RIVISTA DI EDUCAZIONE E PREVENZIONE - Diabete.net · momenti quotidiani di terapia ... musica e...

18
TRIMESTRALE - ANNO 30° OTTOBRE - DICEMBRE 2013 n. 3 RIVISTA DI EDUCAZIONE E PREVENZIONE In cucina con il diabete e imparare DIABETE E SPORT Divertirsi iabete tutto D D D D D DOSSIER MEDICO Evviva la prima colazione

Transcript of RIVISTA DI EDUCAZIONE E PREVENZIONE - Diabete.net · momenti quotidiani di terapia ... musica e...

TRIMESTRALE - ANNO 30° OTTOBRE - DICEMBRE 2013 n. 3

RIVISTA DI EDUCAZIONE E PREVENZIONE

In cucin

a con

il diabete

e imparare

DIABETE E SPORT

Divertirsi

iabetetuttoDDDDDDOSSIER MEDICO

Evviva la prima colazione

ED

ITO

RIA

LE

3

Massimo ribassomaxima iniuria

Direttore responsabile: Lorenzo Verlato - Impaginazione: Emanuela Gazzetta - Consulente scientifico: professor Paolo Brunetti - Collaboratori: Stefano VisintinDirezione, redazione, amministrazione e pubblicità: Editoriale Giornalidea S.r.l. - piazza della Repubblica 19 - 20124 Milano - tel. 02/6888775 - fax 02/6888780 -Stampa: HH Global S.r.l. - via San Lazzaro, 46 - 24122 Bergamo - tel. 035.243672 - Registrazione: Tribunale di Milano n. 292 del 9/6/1984. Spedizione in a.p. 45% -Filiale di Milano. Diffusione gratuita. Prezzo a copia euro 0,26. Foto: Fotolia.com: WavebreakmediaMicro, ipag, Oksana Kuzmina, pure.paiion.photo, Gray wall studio,Kletr, Lucky Dragon, juiceteam2013, mangostock.

Omaggio della Bayer S.p.a.

Molti giornali hanno riportato la notiziache una regione italiana aveva scelto eadottato misuratori della glicemia da di-stribuire agli assistiti di assai dubbia

qualità: imprecisi e inattendibili, questi apparecchifornivano risultati non corrispondenti a quelli dei testdi laboratorio. Più che inutili, dannosi e pericolosi: adare retta ai valori indicati dallo strumento, spessosuperiori a quelli reali, il paziente poteva finire periniettarsi una dose di insulina eccessiva, con tutti i ri-schi del caso, dall’ipoglicemia sino al coma. Pessimanotizia, ancor più allarmante se si pensa che non erala prima volta: situazioni analoghe si erano verificatein altre parti d’Italia. Eppure, la distribuzione conti-nua, i pazienti si lamentano, le segnalazioni di lettureanomale crescono e ai pazienti vengono ritirati ecambiati strumenti, che ripresentano problemi. E ildisagio è tutto del cittadino, che non solo si trova aricevere prodotti non idonei, ma deve anche ritornarepiù volte alla asl, ai centri diabetologici, e insomma ècostretto a perdere tempo in pratiche che nulla hannoa che fare con la cura del diabete, ma solo con l'inef-ficienza del sistema. Si sceglie il prezzo più bassosenza andare tanto per il sottile, non rendendosi con-to che ciò che si abbassa davvero è il livello di tuteladella salute delle persone.

C’è chi argomenta che le gare di appalto fatte inquesto modo finiscono per portare a una drastica di-minuzione della disponibilità di offerta tecnologicacon conseguenze pesanti. E non ha torto: infatti, me-

no scelta, meno competizione, significa più rischioche arrivino sul mercato strumenti più scadenti. Cheperò costano meno. Ma si riflette su quanto costano idanni alla salute che un cattivo misuratore di glice-mia può fare?

Le persone con diabete, che utilizzano quotidiana-mente gli strumenti per controllarsi e gestire bene lapropria condizione, dovrebbero essere le prime a es-sere interpellate per valutare la qualità degli apparec-chi: invece, non vengono mai neppure ascoltate nellecommissioni tecniche. Le scelte passano sopra le loroteste, ma sono loro a pagare le conseguenze di deci-sioni sbagliate.

Non si tiene conto del fatto che, per un pa-ziente cronico, qualsiasi sistema che gli fa-ciliti la gestione della patologia è un inve-stimento sulla qualità della sua vita e della

sua cura: un paziente che si cura bene, utilizzando lemigliori offerte tecnologiche per controllarsi, signifi-ca soldi risparmiati dal Ssn per porre rimedio a even-tuali complicanze.

Chi pensa di risparmiare inseguendo il massimoribasso sta sbagliando i conti: prevenire le complican-ze del diabete con un puntuale autocontrollo costainfinitamente meno che curarle.

Terapie, presidi medici e diagnostici si sono evolu-ti nel tempo, rendendo cura e gestione della patologiasempre meno invasive, più efficaci e qualitativamentemigliori: tornare indietro di decenni sarebbe davverouna colpevole assurdità.

Un’esperienza

affascinante per un

gruppo di bambini

con diabete di tipo 1:

educazione, gioco

e contatto ravvicinato

con uno degli animali

più belli del mondo.

Un’iniziativa del

Centro di diabetologia

pediatrica del Gaslini

di Genova con la Adg

UN CAMPO SCUOLA UNICO NEL SUO GENERE

4

Un amicochiamato

5

Sono stati fortunatiquei ventidue bambi-ni e ragazzi che han-no partecipato loscorso settembre a

Rapallo a un campo scuolamolto speciale, a contatto conquello splendido animale che èil cavallo: un modo originaleper stare insieme, approfondirela conoscenza della propriacondizione e vivere un’espe-rienza fuori dall’ordinario. L’i-niziativa è stata organizzata dalCentro regionale di diabetolo-gia pediatrica dell’IstitutoGiannina Gaslini di Genova edall’Associazione diabete gio-vanile con la collaborazione

pallo ha offerto l’occasione perrealizzare un’iniziativa nuovanel solco di una esperienza po-sitivamente consolidata.

I partecipanti al campo diquest’anno -ci spiega Minuto-“non erano piccolissimi, erano

nella fascia di età delle scuolemedie: del 2002 il più piccolo,del 1999 il più grande. Sonopazienti che cominciano adavere consapevolezza della lo-ro patologia e sono perciò ingrado di immedesimarsi in chi

si è preso cura di loro, di vede-re il punto di vista dell’altro.Uno degli obiettivi di questasettimana insieme era di passa-re dal prendersi cura di sé alprendersi cura anche degli al-tri. Infatti, accudire il cavalloper loro è stato come per il ge-nitore e per il medico prendersicura del bambino e ha quindivoluto dire mettersi nei pannidi chi sino a oggi li ha aiutati eassistiti”.

Il programma del campoprevedeva infatti da un latomomenti quotidiani di terapiaed educazione terapeutica epsicologica, spazi di dialogo econfronto, ma anche di gioco,

INIZ

IAT

IVE

dell’Horse Club di Rapallo, ilcontributo di Bayer e il patroci-nio del Comune di Rapallo. Neparliamo con il dottor NicolaMinuto del Gaslini, molto sod-disfatto del “riscontro vera-mente ottimo” che questo cam-po scuola, “unico nel suo gene-re”, ha avuto sui bambini.

Sono parecchi anni che ilcentro del Gaslini e l’Adg pro-muovono campi scuola per igiovani pazienti con diabete, inbarca a vela (dal 2001) o inmontagna (dal 2009), aiutan-doli a crescere e a conoscere séstessi e a gestire la loro condi-zione. La proposta di fare qual-cosa con l’Horse Club di Ra-

cavallo

6

INIZ

IAT

IVE

7

musica e ballo, e dall’altro unadensa attività legata al cavallo:dalle lezioni su come cavalcarealla pratica di scuderia all’assi-stenza diretta all’animale, perimparare a pulirlo e a nutrirlocorrettamente, con l’ausiliodello staff del centro ippico.

Impegno e amicizia“Il cavallo è bello, ma è un

test molto impegnativo -precisail dottor Minuto- Bisogna accu-dirlo a 360 gradi, rispettandole sue esigenze e i suoi orari. Ei bambini se la sono cavatamolto bene. Paola Bertolinidell’Horse Club, che ha lancia-to l’idea ed è stata la responsa-bile dell’attività con il cavallo,è stata molto soddisfatta e stu-pita favorevolmente della lororisposta. Per parte loro, i ra-gazzi si sono molto divertiti emolti di loro oggi continuanoad andare all’Horse Club per

proprio conto, perché gli è pia-ciuto e vogliono proseguire.Grazie a questa esperienza,non soltanto hanno imparato acavalcare, ma hanno anche fat-to amicizia fra di loro, elemen-to molto importante perché ildiabete è una patologia abba-stanza frequente ma non cosìtanto da far incontrare facil-mente tra loro ragazzi con lostesso problema al di fuori del-l’ospedale. A scuola, in classe,e in famiglia spesso sono gliunici ad avere il diabete. Quin-di, il fatto di fare amicizia, distare insieme e mantenere icontatti con altri nella medesi-ma condizione, trovarsi insie-me anche magari a farsi l’insu-lina è un’esperienza straordina-

ria per loro. La possibilità dicondividere la patologia è unfatto fondamentale”.

