RIPRISTINO MORFOLOGICO DEL SISTEMA DUNALE …...nell’intera area, dapprima un’ambiente mare...

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Provincia di Livorno Unità di Servizio “Pianificazione, Difesa del Suolo e delle Coste” Unità organizzativa “Risorse marine e Georisorse” RIPRISTINO MORFOLOGICO DEL SISTEMA DUNALE E RETRODUNALE DEL GOLFO DI FOLLONICA nel tratto compreso tra Torre del Sale e Carbonifera (Comune di Piombino) RESPONSABILE DEL PROCEDIMENTO CONSULENTI ALLA PROGETTAZIONE Dott. Geol. Enrico Bartoletti NEMO SRL Firenze: Dott. Nat. Leonardo Lombardi Dott. For. Michele Giunti Dott. Geol. Paolo Orlandini PROGETTO PRELIMINARE Maggio 2009

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Provincia di Livorno Unità di Servizio “Pianificazione, Difesa del Suolo e delle Coste”

Unità organizzativa “Risorse marine e Georisorse”

RIPRISTINO MORFOLOGICO DEL SISTEMA DUNALE E RETRODUNALE DEL GOLFO DI

FOLLONICA nel tratto compreso tra Torre del Sale e Carbonifera

(Comune di Piombino)

RESPONSABILE DEL PROCEDIMENTO CONSULENTI ALLA PROGETTAZIONE

Dott. Geol. Enrico Bartoletti NEMO SRL Firenze:

Dott. Nat. Leonardo Lombardi

Dott. For. Michele Giunti

Dott. Geol. Paolo Orlandini

PROGETTO PRELIMINARE Maggio 2009

Sommario

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Indice 1.  INTRODUZIONE ................................................................................................................... 4 

2.  INQUADRAMENTO GEOMORFOLOGICO E DINAMICHE IN ATTO NELLA LINEA DI COSTA ............................................................................................................................................... 6 

2.1  INQUADRAMENTO GENERALE ........................................................................................... 6 

2.2  INQUADRAMENTO STORICO ............................................................................................... 7 

2.3  ASSETTOMORFOLOGICO ...................................................................................................... 7 

2.4  DISSESTI AREALI IN ATTO ................................................................................................. 10 

3.  INQUADRAMENTO NATURALISTICO DELL’AREA COSTIERA DI STERPAIA 17 

3.1  INTRODUZIONE ..................................................................................................................... 17 

3.2  INQUADRAMENTO VEGETAZIONALE E FLORISTICO .................................................. 17 

3.3  INQUADRAMENTO FAUNISTICO ....................................................................................... 30 

4.  PIANIFICAZIONE TERRITORIALE ED UTILIZZO ANTROPICO DELL’AREA COSTIERA DI STERPAIA ............................................................................................................ 37 

5.  INTERVENTI DI RIQUALIFICAZIONE DEGLI AMBIENTI DUNALI E STIMA DEI COSTI ............................................................................................................................................... 42 

6.  PROPOSTA DI REGOLAMENTAZIONE DELLE ATTIVITA’ DI USO DELLA FASCIA COSTIERA ...................................................................................................................................... 58 

6.1  INTRODUZIONE ..................................................................................................................... 58 

6.2  PROPOSTA DI BUONE PRATICHE PER UNA FRUIZIONE TURISTICA SOSTENIBILE DELL’AREA DI STERPAIA............................................................................................................ 58 

6.2.1  Attraversamento degli ambienti dunali ......................................................................................... 60 

6.2.2  Accesso animali d’affezione sulla spiaggia ................................................................................... 61 

6.2.3  Pulizia della spiaggia e raccolta dei rifiuti ................................................................................... 61 

6.2.4  Danneggiamento flora e fauna ...................................................................................................... 64 

6.2.5  Accesso mezzi meccanici ............................................................................................................... 65 

6.2.6  Illuminazione delle strutture balenari e servizi ............................................................................. 65 

6.2.7  Verde di arredo delle strutture balneari e servizi ......................................................................... 66 

