Riserva Naturale Monterano · Attività di ristorazione 61 Prodotti agricoli e artigianato 63...

74
Unione Europea Regione Lazio Repubblica Italiana Guida ai servizi delle aree naturali e protette del Lazio Riserva Naturale Monterano

Transcript of Riserva Naturale Monterano · Attività di ristorazione 61 Prodotti agricoli e artigianato 63...

Unione Europea Regione LazioRepubblica Italiana

Guida ai servizi delle aree naturali e protette del Lazio

Riserva NaturaleMonterano

1

Guida ai servizi delle aree naturali e protette del Lazio

Riserva Naturale

Monterano

2

Cartina: A. Savoretti, A. Scamponi.

3

Riserva Naturale Monterano

Prefazione 5Introduzione degli autori 6

Il territorio protetto, gli aspetti ambientali, la flora e la fauna 9Aspetti geologici 13Flora e vegetazione 18La fauna 25Storia di un territorio 31Monterano antica 38Un territorio in continua evoluzione 43Le “Terre collettive”: un patrimonio da conservare e valorizzare 45

I centri abitati 49

Servizi della Riserva Naturale Monterano 51I sentieri 52Strutture per la cultura e lo spettacolo 58Cure termali 59Strutture ed attività sportive 60Strutture ricettive 60Attività di ristorazione 61

Prodotti agricoli e artigianato 63Piatti tipici 63

Bibliografia 67

Indice

Il presente libro è dedicato a tutti i bambini di Canale Monterano con l’augurio che il loro territoriosi conservi bello, ricco di suggestioni e di biodiversità.

5

Riserva Naturale Monterano

L a presente pubblicazione, finanziata dall’Assessorato Ambiente e cooperazione tra ipopoli della Regione Lazio con fondi del Piano di Comunicazione del DOCUP -Obiettivo 2 e dell’Accordo di programma quadro “Aree sensibili: parchi e riserve”, si

inserisce all’interno della “Collana di guide dei Parchi del Lazio”.L’obiettivo delle guide di servizio è facilitare la visita dell’area protetta fornendo informazionipratiche su servizi, attività ricettive, attività di tempo libero presenti nell’area protetta, ma anchesui prodotti tipici, le tradizioni e gli eventi che caratterizzano il territorio.Il progetto delle guide di servizio si affianca ad altre iniziative, quali per esempio “Natura inViaggio” realizzate dalla Regione per promuovere in maniera organica lo sviluppo di un turismosostenibile nel sistema delle aree naturali protette regionali.La Riserva Naturale Monterano, istituita nel 1988, tutela uno degli angoli più rappresentativi edintatti della Tuscia Romana, a cavallo tra i Monti della Tolfa e il paesaggio collinare dei MontiSabatini. La Riserva è oggi meta di migliaia di visitatori provenienti da tutta Italia e dall’Europa,attratti dai suoi paesaggi naturali e dalle rovine dell’antica Monterano in cui sono stati ambien-tati decine di film.Un risultato indubbiamente del lavoro svolto dalla Regione e dall’Ente di gestione per promuo-vere l’immagine del territorio, le sue risorse, la cultura locale che conserva gelosamente, tra l’al-tro, gli usi e costumi degli ultimi, veri butteri del nostro Paese.La riserva naturale, dopo un ampliamento dei suoi confini nel 1993, copre oggi poco più di1000 ettari che custodiscono un’incredibile varietà di ambienti e un patrimonio incomparabilein termini di biodiversità e di tracce, più o meno antiche, del lavoro dell’uomo. Boschi collina-ri con querce secolari, forre vulcaniche con vegetazione lussureggiante, felci rarissime e pareti astrapiombo, prati pascoli regno delle vacche di razza maremmana e dei grandi rapaci, un fiumeinserito, in questo tratto del suo corso, tra i Siti di Interesse Comunitario che costituiscono patri-monio dell’intera Unione Europea nell’ambito della Rete Natura 2000.Una particolarità della Riserva infine è la città “morta” di Monterano con il suo palazzo ducale,l’acquedotto su ardite arcate, la splendida fontana berniniana del leone, il Convento di S. Bonaventura, patrimonio architettonico oggetto di una vasta campagna di restauro conserva-tivo resa possibile dall’impegno delle istituzioni che hanno saputo mettere a frutto le possibilità,anche finanziarie, offerte della presenza dell’area protetta.Questa guida vuole rappresentare uno strumento utile al visitatore per fruire dell’accoglienza edei servizi della comunità e per immergersi in un viaggio nel tempo, tempo dell’uomo con le suevicende antiche di oltre 3000 anni ma anche tempi, molto più lunghi, della Natura che ha pla-smato questo paesaggio straordinario. E anche un invito a soffermarsi su particolari come unapolla di acqua solfurea nascosta nella vegetazione, i resti di una antica mola, il volo di un picchioo uno scambio di impressioni con uno dei tanti anziani di Canale che saranno ben lieti di rievo-care fatti e vicende svoltesi in quel territorio a cui sentono, in modo così forte, di appartenere.

Angelo BonelliAssessore Regionale Ambiente e Cooperazione tra i Popoli

Prefazione

6

Guida ai servizi delle aree naturali e protette del Lazio

N ella ormai storica StrategiaMondiale per la Conser-vazione (WCS) elaborata

nel 1980 dall’Unione Internazionaleper la Conservazione della Natura(U.I.C.N.) e dal WWF con il con-corso di altri enti tra cui la FAO,tutt’ora valida, soprattutto per l’im-mediatezza di certi suoi contenuti eper l’approccio “globale” al problemadella tutela della vita sul pianeta, gliobiettivi di conservazione delle risor-se naturali per l’immediato futurovenivano riassunti nei seguenti tre obiettivi fondamentali:- mantenimento dei processi ecologici essenziali e dei sistemi che garantiscono la vita sul Pianeta;- mantenimento della diversità biologica del Pianeta;- impegno per un’utilizzazione duratura delle specie e degli ecosistemi.Gli obiettivi della WCS sono stati successivamente rielaborati alla luce di nuove acquisizioni edentrano ormai pienamente tra gli obiettivi di organismi internazionali, dell’Unione Europea edei governi di altre nazioni, ma ancora oggi possiamo dire che gli obiettivi prioritari per una poli-tica della tutela e utilizzazione sostenibile delle risorse naturali rimangono i seguenti:- protezione degli ecosistemi naturali e seminaturali residui, di zone sufficientemente vaste diforesta o altri habitat tramite l’istituzione di parchi e riserve naturali che dovrebbero rappresen-tare l’intera gamma di varietà di habitat presenti sia a livello locale che regionale, nazionale ocontinentale;- studio dei modi per l’utilizzazione di questi ecosistemi in modo sostenibile, aumentandone ilvalore economico e sociale ma conservandone la biodiversità;- incentivazioni alle autorità e alle collettività locali per mantenere nei sistemi territoriali la mas-sima diversità possibile, conservando campioni di zone umide, di boschi e di praterie, soprat-tutto all’interno di zone agricole o urbanizzate, favorendo la creazione di parchi e di aree verdi erecuperando gli ecosistemi degradati;- prevedere un uso delle aree protette per la protezione sul posto delle popolazioni animali e vege-tali selvatiche da cui sono derivate razze domestiche, e altre importanti risorse genetiche;- assicurare che le aree protette non divengano oasi di diversità in un deserto di uniformità,curando politiche che favoriscano la loro integrazione nella gestione del territorio e delle aree cir-

Introduzione degli autori

L’umanità ha la capacità di rendere sostenibile lo sviluppo, ossia di garantire il soddisfacimento dei bisogni attuali senza compromettere la possibilità delle generazioni future di far fronte ai propri bisogni.

(Dal rapporto conclusivo della Conferenza di Rio de Janeiro - 1992)

Mappa dell’abitato di Monterano

7

Riserva Naturale Monterano

costanti;- garantire che le aree protette siano unite tra loro da corridoi attraverso i quali le specie possa-no diffondersi.La biodiversità o diversità biologica, lo ricordiamo, è un parametro fondamentale per la descri-zione di comunità viventi (insieme di popolazioni di animali e vegetali), di popolazioni e di spe-cie presenti in un ambiente naturale è di due tipi:- la prima mette in relazione la varietà delle specie animali e vegetali presenti nell’habitat e laloro distribuzione al suo interno: non è sufficiente, infatti, sapere quante specie vi sono nel-l’ambiente, ma è anche necessario sapere come queste sono quantitativamente distribuite in esso.Ad esempio, due ecosistemi con dieci specie e cento individui ciascuno possono essere in realtàestremamente diversi: in uno vi può essere una sola specie dominante con 91 individui

(le altre 9 con 1 individuo ciascu-no); mentre nel caso opposto ledieci specie presenti possono essererappresentate da dieci individui cia-scuno, evidenziando una situazioneecologica completamente differen-te. La diversità di specie è quindiun indicatore dell’equilibrio di unecosistema e la sua riduzione puòcomportare gravi scompensi ecolo-gici: un’alta diversità garantisceinfatti una più efficace risposta del-l'ambiente ad eventuali alterazioniecologiche (ad es. le variazioni del

clima);- la diversità genetica è invece intesa come la variabilità esistente all’interno del patrimonio gene-tico di una specie. Maggiore è la variabilità e maggiori sono le probabilità che una specie possaadattarsi (sviluppo di forme o varietà nuove) e quindi sopravvivere ad eventuali cambiamentidell’ambiente in cui vive (da: A. Di Giulio - V. Rossetti, 1991).Alla luce di recenti, drammatici sviluppi della “questione ambientale”, evidenziati dell’avanzatadella desertificazione e della deforestazione, dalle gravi crisi alimentari con aumento dei “profu-ghi ambientali”, dai mutamenti climatici su scala regionale ma anche globale, dal ritmo vertigi-noso di estinzione di specie animali e vegetali, dalla continua erosione della diversità genetica,l’attenzione si è maggiormente accentrata sulla stessa sopravvivenza dell’uomo, come evidenzia-to dalla lettura di questo brano tratto dal capitolo 15 della relazione conclusiva della Conferenzadi Rio:“Continua l’impoverimento della diversità biologica del mondo... urgono azioni decisive volte almantenimento dei geni, delle specie, degli ecosistemi... perché la conservazione e un uso sostenibiledella biodiversità rivestono una importanza cruciale per soddisfare la domanda di cibo e di altri biso-gni della popolazione mondiale”.

La conservazione della natura è materia alquanto recente nella legislazione del nostro Paese, inconfronto a quanto avvenuto in altri paesi, soprattutto di cultura anglosassone. Anche se i primiparchi nazionali nascono negli anni ’20 e ’30 del secolo scorso e il sistema di riserve naturalidello Stato inizia ad avere corpo dagli anni ’70, occorrerà giungere occorrerà giungere al 1977,con l’emanazione del Decreto del Presidente della Repubblica n. 616 che fissava le materie dele-

Scorcio sul fiume Mignone

8

Guida ai servizi delle aree naturali e protette del Lazio

gate alle Regioni dallo Stato, per averele basi normative per la costituzione disistemi di aree protette regionali. Per attendere la legge-quadro naziona-le in materia di aree protette occorreràgiungere alla legge 6 dicembre 1991, n. 394 che definiva il complesso divalori da tutelare mediante l’istituzio-ne di parchi e riserve naturali, specifi-cando che tali aree sono sottoposte “aduno speciale regime di tutela e digestione”, allo scopo di perseguire, inparticolare, le seguenti finalità:a) conservazione di specie animali evegetali, di associazioni vegetali o fore-stali, di formazioni paleontologiche,di comunità biologiche, di biotopi, di

valori scenici e panoramici, di processi naturali, di equilibri idraulici ed idrogeologici, di equi-libri ecologici;b) applicazione di metodi di gestione o di restauro ambientale idonei a realizzare un’integrazio-ne tra uomo e ambiente naturale, anche mediante la salvaguardia di valori antropologici, archeo-logici, storici, architettonici ed altre attività agro-silvo-pastorali tradizionali;c) promozione di attività di educazione, formazione e di ricerca scientifica, anche interdiscipli-nare, nonché di attività ricreative compatibili;d) difesa e ricostituzione degli equilibri idraulici ed idrogeologici.Nel Lazio il primo provvedimento di legge in materia di aree protette fu la Legge Regionale n. 46/77, legge quadro in materia di aree protette regionali, alla quale seguirono altre leggi diistituzione di singoli parchi o riserve naturali istituiti sulla base di studi scientifici (Università,Consiglio Nazionale delle Ricerche, Associazioni ambientaliste e di settore, ecc.) comprovantil’esigenza di conservare e valorizzare in modo razionale settori della Regione di particolare inte-resse scientifico e culturale. La Riserva Naturale Regionale Monterano venne istituita undici anni dopo, proprio in base allavecchia legge-quadro regionale. Questa pubblicazione vuole dare un contributo alla conoscenzadi un territorio che concentra in se una grande quantità di valori, patrimonio di tutta la collet-tività. Conoscendolo meglio potremo forse apprezzare di più i valori e la filosofia che stanno die-tro alla strategia per la conservazione delle risorsenaturali e culturali, della biodiversità e per la valo-rizzazione e l’uso compatibile di queste risorse.

Gli autori:Francesco M. Mantero, Direttore Riserva NaturaleRegionale MonteranoPierluca Gaglioppa, Esperto Area NaturalisticaFernando Cappelli, Esperto Area Amministrativa

Per la sezione dei servizi turistici:Silvia Bugliazzini

Monterano nel XVII secolo

9

Riserva Naturale Monterano

U n grande comprensorio si estende permigliaia di ettari a nord-ovest dellaCapitale; esso è fatto di colline coper-

te di boschi e pascoli selvaggi che degradanoverso il mare, antichi vulcani ricchi di risorseminerarie, strette valli fluviali ed una piùampia, quella del Fiume Mignone, ricca dipesci. Un patrimonio faunistico, soprattuttoper gli uccelli, di importanza internazionale.Tanti valori archeologici e tante tracce di sto-ria umana. Un territorio ricchissimo di biodi-versità ma vulnerabile e, purtroppo, vulneratodall’uomo nel corso degli ultimi trenta anni.Un comprensorio, quello dei Monti dellaTolfa, che ancora oggi è purtroppo protettosolo in alcuni suoi settori più periferici, aiconfini con i vicini comprensori Vicano eSabatino.Uno di questi settori, che comprende impor-tantissimi aspetti rappresentativi del paesaggioTolfetano e di quello Sabatino, è costituitodalla Riserva Naturale Regionale Monterano.

LA RISERVA NATURALE

REGIONALE MONTERANO

Istituita con la legge regionale n. 79 del 2dicembre 1988 a tutela di un comprensorio dicirca 900 ettari, la Riserva Naturale RegionaleMonterano era allora classificata, secondo unatipologia oggi non più in vigore, come “par-ziale”, a significare la preponderanza data allatutela di certi particolari valori del territorio.Oggi ci si rende conto che un territorio deveessere considerato nell’insieme dei suoi valorinaturalistici, ambientali e culturali, per poteresercitare un’azione efficace di conservazione esviluppo compatibile. La gestione dell’area protetta veniva affidata alComune di Canale Monterano che dava pre-sto inizio al lungo cammino per proteggere,valorizzare e far conoscere il ricchissimo patri-monio ambientale e culturale di questo parti-

colare angolo della Tuscia Romana. IlComune esercita le sue funzioni tramite ilPresidente della Riserva Naturale che coincidecon la figura del Sindaco o l’Assessore allaRiserva Naturale, suo delegato.Le finalità connesse alla sua istituzione com-prendono:a) la conservazione ed il restauro degli ecosi-stemi, la tutela degli habitat e delle specie ani-mali e vegetali;b) il mantenimento della biodiversità;c) l’uso corretto e la valorizzazione delle risor-se naturali;d) lo sviluppo socio-economico della comuni-tà locale attraverso incentivi alle attività tradi-zionali e alle produzioni locali di qualità e abasso impatto;e) la tutela e la valorizzazione delle risorse cul-turali, con specifico riferimento all’imponentecomplesso dell’antica città di Monterano;f ) la promozione del turismo, lo sviluppodella didattica e dell’educazione ambientale.

UN AMBIENTE QUANTO MAI RICCO…L’ambiente della Riserva Naturale è particolar-mente vario e comprende boschi umidi “a gal-leria” lungo le sponde dei corsi d’acqua, quer-ceti, i cosiddetti “boschi misti”, cespuglieti,pascoli e quegli importantissimi ambienticostituiti dalle “forre”, le valli strette ed incas-sate, come quella del Torrente Bicione e dellostesso Fiume Mignone che rappresentanohabitat del tutto particolari e meritevoli distretta tutela. Per dare un’idea della varietà e, spesso, raritàdelle specie di flora e fauna presenti nellaRiserva naturale può essere utile qualche dato:Vertebrati: 142 specie (circa il 31% del totaledelle specie italiane e il 56% di quelle delLazio);Flora lichenica: 40 specie (oltre il 50% dellespecie del Lazio);

Il territorio protetto, gli aspetti ambientali, la flora e la faunaA cura di F. M. Mantero, P. Gaglioppa, F. Cappelli e L. Dell’Anna

10

Guida ai servizi delle aree naturali e protette del Lazio

Funghi: oltre 110 specie;Libellule: 22 specie sulle 45 presenti nel Lazio(49%);Farfalle: 64 specie su 150 presenti nel Lazio (42,7%);Orchidee: 29 specie (più 4 ibridi) su 61 pre-senti nel Lazio (47,5%);Rapaci diurni: 8 specie sulle 13 presenti nelLazio (61,5%);Rettili: 16 specie sulle 22 presenti nel Lazio (72,7%);Anfibi: 9 specie sulle 16 presenti nel Lazio (56,2%) e sulle 37 presenti in tutta Italia (24,3%).Molte specie sono bioindicatori di elevataqualità dell’ambiente.Si tratta di dati del tutto indicativi che nonrendono comunque l’idea della complessitàambientale dell’area, ma che tuttavia consen-tono alcune valutazioni di massima.La Riserva Naturale si estende attualmente percirca 1100 ettari, grazie ad un ampliamentoavvenuto con legge regionale n. 62/93, voluto

dalla Regione Lazio per porre sotto tutela dueaspetti di particolare rilievo: la parte alta delcorso del Fiume Mignone nell’ambito del ter-ritorio comunale con la spettacolare falesiadella “Greppa delle Scalette” e il tratto di corsofluviale a confine con il Comune di Tolfa, conla adiacente zona della “Mercareccia” caratte-rizzata da laghetti che occupano il fondo divecchie cave di tufo; questi laghetti oggi costi-tuiscono uno dei biotopi di maggiore impor-tanza per gli anfibi in tutta la nostra Regione. L’area protetta si impernia sul corso del FiumeMignone e dei suoi affluenti.Una conferma dell’importanza della RiservaNaturale si è avuta al momento dell’applica-zione su scala regionale dei principi dellaDirettiva 92/43/CEE “Habitat”, concernentela conservazione degli habitat naturali e semi-naturali del Continente Europeo nell’ambitodi una rete comunitaria di aree tutelate indi-cata con la denominazione “Natura 2000”. La rete Natura 2000 è costituita dall'insiemedei siti denominati ZPS (Zone di ProtezioneSpeciale) e SIC (Siti di ImportanzaComunitaria), attualmente proposti allaCommissione Europea, e che al termine dell’iter istitutivo saranno designati comeZSC (Zone Speciali di Conservazione), i qualigarantiranno la presenza, il mantenimento e/oil ripristino di habitat e di specie peculiari delcontinente europeo, particolarmente minac-ciati di frammentazione ed estinzione. La Regione Lazio con proprio atto(Deliberazione della Giunta Regionale n. 2146 del 19.3.96), ha inserito tra i Siti diInteresse Comunitario (S.I.C.) della RegioneLazio il medio corso del Fiume Mignone(indicato dalla sigla IT6030001), coincidentecon il tratto interno all’area protetta e unaporzione ad essa esterna, nel territorio delComune di Tolfa. Gestire questa porzionedella Riserva Naturale nell’ambito della reteNatura 2000 significa far si che la conserva-zione della biodiversità sia parte integrantedello sviluppo economico e sociale della col-lettività locale. L’Unione Europea ha espressamente indicato

Greppa dei falchi

11

Riserva Naturale Monterano

come obiettivo generale della politica comuni-taria nei suoi documenti ufficiali (VIProgramma di azione per l’Ambiente, Pianod’azione per la Natura e la Biodiversità delConsiglio d’Europa in attuazione dellaConvenzione per la Biodiversità, Regola-mento Comunitario sui Fondi Strutturali2000-2006) la protezione e il ripristino delfunzionamento dei sistemi naturali e l’arrestodella perdita della biodiversità nell'UnioneEuropea e nel mondo. La Riserva Naturale Monterano ha fatto pie-namente suoi questi principi, predisponendoe attuando apposite iniziative e progetti diconservazione e sviluppo sostenibile.

UN’AZIONE DI TUTELA

E PROMOZIONE A TUTTO CAMPO

La Riserva Regionale Monterano, come delresto tutto il comprensorio tolfetano, svolgeun ruolo fondamentale quale testimonianza diquel paesaggio silvo-pastorale altrove quasiinteramente distrutto dall’espansione edilizia,seppur profondamente modificato dall’uomo(i boschi vennero dissodati e sottoposti adintenso pascolo, sin quasi a scomparire).Questo paesaggio ha tuttavia raggiunto recen-temente un suo equilibrio, anche grazie alcosiddetto “abbandono delle campagne”. Negli ultimi decenni i boschi e le macchiehanno riconquistato pascoli e coltivi abbando-nati, molte specie animali sono tornate ma ilrischio di profondi mutamenti è sempre pre-sente, sia per l’espansione delle aree urbanizza-te che per le tecniche moderne di lavorazionedei terreni che lasciano poco spazio a quegliambienti naturali “di margine” (boschetti esiepi, fossi, rocce, muretti a secco, alberi isola-ti o in filari), così importanti per la vita selva-tica. È quindi importante conservare questeterre con attenzione alle necessità dell’uomo,ma limitandone gli aspetti più distruttivi ecercando di raggiungere quella sostenibilitàche sembra essere ormai l’unica possibilità perconsentirci una qualità della vita accettabileanche per il secolo appena iniziato.La Riserva Naturale è gestita dal Comune di

Canale Monterano ma gli obiettivi e le priori-tà di gestione, come per le altre aree protettedel Lazio, vengono fissati annualmente conapposito atto deliberativo dalla GiuntaRegionale e debbono riferirsi al quadro delleleggi nazionali e regionali in materia, nonchéai regolamenti comunitari. Attualmente l’Ufficio di Gestione dellaRiserva Naturale è composto da un direttore,funzionari amministrativi, tecnici e guardia-parco. Il personale svolge interventi di vigilan-za e antincendio, fornisce assistenza ai visita-tori, collabora ad attività di studio o ricerca, amonitoraggi della qualità dell’ambiente, alrilascio di nulla osta o autorizzazioni, svolgeattività di educazione ambientale in accordocon l’Agenzia Regionale dei Parchi ed i distret-ti scolastici, cura interventi a sostegno degliallevatori in caso di siccità, assiste l’attivitàdegli operatori turistici, e delle realtà localilegate ad antiche tradizioni, come quella deibutteri. Dal punto di vista economico e commercialesi rileva che il flusso continuo di turismo,compreso quello scolastico costituisce, ormai,una fonte non indifferente di introiti per gliesercizi commerciali locali.Apposite misure di indennizzo compensano iproprietari di aree boschive sottoposte a parti-colare tutela o i danni arrecati dalla fauna sel-vatica. In casi particolari può essere deliberatal’acquisizione di determinate aree di particola-re valore naturalistico. La conservazione dellearee forestali e dei loro ecosistemi si svolge,oltre che con le misure di indennizzo, ancheattraverso pratiche di avviamento ad alto fustoche favoriscono l’evoluzione strutturale degliecosistemi boschivi, e azioni di rimboschi-mento.Particolari azioni riguardano la tutela di que-gli habitat di piccole o piccolissime dimensio-ni (stagni, fontanili, grotte, ecc.) che assumo-no spesso grande rilevanza per specie rare e/ominacciate.L’uso corretto e la valorizzazione delle risorsenaturali, tra le quali assumono sempre piùimportanza le risorse idriche, non possono

12

Guida ai servizi delle aree naturali e protette del Lazio

prescindere da misure di conservazione “amonte” di queste stesse risorse. Esempi di uno sforzo teso verso la “correttagestione” possono essere individuati negliinterventi attuati per il miglioramento dellaqualità delle acque superficiali, le bonificheeffettuate su ambienti degradati, gli sforzi pergarantire le funzioni ecologiche e di tutelaidrogeologica degli ambienti forestali, purmantenendone un livello di produttività e laricerca del giusto equilibrio nella gestione deipascoli cespugliati.Punto di particolare importanza è quelloriguardante la giusta considerazione delle esi-genze di sviluppo socio-economico dellacomunità locale che costituisce la “chiave divolta” per la ricerca di un sempre più proficuorapporto con i diretti interessati alla presenzadella Riserva Naturale: i cittadini, gli allevato-ri, i contadini, gli utenti della localeUniversità Agraria, gli artigiani, le associazio-ni sportive e culturali e la comunità scolastica.Le azioni intraprese in tal senso comprendonola valorizzazione del sistema ricettivo e turisti-co locale, con particolare riferimento al turi-smo naturalistico, culturale ed equestre, attra-verso incentivazioni, promozioni, stampa ediffusione di materiali illustrativi, realizzazio-ne di segnaletica indicativa e di avvicinamen-to, promozione sulla stampa di settore del ter-ritorio e delle aziende locali attraverso unaforte azione di marketing territoriale. Un momento di particolare importanza ècostituito dalla concessione, attraverso unapposito regolamento, del marchio della riser-va naturale per la promozione di prodotti oservizi, in accordo con quanto previsto dallalegge quadro in materia di aree protette (L. 394/91). Obiettivo prioritario è la promo-zione dei prodotti di qualità e biologici, anchemediante l’organizzazione di appositi eventipromozionali, favorendo, nel contempo, l’o-rientamento delle produzioni verso standardcrescenti di qualità e compatibilità.La tutela e la valorizzazione delle risorse cul-turali assumono una rilevanza del tutto parti-colare, stanti le emergenze rappresentate dal-

l’abitato “stratificato” di Monterano e dallearee sepolcrali etrusche, che conferiscono alterritorio un valore aggiunto e fornisconoampio campo di studio per la conoscenza diquesto importante settore della Tuscia meri-dionale.Gli obiettivi di tutela e valorizzazione di que-ste importanti risorse sono stati perseguiti conparticolare impegno da parte dell’Ente gestoresin dalle prime fasi di attivazione della Riservanaturale ed hanno visto il recupero ai fini turi-stici e della fruizione didattica e la messa insicurezza di numerosi settori del complessomonumentale dell’antica città di Monterano.Le risorse finanziarie utilizzate hanno fattoriferimento a contributi di provenienza regio-nale e statale ma, soprattutto, comunitaria. In questo quadro si possono includere anche irecentissimi interventi di razionalizzazionedella rete viaria che congiunge CanaleMonterano con l’area di Monterano, realizza-ti con tecniche a basso impatto ambientale epaesaggistico o il completamento del CentroServizi della Riserva Naturale in località“Fontana”, finanziati con fondi derivantidall’Accordo di Programma Regione -Ministero dell’Ambiente e con fondiComunitari.

