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Chirurgia plastica Mastoplastica additiva Dermatologia Lifting non chirurgico Ginecologia Cibo e sesso in menopausa Oftalmologia La laserterapia in oculistica Master Univesitario Laser e Sorgenti di Luce Tor Vergata Roma Rivista di Medicina, Attualità, Cultura MEDIMIA MAGAZINE - Bimestrale - Marzo - Aprile 2015 - Anno V n° 17

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Chirurgia plasticaMastoplastica additiva

DermatologiaLifting non chirurgico

GinecologiaCibo e sesso in menopausa

OftalmologiaLa laserterapia in oculistica

Master Univesitario Laser e Sorgenti di Luce

Tor Vergata Roma

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Sommario

UrologiaIncontinenza urinaria e sindrome della vescica

iperattiva: oggi si può risolvere44

OftalmologiaLa laserterapia in oculistica: come e quando intervenire

47

ChirurgiaEmorroidi, trattamento mini invasivo

a guida doppler52

ChirurgiaStipsi da defecazione ostruita: come riconoscerla e risolverla

54

OncologiaPronto soccorso per i malati di cancro

57

AlimentazioneDietetica e nutraceutica, l’azione benefica

dei prebiotici e probiotici62

ReportageInternational Hernia: Amazzonia 2014

68

SociologiaIl corpo: l’influenza del suono sulla cellula e

sull’intero organismo71

FilosofiaLa parola è in-fedele:

il racconto impossibile dell’anima74

ContattiCerca il medico

79

EditorialeLa nutraceutica: la scienza in tavola

3

DermatologiaIl melanoma cutaneo: come combatterlo

4

La bava di lumaca contro l’invecchiamento cutaneo del volto

8

Le smagliature: nuove strategie terapeutiche13

L’acne di grado moderato severo17

Gel piastrinici per contrastare l’alopecia21

La malattia mani-piedi-bocca nei bambini: cause e sintomi

24

La dermatite atopica nei bambini28

Fili di sospensione per il lifting non chirurgico del volto

32

Chirurgia PlasticaMastoplastica additiva: diventa come sei

34

CongressiMaster Roma Tor Vergata:

la chiave di accesso alla laserterapia38

GinecologiaAlimentazione e sessualità in menopausa:

cibo e sesso40

MEDIMIA MAGAZINE Anno 5 n° 17Marzo - Aprile

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Pasquale [email protected]

La nutraceutica,la scienza in tavola

“Noi siamo ciò che mangiamo”. L’affermazione del filoso-fo Feuerbach trova la sua massima corrispondenza in una nuova scienza, definita “nutraceutica”. Il termine è stato coniato per la prima volta nel 1989 dal dottor

De Felice, ed è composto dalla contrazione fra “nutrizione” e “farmaceuti-ca”.

Per definizione, è una disciplina scientifica che studia le composizioni degli alimenti e le funzioni che potenzialmente influenzano i processi cel-lulari e quindi metabolici. In altre parole, sta ad indicare alimenti, o meglio principi attivi in essi contenuti, che forniscono importanti benefici per la salute dell’uomo. Il nutriente non è più solo cibo, ma il fattore determinan-te nella prevenzione delle malattie, divenendo così al tempo stesso farma-co, o nutraceutico.

Questa branca, insieme alla nutrigenomica e nutrigenetica, hanno per-messo di sviluppare programmi personalizzati in base alla costituzione ge-netica del singolo individuo, stabilendo i fabbisogni nutrizionali e gli even-tuali rischi correlati alle patologie nutrizionali.

Tra i principali nutraceutici, vanno sicuramente annoverati i probiotici e i prebiotici, diversi tra loro. I probiotici sono batteri “buoni” (lactobacillus) che contribuiscono al benessere dell’ecosistema intestinale, rafforzandolo. I prebiotici, invece, sono gli alimenti veri e propri, che contengono sostanze (frutto-oligosaccaridi) capaci di favorire la crescita dei batteri (probiotici). L’azione combinata dei prebiotici e probiotici diventa sinergica per il mi-glioramento della salute e dello stato di benessere dell’organismo.

@MedimiaMagazine

Editoriale

Direttore responsabilePasquale Malvone

Coordinatore scientificoMario Sannino

Redazione scientificaGiovanni CannarozzoAlfonso Carotenuto

Paolo CaterinoLuigi Cuoco

Gioacchino ListroCristiano MoriniDomenico Piccolo

Nadia RussoOriele Sarno

Marina Vaccaro

Hanno collaborato a questo numero:Claudio Amitrano, Raffaele Aratro, Luisa Barbaro, Anna Rita Cicalese,

Ester Del Duca, Tonia Esposito, Davide Ielo, Giuseppe Ferro, Alfredo Giordano,

Olimpia Guarino, Giuseppe Manzo, Antonio Marcianò, Claudio Messere,

Steven Paul Nisticò, Giuseppe Petrella,Michele Pezza, Carmine Prota, Luca Rotunno,

Angelo Sorge, Alessandro Tricomi

Coordinamento graficoAntonio Di RosaVincenzo Pinto

Photo editorLuigi Caterino

Portale medimia.itAntonio Galli

Agenzie FotograficheFotolia

Mg Group

EditoreEPS srl

Stampa Grafica Metelliana

Cava De’ Tirreni (Sa)

Direzione e AmministrazioneEPS srl

isola 7, lotto 75980035 - Cis di Nola (Na)

tel. +39 081 5109495fax +39 081 5109415

[email protected]

L’autore è a disposizione degli aventi diritto con i quali non è stato possibile comunicare, nonchè per eventuali

omissioni o inesattezze delle fonti delle immagini riprodotte nel presente numero.

UNIONE STAMPA PERIODICA ITALIANA

Registrazione n° 5 del 21/06/2010presso il tribunale di T. Annunziata

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DermatologiaLifting non chirurgico

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Il melanoma cutaneo:come combatterlo

Il Melanoma cutaneo è una neoplasia maligna del sistema melanocitario, cioè dei melanociti, cel-lule del foglietto neuroectodermico che fin dalla ottava settimana di vita fetale migrano verso la

periferia determinando il colore dei nostri tessuti, dei nostri occhi ed in particolare della cute. L’incidenza del Melanoma nella popolazione mostra un aumento netto

e progressivo. Ogni anno in Europa vengono diagno-sticati circa 60.000 nuovi casi di melanoma maligno, questa patologia ha raggiunto tassi che variano dalle 2 alle 13 persone colpite su 100.000 in Europa, fino alle 30 su 100.000 persone in Australia. Negli ultimi decenni il melanoma cutaneo nei paesi occidentali ha fatto registrare il maggior incremento dopo quello del

Dermatologia

“Ogni anno in Europa vengono diagnosticati circa 60.000 nuovi casi di melanoma maligno”

Giuseppe PetrellaUniversità di Roma Tor Vergata

Dipartimento di Chirurgia

Mario SanninoAzienda Sanitaria Locale NA 3 Sud

U.O. Oncologia Dermatologica

Steven Paul NisticòUniversità di Roma Tor VergataDipartimento di Dermatologia

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cancro al polmone. Alcuni autori recentemente hanno parlato di Melanoma Epidemic1. L’incidenza mondiale è aumentata di 10 volte negli ultimi 50 anni2. A cosa è dovuto questo aumento dell’incidenza in tale patologia? Intervengono vari fattori, sicuramente l’educazione sa-nitaria e le campagne di screening svolgono una azione fondamentale nel favorire la diagnosi precoce di questa malattia, e quindi nel riconoscere prima tale neoplasia che in passato veniva misconosciuta o scambiata per altri tipi di tumore. Anche la diffusione di lampade e lettini solari hanno favorito l’aumento dell’incidenza nella popolazione, cosi come la cattiva esposizione nei mesi estivi alla luce solare. I flussi migratori poi hanno fatto si che persone di razza caucasica, cioè provenien-te dall’est Europa, si esponessero in modo violento alle radiazioni solari delle nostre latitudini molto più forti rispetto a quelle a cui la loro cute era abituata, favoren-do cosi l’insorgere del Melanoma. Non bisogna certo stigmatizzare l’esposizione solare che di per sé è asso-lutamente necessaria ed utile ma sicuramente bisogna prestare la dovuta attenzione.

Più del 50% dei pazienti con melanoma cutaneo ha un’età compresa tra 20 e 59 anni. Molto raramente il melanoma cutaneo insorge prima della pubertà3. Nel-le donne insorge prevalentemente sugli arti inferiori mentre negli uomini è di più frequente riscontro sul tronco, sul capo e sul collo.

Il melanoma può insorgere su lesioni pigmentate pre-esistenti (circa il 20% dei casi), ed in questo caso si ri-tiene origini da un gruppo di cellule degenerate, oppure può insorgere ex novo su cute sana.

Tutti gli autori concordano nel ritenere come fattori di rischio la familiarità positiva, le ustioni solari specie in età pre-adolescenziale ed un elevato numero di nevi.

Dal punto di vista clinico ormai è stato codificato il c.d. sistema A, B, C, D, E. Ad ogni lettera corrisponde un carattere da analizzare nelle lesioni sospette, quindi la A indica l’Asimmetria della lesione, la B i Bordi, la C il Colore, la lettera D indica il Diametro mentre la E indica l’Evoluzione che il nevo o la lesione che stiamo indagan-do ha avuto negli ultimi tempi.

I quattro tipi più comuni di melanoma sono:- Lentigo Maligna Melanoma nel 15% dei casi- Melanoma Nodulare nel 10-15% dei casi- Melanoma a diffusione superficiale nel 70% dei casi- Melanoma Acrale nel 5% dei casi.Diventa quindi importante eseguire una visita der-

matologica accurata con cadenza annuale, durante la

quale lo specialista attraverso l’impiego della derma-toscopia eseguirà una mappatura di tutti i nevi. Que-sti verranno visionati attraverso una lente e verranno acquisiti con immagini ad alta definizione digitale, così nei successivi controlli si potrà seguire il loro andamen-to nel tempo ed eventuali modificazioni pericolose.

Il dermatologo una volta posta indicazione all’escis-sione di una lesione sospetta provvederà a far analizza-re il campione all’anatomo patologo che classificherà la patologia in vari stadi. Per lo stadio I e II, i parametri che condizionano la prognosi sono lo spessore del tumore, la presenza di ulcerazione del tumore primario e l’indice mitotico (numero di mitosi per campo in mm2). Lo sta-dio III si riferisce alla presenza di metastasi linfonodali o alla presenza di satellitosi o di metastasi in transit. Lo stadio IV invece è caratterizzato dalla presenza di metastasi a distanza. Attualmente si fa riferimento alla stadiazione AJCC (American Joint Commitee on Can-cer) del 20094. Il livello di Clark si ritiene superato come elemento prognostico.

Se lo spessore del melanoma supera 0.75 mm come valore di Breslow bisogna eseguire la Biopsia del linfo-nodo sentinella per la corretta stadiazione della pato-logia.

Circa 20 anni fa Morton e collaboratori descrissero una tecnica di linfadenectomia selettiva, limitata cioè al singolo linfonodo che per primo drena l’area anato-mica sede del melanoma primario (linfonodo sentinel-la) al fine di evitare il ricorso alla linfadenectomia pro-

Melanoma superficiale avambraccio destro - maschio 21 anni Immagine clinica e dermoscopica

Dermatologia Il melanoma cutaneo

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filattica, associata a maggiore morbilità. Tale tecnica, definita biopsia del linfonodo sentinella (SLNB), è stata ampiamente sperimentata negli anni seguenti ed ormai rappresenta una procedura standard nello staging del melanoma. La biopsia del linfonodo sentinella è infatti raccomandata come procedura nella stadiazione della patologia, per la pianificazione dei successivi tratta-menti e follow up nei pazienti senza coinvolgimento clinico dei linfonodi regionali5.

Inoltre, in base alla nuova classificazione è raccoman-data specificatamente in pazienti con patologia allo sta-dio T1b, caratterizzati da Breslow ≤ 0.76 mm, ma con ulcerazione o indice mitotico >1 mmq6 e di giovane età.

Nei centri specializzati grazie alla stretta collabora-zione tra specialisti Dermatologi, Chirurghi Oncologi, Medici nucleari, Anatomo-patologi e Oncologi medici, l’approccio al melanoma è sinergico e codificato nell’am-bito di unità di lavoro denominate “Melanoma Group” o “Melanoma Unit”.

Il Melanoma Group dell’Università di Tor Vergata è attivo dal 2003. Infatti la diagnosi e la biopsia escis-sionale vengono, nella maggior parte dei casi, esegui-te nell’ambulatorio di Chirurgia Dermatologica. Dopo l’acquisizione dell’esame istologico, viene posta colle-gialmente indicazione all’allargamento della cicatrice (radicalizzazione) ed alla biopsia del linfonodo sentinel-la. Tale valutazione viene effettuata nell’ambulatorio di chirurgia oncologica e l’intervento viene proposto, sal-vo controindicazioni, in regime di Day Surgery. Sempre collegialmente viene effettuato un regolare follow up dei pazienti operati.

L’entità dell’allargamento segue le linee guida inter-nazionali che indicano che per Melanomi in situ il mar-gine ritenuto sufficiente è di 5 mm. Per Melanomi che non superino 1 mm di spessore il margine di sicurezza è fissato ad 1 cm. Per Breslow compresi tra 1 e 4 mm è consigliato mantenersi a 2 cm di cute sana dalla prece-dente cicatrice. Quando il Breslow è superiore a 4 mm è ritenuta valida la scelta di mantenersi a 3 cm dalla linea mediana della prima lesione.

Il fine dell’Allargamento è l’eradicazione della ma-lattia dal tessuto adiacente, ed in particolare dei vasi linfatici i quali sono i primi ad essere coinvolti dalla metastatizzazione. Nell’ambito del Melanoma Group dell’Università di Tor Vergata le indicazioni alla Biopsia del linfonodo sentinella sono: la diagnosi clinica certa di Melanoma mediante esame in Epiluminescenza, la dia-gnosi istologica di Melanoma Maligno, valori di Breslow >0.75, la non evidenza di metastasi linfonodali e/o a di-stanza, la precedente escissione con margini ≤2 cm, l’in-tervallo temporale minore di 3 mesi dall’asportazione escissione. I lembi di rotazione o flaps eseguiti all’atto della prima escissione chirurgica sono ritenuti motivo di esclusione dalla biopsia del linfonodo sentinella per-ché possono sovvertire il normale drenaggio linfatico e quindi inficiare la validità della metodica.

Nonostante non ci siano dati conclusivi sull’impatto della SLNB sulla prognosi globale del paziente affetto da Melanoma Maligno, la biopsia è entrata nella prati-ca routinaria della stadiazione consentendo di evitare da un lato la linfoadenectomia profilattica – PLND – in pazienti con linfonodi liberi da malattia, e dall’altro ap-portando un notevole approfondimento diagnostico-stadiativo.

Lo stato anatomopatologico del linfonodo sentinella (N) riveste, altresì, un fondamentale valore prognostico superiore a quello dello spessore del Melanoma Maligno stesso7. La mappatura linfonodale mediante linfoscinti-

Dermatologia Il melanoma cutaneo

Spessore della lesione Margini di escissione

Melanoma in situ 5 mm Melanoma < 1 mm 1 cm Melanoma da 1 a 4 mm 2 cm Melanoma > 4 mm 3 cm

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Melanoma superficiale secondo dito piede destro - femmina 42 anni Immagine clinica e dermoscopica

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Dermatologia Il melanoma cutaneo

grafia e la biopsia del linfonodo sentinella (SLNB) han-no cambiato la strategia di cura del paziente con mela-noma8,9.

La biopsia del linfonodo sentinella è preceduta da una linfoscintigrafia che identifica le stazioni linfono-dali che drenano la regione anatomica sede del melano-ma. Mentre nel caso di melanoma degli arti si ha un’uni-ca stazione drenante, inguinale o ascellare, nel caso del melanoma del tronco le stazioni possono essere multi-ple, soprattutto nel caso di neoplasie localizzate in sede mediana. La procedura permette altresì di identificare sedi di drenaggio inusuale od anomalo.

L’iniezione del tracciante (albumina marcata con Tc99m) viene effettuata in sede peri lesionale (Mela-noma non ancora escisso) o pericicatriziale (pregressa biopsia escissionale).

Successivamente viene individuata mediante gamma camera la/e stazione/i linfonodale/i di drenaggio del tracciante unitamente al numero di linfonodi che cattu-rano il segnale radioattivo (SLN). Tale procedura viene effettuata la sera prima dell’intervento chirurgico o po-che ore prima dell’intervento.

Molti centri utilizzano in associazione l’iniezione di colorante vitale immediatamente prima dell’intervento chirurgico (tecnica del doppio tracciante).

Il chirurgo asporterà i linfonodi sede di segnale ra-dioattivo rilevati mediante Gamma Probe e i linfonodi impregnati di colorante. Dopo l’asportazione del linfo-nodo sentinella il segnale di fondo nel campo chirurgi-co deve essere nullo od inferiore al 10% del massimo segnale rilevato in precedenza. I campioni saranno poi inviati al dipartimento di anatomia patologica per l’esa-me istologico.

Recentemente l’avvento dell’Elettrochemioterapia ha permesso di offrire, in regime di Day Surgery, una nuova opportunità terapeutica ai pazienti portatori di satellitosi o di metastasi in transit, cosi come la perfu-sione isolata d’arto (ILP) metodica impiegata negli stadi avanzati di malattia con lo scopo di evitare le metastasi e salvare l’arto colpito evitandone l’amputazione.