La facilità con cui i ragazzisono entrati in sintonia con ilcavallo ha una sua spiegazionedi fondo, a parere di Nicola Mi-nuto: “Noi sperimentiamo tuttii giorni che chi ha il diabete siabitua facilmente ad apprende-re cose nuove e ad applicare leregole e ha grande capacità diascoltare, più dei coetanei chenon hanno il suo stesso proble-ma. E ha quindi una maggiorepredisposizione verso l’altro,potenzialità che abbiamo volu-to incoraggiare nei nostri in-contri di gruppo con la psicolo-ga, esortando i ragazzi a pren-dersi cura anche del proprio

compagno di stanza: ciascuno,infatti, aveva il compito di ri-portare non solo le proprie gli-cemie, ma anche quelle delproprio compagno, e di con-frontarsi con lui e scambiareopinioni e consigli”.

L’aspetto psicologico deldiabete è stato centrale in que-ste giornate: “C’è stato moltodialogo -sottolinea Minuto- noicon i ragazzi e i ragazzi tra loro.Abbiamo cercato di andare unpoco oltre lo stretto aspettodella cura: nostro scopo eracondividere il diabete non solocome una patologia che richie-de iniezioni quotidiane ma an-

che come peso psico-logico e relazionale:per questo, abbiamotrattato molto ancheil rapporto con icompagni di classe,con gli insegnanti,con le famiglie”.

La squadraI ventidue ragazzi sono stati

accompagnati e seguiti da un’é-quipe, coordinata dal dottorNicola Minuto, composta damedici specializzandi, due in-fermiere (Carla Rebora e Ro-berta Callegari), una psicologa(Alice Parodi), più una ragazzapiù grande, diciottenne, anchelei con diabete, che ha fatto datutor per i più giovani amici.L’alloggio base era presso l’isti-tuto delle suore Orsoline, nonlontano dall’Horse Club.

“Ventidue era il numerogiusto -commenta Nicola Mi-nuto- Se fossero stati di più, sa-rebbe stato difficile gestire tut-

to il gruppo. Alcuni avevanogià fatto campi scuola, per altriera la prima volta: qualcunoera inizialmente restio a venirecon noi, ma il cavallo è statol’elemento che li ha convinti aseguirci. La sponsorizzazionedi Bayer ci ha permesso di ren-dere accessibile a tutti il cam-po, chiedendo alle famiglie unaquota di partecipazione pocopiù che simbolica: cosa impor-tante, perché devono poterpartecipare tutti, non soloquelli che possono permetter-selo economicamente”.

Nel positivo bilancio diquesta esperienza (che Minutoe i suoi collaboratori sono benintenzionati a ripetere in futu-ro) vi è anche la buona gestio-ne del diabete in queste giorna-te: “I bambini -ci racconta ildiabetologo- hanno dimostratodi sapersela cavare perfetta-mente e con un’autonomiamaggiore di quella che si puòpensare quando li si incontraalla presenza dei genitori. Inol-tre, qui vi erano le condizionipiù favorevoli: un controllo at-tento sull’alimentazione, conorari e pasti fissi e regolari,senza quei fuori pasto che capi-tano nella vita quotidiana ordi-naria in cui spesso i ragazzi pa-sticciano, esagerando con glizuccheri semplici; una verificacostante della glicemia con lanostra supervisione; un’attivitàfisica quotidiana. Da questopunto di vista, è stata una setti-mana ideale”. (S.V.)

9

Questa volta eral’arrampicata suparete il piattoforte del campoestivo di Adiq (Al-

pinisti diabetici in quota), l’asso-ciazione di volontariato che daotto anni diffonde la praticasportiva tra le persone con dia-bete, mettendole a contatto conil suggestivo mondo della mon-tagna e impegnandole in attivitàal tempo stesso salutari ed edu-cative. L’iniziativa, di cui abbia-mo parlato con Marco Peruffo,presidente dell’associazione, si èsvolta ad Arco di Trento dal 30agosto al 2 settembre. Si è tratta-to di una variante nel quadro deiprogrammi periodicamente or-ganizzati dall’Associazione (l’e-stivo DiabTrek, basato sul trek-king, e l’invernale SnowDiab, al-le prese con la montagna inneva-ta): quest’anno è stato Climb-Trek, arrampicata su roccia e vieferrate in un rinomato centro,

Arrampicarsi

8

di Stefano Visintin

CLIMBTREK: IL CAMPO ADIQ AD ARCO DI TRENTO

sociazione trentina diabetici Pao-lo Cristofoletti).

Ci racconta Peruffo: “Abbia-mo fatto due vie ferrate e unagiornata di arrampicata, spostan-doci sempre dall’albergo inmountain bike o a piedi per rag-giungere i posti; si faceva l’attivi-tà arrampicatoria e poi si tornavaall’albergo in bicicletta. Potrebbesembrare una banalità, però, sic-come la nostra iniziativa vuolepromuovere l’attività sportiva so-prattutto in chi la fa non in ma-niera costante o a livello agonisti-co, questo è stato un bel banco diprova: dopo una decina di chilo-metri in bicicletta per arrivare al-la parete molti dei ragazzi eranogià in ipoglicemia. Bici, sentiero,arrampicata, movimento a bassaintensità per tre ore è in realtà giàun bell’impegno fisico”.

Impegno fisico certamente sì,

alto rischio no. “Lamontagna ha dei ri-schi in sé -puntua-lizza Peruffo- Noiperò assumiamotutte le accortezzenecessarie a ridurlial minimo”.

Spiega infatti il presidente diAdiq: “Quello che noi tentiamodi fare è soprattutto promuoverel’attività all’aria aperta: quindi,anche ciò che abbiamo propostoquest’anno come arrampicatanon era certo su pareti alte ostrapiombanti, è stato più ungioco-arrampicata, attività che inpaesi subalpini come Francia,Svizzera o Austria si insegna an-che nelle scuole (noi in Italiapurtroppo abbiamo un gap cul-turale in questo campo e questecose non le insegniamo). Il no-stro approccio è stato proprio

quello del gioco: non ci si devo-no immaginare persone slegate,a picco sullo strapiombo. Abbia-mo scelto una prova in sicurezzache procurasse ai ragazzi soddi-sfazione e divertimento. E ancheun po’ di fatica fisica giornaliera:il programma tipo era sveglia al-le 7 la mattina, briefing con i duediabetologi per aggiustamenti te-rapeutici prima di affrontare lagiornata, colazione alle 7 e mez-za, partenza tra le 8.30 e le 9,pranzo al sacco, e rientro all’al-bergo verso le 16-16.30 per fareattività educativa di gruppo conil pedagogo, il diabetologo e la

per imparareTre giorni di attività

sportiva in montagna

e di confronto

e discussione su

terapia e autocontrollo

per quindici ragazzi

con diabete di tipo 1.

Per divertirsi

e approfondire

conoscenze e capacità

di autogestirsi. Ce ne

parla il presidente

degli Alpinisti diabetici

in quota Marco Peruffo

sul lago di Garda, specializzatoin turismo sportivo, che tutti glianni attira appassionati arrampi-catori italiani e stranieri. Qui -come spiega Peruffo- ci si puòarrampicare in assoluta tranquil-lità, perché c’è un’organizzazio-ne che investe sistematicamentesulla sicurezza delle strutture edei territori.

ClimbTrek -realizzato daAdiq con il contributo non con-dizionato di Bayer- ha visto lapartecipazione di quindici ragaz-zi dai 14 ai 18 anni, soltanto tredei quali avevano esperienza diquesta attività, gli altri dodicierano invece neofiti. Con loroc’erano i diabetologi MassimoOrrasch di Trento e Franco Fon-tana di Alessandria, la nutrizio-nista Paola Branzi di Verona, ilpedagogo Gianermete Romani,due guide alpine patentate diTreviso (garanti della sicurezza),e nove alpinisti di Adiq (tra iquali anche il presidente dell’As-

DIA

BE

TE

E S

PO

RT

DIA

BE

TE

E S

PO

RT

10 11

nutrizionista. Stare fuori dallenove alle quattro del pomeriggioper quasi tutti i ragazzi era qual-cosa a cui non erano abituati: èquesta la scossa che noi voglia-mo dar loro con i nostri campi”.

La fascia d’età dei parteci-panti, quella adolescenziale e im-mediatamente successiva, non ècasuale: “Ci siamo focalizzati suquell’età -prosegue Peruffo- per-ché noi vogliamo dare dei mes-saggi e in quegli anni i ragazzisono spugne, assorbono moltis-simo. La nostra speranza è che siappassionino e magari continui-no con questa attività che poi èsalutare per la gestione del dia-bete”.

L’esperienza insegna che icampi di Adiq hanno successoda entrambi i punti di vista: chivi partecipa si diverte e impara amigliorare il proprio autocon-trollo. È stato così anche que-st’anno ad Arco.

