializzare ilmodello di previsione della qualità dell’aria e garan-tire la correttezza delle previsioni.

CONCLUSIONI

Come evidenziato nell’articolo, l’utilizzo di velivolileggeri rappresenta una nuova frontiera per il mo-nitoraggio della qualità dell’aria, facilitando lo studioa elevata risoluzione di aree estese ed eterogeneee può offrire alle regioni italiane un valido strumentoper affrontare il problema dell’inquinamento atmo-sferico, validando gli inventari emissivi, facilitandolo sviluppo e l’integrazione dei piani regionali diqualità dell’aria. ■

25ORDINE DEGLI INGEGNERIDELLA PROVINCIA DI ROMA

CIVILEE AMBIENTALE

Profili verticale (a) dellatemperatura potenziale, (b) del particolato, (c) del biossido di azoto, e (d) dell’ozono incorrispondenza di Sarno.

Track del profilo verticaleseguito dallo SKY ARROW incorrispondenza di Sarno.Mappa © Google.

DOCUMENTI DI RIFERIMENTO- Gioli, B., Carfora, M.F., Magliulo, V., Metallo, M.C.,

Poli, A.A., Toscano, P., Miglietta, F., 2014. Aircraftmass budgeting to measure CO2 emissions ofRome, Italy. Environmental Monitoring and As-sessment, Volume 186, Issue 4, pp 2053-2066;

- Crawford, T. L., and R. J. Dobosy, 1992: A sensitivefast-response probe to measure turbulence andheat flux from any airplane. Bound.-Layer Meteor.,59, 257–278;

- Hall, P.G., Dumas, E.J., Senn, D.L., 2006. NOAAARL Mobile Flux Platform Instrumentation Inte-gration on University of Alabama Sky Arrow En-vironmental Aircraft. NOAA Technical Memoran-dum ARL-257;

- Stull, R., 1988. An Introduction to Boundary LayerMeteorology. Kluwer Academic Publishers.

Page 28: Rivista IORoma III-2015

Dalla pubblicazione della direttiva appalti nel2014 (dir 2014/24/UE), dove erano men-zionati al comma 4 dell’art.22 “strumentidi simulazione edilizie o strumenti analoghi

(Building Information Electronic Modelling Tools orSimilar)”, si è scatenato un fortissimo e vivacissimodibattito intorno al tema del BIM (Building Infor-mation Modelling) che, dopo appena un anno, hagià lasciato l’elite degli studi di progettazione edelle società di ingegneria per trasferirsi nella realtàdi tutti i giorni.È vero, del nuovo palazzo dell’ENI è stato fatto ilmodello BIM, Italferr lo sta adoperando nel progetto

della Metropolitana di Dubai, le aziende italianeche hanno lavorato alla metropolitana di Copena-ghen hanno visto subito che calcolare i ferri d’ar-matura con i pacchetti di modellazione era moltopiù semplice, veloce, e preciso, e quindi meno co-stoso, rispetto ai sistemi tradizionali. Però ci si stacominciando a rendere conto di altre cose.Il BIM non è un software, è un nuovo punto divista. Si passa da rappresentazioni a simboli, dovesi deve ricorrere a polilinee e blocchetti per estrarreinformazioni parziali (CAD) ad una rappresentazionevirtuale costituita dall’insieme degli oggetti checompongono un edificio (o qualunque altro tipo di

INGEGNERIACIVILE

E AMBIENTALEa cura di

Ing. S. Valentini

commissione Gestione e

Manutenzione Patrimoni Immobiliari

Visto da:Ing. M. Cima

26ORDINE DEGLI INGEGNERI

DELLA PROVINCIA DI ROMA

Building Information Modelling: non un software, ma un nuovo punto di vista ormai realtà di tutti i giorni.

IL BIM COME EVOLUZIONE DEL CAD

Page 29: Rivista IORoma III-2015

insieme) completa delle sue proprietà e/o attributi,con le quali si costruiscono direttamente gli abachi,da cui si possono estrarre informazioni.Ci si comincia a rendere conto che il CAD è statoun compromesso dovuto ai limiti della tecnologiadegli anni ’80. I PC erano agli albori, come ancheinternet, era impossibile pensare quindi di gestire ifile con tutte le informazioni che contiene oggi unmodello BIM. Né era fattibile far lavorare insieme econtemporaneamente specialisti diversi sullostesso oggetto, permesso oggi da questa tecno-logia, senza avere la possibilità di scambiarsi filecon facilità. In realtà i precursori di tale tecnologia

risalgono alla fine degli anni ’80, e il primo avviostrutturato intorno ad esso risale al 2003, in seguitoal dibattito organizzato da Jerry Laiserin in quel-l’anno con Autodesk e Bentley.Solo oggi però si ha a disposizione l’adeguato li-vello di tecnologia ad un costo accessibile perpoter sfruttare tutte le potenzialità della modella-zione BIM.Ed ecco perciò che ci si accorge che dalle univer-sità escono architetti e ingegneri che sanno usareRevit ma non sanno usare AutoCAD, ci si accorgeche le software house come Autodesk, Bentley,Nemetschek, e tutte le altre, da anni hanno smessodi fare aggiornamenti sulle piattaforme CAD perdedicarsi quasi completamente a quelle BIM.E ora questa tecnica comincia a entrare nella vita ditutti i giorni, un po’ come aveva fatto il CAD, soprat-tutto perché piano piano ci si rende conto che conRevit si può produrre lo stesso output che viene ge-nerato da AutoCAD, ma in modo più veloce. L’im-portante è sempre il punto di vista, l’approccio e so-prattutto avere un metodo di lavoro sostenibile chepermetta una raccolta organizzata delle informazioni.

27ORDINE DEGLI INGEGNERIDELLA PROVINCIA DI ROMA

CIVILEE AMBIENTALE

IL BIM È UNA RAPPRESENTAZIONEVIRTUALE COSTITUITA DALL’INSIEMEDEGLI OGGETTI CHE COMPONGONO UNINSIEME COMPLETA DELLE SUEPROPRIETÀ E/O ATTRIBUTI, CON LE QUALISI COSTRUISCONO DIRETTAMENTE GLIABACHI, DA CUI SI POSSONO ESTRARREINFORMAZIONI.

Figura 1. Evoluzione dal CAD al BIM.

Page 30: Rivista IORoma III-2015

Il BIM si evolve, quindi, da soluzione imposta daigrandi committenti, spesso esteri, a strumento dicompetitività, proprio perché permette di raggiun-

gere risultati migliori in meno tempo e in modo piùpreciso. L’anagrafica tecnica realizzata con Revitpermette una gestione delle informazioni molto piùefficace, specialmente quando il numero delle infor-mazioni e dei campi da gestire è elevato. Il verovalore aggiunto si raggiunge, tuttavia, nel momentoin cui si trova, nell’ambito dei processi interni dellostudio e/o dell’ufficio tecnico, la compatibilità tra iprocessi BIM e CAD. Come accennato prima, èfondamentale la possibilità oggi di produrre dwgestraendoli direttamente da Revit con i vani giàperimetrati, completi di informazioni legate agli og-getti, ai vani ed agli immobili, perché questi devonopoter essere gestiti normalmente dai tecnici, e so-prattutto archiviati insieme agli altri. Questo ele-mento è altrettanto importante se si pensa che isistemi informatici leggono normalmente dwg po-ligonati e file Excel, anche se sono di recente arrivatiin Italia software CAFM integrati con Revit comeFMSystems ( www.fmsystems.com ).

LE RESTITUZIONI FATTE CON REVITINVECE CHE CON AUTOCAD

Nascono da queste evoluzioni esperienze come irilievi degli edifici del Comune di Roma, dove, senzaneanche l’esigenza di informare il committente nellafase iniziale, è stato utilizzato Revit per la restitu-zione perché ritenuto più produttivo nel processodi produzione delle planimetrie e delle informazionida trasferire poi nel sistema informatico gestionale,in quel caso Volta.FM. Per poter portare avantiquesta scelta è stato necessario avere a disposi-zione persone competenti nell’utilizzo di Revit, avermesso a punto un metodo che fornisse a chi fa-ceva il rilievo la visione di ciò che veniva prodotto(un file tridimensionale ha esigenze diverse di unaplanimetria bidimensionale), e una chiara condivi-sione delle procedure. Solo in questo modo è statopossibile garantire una competitività economica,oltre che in termini di tempi rispetto ad un rilievotradizionale, dato che in ogni caso alcune infor-mazioni in più, come ad esempio il posizionamentosulla verticale delle finestre, vanno rilevate, a frontetuttavia di un risparmio di tempi nella restituzionedovuto al fatto che non c’è più bisogno di delimitarei vani con polilinee chiuse, che vengono bensì ge-nerate direttamente da Revit.

CHE COSA VIENE PRODOTTO

Ma cosa ci fa un committente di un modello? Ladisponibilità di un modello, anche semplicementearchitettonico, permette ad un committente di ef-

CIVILEE AMBIENTALE

28ORDINE DEGLI INGEGNERI

DELLA PROVINCIA DI ROMA

Figura 2. Restituzioneplanimetrica realizzata con

Autodesk Revit.

Figura 3. Vista modello con le proprietà oggetto.

Figura 4. Vista generalemodello con Autodesk A360.

Page 31: Rivista IORoma III-2015

fettuare stime più precise per i capitolati, ricevendodi conseguenza offerte con minori margini da partedei fornitori, costituisce la base per una analisi ener-getica, per progetti di riqualificazione, diventa l’ele-mento di partenza per avere degli as-built realisticise si mettono in piedi processi e procedure condi-visi. Esperienze sono già in corso in questo senso.

LE PERIMETRAZIONI DEI VANI E LEPROPRIETÀ DEGLI OGGETTI

Una nota a parte, in effetti, la merita la realizzazionedelle polilinee richieste in ogni capitolato necessariesia per l’importazione nei sistemi informatici, sia peril calcolo delle superfici appartenenti ad insiemi ana-loghi (destinazioni d’uso). Questa operazione, tra letante necessarie per la gestione di un patrimonioimmobiliare, è sicuramente la più noiosa, la menoqualificante e quella che conseguentemente vienesvolta in modo più approssimativo. Ciò ha un im-patto diretto sui canoni che i committenti pagano ei provider dei servizi ricevono, dato che nella mag-gioranza dei casi questi vengono determinati in basealla quantità di mq serviti o di mc riscaldati.L’utilizzo del BIM consente di avere queste infor-

mazioni in modo automatico e molto preciso, e diaggiornarle con estrema facilità, permettendo an-che la costruzione di abachi molto più strutturati,e di conseguenza realizzare direttamente computimetrici semplicemente assegnando le proprietàdegli oggetti in modo opportuno.

INTEGRAZIONE TRA BIM E CAD

L’ulteriore passaggio che ancora mancava è statoormai completato con la disponibilità di sistemi perla gestione della manutenzione e degli spazi(CAFM) integrati sia con CAD che con BIM, sistemiche quindi sono in grado di sfruttare tutte le po-tenzialità del BIM senza stravolgere l’organizza-zione degli uffici tecnici. Questi possono, infatti,programmare una progressiva crescita sia dellecompetenze sia delle dotazioni informatiche ren-dendo compatibile in questo modo la coesistenzadei due sistemi negli archivi come nella gestione.Soluzioni che, anche grazie alla completa acces-sibilità via web, diventano molto più sfruttabili eaumentano di molto i vantaggi che possono por-tare ad una riduzione dei costi nella gestione ri-spetto a quanto potevano fare in passato. ■

29ORDINE DEGLI INGEGNERIDELLA PROVINCIA DI ROMA

CIVILEE AMBIENTALE

Figura 5. Architetturasistemica CAFM con BIM e CAD.

BIM Models

CAD Drawings

WebApplicazion

Space Management

FacilitiesDatabaseFirewall

Field drawings and data

Maintenance

Asset Management

Web-based FacilityManagement Software

Page 32: Rivista IORoma III-2015

INGEGNERIAINDUSTRIALE

a cura diIng. L. Argentieri

Ing. A. Sermoneta

commissione Efficienza energetica

Visto da:Ing. N. Pegoraro

30ORDINE DEGLI INGEGNERI

DELLA PROVINCIA DI ROMA

Nuove regole pratiche per il distacco dalriscaldamento centralizzato dopo la riforma del Codice Civile per opera della legge n° 220 del 11/12/2012.