La biopsia del linfonodo sentinella nel trattamento del melanoma è una accurata tecnica di stadiazione vol-ta a diagnosticare metastasi linfonodali clinicamente non manifeste; evita la linfoadenectomia profilattica qualora non necessaria, consente di identificare vie di drenaggio e stazioni linfonodali anomale e permette, inoltre, un’analisi istopatologia più approfondita del linfonodo stesso. La nostra esperienza, dimostra che

questa procedura è sicuramente eseguibile in regime di Day Surgery e ben accettata dai pazienti. L’approccio multidisciplinare è indispensabile nella diagnosi e nel trattamento del melanoma.

Bibliografia1. Erickson C, Driscoll MS. Clin Dermatol. Melano-ma epidemic: Facts and controversies. 2010 May-Jun;28(3):281-6.3. Ferlay J, Bray F, Pisani P, Parkin DM. Cancer inciden-ce, mortality and prevalence worldwide, version 1.0. Lyon: IARC Press. IARC Cancer Base No. 5. 20014. Edge SE, Byrd DR, Compton CC, et al. AJCC: cancer staging manual. New York Springer 2009.5. Balch CM, Cascinelli N. Sentinel-node biopsy in mela-noma. N Engl J Med 355:1370-1371; 2006.6. Rousseau DL jr, Ross MI, Johnson MM. Revised Ame-rican joint committee on Cancer stagning criteria accu-rately predict sentinel lymph node positivity in clini-cally node-negative melanoma patients. An Surg Oncol 10:569-574, 2003.7. Edge SE, Byrd DR, Compton CC, et al. AJCC: cancer staging manual. New York Springer 2009.8. Morton DL, Cochran AJ, Thompson JF, et al. Senti-nel node biopsy for early-stage melanoma: accuracy and morbidity in MSLT-I, an international multicenter trial. Ann Surg. 2005;242 (3):302–13.9. Morton DL. Lymphatic mapping and sentinel lym-phadenectomy for melanoma: past, present, and future. Ann Surg Oncol. 2001;8(9 Suppl):22S–8S.

Colorazione vitale di un LS in sede ascellare

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L’ invecchiamento cutaneo è una condizione caratterizzata da modifiche ultrastrutturali che si evidenziano clinicamente con altera-zioni della texture, luminosità, idratazione

e pigmentazione. Esso si presenta maggiormente sulle sedi maggiormente esposte all’azione delle radiazioni ultraviolette solari, in particolare il viso, il decolleté ed il dorso delle mani. Tra le modifiche ultrastrutturali

La bava di lumaca contro l’invecchiamento cutaneo del viso

Dermatologia

vanno ricordate la perdita e la degradazione del colla-gene dermico che porta a modificazione della texture, del tono e dei volumi cutanei, in particolare nel distret-to facciale, e l’aumento della produzione di melanina a livello epidermico, con riduzione dello spessore dello stesso, che si traduce con la comparsa di macchie e disi-dratazione. La cute appare inoltre più spenta e sensibile all’infiammazione. Nel complesso, diminuisce lo strato

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Studio clinico condotto su 30 pazienti

che hanno applicato il prodotto sul visodue volte al giorno

Ester Del DucaSchool of Pharmacy - Università di Tor Vergata

Steven Paul NisticòSpecialista in Dermatologia e Venereologia

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protettivo cutaneo contenente acqua, il che è attribu-ibile a molteplici cause: fisiologiche (invecchiamento cutaneo intrinseco ed estrinseco) e patologiche (distur-bi della cheratinizzazione, atopia, disordini ormonali e metabolici). Se la condizione peggiora e la quantità d’acqua scende al di sotto del 10%, il paziente potreb-be lamentare altri sintomi, quali eritema, prurito e, nei casi più gravi, anche dolore. La cute invecchiata non ap-pare più elastica e perde la naturale plasticità. Le squa-me rappresentano un accumulo di cellule cornee morte, allacciate alla superficie della cute, determinate dall’in-fiammazione locale che stimola un eccessivo turn-over cellulare. Dunque, s’instaura un processo a catena che potrebbe favorire l’insorgere di lesioni iperpigmentate quali lentigo solari e piccole rughe.

Associato al processo di invecchiamento risulta l’al-terazione del normale equilibrio idrolipidico e proteico; i lipidi possono essere danneggiati o rimossi con l’uso di detergenti/saponi, solventi chimici o essere prodotti in difetto durante l’uso di farmaci, nella malnutrizione, nella senilità ed anche le proteine cutanee possono es-sere alterate a causa dell’esposizione al sole e di malat-tie metaboliche. Sia le proteine che i lipidi dello Strato Corneo non possono essere rimpiazzati dall’esterno, ma devono essere sintetizzati dall’organismo. La cute invec-chiata, a livello del volto, presenta pertanto alterazioni della texture, del tono, iperpigmentazione e disidrata-zione. Recentemente è stato evidenziato come prodotti contenenti estratti della Bava Di Lumaca (aspersina) siano dotati di proprietà lenitive, emollienti ed antin-fiammatorie e dunque, probabilmente dotate anche di proprietà anti-invecchiamento. Lo scopo del presente lavoro è quello di valutare l’efficacia clinica, nelle prin-cipali forme di “aging” del volto, di un prodotto cosme-tico per uso topico composto da una miscela di principi attivi compreso un estratto di Bava di Lumaca.

>Materiali e metodiIl preparato contenente Bava di Lumaca è stato conse-

gnato ai pazienti reclutati nel nostro ambulatorio tra il 3 ed il 10 Settembre 2013. Il protocollo stabilito preve-deva l’applicazione topica 2 volte al dì (mattina e sera) del prodotto sulle zone da trattare. Le visite di controllo sono state effettuate a 4 settimane (T4), 8 settimane (T8) e 12 settimane (T12).

>Parametri di valutazioneSono stati valutati, sulla base della letteratura più

recente, i benefici del trattamento nel corso delle 3 vi-site di follow up, ogni 4 settimane (T4-T8-T12). Tutti i

pazienti hanno concluso lo studio nel Dicembre 2013 (ultima visita di controllo dopo 3 mesi dal T0). Sono sta-ti adottati criteri di valutazione obbiettiva e soggettiva, che sono stati poi riportati in cartella in associazione a

documentazione iconografica debitamente autorizzata dal paziente. La raccolta dei dati sensibili è stata effet-tuata rispettando le normative vigenti per la privacy.

Nello specifico è stato valutato il miglioramento dei parametri su di una scala da 1 a 10 da parte di un medi-co indipendente allo studio ed in particolare la texture, la luminosità, il tono, l’idratazione e la pigmentazione.Inoltre sono stati richiesti al paziente una serie di va-lutazioni soggettive relative al comfort attraverso una

scala visiva analogica (VAS) da 1 a 10 punti ed in parti-colare relativamente alla qualità, tollerabilità, efficacia e sicurezza.

>Popolazione dello studio: caratteristiche de-mografiche e comportamentali

I 30 pazienti reclutati comprendevano 22 Femmine e 8 Maschi con età media pari a 56,8 (min 24 max 88);

Dermatologia L’invecchiamento del viso

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tutti presentavano segni di invecchiamento cutaneo del distretto facciale ed i parametri sono stati attentamente raccolti in una cartella. In particolare sono stati valutati con una scala visiva da 1 a 10 i seguenti: texture, lumi-nosità, tono, idratazione e pigmentazione. I dati sono stati raccolti a tempo 0, a 4, 8 e 12 settimane.

Dopo ogni visita il paziente veniva sottoposto ad un questionario relativo al comfort del prodotto che appli-cava mattina e sera sul viso pulito. In particolare, veniva indicata su una scala da 1 a 10 il valore che ogni pazien-te attribuiva alla qualità, gradevolezza, maneggevolez-za, efficacia e sicurezza. I pazienti sono stati screenati per abitudini quali il fumo, l’esposizione ai raggi UV, naturali ed artificiali e per condizioni morbose di base. Venivano calcolate quindi le medie dei valori riportati a T0 ed ai vari controlli.

>RisultatiIl primo parametro clinico che valutato è stata la

texture, ovvero il complesso dell’aspetto e della perce-zione al tatto della cute del viso, che a tempo 0 (T0) ri-sultava avere un valore medio di 3,8/10. Ai successivi controlli il valore medio risultava essere di 7,6 (T4), 8,0 (T8) e 8,3 a T12 con miglioramento clinico evidente ri-spetto valore medio a T0 (Grafico 1).

Anche per gli altri sintomi clinici abbiamo osservato una risposta valida. La luminosità invece è passata da un punteggio di 2,6/10 a 8,7/10 (Grafico 2).

Abbiamo valutato anche il tono, inteso come il mi-glioramento del cedimento strutturale che sorprenden-temente ha evidenziato un valore medio a T12 di 7,8/10 rispetto all’iniziale 3/10. La Visual Analogic Scale dell’i-dratazione, intesa come miglioramento della secchezza, screpolatura e squame passava da un valore T0 di 2,35 ad un valore di 8,77 su 10 (Grafico 3 e 4). Infine, la va-lutazione della pigmentazione, intesa come colore iper-pigmentato e presenza di lentigo senili passava da un iniziale VAS medio di 6,5 a 2,6 (Grafico 5).

Anche la differenza nelle valutazioni soggettive ri-sultava significativa con miglioramento di tutti gli in-dici presi in considerazione (Grafici 6-9). Il prodotto cosmetico esaminato si è dimostrato nel complesso gra-devole, maneggevole, sicuro ed efficace. In particolare la sicurezza sfiorava sempre il massimo del punteggio. In effetti tutti i pazienti hanno tollerato bene la tera-pia senza reazioni secondarie. Al di fuori dello studio sui parametri di invecchiamento, venivano riportati miglioramento nel grado di eritema e lesioni papulo-pustolose e cicatriziali, nei pazienti che presentavano

rispettivamente dermatiti seborroiche e acne attiva o inveterata.

>Discussione e ConclusioniPochi studi sono stati finora quelli che evidenziavano

in maniera scientifica l’effetto di estratti della Bava di Lumaca in vari segni dell’ invecchiamento cutaneo. Sui data base scientifici solamente l’uso in riepitalizzazioni post ustione veniva riportato da Tsoutos et al.

I dati analizzati portano pertanto a definire l’azione del principio attivo in questione come favorevole e pri-vo di reazioni avverse. I principi funzionali (aspersina, vitamine A ed E, ialuronato sodico), presenti nel pro-dotto testato sono in grado di esercitare tra loro un’otti-ma azione sinergica, garantendo un’efficace azione rei-dratante e depigmentate e perciò protettiva riducendo la secchezza e desquamazione cutanea.

La presenza di tali principi potrebbe estendere le in-dicazioni al di là di quelle estetiche anche a condizioni dermatologiche quali l’acne, la psoriasi e la dermatite atopica, date le proprietà antinfiammatorie ed emol-lienti per le quali sarebbero però necessari ulteriori studi clinici di approfondimento. I dati emersi da questo stu-dio potrebbero essere anche valorizzati con un ulteriore studio randomizzato controllato vs placebo per stabili-re la reale efficacia di principi attivi rispetto al veicolo. Nel nostro caso la raccolta dei dati relativi ai segni e al comfort del trattamento ha evidenziato ottimi risultati. Il miglioramento obbiettivo e la compliance dei pazien-ti è stata favorevole. Pertanto possiamo concludere che l’utilizzo di un prodotto topico contenente estratto di Bava di Lumaca può rappresentare un valido approccio nel contrastare i segni dell’invecchiamento cutaneo nel distretto del viso, in diversi gruppi di pazienti, compresi soggetti affetti da dermopatie sottostanti.

Dermatologia L’invecchiamento del viso

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Le smagliature:nuove strategie terapeutiche

Antonio MarcianòMedico di Medicina Estetica

Insieme alla cellulite, le smagliature sono le nemi-che della bellezza e della salute del nostro corpo. E’ un disagio che si trasforma in un incubo.

Il problema non è solo delle donne, sempre più uomini si rivolgono a noi per manifestare il proprio disagio. La miglior cura è sempre la prevenzione, trat-tando quotidianamente la pelle con creme e cosmetici specifici, evitando diete drastiche e idratando bene la pelle.

Il trattamento delle smagliature è sempre stato diffi-cile. La loro origine non è ancora del tutto chiara, nume-

rose sono le teorie eziopatogenetiche proposte: danno tissutale, stretching meccanico dei tessuti, gravidanza, rapidi cambiamenti di peso, alti livelli di steroidi. Le smagliature recenti sono zone di pelle piatta di colore rosa/rosso, a volte pruriginose. Le lesioni tendono ad aumentare di lunghezza ed acquisire una tonalità più scura. Col tempo la lesione diventa bianca e atrofica. Possono essere classificate in “striae rubrae” e “striae albae” di vecchia data, che sono le più comuni.

L’istologia delle smagliature è quella di una cicatrice ed anche l’evoluzione è paragonabile alla guarigione di

Dermatologia

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Le smagliature colpiscono le donne con una frequenza 2,5 volte superiore agli uomini

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una ferita. All’inizio si ha un’imponente infiammazio-ne, ma ben presto l’epitelio diventa sottile e piatto. La bande di collagene si allungano e si dispongono paralle-lamente alla superficie, la cute diventa sottile.

Le smagliature colpiscono le donne con una frequen-za 2,5 volte superiore agli uomini. Le regioni anatomi-che più colpite sono le cosce, i fianchi, i glutei e il seno nelle donne. Le cosce e la regione lombo sacrale negli uomini. Nel corso degli anni sono stati proposti nume-rosi trattamenti (ac. retinoico, TCA, microabrasione, radiofrequenza e infiltrazioni di svariate sostanze) con poco o nessun risultato.

>Il trattamentoOggi disponiamo di una doppia ed efficace arma:

fototermolisi selettiva frazionale (tecnica laser), che stimola il turnover epidermico e rimodella il collage-no dermico, e infiltrazione dei polinucleotidi. L’unico trattamento approvato per questa patologia dall’F.D.A. (Food and Drug Administration) è quello effettuato con laser frazionato non ablativo. Per intenderci, lo stesso L.F.A. che si usa per le cicatrici d’acne.

La tecnica TFL, ultima evoluzione nelle tecnologie frazionali, consiste nella sinergia di due lunghezze d’on-da (1540 nm-980 nm), che lavorando contemporanea-mente, determinano una coagulazione non ablativa ed una stimolazione termica del derma profondo.

Il laser non ablativo svolge la sua azione direttamente sul derma senza danneggiare l’epidermide o, indiretta-mente, danneggiando le strutture vascolari e causando la liberazione di mediatori chimici che promuoveranno la formazione di nuovo tessuto connettivo. Gli effetti di un laser non ablativo sul collageno non sono immediati, ma dalle 2 alle 4 settimane.

Il TFL, passando sulla smagliatura più volte, determi-na un effetto carotaggio, cioè procura dei piccoli canali di 600-2000 micron che il tessuto dovrà riparare nelle settimane successive. La lunghezza d’onda di 1540 nm determina delle micro coagulazioni cilindriche del der-ma senza danneggiare l’epidermide, mentre la seconda di 980 nm si disperde nel derma profondo, sviluppando energia termica che funge da bio-stimolazione per la formazione di neo collageno.

Alle biopsie si vede che, dopo un giorno, l’epidermi-de risulta riparata. Dopo 7 giorni presenta un tessuto nuovo e funzionante. I polinucleotidi sono molecole na-turali che hanno una forte azione trofica sui fibroblasti dermici e, come dimostrato da pubblicazioni interna-zionali, favoriscono l’incremento di collageno, fattori

di crescita e proteine della matrice extracellulare der-mica. Questo si traduce in un incremento della tonicità e dell’elasticità dei tessuti cutanei. La seduta si svolge mediante applicazione di crema anestetica nei 15 mi-nuti antecedenti.

Il trattamento frazionale avviene mediante due o tre passaggi, con lunghezze d’onda diverse. Il risultato fi-nale è un arrossamento con lieve edema della base della smagliatura. Si applica una crema rigenerante e ripara-trice. Dopo 4 giorni si procede ad infiltrazione con tec-nica mesoterapia o T. lineare dei polinucleotidi.

Si continua ad applicare la cremina suddetta e dopo un mese si procede alla seduta successiva. Il numero di sedute varia in funzione della estensione e della gravità delle smagliature. Si va dalle 4 alle 8 sedute.

Dermatologia Le smagliature

GlossarioPolinucleotidi: Macromolecole risultanti dall’unione di numerosi mononucleotidi, che costituiscono gli acidi nucleiciStriae rubrae: cicatrici lineari da colorito rossastro che si presentano sulla cute, dovute alla rottura delle fibre elasti-che del derma (striae distensae).Striae albae: cicatrici lineari dal colorito biancastro che si presentano sulla cute come evoluzione delle strie rubre.

Striae albae

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“Un corretto approccio diagnostico e la scelta di una terapia adeguata sono fondamentali”

L’acne di grado moderato severo

L’acne è una patologia molto comune, interessa circa l’80-90% degli adolescenti, e si manife-sta elettivamente al volto, al torace e al dorso, le aree del corpo maggiormente caratterizzate

dalla presenza delle ghiandole sebacee1. Considerata in passato solo un inestetismo, è attual-

mente riconosciuta come malattia in grado di provocare disturbi importanti della sfera psichica ed emozionale.