Il fiume Mignone

13

Riserva Naturale Monterano

LE ROCCE SEDIMENTARIE

Il paesaggio vulcanico e sedimentario checostituisce il comprensorio Tolfetano è model-lato dal corso del Fiume Mignone e dei suoiaffluenti.Il Mignone, nel suo tratto di media valle,attraversa la Riserva naturale Monterano percirca 8 km, segnando abbastanza nettamenteil confine tra il settore con rocce sedimentarie,sulla sua destra idrografica, e quello vulcanico,in sinistra.Le rocce sedimentarie sono quelle originate da

processi erosivi e di disgregazione di roccepreesistenti ad opera del mare, dei corsi d’ac-qua, del ghiaccio, del vento o dalla successivadeposizione e consolidamento dei detriti,quasi sempre dopo una fase di trasporto daparte degli stessi agenti che abbiamo citato. I terreni di origine sedimentaria sono quicostituiti da “Unità alloctone” cioè da intereformazioni rocciose, spesse centinaia e centi-naia di metri, originatesi molto lontano, sulfondo di antichi mari o in ambienti costieri, e“trasportate” per centinaia di chilometri daquelle forze interne al nostro Pianeta chehanno spostato interi continenti, innalzato

catene montuose e creato nuovi mari.La più importante di queste formazioni èquella dei “Flysch tolfetani”. Questo stranonome di origine svizzero-tedesca indica rocceoriginate da enormi frane sottomarine createsinell’intervallo tra il Cretaceo ed il Paleogene,cioè tra 65 e 23 milioni di anni fa. All’interno di questa formazione troviamoserie di rocce quali gli argilloscisti varicolori(Cretacico medio), costituiti da argille scistose(cioè formate da tanti “foglietti” di rocciaargillosa sovrapposti) e la ben più dura e com-patta Pietraforte (Cretaceo Superiore -Paleocene). L’ambiente in cui si sono formati era quello diun mare temperato-caldo, non molto profon-do e non lontano dalla costa e dalle foci difiumi che trasportavano enormi quantità disedimenti che, periodicamente, davano origi-ne a gigantesche frane sottomarine.Il vero e proprio flysch argilloso-calcareo(Cretaceo superiore - Paleocene), costituito daargille e calcari marnosi (sono rocce calcaree“sporche” per la presenza di una cospicuacomponente di argilla), costituisce gran partedegli affioramenti sedimentari all'interno delterritorio della Riserva Naturale (zone dellaBandita, Monte Angiano, Monte Ciriano).Interessante la presenza di pietra paesina, unaroccia assai decorativa formata da tante picco-le fratture e settori di forma geometrica condiversa colorazione dovuta alla presenza diossidi. Più limitati i settori con rocce argillosepiù recenti, formatesi sul fondo del marepochi milioni di anni fa (ma rimaste sul posto,senza grandi spostamenti come avvenuto per ifondi dei mari più antichi), quando le unichezone emerse di questo settore del futuro Laziocostiero era costituito da una serie di isolottivulcanici. Oggi i rilievi dei Monti della Tolfa, di MonteCalvario, che svetta per 545 m s.l.m. sull'abi-

Aspetti geologiciA cura di Francesco M. Mantero

Strati del tufo

14

Guida ai servizi delle aree naturali e protette del Lazio

tato di Canale Monterano, dei Monti Ceriti ciricordano le isole sparse sull’antico mare,soprattutto quando, qualche giorno all’anno,in autunno, emergono dalla fitta nebbia difondovalle.Le rocce sedimentarie sono ricche , in questoterritorio, di argille e ciò le rende assai imper-meabili: l’acqua non riesce ad infiltrarsi ed ilsottosuolo è quasi privo di falde idriche.Le colline di origine sedimentaria sono quellepiù soggette all’erosione, soprattutto dovemanca il bosco o dove il pascolo è eccessivo: ivalori di trasporto solido (cioè la quantità didetrito che viene trasportata dai corsi d’acqua)registrati evidenziano un indice di erosione elevato, quantificato in 682 tonnella-te/kmq/anno di terreno eroso e trasportato amare (valore espresso in termini di trasportotorbido unitario medio annuo -Tu). La forma di paesaggio che deriva da questerocce e dall’intensa erosione cui sono sottopo-ste è caratterizzata da colline dai versanti“dolci”, poco inclinati e valli molto aperte.Da qui l’importanza di assicurare la protezio-ne dei boschi e delle aree cespugliate, questeultime essenziali per la tutela del suolo e larinnovazione del bosco, e la corretta gestionedei pascoli, dove il numero dei capi non devesuperare la capacità di carico, cioè la quantitàdi capi che quel terreno, come produttore dialimento può sopportare in un dato periodosenza subire degrado della copertura vegetalee, quindi, erosione.

LE ROCCE VULCANICHE

I terreni sedimentari di cui abbiamo parlato,in ampi tratti del comprensorio Sabatino-Tolfetano sono coperti da rocce vulcanicheappartenenti a due fasi eruttive differenti chedanno luogo ad una forma di paesaggio daitoni “drammatici”, completamente diversadalle dolci colline sedimentarie. E proprio daquesti contrasti nasce la grande bellezza diquesta Riserva Naturale… Una prima fase corrisponde alla formazionedai rilievi vulcanici a forma di “cupole”, costi-tuiti da lave dure e compatte, che rientrano

nel quadro di attività legate al vulcanismoTolfetano - Cerite - Manziate di età Plio -Pleistocenica inferiore (tra 4 e 2 milioni dianni fa) e che costituivano proprio gli isolottidi cui parlavamo poc’anzi. Successivamente, dopo un lungo periodo direlativa calma, si è verificato un grande risve-glio della attività vulcanica con la formazionedell’apparato Vicano a nord (zona di Vico-Cimini) e dell’apparato Sabatino a sud (zonatra Campagnano e Bracciano), a partire da700.000 anni fa.A differenza del Vulcano Vicano, un classicovulcano con cono principale centrale, quelloSabatino era costituito da numerosi centrieruttivi disposti in genere secondo linee corri-spondenti a fratture della crosta terrestre dacui fuoriuscivano magma, vapore d’acqua, gas.Rocce come i “Peperini listati” affioranti lungola valle del Mignone, il Fosso della Palombarae la Valle del Bicione, vennero originati daspaventose eruzioni di “nubi ardenti” o ignim-briti (il termine deriva dal latino e significa“pioggia di fuoco”), uno dei più spaventosi edistruttivi fenomeni della natura, costituitodalla fuoriuscita di una miscela ardente (oltre800°C) di gas, vapor d’acqua, roccia fusa emassi incandescenti che poteva raggiungereuna velocità di 250 km/ora (a seconda dellapendenza dei versanti), distruggendo tutto sulsuo cammino.

Il fiume Mignone

15

Riserva Naturale Monterano

Al termine del fenomeno si aveva un tappeto(una “coltre”, in linguaggio geologico) diceneri incandescenti che gradualmente si raf-freddavano ed indurivano. Un fenomenosimile è stato riconosciuto dai geologi nellaspaventosa distruzione della città di St. Pierre,nella Martinica (Caraibi francesi), avvenutanel 1902. In sponda sinistra idrografica del FiumeMignone affiorano in prevalenza rocce riferi-bili a colate laviche che hanno originato roccedure e compatte, come i “Peperini listati” o il“Tufo rosso a scorie nere”, quest’ultimo moltoporoso e ricco di pomici nere o da banchi piùteneri, pozzolanacei.Vale la pena di ricordare il diffuso impiegodelle rocce laviche dalle elevatissime qualitàmeccaniche sin dall'antichità per la realizza-zione di manufatti particolarmente esposti adazioni meccaniche prolungate o intense: è ilcaso dei “basoli” delle grandi opere viarieromane, dei più recenti acciottolati di “sam-pietrini” e dei conci per la costruzione diopere di fortificazione, come il Castello Orsinidi Bracciano.Per la facile lavorabilità e le discrete qualitàmeccaniche i tufi sono stati molto utilizzaticome materiali da costruzione (anche ricavan-dovi tombe o edifici sul posto, come nel casodelle sepolture etrusche), sin dall’antichità.Nell’area della Riserva Naturale lungo la valledel Mignone, il fosso della Palombara e lavalle del Bicione, le rocce vulcaniche sonoprofondamente alterate dall’azione dei solfurie solfati originati dalla presenza di gas circo-lanti nel sottosuolo. È soprattutto in corrispondenza delle zonemaggiormente fratturate che si manifestano insuperficie sorgenti e venute gassose di C02 eH2S a temperature più elevate della medialocale; a queste acque si deve la genesi dellecaratteristiche “solfatare” dove talvolta gorgo-gliano acque color bianco latte e dove si puòosservare la mineralizzazione per incrostazionedelle rocce o di materiale organico e la presen-za di ristagni con acque ferruginose (comequella del Fosso Rafanello, ancor oggi utilizza-

ta dai locali) dove domina l’intensa colorazio-ne rossastra dovuta alla forte mineralizzazionedel sito. Le rocce, soprattutto dove sono acontatto con acque mineralizzate e calde sonosottoposte ad un intenso processo di minera-lizzazione: è questa l’origine della ricchezza diminerali del territorio Monteranese, estrattinel corso dei secoli, dalle miniere settecente-sche di zolfo (la più importante è stata sicura-mente la Miniera di zolfo del Fosso del Lupoo del Biscione di proprietà della famigliaAltieri che nel 1860 produceva 250 t di mine-rale) a quelle del manganese degli anni ’30 perarrivare ai “saggi” per ricerche uranifere deglianni ’60.Le rocce vulcaniche sono abbastanza permea-bili e l’acqua riesce a raggiungere il sottosuoloe formare falde idriche abbastanza ricche esfruttate da pozzi, spesso eroganti acque minerali.Il piccolo altopiano tufaceo o “acrocoro” sucui sorge l’abitato di Monterano (vedi oltre)come quello dall’altra parte della valle delfiume Bicione, costituito dalla sovrapposizio-ne di diverse rocce vulcaniche (peperini listatidel Mignone, Tufo rosso a scorie nere, frutti didiversi episodi eruttivi), è quello che resta del-l’antica copertura di rocce vulcaniche, presso-ché piatta (“tabulare”), che si formò alla finedelle emissioni di ceneri ed ignimbriti. Il durobancone vulcanico, inciso per millenni daicorsi d’acqua che hanno formato le valli stret-te ed incassate note come “forre” (uno degliecosistemi più importanti dall’area protetta edel comprensorio), è interessato da fessurazio-ni che attraversano la massa rocciosa in tutti i sensi e si sta sfaldando per la progressiva separazione delle pareti in massi di diversedimensioni.Queste forme di paesaggio, note nel Viterbesecome “castelline” perché somigliano ad abitatifortificati, sono tra le più effimere nel panora-ma geologico laziale e sono destinate a scom-parire entro tempi geologicamente moltoprossimi. Un masso rotola a valle e ci fa pen-sare al continuo divenire della Natura, al pro-gressivo trasformarsi di questa nostra Terra...

16

Guida ai servizi delle aree naturali e protette del Lazio

I SUOLI

Troppo spesso ce ne dimentichiamo, anchenoi che scriviamo guide per il pubblico, ma ilvero miracolo della Vita sul nostro Pianeta,almeno di quella terrestre, è contenuto neidieci-venti centimetri del suolo, quello chepiù comunemente chiamiamo “terreno vege-tale”. Il suolo può avere caratteristiche diver-sissime da continente a continente, da regionea regione, da un luogo ad un altro magaridistante solo pochi metri ma in sostanza pos-siamo definirlo come una miscela in cui sifondono completamente una parte minerale(frammenti di rocce, particelle argillose,acqua, aria, altri gas) e da una organica checomprende l’humus, milioni di organismiviventi, dai batteri e dalle alghe ai funghi,dagli artropodi ai lombrichi, nonché i resti dipiante e animali morti. La composizione e lo spessore del suolo dipen-dono dal clima, dal tipo di roccia presente,dalla quantità di acqua presente nell’ambien-te, dalla pendenza dei versanti, dalla forma divegetazione che vi cresce sopra e da molti altrifattori. Il suolo è vita, come dimostra l’esi-stenza del suo contrario, il deserto. Un suolo in buono stato, ben coperto da vege-tazione (dai muschi alle erbe, dai cespugli aglialberi), funziona come una spugna che trattie-ne le piogge e le restituisce gradualmente alsottosuolo, proteggendoci dalle alluvioni erifornendo falde, pozzi e sorgenti.Proteggere le foreste significa proteggere ilsuolo e le acque e questi sono compiti priori-tari per un’area protetta.Nell’area della Riserva Naturale costituita darocce vulcaniche i suoli più diffusi sono abba-stanza profondi e contengono il 30-40% diargilla; nel fondo delle forre si ritrovano suolicon maggiore presenza di materia organica ealtri minerali. Maggiore è la quantità di argil-la e meno il suolo si lascia attraversare dalleacque piovane, sino a raggiungere le faldeacquifere poste in profondità; i suoli vulcanicisono abbastanza efficienti nel trattenere leacque piovane, come dimostrato dalle cospi-cue falde e dalle sorgenti delle aree vulcaniche.

Nelle zone sedimentarie dell’area protetta isuoli di solito hanno spessore minore di quel-li vulcanici (lo spessore è maggiore dove visono i boschi, minimo nei pascoli tropposfruttati), sono più ricchi in argilla e fram-menti rocciosi (scheletro) e hanno minorecapacità di trattenere l’acqua piovana.

IL CLIMA LOCALE

Assieme alle caratteristiche delle rocce, ilclima costituisce un elemento fondamentaleper la qualità e la quantità della coperturavegetale e per la formazione dei suoli.Dal punto di vista termico la regione dell’uni-tà idrogeologica sabatina ha un clima medi-terraneo temperato caldo e piuttosto umidocon un prolungamento della stagione estiva econ un inverno mite. Le temperature medie invernali si mantengo-no per ogni stazione sempre superiori ai 5°; leescursioni sono piccole nei mesi freddi, relati-vamente elevate nei mesi caldi e sensibilianche nei mesi primaverili ed autunnali. Le temperature minime assolute scendonoraramente al disotto dello 0. La precipitazionemedia annua per tutta la regione Sabatina è di970 mm di acqua (di questa è restituita all’at-mosfera per evapotrapirazione circa il 55% ecioè 547 mm, i restanti 423 mm si infiltranonel terreno o scorrono a mare attraverso i corsid’acqua).Le precipitazioni medie mensili di tutta laregione sabatina, indicano che il mese piùpiovoso è novembre in cui cadono in media

Ingresso delle antiche miniere

17

Riserva Naturale Monterano

circa 148 mm di pioggia, mentre il mesemeno piovoso è quello di luglio con circa 19mm di pioggia. Da giugno ad agosto si registra un periodo diclima semiarido, anche se negli ultimi anni lebizzarrie del clima si sono fatte sentire conviolenti eventi alluvionali improvvisi e lunghiperiodi di assoluta siccità estiva. Vale la penaricordare che il piccolo Mignone sa trasfor-marsi in casi eccezionali in un mostro ruggen-te: la portata di piena al colmo, supera di fre-quente a Rota i 100 m3/sec; durante l’alluvio-ne del 1981 si è stimata presso la stazioneAurelia una portata maggiore o uguale a 700m3/sec.

Una parte dell’apporto idrico del Fiume è pre-levata per usi potabili (circa 320 l/s), median-te deviazioni in alveo in loc. Rafanello, edimmessa nell’acquedotto di Civitavecchia.L’accumulo di acqua nel terreno, che natural-mente varia con il tipo di roccia presente,diminuisce, per la scarsezza delle precipitazio-ni, nei mesi di maggio e giugno, si annulla neimesi di luglio, agosto e settembre, aumenta dinuovo in ottobre, mentre nei mesi da novem-bre ad aprile è massimo. Questo tipo climati-co è assai favorevole alla crescita del bosco diquerce e, in ambienti particolari, come leforre, allo sviluppo di forme di bosco ancorapiù “fresche”, come vedremo tra poco.

Polla sulfurea

18

Guida ai servizi delle aree naturali e protette del Lazio

A nche a Monterano c’è un anticoalbero che forse non veniva adoratoma certamente costituiva il luogo

dove si svolgevano importanti momenti diincontro della collettività, soprattuttodurante il lavoro dei campi: si tratta dellamaestosa Quercia della Lega, che ha ancheuna compagna appena un poco più piccolama altrettanto maestosa.Il paesaggio vegetale della Riserva Naturale èassai ricco e variato, grazie agli effetti delclima locale; in particolare l’afflusso conti-nuo di umidità dal mare abbassa i limiti alti-metrici della vegetazione (cioè si trovano aquote più basse piante che dovrebbero starein zone collinari più elevate o addirittura

montane, come il faggio): questo insieme difattori viene definito dai botanici come“effetto colchico”. Importante anche il pesodelle caratteristiche microclimatiche, cioè alclima di singoli, limitati ambienti quali leforre, sul fondo delle quali, anche nelle esta-ti più secche, troviamo aria fresca e un certotasso di umidità grazie alla ricchezza diacqua, alla bassa insolazione e alla protezio-ne dai venti.Per tutti questi motivi la Riserva naturaleospita, a stretto contatto, specie di ambienteappenninico quali il faggio e specie di ambi-to strettamente mediterraneo, come il lec-cio, specie di areale balcanico come il bago-laro e specie “africane”, come la tamerice.

GLI AMBIENTI FORESTALI

Dal punto di vista strettamente vegetazionale(ricordiamo che il termine “vegetazione” indi-ca la “comunità” delle piante di un dato luogoo regione, con le loro relazioni e i rapporti conil loro ambiente, il clima, il tipo di roccia pre-sente, la disponibilità di acqua, ecc.) i boschiprevalenti nella riserva naturale sono costitui-ti da querceti con cerro (Quercus cerris), rove-re (Quercus petraea) e, nelle zone più aride eassolate, roverella (Quercus pubescens), maanche da altre tipologie di bosco, anche se vadetto che la forma di governo dei boschi hafavorito la riproduzione del cerro, usato esclu-

Flora e vegetazioneA cura di F. M. Mantero e P. Gaglioppa

... non meno dell’effigie degli dei, non meno dei simulacri d’oro e d’argento si adoravano gli alberi maestosi delle foreste.

(Plinio, Naturalis Historia, XII, 1)

Orchidea (Orchis Italica)

Le caretteristiche floro-vegetazionali della Riserva sono illu-strate nella “Carta della vegetazione” di G. Fanelli e P.Menegoni.

19

Riserva Naturale Monterano

sivamente per produrre legna da ardere, a dis-capito delle altre specie, ritenute di scarsaimportanza. I ripetuti tagli di ceduazione, conturni assai ravvicinati sino a qualche decenniofa, ed il pascolo troppo intenso hanno fatto siche le piante si riproducessero prevalentemen-te per rinnovo dei polloni; in una gestione nel-l’ottica della silvicoltura naturalistica, più con-sona ad un’area protetta, è necessario favorirel’evoluzione verso cedui composti o fustaie,consentendo così il rinnovamento delle pian-te prodotte dai semi, con la conseguenteespressione della variabilità naturale.La cerreta è presente quasi ovunque su sub-strato calcareo, prediligendo suoli asciutti emoderatamente acidi, poveri in nutrienti,dalle quote più elevate fino al greto dei fiumia contatto con l’ontaneto. Si rinviene anche sulla sommità delle forrevulcaniche in prossimità dei coltivi. Dal puntodi vista strutturale si presenta come un boscoceduo con un’altezza media di 7-10 m (inalcuni tratti ceduo invecchiato di 25-30 anni).Lo sviluppo del bosco dipende molto dallecaratteristiche e dalla profondità dei suoli: suipendii o in aree con suolo sottile, compaionomolte specie della lecceta (Quercus ilex, Ericaarborea, Phillyrea latifolia), mentre in aree asuolo profondo la composizione è quella tipi-ca dei Quercetalia pubescentis.

Nello strato arboreo compaiono oltre al cerro,alla roverella e alla rovere, al carpino bianco(Carpinus betulus) e al carpino nero (Ostryacarpinifolia) troviamo un’altra quercia, il far-netto (Quercus frainetto), di areale balcanicocome l’albero di Giuda (Cercis siliquastrum). Nel sottobosco troviamo specie qualiBuglossoides purpurocoerulea, l’asparago(Asparagus acutifolius), la robbia (Rubia pere-grina), il caprifoglio etrusco (Lonicera etrusca),la viola (Viola suavis), MeIittis melissophyllum,il tamaro (Tamus communis), il corniolo(Cornus mas), l’acero campestre (Acer campe-stre), la fusaggine o “berretta del prete”, per lacaratteristica forma delle sue bacche(Euonymus europea), ed il biancospino(Crataegus monogyna).Nel “rifugio” costituito dalle forre troviamocomunità a carpino bianco che si rinvengononella forra del Bicione e in alcuni tratti delcorso del Mignone (sotto l'antico abitato diMonterano).Questi boschi, spesso assai folti, prediligonosuoli asciutti e acidi, anche se poveri innutrienti, comunque più freschi acidi rispet-to a quelli della cerreta. Assieme ai carpini troviamo altre latifoglie afoglia caduca, con qualche isolato ma impor-tante esemplare di faggio, qualche tratto dicastagneto di origine artificiale, acero di

Sezione trasversale con vegetzione del torrente Bicione (Disegno: G. Fanelli)

20

Guida ai servizi delle aree naturali e protette del Lazio

monte (Acer pseudoplatanus), agrifoglio (Ilexaquifolium), nocciolo (Corylus avellana).Particolarmente significativa la presenza delfaggio, che normalmente, nell’Italia Centralesi rinviene ad almeno 800 metri di quota mache qui, come in altre zone del comprensorio(faggete di Oriolo, Bassano e Allumiere) trovaun ambiente abbastanza fresco e umido daconsentire la sua sopravvivenza, assieme al-l’agrifoglio. La forra è il regno delle felci tra le quali ilgigante della flora italiana, la felce florida(Osmunda regalis) che assieme alla rarissimalonchite minore (Blechnum spicant) e alle altrefelci (Anogramma leptophylla, Phyllitis scolo-pendrium, Polystichum setiferum e Anthyriumfilix-foemina) ci riportano ad antiche forestedi clima fresco-umido.Aspetti particolarmente rappresentativi e pit-toreschi di questo tipo di bosco sono osserva-bili attraversando il “sentiero rosso”, nel trattocompreso tra la cascatella della “Diosilla” e laconfluenza del Fosso Palombara nel TorrenteBicione.Importanti comunità a leccio (Quercus ilex) sirinvengono solitamente sui pendii pressochéverticali che dominano le forre vulcaniche, ma

anche su terreni calcarei. Si tratta di tipichecomunità di ambiente mediterraneo su suolinon eccessivamente asciutti, acidi, spessomolto poveri in nutrienti. Nello strato arboreo troviamo pressoché esclu-sivamente il leccio, accompagnato dal menodiffuso orniello (Fraxinus ornus); nello stratoarbustivo sono diffusi l’erica (Erica arborea), ilcorbezzolo (Arbutus unedo), la fillirea(Philliyrea latifoglia), l’edera (Hedera helix), ilpungitopo (Ruscus aculeatus) e il viburno (Viburnum tinus). Interessanti un piccolo lembo di gariga a cisto(Cistus salvifolius) su alcune rocce che guarda-no il Fosso della Palombara e un popolamen-to a ginepro (Juniperus communis), presso unalecceta sul confine settentrionale della riservanaturale. Dove il terreno è povero e abbonda-no le rocce è diffusa un’altra pianta “orienta-le”: il bagolaro o spaccasassi (Celtis australis),albero che può assumere dimensioni impo-nenti e il cui tronco, chiaro e rafforzato da“contrafforti”, ricorda le specie delle forestetropicali: magnifici esemplari sono presentisul pianoro di Monterano o sulla selvaggiaGreppa delle Scalette.Di grande importanza la presenza della fasciadi vegetazione ripariale sulle sponde del fiumeMignone e di altri corsi d’acqua della zona (tral’altro oggetto di particolare tutela in quantohabitat prioritario nel Sito di InteresseComunitario). Questa fascia è costituita daboschetti impostati su banchi di ciottoli e sab-bie, su suoli costantemente umidi ma non ba-gnati, moderatamente acidi e ricchi dinutrienti derivanti dal continuo apporto dimateriali vegetali trasportati dalle acque. L’altezza media dello strato arboreo è sui 15 me con spessore della formazione non superorea 3-10 m dalle rive del torrente Bicione, delfiume Mignone e del torrente Rafanello, acausa della presenza di coltivi e pascoli cheesercitano una continua pressione sul boscoumido relitto. Lo strato arbustivo, assai impoverito, è carat-terizzato da rovo e olmo, mentre nello stratoerbaceo quelle maggiomente legate all’umido

Il Bicione

21

Riserva Naturale Monterano

sono Polygonum mite, Polygonum hydropiper,Carex remota, Apium nodiflorum, Equisetumarvense, Blechnum spicant, Osmunda regalis.Si ha qui la prevalenza assoluta di ontano(Alnus glutinosa), spesso con esemplari dinotevoli dimensioni. Più rari i salici (Salixalba, S. purpurea) che intrecciano i loro ramida una sponda all’altra costruendo le caratteri-stiche “formazioni a galleria” di grande valorepaesaggistico. Presente anche qualche pioppo (P. alba), men-tre un’altra presenza interessante, anche sesporadica, è data da esemplari di tamerice(Tamarix africana). Questi boschetti debbonofronteggiare continuamente l’instabilità deisuoli su cui posano, soggetti all’erosione o aldeposito di detriti, a seconda del variare delregime del corso d’acqua che, nel caso delMignone, può subire variazioni impressionan-ti di portata nel corso delle stagioni o da unanno all’altro. Prendendo in esame la vegetazione acquaticavera e propria, cioè le comunità presenti pre-valentemente lungo il Mignone, si hannocomunità proprie dei depositi ciottolosi lungole sponde e piccole isole all’interno del fiume(spesso inondate) caratterizzati da Apium

nodiflorum, Mentha acquatica e Cyperus longusoltre che Polygonum hydropiper e Paspalum dis-ticum; vegetazioni erbacee di acque poco pro-fonde (7-20 cm) e di moderata velocità dellacorrente (0,5-0,1 m/s) nella quale troviamopopolamenti spesso continui di idrofite qualiNasturtium officinale e Apium nodiflorum.Sono presenti inoltre specie idrofitiche natan-ti e radicanti, di acque moderatamente pro-fonde e con velocità nulla o moderata, svilup-pate nei tratti più ampi del fiume, caratteriz-zate da Potamogeton crispus, Potamogetonnatans che raggiungono valori di copertura del100%. Nelle sponde umide come presso i laghettidella Mercareccia troviamo carici (Carex pen-dula), tife (Typha latifolia), giunchi (Juncussp.pl) ed erbe natanti o radicate quali i pota-mogeti (Potamogeton crispus, Potamogetonnatans).È di fondamentale importanza che questecomunità siano completamente preservatedall’intervento dell’uomo poiché si tratta dialcune delle formazioni con il più alto livellodi naturalità di tutta la Riserva naturale. Le specie caratteristiche sono tutte rare ominacciate e meritano adeguate misure di sal-vaguardia.