6.2.8  Localizzazione strutture balneari, servizi, ecc. ............................................................................. 66 

6.2.9  Acquisizione certificato di “Bagnino sostenibile” ........................................................................ 67 

7.  BIBLIOGRAFIA ................................................................................................................... 69 

Sommario

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INDICE FOTO

FOTO 1 A,B TRATTO CENTRALE DELL’AREA DI INTERVENTO: TRATTO DUNALE DI ELEVATO VALORE

NATURALISTICO CON DUNE FISSE E MOBILI AD AMMOPHILA ARENARIA. ........................................................... 5 

FOTO 2 ESEMPIO DI PASSERELLE IN LEGNO REALIZZATE NEL SISTEMA DUNALE DI MARINA DI VECCHIANO (PI). .. 60 

FOTO 3 STRUTTURE FRANGIVENTO CON DIFESA AL PIEDE DUNALE NELLE AREE DESTINATE A STABILIMENTO BALNEARE IN LOC. CARLAPPIANO. RISPETTO AD ALTRI STABILIMENTI LA DIFESA AL PIEDE HA RIDOTTO L’EFFETTO DI SCALZAMENTO AL PIEDE DELLA DUNA E DELLE DIFESA FRANGIVENTO TUTELANDO MAGGIORMENTE LE AREE RETROSTANTI CON MINORE DANNEGGIAMENTO DELLE PINETE). .......................... 67 

INDICE FIGURE

FIGURA 1 LOCALIZZAZIONE DELL’AREA DI INTERVENTO NEL CONTESTO REGIONALE E PROVINCIALE: PORZIONE

DEL GOLFO DI FOLLONICA COMPRESO TRA LE LOCALITÀ DI TORRE DEL SALE E CARBONIFERA (COMUNE DI PIOMBINO). .................................................................................................................................................... 5 

FIGURA 2 PROGETTO DI RETI ECOLOGICHE E CONNESSIONE DA TUTELARE (PTC PROVINCIA DI LIVORNO). .......... 37 

Introduzione

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1. INTRODUZIONE

Nell’ambito degli interventi di difesa costiera e riqualificazione degli ambienti dunali della Provincia di Livorno, il settore occidentale del Golfo di Follonica è interessato dal presente progetto preliminare di Ripristino morfologico del sistema dunale e retrodunale del Golfo di Follonica nel tratto compreso fra Torre del Sale e Torre Mozza. Si tratta dell’intervento n° 14 dell’Elenco Interventi prioritari di recupero e riequilibrio del litorale approvato con Del.C.R. 47/2003 così come modificato con nota prot. n° 124/133569/054.002 (atti Provincia prot. n° 53630 del 15/11/2005) a firma congiunta del Settore Tutela del Territorio della Regione Toscana e l’Ufficio Regionale per la Tutela del Territorio e così come modificato dal Tavolo Tecnico del Protocollo d’intesa fra Provincia di Livorno, Comune di piombino e Circondario della Val di Cornia nella seduta del 12/10/2007. Gli obbiettivi del progetto sono il ripristino morfologico del sistema dunale e retrodunale del tratto di spiaggia in oggetto. La conservazione in buono stato del sistema dunale è un punto fondamentale della gestione integrata della costa, perchè costituisce di fatto la naturale riserva di sabbia per la spiaggia, svolge un’importante azione di difesa dall’ingresso delle inondazioni marine e dai venti salmastri e non per ultimo, per il fondamentale ecosistema ad essa legato. L’intervento seguirà le seguenti strategie:

1. ripristino e consolidamento della duna nei tratti critici; 2. protezione della duna dalle azioni esterne, intendendo sia quelle atmosferiche che

derivanti dalla pressione antropica 3. tutela e valorizzazione del sistema dunale con l’apposizione di idonea cartellonistica

informativa e/o l’inserimento all’interno di percorsi naturalistici. Nel dettaglio il progetto preliminare sarà costituito da:

1. INQUADRAMENTO GEOMORFOLOGICO E DINAMICHE IN ATTO NELLA LINEA DI COSTA. 2. INQUADRAMENTO NATURALISTICO E STATO DI CONSERVAZIONE DEGLI AMBIENTI DUNALI

