Ritorno alle origini partendo dal Sud P TRA NOI... · 2015-05-25 · Ritorno alle origini partendo...

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PARLIAMONE TRA NOI Ritorno alle origini partendo dal Sud 4 puntoeffe

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Ritorno alle origini partendo dal Sud

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L a parola che si è sentita di più,durante le elezioni di Utifar,che si sono svolte a Palermo, è

stata «rinnovamento». L’Unione tecnicaitaliana farmacisti sente infatti l’esigen-za di cambiare pelle, per ritornare unpo’ alle sue origini e per riconquistare,nel mondo della farmacia, un ruolo diprim’ordine che forse negli ultimi anni

ha un po’ perso. Qualcuno ha parlato diammutinamento, qualcun altro di tradi-mento: sicuramente non sono mancatele polemiche su queste elezioni e sullasuccessione dello storico presidenteLuigi Casanova, come si legge anchenell’ultimo numero di Collegamento. Che l’Utifar avesse bisogno di un cam-biamento era opinione condivisa damolti, dopo che Casanova, che tanto hafatto per l’associazione, aveva annun-ciato lo scorso anno l’intenzione di riti-rarsi. Si era sentito parlare di un suodelfino, in realtà oggi il neoeletto Consi-glio direttivo, parzialmente rinnovato,vuole dare vita a un’associazione menopersonalistica, caratterizzata da unagestione più collegiale, da un minorconflitto con le istituzioni, unita e indi-pendente a difesa della farmacia. «I precedenti presidenti di Utifar, Fran-co Pescetto, Franco Maggioni, ElioMacchi e Luigi Casanova», ci spiegaRenato Grendene, «sono state personevalidissime che hanno interpretato laprofessione seguendo i tempi. Utifarnon è né un sindacato né un organo or-dinistico e la nuova squadra vuole es-sere in linea con un mondo profonda-mente cambiato. Vogliamo riportare ildibattito tra i soci, le nostre assembleedevono tornare a essere assembleepartecipative».A Palermo si sono quindi incontrati tutticoloro che vogliono un’Utifar più apertaal dialogo con le diverse espressioni delmondo della farmacia, istituzionali, sin-dacali e della professione. «Qualsiasipersonalizzazione di un’associazione dicategoria è una colpa, più che un meri-to, perché produce isolamento», haspiegato Giuseppe Monti, che faceva

Si sono tenute a Palermo le elezioni dell’Utifar,che vuole tornare a essere una voce superpartes all’interno della categoria, un organotecnico e culturale che possa aiutare la farmacia ad affrontare le nuove sfide che la attendono

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DI LAURA BENFENATI

Il nuovo Consiglio direttivo di UtifarFloriano BellaviaAlessandro CacciaMaurizio CiniGiancarlo EspertiRenato GrendeneMario GrimaldiPietro Egidio JagerEugenio LeopardiGiuseppe MontiLuigi PizziniRoberto Tobia

(Nel momento in cui andiamo in stampa non si conosce ancora il nome del nuovo presidente eletto dal Consiglio direttivo)

parte anche del precedente Consigliodirettivo. «Utifar vuole essere un’asso-ciazione culturale al di sopra delle parti,per poter osservare e discutere tutto etutti. Non ci sono polemiche con la pas-sata dirigenza, semplicemente non vo-gliamo sentir parlare di successori desi-gnati, non vogliamo un’associazionepersonalistica che, tra l’altro, si era mol-to provincializzata a Milano. Ora voglia-mo riaprire i contatti con tutto il territorioitaliano e per questo siamo venuti a Pa-lermo: Utifar deve tornare a essere quel-l’organismo internazionale che era aitempi di Europharmex».

COLLABORAZIONE CON LE ISTITUZIONIIl nuovo direttivo esprime oggi in partegli storici collaboratori di Casanova, inparte nuove figure che fanno intuireche la parola d’ordine d’ora in avanti

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sarà collaborazione con gli altri organiistituzionali, dei farmacisti e non solo. I membri del Consiglio sono, infatti, espres-sione delle varie facce della categoria,sono vicini alla farmacia ma anche almondo della galenica, dell’università,delle cooperative di distribuzione. Sono titolari e non titolari e vengono daogni parte d’Italia. L’obiettivo del nuovodirettivo è contribuire a dare più forza al-la professione, proponendosi come ta-volo di confronto con politici, enti territo-riali e sindacato.«Per la prima volta un’assemblea di Uti-far si tiene al Sud e a Palermo», ha spie-gato il padrone di casa, organizzatoredella “due giorni” siciliana, Roberto To-bia, dando il benvenuto agli ospiti nellasplendida cornice dei giardini di Palaz-zo dei Normanni, antica fortezza araba,che è oggi il più antico Parlamentod’Europa. «La farmacia è interessatada molti cambiamenti, in questo mo-mento, e noi farmacisti dobbiamo ade-guarci senza permettere che la profes-sione venga stravolta. L’Utifar che na-