Il quadro clinico della malattia è polimorfo, ovvero caratterizzato dalla presenza nello stesso soggetto di lesioni cliniche differenti: comedoni, papule e noduli o cisti. Attualmente la terapia dell’acne ha come obietti-vo uno o più dei suoi fattori patogenetici: stimolazione ormonale ed ipersecrezione sebacea, disturbo della che-

ratinizzazione, colonizzazione del Propionibacterium acnes ed infiammazione3,4.

Gli attori dell’acne sono gli ormoni androgeni, in par-ticolare il diidrotestosterone (DHT) un derivato del te-stosterone, che inizia ad essere prodotto alla pubertà ed è in grado di sviluppare e attivare le ghiandole sebacee. Il DHT è possibile riscontrarlo anche nel latte materno ed è proprio per questo motivo che l’acne oltre ad essere una manifestazione tipica dell’adolescenza è riscontra-bile anche nel neonato allattato al seno.

Il DHT è l’attore principale ma molte altre comparse sono importanti e in sequenza prendono parte al mec-canismo patogenetico della malattia. Determinante l’ipercheratinizzazione dell’infundibolo, un restringi-

Michele PezzaSpecialista in Dermatologia e Venereologia

Dermatologia

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mento in grado di occludere progressivamente il dot-to escretore della ghiandola che è incapace di drenare all’esterno il sebo prodotto. L’ostruzione del dotto è il momento cruciale, il sipario che apre la scena all’acne.

Conseguentemente all’ostruzione del dotto escreto-re segue la formazione del comedone, che si può pre-sentare di dimensioni piccole, di pochi millimetri (mi-crocomedone), oppure maggiori (macrocomedone), sempre rilevato sulla superficie cutanea, non presenta segni di infiammazione. Il comedone può essere di co-lore bianco o nero. Nel primo caso, un sottile lembo di epidermide copre e protegge dall’ossidazione il materia-le di ritenzione (sebo) nel secondo invece l’assenza di tale protezione favorisce l’ossidazione del contenuto, il quale può essere eliminato in superficie esercitando una leggera pressione laterale sulla lesione. La forma-zione del comedone diminuisce la presenza di ossigeno all’interno della ghiandola sebacea e di conseguenza la rende vulnerabile alla colonizzazione batterica in parti-colare del Propionibacterium Acnes, che attiva un mec-canismo a cascata (attivazione lipasi, proteasi, lipolisi dei trigliceridi, rilascio di istamina,...) inducente l’in-fiammazione ghiandolare, che clinicamente si manife-sta con il peggioramento dell’acne per la comparsa delle papule, pustole e/o dei noduli e delle cisti8. Gli ormoni coinvolti nella regolazione dell’attività sebacea includo-no, il deidroepiandrosterone (DHEA), l’androstenedio-ne, il testosterone ed il diidrotestosterone (DHT). Nelle donne i surreni e le ovaie rappresentano la maggiore sorgente di androgeni. Il metabolismo periferico o ex-traghiandolare, del testosterone prevede due vie: una è quella periferica dell’aromatizzazione degli estrogeni attraverso l’azione bidirezionale di un’aromatasi, che si svolge principalmente a livello muscolare e del tessuto adiposo. L’altra consiste invece nelle conversione del te-stosterone in diidrotestosterone da parte della 5alpha-reduttasi negli organi bersaglio, tra i quali la cute.

Un corretto approccio diagnostico e la scelta di una te-rapia adeguata sembrano quindi fondamentali, con due obiettivi principali: da una parte la risoluzione del qua-dro clinico che, oltre a liberare il paziente dalla malattia, previene la possibile formazioni di cicatrici permanenti, esteticamente invalidanti, dall’altra il raggiungimento del benessere psico-fisico del giovane paziente che evi-ta la comparsa di cicatrici psicologiche, esiti ancora più gravi di quelli estetici. Attualmente la terapia dell’acne ha come obiettivo uno o più dei suoi fattori patogene-tici: stimolazione ormonale ed ipersecrezione sebacea,

disturbo della cheratinizzazione, colonizzazione del Propionibacterium acnes ed infiammazione.

Ci si avvale di terapia ad uso topico nelle forme lievi e nelle forme di grado moderato-severo si effettua anche terapia per via orale. Queste ultime prevedono la pos-sibilità di utilizzo di antibiotici, terapia ormonale o un derivato della vitamina A.

>AntibioticiGli antibiotici usati nell’acne vengono scelti non per

la loro attività antinfettiva, ma antinfiammatoria, in quanto provocano una inibizione delle attività enzima-tiche del batterio Propionibacterium acnes che, a livello delle ghiandole sebacee, trasforma i grassi provocando notevoli reazioni infiammatorie. Sono prescritti da ol-tre 40 anni con risultati validi e sicuri. Possono essere sia topici (applicati cioè direttamente sulla pelle) sia orali. Gli antibiotici orali più comuni sono le tetracicline (minociclina, doxiciclina) a basso dosaggio da assumere per diverse settimane.

L’antibiotico orale è utile in forme acneiche da mo-derate a severe, qualora non sia efficace un prodotto to-pico o quando la sua applicazione sia particolarmente complessa (sulla schiena per esempio), o ancora quando è alto il rischio di cicatrizzazione. La somministrazio-ne deve essere prescritta dal medico, e non interrotta quando il problema sia scomparso. Tra gli effetti colla-terali oltre a fenomeni infiammatori gastrointestinali, va ricordato il rischio di infezioni vaginali nonché la di-minuita efficacia dei contraccettivi orali. Queste terapie devono essere sospese nel periodo estivo per la possibi-le comparsa di dermatiti legate all’esposizione al sole.

Di recente introduzione è la molecola Limeciclina che viene attualmente considerata la molecola di rife-rimento per il trattamento dell’acne giovanile in cui sia necessaria una terapia per via sistemica. Si sconsiglia di utilizzare insieme all’antibiotico sistemico, un antibio-tico topico.

>Terapie ormonali Sono terapie da utilizzare solo nella donna. L’aumen-

tata produzione di sebo da iperstimolazione della ghian-dola sebacea da parte di ormoni androgeni, è il punto di partenza di tutti i pazienti acneici. L’obiettivo della terapia ormonale è ostacolare l’effetto di questi ormo-ni androgeni a livello delle ghiandole sebacee. I farmaci più utilizzati sono i contraccettivi orali, talvolta combi-nati con antiandrogeni. L’intervento ormonale è sugge-rito alle donne quando il problema sia evidentemente legato al ciclo mestruale; l’effetto è quello di diminuire

Dermatologia L’acne di grado moderato severo

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la quantità di androgeni nell’organismo. Complessiva-mente questa azione combinata ristabilisce l’equilibrio ormonale e riduce l’acne, anche se gli effetti non sono visibili prima dei due, tre mesi.

>IsotretinoinaUn altro derivato della vitamina A (retinoide) è l’iso-

tretinoina. Il trattamento è stato approvato dalla FDA statunitense per la terapia dell’acne nodulo-cistica gra-ve nel 1982. In Italia è in commercio dal 1989. Dopo 30 anni possiamo dire che è il farmaco che ha rivoluzionato la terapia dell’acne. Attualmente può essere considerato il farmaco più efficace nelle forme di acne da moderata a grave, nei pazienti in cui non sono attivi gli altri farmaci e quando vi sia un forte rischio di esiti cicatriziali (for-me nodulari, conglobate e cistiche).

Isotretinoina è il farmaco sebosoppressivo più effi-cace oggi disponibile. Esso riduce le dimensioni delle ghiandole sebacee fino al 90% e ne inibisce la produ-zione di sebo. Queste modificazioni del microclima del follicolo determinano una riduzione della presenza bat-terica e quindi inibiscono gli effetti infiammatori.

Di solito dopo 4-8 settimane di trattamento ci si può attendere una riduzione del 50% delle lesioni pustolose (soprattutto del viso) che sono le prime a rispondere al trattamento. I noduli, le cisti e i comedoni regrediran-no più lentamente (soprattutto le lesioni del tronco). E’ bene ricordare che dopo circa 4 settimane di terapia non è raro assistere ad una riacutizzazione delle lesioni che comunque poi regredisce spontaneamente.

Non bisogna trascurare i potenziali effetti collaterali. Innanzitutto la teratogenicità ossia difetti nello svilup-po del feto: quindi è assolutamente necessario evitare gravidanze durante il periodo di assunzione del farmaco e per almeno un mese dopo la sospensione.

Quindi nelle donne in età fertile la terapia può essere iniziata dopo aver escluso una gravidanza in atto ed è necessaria una adeguata contraccezione. Nei pazienti di sesso maschile non esistono rischi in relazione alla sfera sessuale e riproduttiva.

Altri effetti collaterali riguardano la secchezza cuta-nea e in particolare delle labbra (è sempre bene consi-gliare creme idratanti), una aumentata fotosensibilità (meglio non esporsi al sole) e sbalzi umorali, riportati in particolare tra gli adolescenti. Questi effetti collate-rali sono comunque ben controllabili con una corretta scelta del dosaggio da parte del dermatologo.

Bisogna raggiungere una corretta dose cumulativa del farmaco in circa 5-6 mesi di terapia. E’ un farmaco

che risolve “definitivamente” il problema dell’acne nel 70 % dei casi trattati. In caso di recidive è possibile in-traprendere ulteriori cicli terapeutici con isotretinoina.

Bibliografia1. Baran R. Maibach H.I., Cosmetic Dermatology, 1994, Ed. Martin Dunitz.2. Bartoletti C.A., Medicina Estetica: Cosmetologia, 2001, Salus In-ternazionale.3. Bettoli V., Acne e Patologie Sistemiche: Correlazioni Clinico-Tera-peutiche, 2009, 26 Settembre, Ferrara.4. Brigo B., Omeopatia e dermatologia, 2001, Ed. Tecniche Nuove.5. Capasso F. et al., Fitoterapia, 2006, Springer-Verlag Italia.6. Capitanio B. et al., Clin. Exp. Dermatol., 2012, Feb 27. 7. Capitanio B. et al., J. Am. Acad. Dermatol., 2010, 63 (5), 782.8. Cusan L. et al., J. Am. Acad. Dermatol., 1990, 23, 462.9. Danby F.W., Clin. Dermatol., 2010, 28 (6), 598.10. Draelos Z.D., Semin. Cutan. Med. Surg., 2001, 20 (3), 209.11. Draelos Z.D., Cosmeceutical, 2009, Saunders Elsevier.

Dermatologia L’acne di grado moderato severo

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Prima e DopoTerapia con estroprogestinici

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Gel piastrinicoper contrastare l’alopecia

Dagli albori dell’umanità, nell’uomo i capel-li hanno espresso, fra conscio ed inconscio, complessi messaggi sociali.

Nella storia e nella mitologia i riferimen-ti ai capelli come sede di forza, energia e virilità sono innumerevoli: basta ricordare l’esempio di “evirazione” subìta da Sansone sconfitto dai Filistei, dopo il tradi-mento della propria donna, che era venuta a conoscenza che la sede della sua immensa forza fosse nei capelli; in-fatti il taglio dei capelli è stato sempre considerato come punitivo (esempio la tonsura dei monaci), invece la fol-ta chioma come simbolo di virtù muliebre. Per capire il meccanismo di caduta dei capelli e quindi le varie pa-

tologie è necessario conoscere, almeno per sommi capi, l’anatomia del capello. Il capello è formato da varie par-ti: una visibile ed esterna denominata fusto, il follicolo pilifero che è la parte che si inserisce nella cute dove ter-mina con il bulbo, ovvero un rigonfiamento all’interno del quale troviamo le cellule che permettono la crescita dei capelli (bulge) e producono la cheratina sostanza che compone il fusto.

Il capello presenta un ciclo di vita discontinuo carat-terizzato da una successione di fasi di attività e di ripo-so (ciclo pilare) e che può essere suddiviso in tre fasi: fase anagen (di crescita attiva): il capello cresce di 1,5 cm al mese, a seconda che si tratti di uomo o donna e la

Dermatologia

Alessandro TricomiSpecialista in Dermatologia e Venereologia

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crescita può durare un intervallo di tempo che va tra i due e i sette anni; fase catagen (di regressione): la cresci-ta si interrompe per circa due settimane; fase telogen (di riposo): consiste nell’espulsione del capello dal follicolo per permettere la crescita di un nuovo capello. In que-sto modo si garantisce un costante ricambio di capelli; infatti ogni giorno in media vengono rimpiazzati circa cento capelli.

Le cadute dei capelli o alopecie sono affezioni che col-piscono indistintamente uomini e donne, caratterizzate da un’eccessiva caduta (o meglio mancanza, tem-poranea o permanente, localizzata o diffusa di peli o capelli in una de-terminata area corpo-rea). Dal punto di vista pratico si distinguono in alopecie cicatriziali e alopecie non cicatriziali. Le alopecie cicatriziali sono caratterizzate da processi patologici che comportano la distruzione del follicolo pilifero e conseguentemente la perdita permanente dei capelli o dei peli e non esiste terapia valida.

Le alopecie non cicatriziali, invece, più frequenti delle alopecie cicatriziali, costituiscono dei processi patologi-ci che, a differenza della forme cicatriziali, possono es-sere reversibili o meno.

Possono essere congenite o acquisite e a questo grup-po appartengono: alopecia areata; alopecia androgene-tica; telogen effluvium.

L’alopecia areata è caratterizzata dall’improvvisa comparsa di una o più chiazze prive di peli, rotondeg-gianti, a limiti netti, senza segni di flogosi e fibrosi, con tendenza all’allargamento centrifugo. Si Tratta di una malattia geneticamente determinata caratterizzata da una risposta autoimmune organo specifica. Ne esistono molte varietà. Per alopecia androgenetica si intende un diradamento progressivo che colpisce prevalentemente la razza caucasica e può manifestarsi sia nel maschio che nella femmina. L’alopecia androgenetica è sicuramente la forma più frequente nell’uomo caratterizzata da un diradamento fronto-temporale e a chierica. Gli ormoni maschili sono implicati nella patogenesi della malattia (iperattività della cinque-alfa reduttasi contenuta nei follicoli in anagen con conseguente aumento del deidro-testosterone e con progressiva miniaturizzazione del follicolo pilifero fino all’atrofia del cuoio capelluto. L’a-

lopecia androgenetica femminile consiste in un dirada-mento della regione fronto-parietale e la progressione della calvizie è più rallentata. Tale processo può essere accelerato dalla menopausa, dalla policistosi ovarica, dai tumori virilizzanti e dalla terapia androgenica. Gli ormoni androgeni implicati sono quelli surrenalici (dei-droepiandrosterone) e ovarici (testosterone e deidroe-piandrosterone).

Il telogen effluvium, che è la causa più frequente di visita tricologica, consiste in una caduta di capelli acu-

ta o cronica, di notevole intensità, tale da preoc-cupare immensamente il paziente. Può seguire ad episodi emotivamente importanti, malattie feb-brili, malattie croniche debilitanti l’impiego di farmaci e ad anoressia. Si tratta di una malattia

auto-risolventesi con ricrescita più o meno completa di peli o capelli. Molte sono le terapie in uso per la cura delle alopecie. Oltre alle innumerevoli terapie topiche e sistemiche, una terapia molto valida, anche se antica, è la crioterapia con neve carbonica, che ha un’azione revulsivante sui bulbi e conseguentemente favorisce la microcircolazione. Da circa dieci anni è in uso la tecni-ca idroelettroforetica (hydrofor del cuoio capelluto) che è come una siringa virtuale che permette di veicolare qualsiasi sostanza terapeutica (anche macromolecole) a livello dei bulbi, con discreti successi terapeutici. L’ulti-ma e più innovativa è la terapia con PRP (Platelet-Rich Plasma).

Il PRP contiene numerosi fattori di crescita che sti-molano le cellule del bulbo a mantenere la fase attiva di anagen, a produrre il fusto dei capelli e ridurre i pro-cessi infiammatori cutanei e quindi stimolare le cellule staminali dei bulbi ancora presenti a riprodurre nuovi bulbi. Quindi si ha un effetto di controllo del processo infiammatorio e della riduzione della progressione della morte dei bulbi ancora attivi, soprattutto nelle fasi ini-ziali. Si effettuano mediamente tre sedute distanziate due mesi l’una dall’altra.

Nell’alopecia androgenetica la ricrescita si manifesta in modo significativo nel 60% dei casi. Il successo tera-peutico dipende dal tipo di patologia, da varie condizio-ni concomitanti, dalla presenza o no di cellule staminali attivabili.

Dermatologia Gel piastrinico contro l’alopecia

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La malattia mani-piedi-bocca nei bambini: cause e sintomi

Descritta per la prima volta nel 1957 da Sed-don e così denominata due anni dopo da Al-sop, la malattia mani-piedi-bocca (MMPB) è causata da un virus ed è caratterizzata da ve-

scicole che si localizzano, come dice il nome, alle mani, ai piedi e nella bocca.