E RETRODUNALI. 3. PIANIFICAZIONE TERRITORIALE ED UTILIZZO ANTROPICA DELL’AREA COSTIERA DI

STERPAIA. 4. INTERVENTI DI INGEGNERIA NATURALISTICA PER LA RIQUALIFICAZIONE DEGLI AMBIENTI

DUNALI. 5. RAZIONALIZZAZIONE DELLA FRUIZIONE TURISTICA: SENTIERISTICA, ACCESSIBILITA’ E

PANNELLISTICA. 6. INTERVENTI DI ELIMINAZIONE E CONTROLLO DELLE SPECIE ESOTICHE DI FLORA SU

AMBIENTI DUNALI.

Introduzione

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7. BUONE PRATICHE PER LA GESTIONE SOSTENIBILE DELLE ATTIVITÀ BALNEARI. 8. STIMA DEI COSTI.

In considerazione delle problematiche di conservazione degli ambienti dunali e retrodunali di Sterpaia risulta indispensabile associare alla realizzazione degli interventi di riqualificazione (chiusura aperture nel sistema dunale, realizzazione di fascinate e di strutture frangivento, realizzazione accessi attrezzati alla spiaggia, eliminazione specie esotiche su dune, ecc.) anche buone pratiche e norme comportamentali, indirizzate ai gestori degli stabilimenti balneari, ai fruitori dell’area ed agli Enti competenti alle operazioni di pulizia della spiaggia. Si tratta di due azioni complementari ed in grado di migliorare l’efficacia complessiva delle azioni di riqualificazione e difesa del sistema costiero di Sterpaia.

Figura 1 Localizzazione dell’area di intervento nel contesto regionale e provinciale: porzione del Golfo di Follonica compreso tra le località di Torre del Sale e Carbonifera (Comune di Piombino).

Foto 1 a,b Tratto centrale dell’area di intervento: tratto dunale di elevato valore naturalistico con dune fisse e mobili ad Ammophila arenaria.

Quadro di riferimento normativo ed aspetti metodologici

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2. INQUADRAMENTO GEOMORFOLOGICO E DINAMICHE IN ATTO NELLA LINEA DI COSTA

2.1 INQUADRAMENTO GENERALE La pianura costiera della Val di Cornia è delimitata a Nord dai monti di Campiglia M.ma ed a Nord Est dalle colline di Suvereto e dal rilievo di monte Peloso, a Est dalle colline di che si estendono dalla loc. i forni fino ai rilievi di Vignale e Riotorto, a Ovest dal Promontorio di Piombino ed a Nord Ovest e Sud dalle coste sabbiose rispettivamente di Rimigliano e del Golfo di Follonica. Da un punto di vista prettamente geologico strutturale l’intera pianura del Fiume Cornia si è impostata su di un Graben riferibile al periodo Neogenico o quaternario facente parte della tettonica parossismale che ha interessato tutto il margine tirrenico della catena appenninica. Durante tale fenomeno le depressioni costiere come la pianura del cornia sono state invase dal mare il quale ha depositato sedimenti costituiti da sabbie argillose e arenarie poco cementate. All’inizio del quaternario antico l’attuale pianura del cornia era sommersa dal mare formando un ampio golfo che raggiungeva le località de “i Forni” e che costeggiava i rilievi del campigliese cosicché il promontorio di Piombino risultava essere un’isola posta a breve distanza dalla costa. Gli apporti solidi del Fiume Cornia e la concomitante formazione di cordoni sabbiosi hanno ridotto l’originario golfo in un sistema di stagni di vaste dimensioni sopravvissuti fino all’inizio del nostro secolo. I sedimenti della bassa pianura del Fiume Cornia sono pertanto il risultato di questa particolare situazione paleogeografica ed il loro spessore valutato intorno ai 100 m è il risultato di un fenomeno di subsidenza tettonica che si è verificato nella zona. La zona di pianura del cornia che si affaccia sul Golfo di Follonica non presenta alcun livello di Panchina pleistocenica, bensì spessori variabili dai 50 ai 100 m di alternanze di ghiaie e/o sabbie e limi e/o argille. Ciò può trovare una spiegazione nel fatto che tali depositi siano stati erosi durante l’ultima variazione eustatica e sostituite da depositi lagunari e palustri e fluviali collegati al trasporto solido del Fiume Cornia. In sintesi, le escursioni eustatiche, gli apporti solidi del fiume Cornia ed i lenti movimenti di subsidenza tettonica, hanno trasformato nel tempo l’assetto geologico determinando nell’intera area, dapprima un’ambiente mare basso e successivamente, dopo lo sviluppo di esili cordoni dunali, un ambiente prettamente palustre caratterizzando in tal modo tutto il periodo dell’olocene fino al secolo scorso.