I CESPUGLIETI

Bistrattati ma importantissimi i cespuglieti,costituiti e, nei versanti vulcanici più assolati iginestreti a ginestra dei carbonai (Cytisus sco-parius) con il raro e protetto adenocarpo(Adenocarpus complicatus). Su roccia vulcanica affiorante, anche in fortependio, al margine dei boschi si sviluppa lamacchia ad erica (Erica arborea) con altezzamedia 2 m, specie mediterraneo-oceanica, aci-dofila, particolarmente adattata all’incendio:l’erica è tra le specie più resistenti al passaggiodel fuoco e tra quelle che emettono per primenuovi germogli sui terreni bruciati. Si tratta di ottime pioniere che però favorisco-no il ripetersi degli incendi, in quanto brucia-no assai rapidamente, anche per l’abbondanzadi rami secchi, bassi sul terreno.

Felce Florida

22

Guida ai servizi delle aree naturali e protette del Lazio

In assenza di incendi l’ericeto evolve verso lalecceta e, quando le chiome del leccio chiudo-no il cielo, l’erica intristisce e muore. Su terreni prevalentemente argillosi, suipascoli si sviluppano nuclei isolati di cespu-glieti dell’altezza media di 1,5 m, con specieper lo più spinose come il prugnolo (Prunusspinosa), il biancospino (Crataegus monogyna),il rovo (Rubus ulmifolius), il pero selvatico(Pyrus amygdaliformis), la rosa canina (Rosacanina) ma anche l’olmo (Ulmus minor). Queste forme di vegetazione, oltre ad essere ilrifugio e il luogo di riproduzione di un nume-ro elevato di animali, costituiscono il “mantel-lo” dei boschi, cioè le fasce di vegetazione pro-tetta dall’azione del pascolo eccessivo grazieall’intrico dei rami spinosi; attraverso questi“nuclei” di arbusti si diffondono i giovanialberelli che portano all’espansione dei boschi:spesso è facile osservare esemplari isolati diroverella o altre specie arboree circondati daun piccolo nucleo di specie dei pruneti. Proprio grazie all’opera silenziosa dei cespugli“infestanti” come ancora li definisce qualcu-no, nelle nostre colline e montagne i boschihanno ricolonizzato centinaia di migliaia diettari nel corso degli ultimi trenta anni, convantaggio per tutta la collettività e per questola legge li tutela.

LE ERBE

La Porzione occidentale e nord occidentaledella Riserva Naturale si caratterizza per lapresenza di ambienti aperti, prato-pascoli epascoli erborati o cespuglieti dove è in corsol’interminabile tenzone tra bosco e pascolo: aduna diminuzione dei capi presenti prevale ilprimo e viceversa. Si tratta di ambienti impor-tantissimi, non solo dal punto di vista econo-mico ma anche ecologico, perché ad essi sonolegate molte specie vegetali e animali. Tra que-sti ultimi ricordiamo mammiferi come la lepree i grandi uccelli rapaci.Estesi su suoIi argillosi, spesso sovrapascolati iprato-pascoli sono costituiti da specie qualiCentaurea calcitrapa, TrifoIium resupinatum,Trifolium nigrescens e Coleostephus myconis e,

non appena il pascolo diminuisce di intensità,evolvono verso i cespuglieti spinosi, grazie alladiffusione del rovo (Rubus ulmifolius).Dove i suoli sono argillosi con ristagni d’acquasi sviluppa un prato alto in media 30-40 cmcon predominanza di specie perenni e domi-nato da Cynosurus cristatus, Gaudinia fragilis,Ranunculus velutinus, Oenanthe globulosa eAchillea ageratum. Proprio in questo tipo di ambienti sono pre-senti alcuni aspetti di maggiore interesse flori-stico della Riserva Naturale per la presenza dinumerose specie ed ibridi naturali di orchidee,concentrate prevalentemente nel rilievo calca-reo-marnoso di Monte Angiano.Si tratta di almeno 29 specie di orchidee,appartenenti a 11 generi e 4 ibridi naturali. Il tipo di uso del suolo (pascolo brado dellevacche maremmane) mantiene il cotico erbo-so bassa, garantendo la persistenza di speciepoco competitive come sono, appunto, molteOrchidaceae, mentre la mancanza di aratura espietramento garantisce quella stabilitàambientale che permette la diffusione di spe-cie a lungo ciclo vitale (per esempio ancoramolte Orchidaceae).Assai diffusi, inoltre, gli insetti pronubi, chefrequentano quest'area, favorendo così l'im-pollinazione entomofila dalla quale dipendo-no principalmente molte specie di orchidee. L’area rappresenta una delle emergenze vegeta-

La borragine

23

Riserva Naturale Monterano

zionali maggiori del Lazio e forse dellaPenisola, e richiede assolutamente interventidi tutela, che si possono riassumere, sostan-zialmente, nel mantenimento dell’uso del ter-ritorio esistente.Tra le specie e gli ibridi presenti, osservate e monitorate attraverso campagne di ricercacondotte in collaborazione con l’Associa-zione GIROS: Anacamptis pyramidalis,Cephalanthera longifolia, Dactylorhiza macula-ta, Epipactis helleborine, Ophrys apifera,Ophrys bertolonii, Ophrys bombyliflora, Ophrysfusca, Ophrys holoserica, Ophrys sphegodes,Ophrys incubacea, Orchis fragrans, Orchis itali-ca, Orchis laxiflora, Orchis morio, Orchis papi-lionacea, Orchis provincialis, Orchis purpurea,Orchis simia, Serapias lingua, Serapias vomera-cea, Spiranthes spiralis. Ibridi naturali: Orchismorio x papilionacea, Orchis laxiflora x fra-grans, Orchis simia x italica. Sugli affioramenti rocciosi presso il ponte sulMignone e in località Monte Angiano suaffioramenti di calcare marnoso con suoIiaridi, acidi e estremamente poveri di nutrientisi possono osservare alcune tipiche comunitàprative mediterranee su calcare con Trifoliumscabrum, Hymenocarpus c irc innatus ,Brachypodium distachyum, Ammoides pusilla,

Reichardia picroides e Urospermum dalechampi.Si tratta di comunità ad elevata diversità flori-stica, con molte specie interessanti, da preser-vare da trasformazioni ad elevato impatto(scassi profondi, spietramenti, ecc.).Un elemento di particolare interesse per laflora erbacea dell’area protetta (la flora è l’in-sieme delle piante che compongono unadeterminata area o regione della Terra, indi-pendentemente dai loro rapporti o dai rap-porti con l’ambiente) è costituito dalla grami-nacea pioniera Agrostis canina, sottospecieMontelucci presente nell’Italia centrale, checolonizza ampie zone in corrispondenza delle“solfatare” dove, grazie alla sua elevata resi-stenza ai suoli acidi, estremamente poveri innutrienti, spesso saturi di acqua fortementemineralizzata, con emissioni di anidride car-bonica e idrogeno solforato, veri e proprideserti inospitali per le altre specie, e alla ele-vatissima resistenza al calpestìo del bestiamecostituisce tappeti continui e privi della pre-senza di altre specie.Nell’area di Monterano antica, i prati forsepiù calpestati di tutta la riserva naturale sonocostituiti da Lolium perenne, Plantago major,Poa triviaIis, con gruppi di ortica (Urtica dioi-ca) a ridosso dei ruderi: per molti è solo unfastidio da togliere, ma non la pensano così inumerosi lepidotteri che depongono le lorouova proprio su questa specie.

TUTELA DELLA VEGETAZIONE

Nel complesso l’azione della Riserva Naturaleper la tutela della componente floro-faunisticasi svolge secondo alcune direttrici principali:mantenimento della biodiversità attraverso lasalvaguardia del mosaico vegetazionale costitui-to dall'insieme delle diverse forme di vegetazio-ne esistenti, costituenti il caratteristico paesag-gio pastorale della maremma tosco-laziale;protezione speciale di quegli ambiti in cui sonopresenti entità floristiche degne di nota. In par-ticolare segnaliamo gli ambiti forestali di forra,importantissimi per la ricchezza della flora, labellezza del paesaggio, il rifugio e lo sposta-mento della fauna;

24

Guida ai servizi delle aree naturali e protette del Lazio

attenzione verso gli aggruppamenti arbustivipresenti allo scopo di favorire l’evoluzione inatto verso il bosco oltre che la protezione, nidi-ficazione e possibilità di alimentazione per unnumero elevato di specie animali;regolamentazione del pascolamento nelle pra-terie ed all’interno delle comunità forestali alloscopo di evitare l’eccessiva pressione sulle spe-cie meno resistenti e l’erosione del suolo;prevenzione degli incendi e recupero delle areedegradate.La Riserva Naturale promuove, in conformitàa quanto disposto dalle leggi in materia fore-stale, la conservazione e la valorizzazione delpatrimonio boschivo, qualunque sia l’estensio-ne, il grado di copertura e la composizione deiboschi stessi: essi costituiscono un bene natu-rale di rilevante significato per la salvaguardiadegli equilibri ecologici, assumono valenzeestetico-paesaggistiche, turistico-ricreazionali,didattico-scientifiche, di salvaguardia dellabiodiversità e di tutela idrogeologica. Essi vanno quindi amministrati in armoniacon i principi di una gestione sostenibile dellerisorse naturali e compatibilmente con leaspettative di benessere della collettività. Gli ecosistemi forestali costituiscono sistemibiologici complessi, in equilibrio con l’am-biente ma soggetti ad una continua evoluzionee tendono naturalmente verso una maggiorestabilità e complessità del loro ecosistemasecondo serie tipo: campo abbandonato-cespuglieto-gruppi di alberi sparsi e cespugli-bosco in evoluzione-fustaia matura. Un processo del genere si attua di solito in100-150 anni e può essere interrotto in ognifase del suo sviluppo da azioni quali dissoda-menti, decespugliamenti, incendi, pascoloeccessivo.Tra i boschi particolarmente protetti nellaRiserva Naturale troviamo le formazioni ripa-rali e quelle all’interno delle forre, anche per laloro grande importanza per la fauna; qui ven-gono attuate misure di indennizzo ai proprie-tari per evitare i danni dei tagli boschivi maanche pratiche di avviamento ad alto fusto oceduo composto e con rimboschimenti.

La selvicoltura applicata nei boschi viene indi-rizzata attraverso il rilascio di nulla osta daparte dell’ufficio della riserva naturale, cheverificano la rispondenza delle operazioni ditaglio agli strumenti di pianificazione (Pianodi assetto, piano di assestamento forestale) ealle norme vigenti.Nei nulla osta si prevedono anche misure diconservazione della biodiversità forestale, qualiil rilascio di alcuni alberi morti in piedi(importanti per gli insetti, i piccoli mammife-ri e per i picchi), la tutela delle specie di arbu-sti e alberi produttori di bacche indispensabiliper la fauna, le azioni che favoriscono la diver-sificazione specifica (vengono rilasciati esem-plari appartenenti a specie diverse) e struttura-le (si tende a conservare la stratificazione natu-rale del bosco in strati: erbaceo, arbustivo,arboreo).

La martora

Il tasso

25

Riserva Naturale Monterano

L a Riserva Naturale ospita una faunaricca e varia che comprende ben 24specie inserite nelle Liste Rosse

(Libro Rosso degli animali d’Italia), nonchénegli elenchi di interesse comunitario; essaospita il 31% della fauna italiana e ben il 56%di quella laziale. Complessivamente sono statecensite 142 specie di vertebrati, con 24 specieinserite nella Lista Rossa (il 19% del totale),un valore assai elevato per un territorio didimensioni limitate, a conferma della varietàdegli habitat presenti e del loro buono stato diconservazione.

MAMMIFERI

Tra i carnivori vi sono alcune delle specie dimaggior valore, entrambe classificate vulnera-bili nella Lista Rossa, come il lupo (Canislupus) segnalato solo sporadicamente e il gattoselvatico (Felis silvestris) frequentatore abitualedei boschi della Valle del Mignone. Sono presenti, inoltre, mustelidi come il tasso(Meles meles), la puzzola (Mustela putorius) e lamartora (Martes martes), tipica specie forestale.Non c’è più la lontra (Lutra lutra), segnalatafino agli anni settanta nel fiume Mignonementre è invece presente, la nutria (Myocastorcoypus), una specie introdotta dal Sud America. La lepre, legata ai pascoli cespugliati, agli

incolti e alle radure è presente anche con laspecie tipica dell’Italia Centrale (Lepus corsica-nus); unico ungulato selvatico presente, il cin-ghiale (Sus scrofa), è una delle specie con lemaggiori implicazioni gestionali.In passato ridotto a piccole popolazioni, a par-tire dagli anni cinquanta ha avuto un gradualeincremento per condizioni ambientali favore-voli e per ripetute immissioni a scopo venato-rio con capi di provenienza centro-europea chesi sono incrociati con i residui nuclei autocto-ni, determinando un aumento nelle dimensio-ni e nel tasso di riproduzione rispetto alla razzamaremmana, peraltro attualmente non piùriconoscibile.L’istrice (Hystrix cristata) è abbastanza diffuso esembra ripresosi dalle feroci persecuzioni delpassato che comunque non sono del tutto cessate. Tra i micromammiferi sono state cen-site (analizzando le borre di rapaci notturni)undici specie tra cui il moscardino(Muscardinus avellanarius), la crocidura dalventre bianco (Crocidura leucodom), il topora-gno appenninico (Sorex samniticus) oltre adarvicole (Microtus savii) e topi selvatici (comel’Apodemus flavicollis), l’arvicola rossastra(Clethrionomys glareolus), il topo selvatico(Apodemus sylvaticus), il toporagno appennini-co (Sorex samniticus).

Il gheppio Gruccioni

La faunaA cura di F. M. Mantero, P. Gaglioppa e P. Verucci

26

Guida ai servizi delle aree naturali e protette del Lazio

UCCELLI

Gli uccelli comprendono ben 92 specie di cui79 nidificanti e il resto svernanti o migratori.La maggioranza delle specie (46%) vivono e siriproducono negli ambienti aperti (compresigli arbusteti), il 37% sono legate agli ambien-ti forestali, il 9% agli ambienti di margine deicampi, siepi, zone archeologiche e l’8% allezone umide.Tra i rapaci, oramai localmente estinto daiprimi anni settanta il capovaccaio (Neophronpercnopterus), importante la presenza del nib-bio reale (Milvus milvus) che ha in Italia unapopolazione stimata di sole 130-150 coppie enel Lazio annovera solo 3-5 coppie tutte loca-lizzate nell’area dei Monti della Tolfa: altrorapace particolarmente importante (popola-zione italiana di 200-400 coppie e regionale di20-30 coppie) è il biancone (Circaetus galli-cus) che frequenta come territori di caccia l’a-rea della Bandita e di Poggio Martino oltre alsettore della Mercareccia e che si ciba, tra l’al-tro, di serpenti.Altri rapaci diurni che utilizzano gli ambientiaperti come terreno di caccia, pur nidificandoin boschetti o pareti rocciose, sono il gheppio(Falco tinnunculus), la poiana (Buteo buteo), illodolaio (Falco subbuteo), il falco pecchiaiolo(Pernis apivorus) e il nibbio bruno (Milvusmigrans). È da notare che questo ordine di uccelli è rap-presentato nella riserva naturale Monteranoda ben 8 delle 13 specie nidificanti nel Lazio.I vecchi ruderi di Monterano ospitano ilBarbagianni (Tyto alba), la civetta (Athene noc-tua) e l’allocco (Strix aluco).La civetta e l’assiolo (Otus scops), quest’ultimoin preoccupante calo numerico in Italia, sonoi due rapaci notturni qui presenti. Un altrouccello notturno, il succiacapre (Caprimulguseuropaeus), che, come i sopracitati, prediligepascoli e coltivi inframezzati da siepi eboschetti radi. Tra i passeriformi degli ambienti aperti la ster-pazzola (Sylvia communis), il canapino(Hippolais polyglotta), la sterpazzolina (Sylviacantillans), le averle (averla capirossa - Lanius

senator e averla piccola - Lanius collurio) e lozigolo nero (Emberiza cirlus). Gli ambienti dimargine tra boschi e campi ospitano l’upupa(Upupa epops), il torcicollo (Jynx torquilla), lacalandrella (Calandrella brachydactyla), il rigo-golo (Oriolus oriolus), il fiorancino (Regulusignicapillus) e il codibugnolo (Aegithalos cau-datus).I variopinti gruccioni (Merops apiaster) vivonoin colonie nella zona della Mercareccia elungo alcune scarpate prossime ai corsi d’ac-qua (Bicione e Mignone).Negli ambienti boschivi sono presenti quattrospecie di cince tra cui le meno comuni cinciamora (Parus ater) e cicia bigia (Parus palustris).Tra i picchi forestali vi sono il picchio verde(Picus viridis), più diffuso e legato ad ambien-ti ecotonali (cioè gli ambienti di margine trabosco e radura) e il picchio rosso maggiore(Picoides major) più strettamente forestale elegato ai boschi maggiormente evoluti o con

La poiana

Il barbagianni

27

Riserva Naturale Monterano

presenza di alberi di una certa dimensione, ilrampichino (Certhia brachydactyla), il picchiomuratore (Sitta europaea). Il colombaccio (Columbus palumbus) è presen-te anche come nidificante, mentre la tortora(Streptopelia turtur), specie nidificante migra-trice, ha una maggior diffusione ed abbon-danza. Su alcune pareti rocciose o su vecchiedifici abbandonati è presente con almenouna coppia nidificante nella Riserva naturalela ghiandaia marina (Coracias garrulus) (300-500 coppie in Italia, tra 10 e 100 nel Lazio).Rapaci tipicamente forestali sono lo sparviere(Accipiter nisus), difficile da osservare che nidi-fica nei boschi meno accessibili con una cop-pia e il gufo comune (Asio otus).I laghetti presenti nelle vecchie cave nella zonadella Mercareccia consentono la nidificazionedi alcune coppie di tuffetto (Tachybaptus rufi-collis) e di gallinella d’acqua (Galinula chloro-pus), mentre d’inverno vi svernano le folaghe(Fulica atra).Lungo le sponde del Mignone è spesso osser-vabile il martin pescatore (Alcedo atthis); altrepresenze sono costituite dall’usignolo di fiume(Cettia cetti) e dalle ballerine gialla (Motacillaflava) e bianca (Motacilla alba), il beccaccino(Gallinago gallinago), la nitticora (Nycticoraxnycticorax), l’airone cenerino (Ardea cinerea),la garzetta (Egretta garzetta) e diverse specie dianatidi come la moretta (Aythya fuligula).

RETTILI

Questa classe è rappresentata da numerosespecie, soprattutto per quanto riguarda i ser-penti con ben otto specie sulle dieci note peril Lazio. Tra i più comuni il biacco (Coluberviridiflavus), diffuso in tutti gli ambienti,insieme alla vipera (Vipera aspis); più raro ilgrande cervone (Elaphe quatuorlineata) arbori-colo così come il colubro di Esculapio (Ela-phe longissima). Non mancano le coronelle(Coronella austriaca e Coronella girondica); la

coronella girondica e il cervone sono inseritinel Libro Rosso degli animali d’Italia nellacategoria a basso rischio.Le natrici sono presenti sia con la natrice tas-sellata (Narix tessellata) che con la natrice dalcollare (Natrix natrix), più comune. Tra le testuggini la testuggine comune(Testudo hermanni) e la testuggine di palude(Emys orbicularis) entrambe rare e mi-nacciate.Nei vecchi caseggiati e tra le mura diMonterano non mancano i gechi, quali laTarantola muraiola (Tarentola mauritanica) eil Geco verrucoso (Hemidactylus turcicus).Oltre alle più diffuse lucertole (Podarcismuralis e Podarcis sicula) è presente il ramar-ro (Lacerta viridis), ma non mancano laluscengola (Chalcides chalcides) e l’orbettino(Anguis fragilis).

Rana verde

Vipera Aspis

I rettili e gli anfibi della Riserva sono oggetto di approfonditistudi di L. Luiselli, E. Filippi e L. Vignoli.

28

Guida ai servizi delle aree naturali e protette del Lazio

ANFIBI

Tra le nove specie di questa classe presenti nel-l’area protetta (con il 30% delle specie è inse-rito nella Lista Rossa), quella più interessanteè la salamandrina dagli occhiali (Salamandrinaterdigitata). Unico genere di vertebrato terrestre endemicodell’Italia ed unica specie vivente in Italia delsuo genere è inclusa nell’elenco delle specietutelate dalla Convenzione di Berna, ed ètutelata, come gli altri anfibi, dalla LeggeRegionale n° 18 del 5/4/1988. Tra gli altri anfibi urodeli (muniti di coda)troviamo il tritone crestato (Triturus cristatus)e il ben più comune tritone punteggiato(Triturus vulgaris meridionalis) che vive neifontanili e nelle piccole pozze lungo il corso dialcuni torrenti.Tra gli anuri (senza coda) la rana verde (Ranaesculenta complex) che frequenta tutte le zoneumide della riserva naturale e le rane rosse(Rana dalmatina e Rana italica), meno legateall’acqua, presenti nei boschi umidi e lungo itorrenti.Rara e forse in ulteriore rarefazione la raganel-la (Hyla italica), diffuso il rospo comune (Bufobufo), meno frequente rospo smeraldino (Bufoviridis).Tra gli ambienti di maggiore interesse fauni-stico il complesso delle forre del Bicione-F.ssoLenta-F. Mignone e la loro copertura vegeta-zionale rivestono particolare importanza eco-logica in quanto rappresentano veri e propri“corridoi biotici”, vie preferenziali di passag-

gio della fauna di fondamentale importanza inun comprensorio in buona parte trasformatodall’agricoltura e dallo sviluppo urbanistico.