“Alla fine dei campi i ragazzi

sono entusiasti anche se affatica-ti -approfondisce Marco Peruffo-Però questo risultato non è soloinsito nelle attività che proponia-mo, ma anche nel modo in cui leproponiamo: il pedagogo condu-ce e sollecita le discussioni nelleattività di gruppo, partecipa tut-ta la giornata a ciò che facciamo,così come i diabetologi e la nutri-zionista. Si crea una interazionecostante: per esempio, i ragazziparlano con loro durante l’attivi-tà e poi si finisce la discussionedurante la fase pomeridiana o acena. In pratica, non si staccamai la spina e la discussione di-venta permanente. Inoltre, ricor-do che Adiq è formata da sogget-ti che hanno tutti lunghi anni didiabete alle spalle e hanno quin-di grande esperienza da trasmet-tere, in particolare in tema di at-tività sportiva”.

Una menzione particolarePeruffo la riserva al pedagogista-educatore Gianermete Romani

(di cui i nostri lettori avrannopotuto apprezzare un bell’inter-vento su Tuttodiabete 3/2011),da otto anni presente nelle ini-ziative di Adiq: “una persona disensibilità incredibile, con gran-de capacità di empatia con i ra-gazzi, capace di creare i canaliper cui i ragazzi si aprono e si fi-dano e di dar così il via al giocodi squadra”.

Messaggi educativiAlla fine delle giornate, i ra-

gazzi si sono mostrati molto con-tenti: l’impressione di Peruffo èche abbiano apprezzato più levie ferrate, le camminate, i per-corsi in mountain bike che l’ar-rampicata, forse apparsa più dif-ficile, più indicata per veri ap-passionati del genere. Ma il bi-lancio è positivo anche per quan-to riguarda la cruciale relazionediabete-sport-autogestione: “I ra-gazzi imparano sulla loro pellecome affrontare crisi ipoglicemi-che, magari anche ripetute, equali siano i benefici prodotti

dallo sport. Ipoglicemie ve ne so-no state, perché, quando si fa at-tività sportiva aerobica, c’è sem-pre il rischio di andare in ipogli-cemia se si fa troppa insulina. Èil messaggio educativo che i ra-gazzi devono apprendere. A ognimodo, non c’è stata nessuna ipo-glicemia grave, siamo sempre ri-masti all’interno del range dicontrollo”.

D’altronde, Adiq prevedesempre il pronto intervento incaso di crisi ipoglicemiche: non

solo raccomanda ai ragazzi diportarsi dietro l’occorrente, mafornisce regolarmente succhi difrutta, tè zuccherato, carboidraticomplessi in forma di barrette ebiscotti, in modo tale che i ragaz-zi siano sempre iperprotetti.

Uno dei dati significativiemerso dall’esperienza di Arco èstata la conferma della positivarisposta dell’organismo all’attivi-tà sportiva: si è infatti registratoun abbassamento della quantitàdi insulina da assumere per tutti,

sia per chi usa il microinfusoresia per chi pratica la terapia mul-tiiniettiva.

“Poi -osserva Peruffo- è im-portante il fatto che i ragazzi, purseguiti dai diabetologi e da noi,abbiamo cominciato a ragionaresui valori glicemici, a capire con-cretamente, per esempio, che, sesi fanno tre ore di bicicletta e mo-vimento, occorre ridurre l’insuli-na e mangiare più carboidrati perprevenire crisi ipoglicemiche du-rante l’attività”.

Un test per autogestirsi meglio

Acinque dei partecipanti al campo di Arco, i più esperti del gruppo, Adiq ha proposto unesperimento, chiamato “route di orientamento glicemico”: strettamente seguiti dai diabe-tologi e dagli alpinisti dell’Associazione, i ragazzi dovevano imparare a valutare la loro

glicemia senza guardare i valori registrati dai loro misuratori (che invece erano verificati dai lo-ro angeli custodi). Spiega Peruffo: “Noi tenevamo nascosti i valori e loro dovevano provare a ge-stire il mangiare e la terapia insulinica basandosi sul loro istinto e sulle loro sensazioni. Nellagiornata più leggera, abbiamo monitorato noi le glicemie e ai ragazzi davamo riscontro solo seerano fuori target: loro si gestivano secondo le loro sensazioni (“mi sento la glicemia a 200”),ce le comunicavano e noi davamo loro indicazioni solo se erano in grande eccesso o in grandedifetto, se pensavano di dovere ipercorreggere o ipocorreggere la terapia”.

L’esperimento, secondo Peruffo, era molto interessante, perché “i ragazzi di oggi, diversa-mente da chi come me si è ammalato in un’epoca in cui i glucometri non esistevano, sono forte-mente dipendenti dai misuratori di glicemia e rischiano di non percepire determinati sintomi. Ilrisultato positivo del nostro test è stato che, nonostante i nostri timori, i cinque ragazzi, sono ri-usciti ad autovalutarsi molto bene anche senza vedere direttamente i loro valori glicemici. Indieci ore di attività, abbiamo fatto otto rilevazioni di glicemia e poi la sera abbiamo riportatotutti i profili glicemici, fatto i confronti con i valori che loro pensavano di avere e abbiamo dis-cusso tutti insieme. Alla fine abbiamo constatato che erano stati in grado di orientarsi bene: ilgap medio era del 25% (per esempio, se la glicemia reale era 100, potevano sentirsela a 125 o a75); tutti hanno sempre avvertito le ipoglicemie tra 60 e 70 di valore, che è la cosa più impor-tante: si accorgevano e si fermavano dicendo “mi sento in ipoglicemia”; ed era vero, come con-fermava la misurazione. Tutto questo è davvero un buon segno”.

AG

GIO

RN

AM

EN

TO

di Paolo Brunetti già professore ordinario

di Medicina interna all’Università

degli Studi di Perugia

12

UNA SANA ABITUDINE CHE RAFFORZA LA PREVENZIONE

13

Benedettadi attrezzature sportive, e, dall’altro, una serie dierrori alimentari identificati, in vari studi, nell’u-so di porzioni troppo grandi, in un numero ec-cessivo di merende, per lo più ad alto contenutodi grassi o di zuccheri, nel consumo di bevandezuccherate e di fast food e, viceversa, nello scar-so uso di frutta e di verdura (collegato anche con

il grado di scolarizzazione della famiglia), nellaesposizione ai forti stimoli provenienti dalla pub-blicità e, infine, nella crescente abitudine di tra-lasciare la prima colazione. Su quest’ultimo pun-to si è concentrata l’attenzione di molti studi chehanno dimostrato una relazione inversa tra con-sumo della prima colazione e obesità.

prima colazione

Il declino di questo

salutare

comportamento

alimentare è tra

le cause dell’aumento

dell’obesità

e del rischio

di diabete, anche tra

i più giovani. Diversi

studi dimostrano

invece che mangiare

tutte le mattine

ha un deciso effetto

benefico sull’equilibrio

metabolico

La crescente diffusione dell’obesità tra i bambini e gliadolescenti rappresenta, nel nostro tempo, una dellemaggiori minacce per la salute pubblica. Nel nostroPaese, sia pure con una certa diseguaglianza fra le di-verse regioni, mediamente non meno del 30% dei

bambini e degli adolescenti è in sovrappeso o obeso, come mo-stra la tabella che pubblichiamo in questo dossier.La gravità del fenomeno dipende dal fatto che l’obesità infantilerappresenta la premessa per il possibile sviluppo, già in età gio-vanile, di diabete di tipo 2. Inoltre, quando il diabete di tipo 2insorge nei giovani ha una tendenza a una evoluzione più rapidae una minore capacità di risposta alla terapia tradizionale. Daqui la necessità di individuare i fattori che maggiormente contri-buiscono allo sviluppo della obesità infantile e di definire le stra-tegie più idonee per contrastarne la diffusione.Un ruolo importante nel determinare l’insorgenza di obesitàhanno, da un lato, il difetto di attività fisica, facilitato dalla at-trazione rappresentata dalle varie tecnologie oggi disponibili (te-levisione, playstation, computer, eccetera) e dalla insufficienza

AG

GIO

RN

AM

EN

TO

15

La colazione, definita come il primo pasto dellagiornata da consumarsi entro le ore 10 del matti-no, dovrebbe avere un apporto di energia com-preso fra le 250 e le 650 calorie, corrispondentiapprossimativamente al 18-35% dell’apportoenergetico giornaliero necessario per un adole-scente.

Abitudini sbagliateIn realtà, circa il 30% degli adolescenti salta re-golarmente la colazione e fino al 60% saltano lacolazione 3 o più volte la settimana.

nal weight control registry o Nwcr), che ha ar-ruolato circa 5000 soggetti che hanno perso al-meno 13,6 chili in almeno un anno. Quando si ècercato di identificare le caratteristiche dei sog-getti che erano riusciti a ottenere una importanteperdita di peso a lungo termine, si è visto che l’e-lemento predominante era rappresentato dallaabitudine, condivisa dal 78% dei soggetti, diconsumare giornalmente la colazione. Per con-verso, solo il 4% di questi soggetti aveva esclusola colazione dal proprio programma alimentare.