Quadro di riferimento normativo ed aspetti metodologici

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2.2 INQUADRAMENTO STORICO

Il prosciugamento della pianura di Piombino e dei “paduli minori” ad essa associati fu intrapresa nel 1828 mediante la chiusura della Foce del Puntone, dove avvenivano gli scambi tra mare e laguna e con l’apertura di una nuova foce, in loc il Capezzuolo a ridosso delle ultime propaggini del promontorio di Piombino, dove il fondo roccioso permise di armare la bocca in modo da evitare l’ingresso delle acque marine in laguna. Il corso del Fiume Cornia, rettificato, fu fornito di nuovi e robusti argini, una rete dei fossi secondari venne riordinata e il Fosso Cosimo a partire dal 1834, venne impiegato per drenare i paduli minori che si trovavano a quote superiori del livello del mare. Nel 1900 fu deviato l’ultimo tratto del F. Cornia in direzione di Torre del Sale con lo sbocco nella cassa di colmata del residuo stagno di piombino, 1500 m a nord della stessa torre. Contemporaneamente fu risistemata e rinforzata l’arginatura del fiume a partire dalla loc. I forni ( comune di Suvereto). la cassa di colmata in quell’epoca era di circa 844 ettari. I lavori di bonifica terminarono intorno agli anni 40-42. Nel 1957 il Fume Cornia fu immesso direttamente in mare alla bocca di Torre del sale e il prosciugamento della zona potè ritenersi concluso, ad eccezione di piccolissime aree che sono state riempite con terreni di riporto o con impianti idrovori o peggio con materiali di risulta della lavorazione delle acciaierie di Piombino. Ad oggi è rimasto un piccolo lembo di area palustre, in loc. Orti-bottagone che testimonia quello che doveva essere l’ambiente palustre fino a poco meno di un secolo fà.

2.3 ASSETTOMORFOLOGICO

L’area corrispondente alla fascia costiera prospiciente il Golfo di Follonica è suddivisa in due parti dalla foce del fiume cornia. Si tratta di una fascia dunale, geologicamente “giovane“ e quindi poco sviluppata; morfologicamente presenta quote altimetriche variabili mediamente intorno ai 2 m slm. ed una larghezza di circa 30 m. Tendenzialmente si rileva come per l’intero Golfo di Follonica, il sistema dunale presenti caratteri di maggior grado maturità andando da Ovest verso Est. Prevalentemente per l’intera zona si tratta per lo più di accumuli di sabbia in minima parte assestati con un sistema vegetazionale poco sviluppato.

L’intero sistema dunale, se si esclude il tratto relativo alla Sterpaia, presenta per tutto il suo sviluppo dei caratteri costanti:

- un canale allacciante parallelo alla linea di riva che raccoglie tutte le acque di scolo delle aree retrostanti e che sversa il proprio carico idrico sui fossi principali (Acquaviava, Corniaccia e valnera). tale canale è denominato Cervia (già Razzajo) nella parte est del cornia e Fosso Tombolo nella parte ovest;

Quadro di riferimento normativo ed aspetti metodologici

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- Tra la duna ed il canale allacciante è presente una fascia fortemente depressa che mantiene ancora oggi caratteristiche morfologiche e vegetazionali di area umida per una larghezza di circa 80-140 m.