QUALCHE DATO D’ARCHIVIO

Dall’esame di alcuni dati tratti da pubblica-zioni tematiche di vecchia pubblicazione èpossibile trarre indicazioni in merito allo statodel popolamento faunistico in questo settoredella regione.Le pubblicazioni consultate, per quantoriguarda la zona interessata dal presente lavo-ro, sono soprattutto quelle di F. Patrizi-Montoro (1909), A. Ghigi ( pubbl. 1911) e G. Lepri (pubbl. 1911). La martora risultava “poco numerosa nel cir-condario di Civitavecchia, discretamente inquello di Viterbo”; la lontra segnalata nei terri-tori di Viterbo, Corneto Tarquinia, Soriano alCimino.Il gatto selvatico “poco numeroso a CornetoTarquinia, raro e in diminuzione nel territoriodi Viterbo”; lo scoiattolo “raro nel viterbese e aSoriano al Cimino”; l’istice “poco numeroso aCorneto Tarquinia, Viterbo, Soriano alCimino”; il cinghiale “raro in quel di Viterbo,discretamente numeroso nel circondario diCivitavecchia, ma in forte diminuzione”; il capriolo “non numeroso a Corneto Tarquiniae nel distretto di Viterbo” (A. Ghigi).Secondo Lepri il tasso risultava “comune neiMonti di Bracciano, Civitavecchia e Tolfa”; la martora “rara nel territorio di Viterbo” (que-sto dato era avvalorato dall’aumento del prez-zo delle pelli da 5-6 lire cadauna di fine seco-lo a 40-45 lire del decennio successivo); lafaina “rarissima nel Lazio e mancante neidistretti di Civitavecchia e Bracciano”; la lontrapresente nel lago di Vico, nel fiume Mignonee nel torrente Arrone; il gatto selvatico “rarosui monti della Tolfa e Bracciano”; gli scoiattoli(definiti “Gattarioni” a Bracciano eManziana) rari; l’istrice “scarso a Bracciano,Tolfa e nel Viterbese”; il cinghiale “in scarsonumero e in diminuzione nei Monti Sabbatini”;il capriolo “scarso nei distretti di Civitavecchia,Tolfa e Bracciano”.

Salamandrina

29

Riserva Naturale Monterano

Secondo P. Monitoro il capovaccaio risultava “abbondante nel territorio di Tolfa” dove nidifi-cava sulle castelline; l’aquila reale presente, masolo con esemplari erratici; “comunissimo” ilnibbio reale presso Rota (con un’osservazionecitata di 18 esemplari contemporaneamentesullo stesso albero!); presente il falco pellegri-no sui Monti Ceriti ed il gufo reale nei boschidella zona “ove sono molti alberi annosi o ruderi”. Pur trattandosi di osservazioni qualitativebasate sull’esperienza dai ricercatori e su ricer-che presso cacciatori locali, esse ci possonofornire elementi utili in merito alle variazionidel popolamento faunistico in rapporto alletrasformazioni antropiche intercorse duranteil lungo lasso di tempo dalla data della loropubblicazione. Ne risulta un quadro dove alcune specie, puravendo subito oscillazioni (significativa lasituazione della faina oggi certamente piùcomune della martora) si presentano ancoroggi con popolazioni stabili, altre hanno subi-

to certamente un forte incremento (si pensi alcinghiale, oggetto di ripetuti ripopolamenti),altre ancora sono del tutto scomparse comealla lontra (presente sino agli anni ’70 e segna-lata ancor più di recente nell’ Arrone), al capo-vaccaio, scomparso anch’esso nello stessoperiodo, allo scoiattolo (presente nella cerretadi Manziana almeno sino alla fine degli anni’70 e oggi in fase di progressivo ritorno) e alcapriolo, forse presente ancora nel secondodopoguerra nel tolfetano e oggi reintrodottovi.

PROBLEMI DI CONSERVAZIONE

Complessivamente la fauna della Riservanaturale comprende 24 specie inserite nellaLista Rossa, il 19% del totale, a testimoniarela concentrazione di animali di notevole valo-re nell’area protetta, grazie soprattutto allachiusura della caccia, operata da tempo.La classe con la maggior percentuale di appar-tenenti inserita nella Lista Rossa è quella degliAnfibi con il 30% del totale, si evince da que-sto che è necessario tutelare con il massimo

Fiume Mignone

30

Guida ai servizi delle aree naturali e protette del Lazio

sforzo i siti di riproduzione (spesso di limitataestensione) di questi animali oltre, natural-mente, ad approfondire le conoscenze sullaloro biologia.Il personale della Riserva Naturale effettuaazioni quotidiane di controllo e vigilanza,repressione di abusi e monitoraggio, in que-st’ultimo caso anche in collaborazione conricercatori e volontari.Particolare attenzione viene posta nella prote-zione dal disturbo umano delle altre stazionipuntiformi di elevato valore faunistico, comele pareti rocciose, i corsi d’acqua o le caveabbandonate. Indennizzi vengono concessiper limitare i danni ai coltivi o al patrimoniozootecnico.Per quanto riguarda alcuni ambienti “aperti”che sono fondamentali per almeno la metàdelle specie inserite nella Lista Rossa è fonda-mentale il mantenimento del pascolo con ungiusto carico per equilibrare la colonizzazionedel bosco o la eccessiva chiusura con specie

arbustive. Per gli ambienti forestali vi sonouna serie di indicazioni, recepite nel Piano diassestamento forestale, per migliorare la quali-tà ai fini faunistici che vanno dall’allunga-mento dei turni, al rilascio di piante morte odi grandi dimensioni, al periodo di esecuzionedei tagli e alla salvaguardia di isole di bosco“maturo”.Un’efficiente azione di salvaguardia dellafauna potrà essere compiuta però soltantoproteggendo efficacemente i “corridoi” biolo-gici (soprattutto i corsi dei fiumi e la lorovegetazione di sponda) che consentono lospostamento della fauna da un’area all’altradel comprensorio.

Guardiaparco

31

Riserva Naturale Monterano

U n’escursione nell’area protetta, unterritorio che l’uomo non ha alteratose non in parte e solo per scopi agri-

coli, costituisce un viaggio nel tempo: inpochi chilometri quadrati è possibile incontra-re le tracce dei nostri progenitori, sin dalle etàpiù antiche. Tombe, cisterne, strade, acque-dotti, una città abbandonata, e poi chiese,miniere, gallerie: tutte immerse in una vegeta-zione a tratti lussureggiante ed incontaminata.È come fare un balzo nel passato e ci aiuta aricostruire il paesaggio antico.

IL PALEOLITICO

Le più antiche testimonianze conosciute dellapresenza umana nel comprensorio risalgono acirca 100.000 anni fa (Paleolitico medio): sitratta di manufatti in pietra probabilmenteattribuibili all’Uomo di Neanderthal(Musteriano) che provengono dai vicini Montidella Tolfa, in località “Poggio della Capanna”.

IL MESOLITICO

Il Paleolitico, o “Età della pietra antica”, ter-mina attorno all’ottavo millennio a.C.,momento di transizione tra l’epoca pleistoce-nica e quella olocenica, in cui ci troviamoancora oggi. Ad esso segue il Mesolitico, una fase culturalecaratterizzata ancora dalla presenza di gruppidi cacciatori-raccoglitori, estremamente spe-cializzati nella tecnica di costruzione dellearmi quanto nelle strategie di caccia. In questafase storica si fondano le premesse per la “rivo-luzione neolitica” e la diffusione dell’agricol-tura. Il clima, in questo periodo post-glaciale,è più fresco ed umido dell’attuale.Nel lungo arco di tempo che ci separa dalmomento della comparsa dell’Uomo, il climaè infatti variato più volte, passando dai perio-di glaciali alle fasi interglaciali. In queste ulti-me troviamo condizioni climatiche simili a

quelle attuali, anche se in passato (ad esempioin epoca romana o nel medioevo) sembravanoprevalere condizioni di clima fresco-umido(clima “oceanico”).Un significativo riscontro di tali condizioni civiene offerta dalla vegetazione delle valli delMignone, del torrente Bicione e del FossoRafanello: qui le particolari condizioni micro-climatiche fresco-umide favoriscono la soprav-vivenza del faggio, dell’agrifoglio, della felceflorida; un fenomeno analogo si riscontra nellavicina faggeta di Oriolo (VT) o nel popola-mento a betulle e felce florida della Caldara diManziana.

IL NEOLITICO

I primi dati archeologici certi della presenzaumana nel territorio Monteranese appartengo-no al periodo Neolitico, databile in Italia tra lametà del sesto e l’inizio del terzo millennioa.C.. Nel Neolitico, o “Età della Pietra Nuova”,si diffondono la pratica dell’allevamento e del-l’agricoltura, inoltre l’evoluzione tecnologicaumana apporta numerose innovazioni: alla pie-tra semplicemente scheggiata si aggiunge il benpiù complesso processo della levigatura e si dif-fonde l’utilizzo della ceramica e delle macine inpietra. Le condizioni di vita generali sono assaimigliorate rispetto a quelle del Paleolitico e delMesolitico: dai gruppi familiari nomadi delPaleolitico, vaganti in cerca di cibo e spessodimoranti in ripari sotto roccia o caverne, sipassa ora a comunità stanziali che popolanopiccoli villaggi di capanne.Sopravvivono comunque delle comunità com-poste da cacciatori seminomadi come nelPaleolitico. Un esempio di come fossero questi villaggi lo siosserva in quello della vicina Luni sul Mignone(Blera, Vt), risalente al IV millennio a.C., sca-vato e studiato negli anni ‘60 dello scorso seco-lo dall’Istituto Svedese di Studi Classici.

Storia di un territorioTratto da “Il patrimonio archeologico” di F. Felici e A. Sasso Studi per il Piano di Assetto della Riserva Naturale

32

Guida ai servizi delle aree naturali e protette del Lazio

L’ENEOLITICO

L’Eneolitico, o “Età del Rame” (in Italia tra i3000 e i 2000 anni prima di Cristo) è statacosì definita per la comparsa di manufattimetallici lavorati a freddo ed a fusione accan-to ai materiali sino ad ora usati (legno, pietra,osso): nel comprensorio le prime tracce diquesta cultura sono state rinvenute sempre aLuni sul Mignone. Dal territorio del comunedi Canale Monterano provengono alcunireperti in pietra del Neolitico e dell’Eneolitico.

L’ETÀ DEL BRONZO

I primi secoli del III millennio a.C. vedono ilsusseguirsi delle prime fasi dell’Età delBronzo.Durante la fase media dell’età del Bronzo(1400-1300 a.C.) compare la cosiddettaCiviltà Appenninica, imperniata sull’alleva-mento degli ovini e dei caprini e che prende ilnome dalla diffusione dei suoi centri nellefasce pedemontane della dorsale appenninica:le condizioni climatiche, ormai di tipo medi-terraneo, portano alla diffusione dell’alleva-mento transumante. Sempre nell’insediamento di Luni sulMignone gli scavi hanno portato in luce lapianta di alcune capanne con il fondo parzial-mente scavato nella roccia tufacea ed i muricostruiti con pietrame a secco, sorreggenti unastruttura di legno del tetto a doppio spioven-te; quest’ultimo era a sua volta coperto conrami e frasche (metà del II millennio a.C.).Due erano i modelli principali di capanne: le“case lunghe” a pianta quadrangolare, e lecapanne circolari ed ellittiche che ricalcanoesattamente la tipica capanna del Buttero,

visibile oggi in località “Porta Cretella”.Oggetti tipici di questo periodo sono le cera-miche nere buccheroidi, decorate con incisio-ni e puntinature geometriche, in meandri, zig-zag, denti di lupo e semplici linee, asce epugnali di bronzo. Al Bronzo recente appartengono le anse plasti-che dei recipienti aperti, cioè modellate aforma di animale: alcuni frammenti sono statirinvenuti anche nel territorio della RiservaMonterano. È sin dalla metà del II millennio a.C. che sipuò notare l’apparire di quei processi cultura-li ed aspetti insediativi che porteranno, nelmillennio successivo, alla nascita delle futurecittà etrusche.Nel Bronzo finale (parte del XII-X secolo a.C.)iniziano a diffondersi nel centro della peniso-la gli aspetti culturali del Protovillanoviano,così chiamato per le affinità con il periodosuccessivo, il villanoviano (età del Ferro), que-ste ultime presenti solamente nel territoriodella futura Etruria e nelle aree ad essa colle-gata. Secondo alcuni autori il periodo protovillano-viano va interpretato come la fase più anticadel popolo etrusco. Nelle prime fasi delBronzo finale gli insediamenti sono quasiesclusivamente su altura, spesso alla confluen-za di due corsi d’acqua e lungo i principali iti-nerari di transumanza, e in luoghi già abitatidal Bronzo medio. Per conoscere meglio gli aspetti insediativigettiamo ancora una volta uno sguardo allavicina Luni sul Mignone: nelle ultime fasi delBronzo finale (XI-X secolo a.C.) occupa,ormai, un’area di circa 5 ettari. In essi capan-

Reperti litici delterritorio canalese

(da F. Stefani)

33

Riserva Naturale Monterano

ne, coltivazioni (soprattutto di orzo e farronelle quali si usava l’aratro tirato da buoi) ezone per l’allevamento degli animali. Lo sfrut-tamento intensivo della fertile regione è testi-moniato dalla forte densità abitativa.In questo periodo l’Etruria è intensamentecoltivata: sono stati rilevati più di settanta abi-tati legati a questo periodo che distano tra loromediamente 5 o 6 chilometri. Le ceneri dei defunti vengono deposte entrourne a forma doppioconica o di capanna,sepolte entro pozzetti interrati arricchiti dadeposizioni di ceramiche ed ornamenti comefibule in bronzo. All’età del bronzo finale appartengono alcuniframmenti di ceramica d’impasto non tornitorinvenuti in diversi punti dell’altopiano diMonterano, sia nei pressi della Chiesa di SanBonaventura e del Palazzo Ducale che lungo lastrada bianca che costeggia il lato meridionaledel colle. In particolare si segnala la presenza dei resti diun'anfora ovoide con breve orlo a imbuto edecorazione solcata.I reperti dell’età del Bronzo rinvenuti nellaRiserva Naturale provengono da diverse aree:alcuni di essi sono conservati nel MuseoCivico Archeologico di Allumiere.In località Gatta Pelosa è stato identificato un insediamento dell'età del Bronzo(Appenninico e Subappenninico) (F. DiGennaro, 1998).

L’ETÀ DEL FERRO

All’inizio del IX secolo a.C. l’ambiente è assaisimile all’attuale: il clima mostra un abbassa-mento medio della temperatura di 2° C rispet-to ad oggi e la vegetazione presenta un mantoforestale più esteso dell’attuale per il minorimpatto dell’uomo.La Selva Cimina, una fitta ed impenetrabileforesta di faggi, carpini e cerri oggi presentesolo alle quote più elevate dei monti omoni-mi, giunge forse sino al distretto dei Montidella Tolfa ed al territorio della Riserva,coprendone parte e formando, assieme allaSilva Mantiana un confine naturale che solo

molti secoli dopo, come vedremo, sarà statooltrepassato con fatica dalle legioni romane.Come detto gran parte del territorio montera-nese era presumibilmente coperto da una fittavegetazione boschiva interrotta da vaste areededicate al pascolo ed altre, di minor estensio-ne, alle coltivazioni.Nel territorio dell’area protetta sono stateriportate testimonianze sporadiche del perio-do appartenenti alla cultura Villanoviana.Purtroppo alcune sepolture sono state depre-date dai saccheggiatori moderni e mancanoquindi scavi archeologici condotti con metodiscientifici atti al recupero dei dati. Verso la metà dell’VIII secolo a.C. si assiste intutta l’Etruria ad un grande evento: lo svilup-po della civiltà etrusca, caratterizzata da unasocietà ormai divisa in classi, presenza di vastilatifondi, intensi traffici commerciali attraver-so il Mediterraneo e l’egemonia dalle princi-pali città dell’Etruria meridionale, come Veio,Tarquinia, e Cerveteri. Assume particolare importanza l’allevamentodel cavallo, come dimostra il ritrovamento inalcune sepolture di carri e morsi equini inbronzo.I villaggi presenti nell’area della RiservaMonterano, posta a cavallo del Mignone, con-fine naturale tra il territorio delle città-stato diTarquinia e Cerveteri (Caere), furono proba-bilmente oggetto di contesa.La stessa Cerveteri sembra subentrare aTarquinia nella sua influenza politica e cultu-rale sul territorio monteranese. Un importan-te percorso univa la costa tirrenica con la valletiberina attraverso i Monti della Tolfa, Luni eSan Giovenale, Barbarano, Blera, PoggioMontano (Vetralla) e di quello che verrà poi inparte ricalcato dalla Via Clodia d’età romana;quest’ultimo univa Cerveteri, Manziana,Monterano, Barbarano, Blera, Grotta Porcinae Norchia, diretto verso Tuscania, il lago diBolsena ed Orvieto (Volsinii) sulla valle delTevere. Il pianoro di Monterano, con un’area difesa dicirca 9,5 ettari delimitata da pareti a stra-piombo sulle due valli, ripete infatti la tipolo-

34

Guida ai servizi delle aree naturali e protette del Lazio

gia propria degli insediamentiurbani etrusco-meridionali. Numerose le aree di necropoli, atestimonianza dell’esistenza didiversi nuclei abitati: strutturefunerarie sono visibili sul marginemeridionale e orientale del piano-ro di Monterano; più a nord, pres-so casale Rabbai e lungo la stradadella Palombara sono state segnala-te numerose tombe a camera. Il sepolcreto principale, diviso indifferenti nuclei di tombe a camera,è localizzabile tra il fiume Mignone eil fosso Rafanello. Nuclei sepolcraliminori sono localizzati in località Aradel Tufo, Frassineta, Franco e PezzoTufo.

L’ETÀ ETRUSCA

Attorno a Monterano sono presenti alcunetombe del periodo etrusco più antico, dettoOrientalizzante (per la presenza di manufattidi provenienza o imitazione delle culture vici-no orientali) legate a modelli ceretani (diCerveteri): strutture come la Grotta diTabacco, il Grottino della Bandita e alcunetombe a camera del Franco sono la testimo-nianza tangibile del desiderio di dimostrare lapropria ricchezza ed il potere sul territorio dicompetenza.Lo squilibrio tra le classi è evidenziabile nellastruttura stessa di queste imponenti tombe separagonate a quelle coeve a fossa. Ma sonoanche la rappresentazio-ne palese delle credenzeetrusche di una vita oltrela morte, da condurrecon il corpo oltre checon l’anima, e che perquesto rendeva necessa-ria l’esistenza nell’aldilàdi tutto quello che avevaaccompagnato gli uomi-ni durante la vita terre-na: la casa e le sue sup-pellettili, il vasellame ed

il cibo, le armi ed i gioielli.L’antico desiderio, già mostrato

dalle urne a capanna con funzionedi cinerario, è ora realizzato inscala reale con tombe che sembra-no abitazioni, con numerosestanze, pareti dipinte, soffittiscolpiti nel tufo ad imitazione diquelli lignei, finestre interne eletti. Settimo e sesto secolo a.C. sonoper tutta l’Etruria un periodoricco, denso di progressi commer-ciali e, dall’inizio del VI anchesociali: all’antica suddivisione traaristocratici e popolo una terza partesi interpone: la classe degli artigiani e

dei mercanti, una sorta di “borghesia”ante litteram.

Il sesto secolo è un periodo di grande svilup-po demografico, testimoniato dalle risultanzearcheologiche.Nel V secolo a.C. si assiste ad una profondacrisi del mondo etrusco: evento cruciale fu labattaglia navale di Cuma del 474 a.C. chesegnò la fine del monopolio dei commerci nelTirreno: la flotta etrusca, sconfitta daiSiracusani e dai Cumani, fu annientata e lascarsa coesione delle città etrusche decretòl’inizio di un periodo di difficoltà economichee sociali per l’Etruria tirrenica.La scarsità di elementi per il territorio diMonterano ci fa ricorrere alle vicende analo-ghe vissute dai centri vicini come San

Giovenale, Luni sulMignone e SanGiuliano i qualimostrano addirittural’abbandono di vasteporzioni degli abitati. Presumibilmente anchel’antica Monterano fucoinvolta in questa crisigenerale e si spopolò:una probabile testimo-nianza è la presenza diuna tomba a camera

Orcio etrusco(da F. Stefani)

Tomba del Grottinodella Bandita(da T. Gasperini)

35

Riserva Naturale Monterano

attribuibile a questo periodo scavata tra il fon-tanile dell’antico abitato e lo sbocco del cavo-ne, la tagliata viaria d’età etrusca arcaica chesaliva l’acrocoro di Monterano.Il IV secolo a.C. si apre con la tragica cadutadell’etrusca Veio nelle mani dei Romani (396a.C.): la presa dell’importante città segna l’ini-zio di una serie di conquiste progressive cheporteranno presto le legioni di Roma sin nelcuore dell’Etruria.La politica espansionistica dei Romani e leminacce belliche da essi perpetrate sono lacausa dell’edificazione di lunghi tratti di muraattorno alla maggior parte delle cittadine etru-sche. Probabilmente anche la cosiddetta “muragliadi Casale” presente nei pressi di Stigliano èuna testimonianza di opera difensiva costruitanel territorio dagli Etruschi per realizzare unpunto fortificato di controllo e difesa del ter-ritorio.

L’INIZIO DELLA DOMINAZIONE ROMANA

Nel 310 a.C. le legioni del Console QuintoFabio Rulliano riescono a “sfondare” il frontenaturale costituito dalla Silva Cimina e adirrompere nella piana di Surna (Viterbo):anche la zona monteranese cade nelle maniromane. Tra le prime azioni dei Romani si assiste allacostruzione del tracciato della via Clodia, rea-lizzata regolarizzando e sistemando parti dipreesistenti percorsi etruschi: da via militarediviene presto via pubblica, asse di penetrazio-ne principale per l’Etruria meridionale assie-me all’Aurelia, la prima per l’interno dellaregione, la seconda per il controllo della costa.Questo percorso viario, come spesso accadevaper motivi pratici ma anche politici, viene rea-lizzato lontano dai centri etruschi: gli abitati,trovandosi lontani dalle principali vie dicomunicazione, si spopolano, perdono impor-tanza, decadono, a vantaggio dei nuovi inse-diamenti costruiti pianificando o spontanea-mente lungo di esse.La politica di annientamento dei centri con-quistati si coniuga con la forte praticità tipica

dei Romani: alla creazione di colonie fortifica-te si affianca la realizzazione di nuovi percorsiviari, come detto volutamente tracciati lonta-no dai villaggi che, in tal modo, cadono in unaforte crisi economica, talora sino alla scom-parsa: in questo caso è la via Clodia a deviarei traffici commerciali dalla zona monteraneseraggiungendo con un importante diverticolodetto localmente la Selciatella l’area termale diStigliano (Aquae Apollinares) e Tarquinia.Con la riorganizzazione amministrativa poste-riore alla conquista romana, il territorio diMonterano è sottoposto al controllo della vici-na Forum Clodii, divenuta municipio, sortapresso l’attuale San Liberato (Bracciano).Con il riordinamento amministrativo operatodal primo imperatore Ottaviano Augustoanche questo territorio viene incluso nella VIIRegione denominata, appunto, Aetruria. Ilterritorio farà capo amministrativamente allastessa Forum Clodii.Le testimonianze archeologiche del periodoromano visibili nell’area del Parco sono assaipoche; segnaliamo alcuni sepolcri, di due deiquali rimangono alcuni blocchi di marmorecanti epigrafi, originariamente posti sullasponda destra del Mignone in località Orto diMarcuccio.In località Orto di Marcuccio è stato rinvenutoun mausoleo d’età romana con basamento inopera quadrata a tamburo con epigrafe fune-raria in marmo. L’epigrafe, d’età augustea, fa riferimento ad unM. Pescenni membro della tribù Voltinia. Inloco è stata inoltre rinvenuta un’epigrafe con ilnome di una Etruscilla.Interessanti inoltre alcune sepolture ad arcoso-lio presenti attorno alla base dell’altura diMonterano e in loc. Gatta Pelosa, forse ascri-vibili a piccole comunità locali del periodotardo romano.Il territorio della Riserva e, in generale quellodel comune di Canale Monterano, conservanoi resti sepolti di alcune ville rustiche d’etàromana: in località Piamozzella, Gatta Pelosa,Bandita, Santiori, Poggio Lupino, MonteAngianello.