Regime dietetico più sanoÈ anche stato dimostrato che i soggetti che con-sumano abitualmente la colazione ricorrono conminore frequenza a merende di vario tipo, abi-tualmente ricche in zuccheri o sale e ad alto con-tenuto calorico e all’uso di bevande zuccherate.Inoltre, è emerso come all’abitudine della cola-zione si associ, in genere, un regime dietetico piùsalutare perché più ricco di vegetali, frutta, lattee cereali integrali e, quindi, di fibre, vitamine (vi-tamine A, C, B6, B12, riboflavina, tiamina, niaci-na e acido folico), minerali (calcio, fosforo, po-tassio e magnesio) e, viceversa, più povero di co-lesterolo e grassi saturi.L’abitudine di consumare la colazione ha anche

effetti positivi sul metabolismo glucidico. Piùstudi hanno dimostrato che saltare la colazioneconduce, malgrado la omissione di un pasto, allaintroduzione, nel corso della giornata, di un nu-mero di calorie superiore rispetto a chi fa usodella colazione. E ancora, saltare la colazioneporta a una riduzione della sensibilità insulinicae a un innalzamento della glicemia postprandialedopo il pranzo. Ciò si deve, verosimilmente, agli effetti beneficiche la prima colazione ha sul controllo dell’appe-tito, sulla regolazione del senso di sazietà e sullasecrezione e sensibilità insulinica, attraverso l’at-tivazione di specifici circuiti cerebrali di cui sonouna testimonianza alcune risposte ormonali tracui il critico incremento, rispetto alla sera, dellaconcentrazione plasmatica di Acth e di cortisoloe la maggiore produzione dell’ormone della sa-zietà Pyy in risposta a uno stimolo alimentare.L’equilibrio metabolico è regolato, in effetti, alpari di altre funzioni, da un ritmo circadiano col-legato con l’alternanza sonno-veglia o notte-giorno che condiziona il ritmo alimentare, il me-tabolismo tessutale e la secrezione ormonale. Ènoto, a questo riguardo come la tolleranza al glu-cosio si riduca progressivamente, in condizionifisiologiche, dal mattino verso la sera per una ri-

duzione della utilizzazionedel glucosio e della sensibi-lità tessutale all’insulina eper una inappropriata se-crezione di insulina.Le variazioni circadianedella regolazione del meta-bolismo del glucosio sononote anche per i pazientidiabetici. Uno studio con-dotto su un gruppo di dia-betici di tipo 2 ha dimostra-to come, a parità di apportocalorico giornaliero, vi siauna correlazione positivatra il valore di emoglobina

Gli effetti benefici della prima colazione possono variare inrapporto alla sua composizione. Alcuni studi dimostrano i

vantaggi di una colazione a base di cereali e di zuccheri a bassoindice glicemico e ricca di proteine (cfr. Heather J Leidt et al.).Un pasto ad alto contenuto proteico (ad esempio 40 g di protei-ne corrispondenti al 40% dell’apporto calorico totale del pasto)produce, rispetto a una colazione a contenuto proteico più bas-so (per esempio, 18 g di proteine corrispondenti al 15% del con-tenuto calorico globale), un maggior senso di sazietà e un minorapporto di calorie al pasto successivo.

I motivi per cui si rinuncia allacolazione sono molteplici. Nellamaggior parte dei casi si attribui-sce questa scelta alla mancanzadi appetito il mattino, al risve-glio, e/o alla mancanza di tempo.Altri riferiscono di avere difficol-tà nella scelta degli alimenti piùidonei per una colazione.A prescindere dalla causa, moltistudi prospettici e trasversali, ri-

assunti da un ricercatore statunitense, H.J. Leidy,hanno mostrato come, negli ultimi 20 anni, vi siastato un sostanziale declino della abitudine di fa-re colazione e come ciò sia avvenuto in parallelocon il contemporaneo aumento della obesità.Inoltre, si è osservato come i giovani in sovrap-peso od obesi saltino la prima colazione con unaprobabilità due volte superiore a quella dei sog-getti di pari età normopeso. A rendere questocomportamento alimentare ancor meno salutare,contribuisce il fatto che esso si stabilisce in unperiodo della vita particolarmente sensibile comel’adolescenza, con una tendenza a cristallizzarsi

mantenendosi anche durante lavita adulta con le inevitabiliconseguenze sul peso corpo-reo, sulla futura comparsa di

diabete e sulle condizioni gene-rali di salute.

Uno degli studi chiave sul rapportotra prima colazione e obesità è

quello statunitense del Registro na-zionale del controllo del peso (Natio-

PIÙ GRASSI SENZA LA PRIMA COLAZIONEAssociazione tra prima colazione e prevalenza di sovrappeso-obesità in Italia

Prima colazione Bambini In sovrappeso-obesità

No 4.828 48,5%Sì, ma non adeguata 12.962 36,1%Sì adeguata 27.385 33,5%

Le virtù dei cereali

MANUALE DI SANA ALIMENTAZIONE Supplemento n. 22

dr. Mario PupilloResponsabile U.O. di Diabetologiae Malattie metaboliche del P.O. Lanciano

In cucinacon il diabete

I

AG

GIO

RN

AM

EN

TO

In questo numero presentiamo ricette tipiche dei po-sti di montagna, adatte al clima più rigido dell’au-tunno e dell’inverno, anche se da alcuni anni con-statiamo che i mesi tradizionalmente più freddi sisono fatti tendenzialmente più miti. Come vedete, lastagionalità ci ha suggerito ricette e sapori che be-ne si integrano con il paesaggio dei monti, con letradizioni e le attività produttive secolari di queiluoghi, come, per esempio, la transumanza tipicadelle regioni centromeridionali. Buon appetito.

Pappardelle al ragù di coniglio con castagneQuesto è un piatto “montanaro” ricco di calorie, cir-ca 642, con 76 grammi di glucidi (carboidrati) e

In questo numerovi proponiamo tre piatti tipicidei posti di montagna e adattialla stagione più fredda:gustosi e caldi e semprecompatibili con l’esigenza di rispettare un corretto regimenutritivo senza rinunciareal piacere della tavola

proteine e lipidi (grassi) in parità. Un piatto unico diottima fattura.

Scaloppine al sapore di montagnaVi proponiamo un bel secondo, che contiene 307calorie, con parità perfetta, 23 grammi, tra lipidi eproteine. Da segnalare l’alto contenuto di fibre el’ampia gamma di sapori, dal tartufo ai pinoli cheguarniscono le fettine di pollo.

Zuppettone d’agnello dei pastoriUn altro secondo piatto: forte, ma, dal punto di vistacalorico, non particolarmente rilevante, nonostantele premesse e il nome: offre circa 260 calorie conparità tra lipidi e proteine. Vi trovate tante erbe emolti sapori diversi, miscelati con facilità e ottimaresa. Un buon secondo. Tenete presente che in que-sto caso il carico di colesterolo è “borderline” (mg139). È il classico piatto dei pastori abruzzesi aitempi della transumanza. Il tempo di preparazione èdi circa due ore.

glicata e la quantità di calorie introdotte con ilpasto serale, ma non con quelle introdotte con ilpasto mattutino. Inoltre, i soggetti che tendono aconcentrare alla sera il maggior apporto calorico,oltre a una maggior quota di emoglobina glicata,hanno anche un maggior indice di massa corpo-

rea, una maggiore tendenza al-la depressione, un maggior

consumo di insulina esono di più giovane etàa parità di durata deldiabete (cfr. Reu-trakul S et al.)In sintesi, non vi sonodubbi sul fatto che as-sumere regolarmente

un pasto al mat-tino, dopo il

risveglio,

particolarmente se ricco di cereali integrali e conun adeguato apporto di proteine, giovi a un nor-male equilibrio metabolico e alla prevenzione delsovrappeso, della obesità e del diabete. La cola-zione risponde a una precisa esigenza dettatadalla regolazione circadiana del metabolismo. È perciò necessario stabilire fin dall’infanzia l’a-bitudine alla colazione, ancor meglio se consu-mata insieme dall’intera famiglia, superando lebarriere che ne rendono difficile l’adozione.Questo principio, da estendere a tutti i bambini,ragazzi e adolescenti, vale anche per i giovani af-fetti da diabete di tipo 1, che, grazie alla terapiainsulinica condotta con le modalità consentitedagli analoghi dell’insulina oggi disponibili e an-cor più dall’uso dei micronfusori, possono recu-perare una piena normalità metabolica e con-frontarsi a pieno titolo con i loro coetanei nondiabetici.

La geografia del sovrappeso

ITALIA

Sovrappeso 22,9%

Obeso 11,1%

Fonte: OKkio alla salute, 2010

SovrappesoObeso

II

RICETTE

ProcedimentoIngredienti (4 persone)

RICETTE

III

4

Procedimento

Scaloppine ai sapori di montagnaIngredienti (4 persone)

Lasciare il coniglio sotto l’acqua correnteper circa 10 minuti. Nel frattempo, tritarefinemente sedano, carote e cipolle e farle appassire in unacasseruola con l’aglio. Unire il coniglio ta-gliato a pezzetti e lasciarlo rosolare an-ch’esso. Sfumare con il vino bianco e co-prire con il brodo. Lasciar cuocere fino acottura completa della carne che verràsuccessivamente sgocciolata, spolpata,tagliata a pezzettini e rimessa nella salsadi cottura.A parte, intaccare le castagne e sbollen-tarle per qualche minuto in acqua bollen-te; scolarle e proseguirne la cottura in for-no per circa 10 minuti. Trascorso il tempoindicato, sgusciare le castagne, tritarlegrossolanamente eunire al ragù ormaiultimato. Proseguirela cottura ancora perun minuto e tenere incaldo. Lessare lepappardelle in ab-bondante acqua sa-lata e condire con il

Salare e infarinare le scaloppineper poi passarle in padella con po-co olio. Una volta cotte, sfumarecon vino bianco. A parte, far trifola-re i funghi con aglio e poco olio e, afine cottura, una spolverata di prez-zemolo. Dopo avere cotto i funghi,aggiungeteli alle scaloppine e fatebollire aggiungendo il tartufo e unamanciata di pinoli.