Al fine di elaborare una descrizione più puntuale l’intera area è stata suddivisa come segue :

Foce fosso Tombolo- foce cornia sviluppo 2,3 Km.

La parte occidentale, (più vicina a Piombino) è caratterizzata da un un esile fascia di battigia oltre la quale risulta assente ogni minimo accenno ad un qualunque stadio evolutivo di sistema dunale. Trattasi più semplicemente di accumuli sabbiosi retrostanti la battigia e sui quali si è sviluppata una vegetazione neppure troppo rigogliosa.

Le quote altimetriche medie si aggirano intorno ad 1 - 1,2 m slm. Parallelamente alla linea di riva è stata realizzata una viabilità su massicciata che presenta delle quote altimetriche intorno ai 2,5 m slm. Tale viabilità, oltre circa 800 m è interrotta da una cancellata a servizio delle industrie adiaceti Oltre la strada, si rileva il Fosso tombolo, che drena tutte le acque delle aree a monte, aree che degradano leggermente verso la costa e che rappresentano da un punto di vista morfologico ed ambientale, l’ultimo settore delle casse di colmata del vecchio padule di Piombino.

Le quote altimetriche variano da circa 2 - 2,5 m slm a circa 700 - 800 m dalla costa a circa 0,6 -1,3 m slm a ridosso del fosso Tombolo.

Foce cornia - Foce Acquaviva sviluppo 1,5 Km.

Trattasi di una tratto di costa fortemente antropizzato, per la presenza della centrale termoelettrica ENEL e del suo porto per l’attracco delle navi cisterna di olio comnbustibile. Solo 700 m conservano ancora gli aspetti originali, presentando una duna con quote altimetriche di circa 2,5 - 3 m slm interessando una larghezza di circa 30 m .

L’area retrostante la duna, presenta quote altimetriche mediamente intorno ai 0,5 m. Lo stesso dicasi per i terreni a monte del fosso cervia.

Foce Acquaviva - Ponte S.Martino sviluppo 1,5 Km.

In questo tratto di costa presenta caretteri morfologici simili a quelli del tratto predcedente. Si rileva nella parte est, nella zona retrodunale delle quore altimetriche variabili da -0,1 a 0,8 mslm.

In questo tratto, si rilevano alcuni punti in cui la duna risulta fortemente erosa dall’azione del mare e dove si evidenziano situazioni di collasso dove persino alcuni alberi risultano oramai con l’apparato radicale pressochè scoperto .

Ponte S.Martino - fosso corniaccia sviluppo 2,3 Km.

questo tratto,di costa fa parte dell’area della sterpaia. Morfologicamente si distingue dalle altre zone in quanto altezza max non supera i 2,5 mslm e l’altezza media si aggira intorno ai

Quadro di riferimento normativo ed aspetti metodologici

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1,8 mslm. In questa zona non è presente la fascia retrodunale con caratteri marcati di area palustre, ad anche da un punto di vista vegetazione risulta essere un’area a se stante. La duna della sterpaia, così come il resto della zona è stata da anni sottoposta ad una abuso edilizio che ne ha determinato una spinta parcelliizzazione del territorio; ancora oggi si possono notare specie nella duna i segni negativi di una massiccia presenza antropica anche se, è doveroso precisare, non sono stati create infrastrutture di particolare impatto ambientale che abbiano provocato danni irreversibili all’ambiente.

fosso corniaccia - la scogliera sviluppo 1,6 Km.

Anche in questo tratto la duna raggiunge al massimo la quota altimetrica di 3 m slm , mediamente però si aggira intorno ai 1,8 mslm, e presenta uno spessore medio di circa 30/40 m, ma in alcun punti tale spessore si riduce notevolmente.. La zona retodunale fino al fosso cervia e oltre lo stesso, presenta quote altimetriche poste tra lo 0 e 0,6 m slm, presentando caratteristiche morfologiche ed vegatazioneli, riferibili ad ambienti palustri. Questa area infatti risulta coincidere con il vecchio padule di Torre Mozza, bonificato solo da qualche decennio.

la scogliera - torre mozza sviluppo 1 Km.

questo tratto di costa presenta un sistema dunale leggermente più sviluppato, arrivando a quote altimetriche superiori al max di 4,2 m slm., ciò dicasi anche per quanto concerne il propio spessore di sviluppo.