36

Guida ai servizi delle aree naturali e protette del Lazio

IL MEDIO EVO

Il centro amministrativo e commerciale diForum Clodii, istituito nel periodo della roma-nizzazione dell’area, cessa di esistere in unmomento non precisato del VI secolo. La sede vescovile è allora trasferita aManturanum, centro più facilmente difendi-bile. Sarà di nuovo e definitivamente trasferi-ta a Sutri all’inizio del XI secolo.Le distruzioni ed i saccheggi operati dai bar-bari inducono gli abitanti del Lazio settentrio-nale a rioccupare quei siti naturalmente forti-ficati che avevano visto lo stabilirsi di insedia-menti dall’età del Bronzo al periodo etrusco, eche la pax romana aveva fatto spopolare. È probabilmente in questo periodo dell’altomedioevo che sull’altura di Monterano viene

nuovamente stabilito un piccolo villaggio,proprio perché le sue scoscese pareti ne facili-tano la difendibilità. Il territorio controllato dall’abitato diManturanum veniva attraversato dalla viabili-tà principale che collegava Roma con laToscana, essendo posto sul confine tra ilDucato romano e la Tuscia longobarda. La profonda crisi amministrativa, politica eculturale che colpisce l’Occidente nel corsodel IX e del X secolo ha una grande impor-tanza nella nascita del fenomeno feudale: lefrequenti scorrerie ed i saccheggi perpetratidalle bande incontrollate di barbari e di delin-quenti comuni generano anche nella popola-

zione dei piccoli centri della Tuscia un biso-gno di sicurezza irrinunciabile. Per questo si assiste al consolidamento deicentri abitati attorno ai luoghi fortificati, aicastelli ed agli insediamenti monastici: ilpopolo cerca protezione e solo i signorottilocali sono in grado di assicurarla con i loropiccoli eserciti. In cambio ottengono braccia per il lavoro neicampi: nel feudo nasce un’economia centraliz-zata ed autosufficente, basata soprattutto sullerisorse agricole. Il feudo, con il suo esercito in grado di oppor-re valida resistenza contro scorribande e sac-cheggi, diviene una piccola nazione in cui sisviluppa una società composta da servi, villanie borghesi stretti attorno alla famiglia delsignore. Gli abitanti del piccolo abitato diManturanum si stabilirono probabilmentesull’altura in questo periodo, per motivi disicurezza. A questo periodo appartiene, proba-bilmente, la serie di ambienti ipogei rupestriscavati sulle falesie di tufo della Greppa deiFalchi, probabili romitori estivi d’età altome-dievale. Nell’alto Medio Evo, in Italia, tutte le formedi vita civile ricevettero un colpo mortale enell’arco di pochi secoli, la popolazione siridusse a poco più di 4 milioni di abitanti. Il fenomeno demografico fu molto marcatoanche a Monterano e nelle vicine località di S. Pupa e Cubita: queste risultano castelli“diruti” fin verso il 1100.Nel XI secolo l’altura di Monterano entra neipossedimenti della potente abbazia di SanPaolo in Roma: è a questo periodo (XI secolo)che viene attribuita la costruzione della torrequadrangolare poi inserita come mastio nellestrutture del palazzo ducale.La ripresa economica ed il rinnovamentosociale dell’età comunale favoriscono i centriposti lungo le antiche vie consolari romane, sucui si spostano uomini e mercanzie: CivitaCastellana e Nepi sulla via Flaminia;Capranica, Sutri, Vetralla, Viterbo, Ferento,Montefiascone, Bolsena ed Acquapendente

Ruderi della Chiesa di S. Bonaventura

37

Riserva Naturale Monterano

lungo la Cassia; Monterano, BarbaranoRomano, Blera, Norchia e Tuscania sulla viaClodia; Castel Sant’Elia, Civita Castellana,Fabrica di Roma, Gallese e Orte lungo la viaAmerina.Tra l’XI ed il XII secolo Manturanum, posse-dimento dei monaci di San Paolo, è parteintegrante del Patrimonio di San Pietro,nucleo del futuro Stato della Chiesa.Nel XIII secolo Manturanum è probabilmen-te conteso tra Papato e Senato di Roma: lacontesa va inquadrata nel diritto giurisdizio-nale rivendicato da Roma su alcuni centridell’Alto Lazio, compresi nel cosiddettoDistrictus Urbis, ovvero il territorio compresoentro il raggio delle 100 miglia dalCampidoglio, di competenza del Prefetto diRoma. Questa aspra contesa è strettamente legata alpossesso di alcuni territori periferici dell’Urbeda parte del Papato, necessari alle attivitàmercantili della nuova classe economica diRoma e appetiti per il loro gettito fiscale(legato alle imposte sul sale e su ogni nucleofamiliare).

IL NOME ANTICO

Alcuni studiosi, come il Gargana, tendono adidentificare con l’antica Marturanum il sito diSan Giuliano nella vicina Barbarano, nelParco Regionale Marturanum. Altri, sulla basedella continuità del toponimo antico conquello moderno, la situano nel centro diMonterano. A sostegno della posizione dei primi è l’ordinein cui i centri abitati della zona risultano elen-cati in alcuni atti ufficiali di cessione come, adesempio, quello con cui l’imperatore carolin-gio Lodovico I il Pio (813-840) cede nell’an-no 817 alla Sede Apostolica i centri di “...Centumcelas, Ceram, Bledam,Marturanium, Sutrium, Nepem...”. Lo stesso ordine di elencazione è seguito in undiploma dell’imperatore Ottone I dell’anno962 ed in uno di Enrico II del 1012, i qualiconfermano alla Chiesa i diritti acquisiti conla donazione di Ludovico il Pio.

La successione dei nomi sembra rispecchiareuna sequenza topografica che procede dallacosta verso l’interno e sarebbe stato con ogniprobabilità diverso se, con il nome diMarturano, si fosse voluto indicare il centro diMonterano, distante circa 15 chilometri inlinea d’aria. Menzione del castello di Marturanum, peravvenimenti relativi all’anno 728, si ha nelLiber Pontificalis, in un passo relativo alla vitadi papa Gregorio II (715-731): in esso lo siricorda sottomesso dall’usurpatore TiberiusPetasus. Secondo il biografo del Liber Pontificalis, l’e-sarca Eutichio, con un esercito messo a dispo-sizione da papa Gregorio II, avrebbe inseguito sconfitto Petasius e riconquistatoMarturanum.L’intervento in questa vicenda del rappresen-tante imperiale a Roma dimostra come questoterritorio, nel 728, facesse parte del DucatoRomano e non della Tuscia longobarda. Un ultima menzione di Marturano risaleall’anno 1020; a partire da tale data questonome non compare piu’ in nessun atto. La scoperta di due frammenti di un grandepithos (contenitore in terracotta) etruscodipinto e figurato (540-530 a.C.), uno deiquali recante l’iscrizione dedicatoria “[MIN]ITURUCE LARTH MANTHUREIE”, cioèio sono stato donato da Larth di Mantura, avve-nuta nel 1982-83 ai piedi della rocca di SanGiuliano, per alcuni studiosi ha avvaloratol’ipotesi dell’identificazione di Mantura-Manturanum-Marturanum con il sito di S. Giuliano.Altri sostengono che, non avendo senso dareuna provenienza in una formula onomasticaall’interno di una iscrizione dedicatoria fattaproprio nel punto in cui si offre, fa avvalorarel’ipotesi che l’offerta del pithos fosse stata fattaa San Giuliano da un cittadino provenienteappunto da Manthura, ossia Monterano.Nonostante questo importante dato archeolo-gico la questione dell’identificazione del nomee dell’esatta ubicazione dell’antica cittadinamedievale non è ancora chiusa.

N el XIV secolo Manturanum è unfeudo degli Anguillara. Un notevo-le incremento demografico si osser-

va fra il 1500 e il 1550, a causa del massiccioarrivo di coloni toscani, in gran parte taglia-tori di boschi e carbonari, emigrati fino aMonterano dalle montagne pistoiesi; essi sirivelano ben presto eccellenti colonizzatori econ la loro attività di bonifica e trasformazio-ne fondiaria - intesa a rendere possibile l’inse-diamento di una popolazione rurale - appode-rano vari territori.Su di essi saranno fondati i nuclei originari dacui si svilupperanno Canale, Manziana eMonte Virginio. Monterano in antico era famosa per la produ-zione del vino Alicante, riservato alla mensa dialcuni papi tra cui Paolo II e Paolo III: erarinomato perché i vitigni crescevano su un”terreno molto forte e tufato, et è luogo calido,rispetto alle grandiddime selve che lo circonda-no, et anco in molti luoghi il terreno dove sipiantano le vigne per la sua calidità sente ilzolfo..”. (da una lettera del bottigliere del papaPaolo III, 1549).Da XIV secolo in poi si susseguono nel pos-sesso del ducato diverse famiglie, spesso fidu-ciarie della corte pontificia, tra le quali gliOrsini. Nel 1671 Clemente X Altieri acquistacon lo ius redimenti quattro proprietà, giàfeudo degli Orsini, fra cui Montevirginio eMonterano. Il ducato sarà amministrato, daquella data, dal primogenito della CasaAltieri.Imponenti sono, ancor oggi, le rovine diMonterano, relative al palazzo Baronale e alborgo, serviti da un notevole acquedotto, ingran parte sotterraneo, il cui tracciato ipogeoè visibile in alcuni punti in localitàComunaletto.Realizzato nel XVII secolo, l’acquedotto supe-ra la depressione che separava l’area dell’abita-

to dal retrostante pianoro con un ponte sudue serie di arcate, restaurato recentemente acura della Provincia di Roma. Il tessuto urba-no di Monterano era molto semplice: eracostituito dalla piazza principale, dalla formaallungata (Piazza Lunga) e si estendeva dallachiesa di S. Rocco fino ad un centinaio dimetri dalla porta di Pizzinemi.Le porte di accesso all’abitato di Monteranoerano tre, due delle quali ancora oggi ben visi-bili, mentre la porta principale, dalla quale sientrava direttamente al castello, è praticamen-te scomparsa.

38

Guida ai servizi delle aree naturali e protette del Lazio

Monterano AnticaDa A.Turano - Gli ultimi anni di Monterano

Ruderi della Chiesetta di S. Rocco

Castello Altieri

39

Riserva Naturale Monterano

Era denominata “Porta Romana”, probabil-mente perché seguendo il percorso in direzio-ne di Canale e da qui immettendosi sulla viaClodia, puntava in direzione di Roma.La seconda porta, “Porta Gradella” venivausata soprattutto come scorciatoia da vian-danti e greggi che erano diretti verso la valledel Bicione. Oggi, anche se nascoste dai rovi,possiamo osservare tracce di cardinatura delleporte in questione nonché tratti di pavimen-tazione della via che da Porta Gradella condu-ceva verso il Bicione. La via è realizzata inbasoli silicei, forse recuperati dalla vicina ViaClodia e sopravvissuti all’opera erosiva deltempo.La terza porta, rimasta anonima, costituival’accesso al convento e al rispettivo pianoro diPizzinemi, e immetteva alla strada extra mura-ria (che cingeva a ferro di cavallo Monterano)dalla quale si poteva arrivare nell’uno o nel-l’altro senso alle altre due porte.Un’altra strada, visibile nel quadro delBarberi, partiva dalla destra del Conventodiscendendo tortuosamente fino alla valle delMignone.Il Castello sorge nella parte più alta dell’abi-tato, probabilmente nacque già come rocca-forte nel secolo VIII, quando Monterano erasede vescovile, ma si ridusse sicuramente piùvolte in stato di rudere subendo varie rico-struzioni e rimaneggiamenti; lo testimonianoi resti di finestre ad arco a sesto acuto, proba-bilmente bifore, e varie feritoie che, dopo lacostruzione del porticato, si sono venute atrovare all’interno del fabbricato.I recenti scavi promossi dal Comune diCanale, ente gestore della Riserva Naturale erealizzati grazie a finanziamenti comunitari,hanno permesso di portare alla luce la verapianta del castello: in questa si nota come ilpiano terra è suddiviso chiaramente in duezone: una di servizio (scuderia, deposito, cuci-ne, dispensa e cantina) e l’altra a disposizionedel principe (sale, corridoio); al piano nobilesono ben riconoscibili la sala con il caminocentrale e ampie finestre che davano sullapiazza, nonché una serie di stanzette; quando

il Principe risiedeva a Monterano, l’ultimopiano in genere era riservato alla servitù.Ma questo accadde per pochi anni perché ilprincipe Altieri preferì risiedere nel più como-do palazzo di Oriolo. Anche gli Orsini nonavevano mai abitato nel castello diMonterano.Le torri che cingevano il Castello furonocostruite in sassi, prima o subito dopo la com-parsa della polvere da sparo; ipotesi questaavallata dalla convinzione propria dell’epoca,che le torri a pianta circolare garantivano unamaggiore inespugnabilità da parte del nemi-co. Convinzione caduta sotto i colpi dellearmi da fuoco che modificarono non solo icostumi ma anche l’architettura dell’edificio.Successivi lavori di ristrutturazione e modifi-ca risalgono al 1679 allorché il PrincipeAltieri, già soddisfatto della costruzione dellaChiesa di S. Bonaventura, pensò bene di affi-dare al Bernini anche la sistemazione delCastello, il quale si arricchì così anche di unportico in finto rudere che imitava il vicinoacquedotto e la fontana di cui abbiamo giàparlato.È possibile presupporre la forma del Castellocosì come era stato voluto dal Principe Altierialla fine del ‘600, dal dipinto che ne fa ilBarberi nonché dall’analisi dei ruderi - ancoraoggi visibili, poiché ben conservati - e dalregistro delle uscite del fattore di Monterano.Dall’ultimo documento citato, conservatonell’archivio degli Orsini, si deduce come l’in-terno del Castello fosse formato da due pianicon stanze sovrapposte, da un salone per rice-vimenti e un corridoio.Da notare che le aperture ad arco del portica-to sono sfalsate rispetto alle aperture del fab-bricato preesistente, tipico accorgimento sce-nografico questo a cui il Bernini ricorse peraccentuare la prospettiva e quindi la profon-dità del porticato, visto il poco spazio a dis-posizione. In questo modo otteneva una dila-tazione dello spazio per chi lo osservava dalbasso della piazza.A differenza delle due torri circolari, il mate-riale usato per la costruzione del Castello e la

40

Guida ai servizi delle aree naturali e protette del Lazio

torre quadrata era essenzialmente costituito dablocchi regolari tufacei. Sulla facciata meridio-nale del palazzo è visibile, restaurata e ripulitadalle tracce dei secoli, una fontana monumen-tale “a cascata” di tipico stampo berniniano.Sulla cima della fontana fu collocato un leonedi pietra (la scultura che oggi vediamo in situ èuna copia fedele, l’originale è oggi posto all’in-terno del Palazzo Comunale per motivi di sicu-rezza. N.d.r.) raffigurato nell’atto di scuotere ilsuolo per far sgorgare l’acqua. Ricordiamo cheil leone era il simbolo araldico dei PaluzzoAlbertoni e Gaspare aveva sposato LauraCaterina Altieri.La fontana del Leone fu realizzata sfruttandolo sperone di roccia ove sorgeva il castello; l’ac-qua veniva quindi convogliata in una vascaformata da massi a forma di scoglio.Angelo Altieri progettò la costruzione di unimportante centro religioso nelle immediatevicinanze del castello e del borgo diMonterano e commissionò il progetto a GianLorenzo Bernini che lo portò a termine in solidue anni.Destinato ai Padri delle Scuole Pie il Conventoin realtà fu preso in carico dieci anni dopo daifrati Agostiniani Scalzi che curarono, tra l’al-tro, anche l’assistenza medica agli abitanti. Il convento e la chiesa dedicata a San Bonaventura vennero abbelliti di opere

d’arte e di preziose reliquie. L’edificio sacro è apianta centrale con quattro cappelle con voltea vela: era originariamente dotata di due cam-panili e di un tetto ottagonale sormontato dauna lanterna.Si erge ancor oggi imponente sul piccolo alto-piano chiudendo l’ampio spazio che si affacciaoltre la porta nella cinta muraria del borgo. Difronte al sagrato c’era una fontana ottagonale(quella sul posto è una copia, l’originale è sullaPiazza del Comune). Il convento passò poi aiSecolari e da questi agli eremiti del MonteSenario, in uno scenario, comunque, di pro-gressivo abbandono. Nell’estate del 1799 ilpiccolo borgo, ormai quasi del tutto desertoanche a causa del diffondersi della malaria,durante una disputa tra tolfetani e monterane-si dovuta alla fornitura di una partita di grano,rifiutata da questi ultimi, il borgo ed il con-vento vennero saccheggiati dalle truppe france-si a servizio della Repubblica Romana e ciòsegnò il definitivo abbandono dell’abitato.Il grande, forse secolare, albero di fico chesorge al suo interno è il simbolo di questo con-nubio tra architettura e natura, tra abbandonoe recupero che fa di Monterano un posto dallecaratteristiche davvero speciali.Prima che iniziassero i lavori per la costruzionedella Chiesa di San Bonaventura e delConvento ad essa annesso, Monterano contavatre chiese: la Cattedrale di S. Maria (ChiesaParrocchiale), San Rocco, situata ai piedi delCastello e da molti studiosi confusa con lamodesta “chiesola” di S. Antonio Abate, equest’ultima. La Chiesa di S. Rocco “...ecclesia edificata fui-ste a communitate tempore pestis...” fu costruitasicuramente verso il 1400 come ringraziamen-to in seguito ad un’epidemia di peste. Era unachiesetta poco citata nei documenti d’archivioma verso la metà del ‘700 divenne ChiesaParrocchiale, al posto della Cattedrale di S. Maria ridotta a tale stato di degrado dadover essere abbandonata.Attiguo alla Chiesa di S. Rocco si trovava l’omonimo granaio della comunità diMonterano, in completo stato di abbandono a

La fontana del leone

41

Riserva Naturale Monterano

causa dell’incuria del Governo Pontificio edoggetto di varie proposte di manutenzione allaCongregazione del B. Governo.Ancora oggi […] è possibile rilevare l’origina-ria struttura costituita da un’unica navata conabside in fondo e due cappellette laterali.Essa appare ancora menzionata come funzio-nante nel Catasto Gregoriano del 1815, dopotale data sulla vita di Monterano cala un ineso-rabile sipario. [La chiesa è stata oggetto direcenti lavori di consolidamento e restauroconservativo ed è attualmente visitabile.N.d.r.].Della Chiesa di Santa Maria Assunta nonrimangono che i resti del campanile e dell’ab-side appena sotto di esso, nonché di una pic-cola nicchia posta sulla sinistra rispetto all’in-gresso originario della Chiesa.Tutto un tessuto di strutture minori ci parladella vita del borgo: ad ovest del convento diSan Bonaventura sono presenti i resti di alcu-ne abitazioni a pianta quadrangolare e doppioambiente, di cui è oggi visibile con il pavimen-to scavato nel tufo: in mancanza di scavi speci-fici è difficile stabilirne una datazione.

GRANAI DELLA COMUNITÀ

Il soddisfacimento dei bisogni primari, qualequello della nutrizione ed i problemi ad essaconnessi è sempre stato il leit motiv dell’am-ministrazione di ogni “Comunità” costituendoperciò l’oggetto di frequenti citazioni nei regi-stri contabili.Nel granaio veniva custodito il frumento rac-colto per il Monte Frumentario odell’Abbondanza onde assicurare, durante lecarestie, la soddisfazione dei bisogni alimenta-ri della popolazione, al di fuori del libero mer-cato, che nei periodi di penuria diventava“mercato nero”.A Monterano, fra la metà del XVI e la fine delXVII secolo esistevano due granai: quello diPizzinemi e il granaio di Piazza. Il primo, ubi-cato al di fuori della porta omonima, sullastrada della futura chiesa di S. Bonaventura,era costituito da due piani sovrapposti.Il granaio di Pizzinemi venne abbandonato nel

1700 quando alla popolazione, ridotta a pochedecine di abitanti bastò il solo granaio dellaPiazza, poi denominato di San Rocco.Nonostante ciò quest’ultimo continuò ad esse-re oggetto di citazione nelle lettere scritte allaSacra Congregazione del Buon Governo acausa dell’avanzato degrado che lo rendevapressoché inservibile.Fin dalle sue origini Monterano fu una comu-nità economicamente autosufficiente, ed ancorpiù lo fu nel periodo compreso tra il 1600 e1700, dal momento che ad essa facevano capoCanale e Montevirginio.A Monterano vi si trovava l’ubi consistam delvivere quotidiano: il forno e la mola. Gli abi-tanti degli agglomerati limitrofi sprovvisti diun forno personale infatti, dovevano quotidia-namente recarsi a Monterano per acquistarvi il“pane venale”. Purtroppo i pochi resti dell’abitato non cifanno neanche presupporre l’ubicazione didetto forno (per quanto riguarda l’ubicazionedella mola, una serie di ricognizioni effettuatedal personale tecnico della Riserva ha permes-so il ritrovamento dei resti dell’edificio ed alcu-ni frammenti di una méta di macina: su di essaè inciso il simbolo della Congregazione delSenario. N.d.r.). Una visita pastorale effettuata a Monterano nel1776, ci documenta dell’esistenza di un carce-re locale che, a causa della mancanza di inqui-lini e di guardiano, non fu possibile visitare.Tuttavia, specialmente a causa dell’umidità,viene descritto esteriormente in irrimediabiledecadimento e sepolto dalle immondizie.All’estremità occidentale dell’acrocoro, in loc.Piazzetta della testa di vipera, sono visibili,tagliate nel tufo, alcune tombe a cassone, forsealtomedievali. Nei pressi dello sbocco dellatagliata che conduce a Monterano, venendodal parcheggio, sono visibili, protette da stac-cionate lignee, alcune cisterne a fiasco che pre-sentano una imboccatura quadrangolare, forsein origine chiusa da portello ligneo. Altrecisterne a fiasco sono situate all'arrivo nei pres-si del fontanile, all’imbocco del tracciato viario

42

Guida ai servizi delle aree naturali e protette del Lazio

che conduce alla Mola Vecchia. Tra gli altri ele-menti che testimoniano la ricchezza e la vitali-tà del territorio abbiamo i resti della diga disbarramento del fiume Mignone in localitàLega che convogliava le acque nella gora di ali-mentazione del mulino sito ai piedi del ver-sante nord di Monterano in località MolaVecchia.Importanti i casali sparsi sul territorio, dal sei-centesco Casale della Palombara, struttura dinotevole interesse che sorgeva lungo il corsodel fosso omonimo il cui nome potrebbe deri-vare dalla presenza nel fabbricato di una pic-cionaia al Casale Persi, interessante costruzio-ne rurale in tufo e peperino con annessi agri-coli, alla Mola della Cava (o Mola Ceccarelli),struttura adibita alla molitura, alimentata adacqua, in cattivo stato di conservazione, forsedatabile al XVI secolo.Interessante il complesso industriale delleFerriere dove avveniva la produzione di pro-dotti lavorati e semilavorati in ferro. Favoritadall’abbondanza di legname per i forni e dallaforza dell'acqua del Mignone utilizzata perazionare il maglio ed i mantici. In località Gatta Pelosa sono presenti alcunePestarole a due livelli scavate nel tufo, utilizza-te secondo alcuni per la depurazione dell'argil-la, secondo altri per la macerazione delle fibrevegetali a scopo tessile, per altri ancora per lapigiatura dell’uva.

LE MINIERE

La riserva naturale Monterano ha nel suointerno alcune importantissime testimonianzedi una secolare attività mineraria.La più importante è stata sicuramente laMiniera di zolfo del Fosso del Lupo o delBicione ove è avvenuta la più intensa e redditi-zia coltivazione. Assieme ad alcune altri siti estrattivi in località limitrofe, conosciute inpassato come Bottegone, Mola di Monterano ela “solfatara del Gorgoncino”, Frassineto.

Per quanto riguarda gli inizi della sua coltiva-zione non si hanno indicazioni precise. Anzi ilrinvenimento di oggetti litici lavorati (schegge,raschiatoi ecc.) permettono di affermare comel’area fosse conosciuta e frequentata in epocapreistorica, già per l’utilizzo delle incrostazionidi zolfo ovvero per le manifestazioni esalative-idrotermali ricche fango solfidrico.Le prime generiche indicazioni si hanno inalcuni documenti del ‘700.Agli inizi dell ‘800, la miniera era gestita da uncerto Sig. Celani che aveva realizzato dei parti-colari contratti con i Principi Altieri, proprie-tari dei terreni.L’area che sicuramente ha dato inizio alla atti-vità estrattiva di epoca moderna deve essereindividuata nel piazzale dove si hanno gliimbocchi, ora totalmente chiusi, di quattrogallerie estrattive denominate Grotta delTaglio, Grotta del Pozzo, Grottavecchia eGrotta del Fuoco, poste nella parte alta delfosso del Bicione e nel suo prolungamentoorientale del Fosso Fonte del Lupo.Agli inizi dell’800 si produceva sino ad unatonnellata di zolfo al giorno con l’impiego di30 fornelli. La produzione avveniva all’internodi orci in terracotta o pignatte, collegati traloro da cannelli, all’interno dei quali avvenivala “cottura” della roccia, con separazione dellozolfo dalla “ganga” .La produzione variò dalle 250 t del 1850 alle24 t del 1871.Per ovviare ad alcuni problemi fu realizzatauna galleria di scolo detta della Diesella (dalnome di una ragazza che vi era caduta nell’in-terno durante il suo scavo): prendeva origine aSE del piazzale della miniera e scendeva versoNO per sboccare nel Fosso della Fonte delLupo. Oggi il nome è ricordato nella sotto-stante “Cascata della Diosilla”, inizio del sen-tiero-natura.Altra area di interesse estrattivo è stata quellaubicata nel Fosso del Bicione, alla confluenzafra il Fosso del Lupo ed il Fosso dellaPalombara dove sono presenti alcune intenseemissioni di CO2, e H2S che provocano pic-coli getti nelle locali pozze d’acqua; nei pressi

Le miniere di Monterano sono state oggetto di approfonditistudi da parte del prof. P. Matthias dell’Università diCamerino.