>Epidemiologia. Pur potendo interessare gli adole-scenti e gli adulti, la malattia colpisce prevalentemen-te i bambini in età prescolare, cioè sino a 6 anni, e si presenta, quasi sempre, tra la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno con casi isolati o piccole epidemie, soprat-

tutto in piccole comunità come gli asili e le scuole ma-terne. La malattia è contagiosa e la trasmissione del vi-rus avviene: sia tramite le goccioline di Flugge-Wells, e quindi con gli starnuti, i colpi di tosse o semplicemente parlando, emesse dai pazienti nella prima settimana di malattia e ingerite dai soggetti non immuni; che, tra-mite materiale fecale, emesso dai pazienti anche dopo un mese dalla comparsa del quadro clinico e trasportato per scarsa igiene nel cavo orale di un soggetto non im-mune. Da ciò si deduce che un individuo che si ammala di malattia mani-piedi-bocca elimina il virus dal naso e

Giuseppe FerroSpecialista in Dermatologia Pediatrica

Dermatologia

“La MMPB è una malattia esantematica

contagiosa dell’infanzia che interessa labbra,

cavo orale, mani e piedi

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dalla bocca per una settimana, con le feci per un mese. Il virus si trova anche nel liquido delle vescicole e da lì per contatto può trasferirsi in un altro individuo: baci e abbracci vanno evitati. Alcune persone, soprattutto gli adulti, si infettano ma non si ammala-no e tuttavia sono contagiosi. Quanto sopra ci deve far riflettere sul fatto che stringere le mani a persone che non sono soliti lavarsele, soprattutto dopo aver tossito o dopo essere stati in ba-gno, costituisce una frequente modali-tà di trasmissione non solo dell’agente etiologico di questa malattia ma anche di altri virus e batteri.

>Etiopatogenesi. La malattia mani-piedi-bocca è causata da diversi virus ad RNA appartenenti al genere Enterovirus: il più delle volte si tratta del virus Coxsa-ckie A16, più di rado di altri virus Coxsackie e dell’En-terovirus 71. Dal cavo orale, ove è pe-netrato, e dal lume intestinale, ove è arrivato, il virus raggiunge l’anello di Waldeyer (adenoidi, tonsille) e le plac-che di Peyer. In queste sedi linfatiche i virus si moltiplicano attivamente (re-plicazione primaria) disseminandosi per via linfo-ematica (viremia minore) nelle cellule del sistema dei monociti-macrofagi. La successiva moltiplicazio-ne degli Enterovirus in queste cellule (replicazione secondaria) e la loro diffusione linfo-ema-tica (viremia maggiore)comporta la localizzazione fi-nale del virus nella mucosa orale e nelle sedi acroposte della cute.

>Clinica. I primi segni della malat-tia compaiono dopo un periodo d’incu-bazione di 3-6 giorni e sono generici: un modesto rialzo febbrile accompa-gnato da scarso appetito, mal di gola e malessere generale. Dopo 1-2 giorni dall’inizio della febbre, che tuttavia non si presenta sempre, compaiono sulla lingua, sulle gengive, sul palato duro e sulla parte interna delle guance diverse macule eritematose, di piccole dimensioni, su cui rapidamente si sviluppano lesioni vescicolose, flaccide, di pochi millimetri di diametro. Le vescicole, tuttavia, si osservano di rado in quanto mo-desti traumi le rompono con facilità dando origine a pic-

cole erosioni ovali, grigiastre, circondate da un orletto eritematoso e dolorose tal punto da ostacolare l’alimen-tazione. In contemporanea, o più spesso dopo 1-2 gior-ni, compaiono alle mani e ai piedi, soprattutto sul bordo

palmo-plantare e sul dorso delle dita, diverse maculo-papule eritematose, di piccole dimensioni; ben presto, al cen-tro, sviluppano vescicole ovali, dure, di colore bianco-grigiastro, di 3-5 mm di diametro e con l’asse più lungo paralle-lo alle linee di tensione cutanea. Ripie-ne di liquido limpido e circondate da un alone eritematoso, queste vescicole sono più numerose alle mani, causano

bruciore, ma non prurito, e si rompono con difficoltà. Talvolta l’eruzione si estende e interessa anche i glutei, i gomiti e le ginocchia. La risoluzione è spontanea e si verifica nel giro di una settimana o poco più.

La malattia mani-piedi-bocca può, invero raramente, presentarsi in una forma atipica. A tal riguardo sono note quattro forme che prendono rispet-tivamente il nome di malattia mani-piedi-bocca acrale, diffusa, purpurica ed eczema coxsakium. La forma acrale è la più frequente ed è caratterizzata da piccole e rotondeggianti vescicole, localizzate in aree inusuali (arti, glutei e viso), che possono evolvere in bolle;

la forma diffusa si differenzia dalla precedente soltanto per il coinvolgimento del tronco; la forma purpurica si presenta con porpora palpabile espressione di una va-sculite infettiva su base tossica; l’eczema coxsakium è

una variante caratterizzata da vescico-le impiantate su aree di eczema costi-tuzionale.

>Diagnosi. Un attento esame clini-co è quasi sempre sufficiente per una corretta diagnosi. Per i pochi casi diffi-cili, invece, occorre l’aiuto del laborato-rio e più in concreto bisogna ricercare il virus, gli anticorpi che lo contrasta-no ed eseguire una biopsia cutanea. Il virus va ricercato e identificato a livello

faringeo, nelle feci e nel liquido vescicolare: la metodica migliore è quella che utilizza la PCR (polymerase chain reaction). Un’altra metodica d’isolamento è quella che si serve dei terreni cellulari. Siccome, però, la maggior

Dermatologia La malattia mani-piedi-bocca

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parte dei virus Coxsackie del gruppo A (A16 compreso) non è in grado di moltiplicarsi nei terreni costituiti da cellule, la ricerca, in questo caso, va effettuata in con-temporanea sia su monostrati di cellule che nel topino neonato. Nelle colture cellulari l’effetto citopatico appa-re in 5-14 giorni, mentre nei topini i segni della malattia si presentano in 3-8 giorni se si tratta di virus Coxsa-chie di gruppo A (il topino mostra una paralisi flaccida con lesioni ai muscoli scheletrici) e in 5-14 giorni se si tratta di virus Coxsackie di gruppo B (il topino mostra una paralisi spastica con lesioni viscerali). L’identifi-cazione sierotipica è la seconda fase del procedimento diagnostico. La positività degli anticorpi IgM anti virus Coxsackie specifici per il virus isolato conferma l’etiolo-gia della malattia. L’esame istopatologico, previa biop-sia cutanea, quelle rare volte che viene eseguito, mostra nell’epidermide una degenerazione balloniforme dei cheratinociti e nel derma un infiltrato cellulare misto, perivascolare.

>Prognosi. La malattia mani-piedi-bocca, nella mag-gioranza dei casi, è benigna, risolve spontaneamente in 7-10 giorni e non lascia esiti. Talora, dopo 30-40 gior-ni, e ciò capita per lo più con le forme causate dal virus Coxsackie A6, si osserva la comparsa di linee di Beau o di onicomadesi, prima alle unghie delle mani e poi a quelle dei piedi. L’infezione contratta nel primo trime-stre di gravidanza può portare ad un aborto spontaneo. La malattia lascia una immmunità permanente nei con-fronti del virus che l’ha causata e pertanto il paziente non dovrebbe riammalarsi; per il fatto, tuttavia, che la mani-piedi-bocca può essere causata da diversi virus, le recidive sono possibili.

>Terapia. La benignità e la breve durata rende quasi inutile praticare qualsiasi tipo di trattamento, fatti salvi i comuni sintomatici. Non esiste a tutt’oggi un vaccino efficace, ma gli studi per realizzarlo sono in corso.

GlossarioGoccioline di Flugge: particelle di secrezioni salivari o del-le vie respiratorie che hanno diametro superiore a 1/10 di mm, contengono agenti infettivi, e vengono espulse da un soggetto malato o portatore e sedimentano rapidamente.Goccioline di Wells: hanno un diametro inferiore e sedi-mentano lentamente, ovvero, essendo più leggere, rimango-no più a lungo nell’aria. Entrambe costituiscono la più comu-ne modalità di contagio per via aerea.

La malattia mani-piedi-bocca

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Detta anche eczema costituzionale o atopico, è una malattia cutanea infiammatoria con abitua-le comparsa nella prima infanzia (anche prima del 3°mese di vita), caratterizzata da intenso

prurito e da un andamento cronico recidivante. Clinica-mente distinguiamo la fase acuta o essudativa dalla fase cronica.Si presenta con chiazze intensamente infiammate, eritema-tose, edematose, a superficie essudante con formazione di vescicole. La successiva essudazione ed erosione delle stes-

La dermatite atopicanei bambini

Oriele SarnoSpecialista in Dermatologia e Venereologia

Colpisce il 30% dei bambini e si

manifesta con pelle secca,

arrossamento e prurito

se porta a formazione di croste. Frequente è l’impetiginiz-zazione. Il prurito è intenso e costante. Nel neonato pianto, irrequietezza, insonnia, e più tardivamente escoriazioni e lesioni da grattamento.L’80% dei casi di DA a esordio nel periodo neonatale guari-sce entro il 2° anno di età. Il 10-15% dei casi persiste tutta-via fino a dopo la pubertà. Molti i casi di DA dell’adulto con esordio tardivo.Fino al 2° anno di vita le sedi tipiche di insorgenza sono le superfici convesse del viso (guance, fronte, mento), con

Dermatologia

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risparmio della zona centro-faciale, superfici estensorie de-gli arti, cuoio capelluto, tronco (meno frequente, risparmio dell’area coperta dalle mutandine). Dal 2° anno alla pubertà: pieghe (collo, superfici flessorie degli arti superiori e infe-riori), mani, polsi, caviglie, capezzoli, solchi retroauricolari.Manifestazioni associate: pigmentazione infraorbitaria e pieghe sottopalpebrali (pliche di Dennie-Morgan); Pityria-sis alba; Dermatite periorale e cheilite angolare; Pallore del viso. Segni clinici che costituiscono la “fa-cies atopica”.Vi è una possibile associazione con elevati livelli plasmatici di IgE (anticorpi) e storia personale o familiare di malattie allergiche (rinite, asma, congiuntivite). Una porzio-ne rilevante (15-45%) dei pazienti affetti da DA non presenta diatesi atopica: IgE to-tali nella norma, assenza di IgE specifiche, Prick test negativi per allergeni ambientali e alimentari, assenza di malattie allergi-che. Da ciò è nata la suddivisione in DA estrinseca (atopica) e DA intrinseca (non atopica).

>EpidemiologiaLa prevalenza è del 15-20% nei bambini dei Paesi industrializzati rispetto a quelli dei Paesi in via di sviluppo, e di 1-3% ne-gli adulti dei Paesi industrializzati. Vi è una tendenza alla risoluzione dopo la pubertà ed elevata incidenza di fattori ambientali nella patogenesi della DA.

>Basi GeneticheIl 50-70% dei pazienti ha un parente di primo grado affet-to da DA o da altra malattia allergica rispetto al 20% dei controlli. Se entrambi i genitori sono affetti da DA c’è una probabilità dell’80% di generare bambini affetti. Quindi sembrerebbe una verosimile trasmissione ereditaria auto-somica dominante, ma in realtà la patologia è poligenica.Fattori che contribuiscono alla patogenesi: allergeni ordi-nari e alimentari, quali: uova, latte, grano, crostacei, ara-chidi. Aeroallergeni, quali: acari domestici, pollini, forfora di animali, muffe; ma anche auto allergeni come le proteine cutanee (forfora umana); irritanti topici come gli indumen-ti di lana, saponi e cosmetici.

>ConseguenzeNei soggetti con DA estrinseca vi è inclinazione genetica-mente determinata ad una notevole produzione di IgE ver-so allergeni comuni, nei confronti dei quali la gran parte della popolazione non si sensibilizza (aumentato rischio di sviluppare allergie). Inoltre, in tutti i soggetti affetti da DA,

la funzione barriera dell’epidermide è compromessa, favo-rendo la penetrazione di allergeni ambientali ed aumentata disidratazione cutanea. Ciò comporta la comparsa di xero-si, di maggior irritabilità cutanea ed intenso prurito. Con il tempo si osserva il graduale passaggio alla forma cronica, più “secca”, della patologia.

>Perché l’infiammazione persiste e cronicizza? Tra le cause, la persistente esposizione agli atopeni (ali-

menti, aeroallergeni, microrganismi, an-tigeni endogeni) e la frequente sovrain-fezione batterica delle lesioni eczematose (S.Aureus), che induce l’attivazione dei lin-fociti ed il rilascio di citochine infiam-matorie. Inoltre il grattamento indotto dal prurito stimola il rilascio da parte dei cheratinociti di ulteriori citochine (IL-1 e TNF-a).La DA condiziona il sonno (del paziente e dei familiari), l’umore (irrequietezza, an-sia, disagio, riduzione dell’autostima, de-pressione), l’apprendimento e il rendimen-to scolastico, il lavoro e gli stessi rapporti interpersonali.

>TerapieIn genere si ricorre ai cortisonici topici (gold standard), fino alla risoluzione delle

lesioni, o, per scongiurare possibili effetti collaterali, agli inibitori topici della calceneurina. L’utilizzo di antistamini-ci risulta indicato per contrastare il prurito e per l’effetto sedativo. Altre valide terapie, sono la fototerapia (UVB nar-row band, UVA, PUVA) e, nei casi più gravi, la Ciclosporina A e Cortisonici sistemici (per via orale).

>Regole comportamentaliL’uso quotidiano di abbondanti quantità di creme emollien-ti, prive di sostanze irritanti e/o potenzialmente sensibiliz-zanti, deve essere uno standard terapeutico a partire dalla prima infanzia. Ciò permette di ridurre la xerosi e di conse-guenza il prurito ed il grattamento, in modo da ristabilire l’integrità della barriera cutanea. Per la detersione quoti-diana sono da preferire prodotti a base oleosa e, dopo la doccia o il bagno, è necessario sempre idratare la cute.Anche per l’abbigliamento occorre seguire poche ma prezio-si regole: a contatto con la pelle solo indumenti di cotone bianco, evitando lana e fibre sintetiche. Negli ambienti do-mestici, inoltre, è importante ridurre drasticamente il tasso di polvere, anche a costo di rinunciare a tappeti, moquette, tende, peluche. Solo nei casi di accertata allergia, è indi-spensabile l’allontanamento degli animali domestici.

Dermatologia La dermatite atopica

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Fili di sospensione per il lifting non chirurgico del volto

Quando si invecchia il volto subisce diverse modifiche. Compaiono rughe, si accentuano i solchi, diminuisce l’elasticità della pelle e la sua luminosità, si presentano macchie scure

(iperpigmentazioni), si atrofizzano i muscoli ed i tessuti molli e, da ultimo, si verifica anche un certo riassorbi-mento delle ossa che costituiscono lo scheletro facciale.

Il fenomeno che più infastidisce, che sino ad ora tro-vava rimedio solo con un lifting del volto, è il rilassa-mento con conseguente caduta dei tessuti molli defi-nita ptosi. Con i “fili di sospensione” possiamo porre rimedio alla ptosi senza ricorrere alla chirurgia. Ovvia-mente non tutti possono risolvere la ptosi senza ricor-rere alla chirurgia vera e propria, ma una buona parte dei pazienti ai quali prima non si poteva proporre altro che la chirurgia ora ha una valida alternativa. È com-

pito del chirurgo estetico valutare caso per caso quali pazienti possano avere un apprezzabile beneficio da questa nuova metodica. La ptosi è la causa dell’aumento delle pieghe nasolabiali, delle linee della marionetta del rilassamento del profilo mandibolare e del collo. Lo sco-po della procedura è quello di ottenere un effetto lifting a livello della zona dove questi fili vengono inseriti. Il trattamento si può effettuare in ambulatorio in circa mezz’ora e non richiede nessuna incisione chirurgica. Si praticano con un ago sottilissimo (previa anestesia locale) dei piccolissimi fori attraverso i quali vengono inseriti questi particolari fili.

I fili, infatti, sono come i fili di sutura che normal-mente i chirurghi adoperano per suturare i tessuti in-terni, hanno la caratteristica di essere biodegradabili e, quindi, riassorbibili dal nostro organismo in un periodo

Claudio AmitranoSpecialista in Chirurgia Plastica e Ricostruttiva

Dermatologia

“La procedura è semplice, rapida ed efficace,

e non si registrano effetti collaterali degni di nota”

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Controindicazioni

Complicazioni

• Malattie acute e croniche della pelle• Patologie sistemiche gravi• Malattie autoimmuni• Ipersensibilità ai componenti• Gravidanza ed allattamento al seno• Pazienti minori di anni 18• Disturbi della personalità• Aspettative irrealistiche da parte del paziente• Terapia anticoagulante in atto• Predisposizione a cicatrici cheloideee

• Ecchimosi• Ematomi• Asimmetria temporanea• Infezione• Irregolarità e depressioni cutanee temporanee

Dermatologia Lifting con i fili di sospensione

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Prima 30 giorni dopo 15 giorni dopo 4 mesi dopo

di diversi mesi. La differenza sostanziale che hanno que-sti fili, rispetto ai normali fili da sutura chirurgici rias-sorbibili, è che lungo il loro profilo presentano dei coni o delle spinette (a secondo della tipologia dei fili che si adoperano). Questi coni o spinette hanno la funzione di aggrapparsi al sottocutaneo, permettendo la trazione e quindi il riposizionamento verso l’alto dei tessuti ptosici del volto, effettuando così un lifting non chirurgico. La procedura è semplice, rapida, efficace e sicura. Nessun effetto collaterale degno di nota si è mai verificato sino ad ora. Ci può essere solo edema (gonfiore) per qualche giorno successivo al trattamento e può capitare qualche ecchimosi (livido) che dura qualche giorno sino a com-pleta scomparsa. Ci può essere qualche depressione e/o qualche irregolarità della cute che comunque svanisce dopo massimo sette/dieci giorni.