Pappardelle 320 gConiglio 300 gCastagne (marroni) 200 gSedano 20 gCarote 10 gCipolle 30 gAglio 1 spicchioBrodo 500 mlVino bianco secco 80 mlOlio extravergine di oliva 60 gSale q.b.

ragù. Servire ben caldo con una delica-ta spolverata di prezzemolo.

Fettine di pollo (n. 4) 320 g Funghi champignon 80 gFunghi prataioli 80 gFunghi chiodini 80 gTartufo n. 1Pinoli 20 gVino bianco 50 mlPrezzemolo q.b.Olio extra vergine di oliva 60 gSale q.b.Aglio 1 spicchio

Composizione

per porzione

Calorie 642

Carboidrati g 76

Proteine g 26

Grassi g 26

1

Pappardelle al ragùdi coniglio e castagne

2

3

3

4

1

2

Composizione

per porzione

Calorie 307

Carboidrati g 2

Proteine g 23

Grassi g 23

In un recente dossier di aggiornamento (cfr.Tuttodiabete 3/2012) abbiamo affrontato ilproblema del conteggio dei carboidrati in

quanto strumento essenziale per la valutazionedella dose di insulina ad azione rapida, da som-ministrare con una iniezione o con un bolo nelcorso della terapia infusionale con minipompa.La dose di insulina necessaria per ottenere unbuon controllo postprandiale della glicemia è in-fatti strettamente dipendente dal rapporto insuli-na/carboidrati, che presenta ampie variazioni dasoggetto a soggetto, passando da valori inferioria 10 g di glucosio per una unità di insulina a va-lori superiori ai 15 g. È noto, d’altra parte, chealtri componenti della dieta, oltre ai carboidrati,come le proteine e i grassi, possono influire sul

I GRASSI AUMENTANO IL FABBISOGNO INSULINICO

21

AG

GIO

RN

AM

EN

TO

RICETTE

IV

Procedimento

Zuppettone d’agnellodei pastori abruzzesiPulire, lavare e cuocere gli spinaci in pocaacqua. In un tegame di terracotta mettere ipezzi di agnello conditi con poco sale. Ag-giungere l’olio di oliva, gli spicchi d’aglio ele erbe aromatiche. Bagnare con il vinobianco e lasciar evaporare.Coprire e far cuocere a fiamma bassa, gi-rando spesso. La carne risulterà cottaquando sarà morbida. Unire il formaggio el’uovo e sempre sul fuoco rimestare e farrapprendere. Servire “lu zuppettone” congli spinaci e con le rape rosse tagliate acubetti.

Ingredienti (4 persone)

1 2

A parità di carboidrati,chi consuma più lipidi avrà

una glicemia più elevatadi chi ne assume di meno

e dovrà perciò somministrarsiuna maggiore quantità

di insulina rispetto a chi faun pasto povero di grassi

alla pizzaAttenti

Carne d’agnello a pezzi 320 gOlio extra vergine di oliva 40 gSpicchi d’aglio n. 2Foglie di lauro n. 3Timo e rosmarino 2 ramettiVino bianco secco 1 dlSpinaci freschi 800 gUova n. 1Formaggio pecorino 40 gRape rosse (già lessate) 160 g

3

Composizione

per porzione

Calorie260

Carboidrati g 7

Proteine g 28

Grassi g 23

AG

GIO

RN

AM

EN

TO

22

fabbisogno di insulina, ma il loro effetto sulla gli-cemia è abitualmente più tardivo.

Uno studio recente, eseguito in un gruppo di7 pazienti diabetici di tipo 1 in trattamento infu-sionale con un microinfusore (Wolpert HA et al.Dietary fat acutely increases glucose concentra-tions and insulin requirements in patients withtype 1 diabetes. Diabetes Care 2013; 36:810-816), ha richiamato l’attenzione sul ruolo che igrassi contenuti nella dieta possono svolgere nelcontrollo della glicemia e nella determinazionedel fabbisogno insulinico. Gli autori hanno con-frontato, con uno studio incrociato (crossover),un pasto ad alto contenuto di grassi (60 g) con

uno a basso contenuto di grassi (10 g), ma conuna identica quantità di carboidrati. Hanno mo-nitorato in modo continuo la glicemia e la dosedi insulina somministrata tramite un pancreas ar-tificiale nelle 18 ore successive al pasto, rilevan-do un cospicuo aumento, anche se assai variabileda soggetto a soggetto, del fabbisogno insulinico.Inoltre, nonostante l’aumento dell’insulina som-ministrata, la glicemia dei pazienti che avevanoconsumato un pasto ricco di grassi, era più eleva-ta di quella rilevata dopo un pasto povero digrassi.

Questa osservazione trova una conferma nel-la esperienza condivisa dalla maggior parte dei

diabetici, secondo cui il controllo della glicemiadopo l’assunzione di una pizza richiede la som-ministrazione di una dose di insulinaassai maggiore di quella richiesta aparità di dose di carboidrati inge-riti.

L’effetto dei lipidi è mediatodalla riduzione della sensibilitàinsulinica indotta dagli acidigrassi dopo alcune ore dalla lo-ro ingestione, ma altri fattoricome la qualità dei grassi inge-riti, la velocità dello svuotamen-to gastrico, la secrezione di glu-cagone e la liberazione intesti-nale di incretine, l’età e il sessodei soggetti, il loro grado diobesità e la durata stessa deldiabete, possono influire sulcontrollo glicemico determinan-do un’ampia variabilità di rispo-sta nei diversi soggetti.

Da tutto ciò emerge comun-

que la necessità di considerare con maggior at-tenzione il ruolo dei lipidi nel determinismo delladose insulinica introducendo fattori di correzio-ne, peraltro ancora da definire, nel calcolo delladose da somministrare. (P.B.)

23

Per saperne di più• Heather J Leidt. The benefits of breakfast consumption tocombat obesity and diabetes in young people. Am J LifestyleMed 2013; 7 (2): 99-103• Reutrakul S et al. Chronotype is independently associatedwith glycemic control in type 2 diabetes. Diabetes Carepublish ahead of print, published on line May 1, 2013• Heather J Leidt et al. Beneficial effects of a higher-proteinbreakfast on the appetitive, hormonal, and neural signalscontrolling energy intake regulation in overweight/obese,“breakfast-skipping”, late adolescent girls. Am J Clin Nutr2013; 97:677-88

Più poveri, più obesi

Secondo i più recenti dati Istat, le persone obese in Italia sono il 10,1% della popolazione,cioè quasi 6 milioni di persone e la tendenza è quella di un costante aumento. La percen-

tuale è leggermente maggiore negli uomini che nelle donne (11,1 % contro 9,2%). Sono con-siderati obesi quei soggetti nei quali il peso corporeo eccede del 60% il peso forma ideale. Suquella che è ormai da ritenersi una patologia, a sua volta concausa di altre patologie (come ildiabete) vuol richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica l’annuale Obesity day, promossoil 10 ottobre dall’Adi - Associazione italiana di dietetica e nutrizione clinica.

L’Adi sottolinea che “l’obesità nei Paesi sviluppati non interessa tutti i segmenti della po-polazione nello stesso modo. Nelle società occidentali è più frequente nei quartieri degradati etra i gruppi con minore livello di istruzione e di reddito. Il reddito e il potere di acquisto fami-liare influenza i comportamenti alimentari. Gli alimenti più ricchi di zuccheri e addizionatidi grassi sono spesso economici, palatabili e convenienti. Negli Stati Uniti una alimentazionecorretta è di norma più costosa e non alla portata di tutti, tanto che viene considerato un for-te indicatore di rischio obesità il vivere in immobili dal basso valore economico. Lo stesso fe-nomeno si osserva anche nei Paesi che stanno attraversando un periodo di transizione. InRomania l’obesità infantile è significativamente correlata allo stato socioeconomico. Le cau-se di tale fenomeno sono lo stile di vita sedentario, le abitudini alimentari e il maggiore con-tenuto di grassi della dieta. I bambini obesi delle classi meno abbienti mangiano meno frutta.Il fenomeno, relativamente recente per i paesi dell’Est, dei supermercati alimentari al detta-glio e lo scarso potere di acquisto delle famiglie sono fattori in grado di facilitare comporta-menti obesogeni”.