43

Riserva Naturale Monterano

sono ben visibili gli ingressi a tre gallerie che,estendendosi per qualche decina di metri,testimoniano la avvenuta coltivazione solfifera. Alcune “solfatare”, aree fortemente mineraliz-zate e ricche di zolfo, spesso con sorgentelle diacque mineralizzate in località “Solfarata” e“Frassineta-Fosso del Fortino” furono oggettodi prospezioni minerarie.Lo sfruttamento dello zolfo, soprattutto persoddisfare le esigenze connesse per la disinfe-stazione delle viti si protrasse sino al 1880quando la produzione fu sostituita da quelladella miniera di Latera (Viterbo). Intorno agli anni 1939-40, nella zona furonoeffettuate ricerche di minerali di manganesecon l’apertura di alcune gallerie, tasti e son-daggi, lungo il fosso del Bicione, fosso dellaPalombara ed in località La Piana. Il minerale veniva estratto da uno strato scuro,argillificato appartenente ai “tufi stratificati deLa Storta”, ancora ben visibile.A metà circa degli anni ‘50, presso i fossi Fontedel Lupo, della Palombara e poi del Bicione

furono effettuate da parte del CNEN campa-gne per la ricerca di minerali di Uranio eTorio. Furono eseguiti una quarantina di sondaggied in particolare, nel fosso del Bicione, si recu-perarono gallerie di ricerca del manganese e dizolfo, già esistenti.Sul lato sinistro del fosso del Bicione pertantosi realizzarono gallerie e discenderie, talune avari livelli, con uno sviluppo di diverse centi-naia di metri.I risultati di tali ricerche, seppure localmentefortemente incoraggianti, mostrarono che ilminerale era eccessivamente disperso e quindiil giacimento risultava di scarso interesse eco-nomico.Le ricerche minerarie vennero abbandonateagli inizi degli anni ‘60.Una discreta fascia di mineralizzazione a mar-casite (minerale di ferro) è rinvenibile a norddi Monterano sul versante orientale delMignone ed è stata oggetto per qualche tempoanche di ricerca mineraria.

Cascata della Diosilla

Un territorio in continua evoluzione…Tratto da un lavoro di Maria Vinci, Provincia diRoma Assessorato all’Ambiente,Servizio Pianificazione ambientale, sviluppo parchi,riserve naturali

U tilizzando fonti cartografiche recentie dati dal rilievo aerofotogrammeticoe confrontandoli con le mappe del

Catasto Gregoriano dello Stato Pontificio (mappe ridotte di Stigliani e Monterano rispet-tivamente n° 24 e n° 56 conservate pressol’Archivio di Stato di Roma ) del 1818 in scaladi circa 1:8.000 sono state redatte delle cartedi uso del suolo con 5 classi di utilizzazione: ilseminativo che comprende terreni interessatida coltivazioni erbacee avvicendate, da pratiche partecipano del normale avvicendamentocolturale e coltivi misti seminativo-arborato; le colture arboree; i pascoli e gli incolti; i

44

Guida ai servizi delle aree naturali e protette del Lazio

pascoli arborati e i cespugliati, riuniti inun’unica categoria; i boschi, che comprendo-no aree forestali con copertura maggiore del10%.Dall’analisi dei dati storici si evidenzia unosfruttamento del territorio secondo uno sche-ma tipico dell’epoca: la coltivazione del terre-no si estendeva a raggiera a partire dall’anticocentro abitato di Monterano passando da unacoltivazione intensiva con orti ad una coltiva-zione intermedia con colture arboree, fino adarrivare a coltivazioni estensive con seminati-vi frammiste a zone di pascolo e di bosco resi-duale. L’area dell’antico abitato, ormai abbandonataper l’uso abitativo, era ancora usata per colti-vazioni intensive. Intorno al 1872 si registraun definitivo abbandono della zona, cheviene adibita a pascolo. Le colture arboree erano concentrate tra ilcorso del fiume Mignone e il fosso dellaPalombara ed erano costituite essenzialmenteda vigne, forse in memoria dell’antica produ-zione di vino pregiato che aveva reso famosoMonterano all’epoca di Papa Paolo III. Le aree destinate a colture predominavanonettamente rispetto a quelle forestali, cherappresentavano unità di minor importanzaconcentrate per lo più nelle zone di ripa. Nel periodo 1818-1974, infatti, si assiste aduna contrazione marcatissima della superficieadibita a seminativo (68%) in contrapposi-zione con l’espandersi delle superfici boscate(21%). Nel periodo 1974-1990 si osserva una lieveinversione di tendenza con un incrementodella superfice a seminativo del 24%, mentresi conferma e rafforza la tendenza delle zoneboschive ad espandersi (35%). Inoltre, in questo stesso intervallo di tempo siregistra un brusco calo (80%) delle superficiad uso pascolivo. Dai dati aerofotogrammetici più recentiemerge una netta dominanza del bosco (51%della superficie totale) contornato da ampiesuperfici a pascolo arborato (23,3%).Raffrontando la carta dell’uso attuale del

suolo con quella del 1818 si può osservarecome l’espansione del bosco abbia soprattut-to interessato quelle aree una volta adibite apascolo, come in località Gatta Pelosa e lungotutto il corso del fiume Mignone con forma-zioni di tipo ripariale. I boschi ricoprono anche aree prima destina-te a seminativo e poi abbandonate; in parti-colare in località Mercareccia è ben evidentel’espansione in atto del bosco a cerro, che stachiudendo alcuni pascoli sempre più coloniz-zati da specie arboree e cespugliose. Rispetto ai dati del Catasto Gregoriano si evi-denzia, comunque, un aumento delle colturelegnose specializzate rappresentate da vigneti,oliveti e frutteti, che occupano, oltre alle areegià nello scorso secolo impiegate a simile uso,anche tutta la zona della Riserva più prossimaalla Strada Provinciale per Tolfa, in assolutola più sfruttata e in gran parte urbanizzata delterritorio. Negli ultimi anni, in particolare, si è assistitoad un’espansione dell’olivicoltura e della frut-ticoltura, che denota una tendenza di recupe-ro dei terreni con coltivazioni più produttive.Tale processo è in parte da correlare agliincentivi finanziari dello Stato e dellaComunità Europea atti a favorire la colturadell’olivo. Inoltre, l’obbligo imposto dall’UniversitàAgraria di apportare migliorie al fondo perottenere la legittimazione (vedi oltre) dei pos-sesso ha fortemente indirizzato la scelta versotali tipi di coltura.Rispetto allo scorso secolo, negli ultimidecenni il territorio, in generale, si è arricchi-to di comunità biotiche (habitat, nicchie,ecotoni) con crescente complessità ed orga-nizzazione, come dimostrato dalle variazioninella composizione della vegetazione. L’arricchimento della vegetazione si è accom-pagnato ad un processo di ricolonizzazioneda parte di specie animali quasi scomparse: ilrapido cambiamento dell’ecosistema testimo-nia le forti capacità di ripresa ambientale in assenza di uno sfruttamento umano eccessivo.

45

Riserva Naturale Monterano

G ran parte del territorio della RiservaNaturale è costituito da proprietàdella locale Università Agraria, ente

di diritto collettivo istituito l’11 marzo 1906per amministrare un ampio patrimonio diterre da destinare a “miglior coltura” secondoil meccanismo giuridico dell’“enfiteusi”, intro-dotto nel codice civile del 1865; la successivalegge del 24 giugno 1888 ribadiva: “l’abolizio-ne delle servitù di pascolo, di seminare, di legna-tico, di vender erbe, di fidare e di imporre tassea titolo di pascolo nelle ex provincie pontificie”,dando ulteriori speranze a tanti agricoltori edallevatori vessati sino a quegli anni dallo stra-potere dei latifondisti.L’istituto dell’enfiteusi da all’assegnatario diterreni collettivi, l’enfiteuta, l’obbligo dimigliorare il fondo e pagare all’ente proprieta-rio un canone periodico che viene determina-to sulla base del cosiddetto reddito dominica-le, ossia il rendimento economico valutatosecondo tabelle predisposte dallo Stato per lariscossione dei tributi. Il codice civile attribui-sce all’enfiteuta lo stesso potere di godimentodel fondo che spetta al proprietario.

L’enfiteusi può essere perpetua o a tempo.Quella temporanea non può essere costituitaper una durata inferiore a 20 anni.Nel secolo scorso la casa Altieri, proprietariadel feudo di Monterano, aveva alienato granparte dei suoi terreni, pensando di poter sfug-gire al riconoscimento dei diritti di uso civico.I singoli acquirenti rivendevano le proprietàacquistate o le trasmettevano per successione,ritenendo in buona fede di non avere su di essidiritti di uso civico. Si trattava di famiglie chedal 1836 al 1846 in poi, avevano coltivato iloro terreni migliorandoli in maniera consi-stente.La maggior parte di questi terreni fu ancherecintata: con questo i rispettivi proprietari, iquali cercarono di ribadire l’assenza degli usicivici che la Comunità di Canale Monteranorivendicava.Nell’anno 1836 la popolazione insorse controle recinzioni erette dai proprietari degli appez-zamenti che gli Altieri avevano vendutodichiarandoli privi di ogni servitù. La sommossa fu sedata con la forza, ma l’epi-sodio assunse una grossa importanza poiché si

Il vecchio ponte di legno sul fiume Mignone

Le “Terre collettive”: un patrimonio da conservare e valorizzare Tratto da L. Cavagnuolo: studi per il piano di assetto della Riserva Naturale Monterano.

V isitare Canale Monterano e la suaRiserva Naturale significa prenderecontatto con una delle ultime, vere

figure che popolavano l’Agro Romano sino adormai parecchi decenni fa: il buttero. Il termine deriva probabilmente dal greco“Bùtoros” che significa “conduttore di buoi” (il “toròs” era il caratteristico pungolo per con-durre il bestiame). Il buttero, nella vecchia azienda agro-pastora-le, era l’unico ad avere il diritto alla cavalcatura,

46

Guida ai servizi delle aree naturali e protette del Lazio

mise in evidenza la convinzione nella popola-zione di avere diritto all’esercizio degli usi civi-ci, convinzione confermata dalla sentenza del1913 emessa dalla Giunta d’arbitri di Roma incui si affermava l’esistenza dei vari usi civicisui terreni venduti dagli Altieri.I diritti civici che potevano quindi, e possonoesercitati sono i seguenti:Diritto di semina e di legnatico - Questi eranoi meno contrastati perché per la maggior partevenivano esercitati su proprietà del Comune edell’Università Agraria.Diritto di pascolo - I più contrastati perché avolte venivano esercitati in fondi privati.A partire dal primo decreto di assegnazionedelle quote, nel 1922, per alcuni enfiteuti èiniziato un iter di trasformazione per poterarrivare alla piena proprietà, come è avvenu-to per alcune porzioni dei demani civici.L’Università Agraria di Canale Monterano èl’Ente titolare preposto alla gestione di unaestesa proprietà fondiaria, afferente al patri-monio indisponibile del demanio pubblico, edei diritti reali di godimento gravanti su diessa. Tra le funzioni istituzionali si annovera lagestione di superfici convenientemente utiliz-

zabili per la coltura agraria, destinate a quotiz-zazione (divisione e assegnazione a privati diporzioni dette “quote”) e di settori boscati edaree gravate da fida pascolo, gestite diretta-mente dall’Amministrazione collettivadell’Ente. Nella sua attività l’Università Agraria collabo-ra con la Riserva Naturale ai fini della neces-saria effettuazione delle valutazioni di caratte-re naturalistico nella gestione delle terre col-lettive, a Canale particolarmente ricche, comeabbiamo visto, dal punto di vista della biodi-versità.

Maremmana al fontanile della Bandita

Una delle prime edizioni del Riarto dei butteri

Il mondo dei ButteriA cura di F. M. Mantero

47

Riserva Naturale Monterano

dopo il padrone, e sul cavallo ci viveva, neseguiva tutto l’arco della vita e sul cavallo tra-sportava al mercato abbacchi, capretti e for-maggi. Gran parte della sua vita il buttero la trascor-reva dimorando nelle caratteristiche capannedi rami e frasche, realizzate secondo tipologiequasi identiche alla capanne protostoriche, apianta circolare o allungata, con all’interno uncerchio di pietre per il fuoco, una pentolasospesa su pali e dei rudi giacigli sollevati daterra (rapazzole).Momento importante nella vita del buttero èla merca, vero e proprio rito collettivo durantei quali i vitelli, immessi in un recinto (rimes-sino) circolare vengono fatti stramazzare aterra per essere marcati.

Il buttero indossa un cappello a falde larghe,sottogola e ampi cosciali in pelle di capra cheproteggono dalle spine. Compagni inseparabili del buttero il cavallomaremmano, con sangue berbero e arabo,energico, obbediente, frugale e la vaccamaremmana mobilissima razza di tipo “podo-lico” (a corna lunghe) nelle cui vene scorresangue dell’antico uro, il bovino selvatico raf-figurato in tanti dipinti preistorici estintosi inEuropa centrale nel XVII secolo.

49

Riserva Naturale Monterano

S orti a partire dalla seconda metà del500 ad opera di taglialegna e contadi-ni toscani e umbri, reclutati dai feuda-

tari dell’epoca per colonizzare le falde delmonte Sassano, e da coloro che lasciavano lavicina Monterano per stabilirsi in un luogomeno isolato e più salutare.Furono costruiti entrambi senza seguire unpreciso piano regolatore, ma secondo le esi-genze dei singoli coloni.Da alcuni anni è stata avviata la realizzazionedi un programma di recupero e restauro pervalorizzare la tipologia e le caratteristiche deidue centri storici.Le prime abitazioni di Canale furono dellecapanne, simili a quelle costruite in campagnaper uso agricolo. Avevano la pianta quadratao circolare, l’ossatura era composta da pali,mentre le parete e il tetto erano ottenuti conrami, canne, ginestra e scopa.Solo quando la popolazione si fece più nume-rosa furono costruiti i primi edifici in mura-tura. Canale è sorto secondo un progetto basemolto semplice, frutto della sola esperienzadelle maestranze locali e le esigenze dei singo-li coloni. Il nucleo principale del paese, corri-sponde all’attuale corso è stato ottenuto dadisboscamento delle falde del monte a formadi un “canale” con direzione nord/sud, lungoil quale sono sorte le abitazioni e le attivitàcommerciali e una piccola chiesa oggi chiama-ta “Oratorio”.La chiesa dell’Assunta, il principale edificiodi culto, fu costruita successivamente. In ori-gine l’abitato non aveva un nome preciso, solodopo l’annessione allo Stato italiano assunsel’attuale nome di Canale Monterano.Nella zona di Canale sorsero, in vari periodi,

tanti piccoli insediamenti chiamati castelli(del Giglio, di Bonivento, della Carraiola, delGhetto, dei Marioni, delle Case Nuove,Monte Cavallo, della Riccia, del Castagno, deiBravi), della Rosetta e del Monte Guasto. Col crescere del numero degli abitanti i varicastelli si trasformarono in quartieri e solo nel1960 furono collegati al centro cittadino. Sulle cime del Monte Sassano furono costrui-ti dei casali, per il controllo dell’immensatenuta dei frati dell’Ordine dei CarmelitaniScalzi e per ospitare gli operai che lavoravanonelle fornaci.I casali venivano distinti ed identificati dalcognome delle famiglie proprietarie e sono:Casale Chirichilli, Ceccarelli, Chiorri,Rochi, Pigna, Pienotti.

I centri abitati

CANALE MONTERANO

Canale Monterano e MontevirginioAltitudine: 400 mAbitanti: 3.500 (circa)Distanze: 50 km da Roma e Viterbo, 29 kmdal mare (Ladispoli, S. Severa), 10 km dalLago di Bracciano

Veduta a volo d’uccello della Riserva

50

Guida ai servizi delle aree naturali e protette del Lazio

Situazione diversa avvenne per il pianoro diMonterano sul quale furono costruiti postidi avvistamento e forse baluardi difensivicome il Casale della Palombara, Casale Persie Casale Rabbai.Il Casale Fontana costruito all’ingresso del-l’antico abitato conobbe dopo uno stato diflorida attività, un altrettanto stato diabbandono a causa della distruzione daparte dei francesi e per la trasformazionedell’economia del feudo Altieri da agricola apastorale.Stessa cosa successe al Casale Rabbai eCasale Palombara, edificati sui resti di anti-che torri di avvistamento (torre semaforica).In quegli anni acquistò importanza il CasalePersi che fu probabilmente ampliato e

ristrutturato. Questo edificio, con una tenu-ta di otto ettari, fu donato agli Altieri allafamiglia Persi come “buonuscita” per averamministrato l’intero feudo per diversianni.Tutti i casali di Monterano e Canale porta-no i nomi di famiglie che ebbero rapporti dilavoro con gli Altieri.Alcuni, come Persi, Merenda, Morelli furonoamministratori del feudo Altieri. Altri,come ad esempio i Fontana, erano muratorie capimastri di fiducia degli stessi feudatari.Il restauro dell’antico Casale Palombara,appena avviato, rientra nei progetti dellaRiserva Naturale Monterano per creare unastruttura ricettiva (foresteria) e un centro diaccoglienza per i visitatori.

MONTEVIRGINIO

Il Convento di MontevirginioINDIRIZZO

Piazza del Campo 900060 Canale Monterano (Roma)

Tel. 06 9962401Fax 06 9962637

Internet: www.comune.canalemonterano.rm.itEmail: [email protected]

INFORMAZIONI

I coloni agricoli sul monte Sassano diede-ro origine ad un borgo con il nome stes-so del monte. Nel 1615 il duca Virginio

Orsini, volendo far costruire un eremo, espro-priò i terreni e gli agricoltori iniziarono lacostruzione di un nuovo abitato più a nord,chiamato Montevirginio.

L’EREMO

Virginio Orsini, frate carmelitano e figlio delDuca di Bracciano, rinunciò ai suoi beni eimpose al fratello di donare una notevolesomma di denaro ai Carmelitani Scalzi periniziare la costruzione del Convento(1651/1668).

Il convento a pianta rettangolare, ospitava alprimo piano dodici celle, nove stanze per gliospiti, i luoghi di preghiera, la cucina, il refet-torio, la libreria e la dispensa. Nel piano supe-riore sette stanze per per i religiosi addetti aiservizi, e granai e i depositi per la frutta. Nei sotterranei si trovavano le cantine, i labo-ratori, la falegnameria e il forno. L’eremodivenne una fiorente azienda agricola con orti,vigne, frutteti, stalle e ricoveri per il bestiame.I boschi periodicamente tagliati fornivanocombustibile e legname. Vennero aperte unacava di pietra ed una fornace di laterizi.Attualmente l’eremo è abitato da pochi frati el’azienda agricola non esiste più.

51

Riserva Naturale Monterano

L a Riserva Naturale in collaborazionecon cooperative ed associazioni, orga-nizza visite guidate, escursioni,

mostre e manifestazioni, laboratori didattici,educazione ambientale, sviluppo e promozio-ne del turismo escursionistico, educativo escolastico. Le iniziative si svolgono soprattut-to nel periodo primavera/estate.Per ulteriori informazioni:

AGENZIA DI VIAGGI FOUR SEASONS NATURA E

CULTURA, via Guglielmo degli Umbertini 44,00176 Roma, tel. 06 27800984, fax 062751759, sito internet: www.fsnc.it, email:[email protected]à organizzate per conto della RiservaNaturale per fornire ad adulti e bambini servizidi didattica, di educazione ambientale e diaccompagnarli alla scoperta della storia dell’uo-mo e delle sue testimonianze. Escursioni (anchenotturne), passeggiate (a piedi o in bici), trek-king, week end immersi nella natura, progetti eviaggi per le scuole, servizi didattico-educativi“Giorniverdi” e “Gens” per conto dell’ARP.

AGENZIA VIAGGI QUARTO SPAZIO, p.zzaMatteotti 20, 01033 Civita Castellana (VT),tel. 0761 516188, fax 0761 517555, sitointernet: www.quartospazio.com, email:[email protected] ed attività organizzate per contodella Riserva Naturale per far scoprire i luoghipiù affascinanti nella Riserva NaturaleMonterano e nei suoi dintorni, dedicate allescuole, ai giovani e adulti. Visite guidate, trek-king, soggiorni, vacanze estive per ragazzi,escursioni a cavallo e in bici. servizi didattico-educativi “Giorniverdi” e “Gens” per contodell’ARP.

ASSOCIAZIONE VERDEBOSCO, via Ponton diSotto 23, Manziana (Roma), tel. 06 9962651,

Servizi della Riserva Naturale Canale MonteranoA cura di S. Bugliazzini e F. Cappelli

Educazione ambientale nella Riserva

SEDE DELLA RISERVAPiazza del Campo 9

00060 Canale Monterano (Roma)

CENTRO VISITELocalità Fontana

00060 Canale Monterano (Roma)

LABORATORIO DIDATTICOPalazzo dei Granaroni

00060 Canale Monterano (Roma)

NUMERI UTILITel. 06 9962724 Fax 06 9964566

Email: [email protected] internet: www.parchilazio.it

Municipio: 06 9962401Ufficio turistico comunale: 06 99674796

SERVIZIVisite guidate (da maggio a settembre),

escursioni a cavallo, birdwatching, attività didattico-scientifiche, volontariato

e stage formativi.

INFORMAZIONI

L a Riserva Naturale ha da tempo pre-disposto una serie di sentieri escursio-nistici, ciascuno segnalato con paletti

di colore diverso, percorribili in ogni periododell’anno a piedi, in mountain bike o a cavallo.Attenzione: calzare scarpe adatte e chiuse,non sporgersi dalle rocce, tenere sotto con-trollo i bambini.I sentieri più rappresentativi sono 5:sentiero natura Manturna (paletti segnavia dicolore azzurro), sentiero natura Bicione-Monterano (paletti di colore rosso), sentieroescursionistico Mignone-Monterano (paletti

di colore grigio), sentiero escursionistico Valledel Mignone (paletti di colore giallo), sentie-ro escursionistico Ara del Tufo-Mignone(paletti di colore verde).

SENTIERO NATURA “MANTURNA”Il punto di inizio del sentiero è la localitàCasale de’ Persi, da dove si seguono i palettiblu in direzione sud, sulla sinistra in discesarispetto alla strada sterrata.Il percorso si snoda in una zona molto pano-ramica affacciandosi sul Fosso dellaPalombara; arrivati ad un bivio si proseguesulla destra seguendo i segni azzurri. Dopo

52

Guida ai servizi delle aree naturali e protette del Lazio

328/057034, sito internet: www.verdebosco.it,email: [email protected] con minibus.

ASSOCIAZIONE VELTHUNE, escursioni guidatedi un giorno nei luoghi più significativi delnostro territorio. Pranzo al sacco.Per informazioni, sig. Bruno Capparucci, tel. 06 9964313, 338 1229044, email:[email protected].

CENTRI IPPICI

ASSOCIAZIONE EQUESTRE CAINO, viaBraccianese Claudia Km 34,000, CanaleMonterano (Roma), telefono e fax: 069964137, 339 1587078, sito internet:www.associazioneequestrecaino.net, email:[email protected] equestre, pensione cavalli, addestra-mento puledri, lezioni di equitazione, escur-sioni a cavallo, competizioni TREC, rilascioattestati TREC dal I al VII livello.

MONTERANO RANCH, Loc. Le Crete CanaleMonterano (Roma), tel. 06 9964109.

ASSOCIAZIONE PEGASO COUNTRY HOME, viadi Monterano, Canale Monterano (Roma),tel. 06 9962691, 06 99674733, 339 8904246.Ippoterapia (in corso di avviamento).

È in fase di realizzazione un polo formativopermanente per l’ippoterapia presso il CentroIppico della Riserva Naturale in localitàFontana.

I sentieri di Canale Monterano

Centro ippico Caino

circa 200 m. è possibile ammirare la sotto-stante valle del Bicione, in corrispondenzadella confluenza del Fosso della Palombara.Il sentiero continua in quota fino ad arrivareall'incrocio con il sentiero rosso, oltrepassatoil quale si prosegue sulla destra.Si giunge sulla strada sterrata che si percorreverso sinistra in direzione dell’abitato; sicosteggiano alcune strutture ipogee fino agiungere alla piazza del fontanile.Dal piazzale del fontanile è possibile osservarele arcate a doppio ordine dell’acquedotto chefu costruito per sopperire alla mancanza disorgenti sul pianoro dove sorge l’abitato e rac-coglieva l’acqua proveniente dal territorio diOriolo.Sotto la prima arcata a sinistra rispetto al fon-tanile, si percorre in leggera salita la stradaantica che conduce al borgo.Seguendo i paletti azzurri si giunge nella zonaposteriore della chiesa di S. Rocco e delPalazzo Altieri, dove si può osservare la valledel Mignone. Adiacente alla chiesa di S. Rocco, costituita dauna navata unica, l’abside e due piccole cap-pelle laterali, era situato il granaio del paese.Il sentiero è protetto da una staccionata e pro-segue in discesa fino ad attraversare la stradache dalla piazza principale di Monteranoporta fuori dalle mura alla chiesa di S. Bonaventura. Seguendo i segnali azzurri, sicosteggiano le antiche abitazioni e ci si ritrovanella chiesa di S. Maria Assunta.Quest’ultima fu costruita nel periodo alto-medievale e fu sede della diocesi vescovile diMonterano dal IV fino al X secolo.

Di essa si possono osservare le rovine del cam-panile romanico e una nicchia posta a sinistrarispetto all’ingresso della chiesa.Piegando a sinistra si rientra nella piazza prin-cipale del paese davanti al Palazzo e alla suaimponente Fontana del Leone. Il nucleo originario del Castello risale all’altomedioevo, ma nel corso dei secoli è stato piùvolte rimaneggiato ed ampliato. L’accesso alcastello avveniva per mezzo di una scalinata dipietra: oggi è possibile vedere la rampa, par-zialmente ricostruita; l’interno era costituitoda tre piani e comprendeva un grande salonedi ricevimento.Dal punto in cui si è giunti si possono osser-vare due torri del castello, a pianta circolarequella a destra verso est e a pianta quadrataquella posizionata a sinistra che guarda versoovest.La Fontana del Leone è posta al di sotto dellaloggia a sei arcate e costruita a ridosso dellabase rocciosa su cui sorgeva il palazzo. Nellaparte sovrastante è oggi posizionata la copiadel leone di pietra rappresentato nell’atto dicolpire la roccia con la zampa anteriore, in unpunto in cui anticamente sgorgava una copio-sa cascata di acqua. Seguendo i paletti azzurri si ritorna alla piazzadel fontanile e si può giungere al punto di ini-zio del sentiero per la strada sterrata in dire-zione est.