I risultati sono immediatamente visibili e migliorano con il tempo sino a 12/18 mesi dopo il trattamento. Si possono riposizionare le guance, si può aumentare la proiezione zigomatica, sollevare l’arcata sopraccigliare ed in particolare si può migliorare il profilo della mandi-bola (cosa che spesso rappresenta un cruccio per tantis-simi pazienti anche in età relativamente giovane).

>Consigli post-trattamentoDopo il trattamento è consigliabile effettuare una

breve terapia antibiotica per via orale. Se necessario possono essere assunti degli antidolorifici, anche se nel post operatorio il dolore non è mai presente.Nella prima settimana dopo l’applicazione dei fili i pazienti non si devono sottoporre a cure odontoiatriche, mas-saggi del volto e qualsiasi trattamento estetico del viso. Andrebbe evitata l’attività fisica ed il fumo. Per almeno 10/15 giorni i pazienti devono dormire supini.

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Mastoplastica additiva:diventa come sei

«Regalare una bellezza quotidiana», è que-sta la missione a cui tendiamo per chi è interessato a migliorare la propria im-magine.

Un seno più sodo, labbra più carnose, i fianchi snelli, il naso senza quelle fastidiose imperfezioni, sono molte le richieste che riceviamo, tutte diverse ma, in fondo, tutte accomunate dallo stesso desiderio: avere sicurez-za della propria immagine nella vita di ogni giorno. È

questa la bellezza quotidiana. Non più un capriccio da vip, dunque, ma il legittimo bisogno di donne e uomi-ni che, grazie a piccoli interventi, possono affrontare le sfide della quotidianità, come il lavoro e le relazioni, con piena sicurezza di sé e del proprio potenziale. Sono per-sone già ricche di bellezza interiore persone che hanno una grande forza vitale e il desiderio di essere felici. Il dovere del chirurgo plastico, nei loro confronti, non è quello di trasformarle, ma di aiutarle a manifestare an-

Giuseppe Manzo Specialista in Chirurgia Plastica

ChirurgiaPlastica

Le nuove protesi con gel ad alta coesività permettono di adattarsi alla morfologia della paziente

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che all’esterno la propria bellezza interiore. Un modo di pensare nuovo, per certi versi rivoluzionario, che esce fuori dal concetto di chirurgia plastica per “apparire” – così come si è diffusa negli anni 80 e 90 – e ne fa una risposta al bisogno di “essere” delle persone contempo-ranee. Le donne e gli uomini del nostro tempo hanno ambizioni più alte di venti o persino dieci anni fa. E non parliamo solo di lavoro. Anche in ambito sentimentale, le relazioni si sono com-plicate. La durata dei rapporti di coppia si è drastica-mente ridotta. Nel frattempo registriamo una forte cre-scita dei trend legati alla cura di sé, non solo del corpo, ma del sé psicofisico in generale. Le donne e gli uomini del nostro tempo si amano di più e vogliono manifesta-re la bellezza in ogni ambito della propria vita. Una bellezza che trasforma l’apparire in essere: non è mettersi in mostra, non è farsi notare, non è lasciarsi guardare; è una bellezza da vivere, una bellezza che si porta con naturalezza, come se si fosse sempre stati così. Per queste ragioni il chirurgo plastico moderno – che è e sarà sempre un medico prima di tutto – è chiamato a diventare un po’ anche psicologo. Il rapporto tra medico e paziente, pur mantenendo ben chiari questi ruoli, ha bisogno di essere anche un legame umano, fatto di fidu-cia, sincerità e facilità nella comunicazione. Chi si rivolge a un medico, lo sappiamo bene, ha biso-gno di ricevere delle adeguate rassicurazioni e ha tut-to il diritto di sapere che tipo di trattamento riceverà. Spesso, però, nel rapporto che si ha con i vecchi medici, emerge quasi il timore di fare certe domande o di insi-stere nel chiedere se le risposte che arrivano non sono abbastanza esaustive. Negli ultimi anni sono stati rag-

giunti importanti progressi anche in questa direzione: la comunicazione tra medico e paziente, grazie alle nuo-ve tecnologie, è diventata più semplice e diretta. In Spa-gna – spiega Manzo – l’uso del web in campo medico è molto diffuso. Pensate che, nel nostro studio di Barcel-lona, i pazienti ci scrivono su WhatsApp.

>Mastoplastica oggi: la tecnica Dual PlaneIl  seno  è l’emblema stesso dalla femminilità. Non è quindi una sorpresa scoprire che, tra gli interventi di chirurgia plastica più richiesti, al primo posto c’è pro-prio la mastoplastica additiva. Un seno alto, tondo, pieno, sollevato e turgido, perfet-tamente in armonia con il resto del corpo: questo è il desiderio di moltissime donne. Nei nostri centri rispon-diamo a questa richiesta con una nuova tecnica, pro-veniente direttamente dagli Usa, che ha rivoluzionato gli interventi di mastoplastica additiva consentendo di ottenere risultati praticamente perfetti in termini di naturalezza, armonia ed eleganza. Con questa tecnica, chiamata “Dual Plane”, è possibile collocare la porzione superiore della protesi al di sotto del muscolo gran pet-torale e la porzione inferiore al di sotto della ghiandola mammaria. Le nuove protesi con gel ad alta coesività permettono di adattarsi alla morfologia della paziente che, così, ottie-ne un seno dal “disegno” personalizzato, estremamente naturale, molto lontano dall’effetto silicone di qualche anno fa. Il risultato finale è un decolleté migliorato in propor-zioni, forma e simmetria e con cicatrici pressoché invi-sibili. E il tutto in tempi modestissimi: la durata dell’in-tervento, infatti, è di circa di 1 ora, e anche i tempi di ripresa si sono accorciati.

Chirurgia Plastica Mastoplastica additiva

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Il 20 marzo è il termine ultimo per effettuare la pro-cedura di iscrizione al Master Universitario di Se-condo Livello “Laser in Dermatologia”, Università Tor Vergata di Roma, Anno Accademico 2015-2016.

Il corso della durata di diciotto mesi conferma l’indi-rizzo della prima edizione che si è conclusa nel mese di novembre 2014, diplomando 20 medici adesso ufficial-mente esperti in Laserterapia Dermatologica con titolo Universitario.Si sta quindi realizzando un importante progetto che prevede il raggiungimento di una seria qualificazione professionale per poter utilizzare in sicurezza e con qualità i sistemi laser che la moderna tecnologia ci met-te a disposizione. Le lezioni del Master abbracciano in modo completo tutto ciò che è necessario conoscere per poter costruire una struttura medica competente ed affidabile nella diagnostica, nella operatività e nel-la cura di tutti gli aspetti organizzativi e medico-legali, oggi così decisivi per poter condurre con serenità uno studio attrezzato. Patologia ed estetica dermatologiche possono essere oggi affrontate meglio se completiamo

la nostra formazione con la conoscenza corretta di nuo-vi sistemi di cura. A questo proposito solo una didatti-ca sistematica e capillare riesce a garantire nel tempo un contributo formativo veramente valido ed utile per la propria crescita professionale. Una laserterapia che sia quindi materia di studio di ricerca e di applicazione, una laserterapia che deve personalmente interessare e non essere semplicemente un argomento da incontrare di tanto in tanto senza alcun approfondimento. A que-sto scopo, proprio per offrire continuità all’offerta for-mativa, saranno preziosa integrazione per il Master il funzionamento di una scuola di laserterapia pratica con sedi a Roma, Firenze, e Napoli che gli iscritti potranno frequentare al di fuori dell’orario delle lezioni, e l’aper-tura di un ambulatorio pubblico di laserterapia presso la Clinica Dermatologica di Tor Vergata.Il mese di aprile 2015 vedrà quindi l’inizio della seconda edizione del Master “Laser in Dermatologia”, organiz-zata ancora una volta dalla U.O. di Dermatologia diretta dal Prof. Sergio Chimenti, in collaborazione con il Grup-po Italiano di laser Dermatologia (GILD-FTP).

Congressi

Master Roma Tor Vergata:la chiave di accesso alla Laserterapia

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Luisa BarbaroSpecialista in Ginecologia e Oncologia

E’ importante conoscere informazioni sull’ali-mentazione e sull’interazione con la biologia femminile. In particolare sui cibi afrodisia-ci, cioè in grado di migliorare le prestazioni

sessuali (aumento del desiderio, disinibizione, impegno nel rendere più soddisfacente la performance), ovve-ro potenziatori naturali del tono dell’umore, antiossi-danti-Vit. E e Fitocomplessi naturali: Damiana, Muira, Fieno Greco e Ginko. Già i Greci e i Romani avevano identificato alcuni cibi capaci di favorire l’erotismo e la passione, come ad esempio il fico associato alla fertilità e all’amore fisico; gli Aztechi le virtù del cioccolato (il

frutto degli dei); Avicenna, medico e filosofo Islamico, il miele e lo zenzero per l’impotenza; il mitico Casanova prediligeva le ostriche, mentre Napoleone amava i tar-tufi (per il profumo), fragole e frutti di mare.

Oggi i cibi afrodisiaci, secondo una ricerca su 600 uo-mini e donne di età compresa tra i 18 e i 50 anni, vengo-no sostituiti con la dieta mediterranea (salami piccanti, nduja calabra, il risotto alla milanese, la cui spezia “zaf-ferano” favorisce la dilatazione dei corpi cavernosi); il pecorino di fossa, ricco di feniletilamina, sostanza che il cervello produce quando ci si innamora; infine la bistec-ca di carne chianina e il cioccolato. Tale dieta fa bene alla

Alimentazione e sessualitàin menopausa: cibo e sesso

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Ginecologia

Davide IeloSpecialista in Alimentazione e Dietologia

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“fertilità maschile, alle dimensioni dei genitali dell’uo-mo e riduce l’insorgere dei tumori”.

La soluzione ai problemi di tipo sessuale è un pro-dotto ricco di antiossidanti e povero di pesticidi e xeno biotici. La ricetta mediterranea consigliata consiste in una “insalatina di ravanelli e rape rosse, condita con olio extravergine d’oliva e accompagnata da un buon bicchiere di vino rosso; un frutto rosso, per poi chiudere con un dolce di cioccolato fondente al 70%”. Così viene aumentata la produzione di ossido nitrico e migliorata l’attivazione del circolo cardiovascolare, dando risposta alla potenza maschile.

Per quanto riguarda la sessualità in menopausa, è bene tenere presente un legame strettissimo tra disturbi sessuali, problemi cardiovascolari e sedentarietà. Sono consigliati tutti i cibi che portano un aumento dell’ap-porto di sangue agli apparati genitali, che aumentano il desiderio sessuale, che hanno funzione lubrificante ed antinfiammatoria per la dispareunia (dolore che si avverte durante l’atto sessuale). Soltanto il cibo ed il suo profumo ristabiliscono una complicità del gustare, dell’assaporare, del costruire buone atmosfere. E’ quin-di importante la relazione cibo-piacere che guida i com-portamenti, il desiderio e consente anche trasgressioni piacevolissime per l’umore, per il gusto e per l’amore.

I cibi “amici” dell’amore ad alto indice erotico: aspara-gi, avocado, banana (bufoterina), caviale (zinco), cacao e cioccolato (stimolante e antidepressivo) chiodi di ga-rofano, fico, mandorle, miele (luna di miele), ostriche e molluschi (glicogeno e minerali), peperoncino (vaso-dilatazione), zafferano (stimolante), zenzero (riattiva circolazione sanguigna).

Antiossidanti (Vit E), Fitocomplessi naturali (estrat-ti secchi di Damiana, Muira, Fieno Greco e Ginko) + an-tiastenici: Proteine, Fe, Betacarotene, Vit. B5, B12, Sali Minerali e nuovi estratti vegetali.

>Educazione sanitaria e alimentare e promo-zione della salute

E’ necessario abituarsi a considerare che anche la sa-lute ed il benessere di cui i nostri figli godranno una vol-ta adulti, si costruisce nella loro infanzia e giovinezza. Una nutrizione ottimale della donna durante l’età ferti-le e la gravidanza, proseguita durante l’allattamento al seno, è una strategia vincente per costruire la salute del bambino e di altre generazioni future.

Infatti, un bambino sano oggi sarà probabilmente un adulto sano domani, in grado di trasmettere un cor-retto comportamento alimentare e buone abitudini di

vita alle generazioni future. Bisognerebbe, quindi, dopo la prevenzione elettiva della famiglia, nel cui ambito si sviluppano le abitudini alimentari e lo stile di vita come prodotti della cultura specifica della famiglia stessa, in-tervenire in altri ambiti per prevenire l’obesità infantile.

Le scuole e noi, medici della prevenzione, nell’ambito dei corsi di educazione sessuale ed ai sentimenti, po-tremmo aggiungere l’Educazione alla Corretta Alimen-tazione per gli adolescenti e per le loro problematiche.

Nei Consultori Familiari, attraverso progetti multidi-sciplinari, si organizzino incontri per la scelta di stili di vita, con un atteggiamento verso la salute positivo e consapevole sia per gli adolescenti, che per le gravide, che per le donne in menopausa. L’intestino è il secondo cervello e sente quello che l’ambiente gli dà e la Dieta è come una medicina, la prima medicina, la terapia inizia-le di una donna obesa con PCOS o di una donna obesa per la menopausa.

L’uomo è ciò che mangia, diceva Feuerbach, e per la donna questo è ancor più vero. La nutrizione è Vita: non occorre solo mangiare, è necessario mangiare bene con alimenti promotori di salute e cambiando lo stile di vita.

Ginecologia Alimentazione e sessualità

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Quando si parla di incontinenza urinaria per definizione si fa riferimento a qualsiasi per-dita involontaria di urine. L’incontinenza è riscontrata maggiormente nelle donne che

presentano alcune caratteristiche anatomiche che ne favoriscono l’insorgenza. Va subito sgombrato il campo da un equivoco: contrariamente a come spesso si è por-tati a pensare non stiamo parlando di una normale con-seguenza dell’invecchiamento, ma di una vera e propria

patologia. Negli ultimi anni con il perfezionarsi delle tecniche diagnostiche e con l’introduzione nella prati-ca quotidiana di nuovi ed efficaci trattamenti, è possi-bile affrontare e risolvere con successo l’incontinenza. È molto importante effettuare una corretta diagnosi in modo da poter offrire alla paziente una terapia più spe-cifica.

Tra le varie tipologie di incontinenza riveste un ruo-lo di primo piano la cosiddetta sindrome della vescica

Incontinenza urinaria e sindrome della vescica iperattiva:

oggi si può risolvere

Anna Rita CicaleseSpecialista in Urologia

Urologia

“Una patologia tanto sottostimata quanto fastidiosa ed invalidante, ma al tempo stesso risolvibile”

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iperattiva, definita anche sindrome urgenza-frequenza. Questa è caratterizzata dalla necessità di urinare fre-quentemente e con una sensazione di urgenza e, talora, dall’incapacità a trattenere le urine. In condizioni nor-mali la nostra vescica si contrae quando ci troviamo in “un tempo e in un luogo adatto” per urinare.

Nella sindrome della vescica iperat-tiva questo controllo volontario della contrazione è ridotto e si verificano contrazioni vescicali involontarie, av-vertite dalla paziente come uno sti-molo improvviso ed impellente. Chi è affetto da questa patologia non può fare a meno di portare con se assor-benti o altri mezzi contenitivi. Le at-tività quotidiane di chi ne soffre sono scandite e condizionate dal cattivo funzionamento della vescica, con un devastante impatto sulla qualità della vita, da cui derivano: ansia, isolamen-to e rassegnazione.

Come accennato, i vari sintomi le-gati alla patologia hanno ripercussioni su molti aspetti della quotidianità: di natura pratica (necessità di biancheria specifica e di mezzi assorbenti, impos-sibilità nella programmazione di spo-stamenti o di effettuare lunghi viaggi in auto senza doversi fermare di fre-quente, limitazione o sospensione del-le attività fisiche), ma anche di natura psicologica (paura di emanare odori di urina, insicurezza e riduzione delle interazioni sociali).

Nel tentativo di nascondere e di evitare le perdite urinarie, le pazienti mettono in atto veri e propri mec-canismi di compenso: riducono l’assunzione di liquidi, portano con se costantemente protezioni e biancheria di ricambio, preferiscono vestirsi con abiti scuri e ab-bondanti per nascondere le macchie e i presidi utiliz-zati, scelgono posti a sedere in prossimità del bagno al cinema, al ristorante e in altri luoghi pubblici.

La situazione peggiora quando a tutto ciò si aggiunge anche l’incontinenza. Non solo. Il disagio è per di più aggravato dall’inevitabile stress fisico legato alle fre-quenti interruzioni del sonno notturno.

Gli studi epidemiologici attualmente disponibili evi-denziano che circa il 10% della popolazione adulta è affetta dalla sindrome della vescica iperattiva. Quindi,

nonostante la patologia sia frequente, solo una parte di queste persone si rivolge al medico, probabilmente per scarsa conoscenza e sfiducia nell’efficacia dei trattamen-ti.