sce oggi dovrà, con spirito propositivo ein autonomia, dare il suo contributo co-struttivo alle battaglie che la farmaciadovrà affrontare».«Conosco bene i problemi della vostracategoria» ha spiegato il presidente del-l’assemblea regionale siciliana, France-sco Cascio, presente alla cena di gala,«perché sono figlio di farmacisti. Si deverivalutare il ruolo della farmacia comepresidio del Servizio sanitario e su que-sta strada anche i ministri Tremonti eSacconi hanno dato indicazioni chiare».In questo ineluttabile percorso di cam-biamento Utifar si propone con un ruo-lo tecnico, consulenziale, come ci haspiegato Maurizio Cini, docente di Tec-nica e legislazione all’Università di Bo-logna, da diversi anni ai vertici dell’U-nione tecnica italiana farmacisti: «Giun-ti al momento in cui Luigi Casanova haannunciato la sua volontà di ritirarsi, al-cuni consiglieri hanno ritenuto di cerca-re di dare un nuovo vigore all’Unione,senza rotture brusche con il passato macercando di valorizzare gli intenti chehanno dato origine all’Utifar. La farma-cia e la professione stanno attraversan-do un periodo di evoluzione che richie-de massima attenzione, anche alla lucedelle occasioni importanti per quel cheriguarda la rivisitazione della disciplinadel settore farmaceutico». Un ruolo tec-nico quindi, quello della nuova Utifar,che potrebbe portare all’istituzione diun Centro studi, all’organizzazione dieventi e congressi e probabilmente an-che all’elaborazione di una nuova bozzadi riordino di settore, oggi più che mainecessaria (anche se tardiva), dopoquello che è successo in Puglia (vedil’articolo a pagina 45).

LA TRASFORMAZIONE DELLA FARMACIATutti i presenti a Palermo hanno preci-sato che nessuno vuole cancellare ilglorioso passato di Utifar, tutt’altro, piut-tosto recuperarne i valori iniziali. «Nuo-va Utifar non significa cancellare il pas-sato ma fare tesoro dell’esperienza e diquanto di buono ha fatto Luigi Casano-va, a cui va il nostro ringraziamento pertutti questi anni dedicati alla professio-ne», ha spiegato il neoeletto consigliereEugenio Leopardi. «L’Utifar deve peròassumere un ruolo più presente su tut-

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to il territorio nazionale, deve essere l’i-stituzione che occupa quegli spazi chenon possono essere di competenza,per motivi istituzionali, di Fofi e Feder-farma. Deve essere il punto di riferi-mento tecnico della categoria, che èoggi troppo spinta verso una deriva ditipo commerciale. Dobbiamo trovarealleati in Fofi e Federfarma, non piùcontrapporci a esse. E la prima propo-sta che farò, come membro del Consi-glio, sarà quella di individuare ungruppo di saggi che possano essere disupporto alla nostra attività». La farmacia non può più essere solocentro di distribuzione del farmaco madeve diventare centro di servizi e di assi-stenza sanitaria, lo ha ribadito recente-mente anche il ministro del Welfare,Maurizio Sacconi. «Noi dobbiamo por-tare la sanità a casa del paziente, peraiutarlo a spendere meno e a curarsimeglio », ha detto Renato Grendene,«non i pazienti nei centri commerciali».Il nuovo Consiglio di Utifar vuole insom-ma operare affinché il cambiamentodella farmacia, da centro di distribuzio-ne del farmaco a centro di servizi che siprende in carico l’ammalato, avvenganel più breve tempo possibile, primache la società sia catturata dal mercato.«Non vogliamo essere la coscienza criti-ca dei vari organismi», ha conclusoGrendene, «ma vogliamo collaborare,stimolare, aiutare chiunque si adoperiper questo cambiamento della profes-sione, che non può essere congiuntura-le ma deve essere sostanziale». Buon lavoro dunque, alla nuova Utifar,con l’auspicio che davvero una collabo-razione maggiore tra i principali organiistituzionali della categoria porti a unamaggiore visibilità del mondo farmaciaverso l’esterno. La poco nota associazio-ne dei parafarmacisti ha diffuso di re-cente sul supplemento del giovedì delCorriere della Sera dati non veritieri (quo-rum in Italia: una farmacia ogni 5.000abitanti); riuscirà il nuovo corso dell’Uti-far, magari proprio istituendo un Centrostudi con tecnici competenti e organiz-zando importanti eventi come nella suamigliore tradizione, ad aiutare i titolari difarmacia a comunicare meglio, più tem-pestivamente e con più efficacia versol’esterno? Ce lo auguriamo davvero.