IL DISTACCO DAGLI IMPIANTI DIRISCALDAMENTO CENTRALIZZATI

Page 33: Rivista IORoma III-2015

Con la riforma del Codice Civile (C.C. in se-guito) entrata in vigore a giugno 2013 invirtù della legge n° 220 del 11/12/2012,sono state inserite delle regole che codifi-

cano il distacco dall’impianto centralizzato. Loscopo principale della modifica è stato quello diconsolidare la vasta giurisprudenza in materia e ri-durre il contenzioso(1). Molti colleghi, tuttavia, sonooggi interpellati dai condomini che si sono già di-staccati con richieste del tipo: “Ingegnere, mi serveuna sua dichiarazione che il distacco, che ho ef-fettuato dall’impianto centralizzato non comportiaggravio di spese”, oppure “Ingegnere, mi può at-testare che i lavori che ho fatto sull’impianto non

comportino problemi al sistema centralizzato?” E potremmo andare avanti con altre variazioni matutte con lo stesso tema di fondo: prima si effettuail distacco, poi si scopre che c’è qualche regola daseguire e a quel punto si ricorre a un tecnico spe-rando che possa sanare la situazione. E a fronte diquesta situazione priva di certezze, i contenziosi ri-schiano di aumentare. Su tale argomento sta ab-battendosi inoltre la nuova ripartizione millesimaleimposta dal D. Leg.vo 04/07/2014, n. 102 che ri-manda alla norma tecnica UNI 10200 per quantoriguarda le modalità di calcolo. Norma che nulladice in merito al distacco. Dal 1° ottobre 2015 èinoltre in vigore il D.M. 26/06/2015, che di fattorende impossibile distaccarsi, per via delle verificherichieste per rispettare le norme sul risparmio ener-getico.Come si è arrivati a questa situazione parados-sale? Come si deve comportare il tecnico e qualiregole deve seguire? Con questo primo articolo iniziamo ad analizzarel’impatto delle modifiche apportate dalla riforma delCodice Civile, non considerando l’impatto dellaUNI 10200, in fase di revisione; in altri articoli af-fronteremo il tema dal punto di vista tecnico. Gli obiettivi da tenere sempre in mente nell’eserci-zio della professione: l’ingegnere deve conservarela propria autonomia tecnica e intellettuale, darepareri equilibrati, condivisibili e dimostrabili.Evidenziamo innanzitutto che in altre Regioni, invirtù delle direttive sul risparmio energetico, èespressamente vietato il distacco. Ci limiteremoquindi all’analisi del testo senza entrare nel meritodella prevalenza tra Codice e Leggi Regionali edell’applicabilità territoriale. Partiamo con l’analizzare le regole di legge con le

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(1) Dalla Relazione 71-A alla2 a Commissione Permanentesul disegno di legge 399della XVI legislatura: “ ... modifica l’articolo 1118del Codice Civile ... e precisail contenuto dell’obbligo dipartecipazione alle spesecondominiali, con particolareriferimento all’ipotesi, come ènoto oggetto di notevolicontenziosi, del condominoche intenda distaccarsidall’impianto centralizzato diriscaldamento ocondizionamento”

GLI OBIETTIVI, CHE L’INGEGNERE DEVETENERE SEMPRE IN MENTENELL’ESERCIZIO DELLA PROFESSIONE, SONO QUELLI DI CONSERVARE LAPROPRIA AUTONOMIA TECNICA EINTELLETTUALE E DI DARE PARERIEQUILIBRATI, CONDIVISIBILI EDIMOSTRABILI.

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insidie e le problematiche che vi si nascondono.Dal 17 giugno 2013 l’ultimo comma dell’articolo1118 del C.C., recita così:“Il condomino può rinunciare all’utilizzo dell’im-pianto centralizzato di riscaldamento o di condizio-namento, se dal suo distacco non derivanonotevoli squilibri di funzionamento o aggravi dispesa per gli altri condomini. In tal caso il rinun-ziante resta tenuto a concorrere al pagamentodelle sole spese per la manutenzione straordinariadell’impianto e per la sua conservazione e messaa norma”.Quando fu pubblicata la riforma, la maggior partedei media sui canali internet la pubblicizzò esal-tando la possibilità di effettuare il distacco consemplicità: “ora il distacco diventa facile”, “... senza dover at-tendere il benestare dell’assemblea...”, e così via.Il risultato fu l’aumento del numero di distacchi, deicontenziosi e non solo: chi si era già distaccato inpassato, pattuendo con i restanti condomini unpagamento forfettario (solitamente tra il 25 e il 50%dell’importo millesimale), ha iniziato a chiedere alproprio condominio di rivedere gli accordi inquanto intenzionato a pagare solo le spese per lamanutenzione e la conservazione.

L’interpretazione letterale del nuovo articolo 1118doveva invece spingere in tutt’altra direzione: “daoggi è praticamente impossibile distaccarsi”.Basta, infatti, che una delle due enunciate condi-zioni non sia soddisfatta per dedurre che il condo-mino non può rinunciare all’utilizzo dell’impianto(può rinunciare ... SE... ). Senza scappatoie o com-pensazioni di sorta, a meno di accordi con l’As-semblea condominiale (quel paragrafo del 1118non è, infatti, tra quelli che il Codice identifica comeinderogabili).In realtà questa prima problematica può essere mi-nimizzata (non risolta!) ricostruendo l’iter della for-

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DELLA PROVINCIA DI ROMA

QUANDO FU PUBBLICATA LA RIFORMA,LA MAGGIOR PARTE DEI MEDIA SUICANALI INTERNET LA PUBBLICIZZÒESALTANDO LA POSSIBILITÀ DIEFFETTUARE IL DISTACCO CONSEMPLICITÀ.

Caldaie per sistema diriscaldamento privato

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mulazione del nuovo testo dell’articolo 1118.Negli ultimi 15 anni prima della riforma del 2013 (odovremmo meglio dire del 2005 come poi ve-dremo!) la possibilità di distacco era stata oggettodi molte sentenze, tutte ormai dal contenutouniforme, riassumibile nel testo della sentenzan.5974 del 25/03/2004 della II sezione della Cas-sazione: “Il condomino può legittimamente rinunziare all’usodel riscaldamento centralizzato e distaccare le di-ramazioni della sua unità immobiliare dall’impiantocomune, senza necessità di autorizzazione o ap-provazione da parte degli altri condomini, se provache dalla sua rinunzia e dal distacco non derivanoné un aggravio di spese per coloro che conti-nuano a fruire del riscaldamento centralizzato, néuno squilibrio termico dell’intero edificio, pregiu-dizievole per la regolare erogazione del servizio;soddisfatta tale condizione, egli è obbligato a pa-gare soltanto le spese di conservazione dell’im-pianto di riscaldamento centrale, mentre èesonerato dall’obbligo del pagamento delle speseper il suo uso”. La giurisprudenza era quindi ormai consolidata sul-l’argomento, e il Legislatore ha cercato di farla pro-pria riformando i testi di legge.La prima formulazione del 1118, così com’è arri-vata alle stampe, è rintracciabile in forma pratica-mente identica nei disegni di legge di riforma delC.C. che si sono susseguiti in Parlamento almenosin dal 2005(2). E riprende in buona parte il testodella sentenza 5974/2004, saltando tuttavia degliaspetti rilevanti.Questa considerazione sui tempi assume quindiuna rilevanza notevole: nella formulazione attualedell’articolo 1118 non sono raccolte le successivesentenze sul tema fino alla data di pubblicazionedel 2012! Queste potrebbero essere quindi consi-derate come non contrastanti con la nuova formu-lazione del testo anche se formalmente anteriorialla data di entrata in vigore del nuovo Codice.In particolare si richiamano le seguenti sentenze,pertinenti sul tema dell’aggravio dei costi:

– la n. 16365 del 24/07/2007 della II sezionedella Cassazione: “Il condomino può legitti-mamente rinunciare all’uso del riscalda-mento centralizzato e distaccare le sue unitàimmobiliari dall’impianto termico comune,senza necessità di autorizzazione o approva-zione degli altri condomini e, fermo il suo ob-bligo di pagamento delle spese per laconservazione dell’impianto, è tenuto a par-tecipare a quelle di gestione, se e nei limitiin cui il suo distacco non si risolve in una di-minuzione degli oneri del servizio di cui con-tinuano a godere gli altri condomini”;

– la n. 5331 del 03/04/2012 della VI sezionedella Cassazione: “Il condomino può legitti-mamente rinunziare all’uso del riscalda-mento centralizzato e distaccare lediramazioni della sua unità immobiliare dal-l’impianto termico comune, senza necessitàdi autorizzazione od approvazione degli altricondomini, e, fermo il suo obbligo di paga-mento delle spese per la conservazione del-l’impianto, è tenuto a partecipare a quelledi gestione, se e nei limiti in cui il suo di-stacco non si risolve in una diminuzionedegli oneri del servizio di cui continuano agodere gli altri condomini; ne consegue chela delibera assembleare che, pur in presenzadi tali condizioni, respinga la richiesta di au-torizzazione al distacco è nulla per violazionedel diritto individuale del condomino sullacosa comune”.

In definitiva, se emerge un aggravio di spese, de-bitamente e obbligatoriamente giustificato, questosarà compensato dal distaccando al resto dei con-domini (3). E l’aggravio deve essere quantificato conbuona precisione e ben motivato, onde evitare chela controparte o il giudice effettui valutazioni eco-nomiche con altro ragionamento e con conse-guenti diversi importi (4). La UNI 10200 potrà essereassunta come norma tecnica di riferimento (una

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INDUSTRIALE

(2) In particolare nel disegno dilegge n. 3397 presso ilSenato (XIV legislatura) in unemendamento proposto dalrelatore nella seduta della 2a

Commissione Permanente il20/07/2005.

(3) Si legga in proposito lasentenza 9526 del30/04/2014 della II sezionedella Cassazione, non tantosull’aspetto tecnico (non deltutto chiaro per mancanza dielementi), quanto su quellogiuridico: se porti aggraviodevi pagare la tua quota!

(4) Si veda la sentenza del15/11/2011 del Tribunale diRoma.

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volta messa a punto), in quanto prevede modalitàdi valutazione proprio delle quote di consumo le-gate all’utilizzo volontario del calore (misurato di-rettamente o indirettamente) e quello involontariolegato alle perdite di energia lungo la rete di distri-buzione. Il primo problema, cioè la possibilità di distaccarsianche alla presenza di aggravio di spese, potrebbequindi essere superabile, sebbene recenti prassidei Giudici di merito vadano a verificare la sussi-stenza, caso per caso di tutti i requisiti normativa-mente previsti di cui al citato articolo 1118 C.C.)Affrontiamo ora un secondo tema: il significato dei“notevoli squilibri di funzionamento”.Fin dalla sentenza n. 4653 del 23/05/1990, ribaditapoi nella n. 1597 del 14/02/95 e in altre succes-sive, si chiedeva al distaccando di provare che nonvi fosse “squilibrio in pregiudizio del regolare fun-zionamento dell’ impianto centrale” o “squilibriotermico” pregiudizievole della regolare erogazionedel servizio. Nella nuova formulazione del C.C. si può notarequindi una differenza importante là dove la frase“squilibri termici”, viene sostituita e meglio specifi-cata dalla frase “notevoli squilibri di funziona-mento”, che a nostro avviso recepisce bene

quanto affermato nelle sentenze. In particolare ci-tiamo la sentenza n. 11857 del 27/05/2011 dellaII sezione della Cassazione; tra le altre cose si pre-cisa che lo squilibrio non è da ricercarsi nella mo-dificazione dei flussi termici tra gli appartamentiviciniori, evento ritenuto trascurabile, ma nellaadattabilità dell’impianto esistente alle mutatecondizioni di funzionamento richieste. In essa sievidenzia, come lo squilibrio termico non è quellolegato a modifiche del flusso di calore tra apparta-

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34ORDINE DEGLI INGEGNERI

DELLA PROVINCIA DI ROMA

CONFRONTANDO IL TESTO DELLASENTENZA 5974/2004 CON IL 1118SCOPRIAMO CHE MANCA UN CHIARORIFERIMENTO ALL’OBBLIGO DELLAPROVA. MANCA INOLTRE UNA SPECIFICAINDICAZIONE SU QUANDO QUESTA VADAESPOSTA ALL’ASSEMBLEA.

I contabilizzatori consistono invalvole, posizionate suciascun radiatore, che

possono essere liberamenteregolate in modo da dosare

l'afflusso di acqua calda.