Le terapie utilizzate prevedono programmi con at-tuazione di norme comportamentali e di terapie riabi-

litative che possono facilitare notevol-mente la gestione dei sintomi.

Tuttavia il nucleo centrale del trat-tamento è costituito dalla farmacote-rapia. In questi anni la ricerca ha fatto passi da gigante nella introduzione di farmaci sempre più efficaci con ridotti effetti collaterali, in grado di ridurre significativamente la sintomatologia. Il primo livello di trattamento prevede l’utilizzo di farmaci per via orale da as-sumere quotidianamente.

Qualora queste terapie non fossero soddisfacenti per il paziente, non c’è da scoraggiarsi perché esistono cure alternative. Infatti da qualche anno è disponibile in Italia, in forma speri-mentale presso alcune strutture ospe-daliere, una farmacoterapia combinata che prevede l’utilizzo contemporaneo di due farmaci con maggiore efficacia e con ottima tollerabilità da parte del paziente. Inoltre, più recentemente è stato introdotto nella pratica clinica il trattamento endovescicale con tos-sina botulinica riservato ai casi in cui

il farmaco orale non sia stato del tutto efficace. Questa sostanza, applicata all’interno della vescica ha la capa-cità, attraverso un complesso meccanismo d’azione, di modulare le contrazioni e di stabilizzare il suo funziona-mento garantendo al soggetto il controllo e la regolarità nello svuotamento vescicale.

Grazie ai continui progressi e alla incessante ricerca per le terapie della sindrome della vescica iperattiva, oggi l’idea di risolvere l’incontinenza non è più un mi-raggio. Il mondo scientifico considera ormai la qualità della vita un obiettivo principale. Migliorare la qualità di vita significa spesso dare una svolta radicale alla pro-pria esistenza. È in questa direzione che si muove chi è preposto al trattamento dell’incontinenza urinaria, una patologia tanto sottostimata e sottovalutata quanto fa-stidiosa ed invalidante, ma al tempo stesso risolvibile.

Urologia L’incontinenza urinaria

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La laserterapia in oculistica:come e quando intervenire

L’Oftalmologia è la branca della Medicina che più e prima di tutte le altre ha sfruttato le po-tenzialità terapeutiche, e non solo, della luce, o meglio dell’interazione di essa con i tessuti

biologici. È noto quanto sia dannoso guardare intensa-mente una sorgente luminosa a lungo, qualsiasi essa sia. È della metà del secolo scorso l’acquisizione, dopo svariati tentativi sperimentali, di poter fotocoagulare settori retinici molto piccoli attraverso lo sfruttamento della luce solare o artificiale ingegnosamente focaliz-zata. Rimaneva comunque un miraggio poter disporre di un raggio di luce coerente, monocromatico e ad alto contenuto energetico con il quale intervenire secondo

bisogno sulla retina nel vivente. La scoperta del raggio laser realizzò questo sogno e spalancò enormi frontiere alla Medicina in generale e all’Oftalmologia in partico-lare. L’evoluzione tecnologica ha portato alla disponibi-lità di strumenti maneggevoli, affidabili, precisi seppure ancor oggi particolarmente costosi. L’effetto dell’intera-zione tra il laser e i tessuti biologici varia in relazione a numerosi fattori; tra questi particolare importanza rivestono la quantità di energia utilizzata, il diametro degli spot ed il tipo di tessuto colpito. In Oftalmologia si utilizzano principalmente l’Argon Laser, il Nd:YAG La-ser ed il Laser ad Eccimeri.

L’Argon Laser produce una radiazione compresa nella

Olimpia GuarinoMedico Chirurgo

Oftalmologia

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Negli ultimi anni sono aumentate le richieste

per sottoporsi ad intervento laser

per togliere gli occhiali

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parte blu/verde dello spettro luminoso. Tali lunghezze d’onda vengono ben trasmesse dai mezzi diottrici del bulbo e ben assorbite dall’epitelio pigmentato retinico, dai pigmenti ematici, dai vasi retinici. Determina una fotocoagulazione dei tessuti colpiti. Applicazioni: Foto-coagulazione e Goniotrabeculoplastica.

Il Nd: YAG Laser emette lunghezze d’onda nello spet-tro dell’infrarosso e viene utilizzato soprattutto per il suo effetto fotomeccanico, dirompente sui tessuti che colpisce. Esplica anche un’azione termica. Applicazioni: Iridotomia e Capsulotomia Posteriore.

Il Laser ad Eccimeri emette radiazioni nel campo dell’ultravioletto ed interagisce con i tessuti attraverso un effetto fotochimico, determinando anche la dissolu-zione dei legami chimici. Tale raggio ha la potenziali-tà di vaporizzare ad ogni impulso una strato di tessuto minimo senza danneggiare quelli circostanti con effetto termico. Applicazioni: Chirurgia Corneale.

Nella pratica oftalmologica tali apparecchiature ven-gono utilizzate nella prevenzione e nella cura di svariati quadri clinici.

La fotocoagulazione con il Laser ad Argon è comune-mente utilizzata nella delimitazione di zone retiniche periferiche degenerate o caratterizzate dalla presenza di fori o rotture, allo scopo di prevenire l’eventualità più pericolosa vale a dire il distacco di retina. Si coagula la

retina in più punti eseguendo una vera e propria barrie-ra di delimitazione di tali zone a rischio. Inoltre viene utilizzato in numerose patologie vascolari della retina, laddove per sofferenza delle arterie e/o delle vene si de-terminano lesioni tissutali anche irreversibili. Ad esem-pio nella Retinopatia Diabetica l’azione coagulante (fo-cale o diffusa) può preservare quella porzione retinica ancora non interessata e funzionalmente vitale. Anche il Retinoblastoma può essere aggredito dal Laser sia di-rettamente, bruciandone la massa, sia fotocoagulando i vasi che ne apportano il nutrimento. Alcune patologie maculari (la macula è quella porzione retinica centra-le specializzata nella visione dei dettagli e dei colori e quindi molto importante nella determinazione dell’a-cuità visiva) possono essere trattate fotocoagulando le neoformazioni vascolari eventualmente presenti e che nell’evoluzione potrebbero irrimediabilmente compro-mettere la funzione visiva. Comunque la zona centrale di tale distretto deve accuratamente essere preservata anche dall’azione del laser poiché deputata alla visione centrale.

L’effetto del Nd:YAG Laser viene sfruttato in diver-si quadri clinici. Primo fra tutti la cosiddetta cataratta secondaria o opacizzazione della capsula posteriore. Tale quadro insorge dopo l’intervento di asportazione del cristallino catarattoso. La membrana fisiologica sul-

Oftalmologia La laserterapia in oculistica

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la quale la IOL (lente intraoculare) viene adagiata può per motivi non ancora chiariti opacizzarsi con notevo-le impedimento visivo. Focalizzando il raggio laser su tale struttura si può produrre una breccia centrale che consente il ripristino della visione ottimale da parte del paziente. Altra indicazione di utilizzo frequente dell’ Nd:YAG Laser è il glaucoma ad angolo stretto o chiuso, dove attraverso l’azione del raggio luminoso si deter-mina un foro nell’iride al fine di ripristinare la normale idrodinamica oculare. L’iridotomia può avere anche si-gnificato preventivo in un occhio sano. Nel glaucoma ad angolo aperto o cronico, malattia frequente ed insidio-sa, può trovare indicazione nel cursus terapeutico una fotocoagulazione del trabecolato corneo-sclerale (si-stema di filtrazione dell’umore acqueo dall’interno del bulbo all’esterno) con l’intento di allargarne le maglie e renderlo più permeabile. Di acquisizione relativamente recente è l’utilizzo del Laser ad Eccimeri nella correzio-ne delle Ametropie ed in particolare della Miopia. In tal caso si esegue una vera e propria fresatura della parte centrale ottica della cornea di uno spessore pari a com-pensare le diottrie in difetto. Tale appiattimento della superficie corneale diviene possibile per le particolari caratteristiche di tale raggio laser che dissolvendo fra-zioni piccolissime di tessuto, non intacca il territorio circostante, e permette un agevole e rapido processo di cicatrizzazione e riepitelizzazione a carico della cornea. In linee generali tutti i Difetti Refrattivi possono cor-reggersi, anche se i risultati migliori si ottengono nella correzione della Miopia. Sono candidabili alla Chirurgia Refrattiva tutti i pazienti che non tollerano più l’utiliz-zo di occhiali o lenti a contatto purchè abbiano un de-terminato spessore corneale (pachimetria) ed appositi parametri topografici corneali, ma soprattutto devono essere dotati di una notevole motivazione ad operarsi, in quanto si tratta pur sempre di un intervento estetico.

Tale carrellata sintetica e piana almeno nelle inten-zioni, indica quelle applicazioni cliniche routinarie che l’oftalmologo utilizza nello svolgimento della sua pro-fessione. Molte altre metodiche sono in corso di spe-rimentazione e altre macchine verranno messe a di-sposizione dal progresso tecnologico e dallo studio dei materiali. Certamente auspicabile diventa la collabora-zione tra coloro i quali progettano e realizzano tali mac-chine e tra coloro che le utilizzano (oculisti compresi) affinchè esigenze cliniche semplici e complesse possano divenire spunti di approfondimento e riflessione per idee realizzative per la società.

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Ann

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n° 5

FOCUS

autunnouna stagione da vivere

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la caduta dei capellifalsi miti da sfatare

cellulite:non solo estetica

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artrosi:sintomi, terapia e cura

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l’importanza dellatte materno

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occhio aifiller permanenti

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reportage:i “giardini” di riyad

La laserterapia in oculistica

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Che cosa sono le emorroidi?Le emorroidi sono un tessuto spugnoso ricco

di vasi sanguigni, situato nella parte terminale del retto e dell’ano, formato da vene, arterie e

vasi capillari (plesso artero-venoso) presenti in tutte le persone. Le emorroidi svolgono un ruolo importante ai fini della continenza e della defecazione. Sono comune-mente distinte in emorroidi interne (plesso superiore), poste nella parte alta del canale anale rivestite da mu-

cosa poco sensibile agli stimoli dolorosi, ed emorroidi esterne (plesso inferiore), localizzate nella zona sotto-cutanea perianale in cui si avvertono le sensazioni do-lorose. Attualmente la classificazione delle emorroidi, la più semplice e la più utilizzata è costituita da quattro gradi. Con il primo grado si identificano le emorroidi di piccole dimensioni, comuni in tutte le persone, che a volte possono sanguinare ed infiammarsi. Nel secondo grado sono contemplate le emorroidi che sporgono nel

Emorroidi, trattamento mini invasivo a guida doppler

Carmine ProtaSpecialista in Chirurgia Generale

Chirurgia

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canale anale durante la defecazione ma che si riducono spontaneamente. Per emorroidi di terzo grado si inten-dono quelle che fuoriescono dall’ano con la defecazione e che devono essere ridot-te manualmente. Le emorroidi di IV° gra-do sono irriducibili.

>La DiagnosiLa diagnosi di malattia emorroidaria si

fa essenzialmente con una visita procto-logica ed una rettosigmoidoscopia (non fidarsi mai di visite superficiali e senza esame endoscopico). L’esame endosco-pico è un’indagine importantissima per escludere altre patologie proctologiche (neoplasie, polipi, rettocolite ulcerosa, m. di Crohn) e per porre una precisa dia-gnosi di malattia emorroidaria (numero delle emorroidi, grado, eventuale prolasso occulto, ecc.). La rettoscopia, in mani esperte, è un’indagine indolore e senza alcuna complicanza.

>Cos’è la tecnica THDIl metodo THD (Transanal Hemorrhoidal Dearte-

rialization) è una nuovissima procedura chirurgica alternativa alla tradizionale escissione delle emorroidi: la tecnica clas-sica, infatti, costituisce un trauma per la complessa fisiologia del canale ano-rettale e per il paziente, su cui incombono com-plicanze e spesso un intenso dolore posto-peratorio. Diversamente, il metodo THD è un approccio mini-invasivo e con sensibile riduzione del dolore post-operatorio. Il trattamento della patologia emorroidaria, comunque, non può essere omologato ad una sola tecnica ma dopo un’accurata valu-tazione clinica-proctologica ogni paziente deve essere sottoposto ad un trattamento

personalizzato, onde evitare spiacevoli complicanze. Pertanto è bene affidarsi ad un chirurgo proctologo di esperienza.

Chirurgia La malattia emorroidaria

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Stipsi da defecazione ostruita: come riconoscerla e risolverla

Alfredo GiordanoSpecialista in Chirurgia Generale

Tantissime donne e molti uomini soffrono di stipsi, ovvero di una non normale defecazione, sia come tempi che come frequenza di evacua-zioni. Questo a volte dipende da errate abi-

tudini di vita ed errori alimentari, ma a volte si abusa dell’espressione “intestino pigro” che accomuna questi fastidi.

In realtà, soprattutto nella donna, a causa della par-ticolare conformazione anatomica della pelvi e degli

Chirurgia

eventuali parti effettuati la causa del problema non risiede nella “lentezza dell’intestino”, ma nella difficol-tà di espulsione delle feci che hanno invece raggiunto l’ultimo tratto dell’intestino in tempi normali. E’ infatti l’ultimo atto, quello evacuatorio, il vero problema.

In questi soggetti il retto si prolassa su se stesso, come quando richiudiamo un cannocchiale, creando di fatto un ostacolo al passaggio delle feci. In altri casi si crea una sacca, chiamata rettocele, che sporge verso

Una sana alimentazione ed un buon livello di attività fisica,

contribuiscono a ridurre il rischio di insorgenza di

tutte le patologie

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la vagina e che obbliga sovente ad effettuare mano-vre digitali per poter evacuare. In altri casi ancora, le feci rimangono intrappolate tra le pliche della mucosa prolassata causando una continua sensazione di dover defecare, il caso della defecazione frammentata. Media-mente il soggetto con defecazione ostruita sta sul wa-ter per un lasso di tempo superiore a quindici minuti, nonostante gli sforzi; oppure si svuota in più riprese successive, a causa della sensazione di non aver espulso tutte le feci. Inoltre ricorre all’uso di clisteri o lassativi e, in alcuni casi, è costretto ad aiutarsi con il dito nella vagina o nel retto per facilitare la defecazione. Spesso tale patologia si associa a problematiche emorroidarie o a ragade anale, con conseguenti perdite ematiche anche importanti e dolore.

>Cosa fare in questi casi? Il primo passo da compiere è quello di richiedere il

parere del proctologo, esperto nelle patologie del colon-retto-ano e della pelvi. Solo al termine della visita, lo specialista sarà in grado di diagnosticare il disturbo e in-dividuare la strategia terapeutica più indicata a seconda della gravità. In ogni caso, non bisogna mai sottovalu-

tare i sintomi in quanto si tratta di patologie evolutive che peggiorano nel tempo a scapito dei risultati otteni-bili dal trattamento che è ovviamente chirurgico. A tal fine, il consiglio è quello di affidarsi a specialisti o centri consigliati sui portali internet delle Società scientifiche della materia, diffidando da quelli “fai da te”. Il procto-logo effettuerà la visita proctologica, affatto dolorosa e senza necessità di alcuna preparazione intestinale. In-dagherà sulle abitudini di vita del paziente e su patolo-gie coesistenti. Grazie a questo primo approccio saprà individuare gli eventuali esami diagnostico-strumentali per meglio classificare la patologia e porre le giuste in-dicazioni all’intervento. Come detto la risoluzione del problema passa attraverso la chirurgia. Infatti per eli-minare il problema va effettuato un “Lifting del retto” per ridare a quest’ultimo una forma normale eliminan-do il prolasso e/o il rettocele.

L’intervento, praticato per via trans-anale in ane-stesia spinale, è pressoché indolore e non lascia ferite esterne all’ano. Non occorrono medicazioni post-opera-torie. La dimissione del paziente avviene nelle 48 ore. La ripresa delle attività quotidiane è rapida.

Chirurgia La stipsi

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La “Linfa - Associazione contro il cancro”, associa-zione di volontariato senza fini di lucro, è nata nel 1999 con lo scopo di produrre interventi a sostegno dell’attività sanitaria di prevenzione

oncologica e di diagnosi precoce, di assistenza psicoso-ciale e di sensibilizzazione dell’opinione pubblica. Linfa associazione contro il cancro O.N.L.U.S. offre all’utenza 17 ambulatori specialistici.