Le zone retrodunali hanno delle quote altimetriche si aggirano intorno a 0,5 m slm e risultano essere, specie ne periodo invernale, delle aree semi-palustri con ristagno d’acqua. Anche questa zona faceva parte del padule di Torre Mozza.

Il fosso Allacciante Cervia, nel tratto verso est, scorre a circa 70/80 dalla linea di riva.

torre mozza - baia toscana sviluppo 1 Km.

a mano a mano che ci si avvicina al Follonica il sistema dunale risulta più sviluppato e relativamente più antico in quanto è possibile valutare aspetti morfologici che delineano più fasi d’accumulo. In questo tratto la duna presenta picchi di quota altimetrica che si aggirano intorno ai 6,2 m slm.

Qui la duna si presenta più antropizzata rispetto ai tratti fino ad ora analizzati e sono visibili, oltre che manufatti sparsi nella parte sommitale della duna, si rilevano alcuni muretti sulla battigia a pochi metri dalla linea di riva. Tali muretti, (presumibilmente abusivi) determinano un fattore di squilibrio per l’assetto morfologico della spiaggia, in quanto determinano una superficie riflettente sulla quale l’onda scaricandosi, nè aumenta la capacità erosiva.

Quadro di riferimento normativo ed aspetti metodologici

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2.4 DISSESTI AREALI IN ATTO

Il depauperamento delle risorse idriche

Il complesso sedimentario costituito da uno spessore di sedimenti alluvionali di circa 100 metri costituiti da alternanze di livelli limo argillosi e livelli di ghiaia è un importante serbatoio naturale di acqua dolce necessario solo in parte a soddisfare le esigenze idriche della Val di Cornia.

La circolazione idrica di tipo confinato possiede la propria area di ricarica nella parte nord dove giacciono grandi accumuli di materiale ghiaioso conglomeratico. Lo sviluppo sociale, economico, ma soprattutto industriale della città di Piombino e dell'intera val di Cornia a partire dei primi del 900, ha accresciuto, di pari passo la domanda di acqua dolce; il forte sviluppo dell'industria pesante ha portato all'apertura, nel 1953, del campo pozzi ILVA in una zona posta in prossimità della costa. Ad oggi nella pianura costiera si contano più di 1000 pozzi ed il consumo di acqua supera i 40 milioni di mc/anno.

CONSUMI IDRICI IN VAL DI CORNIA Anno 2002 (milioni di mc/anno)

idropotabili industriali Domestici, irrigui, altro

11.8 11.4 12,5-18

Da Getas Petrogeo Srl Pisa, 2003

Dal 1961 e nel 1987, in 26 anni l'abbassamento piezometrico della falda confinata si è distribuito per l'intera area esasperandosi laddove erano presenti i campi pozzi del comune di Piombino, delle Acciaierie e della Magona. L'abbassamento della superficie piezometrica, è la dimostrazione del sovrasfruttamento della risorsa idrica, in quanto il prelievo è maggiore della naturale ricarica. La società Getas, stima in 3,5 milioni di mc/anno il deficit tra entrate e uscite nell’acquifero della Val di Cornia.

Tale risultato, ha dimostrato ancora una volta come l'uso irrazionale delle risorse idriche provoca tutta una serie di dissesti i quali sono fortemente amplificati nelle pianure costiere.

Il problema più vistoso anche in val di Cornia è l'intrusione del cuneo salino, che consiste nell'ingressione dell'acqua di mare nei vari orizzonti ghiaiosi sede di acquiferi di acqua dolce, aumentando di conseguenza i costi per l'approvvigionamento idrico. I pozzi confinati utilizzati in agricoltura emungono la stessa acqua semi salmastra mettendo a dura prova le varie coltivazioni, senza poi parlare della diminuzione della fertilità del suolo della pianura a causa della deposizione di sali quali il cloruro di sodio.