ATTIVITÀ ED EDUCAZIONE FISICA A SCUOLA

AT

TU

AL

ITÀ

nimento della salu-te: una funzione cheva al di là del con-trollo del peso cor-poreo e della pre-venzione della obe-sità e del sovrappe-so e che si estendeanche nella vitaadulta. È infatti di-mostrato come il di-fetto di attività fisi-ca aumenti il rischiodi malattie cardia-che, cancro del se-no e del colon, dia-bete, ipertensione,osteoporosi, ansietàe depressione. Ac-canto ai vantaggi alungo termine deri-vanti dalla attivitàfisica, vanno sottoli-neati gli effetti be-nefici rilevabili giàin età infantile eadolescenziale, rife-ribili, oltre che auna minore adiposi-tà e a una maggioreforza muscolare, almiglioramento diparametri cardiovascolari e me-tabolici, alla maggiore densitàossea e a una maggiore stabilitàpsicologica con aumento delsenso di autostima e dello stessorendimento scolastico.

Per questo il rapporto ritie-ne che le scuole debbano assicu-rare a bambini e adolescenti al-meno 60 minuti di attività fisicamoderata-intensa ogni giorno,

inserendo, all’interno di questoprogramma, anche attività orga-nizzate nel doposcuola o, co-munque, monitorate dalla scuo-la stessa. Attualmente, invece,negli Stati Uniti -ma la situazio-ne non è certo migliore nel no-stro Paese- l’attività fisica real-mente svolta non raggiungeneppure il 50% di quella desi-derata.

È inoltre importante che iprogrammi di educazione fisicaabbiano un ruolo centrale nelcurriculum scolastico, che nonsiano sacrificati a vantaggio dialtre materie di studio e che lescuole siano fornite degli stru-menti (palestre, aree di giuoco,eccetera) che consentano l’ef-fettiva realizzazione del pro-gramma. (P.B.)

Un autorevole rapporto statunitense

propone un modello di esercizio fisico

e sportivo regolare per bambini

e adolescenti, documentandone

i benefici per la salute e l’efficacia

nella prevenzione di molti problemi,

diabete compreso

Un’ora al giorno

Recentemente è sta-to pubblicato negliStati Uniti, a cura

del Comitato sulla attivi-tà fisica e sulla educazio-ne fisica in ambiente sco-lastico dell’Istituto di me-dicina (Institute of medi-cine o Iom), a sua voltaespressione della Nationalacademy of sciences, unrapporto in cui si docu-

mentano in dettaglio le

modalità di realizzazione di unmodello di educazione dei bam-bini e degli adolescenti nellescuole a una attività fisica ade-guata (cfr. Iom - Institute ofmedicine 2013. Educating thestudent body: taking physicalactivity and physical educationto schools. Washington, DC:The National academies press).

Gli autori rilevano comel’attività fisica del bambino ab-bia un ruolo centrale nel mante-

25

I rischi dell’aria inquinata

Uno studio tedesco (Thiering E et al., Diabetologia 2013, on line) hamesso in evidenza come l’esposizione all’inquinamento atmosferico

da polveri sottili (Pm10) derivate dal traffico stradale di bambini di 10 an-ni di età si associ a un aumento della resistenza insulinica. Un fenomenosimile, con aumento della resistenza insulinica, infiammazione viscerale eobesità, era stato osservato in modelli animali esposti per un certo periodoa una atmosfera ricca di microparticelle (Pm) come quelle prodotte neiprocessi di combustione (motori a scoppio, impianti di riscaldamento, at-tività industriali, inceneritori, centrali termoelettriche), ma anche per ef-fetto di usura di pneumatici, azione dei freni, asfalto, incendi boschivi.

Studi recenti hanno anche dimostrato come l’esposizione all’inquina-mento atmosferico influenzi lo sviluppo e la progressione della ateroscle-rosi, verosimilmente attraverso l’attivazione di stress ossidativo e di unainfiammazione subcronica nelle cellule endoteliali e nei macrofagi. Glistessi meccanismi sono anche alla base dello sviluppo del diabete di tipo 2attraverso la mediazione della resistenza insulinica. Vi sono perciò i pre-supposti per ritenere che l’esposizione all’inquinamento possa essere tra lecause che conducono alla resistenza insulinica e al diabete di tipo 2.

Lo studio tedesco ha incluso 397 bambini di 10 anni di età e di identi-co indice di massa corporea di cui era noto il luogo di nascita con i relati-vi parametri di inquinamento atmosferico. È stata rilevata una correlazio-ne tra il grado di resistenza insulinica valutata con il metodo Homa-R e illivello di esposizione alle Pm10 (particelle di diametro eguale o inferiore a10 millesimi di millimetro) e al biossido di azoto. A conferma del ruolodell’inquinamento atmosferico nel ridurre la sensibilità all’insulina, si è ri-levato che la correlazione fra i due fenomeni era tanto più evidente quan-to più vicina era l’abitazione a una strada di maggior traffico.

AUMENTA LA RESISTENZAINSULINICA NEI BAMBINI

di movimento

corporeo dovuto a una introdu-zione extra di calorie e/o all’e-levato indice glicemico deglizuccheri semplici con incre-mento della resistenza insulini-ca. Un maggiore rischio di dia-bete è stato anche riferito alconsumo di bevande addolciteartificialmente senza che que-sto raggiungesse peraltro unasignificatività statistica.

Anche una indagine sepa-rata condotta sulla coorte eu-ropea dello studio Epic con-ferma questi risultati, am-pliando l’allarme sul rischioindotto da una abitudine or-mai assai diffusa anche in Eu-topa. Secondo lo studio Epic,dal 1992 al 2000, in Europa, il2,5% della introduzione dicarboidrati era da riferire al-l’uso di bevande zuccherate,una quota assai inferiore al10,4% registrato dal Diparti-mento dell’agricoltura degliStati Uniti negli anni 1994-96,ma ciononostante responsabi-le di effetti assai negativi sulla

AT

TU

AL

ITÀ

Numerosi studi hanno di-mostrato da tempo, ne-gli Stati Uniti, una

stretta associazione tra la cre-scente diffusione dell’obesità edel diabete nella popolazione eil parallelo incremento del con-sumo di bevande e succhi difrutta zuccherati. Del tutto re-centemente, una conferma delrapporto esistente tra aumentodel consumo di bevande zuc-cherate e incidenza di diabetedi tipo 2 è venuta anche dal-l’Europa e particolarmente dauno studio assai autorevole alquale hanno partecipato ottoPaesi europei: lo studio “Epic-InterAct” dove Epic sta per

“European prospective investi-gation into cancer and nutri-tion”. L’autorevolezza dellostudio consiste nelle sue di-mensioni. Infatti, in 8 coortiprovenienti da altrettanti Paesid’Europa, sono stati registrati,dal 1991 al 2007, 12.400 nuo-vi casi di diabete e, in questaampia casistica, è stato dimo-strato che l’aumento giornalie-ro del consumo di una sola lat-tina di bevanda zuccherata o disucco di frutta intero arricchitodi zucchero comporta un au-mento del rischio di sviluppareil diabete del 22%. È logico ri-tenere che il maggior rischiosia legato all’aumento del peso

NUOVI STUDI SULLA POPOLAZIONE EUROPEA

Si confermano

le insidie nascoste

nel consumo

eccessivo di bevande

zuccherate: dopo

le indagini in Usa,

anche ricerche

effettuate in Europa

attestano il nesso tra

questa cattiva

abitudine e

il diabete di tipo 2

• Romaguera D, et al. Consumption of sweet bever-ages and type 2 diabetes incidence in European adults:results from EPIC-InterAct. Diabetologia 2013; DOI:10.1007/s00125-013-2899-8.

• Fagherazzi G et al. Consumption of artificially andsugar-sweetened beverages and incident type 2 diabetesin the Etude Epidémiologique auprès des femmes de laMutuelle générale de l’éducation nationale-Europeanprospective investigation into cancer and nutrition co-hort. Am J Clin Nutr 2013; 97: 517-23.

Per saperne di più

Troppo dolci

26 27

quelle bibitesalute della popolazione. È si-gnificativa al proposito la de-cisione del sindaco di NewYork Michael Bloomberg, che,sulla scorta di questi dati, mi-se al bando le confezioni so-vradimensionate di bevandezuccherate da ristoranti, cine-ma e altri luoghi di vendita.Questa decisione, che andava

peraltro contro la libertà indi-viduale di scelta, è stata bloc-cata da un giudice proprio loscorso marzo. Una correttaeducazione alimentare rimaneperciò l’unico mezzo per mo-derare l’uso delle bevandezuccherate da parte della po-polazione in generale e, spe-cialmente, dei giovani.

te miracolose, tanto di mo-da al giorno d’oggi.

Tomasi è convintoche chi ha il diabete pos-sa e debba essere sem-pre più indipendente eautonomo nella ge-stione della propriacondizione, un risul-tato che si può otte-nere passando at-traverso la cono-scenza e la prati-ca: proprio perquesto il libroaffianca alla

teoria una copiosa messe diesempi pratici, resi più chiari danumerosi grafici e tabelle.