Un importante servizio offerto dall’associazione è il Pronto Soccorso Oncologico che dà sostegno a tutti gli utenti del territorio nazionale e permette la consulen-za alla persona che chiama allarmata perché sospetta di avere una lesione cancerosa. Qualora l’associazione

non fosse aperta, è sempre in funzione una segreteria telefonica alla quale si può lasciare nominativo e recapi-to telefonico per essere poi ricontattati in poco tempo; questo è valido sopratutto nel periodo estivo, durante il quale è più difficoltoso il reperimento dello specialista negli ospedali. Un importante particolare è il fatto che lo specialista accompagna il paziente in tutto il percor-so diagnostico, terapeutico, riabilitativo e di follow-up, divenendo un punto di riferimento per lo stesso che dovrà intraprendere il cammino della malattia. I volon-tari segnalano entro 24/48 ore il caso allo specialista più idoneo e, successivamente, il medico contatta il pa-ziente per concordare una prima visita gratuita oppure

Intervista a:Dott. Luca Rotunno

Specialista in Chirurgia Generale

Oncologia

Pronto Soccorso per i malati di cancro

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per rassicurarlo ed indicargli il percorso più idoneo da intraprendere. Il Dott. Luca Rotunno, presidente della Linfa, ideatore e responsabile di questa iniziativa unica nel suo genere in quanto sostenuto da un’associazione di volontariato ricorda che il Pronto Soccorso Oncologi-co impedisce all’utente di crearsi ansie inutili dovute a liste d’attesa lunghissime e snervanti. Comunicazione – Informazione – Professionalità sono i sigilli di garan-zia del Pronto Soccorso Oncologico. Linfa ha, inoltre, da poco ampliato questo servizio estendendolo anche alle vie telematiche: ora è possibile ricevere supporto anche attraverso webcam o attraverso il ser-vizio “Linfa Risponde” che consiste nella possibilità di scrivere una email ai medi-ci dell’associazione attraverso i moduli presenti sul sito, sempre aggiorna-to, per fornire le ultime notizie sul mondo della prevenzione, in modo tale da permettere anche a chi, a causa della malattia o della distan-za, è impossibilizzato a raggiunge-re l’associazione per beneficiare del servizio.

Il servizio del Pronto Soccorso On-cologico è costantemente in amplia-mento sia per quanto riguarda le modalità attraverso le quali permette di accedere al ser-vizio, sia per quanto riguarda i medici e gli ambulatori presenti nell’associazione. Quindi, per offrire all’utente un servizio sempre più mirato, la Linfa dispone del ser-vizio di “Centro di senologia personalizzato” che ha l’o-biettivo di monitorare il paziente non seguendo canoni standard, ma consigliando gli esami clinici e strumenta-li più idonei per ogni persona attraverso le tecniche più innovative come, ad esempio, l’eco-color-doppler mam-mario. E’ bene ricordare, continua il Dott. Rotunno, che la nostra associazione è una delle poche strutture in Ita-lia dove viene effettuato questo esame per la diagnosi precoce del cancro della mammella.

Grazie agli studi approfonditi, che hanno permesso di dimostrare come la crescita e la diffusione del tumo-re sono correlati alla capacità delle cellule neoplastiche di indurre lo sviluppo dei nuovi vasi, la teoria dell’an-giogenesi ha suscitato negli ultimi anni un interesse crescente ed è diventata un importante fattore nella diagnosi e nella terapia del cancro mammario. La meto-dologia dell’eco-color-doppler è lo strumento ottimale nel riconoscimento diagnostico delle formazioni tumo-

rali mammarie, permette un’attenta valutazione della loro angiogenesi e fornisce fondamentali indizi per una diagnosi differenziale dei noduli solidi del seno ed è un esame privo di radiazioni e che può essere effettuato, per un eventuale controllo, anche a brevi intervalli di tempo. L’eco-color-doppler è uno strumento essenziale nella valutazione delle sezioni mammarie in donne di età compresa tra i 18 ed i 40 anni. Nelle donne che supe-rano i 40 anni di età, l’eco-color-doppler rappresenta un importante supporto di indagine essenziale nella dia-gnosi del tumore mammario e contribuisce ad eviden-

ziarne nuovi casi che sarebbero sfuggiti alla diagnosi precoce con la sola mammografia.

I risultati diagnostici, davvero sor-prendenti con l’utilizzo dell’eco-color-

doppler, sono dovuti all’identifica-zione di carcinomi multifocali che l’esame mammografico o i comu-ni ultrasuoni permetterebbero di identificare con difficoltà. Questo metodo riconosce la presenza di fo-colai multipli che nel corso dell’esa-

me istologico si sono rivelati essere carcinomi multiformi e multicentro,

permettendo così al chirurgo di adotta-re la decisione terapeutica più opportuna.

L’eco-color-doppler è l’esame fondamentale per diagnosticare i linfonodi ascellari metastatici. Infat-ti, in molti casi, la presenza di ipervascolarizzazioni si identifica con il referto istologico riguardo la presenza di metastasi. Pertanto potrebbe risultare utile per il fol-low-up dei linfonodi ascellari, nelle pazienti operate di cancro mammario secondo la tecnica del linfonodo sen-tinella, laddove lo svuotamento ascellare non sia stato praticato.

In conclusione, è nostra opinione che l’introduzione dell’eco-color-doppler potrebbe essere di grande bene-ficio al chirurgo e apre certamente una nuova era nel campo della diagnostica per immagini.

Oncologia Pronto soccorso oncologico

CONTATTI Sito web: www.linfaonline.it Numero verde: 800-713270

Telefono: 0444235321 -Fax : 0444 528960 Dott. Rotunno Luca: 3470694567 Email: [email protected]

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Dietetica e nutraceutica,l’azione benefica dei prebiotici e probiotici

Claudio MessereSpecialista in Alimentazione e Dietologia

Negli ultimi anni il concetto di cibo si è in-dirizzato attribuendo agli alimenti un importante ruolo nel mantenimento del-la salute sul benessere psicofisico e sulla

prevenzione di alcune patologie. Si è quindi evidenziato un legame stretto tra alimentazione e salute. Valutare le potenzialità salutistiche dell’alimento richiede una buo-na conoscenza della composizione chimica e l’identifi-cazione di una o più interazioni tra l’alimento e alcune

funzioni specifiche dell’organismo umano. Numerosi sono gli studi che denunciano nelle fasce giovanili diffu-si fenomeni di malnutrizione, soprattutto per eccesso. Tale situazione è attribuibile ai cambiamenti ambientali e sociali degli ultimi decenni. Cambiamenti che hanno favorito nella popolazione la sedentarietà e un’alimen-tazione incongrua sotto il profilo quantitativo e qualita-tivo, creando premesse per lo sviluppo di patologie cro-nico - degenerative. Queste malattie pur comparendo in

Alimentazione

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Sane abitudini di vita, basate su di una corretta alimentazione e su un buon livello di attività fisica, contribuiscono a ridurre il rischio di insorgenza di tutte le patologie

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età adulta, mettono radici già nell’infanzia e nell’ado-lescenza. L’adozione di sane abitudini di vita, sin dalla tenera età, basate su di una corretta alimentazione e su un buon livello di attività fisica, contribuisce a ridurre il rischio di tutte le patologie per le quali è state indi-viduato un nesso con l’alimentazione e lo stile di vita. Ricordiamo in questa sede, come più volte descritto, che il termine “dieta” proviene dal greco “diaita” e significa “stile di vita”; pertanto tutti noi siamo sempre a dieta, nel senso che ognuno di noi ha il proprio stile di vita, più o meno corretto. Le scelte alimentari che contrad-distinguono la dieta del singolo sono, in gran parte, di-pendenti dalla volontà personale, o per lo meno sono sotto il controllo personale. Una dieta non corretta è quindi spesso specchio di scelte volutamente sbagliate. Tali scelte sono talvolta collegate ad una non conoscen-za oppure ad una conoscenza erronea delle caratteristi-che nutrizionali dei singoli alimenti.

Per una maggiore consapevolezza nelle scelte alimen-tari è quindi opportuno definire bene il campo di azione dei nutraceutici, rispetto a quello degli integratori ali-mentari oppure degli alimenti funzionali. I nutraceutici sono, infatti, sostanze isolate o purificate da alimenti, per lo più vegetali, la cui assunzione è collegata a benefi-ci fisiologici dimostrati oppure a una protezione contro malattie croniche. In altre parole un nutraceutico può avere, pur essendo di origine alimentare e quindi non di sintesi, un’azione farmacologica nei confronti di diverse funzioni dell’organismo. Gli integratori alimentari, in-

Alimentazione Dietetica e nutraceutica

vece, sono sostanze normalmente presenti nell’alimen-tazione quotidiana (es. vitamine, minerali, acidi grassi essenziali). Tali sostanze in determinati stati fisiologici o patologici (gravidanza, sport, dimagramento, malat-tie infettive, ecc…) possono essere assunte come inte-grazione della dieta personale ai fini di un riequilibrio dello stato carenziale. In commercio sono, infine, pre-senti una grande quantità di cibi arricchiti naturalmen-te o artificialmente di sostanze naturali con proprietà benefiche accertate. Si tratta di veri e propri alimenti funzionali (es. pane e pasta integrale oppure cracker di soia). In tale categoria possono essere inseriti quindi, alimenti naturalmente ricchi di fibre e di calcio, come i semi di Chia (salvia hispanica) o di antiossidanti come le Bacche di Goji, scoperti recentemente dal mercato na-zionale pur provenendo da antiche tradizioni sudameri-cane e orientali.

Nutraceutici di vecchia data, nel senso che sono stati tra i primi a essere introdotti nel mercato, sono sicu-ramente i probiotici, i prebiotici o un mix di entrambi definito simbiotici. I Probiotici (alimenti a favore della vita) al contrario quindi degli antibiotici (contro la vita), sono definiti come alimenti microbici vivi benefici per la salute, oppure come preparazioni alimentari costitu-ite da microrganismi vivi in grado d’influenzare favore-volmente l’ospite, migliorandone l’equilibrio della flora batterica intestinale. I probiotici dunque sono in grado di esercitare un ruolo sull’equilibrio della flora intesti-nale, in modo da aumentare la resistenza alle malattie infettive, sia attraverso un rafforzamento della barriera intestinale, che con modulazioni del sistema immuni-tario.

Alcune ricerche hanno evidenziato come la loro som-ministrazione quotidiana con la dieta, potrebbe deter-minare l’effetto benefico della regolazione della pres-sione arteriosa, del tasso ematico del colesterolo e della prevenzione delle allergie, assicurando quindi non solo un ruolo preventivo ma anche terapeutico nell’uomo. I probiotici maggiormente utilizzati appartengono al ge-nere Lactobacillus : lattobacilli, lattococchi, bifido bat-teri e streptococchi termofilus, specie maggiormente impiegate nella produzione di yogurt, ricca fonte di pro-biotici. Ricchissimo di probiotici è anche il latte di Kefir, bevanda originaria del Caucaso ( nord Ossezia) con un contenuto di lieviti e di bacilli molto maggiore rispet-to ai comuni yogurt. L’efficacia di questi microrganismi può essere attribuita tanto a un progressivo aumento di batteri lattici nel lume intestinale, riuscendo a passare

I probiotici

I prebiotici

Sono definiti come alimenti microbici vivi, benefici per la salute, oppure come preparazioni alimentari costituite da microrganismi vivi in grado d’influenzare favorevol-mente l’ospite, migliorando l’equilibrio della flora batte-rica intestinale.

Sono invece ingredienti alimentari non digeribili che influenzano favorevolmente l’ospite, stimolando l’ac-crescimento e l’attività di un limitato numero di batteri nell’intestino (colon). Sono prevalentemente di natura glucidica e possono essere naturali e di sintesi.

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indenne la barriera gastrica e biliare, quanto a meccani-smi indiretti tra i quali l’azione modulatrice immunita-ria. L’attività biologica dei probiotici comunque dipende dal ceppo di appartenenza, pertanto ceppi simili pos-sono avere azioni assai diverse. I ceppi maggiormente studiati sono, per esempio, il lactobacillus rhamnosus, utile per le diarree acute da infezioni e da antibiotici, oppure il lactobacillus reuteri, impiegato soprattutto nelle coliche infantili. Importante sottolineare che le azioni benefiche sono dose-dipendenti e che con meno di un miliardo di bacilli vivi difficilmente si può avere un qualunque effetto, aspetto da tenere in considerazione quando si procede all’acquisto di alimenti o prodotti far-maceutici contenenti fermenti lattici.

Il Bacillus Coagulans invece si presenta in forma di “spora attiva” e ciò gli conferisce stabilità alla tempera-tura e all’acidità dello stomaco. Una volta giunto nell’in-testino germina rapidamente andando a incrementare la popolazione della flora batterica e, di conseguenza, a potenziare le difese dell’organismo. Moltiplicandosi sul-la parete intestinale forma una barriera contro germi patogeni quali la candida, la salmonella, gli stafilococ-chi. Alcuni studi hanno evidenziato come tali spore pos-sano migliorare il meteorismo addominale in pazienti con sindrome da intestino irritabile. In modelli speri-mentali è stata notata anche un’azione sulla colesterole-

mia per inibizione dell’assorbimento intestinale. I Prebiotici sono invece ingredienti alimentari non

digeribili che influenzano favorevolmente l’ospite, sti-molando l’accrescimento e l’attività di un limitato nu-mero di batteri nell’intestino (colon). Sono prevalente-mente di natura glucidica e possono essere naturali e di sintesi. I primi sono estratti per lo più dai semi di leguminose: soia, piselli, fave, cicerchie. I secondi invece sono ottenuti da carboidrati complessi (FOS e GOS). I prebiotici favoriscono la riduzione dei batteri patogeni, la stimolazione del sistema immunitario e la riduzione dell’incidenza dei tumori nel tratto gastroenterico. Lat-tulosio e Lattitolo agiscono prevalentemente inibendo lo sviluppo della flora proteolitica e quindi favorendo lo sviluppo dei lattobacilli. L’Inulina induce un aumento dei bifido batteri e ne potenzia l’attività.

L’azione benefica dei probiotici e dei prebiotici è svi-luppata all’interno dell’intestino e da qui si estende a tutto l’organismo. Questo tratto del digerente, infatti, può essere definito il primo organo linfoide del corpo, giocando un ruolo preponderante nella maturazione e nel funzionamento del sistema immunitario.

Ma in considerazione del fatto che nell’intestino umano sono collocati oltre cento milioni di neuroni, l’e-quilibrio intestinale comporta un sicuro beneficio per tutto l’organismo.

Alimentazione Dietetica e nutraceutica

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International Hernia:Amazzonia 2014

Reportage

Un giorno di agosto cinque chirurghi, John dagli States, Jack dall’Australia, Antonella Andrew e Angelo dall’Europa si incontrano a Manaus città, dove due fiumi immensi di

diverso colore confluiscono. Si sono dati una missione portare salute e conforto in posti talmente remoti dove neanche lo sguardo di Dio facilmente arriva.

L’opportunità è stata offerta loro da International Hernia, una associazione di volontari da tutto il mondo che da anni invia dove ce ne è bisogno i propri chirurghi ad effettuare prevalentemente interventi di chirurgia di parete in particolare ernie e laparocele. Il giorno dopo altri cinque chirurghi questa volta brasiliani si unisco-no a completare il gruppo e si parte tutti insieme per la prima destinazione Manacapuru. Man mano che si

entra nella foresta Amazzonica i componenti del grup-po sentono montare in loro la consapevolezza del senso di quello che stanno per fare, già pesava meno il lungo viaggio per raggiungere l’Amazzonia, o i disagi sostenu-ti come le profilassi, le ferie perse e si pensava meno alle famiglie lasciate a casa.

Dopo non poche difficoltà si giunge a destinazione, giusto il tempo di una fugace cena e poi il riposo in allog-gi di fortuna. Nessuno dorme realmente, domani inizia l’avventura. Prestissimo ci si precipita in un ospedale da campo dove manca tutto, soprattutto l’indispensabile ma dove abbondano cordialità e gratitudine. Il tempo di visitare i numerosi pazienti in attesa e subito al lavo-ro in coppie di due. Brevi intervalli per bere e mangia-re e si tira avanti fino alla sera quando esausti si cena

Angelo SorgeSpecialista in Chirurgia

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all’aperto prima di crollare per il giusto riposo. Il giorno dopo è scandito dallo stesso ritmo del precedente e la sera sono oltre 100 i pazienti trattati. Ormai l’atmosfera con i locali e con il personale dell’ospedale è estrema-mente confidenziale e si ha l’impressione di trovarsi tra vecchi amici. La mattina dopo era prevista la partenza, dopo il controllo degli operati; tanti saluti, abbracci e qualche lacrima di commozione si ritorna a Manaus. Lì ci attendono per il congresso mondiale di chirurgia di parete che si terrà il giorno dopo. Nell’università dello

Stato di Amazzonia in una sala stracolma e competente ognuno dei relatori, non senza emozione, espone la pro-pria relazione per poi confrontarsi con colleghi illustri in una interessante tavola rotonda molto partecipata. Il giorno dopo ci si ritrova in un complesso operatorio con oltre 10 sale operatorie dove i relatori del congresso dimostrano dal vivo le tecniche illustrate il giorno pre-cedente. Si opera un’intera giornata con tanti chirurghi che si alternano al tavolo operatorio desiderosi non solo di imparare ma anche di testare la qualità del lavoro svolto. Se anche dalle nostre parti si facesse così quanta gente parlerebbe meno.

Dopo due giorni pronti a ripartire per la prossima meta, Manicorè, che si può raggiungere solo in nave o in aereo e dove non c’è neanche un medico stabilmente residente. All’aeroporto, un campo di terra battuta, le autorità ad attenderci per trasferirci all’ospedale locale: una piccola struttura senza attrezzature nè personale medico. Un posto meraviglioso, incontaminato, ricco di natura immerso nella foresta amazzonica. Questa volta si inizia immediatamente a lavorare e si va avanti fino

a sera, poi trasferimento in un hotel improvvisato cena e a dormire. I due giorni successivi passano nel piccolo ospedale dove si incontra una umanità ricca di dignità e rassegnazione, ma con una enorme voglia di vita.