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menti dovuto a diversa gestione dell’impianto au-tonomo, perché tal evento sarebbe stato possibileanche con l’impianto centralizzato. Si riporta ilpasso in questione della sentenza: «Era manifesta-mente illogica la considerazione che lo squilibriotermico ed il connesso aggravio di spesa per glialtri partecipanti sarebbero dipesi unicamente dagli“umori” del S., che a suo piacimento avrebbe po-tuto accendere o no l’impianto autonomo: il S.avrebbe potuto egualmente incidere sull’equilibriotermico dell’intero edificio chiudendo nel suo ap-partamento i radiatori dell’impianto centrale esi-stente.»In altre parole, l’impianto deve poter continuare afunzionare come prima (bene o male che fosse!),senza che si debba intervenire in modo sostan-ziale, o “mediante attrezzi”, sull’impianto ma solocon semplici regolazioni. Non deve esserci in-somma un esborso da parte del condominio percontinuare a far funzionare l’impianto. E l’aggettivo“notevole” può trovare in questa considerazione lasua giustificazione.E volendo estendere le considerazioni già svolte per“l’aggravio di spese” (se c’è, è compensato) ancheal “notevole squilibrio”, si potrebbe ipotizzare chel’onere di eliminarlo (cambiando ad esempio un’e-lettropompa), potrebbe essere a carico del distac-cando, superando così anche questo limite vago.Affrontati questi due primi aspetti trattiamo oraquello che sta creando più problemi: la prova del-l’esistenza delle due condizioni. Confrontando il testo della sentenza 5974/2004con il 1118 scopriamo che manca un chiaro riferi-mento all’obbligo della prova. Manca inoltre unaspecifica indicazione su quando questa vada

esposta all’Assemblea. Il risultato è quello giàesposto, prima ci si distacca e poi si affrontano iproblemi che ne scaturiscono.Al tecnico è chiaro che serva una perizia con laquale verificare (e poi dichiarare) se sussistano ono i “notevoli squilibri di funzionamento” e anche“l’aggravio di spese”. È altrettanto chiaro, sempredal punto di vista tecnico, che sia meglio prima ve-rificare la sussistenza di tali condizioni e poi proce-dere al distacco. E che se vi fosse aggravio dispese quantificarne l’importo (in termini assoluti oin percentuale), in modo che vi siano le basi perl’accordo con i restanti condomini.Il fatto che non serva esplicita autorizzazione daparte del condominio al distacco non vuol dire, in-fatti, che il condominio debba accettare supina-mente quanto dichiarato dalla controparte. Ilcondominio ha il diritto di verificare il rispetto dellecondizioni, e di richiedere una perizia a un tecnicodi fiducia e di opporsi motivatamente al distacco.Per non parlare poi del diritto di verificare che nel-l’appartamento si sia effettivamente proceduto aldistacco e, aggiungiamo, “in modo tale da non po-tersi riattaccare senza lavori significativi” (altro temaspinoso).È poi sicuro che senza una perizia dettagliata cheprovi tali aspetti, il condomino sia perdente in giu-dizio, e condannato conseguentemente a pagarela propria quota di oneri per riscaldamento comese il distacco non fosse mai avvenuto. In ognigiudizio civile, in caso di controversie, vige, infatti,la previsione di cui all’articolo 2697 C.C. sull’oneredella prova in giudizio, già applicato in varie sen-tenze sul tema a discapito del distaccando.Per quanto riguarda un possibile obbligo indirettoa comunicare al condominio l’intenzione di distac-carsi prima di effettuare i lavori, si può citare l’arti-colo 1122 C.C.dove si afferma che “Nell’unitàimmobiliare di sua proprietà ovvero nelle parti im-mobiliari normalmente destinate all’uso comune ...il condomino non può eseguire opere che rechinodanno alle parti comuni... In ogni caso è data pre-ventiva informazione al condominio”. Se poi sonostate rinnovate da poco le tabelle millesimali in virtùdel D. Leg.vo 04/07//2014, n. 102 è chiaro che èancor più necessaria la preventiva comunicazione,perché tali tabelle andranno nuovamente aggior-nate.Quindi, va assolutamente evitato che ci si possadistaccare senza aver avuto un confronto tecnicoe amministrativo. Confronto che potrebbe comun-que non essere sufficiente a fronte di opposizionida parte del condominio, visto il tenore letterale delnuovo articolo 1118, che deve assolutamente es-sere modificato. Quando entrerà in vigore, l’obbligodella contabilizzazione sugli edifici esistenti (altro

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INDUSTRIALE

QUANDO ENTRERÀ IN VIGORE L’OBBLIGODELLA CONTABILIZZAZIONE SUGLI EDIFICIESISTENTI ASSISTEREMO A UNULTERIORE AUMENTO DELLECONTROVERSIE. A FRONTE DEI RISPARMIIPOTIZZABILI CON L’INSERIMENTO DEIRIPARTITORI SUI RADIATORI, QUALCHECONDOMINO SCOPRIRÀ, PURTROPPO ASUE SPESE, CHE LA REALTÀ PUÒ ESSEREDIVERSA.

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tema tecnicamente e normativamente complesso)assisteremo a un ulteriore aumento delle contro-versie. A fronte dei risparmi ipotizzabili con l’inse-rimento dei ripartitori sui radiatori, qualchecondomino scoprirà, purtroppo a sue spese, chela realtà può essere diversa.Per chiudere quest’articolo citiamo la sentenza n.19893/2011 della Cassazione, sul tema dell’even-tuale divieto al distacco espresso in un regola-mento condominiale avente natura contrattuale(approvato o accettato da tutti i condomini, e non

a maggioranza, e depositato o trascritto nei pub-blici registri se contiene clausole limitative). La di-sposizione del quarto comma dell’articolo 1118non rientra infatti tra quelle che l’articolo 1138 delC.C. ritiene inderogabili:“In tema di condominio negli edifici ... è legittimala rinuncia di un condomino all’uso dell’impiantocentralizzato di riscaldamento - anche senza ne-cessità di autorizzazione o approvazione da partedegli altri condòmini (purché l’impianto non ne siapregiudicato)... . Ne può rilevare in senso impe-diente, la disposizione eventualmente contrariacontenuta nel regolamento di condominio, anchese contrattuale, essendo quest’ultimo un contrattoatipico meritevole di tutela solo in presenza di uninteresse generale dell’ordinamento. Pertanto, ilregolamento di condominio, anche se contrattuale,approvato cioè da tutti i condomini, non può de-rogare alle disposizioni richiamate dall’art. 1138C.C., comma 4, e non può menomare i diritti cheai condomini derivano dalla legge, dagli atti di ac-quisto e dalle convenzioni, mentre è possibile laderoga alle disposizioni dell’art. 1102 C.C., non di-chiarato inderogabile.”In buona sostanza, il distacco, incidendo di riflessosulla proprietà esclusiva del condomino, non puòtrovare limitazioni nel regolamento condominialeavente natura contrattuale. Tuttavia il distacco è le-gittimo in presenza del divieto nel regolamentocondominiale solo a fronte del rispetto dei parame-tri di cui all’art. 1118 C.C. Questa parte della sentenza è chiara. Più proble-matica, e diremmo in pieno contrasto con le ten-denze attuali, è il seguito della motivazione, ove laSuprema Corte cerca di dare un’esegesi costitu-zionalmente orientata della questione, dando pre-valenza alle tutele del diritto di proprietà di cuiall’art. 42 della Costituzione:“Il che non è ravvisabile, anzi è il contrario, quantoal distacco delle derivazioni individuali dagli impianti

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36ORDINE DEGLI INGEGNERI

DELLA PROVINCIA DI ROMA

IN TEMA DI CONDOMINIO NEGLI EDIFICI ÈLEGITTIMA LA RINUNCIA DI UNCONDOMINO ALL’USO DELL’IMPIANTOCENTRALIZZATO DI RISCALDAMENTO,ANCHE SENZA NECESSITÀ DIAUTORIZZAZIONE O APPROVAZIONE DAPARTE DEGLI ALTRI CONDÒMINI, PURCHÉL’IMPIANTO NON NE SIA PREGIUDICATO.

Bruciatore di una caldaia agas per interni.

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di riscaldamento centralizzato ed alla loro trasfor-mazione in impianti autonomi, per un duplice or-dine di ragioni: in primo luogo, giacchè propriol’ordinamento ha mostrato di privilegiare, al premi-nente fine d’interesse generale rappresentato dalrisparmio energetico, dette trasformazioni (!?) e,nei nuovi edifici, l’esclusione degli impianti centra-lizzati e la realizzazione dei soli individuali (!?);... “Più netta e chiara, invece, l’ultima parte dell’argo-mentazione:“... in secondo luogo, giacchè la ratio atipica del-l’impedimento al distacco, riscontrata dal giudicea quo, non può meritare la tutela dell’ordinamentoin quanto espressione di prevaricazione egoisticaanche da parte d’esigua minoranza e di lesione deiprincipi costituzionali di solidarietà sociale.”Chiudiamo quest’articolo rilevando che le analisi ele considerazioni presentate, non hanno carattere

di verità assoluta, che non esistono, ma scaturi-scono da interpretazioni, da esperienze, e prassigiudiziarie e pretorili su casi specifici, e cercanoquindi di far chiarezza sul tema con un approcciogeneralizzato. Devono quindi servire come lineaguida, ma essere sempre verificate per ogni sin-golo caso. Evidenziamo inoltre che rimangono co-munque margini interpretativi discrezionali cheanche a fronte di un ragionevole grado di certezza,possono ingenerare liti e contrasti. L’analisi preventiva della situazione e le azioni daintraprendere vanno quindi concordate tra il tec-nico, il committente e il suo legale di fiducia. Un’ultima accortezza. Anche se siete riusciti a di-mostrare la liceità del distacco al condominio, restal’ostacolo più arduo da superare. Dimostrare il ri-spetto delle regole sul risparmio energetico previ-ste nel D.M. 26/06/2015. ■

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INDUSTRIALE

Termostato per la regolazionedella temperatura in unimpianto autonomo diriscaldamento.

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INGEGNERIAINDUSTRIALE

a cura diIng. V. Carrarini

commissione Efficienza energetica

Visto da:Ing. L. ArgentieriIng. N. Pegoraro

38ORDINE DEGLI INGEGNERI

DELLA PROVINCIA DI ROMA

Inquadramento normativo, misure di efficienzaenergetica e strumenti a supporto di questatipologia contrattuale.

EFFICIENZA ENERGETICA: LOSTRUMENTO DELL’ENERGYPERFORMANCE CONTRACTING EDIL RUOLO DELL’INGEGNERE

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INTRODUZIONE

Le esperienze europee maturate in materia, cosìcome le best practice internazionali, hanno eviden-ziato come la forma contrattuale più favorevole estimolante per il mercato dell’Efficienza Energeticasia rappresentata dal Contratto di RendimentoEnergetico (Energy Performance Contract, EPC) aRisparmi Garantiti e Finanziamento Tramite Terzi(FTT).Obiettivo di tale articolo è di illustrare questa tipo-logia contrattuale, con particolare attenzione agliaspetti tecnici. È, infatti, fondamentale, per la cor-retta esecuzione del contratto, la predisposizionedegli allegati tecnici agli EPC, il cui fine è fornire unavalutazione oggettiva delle performance (attraversol’individuazione di una baseline, di algoritmi di cal-colo, di sistemi di monitoraggio strumentale, e dei

fattori di normalizzazione e correzione dei consumienergetici) e un’allocazione e normalizzazione deirischi per l’intera vita utile del Progetto.Tali attività ben si conciliano con le competenzedell’ingegnere, che ha il ruolo complesso di favoriretale mercato, fornendo consistenza a una ripresaeconomica sostenibile (ambientale e finanziaria), difar crescere la credibilità di tali strumenti contrat-tualistico-finanziari, e non ultimo, di creare oppor-tunità lavorative per se stessi e per gli altri colleghi.

INQUADRAMENTO GENERALE

Il Contratto di Rendimento Energetico è quel con-tratto con il quale un soggetto “fornitore” (normal-mente una Energy Saving Company, ESCo,oppure un General Contractor) si obbliga al com-pimento, con propri mezzi finanziari o con mezzi fi-nanziari di terzi soggetti, di una serie di servizi e diinterventi integrati, volti alla riqualificazione e al mi-glioramento dell’efficienza di un sistema energetico(un impianto o un edificio) di proprietà di altro sog-getto (“beneficiario” o “cliente”), verso un corrispet-tivo correlato all’entità dei risparmi energetici(preventivamente individuati in fase di analisi di fat-tibilità), ottenuti in esito all’efficientamento del si-stema edificio-impianti.Tale definizione di EPC si rinviene nella DirettivaCE/32/2006, che ha trovato attuazione in Italia conil D. Leg.vo 30/05/2008, n. 115 (principale fontenormativa nell’ordinamento giuridico italiano riguar-dante il Contratto di Rendimento Energetico), chedefinisce l’EPC come un “accordo contrattuale trail beneficiario ed il fornitore, riguardante una misuradi miglioramento dell’efficienza energetica, in cui i

39ORDINE DEGLI INGEGNERIDELLA PROVINCIA DI ROMA

INDUSTRIALE

IL CONTRATTO DI RENDIMENTOENERGETICO È QUEL CONTRATTO CON ILQUALE UN SOGGETTO “FORNITORE” SIOBBLIGA AL COMPIMENTO, DI UNA SERIEDI SERVIZI E DI INTERVENTI INTEGRATI,VOLTI ALLA RIQUALIFICAZIONE E ALMIGLIORAMENTO DELL’EFFICIENZA DI UNSISTEMA ENERGETICO.