Scrive Tomasi nell’introdu-zione: “La modificazione dellostile di vita costituisce il primogradino della terapia del diabetein tutte le Linee guida sia nazio-nali, sia internazionali, messe apunto dalle società scientificheattive in campo diabetologico.Se in teoria questo approcciopuò sembrare ovvio, non lo è af-fatto nella pratica, dal momentoche è estremamente difficilemodificare comportamenti ali-

mentari fortemente radicati. Sepoi si pensa che non sono anco-ra stati completamente chiaritigli aspetti emozionali e i fattoriambientali che condizionanoqueste abitudini, non è per nul-la sorprendente che molte per-sone con diabete non aderisca-no del tutto, o lo facciano soloper brevi periodi di tempo, alleprescrizioni dietetiche. Il suc-cesso della terapia medica nutri-zionale del diabete, però, saràtanto più probabile quanto piùchi la deve seguire migliorerà leproprie conoscenze su quelliche sono i fondamenti di unacorretta alimentazione”. “A ta-vola con il diabete” può contri-buire a dare alla persona condiabete alcuni utili strumentiper imparare a padroneggiare lapropria alimentazione in manie-ra corretta. Precisa però Toma-si: “Gli obiettivi che anche que-sta sesta edizione si prefigge dicentrare restano comunque uni-camente di tipo informativo perla persona con diabete e per isuoi familiari, per il medico dimedicina generale che se ne fac-cia carico nella gestione integra-ta con il diabetologo, e per ildietista che, per quanto riguar-da gli aspetti del diabete colle-gati all’alimentazione, rappre-senta sempre il vero protagoni-sta a cui è affidato il compito dicollaborare nell’educare il dia-betico all’autogestione”.

Il libro sarà distribuito gratisda Bayer nei maggiori centridiabetologici italiani.

ED

UC

AZ

ION

E S

AN

ITA

RIA

IMPARIAMO A MANGIARE SANO

A tavola

Riveduta, corretta e arric-chita, esce in questo au-tunno 2013 la nuova edi-

zione del manuale “A tavolacon il diabete”, del diabetologoFranco Tomasi, specialista inendocrinologia e malattie del ri-cambio, in scienza dell’alimen-tazione e in malattie del fegato edel ricambio e professore a con-tratto all’Università degli studidi Ferrara (inoltre, già direttoredell’Unità operativa di Diabeto-logia, dietologia e nutrizione cli-nica dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Ferrara Arcispe-dale Sant’ Anna).

Il testo, pubblicato da Edito-riale Giornalidea con la sponso-rizzazione di Bayer, riprende, ri-visita e approfondisce i concettidella precedente edizione, of-frendo una guida chiara edesauriente su come debba nu-trirsi correttamente una perso-na con diabete per mantenere

un buon compenso metabolicoe quindi una soddisfacente con-dizione di salute. Il libro, conlinguaggio rigoroso ma accessi-bile a tutti, spiega bene “che co-sa sono” e “a che cosa servono”i vari tipi di nutrienti e i diversicibi che ingeriamo, con l’obiet-tivo di mettere la persona condiabete in condizione di sceglie-re consapevolmente che cosa equanto mangiare in armoniacon la terapia prescritta. E sen-za rinunciare al piacere della ta-vola. Quello che troverete nelvolume di Tomasi sono spiega-zioni, raccomandazioni, consiglie suggerimenti. Quasi mai divie-ti, perché oggi chi ha il diabete eimpara a gestirlo può mangiarepraticamente di tutto, purchénella giusta misura e con le do-vute precauzioni.

Scrive nella presentazione ilprofessor Mario Morsiani, illu-stre rappresentante della diabe-

tologia italiana (che Tomasiconsidera proprio maestro): “Atavola con il diabete” è “un te-sto di grande utilità pratica. Lasua lettura e la sua consultazio-ne devono essere raccomandatea tutti quanti siano interessati aquesta tematica, o perché affettida questo “disordine” metaboli-co, o perché in un modo o nel-l’altro con esso abbiano a chefare (familiari, medici, farmaci-sti, dietiste, nutrizionisti ospe-dalieri, infermieri eccetera)”.

È da poco disponibile la sesta edizione,

riveduta e aggiornata, della guida

alla corretta alimentazione curata dal

diabetologo Franco Tomasi: un prezioso

vademecum che aiuta a conoscere

ciò che si mangia e a fare, giorno dopo

giorno, le scelte giuste per mantenere

un buon equilibrio metabolico

con il diabete

28 29

Franco Tomasi

Ampio lo spettro delle tema-tiche: le basi dell’igiene alimen-tare, il ruolo dei nutrienti, igruppi fondamentali degli ali-menti, la dieta come parte cru-ciale della terapia del diabete, ilcalcolo dei carboidrati, l’ipogli-cemia e come affrontarla, diabe-te e attività fisica, le raccoman-dazioni per chi viaggia, i proble-mi (e le soluzioni) dei bambini,delle donne in gravidanza, deglianziani, e via dicendo, sino aun’analisi critica delle finte die-

PR

OG

ET

TI

sa tra una visita e l’altra può es-sere molto lungo, anche di 6-7mesi, e il paziente non riescequindi quasi mai a riassumerequello che è successo in quelperiodo, che diventa una speciedi terra di nessuno. In quel frat-tempo il paziente può anchenon andare dal medico di baseo dal diabetologo, per mille mo-tivi, ma c’è un posto dove nonpuò non andare ed è la farma-cia, perché deve ritirare i farma-ci. Quindi, perché non sfruttareil rapporto confidenziale e con-tinuo che si instaura negli annitra farmacista e paziente, tra-sformandolo da passivo in atti-vo? E poi la farmacia ha il van-taggio di essere diffusa in ma-niera capillare e omogenea sututto il territorio, perché in certipaesini può magari mancare ilmaresciallo e persino il medico,ma il farmacista c’è sempre”.

Lo spazio e il ruolo che ilfarmacista può avere come

anello intermedio nella relazio-ne tra medico e paziente è oggipersino riconosciuto ufficial-mente da una legge dello Statoitaliano, quella che nel 2009 haintrodotto la farmacia dei servi-zi, ampliando le competenze delprofessionista dietro il banco, inparticolare nell’ambito delle pa-tologie croniche, in sintonia conil protocollo d’intesa siglato daAmd e Federfarma (l’associa-zione dei titolari di farmacia)che è alla base di Farm&Dia.

Ma che cosa può dunque fa-re il farmacista nell’ambito deldiabete? Non poco, spiega Per-rone: “Il passaggio obbligato infarmacia offre al farmacista lapossibilità, per esempio, di veri-ficare lo stato d’uso del gluco-metro, dare istruzioni sull’usodi aghi e penne, controllare co-me stanno andando le cose at-traverso un esame del diariodelle glicemie, accorgersi se c’èqualcosa che non va e segnalar-

FARM & DIA: CORSI AMD IN TUTTA ITALIA

FarmacistiGiovanni Perrone, re-

sponsabile del serviziodi diabetologia del polo

sanitario Reggio Calabria Sud,è l’ideatore del progettoFarm&Dia, un’iniziativa natasotto l’egida dell’Associazionemedici diabetologi che intendecoinvolgere pienamente la far-

macia nel quadro dell’assisten-za alla persona con diabete. L’i-dea, nata nel 2005, si articola inincontri e corsi tenuti da diabe-tologi a farmacisti di tutta Italia(gli appuntamenti più recenti inPuglia, Veneto, Umbria, Cala-bria e Piemonte, con la sponso-rizzazione di Bayer). Abbiamo

chiesto a Perrone di parlarcidella genesi e dello sviluppo delprogetto di cui è responsabile.

“L’idea -racconta- mi è ve-nuta a partire da un presuppo-sto: la persona con diabete è ge-neralmente seguita o dal medi-co di base o dal servizio di dia-betologia, ma il tempo che pas-

30

a scuola di

DIABETEIl diabetologo

Giovanni Perrone ci

parla di un’iniziativa

di formazione

che mira a inserire

a pieno titolo

il farmacista nel

team diabetologico,

a fianco dei pazienti

e in collaborazione

con i medici

lo alla persona. E, ancor più,può costituire un momento dirinforzo di quanto comunicatodal medico: molti studi attesta-no che già dopo un’ora dalla vi-sita il paziente ricorda il 50% diquello che il dottore gli ha det-

31

AS

SO

CIA

ZIO

NI

32 33

PR

OG

ET

TI to. Noi medici nelle visite diamo

spiegazioni sull’uso degli appa-recchi, su come si fanno le inie-zioni eccetera, ma il tempo chepassa tra una visita e l’altra ètroppo lungo per una verifica:qui entra in gioco il farmacista”.

Scopo degli incontri di Farm& Dia è quindi contribuire amettere i farmacisti nella condi-zione di esercitare questa piùampia funzione: “Noi non inten-diamo creare nuovi esperti di

diabetologia-puntualizzaPerrone- Ilfarmacistadovrà man-tenere il suoruolo speci-fico, senzasovrapposi-zione conquello deimedici. Pe-rò, se forma-to, se in gra-do di usareun linguag-gio univocorispetto aquello deldiabetologo,può esserefondamenta-

le. Nei nostri corsi noi diamo aifarmacisti le nozioni di base,rafforzando ciò che già è cono-sciuto, colmando lacune e cor-reggendo eventuali errori: cer-chiamo di far capire che cos’è lapatologia, ci concentriamo sullacorretta attuazione dell’auto-

In alto: Giovanni Perrone.Sotto: Giovanni Saitta

controllo, coinvolgiamo tutti ipartecipanti in lavori di gruppo.E poi cerchiamo di far emerge-re, attraverso la discussione,quale può essere il posto che ilfarmacista deve occupare nelpercorso di cura della personacon diabete. Il mio auspicio èche questo progetto diventi conil tempo un vero e proprio mo-dello di assistenza esteso e per-manente, basato su una collabo-razione costante tra specialisti,medici di base e farmacisti”.