Abbiamo operato con quello che ci siamo portati die-tro, pochi farmaci, qualche filo di sutura e tanta arte di arrangiarsi.La sera prima della partenza ci si ritrova a cena tutti, chirurghi, personale dell’ospedale, autorità e semplici abitanti; ognuno desideroso di raccontare una storia, ricordare un episodio, ringraziare gli stranieri. Si sente una domanda tra le altre “ma tu, credi in Dio?” Imma-gino la mia risposta: potrei rispondere “non lo so, anzi no, ma provo a vivere in modo che se Dio veramente esistesse possa credere in me” e comprendo che forse questo è il senso di quello che abbiamo fatto.

Manicorè è rimasto nei cuori e nei pensieri di tutti noi, la sua natura, le persone, gli orizzonti immensi con tramonti e albe inimmaginabili. La lasciamo con la tri-ste sensazione che non rivedremo mai più tutto questo. Sull’aereo al ritorno guardando l’acqua scura del fiume sotto di noi, rivedevo gli sguardi dei tanti pazienti ope-rati ma uno in particolare su tutti, uno sguardo di chi era pronto a morire serenamente e che fissava noi che forse non eravamo pronti neanche a vivere.

Questo articolo come ogni cosa fatta e detta in questa missione è dedicata al Dr. Luis Alfredo Soares Jr, valen-te chirurgo brasiliano amico e membro di questa missio-ne, assassinato pochi giorni fa durante una rapina nei pressi della sua abitazione. Luis che la terra ti sia lieve.

Reportage International Hernia

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Il corpo: l’influenza del suono sulla cellula e sull’intero organismo

Tonia EspositoSpecialista in Musicoterapia

Tutto in natura è composto da atomi, par-ticelle piccolissime che reagiscono fra loro nel formare la materia. Gli atomi non sono entità fisse ma vibrano e, poiché tutto è for-

mato da atomi, ne consegue che la materia fisica vibra. Una qualsiasi struttura di particelle, sottoposta ad una frequenza specifica, modifica la sua forma. Un colore è il risultato di una vibrazione.

Il DNA, la molecola della nostra ereditarietà, che con-tiene tutte le notizie relative alla vita di un organismo vivente, è formato da una miriade di anse e ripiegamenti dinamici i cui movimenti vengono trasmessi alle strut-ture della cellula, fino alla superficie della cellula stessa.

Il nostro DNA si comporta dunque, come un diapason che imprime alla cellula una vibrazione. I suoni prodot-ti, sono “specifici” per quello che la cellula sta facendo in quel momento, per cui ogni cellula ha il suo suono. Uno studio di laboratorio, condotto presso l’università parigina di Jessieu, sostiene che ogni cellula porta in sé “firme vibrazionali” del loro stato di salute, dimostran-do l’impatto del suono acustico su cellule umane e sul loro campo energetico.

Il colore, la forma e il loro sottile campo energetico, cambiano in accordo con il tono e il timbro di ogni nota musicale a cui la cellula viene esposta. Inoltre, si osserva che, quando una cellula sente una affinità vibratoria, l’e-

Sociologia

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nergia che la circonda prende una forma a mandala con colori vibranti rosa e blu. E’ questa ritenuta la sua nota fondamentale, chiamata “suono puro”. Per un qualsiasi problema nella struttura organica, le molecole non vi-brano più e, al contrario, in ascolto dello schema mu-sicale delle note, riconosciuto come la loro tonalità, co-minciano nuovamente a vibrare, come se in loro ci fosse una consapevolezza.

Le cellule assorbono il suono, si sincronizzano con esso e si rivitalizzano, non gli oppongono resistenza, non trattengono l’energia della frequenza sonora. Risie-de dunque, nel fenomeno della “risonanza”, la chiave vi-tale per la cellula e per l’intero organismo. L’utilizzo di questa preziosa chiave avviene nel setting di musicote-rapia, dove il musicoterapeuta ha il permesso di utiliz-zarla con delicatezza e attenzione, prendendosi cura della persona. Immaginiamo l’ascolto per un bambino autistico, isolato al mondo per-ché fortemente incatenato nel “proprio mondo”, chiuso ed impenetrabile. E’ un bimbo solo e incompreso che lot-ta tra il desiderio di vivere e quello di arrendersi per non soffrire più ed è la rabbia a guidare le sue emo-zioni. In questa lotta il musicotera-peuta, alleandosi con la parte vitale, presente in ognuno, induce il corpo del bambino a risuonare alla propria frequenza, in maniera sinergica, mo-strandogli la bellezza della propria armo-nia. Nasce l’esperienza della gioia, che valica la barriera della chiusura perché, attraverso il piacere e la bellezza del suono, si aprono canali che danno la pos-sibilità di percepire il calore del contatto, l’attenzione di chi in quel momento sta accanto solo per te, in una relazione attenta alle più piccole sfumature.

Per il bambino autistico non può esserci il fenome-no acustico inteso come il “sentire” attraverso l’organo dell’udito, per poi essere elaborato dal cervello. Il suono verrà allora elaborato attraverso un sentire fisico e da lì alla mente, ripristinando quella connessione mente-corpo interrotta.

E i bambini sordi? Anche in questo caso le vibrazioni acustiche, il veicolo del rapporto suono-uomo, non po-tranno raggiungere il piccolo, per il grave deficit dell’ap-parato uditivo. Uno strumento prezioso di intermedia-zione, che accompagna questi piccolo pazienti, durante i laboratori di musicoterapia, è il pianoforte. Mentre il

piccolo giace disteso sul coperchio del pianoforte, il mu-sicoterapeuta suona, dosando attentamente sonorità, registri, accordi, ritmi, i quali vengono calibrati tutti sulla lettura della persona che, in quel momento, rap-presenta lo spartito. Il bambino viene ad essere infatti, una reale “partitura vivente” che è letta non attraverso un sistema prestabilito di notazione musicale, bensì at-traverso una attenta osservazione di parametri fisico-vocali, che accompagnano l’emozione del bambino in quel momento. Il pianoforte non suona mai in maniera prestabilita perché interagisce da subito con le reazio-ni del piccolo che, nell’immediato, viene travolto dalle onde sonore, le cui vibrazioni attraversano i suoi orga-ni, le ossa, i tessuti fino ad arrivare alle cellule, nutren-dole. E’ così che il bambino, sedotto dalla bellezza di

sentirsi risuonare, sperimenta un piacere appagante che elicita il sorriso. L’emozione è condivisa. Si

vive, uno stato superiore di coscienza che si riversa, a sua volta, su quella che io

definisco “la tastiera della vita”, in un girotondo di suoni ed emozioni che dà, al musico terapeuta, la chiave di accesso per poter entrare nel mondo del bambino, dove si accoglie tutto, suoni, movimenti, voce e, mentre il musicoterapeuta osserva suonando

e suona osservando, tutt’uno col suo sentire, va verso il bello che è in lui,

manifestandolo. “Vorreste suonarmi dalla nota più bas-

sa fino alla cima del mio registro!”. E’ questa una frase di Shakespeare nell’ “Amleto”. Nell’accom-

pagnare del musicoterapeuta non c’è presunzione di conoscere gli animi, né di interpretarli, ci si ferma solo ad ascoltare in maniera empatica, nel pieno rispetto e comprensione della persona e senza giudizio.

L’improvvisazione clinica al pianoforte entra nel cuo-re della sofferenza, l’attraversa, favorendo così il proces-so di trasformazione. Il musicoterapeuta rappresenta un po’ un archetto che, sfregando sul corpo del bambi-no, paragonato ad un contrabbasso, dentro il quale vi è un violoncello, che contiene a sua volta una viola nella quale vi è un violino, mette in vibrazione tutte le corde, anche quelle più profonde e lontane, amplificandone le funzioni.

Il fenomeno della risonanza va visto dunque, come un fenomeno circolare che comprende suono, empatia, ascolto, attenzione e coinvolge chi vi è dentro.

Sociologia L’influenza del suono

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dell’uomo è evidente che per esprimere un concetto, nell’attimo stesso in cui si parla, si ha bisogno di chiari-re, sottolineare, evidenziare ... In questo senso la parola è in-fedele, non dice la “verità”. La parola per sua natura tende a mettere ordine, a ridurre ad unità; la comunica-zione, invece, è disordine, segue il flusso delle sensazio-ni, il più delle volte irrazionali.

La parola dell’IO, quella sociale, è ingabbiata, ha biso-gno frequentemente della ricapitolazione, non di rado deve essere interpretata e psicologizzata; bisogna mo-dularla per renderla comprensibile allo stereotipo co-municativo che non ama; la parola dell’anima, invece,

La parola è in-fedele:il racconto im-possibile dell’anima

La comunicazione è fatta da tante cose: gesti, ascolto, sguardi...; la parola ne rappresenta la parte più importante. La “vox humana” non riesce a dire, raccontare, rappresentare il

profondo senso dell’essere umano. Paradossalmente il racconto verbale dei sentimenti, delle sensazioni, dei bi-sogni dell’anima trova nella parola il limite più evidente.

Quali sono le parole più appropriate per scrivere una lettera d’amore, per comunicare con l’amico? E quali sono le parole che possono sintetizzare, rendere a uni-tà, il bisogno naturale quanto necessario, di comuni-care con l’altro? In qualsiasi esperienza comunicativa

Raffaele AratroDocente di Filosofia e Storia

Filosofia

In questo numero nella rubrica, Filosofia e Consulenza, parleremo della parola, elemento necessario e in-sostituibile nella comunicazione, come scrive Martin Buber nel suo libro, Confessioni Estatiche: “Ciò che ho

in mente non sono le parole, né se esse siano disposte in bell’ordine; io penso alla parola. E’ una bellezza, questa, diversa da quella estetica: è la bellezza dell’essere umano che riecheggia nei miei orecchi.”

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non ama; stereotipi, non si riduce a unità ma, al contra-rio, è estasi, è un andare oltre.

La follia della parola è la “voce dell’essere umano”, non ha estetica nel senso che non ricerca il bello forma-le, non ha regole, non dice la immagina: in questa fol-lia risiede l’essenza stessa della libertà dell’essere umano. Il suo luogo naturale è il caos.

La quotidianità impone all’uomo, continuamente, di “ridurre” il tutto ad unità, le parole diventano sintesi unita-ria di concetti vari: amare - odiare, bene - male, buono - cattivo... hanno sempre, in tutti i contesti, lo stesso significato? È evidente che non è cosi.

L’uomo che è consapevole del suo li-mite, non può raccontare la sua vita e il SE’ è costantemente negato, ha bisogno di andare oltre, di superare il limite; con-fusione e caos accompagnano la quotidianità come una sorta di disordine esistenziale nel quale le vite si ritro-vano e danno senso a se stesse.

Non è facile cogliere il senso profondo del disordine della parola, quotidianamente molte energie degli in-dividui sono spese, invece, nel mettere ordine. Così è l’esperienza scolastica dove agli studenti si insegnano le regole della buona sintassi; colpisce molto un eloquio fluido che uno con tante interruzioni, tentennamenti, insicurezze. Nessun compito sarà valutato positivamente anche se ricco di contenuti ma non formalmente scritto bene.

Di contro l’esperienza di ogni persona conduce ad altre conclusioni: le nostre vite sono il più delle volte, incerte, insicure, squilibrate, tentennanti; queste normalità sono folli perché incomprensibili non solo agli altri ma anche a se stessi. L’individuo sperimenta su di sé la dimensione di un’e-sistenza altra da sé.

L’IO non è un’unità ma una molteplici-tà, è in questa incomprensibile e inespri-mibile apparente contraddizione che si sperimenta la naturale solitudine esistenziale, è la solitudine che libe-ra perché priva di confini e quindi priva di costrizioni. Gli altri sono compresi nella vita del singolo, ne fanno parte in modo indissolubile, ma questa compresenza è incomunicabile, non trova cittadinanza nei “luoghi”

Filosofia La parola è in-fedele

L’importanza delle parole - Mark Kostabi

della sintassi tradizionale. E’ dicibile questa solitudine? C’è una parola che può sintetizzare questo nucleo con-cettuale? Probabilmente no, è un mistero, è indicibile. E’, però, allo stesso tempo un paradosso, perché una cosa non può esistere se non c’è una parola che ne accer-

ti l’esistenza.Risiede in questo paradosso l’essen-

za stessa dell’esistenza dell’individuo che è follia libera perché esiste ma non è ri-conosciuta, non è detta perché non suffragata da parole. Il linguaggio dell’a-nima è quello del silenzio, non è interes-sato alle descrizioni ma alle sensazioni ed è questo che vuole trasmettere.

La parola, in ogni modo, unisce e mette in relazione, ma il silenzio che accompagna la trasmissione delle sen-

sazioni compie un’altra cosa, una sorta di miracolo laico; comprende le anime

che si incontrano su un livello che non è più quello del racconto ma quello della poesia. Esso è un racconto che riecheggia, non ha né limiti né confini, è pura irraziona-lità. La parola in quest’ambito è puro simbolo, grazie ad esso il finito esistenziale incontra l’infinito che in quan-to tale, è inesprimibile.

Le vite ci raccontano che qualcosa esiste in modo chiaro ed evidente, la parola tra-disce la chiarezza e l’evidenza; il racconto simbolico, libero e folle, sussurra e sugge-risce. E’ un racconto tragico perché non potrà mai dire. “… Sapevamo con perfetta consolazione, e senza alcun rumore delle labbra e della lingua, che cosa lui aveva pensato di dirmi e che cosa io avevo pen-sato di dirgli, e meglio che se le nostre lab-bra avessero parlato. E se avessimo voluto spiegare col suono della voce quello che sentivamo nel cuore, un simile discorso ci avrebbe procurato più pena che conforto. Sappiate dunque che egli è andato via di qui con un conforto meraviglioso.” (Egidio D’Assisi discepolo di San Francesco, in Op.

Cit. p.93). La parola e il silenzio come “un venire all’e-spressione” ricordano che mai nulla è definitivamente, chiaramente, irrevocabilmente detto; al contrario, in una dimensione di tempo dilatato dal mondo esterno e, ancor di più, da quello interno, la parola non sempre dice e il silenzio non sempre tace.

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Contatti

Dott. Michele PEZZASpecialista in Dermatologia e VenereologiaResp.le Ambulatorio di Dermatologia e Chirurgia Dermatologica Casa di Cura Villa MariaPasso di Mirabella Eclano (Av)

Dr. Giuseppe FERROSpecialista in Pediatria, Malattie Infettive e Dermatologia e Venereologia / Salita dei Cappuccini, 18 - ComoTel. 031 302234  -  338 7472457E-mail: [email protected] Web: www.ferrodermatologiacomo.it

Dott. Mario SANNINOSpecialista in Oncologia DermatologicaUniversità di Roma Tor VergataU.O. Oncologia Cutanea e Chirurgia Dermatologica Azienda Sanitaria Locale Napoli 3 Sudwww.mariosannino.it - [email protected]

Prof. Steven Paul NISTICO’Specialista in Dermatologia e VenereologiaClinica Sanatrix - Roma - Tel.: 06 [email protected] www.steven-nistico.com

Prof. Giuseppe PETRELLAOrdinario di Chirurgia GeneraleViale Oxford, 81 - 00133 RomaEmail: [email protected].: +39 06 20903541 - fax: +39 06 209 03540

Dott.ssa Anna Rita CICALESEDirigente medico presso la U.O. di UrodinamicaA.O.S.G. Moscati Avellino

Dott. Alfredo GIORDANOSpecialista in Chirurgia GeneraleResp. Unità di Colo-proctologia SIUCPOspedale Cava De’ Tirreni (Sa)www.proctology.it - Cell: 339 7759455

Dott. Angelo SORGESpecializzazione in Chirurgia d’Urgenza e Pronto Soccorso - Chirurgia Pediatrica - Responsabile Day Surgery Ch. Ospedale - San Giovanni Bosco (Na)Cell.: 336 944215 - Tel.: 081 7383673www.angelosorge.it

Dott. Carmine PROTASpecialista in Chirurgia Generale e ColonproctologiaOspedale S. Maria della Pietà Casoria (NA)Tel. 081 540 8254 - Cell. 338 1885156Studio: Via Caravaggio, 22 - Agropoli (Sa)E-mail: [email protected]

Dott. Alessandro TRICOMISpecialista in Chirurgia Dermatologia e VenereologiaStudio: V. Torino, 66 - 95128 Catania (Ct)Tel. 095 439793 E-mail: [email protected]

Dott. Claudio MESSEREMedico ChirurgoSpecialista in Scienza dell’alimentazione e dietologia Dirigente medico Asl Napoli 2 NordE-mail: [email protected]

Dott.ssa Tonia ESPOSITOMusicoterapeuta - A.I.M.U Collaboratrice U.O.M.I C/mare di Stabia (Na) Corsi di accompagnamento alla nascitaE-mail: [email protected]

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Prof. Raffaele ARATRODocente di Storia e FilosofiaCounsellor

Prof. Claudio AMITRANOSpecialista in Chirurgia Plastica e RicostruttivaStudio: Via Pacuvio, 92 - Napoli (Na)Cell: 347 3426982 - [email protected] www.chirurgoesteticoclaudioamitrano.it

Dott. Giuseppe MANZOSpecialista in Chirurgia Plastica e RicostruttivaStudio: Piazza Nettuno, 16 - Catania (Ct)WhatsApp: 347 1835300 E-mail: [email protected] www.youplast.it

Dott. Antonio MARCIANO’Medico ChirurgoDiplomato in Medicina EsteticaVia dei Mille, 89 bis MessinaCell. 393 8361226

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