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pagamenti a fronte degli investimenti in siffatta mi-sura sono effettuati in funzione del livello di miglio-ramento dell’Efficienza Energetica stabilitocontrattualmente”.Tale definizione di EPC è stata inglobata nella nor-mativa tecnica di gestione dei servizi energetici UNI11352, qualificazione del mercato delle Società diServizi Energetici (ESCo), nella versione 2010 esuccessiva 2014, ovvero requisiti minimi dei servizidi Efficienza Energetica e capacità (organizzativa,diagnostica, progettuale, gestionale, economica efinanziaria), a garanzia di una rigorosa implemen-tazione dei Contratti di Rendimento Energetico(garanzia dei risultati). Tale norma implementa edestende lo standard europeo UNI CEI EN15900:2010 sui servizi energetici. La pubblicazionedella nuova direttiva 2012/27/UE, ha modificatotale definizione all’art.1, ripresa dal D. Leg.vo04/07/2014, n. 102 di recepimento della direttiva,nel modo seguente: “accordi contrattuali tra il be-neficiario e il fornitore di una misura di migliora-mento dell’efficienza energetica, verificata emonitorata durante l’intera durata del contratto,laddove siano erogati investimenti (lavori, fornitureo servizi) nell’ambito della misura in funzione del li-vello di miglioramento dell’efficienza energetica

stabilito contrattualmente o di altri criteri di presta-zione energetica concordati, quali i risparmi finan-ziari”.L’oggetto del contratto si sostanzia dunque nellaindividuazione, progettazione e realizzazione di unlivello di efficienza energetica con riferimento ad undeterminato impianto o edificio, tale da consentireun risparmio di spesa sulla bolletta energetica delcliente.Il rapporto contrattuale tra beneficiario e fornitorevede quest’ultimo, di norma, anticipare i costi degliinvestimenti necessari per gli interventi da realiz-zare o comunque assumere l’obbligo di reperire imezzi finanziari presso strutture finanziarie (normal-mente, istituti di credito).In talune ipotesi, peraltro, il soggetto finanziatore,laddove diverso dal fornitore, entra anch’esso nelrapporto contrattuale di EPC in qualità di parte.Collegati all’EPC, poi, sono di norma tutti quegliaccordi di carattere strumentale, che il fornitore sti-pulerà in relazione all’esecuzione del progetto e alfine di prestare le specifiche garanzie eventual-mente richieste dal contratto.

STATO DELL’ARTE DELLE TIPOLOGIECONTRATTUALI

Le formule contrattuali EPC, largamente diffuse nelcontesto internazionale ed europeo, possono es-sere distinte sostanzialmente in due grosse fami-glie: EPC a “Risparmi Garantiti” e a “RisparmiCondivisi”. Nell’EPC a Risparmi Garantiti, il beneficiario delleazioni di energy saving richiede direttamente il fi-nanziamento all’istituto di credito (oppure lo finan-zia con capitale proprio, assumendosi i rischifinanziari del Progetto), mentre il fornitore garanti-sce i risparmi energetici percentuali contrattualiz-zati (rispetto ad una baseline condivisa,strutturando un Piano di Misura, Monitoraggio eVerifica delle prestazioni), assumendosi i rischi tec-nici di performance. Tale contratto si presta parti-colarmente per interventi di piccola taglia e per iquali il recupero della risorsa finanziaria non rap-presenti un impegno rilevante per il beneficiario.L’EPC Guaranteed Savings può assumere partico-lari “sfumature”, come ad es. il Pay from Savings,in cui le rate di rimborso dell’eventuale prestitobancario sono indicizzate agli effettivi risparmi con-seguiti, per cui il piano di restituzione del debito di-pende dal livello effettivo dei saving raggiunti.Nell’EPC a Risparmi Condivisi, il fornitore richiedeil finanziamento (meccanismo del FTT) all’istituto dicredito (oppure lo finanzia con capitale proprio, as-sumendosi i rischi finanziari del Progetto), ed i ri-

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40ORDINE DEGLI INGEGNERI

DELLA PROVINCIA DI ROMA

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sparmi economici derivanti dal Progetto (rischiotecnico) vengono condivisi con il beneficiario delleazioni di energy saving, in proporzione ai risultatiraggiunti, come previsto in sede contrattuale. Talecontratto si presta particolarmente per interventi dimedie e grandi dimensioni, per le quali il beneficia-rio da un lato non vuole assumere rischi in terminifinanziari, e dall’altro desidera partecipare fin da su-bito a una quota parte del risparmio economico.L’EPC Shared Savings può assumere particolari“sfumature”, come ad es. il First out (o cessioneglobale limitata): il fornitore acquisisce totalmente iproventi del Progetto (costi e profitti attesi sonostabiliti a priori, così come le prestazioni rese) e ilcontratto cessa non appena sia ripagato l’investi-mento, comprensivo di oneri finanziari e utili, con-trattualizzato.Alla luce dei recenti provvedimenti europei in ma-teria e delle best practice internazionali, la formacontrattuale più favorevole e stimolante per il mer-cato dell’Efficienza Energetica è rappresentata dalcontratto EPC a Risparmi Garantiti e FTT, in cui ilfornitore effettua i servizi di manutenzione, condu-zione ed interventi di energy saving (ma anche dicompliance alla normativa) con garanzia di risultato(rischio tecnico di performance), con investimentoa suo carico (rischio finanziario) e un canone annuoriconosciutogli dal beneficiario nel periodo contrat-tuale pattuito. Il fornitore è il titolare assoluto delProgetto di Efficienza Energetica, e rappresentadunque l’unico beneficiario dei Titoli di EfficienzaEnergetica (TEE) potenzialmente ottenibili. La sti-pula e la gestione di contratti di fornitura energeticanon rientra nei servizi erogati al clienteGli esempi virtuosi riscontrabili in Europa sono statianalizzati dal Progetto European Energy ServiceInitiative ( EESI) (dicembre 2010). In Italia, i casi dieccellenza possono essere ricondotti ad uno deiseguenti esempi:

– EPC basato sulla diagnosi energetica e sullavalutazione dei consumi (di combustibile) ef-fettivi, ai sensi del D.P.R. 412/93, rivolto allafornitura di un servizio energetico di riscalda-mento invernale nei condomini. Si cita ad es.il Contratto di prestazione per il risparmioenergetico con garanzia di risultato e FTT, re-datto da Arpa Lombardia;

– EPC basato sulla valutazione dei fabbisognienergetici ante e post operam calcolati conla Certificazione Energetica (asset rating). Sicitano ad es. i Contratti “Servizio Energia” e“Servizio Energia Plus” del D. Lgs. 115/2008;

– EPC basati sia sulla valutazione dei fabbiso-gni energetici (obiettivo contrattuale 1 - Cer-tificazione Energetica, asset rating), sia suiconsumi energetici effettivi (e sui costi) aconsuntivo (obiettivo contrattuale 2 - Dia-gnosi Energetica Preliminare), ante e postoperam. Si citano ad es. i Contratti tipo perservizi energetici a prestazione energeticagarantita, applicati dalla Provincia Autonomadi Trento.

Limitatamente alla riqualificazione energetica degliimmobili, il D.L. 04/06/2013, n. 63 (coordinato conla legge di conversione 3 agosto 2013, n. 90), al-l’art. 5(1) conferisce all’ENEA l’incarico di predi-

41ORDINE DEGLI INGEGNERIDELLA PROVINCIA DI ROMA

INDUSTRIALE

LE FORMULE CONTRATTUALI EPC,LARGAMENTE DIFFUSE NEL CONTESTOINTERNAZIONALE ED EUROPEO,POSSONO ESSERE DISTINTESOSTANZIALMENTE IN DUE GROSSEFAMIGLIE: EPC A “RISPARMI GARANTITI”E A “RISPARMI CONDIVISI”.

( 1 ) Modificazioni al decretolegislativo 19 agosto 2005,n. 192, in materia di edifici aenergia quasi zero.

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sporre un contratto-tipo per il miglioramento delrendimento energetico dell’edificio, che individui emisuri gli elementi a garanzia del risultato e chepromuova la finanziabilità delle iniziative, sulla basedel modello contrattuale previsto all’articolo 7,comma 12, del decreto del Ministro dello sviluppoeconomico 28 dicembre 2012. In tal senso, ENEAha prodotto e renderà disponibili per l’EPC i docu-menti di seguito riportati, rispondendo al D. Leg.vo.04/07//2014, n. 102 e promuovendo l’adozione diquesto tipo di contrattualistica, con particolarefocus presso la Pubblica Amministrazione:

– Linee guida EPC- Contratto;– Schema di Contratto;– Linee guida EPC- Capitolato Tecnico.

IL RUOLO DELL’INGEGNERE: ALLEGATITECNICI AL CONTRATTO EPC

Un contratto EPC a Risparmi Garantiti e FTT, pre-vede generalmente la presenza di tre attori, ovveroil cliente/beneficiario, il fornitore e l’istituto di credito.

Ciò comporta lo svolgimento di tutta una serie diattività in cui l’Ingegnere può trovarsi diversamentecoinvolto, e cioè ricoprendo i ruoli di:

a) Consulente del cliente (validazione delleforme contrattuali e annessi allegati tecnici,verifica dei risultati pattuiti dalle parti, ecc.);

b) Consulente tecnico dell’istituto di credito (chefinanzia direttamente o in parte gli interventi);

INDUSTRIALE

42ORDINE DEGLI INGEGNERI

DELLA PROVINCIA DI ROMA

UN CONTRATTO EPC A RISPARMIGARANTITI E FTT, PREVEDEGENERALMENTE LA PRESENZA DI TREATTORI, OVVERO ILCLIENTE/BENEFICIARIO, IL FORNITORE EL’ISTITUTO DI CREDITO.

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c) Collaboratore del General Contractor (base-line, monitoraggi dei parametri di perfor-mance, verifiche);

d) Collaboratore del General Contractor nelruolo “tradizionale” (progettazione, direzionelavori, coordinatore della sicurezza, collaudo,certificazione energetica, ecc.);

e) Collaboratore del General Contractor nelruolo di esperto di contrattualistica lavori-ser-vizi e ingegneria finanziaria: analisi tecnico-gestionale-contrattuale ed economico-finanziaria del Progetto di Efficienza Energe-tica (ad es. business plan e modelli contrat-tuali).

In particolare, gli allegati tecnici che disciplinano uncontratto EPC enfatizzano i ruoli afferenti alle atti-vità di cui ai precedenti punti a), b), c), ricalcando,a vario titolo, lo schema di riferimento propostodalla norma UNI EN 15900, che possiamo ragio-nevolmente declinare al modo seguente:

– Audit Energetico e Monitoraggio dei consumiante operam;

– Normalizzazione e correzione dei consumi:• calcolo della baseline (ante operam);

• algoritmo di calcolo dei saving rispettoalla baseline;

– Monitoraggio degli indicatori post operam everifica dei risultati.

Lo strumento operativo che meglio si presta a talifinalità, è senza dubbio lo standard internazionaleIPMVP, ovvero il Protocollo Internazionale di Misurae Verifica delle Performance(2), che viene richiamatoanche nella norma UNI 11352 sulle ESCo.

CRITERI E METODOLOGIE OPERATIVEDI GARANZIA CONTRATTUALE DELLEPERFORMANCE ENERGETICHE: CENNISU UN CASO PRATICO

Il gestore di un grande datacenter ha indetto unagara finalizzata a individuare un General Contractorcapace di effettuare e finanziare interventi di energysaving, con garanzia dei risultati per un arco tem-porale di tre anni, contro-garantiti da una fideius-sione di pari valore.Il team di ingegneri che ha collaborato (in qualitàdi consulenti) con il General Contractor (società

43ORDINE DEGLI INGEGNERIDELLA PROVINCIA DI ROMA

INDUSTRIALE

(2) Tale documento indica leprocedure che, una voltasvolte, permettono aiproprietari delle costruzioni,alle aziende di servizi ed aifinanziatori dei progetti, di misurare ilrisparmio energetico (ECM -Energy ConservationMeasure). Inoltre, talestrumento fornisce unadescrizione delle tecniche disponibili per la verifica delrisparmio energetico ed ilprotocollo è il frutto di unostudio congiunto diprofessionisti mondiali delsettore. Il risparmio di energiaè determinato confrontandol’energia consumataattualmente, con quella che siconsumerebbe, eseguendodelle modifiche ed andando ad adottare imodelli di intervento; a tal finesi utilizzano dei metodi dimisura e verifica (M&V)descritti dalle opzioni A, B, Ce D, riportate all’interno delreport disponibile e fruibile dalsito (citate anche negli atti enei riferimenti finali, relativi alseminario tematico svoltodalla Commissione EfficienzaEnergetica presso la sededell’Ordine degli Ingegneri diRoma).