53

Riserva Naturale Monterano

Butteri al guado sul Mignone

Lunghezza: 2 kmDifficoltà: facile

Tempo di percorrenza: 2 oreDislivello: 55 m

Itinerario: sentiero segnato con paletti segnavia di colore azzurro

Emergenze: tombe etrusche, rovine dell’antico abitato di Monterano

Punto d’inizio: Casale de’ Persi

INFORMAZIONI

SENTIERO NATURA “BICIONE”Il percorso inizia al parcheggio (Diosilla) checosteggia il torrente Bicione per arrivaredopo poche centinaia di metri alla confluenzacon il Fosso della Palombara, dove si possonoosservare alcune manifestazioni idrotermali.Subito dopo avere oltrepassato la confluenza,si lascia la strada sterrata per iniziare sulladestra, seguendo i paletti rossi, il sentiero chesi inerpica sul costone, detto anticamente ‘sco-peto’ per l'abbondanza di ginestra dei carbo-nai (Citisus scoparius) e del ben più raro ade-

nocarpo. Poco prima dell’inizio del sentiero,subito dopo il ponticello sul Fosso dellaPalombara, è possibile osservare alcune cavitàsulla sinistra al di là del corso d'acqua: sonoantiche miniere in disuso che furono oggettonegli anni ‘60 di ricerche uranifere, poiabbandonate. Più in alto il sentiero sovrasta la suggestivatagliata etrusca (cavone) che conduceva aMonterano. Dopo avere costeggiato alcunecavità scavate nel tufo, il sentiero porta nellapiazza dell'acquedotto dell’antico abitato. L’acquedotto fu costruito per sopperire allamancanza di sorgenti sul pianoro. L’acquaproveniva dal territorio di Oriolo e giungevaal centro abitato attraversando l’altopianodella Palombara. Nel tratto terminale la conduttura era soste-nuta da arcate in muratura alte più di ventimetri. al di sotto delle quali è ancora visibileun fontanile il cui serbatoio di accumulo d’ac-qua è stato ricavato riadattando una delletombe etrusche a camera presenti nel piazzale.In epoca antica era costituito da una vasca ali-mentata da cinque getti d’acqua che fuoriusci-va da altrettanti cannelli.Di qui si percorre a sinistra la strada comuna-le Monterano Vecchio. Giunti quasi al piazza-le del Convento di S. Bonaventura, il sentie-ro devia a sinistra e si cammina in leggeradiscesa costeggiando la parete tufacea ricca divegetazione mediterranea e leccio.Si possono osservare la valle del Bicione e laGreppa dei Falchi. Si giunge nel settore ovestdel pianoro e si risale seguendo i paletti rossiritrovandosi davanti alla parte posteriore delconvento di S. Bonaventura. La chiesa con annesso il convento furono pro-gettati dal Bernini e realizzati sotto la direzio-ne di Mattia De Rossi tra il 1677 e il 1679, suincarico di Papa Clemente X Altieri. La fac-ciata, molto semplice, era racchiusa tra duecampanili oggi quasi scomparsi. La copertura della chiesa era caratterizzata daun tetto ottagonale sormontato da una lanter-na, mentre internamente era a cupola. Lapianta centrale era a croce greca e presentava

54

Guida ai servizi delle aree naturali e protette del Lazio

Lunghezza: 2 kmDifficoltà: facile

Tempo di percorrenza: 2 oreDislivello: 55 m

Itinerario: sentiero segnato con paletti segnavia di colore rosso

Emergenze: tagliata etrusca, manifestazioni idrosulfuree

Punto d’inizio: ingresso sudorientale dellaRiserva e parcheggio Località Diosilla

INFORMAZIONI

Il Cavone

quattro cappelle laterali. Nel retro due porte lacollegavano con le sacrestie e il convento,caratterizzato da una pianta rettangolare il cuibraccio occidentale non fu mai completato.Nella parte centrale, si apriva un cortile cir-condato da un portico. Davanti la chiesa vi èla copia della fontana ottagonale berniniana, ilcui originale può essere ammirato nella piazzamunicipale di Canale Monterano.Da qui ci si dirige verso sinistra, si costeggialateralmente il convento e si imbocca la disce-sa posta nei pressi delle panchine sotto dueaceri. Si cammina avendo a destra i resti dellemura dell'abitato fino ad arrivare alla PortaPizzinemi, rispetto alla quale si piega versosinistra in discesa lungo il sentiero sassoso, eimmerso nel bosco ricco di pungitopo.Il sentiero sovrasta la vallata del Bagnatore.Dopo avere oltrepassato un cancello in legno,si percorre il sentiero in salita e si supera unsecondo cancello fino a giungere sotto l’arcatadell'acquedotto e al fontanile. Si ripercorre ilprimo tratto a ritroso per tornare all’ingressodella Riserva.

SENTIERO ESCURSIONISTICO

“MIGNONE-MONTERANO”Alla confluenza fra il Fosso della Palombarae il Fosso Bicione, in una zona ricca di sor-genti sulfuree, ultime manifestazioni dell'atti-vità vulcanica iniziata circa 600.000 anni fa econclusasi intorno ai 40.000 anni fa nell’areaSabatina, ha inizio il sentiero “Mignone-Monterano” segnato con il colore grigio. Si segue la strada comunale in terra battutaTolfa-Monterano che s’inoltra nella forra sca-vata dal Fosso Bicione.La forra è una profonda e stretta valle forma-tasi in seguito alla forte azione erosiva dei corsid’acqua sul terreno.Sulla parete di sinistra si possono notare lecavità artificiali della “Greppa dei Falchi”,mentre sulla destra, ancora più in alto, siosservano le mura dell’antico abitato diMonterano.Sull’antistante Greppa dei Falchi, ultimo rifu-gio del piccolo avvoltoio capovaccaio sino agli

anni ‘70 è stata artificialmente ricavata unaserie di antiche sepolture rupestri o di romito-ri medioevali. Nel fondovalle si sviluppa la rigogliosa vegeta-zione della forra, descritta in dettaglio neicapitoli precedenti. Proseguendo sulla stradas’incontra un cancello di legno (sul sentiero nesono presenti diversi e servono ad impedire albestiame di disperdersi: è buona abitudinerichiuderli dopo il passaggio), si supera e sicontinua fino al ponte sul fiume Mignone.Attraversato il ponte si trova un bivio, s’igno-ra la strada più evidente che prosegue diritta esi prende il sentiero sulla sinistra.In pochi minuti si giunge in un’area di sostaattrezzata e sotto querce ed aceri si trovanoalcuni tavolini e punti fuoco; si mantiene ladestra seguendo il Fosso del Rafanello finoad un semplicissimo guado.Nei pressi del guado, è visibile una piccolasorgente di acqua ferruginosa dal gusto vaga-mente frizzante.Passato il fosso, si attraversa un cancello e ilsentiero risale tenendo il corso d'acqua sulladestra. Si continua a salire verso la cima delpianoro fino ad arrivare ad un cancello dilegno; pochi metri prima di questo, si piegasul sentiero a destra costeggiando dei campicoltivati, delimitati da un muro a secco e dauna recinzione.Splendide le vedute sulle colline circostanti:verso Ovest spicca l’abitato di Tolfa con in

55

Riserva Naturale Monterano

Lunghezza: 8 kmDifficoltà: media

Tempo di percorrenza: 3 ore (percorribileanche a cavallo o in mountain bike)

Dislivello: 230 mItinerario: sentiero segnato con paletti

segnavia di colore grigio e frecce dipinte su rocce

Emergenze: fenomeni idrogeologici, tombe etrusche

Punto d’inizio: Valle di Bicione

INFORMAZIONI

56

Guida ai servizi delle aree naturali e protette del Lazio

primo piano la Rocca dei Frangipane, men-tre verso Sud-Est tra la vegetazione si scorgo-no le mura del vecchio nucleo abitato diMonterano.Il sentiero arriva fino ad un tracciato più evi-dente che si percorre verso destra; si superal’ennesimo cancello fino alla località Ara delTufo, dove vi sono i resti di una necropolietrusca.Qui il paesaggio è costituito da ampi pratidove cavalli e bovini sono lasciati al pascolobrado.Questo tipo di ambiente del “pascolaro” dove nei mesi primaverili spiccano moltissime fio-riture, comprese numerose specie di orchideeselvatiche. Guardate in alto e potrete osserva-re, soprattutto in giornate ventose, il volo diuna delle numerose specie di rapaci che fre-quentano la zona.Dopo aver attraversato nuovi pascoli s’incro-cia un’altra strada sterrata che si percorre versodestra. Si seguita sempre dritto ignorando ibivi che s’incontrano, si supera un cancello edopo un centinaio di metri, arrivati ad unbivio si prende la strada verso destra. S’inizia adiscendere tra i campi coltivati e, superato uncancello, s’incontra il cartello d’inizio delbreve sentiero archeologico delle Pestarole,già descritto nel capitolo relativo all’archeolo-gia. Continuando sulla strada sterrata, dopoalcune svolte si ritorna al ponte sul Mignonesulla strada già percorsa all’andata in sensocontrario, fino al punto di partenza posto vici-no alla confluenza tra i due Fossi.

SENTIERO ESCURSIONISTICO

“VALLE DEL MIGNONE”Il sentiero Valle del Mignone ha inizio allaconfluenza del Fosso della Palombara con ilFosso Bicione, nei pressi dell’ingresso sudo-rientale della Riserva; subito dopo il ponticel-lo sul Fosso della Palombara s’incontrano ipaletti con l’estremità gialla utilizzati comesegnavia.Il sentiero s’inoltra subito nella vegetazionefitta costituita soprattutto da ginestra, rovi eprugnoli e costeggia il Fosso della Palombara.

Continuando il percorso, a tratti ripido e condiverse svolte, s’incrociano anche i segnaviad’altri colori che vanno ignorati e ci si man-tiene sulla traccia più evidente; si arriva quin-di sulla strada sterrata in prossimità del Casalede’ Persi. Da qui si svolta a destra e si percor-re la strada in direzione del paese di CanaleMonterano; giunti ad un bivio si percorre lastrada che piega leggermente a sinistra in dire-zione nord-ovest e dopo poco più di 1 km sigiunge ad un quadrivio.Si gira sulla prima strada a sinistra verso ovestche scende ripidamente; dopo aver superatoun cancello, a circa 200 metri, si lascia il trac-ciato più evidente per seguire i segni gialli cheindicano un sentiero sulla sinistra.La vegetazione è fitta, il terreno un pò fango-so per la presenza di diversi corsi d’acquasuperficiali; si giunge alla struttura abbando-nata della Mola della Cava.Si passa sotto agli archi e si piega subito a sini-stra fino ad uno spiazzo con alcuni alberi dinoce; si procede sul sentiero mantenendosisulla sinistra, seguendo sempre i segni gialli.Si arriva al Mignone, il fiume più importanteche attraversa la Riserva e che sfocia nelTirreno nei pressi di Civitavecchia; il guado inquesto tratto non è dei più facili, pochi sono isassi che affiorano e l’acqua è abbastanza velo-ce e profonda, soprattutto nei periodi di pioggia.Caratteristico del fondovalle è il nocciolo. In primavera, nella valle del Mignone, la lus-

Lunghezza: 9 kmDifficoltà: media

Tempo di percorrenza: 4 ore (percorribileanche a cavallo o in mountain bike)

Dislivello: 230 mItinerario: sentiero segnato con paletti

segnavia di colore gialloEmergenze: strutture rurali abbandonate,

manifatti etruschi Punto d’inizio: Valle di Bicione

INFORMAZIONI

57

Riserva Naturale Monterano

sureggiante vegetazione è arricchita da fioritu-re di numerosi anemoni e ciclamini: Cyclamenrepandum con foglie cuoriformi lunghe fino a13 cm e fiori di colore rosa leggermente pro-fumati portati da lunghi e delicati peduncoli eCyclamen hederifolium che fiorisce tra settem-bre e novembre e ha fiori di colore rosa chiaroo bianco che compaiono prima delle foglie.Vivono in luoghi o boschi ombreggiati.Per attraversare il fiume, si consiglia di scen-dere una cinquantina di metri lungo il suocorso per cercare il tratto più agevole diguado. Una volta attraversato, si ritorna sulsentiero che s’inoltra in salita nella vegetazio-ne molto rigogliosa, s’incontrano alcuni bivicon altri percorsi di solito tracciati dal bestia-me, ma si segue quello con i segni gialli chediventa sempre più evidente; si costeggia dal-l’alto il Mignone, fino a quando il sentierodiviene una sterrata.Dopo un chilometro circa, giunti ad unagrande quercia, si piega leggermente a destraverso ovest e si attraversa un cancello di legnoe si prosegue tra campi coltivati fino ad unbivio: qui s’incrocia il sentiero grigio, si giranettamente a sinistra e si percorre l’ampia ster-rata descritta nell’ultima parte dell’itinerarioprecedente.S’inizia a discendere, e dopo aver superato uncancello s’incontra il cartello d’inizio del brevesentiero archeologico delle “Pestarole”. Continuando sulla strada, dopo alcune svolte,si arriva fino al ponte sul Mignone, si seguita

diritto sulla strada in direzione est fino alpunto di partenza, vicino alla confluenza tra idue fossi della Palombara e del Bicione.

SENTIERO ESCURSIONISTICO

“ARA DEL TUFO-MIGNONE”Il sentiero ha inizio sulla strada comunaledella Bandita, all’incrocio con la sterrata postasulla destra che porta in leggera salita verso ilfontanile. Il termine “Bandita” deriva daltempo in cui in particolari aree del territoriodella comunità, per pubblico bando, eranoproibiti la caccia, il pascolo, o la raccolta dellalegna.Nei pressi, sono visibili numerosi esemplari dicavalli e vacche maremmane che qui vivonoallo stato brado: queste ultime sono caratteriz-zate dalle lunghe corna, dal corpo massiccio edagli arti robusti.Probabilmente discendono da un antico bovi-no selvatico dell’Europa meridionale, mentreil cavallo maremmano, dalla testa allungata,collo muscoloso, dorso dritto e garrese eleva-to, deriverebbe da antiche razze arabe e berbere. L’ambiente è quello tipico del pascolo cespu-gliato (con prugnolo e biancospino) e dalsuolo emergono rocce calcareo-marnose (cal-care con una certa percentuale di argilla).Si segue la strada sterrata della Bandita fino aincontrare il Fosso del Rafanello, facilmenteattraversabile, e si continua in direzione sudovest in leggera salita. Subito dopo la salita, si

Lunghezza: 9 kmDifficoltà: media

Tempo di percorrenza: 4 ore (percorribileanche a cavallo o in mountain bike)

Dislivello: 230 mItinerario: sentiero segnato con paletti

segnavia di colore gialloEmergenze: strutture rurali abbandonate,

manifatti etruschi Punto d’inizio: Valle di Bicione

INFORMAZIONI

Lunghezza: 2 kmDifficoltà: facile

Tempo di percorrenza: 2 ore Dislivello: 50 m

Itinerario: sentiero segnato con paletti segnavia di colore verde

Emergenze: tombe etrusche Punto d’inizio: strada comunale

della Bandita, fontanile

INFORMAZIONI

I l nuovo teatro stabile di CanaleMonterano (via della Scuola materna),aperto nel periodo invernale, propone

spettacoli riscuotendo notevole successo. Può ospitare 300/350 persone. Un piccoloteatro a gradinate è stato realizzato di recentenel Centro Servizi della Riserva Naturale inLocalità “Fontana” ed ospiterà spettacoli ediniziative didattiche. Numerose sono le realtà associative che opera-no nel territorio, occupandosi di varie attivitàsocio-culturali:

ASSOCIAZIONE PRO LOCO

Localizzazione: Vicolo dell’Ospedale 1,Canale Monterano (Roma).Telefono e fax: 06 99674373.Sito internet: www.monterano.itEmail: [email protected]: organizza iniziative ed eventi,

58

Guida ai servizi delle aree naturali e protette del Lazio

lascia la strada più evidente per imboccare asinistra il tracciato che porta in un ampioprato, spesso fangoso.Si percorre la strada segnata dai paletti, igno-rando i sentieri circostanti, si oltrepassa uncancello in legno e dopo circa 50 m. il palettoverde indica la deviazione a sinistra che portaal sepolcreto etrusco. Il sentiero si inoltra nella vegetazione semprepiù fitta sino ad arrivare alla sommità del colletufaceo. Si giunge alle tombe a camera datateal VII e VI secolo a.C.; il sentiero costeggia leentrate della Tomba della Quercia, dellaTomba degli Scalini, della Tomba delleFinestrelle, della Tomba dell'Arrabbiato e diquella del Nipote, lunghe circa 7 metri, orien-tate est-ovest: vale senz’altro la pena di soffer-marsi per una attenta visita di questo com-plesso dai nomi suggestivi.

Si seguono i paletti verdi nella fitta vegetazio-ne fino a guadare nuovamente il Fosso delRafanello, oltrepassato il quale si prosegue indirezione nord-est per giungere infine alpunto di inizio del sentiero, sulla strada dellaBandita.

ALTRI ITINERARI

Le Pestarole. In località Gatta Pelosa(Bandita). Sentiero indicato con frecce rosse epaletti segnavia di colore bianco.Manufatti intagliati nella roccia tufacea tipicidi impianti agricoli di età romana o più tarda.Sono delle vasche ricavate nel tufo, singole omultiple (due o tre) il cui uso principale erapresumibilmente la pigiatura dell’uva. Poste adiversi livelli e comunicanti fra loro attraversodei fori o condotti, dalla vasca più alta il liqui-do defluiva e si raccoglieva in quella inferiore.

Fontanile della Bandita

Strutture per la cultura e lo spettacolo

59

Riserva Naturale Monterano

con particolare riferimento alle feste tradizio-nali del mese di agosto (Corsa del Bigonzo,Feste Patronali).

ASSOCIAZIONE CULTURALE

“IL CALEIDOSCOPIO”Telefono: 06 9962534, 339 9832376, 06 99674429, 06 9963777.Fax: 06 9963407.Sito internet: www.ilcaleidoscopio.itEmail: [email protected]: associazione culturale che hacome obiettivo quello di promuovere e farecultura, organizzare il tempo libero dei soci.Corsi di lingue, musica, canto, recitazione,modellato, decuopage, stencil, ricamo, infor-matica, bricolage, visite guidate a mostre,musei, luoghi e città d’arte, serate a teatro,concerti.

CENTRO SOCIALE GIOVANI “IL CAOS”Descrizione: attività creative per ragazzi.

ASSOCIAZIONE BUTTERI DI CANALE

MONTERANO E ASS. TRADIZIONALE DEL

BUTTERO DELLA MAREMMA LAZIALE DI

MONTEVIRGINIO

Descrizione: le due associazioni curano lacontinuità della cultura del buttero, tipicopersonaggio della Campagna Romana e dellaMaremma Tosco Laziale, che trascorreva l’in-tera esistenza tra cavalli e vacche maremmane.In particolare l’Associazione Butteri di Canale

Monterano organizza nel mese di maggio iltradizionale incontro del Riarto dei Butteri,che, anno dopo anno, assume sempre maggio-re rilievo.

CENTRI ANZIANI DI CANALE

E MONTEVIRGINIO

Descrizione: organizzano incontri, eventi,manifestazioni ed attività sociali per “quellidella terza età” (e non solo).Per informazioni, tel. 06 9962724.

L e terme di Stigliano sono situatelungo il fosso della Lenta, nei pressidella strada provinciale che da Canale

conduce a Tolfa. Le terme erano sono utilizza-te a scopo terapeutico dagli Etruschi e daiRomani. Le legioni romane, provenienti dalle campa-gne militari, sostavano in quarantena aStigliano prima di rientrare a Roma. Nel1975, dopo accurati scavi archeologici, è statopossibile conoscere il nome antico dato alluogo, “Aquae Apollinares”.Furono ritrovati, i resti del tempio ed un epi-grafe in marmo dedicata al dio Apollo, lastruttura dello stabilimento termale con il

vascone di raccolta delle acque sorgive, edinfine una testa marmorea femminile di etàimperiale.Le sorgenti termali sono di natura solfo-iodi-ca e raggiungono i 56 gradi di temperatura.

Cure termali

Fontanella delle Terme di Stigliano

Società Terme di StiglianoLoc. Bagni di Stigliano

00060 Canale Monterano (Roma)Tel. 06 9963428 - 06 9020164

INFORMAZIONI

60

Guida ai servizi delle aree naturali e protette del Lazio

Le cure eseguite: piscine termali, fangoterapia,bagni, antiche grotte sudatorie, inalazioni,irrigazioni, massaggi rilassanti e dimagranti,centro estetico.Sono particolarmente indicate allergie, malat-

tie della pelle, malattie reumatiche (reumati-smi e osteoartrosi) affezioni delle vie respira-torie (riniti, otiti e sinusiti), malattie cardiova-scolari. Attualmente le terme sono in fase direstauro.

Strutture ed attività sportive

S ono presenti un campo di calcio inerba con tribune, uno in terra battuta,campo per pallavolo e pallacanestro,

un campo da tennis e da calcetto, scuola cal-cio, pallavolo, scuola di danza moderna eclassica, arti marziali, scuola di rugby(Montevirginio). Dal 1968 ogni estate vienedisputata una competizione tra le sei contrade(rioni) del paese.Caratteristica del torneo è la partecipazioneper l’ottanta per cento di giocatori locali.Da alcuni anni l’A.S. Calcio organizza lamanifestazione sportiva “Crescere nelloSport” un torneo giovanile per esordienti epulcini. Tutte le società sportive godono dellasponsorizzazione della Riserva Naturale cheoffre capi di vestiario e altri utili supporti perdiffondere la conoscenza dei valori ambientalianche tra i più giovani.

Strutture ricettive

FORESTERIA DELLA RISERVA NATURALE

(CASALETTO FONTANA)Descrizione: destinato prevalentemente adattività di volontariato in collaborazione conl’associazione Scoutistica AGESCI e con altrerealtà del volontariato (Lega ItalianaProtezione Uccelli, Ass.ne Pomario, ecc.).Accoglienza: 12 posti letto più ampie piazzo-le per l’attendamento. Per informazioni telefo-nare alla Riserva Naturale.

OSTELLO S. BONAVENTURA

Telefono: 06 9962655 (Coop. L’Agrifoglio),

348 8287130.Accoglienza: 24 posti letto.

AGRITURISMO CASALE MERENDA

Telefono: 06 9964412.

B&B “L’OASI”Localizzazione: via Fontericcio 2, CanaleMonterano.Telefono: 06 9963657, 347 8435905.Fax: 06 9963657.Accoglienza: 8 posti letto.Apertura: tutto l’anno.

A.S. Calcio Canale MonteranoVia di Monterano - Tel. 06 9962550

00060 Canale Monterano (Roma)

Palestra comunaleSala macchine, pallavolo, scuola di danzamoderna e classica, arti marziali, scuola diballo (standard, liscio, latino-americano).

S.C. Il Saltapicchioc/o segreteria palestra comunale

00060 Canale Monterano (Roma)

Ass. Montevirginio Mini-RugbySede: via dell’Olmata (Montevirginio)

Recapito: via della Madonnella, 5Tel. 06 9963725Fax 06 99838430

INFORMAZIONI

61

Riserva Naturale Monterano

MONTERANO RANCH

Localizzazione: Località Le Crete (CanaleMonterano).Telefono: 06 9964109, 06 9964166.Accoglienza: 4 chalet da 4 posti letto.Descrizione: cucina soltanto in occasioni par-ticolari, gite a cavallo.Apertura: tutto l’anno.

AGRITURISMO “LA TORRETTA”Localizzazione: S.S. 493 BraccianeseClaudia, km 30.600.Telefono: 06 99838072.Accoglienza: 30 posti letto.Descrizione: piscina, passeggiate con carroz-za, ristorante solo su prenotazione, cucina tra-dizionale locale.Apertura: da Pasqua a Gennaio.

AGRITURISMO “SETTE CANNELLE” DI

MAGAGNINI RINALDO (IN ALLESTIMENTO)Localizzazione: via Casale, 30, CanaleMonterano.Telefono: 06 9964459, 329 1348655.Accoglienza: 25 posti letto.Descrizione: prima colazione e cucina tradi-zionale locale.

“LA LOCANDA DELLE CICALE”Localizzazione: via di Mezzagnone, CanaleMonterano. A 2 km dal bivio per Canale sullavia Braccianese in direzione Terme diStigliano.Accoglienza: 4 camere, 8 posti letto.Telefono: 06 99675122.Sito internet: www.locandacicale.comEmail: [email protected]: un vecchio casale di campagnaristrutturato dove visitare e godere dei saporidel territorio di Canale e della Tuscia.

CASONA SERRARI

Localizzazione: via Serrari, Montevirginio(Canale Monterano).Telefono: 06 99837362, 339 5888038.Fax: 06 99837362.Sito internet: www.casonaserrari.com

Email: [email protected]: nel cuore della Tuscia romana,dove natura e tradizione crescono insieme nelrispetto reciproco, due confortevoli case pervacanze munite di ogni comfort e accessori.Apertura: tutto l’anno.

RISTORANTE “IL CANALETTO”Localizzazione: p.zza Mazzini, Canale Monterano.Telefono: 06 9962695.Accoglienza: 40 posti più 20 all’aperto.Descrizione: cucina tradizionale.Apertura: aperto tutto l’anno.