Gli incontri sono svolti dalGruppo di lavoro Amd, coordi-nato dal dottor Giovanni Saittadi Messina, che, insieme conPerrone (direttore del corso) econ Laura Tonutti di Udine, èresponsabile del programmaformativo. Interlocutore diAmd per conto di Federfarma èil dottor Damiano Degrassi diUdine, attivo partecipante alprogetto anche come docente.

La risposta dei farmacisti èstata molto positiva: “Si sonodimostrati assolutamente sensi-bili -conferma Perrone- Sonomolto attenti a questa figuranuova del farmacista come re-sponsabile di una farmacia sem-pre più proiettata verso i servizi.Si sentono coinvolti, apprezza-no i corsi. Quello che chiedonoè, una volta finito l’incontro, dipoter avere un punto di riferi-mento e un interlocutore stabili.Ecco perché l’obiettivo di fondodi Farm & Dia è che si arrivi aun modello generale di assisten-za che inserisca al meglio la far-

macia nel percorso di cura dellapersona con diabete: bisognaradicarlo sul territorio in modoche da una parte i diabetologi,dall’altra i farmacisti, senza tra-scurare i medici di base, stabili-scano tra loro un dialogo co-stante e regolare”. Farm & Diail suo segnale lo sta mandando.

Grande importanza puòavere il farmacista anche nellaprevenzione: “Chi meglio di luipuò fare campagne di preven-zione per l’individuazione disoggetti a rischio? -osserva Per-rone- La farmacia, per la sua vi-cinanza ai cittadini, può diven-tare un osservatorio per l’identi-ficazione delle persone che pos-sono sviluppare il diabete, chepossono così essere indirizzateal medico di base o al servizio didiabetologia. Scoprire la patolo-gia prima che si manifestino se-gnali e sintomi permette di evi-tare o rallentare le complicanze.Ancora oggi troppe diagnosi so-no fatte da cardiologi e oculisti,cioè quando il diabete è rimastonascosto per anni: il paziente vadallo specialista perché ha unproblema al cuore o agli occhi elì si scopre che chissà da quantotempo aveva il diabete”.

UN PROGETTO DI AGD ITALIA PER I BAMBINI E LE FAMIGLIE

T ra le iniziative promossein occasione della Gior-nata mondiale del diabe-

te (vedi articolo nella pagina se-guente) si segnala quella presen-tata a Milano da Agd Italia, (Co-ordinamento tra associazioniitaliane di aiuto a bambini e gio-vani con il diabete): si tratta di“Lino e il diabete, storia di unamico coraggioso”, un progettodivulgativo ed educativo, realiz-zato in collaborazione con TrudiS.p.A, Giochi Preziosi, GiuntiEditore, con lo scopo di fornireuna guida e un sostegno infor-mativo e psicologico ai bambinicon diabete e ai loro genitori.

Il personaggio di Lino è unorsacchiotto protagonista di unlibro, edito da Giunti e curatodallo psicoterapeuta StefanoBartoli e dalla psicologa FabianaCardarelli (entrambi da tempoimpegnati sul fronte del diabetecome collaboratori e consulentidi strutture sanitarie pubbliche,

società scientifiche e associazio-ni di volontariato), con le illu-strazioni di Fabrizio “Pluc” DeNicola. La storia di Lino è inrealtà quella di un bambino chescopre di avere il diabete, rac-conta l’impatto di questo cam-biamento nella sua vita, imparaa conoscerlo e ad affrontarlocon coraggio e serenità e conl’aiuto di chi gli sta intorno, daigenitori ai medici agli amici. Illibro vuole insegnare e far gioca-re (il bambino lettore è invitatoa inventare una sua storia suldiabete da disegnare nell’ultimapagina) e allo stesso tempo ras-sicurare le famiglie, che, special-

mente al momento dell’esordiodella patologia, si sentono scon-volte da un evento che temonodi non saper padroneggiare. Il li-bro di Lino vuole contribuire adimostrare che invece il proble-ma si può gestire bene.

Lino non vive soltanto nel li-bro: è anche un morbido orsac-chiotto di peluche realizzato daTrudi. Volume e orsetto sarannodistribuiti gratuitamente a tuttele famiglie con bambini affettida diabete infantile che ne fa-ranno richiesta all’Associazionegiovani diabetici Italia. L’orsac-chiotto Lino sarà disponibilepresso i negozi Toys Center alprezzo di 13,99 euro: una partedei proventi derivati dalla ven-dita sosterranno le iniziativepromosse da Agd Italia. Per in-formazioni: www.agditalia.it -www.linoeildiabete.it - e-mail:[email protected] - tel.347.8853277

GRATIS A CASA TUA?Telefona subito al numero verde 800.824055

VUOI RICEVERE

“TUTTODIABETE”

La storiadell’orso Lino

AS

SO

CIA

ZIO

NI WORLD DIABETES DAY 2013

La prevenzionesotto il cerchio blu

Come ogni anno, anche nel2013 il 14 novembre harappresentato la Giornata

mondiale del diabete, promossadalla International diabetes fe-deration, che coinvolge associa-zioni di 160 Paesi e mira a sensi-bilizzare l’opinione pubblica suuna patologia sempre più diffu-sa, che riguarda milioni di per-sone, e sulle strategie per preve-nirla. Si tratta della più grandecampagna di informazione esi-stente e nel nostro Paese di svol-ge sotto l’egida di Diabete Italia(l’associazione tra le societàscientifiche dedite allo studio ecura del diabete, le associazionidi volontariato dei pazienti adul-ti e dei pazienti pediatrici e le as-sociazioni degli operatori pro-fessionali del settore) con inizia-tive pubbliche che toccano lepiazze di tutto lo Stivale e delleisole (quest’anno durante il wee-kend del 9-10 novembre). Spotin radio e tv, dépliant e materialedivulgativo hanno accompagna-to la celebrazione della Giornataall’insegna dello slogan “Io aldiabete non gliela do vinta”.

Simbolo del World diabetesday è, come sempre, il “Cerchio

Blu” della campagna “Uniti con-tro il diabete”, che, presentatonei modi più vari, contrassegnain tutto il mondo le manifesta-zioni del 14 novembre.

Per il quarto anno consecuti-vo, la Idf ha scelto come tema“Educazione e prevenzione deldiabete”, ritenendo che la cono-scenza della problematica e la

messa in pratica di sanistili di vita siano fon-

Ceriello nuovo presidente di Amd

L’Amd ha eletto Antonio Ceriello presidente per il prossi-mo biennio. Succede a Carlo Bruno Giorda, che ora è

presidente della Fondazione Amd. Antonio Ceriello dirige ilDipartimento di ricerca Diabetes and cardiovascular disea-ses all’Institut d’Investigacions Biomèdiques August Pi iSunyer (Idipabs) di Barcellona, Spagna, ed è consulentescientifico dell’Irccs Multimedica di Milano. Inoltre, è presi-dente del gruppo di studio Diabete e malattie cardiovascola-ri della European association for the study of diabetes. È an-che chairman del board dell’Idf per lo sviluppo di un algorit-mo di terapia personalizzata per il trattamento del diabete ti-po 2 e referente del Ministero della Salute per il programmadi accreditamento delle iniziative scientifiche in campo dia-betologico, nonché consulente per la valutazione della pro-duzione universitaria italiana (Anvur).

Alla vicepresidenza è stata eletta Nicoletta Musacchio,che a sua volta succederà a Ceriello nel giugno 2015.

damentali per contrastare l’in-sorgenza della patologia. Diabe-te Italia ricorda che “una granparte dei casi della principaleforma di diabete mellito, il dia-bete tipo 2, può essere prevenu-ta agendo in maniera scientifica-mente corretta sullo stile di vita,apportando cambiamenti nelleabitudini alimentari e dedican-dosi maggiormente all’attività fi-sica”.

34

9-10 NOVEMBRE 2013GIORNATA MONDIALE DEL

DIABETEA MONDIALE DEL

TA MONDIALE DEL

A MONDIALE DEL

A MONDIALE DEL

DIABETEDIABETEA MONDIALE DEL

DIABETEDIABETE

GIORNGIORN

DIABETE9-10 N

A MONDIALE DEL

DIABETET

DIABETEA

DIABETEAT

DIABETEGIORN

DIABETEVEMBRE 2013

DIABETEODIABETEOVEMBRE 2013

DIABETE9-10 NDIABETEDIABETE

VEMBRE 2013

DIABETEVEMBRE 2013

DIABETEVEMBRE 2013

VEMBRE 2013

9-10 N

ASSOCIAZIONE MEDICI DIABETOLOGI