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operante in campo internazionale, aggiudicatariodella gara), ha proposto una serie di interventi tec-nici, atti a garantire il risparmio maggiore rispettoagli altri concorrenti, e cioè:

– Chiller con turbo-compressore a levitazionemagnetica;

– Sistemi autonomi ad espansione diretta, confunzionamento in modalità freecooling;

– Pompe con azionamenti a giri variabili (in-verter).

Gli interventi sono stati finanziati direttamente dalGeneral Contractor (attraverso il meccanismo FTT),pertanto al team ingegneristico è stato richiesto asua volta di individuare, attraverso metodologie de-duttive, le prestazioni energetiche dei sistemi inte-grati, non ultimo per associare anche un livello dirischio all’investimento stesso.La risposta a tali richieste è stata fornita utilizzandolo standard operativo IPMVP, attraverso il quale è

INDUSTRIALE

44ORDINE DEGLI INGEGNERI

DELLA PROVINCIA DI ROMA

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI E SITOGRAFICI

- V. Carrarini – “La Riqualificazione Energetica nel Real Estate: lo strumento dell’Energy PerformanceContracting ed i ruoli dell’Ingegnere” ( Locandina e link agli atti dei relatori: http://www.ording.roma.it/notizia.aspx?id=13484 );( http://www.slideshare.net/vcarrarini/04042014-riqualificazione-energetica-real-estate-energy-performan-ce-contractingruolo-ingegneri );

- F. Belviglieri – “Il Protocollo Internazionale di Misura e Verifica delle Performance: IPMVP e CommissioningContinuo. Case history”( Locandina e link agli atti dei relatori: http://www.verticale.net/contenuto_allegato.php?idall=3605 );

- F. Belviglieri – “Audit, RetroCx, Ongoing Cx, M&V. Fundamental Steps for Effective Retrofit on ExistingBuildings: Case Histories”;

- L. Sentimenti, M. Antinucci – “Sintesi sui contratti EPC Comprehensive Refurbishment”, AESS Modena;- S. Zabot – “Il problema di agenzia nell’utilizzo del modello ESCo”, Milano, sett. 2012;- D. Di Santo, S. Zabot – “Guida ai Contratti di Prestazione Energetica negli Edifici Pubblici” ( http://www.enea.it/it/Ri-

cerca_sviluppo/documenti/ricerca-di-sistema-elettrico/edifici-pa/2012/rds-2013-150.pdf );- G. Fasano – “L’articolato della proposta EPC ENEA per la Pubblica Amministrazione”;- Progetto Europeo Transparense: primi dati sull’utilizzo del servizio Energy Performance Contract

( https://dl.dropboxusercontent.com/u/20645632/epc-market.pdf );- Contratto EPC per servizio energetico in condomini - Contratto di prestazione per il risparmio energetico

con garanzia di risultato e finanziamento tramite terzi ( http://www.enea.it/it/Ricerca_sviluppo/documenti/ri-cerca-di-sistema-elettrico/promozione-tecnologie/rse66.pdf#page=20 );

- Progetto Factor 20 - Comune di Lodi ( http://www.factor20.it/c/document_library/get_file?p_l_id=8031504&fol-derId=8441231&name=DLFE-55422.pdf );

- Progetto European Energy Service Initiative (EESI), dic. 2010 ( http://www.european-energy-service-initiative.net/eu/project/the-idea-of-energy-performance-contracting.html );

- FIDIC - International Federation of Consulting Engineers ( http://fidic.org/ );- P. Piselli, S. Mazzantini, A. Stirpe – “Il contratto di rendimento energetico (Energy Performance Contract)”

(UTET);- Rödl & Partner – “I contratti di rendimento energetico: i fondamenti e le criticità”;- Studio Legale Macchi di Cellere Gangemi – “Energy Performance Contract”

http://www.evo-world.org/index.php?lang=en

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stato possibile:– Creare una baseline significativa, fissando un

livello di confidenza accettabile (90%);– Calcolare ingegneristicamente gli effetti degli

interventi di energy saving sulla baseline;– Stabilire il modello energetico degli interventi

di energy saving;Calcolare l’intervallo all’interno del quale ci siaspetta che ricadrà il saving con il livello di confi-denza stabilito.In sintesi, il saving garantito allo standard d’uso èdato dalla differenza tra il modello di riferimentoante operam e quello derivante dall’implementa-zione degli interventi di energy saving (post ope-ram), come si evince dalla Tabella 1.La verifica del vincolo di garanzia, che costituiràuno degli allegati tecnici al contratto EPC, sarà

svolta dalle parti confrontando il saving effettivo (S)con il saving garantito “aggiustato” (Sgr_Adj), alfine di tenere in debito conto le condizioni (tempe-rature e umidità relativa interne) diverse dallo stan-dard d’uso (ovvero, il vincolo contrattuale saràsoddisfatto qualora si verifichi S> Sgr_Adj).Evidenziamo, chiudendo questo articolo, come lavalutazione del risparmio energetico debba es-sere effettuata relativamente ad uno scenario diriferimento, considerando poi altre possibili con-dizioni d’uso che possano alterare la configura-zione iniziale. Solo identificando tali varianti e il loro impatto sulrisparmio, attività che costituisce il nocciolo degliallegati tecnici, si può realizzare un vero contrattoa prestazioni energetiche garantite che sia di sod-disfazione per le parti. ■

45ORDINE DEGLI INGEGNERIDELLA PROVINCIA DI ROMA

INDUSTRIALE

Tabella 1.(*) Alcuni valori indicati sonostati criptati, per il vincolo diriservatezza.

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ARTICOLISUL QUADERNO

Area civile ambientale

INSPIRE: UNA DESCRIZIONE OPERATIVAAutore: Ing. C. IannucciCommissione: Geomatica

La geomatica è definibile come un insieme di tecnologiedi rilevamento e trattamento informatico dei dati

relativi alla Terra e all’ambiente. Questo termine, nato allafine degli anni ottanta, descrive il dominio interdisciplinaregenerato dall’incontro dei tradizionali scopi e mezzi dellageodesia alle diverse scale con le capacità diarchiviazione, elaborazione e rappresentazione dei datirese disponibili dalle tecnologie dell’informazione e dellacomunicazione (ICT). Come conseguenza di questoincontro, da una parte sono stati rivoluzionati ipreesistenti metodi di lavoro, ad esempio per il rilievo e ildisegno della cartografia e per la formazione dei catasti;dall’altra parte, sono nate nuove applicazioni di largoimpiego, come i satelliti per l’osservazione della Terra, isistemi di posizionamento, gli strumenti di navigazionestradale. In questo contesto, si usa il termine di datospaziale o di dato georeferenziato per designare quegli

elementi di informazione cui è associabile un riferimentodi posizione geografica, sia staticamente (ad sempio,l’ubicazione di un edificio) sia dinamicamente (adesempio, la traiettoria di un veicolo) (Gomarasca, 2009)...

GLI STRUMENTI DELLA FINANZA IMMOBILIARESGR, FONDI IMMOBILIARI E SIIQ COMEOPPORTUNITÀ DI SVILUPPOAutore: Ing. C. PancheriCommissione: finanza immobiliare

La finanza immobiliare può essere descritta come unostrumento tecnico, o un sistema di prassi e di regole

atte a trasformare un oggetto solido - l’immobile - in unoggetto liquido - la finanza. Ogni costruzione, ognirealizzazione immobiliare, ogni sviluppo immobiliare perpartire e per arrivare a conclusione ha bisogno di unprogetto tecnico complesso collegato ad una provvistafinanziaria che sia in grado perlomeno di coprire i costi.Nel nostro campo non può essere disgiunta la finanzadall’immobile, né viceversa. Lo scoppio della gravissima crisi mondiale che ancorastiamo soffrendo è avvenuto nel 2007 con lo scandalodei mutui subprime, in cui la finanza scambiava e riven-deva carta senza verifiche della qualità, tipologia edimensione del sottostante immobile, né della capacitàdi supportare l’indebitamento da parte del compratoredel singolo immobile...

46ORDINE DEGLI INGEGNERI

DELLA PROVINCIA DI ROMA

COME LEGGERE GLI ARTICOLIGli articoli qui riportati solo nell’incipit sonofruibili per intero nelle rispettive areetematiche del portale della rivista agli indirizziInternet:rivista.ording.roma.it/civilerivista.ording.roma.it/industrialerivista.ording.roma.it/informazionerivista.ording.roma.it/intersettorialea cui è possibile accedere anche attraverso iQR code di area.

GLI ARTICOLI SUL QUADERNO N. 3/2015

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ARTICOLISUL QUADERNO

BIOFUEL. STATO DELL’ARTE E PROSPETTIVEAutore: Ing. E. N. D’AddarioCommissione: Valutazioni ambientali

Secondo l’inventario annuale delle emissioni di gasserra, nel 2012 in Italia sono state emesse

386.667.000 t di CO2 equivalente, dato questo cheesclude il contributo dovuto all’uso dei terreni e ai relativicambiamenti di destinazione, nonché ai ricicli dovuti allaforestazione per effetto della fotosintesi (ISPRA 2014). Sempre nel 2012, la CO2 emessa dal settore trasportiammontava a 106.100.000 t, di cui 98.157.000 dai tra-sporti su strada, 2.167.000 dall’aviazione civile (esclusii contributi dovuti al metano e al protossido d’azoto),4.944.000 t dalla navigazione e sole 52.400 t dai tra-sporti ferroviari. Da notare che quest’ultimo dato siriferisce ai soli consumi di gasolio, visto che le emissionidovute ai consumi elettrici sono attribuite al sistemaelettrico nazionale (ISPRA 2014). Questi dati mostranoche nella nostra nazione le emissioni di CO2 dai trasportistradali ammontano al 25,4% del totale, dato questomolto simile a quello delle altre economie occidentali...

Area dell’informazione

INTRODUZIONE ALLA VIRTUALIZZAZIONEAutore: Ing. M. D’EttorreCommissione: Informatica

Per introdurci nell’affascinante mondo della virtualizzazione,è interessante ripercorrere alcuni passaggi fondamentali

che l’informatica ha avuto a partire dalla fine del secoloscorso. In particolare il fatto che il Personal Computer (PC),nelle sue diverse forme, iniziò a diffondersi all’interno dellasocietà dando luogo a quel fenomeno noto come “informaticadistribuita” che permise a chiunque, con un modesto inve-stimento, di entrare nel mondo dell’informatica. Il successocommerciale del PC suscitò subito nelle case costruttrici uninteresse sempre maggiore ad aumentarne le sue capacitàelaborative, generando in questo modo una accesa compe-tizione tra i produttori di hardware, per realizzare componenticon prestazioni sempre maggiori e conquistare sempre mag-giori fette di mercato. Tale corsa riguardò principalmente laproduzione dei chip di silicio destinati a svolgere sia le funzionidi unità di processo (CPU) sia le funzioni di memoria RAM. Si

produsse così un imponente sforzo di ricerca e sviluppo perperfezionare i sistemi di produzione, risolvere i problemi chedavano luogo a difettosità che danneggiavano irrimediabil-mente i componenti. In particolare, fu necessario installarele catene produttive nelle cosiddette camere pulite, dotate disistemi di condizionamento, filtraggio e ricircolo dell’aria,dove si entra solo indossando sofisticate tute antipolvere,perché anche un singolo granello di polvere, che può capitarenel processo di incisione del chip, può creare una interruzionenel circuito. Il risultato di tutto questo fu una crescita annodopo anno del numero di transistor che fu possibile integrarenei chip. Gordon Moore, cofondatore di Intel, che nel 1971realizzò la prima CPU (il 4004) in un unico chip, in un articolodel 1965 su una rivista specializzata, formulò una legge em-pirica secondo la quale il numero di componenti che potevanoessere integrati in un unico chip, portando così un vantaggioeconomico, sarebbe raddoppiato approssimativamente ognidue anni. Correttamente, nel suo articolo Moore pose in lucela dinamica economica del processo di fabbricazione deichip, cioè che integrare più componenti per chip porta unvantaggio competitivo finché gli scarti dovuti al processo difabbricazione rimangono al minimo; se si hanno troppi scartinon c’è più la convenienza economica ad aumentare il numerodi componenti integrati, e quindi occorre modificare il pro-cesso produttivo... ■

47ORDINE DEGLI INGEGNERIDELLA PROVINCIA DI ROMA

Page 50: Rivista IORoma III-2015

48ORDINE DEGLI INGEGNERI

DELLA PROVINCIA DI ROMA

FOCUS

a cura diIng. G. Nicolai

Ing. A. FiaschettiIng. F. De Angelis

NUOVE TECNOLOGIE SATELLITARIE PROSPETTIVE PER L’AEROSPAZIO

Workshop 12 marzo 2015

Immagine © NASAwww.nasa.gov

Page 51: Rivista IORoma III-2015

Il Workshop co-organizzatodall’Ordine degli Ingegneri del-la Provincia di Roma e dalGREAL (Geographic REsear-

ch and Application Laboratory),si è tenuto il 12 marzo 2015presso l’Università Europea. Nel-l’agenda dei lavori gli argomentitrattati hanno avuto come prin-cipali obiettivi:– La promozione dell’Aero-

spazio come strumento disviluppo socio-economicodel paese;

– L’analisi del ruolo dell’Aero-spazio come mezzo di sup-porto alla Geopolitica, foca-lizzando l’attenzione sull’areadel Mediterraneo;

– Favorire l’incontro tra Pro-poste progettuali e/o di ser-vizio.