RISTORANTE PIZZERIA “MONTERANO”Localizzazione: via Osciale, Canale Monterano.Telefono: 06 9963614/503.Accoglienza: 200 posti.Descrizione: cucina casereccia e pizzeria,serate con musica e ballo.Apertura: tutto l’anno.

RISTORANTE PIZZERIA “LA RISERVA”Localizzazione: via Solfatara, Canale Monterano.Telefono: 06 9964473.Accoglienza: 170 posti.Descrizione: cucina casereccia e pizzeria.Apertura: tutto l’anno.

RISTORANE PIZZERIA “LA TAVERNETTA”Localizzazione: p.zza S. Egidio-Montevirginio.Telefono: 338 3906073.Accoglienza: 45 posti più 30 all’aperto.Apertura: tutto l’anno.

RISTORANTE

“AGRINCONTRI MONTERANO”Localizzazione: via Braccianese Claudia.Telefono: 06 9963249.Fax: 06 9963249.Accoglienza: 30 posti.Descrizione: cucina locale e tipica dell’altoLazio.

Attività di ristorazione

Olio e miele della Riserva Naturale

Il tipico pane di Canale Monterano

Ceramica rinascimentale da Monterano

Vittorio Andreoni, scultore di Canale

63

Riserva Naturale Monterano

I l Comune di Canale Monterano, in col-laborazione con la Riserva Naturale haavviato un progetto finalizzato all’incre-

mento e commercializzazione di alcuni pro-dotti agro-alimentari tipici del territorio.I prodotti sui quali si è deciso di puntare sonoquelli che già caratterizzano il panorama pro-duttivo del nostro comune: la carne, il pane el’olio. Dal 2003 il pane di Canale Monteranorientra, per volontà dell’Amministrazionecomunale e col sostegno della Provincia diRoma, in un piano di qualificazione e identi-tà denominato “Il Pane buono va piano” ead esso è stato riconosciuto l’uso del marchiodella Riserva Naturale.Il pane del nostro territorio ha radici antiche,da oltre 400 anni viene preparato utilizzandofarine eccellenti, lievito madre, acqua, cotturaa legna, niente sale.

IL PANE TIPICO DI CANALE MONTERANO

È commercializzato allo stato naturale: ognipagnotta è confezionata in idonei contenitoridi carta o sacchetti di cotone.

LA CARNE

Grazie all’adesione al progetto di alcuni alle-vatori, si è dato avvio all’allevamento biologi-co. Con questa azione si vuole ottenere ilrecupero della qualità, del valore nutrizionalee della sicurezza della carne bovina nell’ali-mentazione.

L’OLIO

Con questo prodotto si vuole il recupero e losviluppo di una attività agricola che dall’anti-ca Etruria giunge ai nostri tempi. Tale recupero va effettuato in chiave modernaanche attraverso il riconoscimento DOPoppure IGP 9 dell’olio di Monterano. La lavorazione delle olive coltivate nel nostroterritorio viene effettuata con procedimento a

freddo in un frantoio gestito da una coopera-tiva di produttori locali.

Bruschette, panzanella, lasagne al forno, pizzacon gli sfrizzoli, zuppa di legumi e cereali,zuppa di galletti, pasta e patate, pasta e fagio-li, pasta e ceci, la polenta (la tipicità locale èspianare in strato sottile la polenta con il mat-terello) i lombrichelli con il sugo, il panunto opanonto, coppa di maiale, pesce marinato difiume o di lago, frittelle di baccalà, fiori dizucca fritti, frittelle di cavolfiore, cicoria inpadella, insalata di campagna.

ACQUACOTTA

Zuppa preparata con erbe spontanee raccoltein campagna (crescione, cicoria), successiva-mente arricchita da verdure coltivate di tutti itipi, da uova, carne e baccalà, fino a trasfor-marsi in varianti completamente diverse (adesempio “la scafata” a base di fave e “la pezza-ta” a base di carne di pecora). Elemento fon-damentale del piatto è l’utilizzo del pane raf-fermo.

DOLCI

Maccheroni di Natale: si preparano per la vigi-lia di Natale utilizzando pasta (fettuccine),noci, nocciole, cioccolata fondente, biscottisecchi, zucchero, limone grattugiato, rum,cannella e cacao.Da segnalare inoltre la Pizza di Pasqua, iTozzetti, le crostate ed i ravioli con la ricotta.

PANE DEL VESCOVO

Torta a base di nocciole e cioccolato fondentepreparata per le festività più importanti.

Prodotti agricoli e artigianatoA cura di S. Bugliazzini

Piatti tipici

64

Guida ai servizi delle aree naturali e protette del Lazio

Vapoforno F.lli PasqualiC.so della Repubblica

Canale Monterano (Roma)Tel. 06 99674991

Il pane di Canale Monterano.

I Sapori dell Maremma di Lidia e Fabrizio LaviniPizzeria e pasticceria localiC.so della Repubblica, 34

Canale Monterano (Roma)Tel. 335 5980829

Alimentari Burratti ClaudioC.so della Repubblica

Canale Monterano (Roma)Tel. 06 9962660

Dolci e salumi tipici.

Alimentari Viceré PascucciC.so della Repubblica

Canale Monterano (Roma) Tel. 06 9963503

Pelletteria “Le Gnome”Lavorazione pelle e cuoio

C.so della Repubblica Canale Monterano (Roma)

Tel. 06 9962547

“La Bottega” di Anna MariaCanale Monterano (Roma)

Fiori, piante, souvenir in ceramica e terracotta.

Vittorio AndroniProduce i tipici attrezzi in legno della

cultura contadina e del buttero.Canale Monterano (Roma)

Tel. 06 9962724

Bugliazzini SilviaAllevamento vitelli maremmani selezionati di produzione propria, produzione salumi di carni pregiate, specialità di cinghiale,

tartufi e funghi porcini.L.go IV Novembre - Montevirginio (Roma)

Tel. 06 99838609, 335 5215209, 333 1401470Fax: 06 99838609

Email: [email protected]

Montironi MauroP.zza Sant’Egidio, Montevirginio (Roma)

Tel. 06 9963790Vendita carni di produzione propria.

Azienda Agricole F.lli Massari Loc. Casalini, MontevirginioCanale Monterano (Roma)

Tel. 328 9078059Produzione late e carni di qualità.

DOVE ACQUISTARE

I dolci di Monterano Lavorazione del pane a Canale Monterano

65

Riserva Naturale Monterano

16 gennaioS. Antonio Abate

La domenica più vicina al 17 gennaio in coinci-denza con l’inizio del carnevale.

È prevista la processione in onore del Santocaratterizzata dalla presenza dei butteri a cavalloe di numerosi altri animali che sono benedetti al

termine della processione davanti alla chiesa.La giornata continua con stand gastronomici e

giochi popolari.

29 gennaioGiornata della Fenice

Si svolge all’interno della Riserva Naturale in località Valle del Bicione fra polle di acqua

sulfurea e antiche miniere. Incontro all’aria aperta per lavorare insieme allaricostituzione di un bosco percorso dal fuoco.

Pranzo all’aperto.

28 marzo-25 aprile-1maggioMonterano vive

Tre appuntamenti consueti per valorizzare laRiserva Naturale e le antiche rovine diMonterano nella stagione primaverile.

Alla scoperta delle meraviglie del nostro territo-rio l’antico abitato, la natura, gli scorci suggestivi

accompagnati da “acquacotta” ed altre tipicitàpreparate sul posto da mani esperte.

In ognuna delle giornate sono previste manife-stazioni sportive alle quali tutti possono parteci-pare (maratona, tiro con l’arco, mountain bike).

MaggioIniziative in collaborazione con la LIPU di

Roma per scoprire i segreti e le curiosità dellaRiserva Naturale e dei suoi abitanti alati (escur-sioni notturne per ascoltare i canti e i richiami

degli animali, laboratori per bambini, visite gui-date, gara di birdwatching, liberazione rapaci).

2° domenica di maggioRiarto dei Butteri - XXVIII edizione

L’antica tradizione dei caratteristici cavalieri,riproposta nei giochi di abilità: “la giostra dellarosa”, la cattura del vitello e la simulazione della”Merca”. Tutto ciò nella suggestiva cornice delle

forre del fiume Mignone.Si qualifica come una delle maggiori manifesta-zioni nel suo genere a livello regionale, è possibi-le raggiungere il luogo con servizi di bus navetta

funzionanti per l’intera giornata. Stand gastrono-mici con specialità tipiche cucinate sul posto,con lavorazione della ricotta e dei formaggi.

Ultima domenica di maggioFesta della Madonennella

Festa campestre che si svolge in occasione delmese Mariano in una piccola chiesetta di campa-

gna. Piatti tradizionali e giochi per tutti.

23-24 luglioFesta del commercio equo e solidale

e delle attività sostenibili - 2° edizionePromozione di iniziative di solidarietà, mercato

di prodotti biologici e locali, equo e solidali,artigianato locale editoria di settore, finanza

etica, turismo sostenibile, energie rinnovabili.Mostre e spettacoli di danza e musica con parti-colare riferimento alle tradizioni dei paesi in via

di sviluppo.

20-24 AgostoFesteggiamenti in onore di S. Bartolomeo

e S. Calepodia patroni di Canale Monterano.Nell’ambito dei festeggiamenti si svolge la Corsa

del Bigonzo: XXXVII Palio delle Contrade.Evento che si ricollega alle cerimonie propiziato-

rie pagane legate alla vendemmia.La manifestazione curata dall’associazione Pro

Loco è unica nel suo genere. Al corteo storico incostume rinascimentale, segue, infatti, una garache mette in competizione le sei contrade del

paese in una corsa di 130 metri nella quale quat-tro atleti, utilizzando una barella, trasportano aspalla un bigonzo contenente un peso di 45 Kgcirca. Il bigonzo in legno era un recipiente usatodai contadini per il trasporto dell’uva dalle vigne

alle cantine. La competizione, che si svolge innotturna per le vie del centro storico, è di eleva-to spessore atletico dove forza, abilità e coraggio

si mescolano al gioco di squadra.Questi elementi trovano terreno fertile nelle ori-

gini toscane della comunità, scatenando così tifo e passione che ricordano quelle del palio diSiena e che diventano contagiosi anche per lo

spettatore occasionale.

Per altre iniziative svolte con associazioni ambientaliste e di volontariato, telefonare

allo 06 9962724.

LE MANIFESTAZIONI (segue)

66

Guida ai servizi delle aree naturali e protette del Lazio

1-4 Settembre MontevirginioFesteggiamenti in onore di S.Egidio patrono di

Montevirginio e 3° edizione di “Natural Monte”Fiera mercato dei prodotti biologici, tipici e arti-

gianali locali, realizzata nell’antico parcodell’Olmata.

4 ottobreFesta dell’Albero

Per stimolare la sensibilità dei più giovani in col-laborazione con le scuole l’iniziativa è volta alla

conoscenza ed al rispetto dell’ambiente coninterventi colturali, di piantumazione e monito-

raggio di specie arboree autoctone.

8 dicembreFesta del pane storico e dell’olio

di Canale Monterano.Da oltre due anni si è intrapreso un processo di

valorizzazione di questi nostri prodotti, cheseguendo precisi disciplinari si propongono

come elementi di eccellenza nel settore agro-alimentare italiano.

Degustazione di questi prodotti tipici.

25 dicembre-6 gennaioApertura dei presepi realizzati dalle

sei contrade del paese.

LE MANIFESTAZIONI

Università AgrariaTel. 06 9962431

Carabinieri Stazione di Manziana Tel. 06 9964103 - 06 9964537

CFS Stazione di ManzianaTel. 06 99674899

CO.TRA.L ManzianaTel. 06 9962997

Ufficio PostaleTel. 06 9964574

Poliambulatorio di Canale MonteranoTel. 06 9963650

Poliambulatorio di MontevirginioTel. 06 99838586

Poliambulatorio S.A.M.A.R. Tel. 06 9962001

Farmacia MariniP.zza Mazzini - Canale Monterano

Tel. 06 9962433

CONTATTI UTILI

In autoDa Roma: percorerre la SS. 2 Cassia Bis

sino a Cesano quindi la SS. 493Braccianese Claudia.

Da Viterbo: percorrere la SS. 2 Cassia sino albivio di Bassano Romano.

In trenoDa Roma: linea FM3 da Roma - OstienseDa Viterbo: sino a stazione di Manziana-

Canale Monterano.

In BusDa Roma: CO.TRA.L da Roma Saxa Rubra.

COME ARRIVARE

L’antico acquedotto

67

Riserva Naturale Monterano

AA.VV., (1977), Ricerche ecologiche,floristiche e faunistiche nel comprensorio Tolfetano-Cerite-Manziate. Parte seconda. Acc. Naz. Lincei, Problemi Attuali di Scienza e di Cultura, Quad.256: 1-263.

AA.VV., (1985), Studio geologico, geomorfologico e idrogeologico del bacino idrografico delMignone (Lazio settentrionale). In: AA.VV., Valutazioni sullo stato dell’ambiente del bacinoidrografico del Fiume Mignone. Prov. di Roma, Univ. La Sapienza di Roma, Prov. di Viterbo.

Anzalone B., (1980), Escursione sociale ai Monti della Tolfa e Monti Cimini. Elenchi floristici2. Infor. Bot. Ital., 12: 26-31.

Arcà G., (1989), Il Nibbio reale (Milvus milvus) nei Monti della Tolfa. Avocetta, 13: 1-7.

Argegni C., Condottieri, capitani e tributi italiani fino al 1500. Volume I - Roma 1946.

Bertini M., D’Amico C., Deriu M., Tavaglini S., Vernia L., (1971), Note illustrative dellaCarta Geologica d’Italia alla scala 1:100.000, F. 143 Bracciano, “Servizio Geologico d’Italia”,Roma.

Bidetti D., Cattena C., Prola G., (1984), Le orchidee dei Monti della Tolfa, Assessorato Sport eTurismo Provincia di Roma, Comunità Montana Monti della Tolfa (Allumiere), 2° Ed., Roma.

Blasi C., (1992), Lineamenti della vegetazione dell 'Alto Lazio. In “L'Ambiente nella Tuscialaziale. Aree protette e di interesse naturalistico della Provincia di Viterbo" a cura di OImi M.e Zapparoli M., Università della Tuscia. Union Printing Edizioni, Viterbo.

Blasi C., Cutini M., Fortini P., Di Marzio P., (1993), I boschi caducifogli del comprensorloBarbarano Romano-Canale Monterano. Ann. Botanica 51 (suppl. 10) Studi sul Territorio.

Blasi C., Frondoni R., (1996), I boschi igrofili del comprensorio Canale Monterano - BarbaranoRomano (Lazio settentrionale). Ann. Bot. Vol LIV: 172 - 185.

Breslack S., (1786), Saggio di osservazioni mineralogiche sulla Tolfa, Oriolo e Latera, Roma.

Bruno S., (1997), Gli anfibi e i rettili dei Monti della Tolfa (Antiappennino laziale). In Sezione:Missioni ed esplorazioni - Ricerche ecologiche, floristiche e faunistiche nel comprensorio tol-fetano-cerite-manziate. Quad. Acc. Naz. Lincei, Roma: 81-87.

Bucci F., (1992), Un palazzo, un paese. Una visita a Oriolo Romano. Accademia degli Incolti.

Buono S., (1997), Le farfalle diurne di Monte Angiano, INTERENT primavera, pag. 3-4"Notiziario di collegamento dell'Associazione Romana di Entomologia".

Bibliografia

68

Guida ai servizi delle aree naturali e protette del Lazio

Buono S., (1999), Passeggiando tra le orchidee di Monte Angiano. (Lazio) NotiziarioG.I.R.O.S. n.11: 17.

Campbell G., (1969), Dell’acqua termo-sulfurea di Stigliano. Arch. Med. Chir. Ig. 1, Roma.

Camponeschi B., Lombardi L., (1969), Idrogeologia dell’area vulcanica sabatina. Mem. Soc.Geol. It. 8: 25-55.

Camponeschi B., Nolasco F., (1978), Risorse fredde e termali, cave e miniere nel settore deiMonti della Tolfa e dei Monti Ceriti. Le risorse naturali della Regione Lazio, Quad. n° 3 e 4.

Capizzi D., Luiselli L., (1996b), Ecological relationships between small mammals and age of cop-pice in an oak-mixed forest in central Italy. Revue d’Ecologie (Terre et Vie) 51(4), (in press).

Capizzi D., Luiselli L., Capula M., Regiero L., (1995a), Feeding habits of a Mediterraneancommunity of snake in relation to prey availability. Revue d’Ecologie (Terre et Vie), 50: 353-363.

Carchini G., Rota E., (1982), Il popolamento ad Odonati del Fiume Mignone (Lazio) e le suerelazioni con la qualità dell’acqua. Boll. Zool., 49 (Supp. 1982): 34.

Cataudella S. (1977), Prime considerazioni sulla ittiofauna del Fiume Mignone (ComprensorioTolfetano-Cerite-Manziate). In: AA.VV., Ricerche ecologiche, floristiche e faunistiche nelcomprensorio Tolfetano-Cerite-Manziate. Acc. Naz. Lincei, Problemi Attuali di Scienza e diCultura, Quad. 227: 81-87.

Ceracci, Casoli G., (1908), I Bagli di Stigliano. Roma.

Cermelli P. M., (1782), Carte corografiche e memorie riguardanti le pietre, le miniere ed i fos-sili, per servire alla storia naturale delle Province del Patrimonio, Sabina, Lazio, Marittima,Campagna e dell’Agro Romano. Napoli.

Chiavetta M., (1977), Ricerche sugli uccelli rapaci del comprensorio Tolfetano-Cerite. InRicerche ecologiche, floristiche e faunistiche nel comprensorio Tolfetano-Cerite-Manziate.Quad. Acc. Naz. Lincei, Roma: 177 - 189.

Colonna G., (1967), L’Etruria meridionale interna. Studi Etruschi XXXV.

Contoli L., (1977), Problemi di gestione ambientale nel Tolfetano-Cerite-Manziate. In: AA.VV.,Ricerche ecologiche,floristiche e faunistiche nel comprensorio Tolfetano-Cerite-Manziate.Acc. Naz. Lincei, Problemi Attuali di Scienza e di Cultura, Quad. 227: 267-324.

69

Riserva Naturale Monterano

Contoli L., Lombardi, Spada F., (1980), Piano per un parco naturale nel territorio di Allumieree Tolfa. Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato.

Contoli L., Montelucci G., Palladino S., Sebasti R., (1971), Carte regionali dei Biotopi: ilLazio, CNR, Min. LL. PP., Roma.Devoto G., Lombardi G., (1977), Le formazioni sedimentarie ed eruttive del setore Toletano-Cerite-Manziate. In: Ricerche ecologiche, floristiche, faunistiche nel comprensorio“Tolfetano-Cerite-Manziate. Accad. Naz. Lincei. Quad. 227, Roma.

Di Carlo E. A., (1977), L’avifauna del Comprensorio Tolfetano-Cerrite-Manziate. In: AA.VV.,Ricerche ecologiche, floristiche, faunistiche nel comprensorio “Tolfetano-Cerite-Manziate.Accad. Naz. Lincei. Problemi Attuali di Scienza e di Cultura, Quad. 227: 125-176, Roma.

Di Salvio L., (1980), La chiesa e il convento di S. Bonaventura a Monterano, Ass. Forum Clodii.

Fagiolo Dell’Arco M., (1966), Un’introduzione al gran teatro del Barocco. Roma, 649-665.

Fanelli G., Menegoni P., (1997), Le praterie della Riserva Naturale Monterano. Arch. Geobot.3: 51-64.

Fanelli G., Menegoni P. (2000), Carta della vegetazione della Riserva Naturale Monterano.Quad.Ris. Nat.Monterano n. 4.

Filippi E., (1995), Aspetti dell’ecologia di due comunità di colubridi e viperidi (Reptilia:Serpentes) di un’area dell’Italia centrale (Monti della Tolfa, Lazio). Unpublished “Tesi di lau-rea”, University “La Sapenzia”, Roma.

Friesner M., (1982), Gli ultimi butteri. Airone n. 10: 84-95.

Gasperini L., (1961), Materiali epigrafici di età romana dal territorio di Canale Monterano. In:Epigraphica, XXIII, passim, e in particolare i nn. 1 e 2.

Gasperini L., (1963), Monterano. Un centro minore dell'Etruria meridionale, in: “EtudesEtrusco - Italiques” Recueil de travaux d'histoire et de philologie 4 serie fascicule 31.

Gasperini L., (1971), Il braccianese nell’antichità (dalla preistoria al medioevo). In: Tusciaarcheologica, ott.-dic., 5-6.

Lombardi G., Nicoletti M., Petrucciani C., (1974), Età delle vulcaniti acide dei complessiTolfetano-Cerite-Manziate (Lazio nord-occidentale). Periodico mineralogico (Roma) 43: 351-376.

70

Guida ai servizi delle aree naturali e protette del Lazio

Longo B., (1951), Notizie ecologiche su alcune felci del Lazio. Nuovo Giorn. Botan. Ital. 58.

Martinori E., (1932), Lazio turrito. Vol. II, Roma.

Mattias P. P., Ventriglia U., (1970), La regione vulcanica dei Monti Sabatini e Cimini. Mem.Soc. Geol. It. XI (1): 9-384, Pisa.

Montelucci G., (1976 - 1977), Lineamenti della vegetazione del Lazio. Ann. Botanica, 35-36:1-107.

Montelucci G., (1977), Note preliminari sulla flora e sulla vegetazione delle cerrete di Manzianae di Canale Monterano. In: AA.VV., Ricerche geologiche, floristiche, faunistiche nel com-prensorio Tolfetano-Cerite Manziate. Acc. Naz. Lincei, Roma, Quad. 227: 51-73.

Morra O., (1953), L’eremo di S. Bonaventura a Monterano. In: L’Urbe XVI, n° 1, (genn.Febbr.), 14-23.

Nicolai P., Fochetti R., (1982), La Plecotterofauna del Fiume Mignone (Lazio). Boll. Zool., 49(Supp. 1982): 138.

Pallottino M., (1975), Etruscologia, Milano.

PIiccioni M. ( 2003), Nella venuta che fecero li francesi. Quad. Ris.Nat.Monterano n. 5.

Pinelli A., (1976), Bernini a Monterano. Da B.S.A., Ricerche di storia dell’arte, 1-2.

Prola G., (1987), Le farfalle dei Monti della Tolfa. Provincia di Roma - Pro-Loco di Tolfa.

Ross Taylor L., (1923), Local Cults in Etrurie. (Papers and Monographs of the AmericanAccademy in Rome).

Rossi W., Bassani P., (1985), Orchidee spontanee del Lazio. Regione Lazio, AssessoratoAgricoltura, foreste, caccia e pesca. Ed. Coopsit.

Savio, “I Vescovi di Manturanum” in miscellanea di Studi Storici Lucca 1920.

Silvestrelli G., (1940), Città, castelli e terre della regione romana. II, Roma.

Solari A., (1918), Topografia storica dell’Etruria. Vol. I, Pisa.

71

Riserva Naturale Monterano

Testi a cura di:Francesco Maria Mantero, Pierluca Gaglioppa, Fernando Cappelli, Silvia Bugliazzini, Luigi dell’Anna, PaoloVerucci, Andrea Sasso, Lucia Cavagnuolo, Antonino Turano, Fabrizio Felici, Maria Vinci.

Progetto grafico ed impaginazione:Fabrizio Olati per Edindustria S.p.A. - Roma

Fotografie:Adriano Savoretti, Alfredo Scamponi, Archivio Riserva naturale.

Cartografia:Uff. Riserva Naturale Monterano. Progetto grafico della mappa interna al volume: A. Savoretti e A. Scamponi.

Stampa:Beta Tipografica - Roma

La presente pubblicazione è il prodotto della collaborazione di tante persone che vi hanno contribuito in diversa misura.Un apporto essenziale è venuto da tutto il personale dell’Ente di gestione della Riserva naturale di Monterano, grazie al coor-dinamento di Francesco Maria Mantero ed in particolare alla collaborazione di: Cristiana Marchesi, Marco Gasponi,Riccardo Caccia, Roberto Orlandini, Claudio Marani, Tito Pelliccioni, Francesco Beccucci, Sergio Menichetti.

Un ringraziamento speciale va in particolare al dott. Raniero De Filippis, responsabile della Direzione Regionale Ambientee Cooperazione tra i Popoli della Regione Lazio, alla dott.ssa Valeria Romano di Sviluppo Lazio S.p.A., all’arch. GiovannaBargagna dell’Area Conservazione della Natura, all’arch. Luca Colosimo, al dott. Guglielmo Arcà, al dott. Giulio Fancello,alla dott.ssa Daniela Nolasco e all’arch. Guglielmo Villa degli Uffici Centrali del Ruolo Unico del Personale dei Parchi dellaRegione Lazio che hanno collaborato alla realizzazione del progetto e della guida.

Pubblicazione realizzata con il contributo dell’Unione Europea, nell’ambito del Piano di Comunicazione per ilLazio 2000-2006.Responsabile del Piano di Comunicazione Docup Ob.2 Lazio 2000-2006: Pierguido Cavallina.

Unione Europea Repubblica Italiana Regione Lazio

Regione LazioAssessorato all'Ambiente

e Cooperazione tra i Popoli

Copyright Regione Lazio 2005La presente pubblicazione è stata realizzata con i fondi

del piano di comunicazione del DOCUP obiettivo 2 2000-2006e dell'Accordo di Programma Quadro "Aree sensibili: parchi

e riserve" (APQ7) siglato tra Regione Lazio,Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio

e Ministero dell'Economia e delle Finanze