Durante il workshop i principaliaspetti trattati hanno riguardato:– Satelliti Multibeam di nuova

generazione (KA-SAT; DualUse Satellite – ATHENA-FI-DUS e SICRAL; AlphaSat;ecc);

– Mini, Micro, Nano e Picosa-telliti: aspetti tecnologici edinnovativi;

– Mobile Data Communica-tions, Airborne and MaritimeTerminals (bande: UHF; SHF;Ka; EHF; Q);

– Dual Use Services;– Servizi per Smart Cities e

Mobilità;– Reti Satellitari Configurabili.

Il Workshop, sponsorizzato dallasocietà Eutelsat (è intervenutol’Ing. Arduino Patacchini qualeSenior Advisor CEO Eutelsat),ha riscosso molto successo edè stato introdotto dagli interventidi Padre Rafael Pascual e dell’Ing.Francesco Marinuzzi che hannoringraziato i relatori e la societàEutelsat. In particolare l’intervento di PadreRafael ha evidenziato l’importanzadel dialogo interdisciplinare edella collaborazione tra le Uni-versità Ecclesiastiche e quellecivili, tra l’ambito umanistico equello scientifico. Un esempiodi questo dialogo lo si trova nelconvegno “Fiat Lux”, organizzatodall’Istituto Scienza e Fede del-l’Ateneo Pontificio Regina Apo-stolorum in collaborazione con

49ORDINE DEGLI INGEGNERIDELLA PROVINCIA DI ROMA

FOCUS

WORKSHOP ORGANIZZATODALL’ORDINE DEGLIINGEGNERI DELLAPROVINCIA DI ROMA E DAL GREAL (GEOGRAPHICRESEARCH ANDAPPLICATION LABORATORY).

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la Facoltà d’ingegneria dell’Uni-versità Sapienza di Roma (3-5giugno 2015), in occasione del-l’Anno Internazionale della lucedichiarato dall’UNESCO per il2015. A questo convegno hannopartecipato scienziati (tra cui duepremi Nobel), filosofi e teologi dilivello internazionale.In questo articolo le intervisteagli oratori sono state fatte dall’IngGiovanni Nicolai (consulente pertecnologie satellite e aerospazioe membro della CommissioneSistemi Complessi) e le valutazionisugli interventi presentati damembri della Commissione Si-stemi Complessi sono state affi-date all’Ing Francesco De Angelis(ingegnere aerospaziale e mem-bro del Comitato tecnico-ope-rativo del GREAL) e all’Ing. An-drea Fiaschetti (Vice presidentedella Commissione Sistemi Com-plessi). Infine, l’Ing. Giovanni Ni-colai ha raccolto le valutazionidel chairman, Ing. Giacinto Lo-squadro, che ha saputo gestire

il workshop in modo assai pro-fessionale, visti gli argomenticomplessi e multidisciplinari trat-tati ed ha saputo offrire, durantela tavola rotonda, spunti di di-scussione molto interessanti.

INTERVISTE AI RELATORIDEL WORKSHOP (a cura di Giovanni Nicolai)

Intervista a:ING. ARDUINOPATACCHINI

I Servizi di accesso veloce adInternet via Satellite come sipossono comparare in terminidi costo e qualità del serviziorispetto a quelli forniti daglioperatori terrestri?Il satellite può fornire un servizioparagonabile all’ADSL terrestree quindi ai servizi offerti daglioperatori terrestri. I costi del ser-vizio dipendono dalla banda as-sociata a ogni utente e non dallaposizione dell’utente come nelterrestre. Un paragone tra i costi

del servizio satellite e del serviziterrestri, non è molto significativoperché la rete terrestre gode edha goduto di forti incentivi go-vernativi e regionali sugli investi-menti, ma in ogni caso si riescea dare prezzi all’utente  finale ab-bordabili e in linea con le tariffeapplicate dagli operatori terrestri(Figura 1).

Quali sono le ragioni politicheche impediscono il proliferaredel Servizio Internet via Satelliteper aree Digital Divide e UltimoMiglio?Le regioni e le realtà locali ve-dono nel dispiegamento della fi-bra e di altre tecnologie terrestri,la generazione di lavoro e indottolocale, che non vedono col sa-tellite  che è alto nell’etere, inoltremolti dei fondi sono a carattereregionale quindi difficili da gestiree riallocare al satellite che coprenormalmente tutto il territorio na-zionale. Tutto questo crea una certa av-versione al satellite o comunqueil sentimento che sia l’ultima ri-

50ORDINE DEGLI INGEGNERI

DELLA PROVINCIA DI ROMA

FOCUS

Figura 1. Presentazione diArduino Patacchini.

Figura 2. CopertureMultibeam del Satellite

Eutelsat KA-SAT.

Immagine © NASAwww.nasa.gov

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sorsa per aree completamenteisolate, quando invece si do-vrebbe considerare che anche ilsatellite geostazionario crea in-dotto (installazioni al suolo para-bole ecc.), oltre ad offrire il van-taggio di facilitare e renderepossibile la digitalizzazione delpaese in tempi brevi , con con-seguenze positive sull’economialocale e che a livello di servizio isatelliti HTS e le reti associate dinuova generazione permettonodi raggiungere livelli di qualitàmolto elevati, in linea con gli ob-biettivi dell’agenda digitale, e an-che per il progetto Ultra bandalarga recentemente lanciato dalgoverno (Figura 2).

Intervista a:PROF. PAOLOTEOFILATTO

Quali sono i vantaggi nell’usodei micro satelliti?I micro satelliti sono nati comeuno strumento di grande utilitànei progetti di didattica avanzata

nel settore spaziale. Tuttavia, perla continua miniaturizzazionedelle componenti elettroniche,hanno presto cominciato adavere capacità simili a quelle deisatelliti più grandi e hanno at-tratto l’attenzione di altri soggettidel mondo aerospaziale. Adesempio l’Air Force ha dedicatoun laboratorio alla realizzazionedi micro satelliti e nel 2010 harealizzato otto satelliti della classe3U in un solo anno, per dimo-strare la capacità di realizzarequesti sistemi spaziali in brevetempo. Il breve tempo che passadal progetto alla realizzazione diun micro satellite consente di uti-lizzare componenti e carichi utiliallo stato dell’arte. Inoltre la stan-dardizzazione, in particolare nellaclasse Cube Sat, ha prodottodue grandi vantaggi: innanzituttol’esistenza di una vasta comunitàdi operatori che lavora sullastessa piattaforma e affrontaproblemi simili offrendo soluzioniche vengono ampiamente con-divise via web. Ciò consentel’accesso al settore aerospaziale

anche alle nazioni “più giovani”visti i costi limitati e la grandemole di risultati e suggerimentidisponibili a tutti. Un secondopunto importante è che la stan-dardizzazione ha prodotto auto-matismi nell’integrazione nei lan-

51ORDINE DEGLI INGEGNERIDELLA PROVINCIA DI ROMA

FOCUS

Nell’ordine dall’alto verso ilbasso:Figura 3. Lanciatore ELDO eMiniSatellite di prova Italiano.Figura 4. Satellite Sirio 1.Figura 5. Satelliti delloStandard Cube Sat.

Page 54: Rivista IORoma III-2015

ciatori. Esistono diversi lanciatori(Vega, PSLV, Dnepr) che accet-tano Cube Sat anche a pochimesi dal lancio se questi ven-gono rilasciati dal sistema stan-dard (il PPOD).

Quali sono le controindica-zioni?A parte le limitazioni intrinsechelegate soprattutto alle potenzeelettriche che possono essererese disponibili (piccoli satelliti =poca superficie per i pannelli so-lari) un punto critico è proprio lamancanza di lanciatori dedicati.Attualmente, il lancio di micro sa-telliti è subordinato alle esigenzedei carichi principali. La rapiditànella progettazione e realizza-zione si scontra con i tempi diattesa del lancio che possonodurare anche anni. Infine una li-mitazione ancora presente è laridotta capacità di controllo or-

bitale, un settore di ricerca in fer-mento ma che ancora non pro-duce i risultati sperati.Nella Figura 6 è mostrato il CubeSat 3U Tigrisat a cui la Scuola diIngegneria Aerospaziale di Romaha collaborato alla progettazionee realizzazione nell’ambito di uncorso “High - Level Postgra-duate Advanced. Course in Ae-rospace Engineering” dedicatoa 15 ingegneri iracheni nell’am-bito di un programma di colla-borazione tra Ministero AffariEsteri e “Iraqi Ministry of Scienceand Technology”.

Intervista a:ING. MAURIZIOFARGNOLI

Qual’è il ruolo delle Associa-zioni Industriali Spaziali ed inparticolare di ASAS nei pro-cessi di innovazione tecnologicie di rinnovamento delle politi-che spaziali nazionali?Le Associazioni in questi ultimianni hanno svolto un’azione con-tinua e determinata a supportodei processi decisionali istituzio-nali riguardanti i differenti aspettiche influenzano la crescita delcomparto industriale spaziale :dalla ricerca e sviluppo alla pro-mozione di nuovi servizi evoluti.Sono stati messi in campo unaserie di strumenti di consulta-zione innovativi aperti a tutte lecomponenti attive del sistemache hanno consentito di indivi-duare un numero “ragionevole”di priorità nazionali condivise ri-guardanti obiettivi sostenibili: nelcampo della ricerca e sviluppofinalizzati ai grandi programmispaziali nazionali, europei e in-ternazionali e in quelli delle ap-plicazioni e servizi. Questo utilesupporto fornito dalle Associa-zioni è stato riconosciuto a tutti ilivelli e oggi sono stabilmente in-serite nei principali processi de-cisionali riguardanti le scelte cheinfluenzano e influenzeranno in

modo determinante la politicaspaziale italiana (Figura 7).

Quali azioni intende perseguirela sua Associazione per miglio-rare la competitività del sistemaspaziale nazionale ed quella delcomparto industriale nazio-nale?Se volessimo sintetizzare conpoche, ma significative, “paroled’ordine” quelle che saranno lelinee guida dell’ASAS nei pros-simi mesi ed anni , considerandol’attuale situazione economica esoprattutto l’altissimo numero digiovani, anche laureati, che nonriescono ad accedere al mondodel lavoro in modo stabile, vo-lendo dare un contributo con-creto, queste non possono cheessere:

– stimolare nuove idee;– promuovere scelte sosteni-

bili; – ricercare e sostenere l’ec-

cellenza tecnica;– attrarre il capitale privato;– promuovere i servizi innova-

tivi per i cittadini e facilitarel’inserimento dei giovani.

Intervista a:GEN. ING. PIETROFINOCCHIO

Come mai il Ministero della Di-fesa ha interesse a contribuireallo Sviluppo delle nuove Tec-nologie Spaziali?Lo sviluppo delle nuove Tecno-logie Spaziali e in genere dellenuove tecnologie dell’informa-zione è essenziale per l’efficienzae l’efficacia operativa delle forzearmate.Nell’odierno scenario geopoli-tico, infatti, il possesso della su-periorità delle informazioni attra-verso un’infrastruttura IT perl’acquisizione e la distribuzionecapillare delle informazioni è unelemento essenziale in quanto leunità operative (velivoli, navi, carriarmati, brigate, reparti speciali

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DELLA PROVINCIA DI ROMA

FOCUS

Figura 6. Satellite Tigrisat-Cube Sat 3U.

Figura 7. Ruolo delleAssociazioni per l’Aerospazio.

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ecc.) all’occorrenza devono po-ter essere connesse ad una spe-cifica infrastruttura di rete di te-lecomunicazioni globale e“seamless” (senza soluzione dicontinuità), dedicata e sicura perla raccolta e la distribuzione delleinformazioni. Senza una tale in-frastruttura, che interconnettereti militari terrestri su fili e/o fibraottica, reti radio tradizionali (le-gacy) e reti satellitari di comuni-cazione, navigazione e osserva-zione, lo strumento militare nonpuò operare in modo mirato ne-gli attuali scenari in cui non èpossibile prevedere come edove le Forze Armate potrebberoessere impiegate e la minaccianon sempre può essere asso-ciata ad una entità o una localitàgeografica specifica (Figura 8).

In che modo le nuove Tecnolo-gie Spaziali contribuiscono allasicurezza e difesa nazionale Ci-vile e Militare?Le Forze Armate italiane devonoessere in grado di condividere leinformazioni operative e di “intel-ligence” con altre forze governa-tive anche non militari e forze mi-litari alleate grazie, soprattutto,alla connettività satellitare, resi-liente a catastrofi ambientali, na-turali e antropiche (in particolaredi origine terroristica). La citataconnettività satellitare ha per-messo alla rete di telecomunica-

zioni nazionale di entrare a farparte di una rete globale, anzi diessere essa stessa una rete glo-bale. Le piattaforme sul teatrooperativo (aeree, terrestri e na-vali) e i centri di comando e con-trollo (nazionali e non) sono ingrado di ricevere e condividerele informazioni operative e d’in-telligence attraverso tale rete allaquale ogni componente (ancheil semplice fante) può essereconnessa. Le piattaforme ope-ranti nello scenario globale, indi-viduate dalla rete di telecomuni-cazioni, nelle quali la connettivitàsatellitare è una componentefondamentale, possono quindiaccedere ai dati e servizi dei sen-sori spaziali, terrestri, navali edaerei o esserne destinatari  esvolgere esse stesse le funzionidi fornitori di dati e servizi do-vunque si trovino ad operare. “Lapotenza non consiste nel colpireforte o spesso,  ma nel colpiregiusto.” (Honoré de Balzac) e,aggiungo, per colpire giusto, bi-sogna capire chi colpire, dove equando e se possibile prevenire!(Figura 9).

Intervista a:ING. TOMMASOROSSI/MARINA RUGGERI

Quali sono, secondo la vostraopinione, le più promettenti op-

portunità che il paradigma SDNfornisce ai sistemi di comuni-cazione satellitare a bandalarga?L’effettiva applicazione del para-digma SDN (Software DefinedNetworking) ai BSS (BroadbandSatellite Systems) è in grado diportare nuove tecnologie che mi-glioreranno ed estenderanno larosa di servizi forniti agli utenti,inoltre, i concetti di virtualizza-zione delle funzioni di rete e dellarete stessa, pongono le basi perl’effettiva integrazione fra le retiterrestri e quelle satellitari. Inquesto contesto sarà possibilesfruttare in maniera efficiente lerisorse del sistema, utilizzando,ed esempio, la capacità della

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FOCUS

Figura 8 (in alto). Scenario eStruttura delle OperazioniNetwork Centric.

Figura 9. Stazioni Trasportabilie SOTM dell’AmministrazioneDifesa.

Immagine © NASAwww.nasa.gov

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rete in maniera adattativa, in fun-zione delle esigenze degli utentiin termini di qualità del servizio.Le tecnologie SDN sono ingrado di realizzare, de facto, l’i-bridazione fra differenti reti di ac-cesso, sia satellitare che terre-stre, fornendo la possibilità diaggregare la capacità e bilan-ciare il carico di rete. La separazione fra piano fisico edi controllo può inoltre migliorarela sicurezza della rete. Il para-digma SND è quindi una “chiavedi volta” in grado di fornire ele-menti essenziali per soddisfare irequisiti dei futuri sistemi di TLC(Figura 10).

In merito all’attuale campagnasperimentale di comunicazionisatellitari in banda Q/V dell’A-genzia Spaziale Italiana (di cuisiete responsabili), quandopensate che i risultati scientificipotranno essere utilizzati in am-bito commerciale.

La campagna di esperimenti dicomunicazione in banda Q/V sulsatellite AlphaSat, che l’Univer-sità di Tor Vergata sta attual-mente realizzando come “Prin-cipal Investigator” dell’AgenziaSpaziale Italiana, è strettamentelegata alle possibili applicazionicommerciali di queste fre-quenze; gli esperimenti scientificisono condotti in modo che i ri-sultati siano immediatamenteapplicabili e disponibili per ope-ratori e utenti. l’Università di Tor Vergata sta in-fatti lavorando all’ottimizzazionedelle indispensabili tecniche dicomunicazione adattativa (PIMT,Propagation Impairments Miti-gation Techniques) su modemcommerciali. I vari esperimenti per l’ottimiz-zazione di ACM (Adaptive Co-ding and Modulation), “uplinkpower control” e tecniche di“smart gateways”, sono legatialle principali future applicazionidi queste frequenze, come l’u-tilizzo nel feeder-link di sistemidi accesso a banda larga o lecomunicazioni aeronautiche.Inoltre, l’utilizzo delle frequenzeoltre la banda Ka (e quindi lapossibilità di aumentare la di-sponibilità di banda e la capa-cità di trasmissione fino alla “Te-rabit connectivity”) è unelemento fondamentale per rea-lizzare l’effettiva estensione delparadigma SDN in ambito sa-tellitare (Figura 11).

Intervista a:DOTT.SSA ELENA GIGLIO

Quali sono le caratteristicheprincipali dello Strumento PMI- Fase 1 e Fase 2?La proposta in fase 1 consistenella presentazione di un Busi-ness Plan I (modello di dieci pa-gine) nel quale verranno fornitele informazioni principali relativeal progetto che si intende svilup-pare. Il risultato di questa fase èla realizzazione di un BusinessInnovation Plan più elaboratoche indica nel dettaglio le azioniche l’azienda intende mettere inatto per sviluppare l’innovazionee portarla sul mercato. Tale do-cumento sarà il punto di par-tenza nel caso si volesse pre-sentare la proposta in fase 2. Finanziamento/durata: contri-buto forfettario di 50.000 europer un progetto della durata di 6mesi. La fase 2 dello strumentoPMI invece è il vero e proprioprogetto, ovvero la realizzazionedell’idea progettuale e dello svi-luppo di nuovi (o migliorati) pro-dotti, servizi o tecnologie inno-vative, pronte per esserecommercializzate. Le attività siincentrano su sviluppo del pro-totipo su scala industriale, veri-fica delle performance ed even-tuale miniaturizzazione fino allaprima replicazione sul mercato.La proposta in fase 2 consistenella presentazione di un Busi-ness Plan II elaborato in fase 1 opresentare domanda diretta diaccesso alla fase 2 nel caso incui l’azienda abbia già sviluppatoil Business Plan per mezzo di al-tre forme di finanziamento. Inquesto caso per accedere allafase 2 non è necessario averpartecipato alle fase 1. Finanziamento/durata: co-finan-ziamento al 70% per proposte ilcui finanziamento comunitario siaggira tra 0.5 e 2.5 milioni dieuro. La durata indicativa delprogetto va dai 12 ai 24 mesi(Figura 12).

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FOCUS

Figura10. Struttura delSistema di Controllo di Rete.

Figura 11 (sotto). AntennaFarm Alphasat e Stazione di

Controllo e Test.

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Quali sono le opportunità perle PMI nei progetti collabora-tivi?Così come nel Settimo Pro-gramma Quadro 2007-2013,anche in Horizon 2020 la Com-missione favorisce il coinvolgi-mento delle PMI nei progetti col-laborativi. In particolare, nelcorso di Horizon 2020 sarà ob-bligatorio che 13% del budgetall’interno di ognuno dei WorkProgramme LEITs (secondo pi-lastro) e Societal Challenges(terzo pilastro) sarà destinato abeneficio delle PMI mediante illoro coinvolgimento nei progetticollaborativi.I progetti collaborativi sonoquella tipologia di strumento difinanziamento in cui è necessariorispondere esattamente al topicdescritto dalla Commissione nelWork Programme (approccio topdown), attraverso la costituzionedi un partenariato costituito daalmeno tre soggetti giuridiciaventi sede legale in tre stati dif-ferenti, che siano stati membriUE o associati ad Horizon 2020.In Horizon 2020 i progetti colla-borativi si distinguono in due ti-pologie:

– Research & Innovation Ac-tions

– RIA: le core activities dellaproposta sono di Ricerca eSviluppo.

Ciò nonostante sono ammissibilial finanziamento anche attività diDimostrazione, Management eOther. – Innovation Actions – IA:le core activities della propostasono quelle dimostrative (testing,sviluppo del prototipo, scalingup, first market replication), in cuisarà necessario “avvicinarsi” almercato. Ciò nonostante sonoammissibili al finanziamento an-che attività di Ricerca e Sviluppo,Management e Other.  Soprat-tutto nelle Innovation Actions(ma non soltanto) sarà fonda-mentale la collaborazione tramondo della ricerca e mondo in-dustriale (PMI in particolare).

ELEMENTI DIINNOVAZIONETECNOLOGICA (a cura di Francesco De Angelise Andrea Fiaschetti)

ANTENNA AVIONICA KA-EHF.Ing. Giovanni Nicolai

La Commissione di Ingegneriadei Sistemi Complessi si è avvalsadella possibilità di presentare alWorkshop un “case study” disuccesso attraverso l’Ing. Gio-vanni Nicolai che vanta una plu-riennale esperienza nel settoreaerospaziale. Attraverso la Elitalsrl, di cui è consulente, ha par-tecipato allo sviluppo e alla rea-lizzazione di una antenna avionicache possa operare nelle bandeKa ed EHF. Questo progetto fa parte di unprogramma di ricerca finanziatodal Ministero della Difesa italianonell’ambito del PNRM (Piano Na-zionale Ricerca Militare) avente

come obiettivo di progettare erealizzare un dimostratore di unTerminale satellitare avionico ope-rante nelle bande Ka/EHF da in-tegrare in un aereo a pilotaggioremoto (UAV). L’antenna proget-tata ha una ottica “shaped cas-segrain” e comprende uno spec-chio dicroico che massimizza leprestazioni nelle bande Ka edEHF (Figura 13).

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FOCUS

Figura 13 - Antenna Avionicaper banda Ka ed EHF.

Figura 12. Programmi Spacein H2020.

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Per ottenere un profilo aerodi-namico basso, l’antenna è stataconcepita con un riflettore prin-cipale ellittico avente un’aperturadi 38x28 cm. La larghezza dibanda varia da 19,2 a 44,5 GHz(circa 25 GHz) e può funzionarecon satelliti “dual use” comeAthena Fidus. Le prestazioni di antenna sonostate completamente misuratee convalidate nei laboratori delPolitecnico di Madrid (LEHA).Tutto il progetto è stato diviso intre fasi:

– la prima prevede la realiz-zazione di una Antenna conRiflettore e Sub-riflettore inalluminio operante in bandaKa/EHF con polarizzazionelineare e circolare completa

degli apparati di movimen-tazione;

– la seconda la realizzazionedella Antenna in Fibra diCarbonio, dell’ACU e del Ri-cetrasmettitore (Transceiver)Ka/EHF;

– infine la terza prevede l’at-tuazione del sistema di co-municazione DVB S2 (conSpread Spectrum) integratonell’ACU. La Fase 1 del pro-getto, si è conclusa con ilcollaudo positivo da partedell’UTT di Napoli per contodi ARMAEREO a fine Aprile2014. Tale fase è stata pre-sentata dall’ing. Nicolai inmodo tale da riuscire a tenerealta l’attenzione dell’auditoriocon la descrizione degliaspetti salienti della proget-tazione dei singoli compo-nenti fino ai test RF di an-tenna effettuati in entrambele bande Ka ed EHF, pergiungere alla progettazionedei test di movimentazioneeffettuati su di un simulatoredi volo (Figura 14).

Si è sottolineato l’aspetto che lacampagna di test RF e di antennaè stata effettuata presso i labo-ratori del Politecnico di Madrid(LEHA). Questi ultimi hanno ga-rantito il rispetto degli standardqualitativi con l’aggiunta dei van-

taggi economici non paragonabilialle omologhe strutture in Italia. Itest di movimentazione, invece,sono stati effettuati a L’Aquila,presso i laboratori dell’Elital srl. Irisultati ottenuti dai due laboratori,spagnolo ed italiano, hanno per-messo di mostrare notevoli mi-glioramenti rispetto alle specifichedi progetto originarie, sia dalpunto di vista dei guadagni d’an-tenna che da quello meccanicostrutturale con il contenimentodei pesi. L’ing. Nicolai ha esposto le prin-cipali problematiche che ha do-vuto affrontare con il suo gruppodi lavoro; mostrando come siapossibile giungere ad un risultatofinale di eccellente qualità, attra-verso l’esperienza, la capacità,le motivazione di gruppo e l’uti-lizzo di metodi tipici del SystemEngineering.

SERVIZI PER LAGEOMATICA Ing. Fabrizio Piantone

Gli elementi di innovazione tec-nologica introdotti durante il work-shop hanno coperto moltepliciambiti multidisciplinari ed hannocoinvolto argomenti di Ingegneriadei Sistemi Complessi. L’Ing. Fa-brizio Piantone ha presentato il

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DELLA PROVINCIA DI ROMA

FOCUS

Figura 14. Foto di Antenna suTest Range LEHA per le

misure Radio RF.

Figura 15. Rappresentazionedelle funzionalità del sistema

GIS-Fonte ESRI.

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suo lavoro analizzando la Geo-matica applicata al concetto diSmart City. Dopo una breve edesaustiva introduzione in cui si ècaratterizzato il ruolo di questadisciplina che si occupa di ac-quisire, interpretare, elaborare,modellizzare, archiviare e divul-gare informazioni geo-referen-ziate, si è passati all’applicazionedella Geomatica al campo deiservizi. In questo ambito è statomesso in risalto il ruolo del Si-stema GIS che è composto dauna serie di strumenti softwarecapaci di gestire e visualizzaredati spaziali dal mondo reale (Fi-gura 15).Attualmente la Geomatica ricopreun ruolo importante nei servizicivili e militari, ed avrà sempremaggiore diffusione in ambito diapplicazioni rivolte alla cittadi-nanza; questa disciplina si pone

come “mattone tecnologico” perle infrastrutture delle Smart Citydel futuro. Partendo da questabase, l’Ing. Piantone ha dedicatola seconda parte del suo lavoroalla presentazione del concettodi Smart City, inquadrandolo nelcontesto di un Sistema Com-plesso composto da strati con-nessi funzionalmente e gerarchi-camente (sistema di sistemi).La città è lo strato fisico a direttocontatto con il territorio e i suoiabitanti, costituito da sistemi,processi e software destinati aelaborare dati: Cloud, Big Data,Smart Objects (sensori, attuatori,ecc.), dispositivi fissi e mobili divario genere. A corredo di quantopresentato, lo Smart charging èstato portato come esempio disoluzione applicativa in ambitoSmart Mobility. Questo sistemaprevede la possibilità di costruire

una rete interconnessa di colon-nine di ricarica per macchineelettriche che sia gestita attra-verso la comunicazione satellitare.Lo scopo è di soddisfare il piccodi richieste, concentrato in de-terminate zone della città, attra-verso un’analisi dei dati satellitariprovenienti dalle colonnine. Glispunti offerti dall’Ing. Piantonehanno aperto scenari interessantisia dal punto di vista della sfidatecnologica che da quella del-l’offerta lavorativa (Figura 16).

CASI DI SUCCESSO DEL 7° PROGRAMMAQUADRO Ing. Andrea Fiaschetti

L’agenda dei lavori è proseguitacon la presentazione, da partedell’Ing. Andrea Fiaschetti, dei

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FOCUS

Figura 16. Evoluzione deiservizi per Smart City eGeomatica.

Immagine © NASAwww.nasa.gov

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casi di successo del 7° Pro-gramma Quadro dell’Unione Eu-ropea. In generale questo pro-gramma ha avuto una dotazionedi quasi 50 Miliardi Euro, ed hafinanziato la ricerca e lo sviluppotecnologico europei dal 2007 al2013, agendo su quattro speci-fiche linee di intervento: “Coo-perazione”, “Idee”, “Persone” e“Capacità”. L’Ing. Fiaschetti hasottolineato il fatto che l’Italia haraccolto la sfida con entusiasmo(in cima alle statistiche per par-tecipazione), mancando però tal-volta dell’incisività necessaria avincere, e ottenendo, così, risultatial di sotto della media Europea(Figura 17).Infatti, in ambito Cooperation,l’Italia a fine 2012 aveva ottenutofinanziamenti per «soli» 2,2 Miliardidi Euro, pari a circa l’8,5% deifinanziamenti fino ad allora as-segnati. Complessivamente sono

state presentate alla commissionecirca 90.000 proposte, di cuiquasi 15.000 ammesse al finan-ziamento, con un rate di suc-cesso prossimo al 17-18% (me-diato su tutti i Topic). Dopo averetracciato un bilancio complessivodi questo programma si è passatiall’analisi dei progetti finanziatidal tema Satellitare (dalle SatComal Telerilevamento) sulle tre areetematiche: Space, ICT e Security,confermando la trasversalità delletecnologie di questo settore, ela loro molteplice applicabilità indiversi ambiti. Infine l’Ing. Fia-schetti ha passato in rassegna,in maniera sintetica ed esaustiva,senza ledere la dovizia di parti-colari, i progetti:

– MONET(Mechanisms forOptimization of hybrid ad-hoc networks and satelliteNETworks);

– SWIPE (Space Wireless sen-sor networks for PlanetaryExploration);

– Progetto nazionale DAAS(Data Analyzer & AcquisitionSystem).

(Figura 18).Sintetizzando il suo intervento sipuò affermare, senza tema dismentita, che un progetto di ri-cerca Europeo non è solo un’oc-casione per recuperare finanzia-menti, ma è un investimento stra-tegico attraverso cui si cerca diacquisire un vantaggio competi-tivo. È necessario, soprattuttoora che la competizione è au-mentata, fare sistema e creareveri e propri cluster di innovazione

per partecipare con maggioreincisività ai programmi Europei,inoltre si è evidenziato il fattoche le tecnologie Satellitari sonotrasversali, e rappresentano og-getto o volano per l’innovazionein diversi settori (ICT, Sicurezza,Spazio, ...). Il prossimo banco diprova sarà Horizon 2020... lasfida è lanciata.

Intervista al Chairman:ING. GIACINTOLOSQUADRO (a cura di Giovanni Nicolai)

Alla luce degli interventi odierni,quali conclusioni possiamotrarre sull’evoluzione del settoreSatellitare?Il mercato Spaziale in passatoera accessibile (quasi) esclusiva-mente a grandi realtà industrialiin possesso degli asset tecno-logici, del know-how e delle ri-sorse necessarie allo sviluppodei grandi sistemi Satellitari. Nel corso degli ultimi anni inveceabbiamo assistito ad un amplia-mento del contesto tecnologicocon l’avvento di una nuova tipo-logia di sistemi, più contenuti, icosiddetti “micro-satelliti”, che sisono proposti in sfere applicativealtamente diversificate e si ba-sano su soluzioni alla portata dientità che, in passato, venivanoescluse da questo mercato acausa della dimensione dell’in-vestimento e della complessitàdell’ingegneria associata (pro-cessi, tecnologie, ecc.).

58ORDINE DEGLI INGEGNERI

DELLA PROVINCIA DI ROMA

FOCUS

Figura 17. Ripartizione dellapartecipazione degli Stati

Europei al 7° ProgrammaQuadro (Fonte MIUR).

Immagine © NASAwww.nasa.gov

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Questo mutamento di para-digma è quindi un beneficio peril sistema industriale, che ha vistoil fiorire di nuove opportunità dibusiness e la crescita anche dipiccole realtà industriali.

Con riferimento alle tecnologiespaziali presentate quest’oggi,quali aspetti sembrano più in-cisivi?In primo luogo la modularità: da-gli interventi odierni abbiamo vi-sto che è possibile raggiungereobiettivi sempre più evoluti e sfi-danti, non solo nel mercato delleTelecomunicazioni, ma anchenella sensoristica spaziale o nellestrutture impiegate per scopiscientifici (earth observation,phased array, sonde che misu-rano campo magnetico, ...) at-traverso lo sviluppo di soluzionimodulari e componibili. In particolare abbiamo vistocome avere a disposizione delleschiere (coordinate) di micro-sa-telliti possa rappresentare unainteressante evoluzione delle ap-plicazioni.In secondo luogo, riguardo allospecifico mercato delle Teleco-municazioni, lo scenario di grossisatelliti geostazionari per colmareil cosiddetto digital divide (comerichiesto dall’agenda digitale) sista evolvendo: Eutelsat ha condi-viso la propria esperienza nell’am-bito dei Working-Group specifici,confermando le sue intenzioni distudiare soluzioni innovative perfornire molta più capacità e rag-giungere prestazioni molto più altee magari a minor costo per l’u-tenza. In questa prospettiva,nuove tecniche (Q/V band su fee-der link e nuovi standards) sonola strada mandataria su cui svi-luppare una versione successivadi Ka-Sat e che potrebbe quindiessere rilanciato con una ipotesipiù aggressiva (maggiore effi-cienza nell’impiego della risorsa edunque minor costo).

Oggi abbiamo ascoltato, attra-

verso la voce del Gen. Finoc-chio, anche il punto di vista de-gli utilizzatori di sistemi Satelli-tari, in particolare le ForzeArmate. Quali sono le sue im-pressioni a riguardo?è vero, le Forze Armate Italianesono uno dei principali beneficiaridei progressi che come industriaportiamo attraverso lo sviluppodi sistemi tecnologicamenteavanzati, soprattutto nel campodelle Telecomunicazioni. Quantoesposto dal Gen. Finocchio èstato illuminante per avere unquadro sull’ampia area geogra-fica su cui si articola tutta la forzadi intervento italiano, per tutti iteatri. Le azioni di coalizionevanno sicuramente supportate alivello di tecnologie Spaziali eServizi ad alta affidabilità, nonsolo nel breve ma anche nel me-dio e lungo termine. Il Generaleha correttamente messo in evi-denza che in questi interventi sulcampo chi ha asset spaziali ditutti i tipi (osservazione, naviga-zione, telerilevamento, telecomu-nicazioni) ha una marcia in piùper avere ruoli di coordinamentoche fanno di una nazione unaguida a livello internazionale perl’espletamento delle missioni. Ladisponibilità di tecnologie spazialipuò trasformare una nazionepassiva in una attiva che può im-postare la missione.

Con riferimento alla Sua lungaesperienza professionale nelsettore, alla cui evoluzione par-tecipa in prima linea da anni,cosa può dirci sul futuro dei si-stemi Satellitari?Il mercato sta cambiando e i bigplayer devono adeguarsi se vo-gliono rimanere in gioco: in par-ticolare le grandi industrie satel-litari stanno ragionando sullapossibilità di sviluppare costella-zioni lowcost costruite in catenedi montaggio da decine di pezziil mese, in contrapposizione aitradizionali paradigmi che ve-dono il satellite come il prodotto

di un “artigianato ad elevata tec-nologia”. Si sono, infatti, affac-ciati al settore Satellitare nuoviclienti dai requisiti ambiziosi: i co-siddetti GAFA (Google, Apple,Facebook, Amazon), che intra-vedono nello Spazio un possibileasset con cui accrescere i propriservizi su scala globale. Per sod-disfare i requisiti di questi nuoviclienti è necessario quindi svi-luppare costellazioni mai visteprima, composte di centinaia disatelliti a basso costo, con tempidi consegna molto sfidanti: bastipensare che Google, con il suoOne Web, punta ad avere unacostellazione di circa 700 satellitioperativi entro il 2018. Idee diquesto tipo in realtà si sono ti-midamente ipotizzate già 15 annifa, ma furono un flop perché glistandard qualitativi necessari nelsettore spaziale non erano repli-cabili su larga scala e richiede-vano una manifattura dedicata ecostosa. Ciò che è cambiato ne-gli ultimi anni è l’evoluzione di unbackground tecnologico sicura-mente più aderente alle neces-sità dello spazio: lo stato d’inte-grazione e compattezza di tuttala tecnologia commerciale, adesempio l’elettronica integratadei nostri telefonini, ha infatti rag-giunto una maturità che non pre-clude lo spazio (come abbiamovisto anche dalle presentazioniodierne, un moderno cellulare èin grado di sopravvivere e fun-zionare nello Spazio). Attenzioneperò a non pensare che le tec-nologie consumer possano so-stituire l’alta manifattura e leavanzate tecnologie spaziali intutti gli ambiti applicativi, nonsolo in quelli low-cost. ■

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FOCUS

Figura 18. Schema a blocchidel Progetto MONET eRappresentazione delProgetto SWIPE.

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Architetto M. Fuksas - Housing Project Mainz - Francoforte© Moreno Maggi

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Studio INGENIUMRE - DaVinci Business Center - Fiumicino - Roma© Moreno Maggi

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AREE DEL SITO WEBDELL’ORDINE

L’Homepagehttp://www.ording.roma.it

La Ricerca dei Professionistihttp://www.ording.roma.it/albo/ricerca.aspx

L’Albo degli iscrittihttp://www.ording.roma.it/albo

L’Area degli Iscritti http://www.ording.roma.it/area_iscritti

Gli eventi http://www.ording.roma.it/iniziative

La Formazione http://www.ording.roma.it/formazione

I seminari http://www.ording.roma.it/formazione/seminari.aspx

Sito della rivista http://rivista.ording.roma.it

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ORDINE DEGLI INGEGNERI DELLA PROVINCIA DI ROMAPiazza della Repubblica, 59 - 00185 RomaTel.:06.487.9311 - Fax:06.487.931.223

Cod.fisc. 80201950583

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La Segreteria dell'Ordine chiude alle ore 16.00

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È possibile sfogliare il numero in formato pdf all’indirizzo Internet

http://rivista.ording.roma.it

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Ordine degli Ingegneri della Provincia di RomaPiazza della Repubblica, 59 - 00185 Roma

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