A tale proposito la situazione della salinità della falda freatica in prossimità della fascia costiera risulta abbastanza grave in quanto la zona delle acque saline (tenore di Cl- >di 1000 mg/l ) comprende gran parte della pianura superando notevolmente verso nord, la base

Quadro di riferimento normativo ed aspetti metodologici

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geodetica. Le acque salmastre (tenore di Cl- tra 100 e 1000 mg/l ) interessano la parte centrale della falda fereatica della pianura mentre le acque dolci (tenore di Cl- <di 100 mg/l )sono in prossimità dell’abitato di Venturina.

La subsidenza

Alcune campagne di livellazione topografica effettuate dall’IGMI e dall’Istituto di Geodesia e Fotogrammetria dell’Università di Pisa su capisaldi di riferimento hanno messo in evidenza un abbassamento del suolo ampiamente diffuso nell’intera pianura che, in alcuni punti supera il cm/anno.

Si è rilevato infatti che, in concomitanza con lo sfruttamento massiccio delle falde confinate, a partire della fine del secolo scorso, un crescente fenomeno di subsidenza ha interessato tutta la pianura costiera; in particolare nel periodo 1890 - 1951 si aggirava intorno a 1 mm/anno, mentre tra il 51 - 87, lo stesso tasso di velocità ha raggiunto valori superiori al centrimetro all’anno.

Bartolini et alli nel 1989 analizzando alcuni sondaggi ENEL posti in prossimità delo Golfo di Follonica ha potuto appurare che il contributo alla subsidenza dovuto a fattori geologico-strutturali possa essere stimato in circa 0,03 mm/anno. Tale risultato dimostra come il contributo all’abbassamento del suolo per cause “naturali” sia (per i tempi umani) pressoché nullo.

Studi successivi (Sbrilli 1992, Getas Petrogeo Srl – Cigri SpA, 1994) hanno dimostrato come il fenomeno sia dovuto interamente agli eccessivi emungimenti nelle falde confinate dell’intera pianura del Cornia.

Tali studi ha messo in relazione emungimenti e abbassamenti del suolo, dimostrando mediante modelli matematici che i secondi sono strettamente legati ai primi, riuscendo a valutare virtualmente lo sviluppo areale del fenomeno dopo una opportuna calibratura su punti noti.

I valori di massima velocità di abbassamento del suolo si rilevano in una zona posta in prossimità della costa (circa 2 Km a nord), a monte della loc. la Vignarca; valori di circa 0,5 cm/anno interessano però l’intera fascia dunale tra Torre del Sale e ponte S. Martino.

L'ulteriore fenomeno indotto, quello dell'abbassamento del suolo arealmente distribuito, determina a sua volta tutta una serie di dissesti, primo tra tutti l'abbassamento del fondo dei torrenti dei canali e del Cornia stesso, provocando un ingressione dell'acqua marina lungo le varie aste di drenaggio. Tale fenomeno determina una salinizzazione della falda freatica con conseguente salinizzazione dei campi almeno nelle parti superficiali. Il fenomeno della subsidenza ha inoltre interessato negativamente anche un tratto della ferrovia Pisa-Roma, nel quale sono stati necessari in passato interventi di consolidamento del terreno.

Quadro di riferimento normativo ed aspetti metodologici

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Altro aspetto messo in evidenza e quasi sempre trascurato è la forte interazione che sussiste tra subsidenza ed erosione costiera. Il fenomeno interessa molto anche la fascia dunale e nella zona di Torre del Sale e Ponte S. Martino, si riscontrano i valori maggiori di abbassamento che si aggirano intorno a circa 5 mm/anno.

L’erosione costiera

L’intera unità fisiografica del golfo di follonica, risulta oramai da più di un secolo soggetta ad un lento ma progressivo e costante (pur con una certa ciclicità) processo erosivo.

I primi monitoraggi del fenomeno utilizzando le cartografie dell’epoca individuano un‘arretramento della linea di riva che inizia nel 1846 e che si protrae fino al 1883.

Dal 1883 al 1940, si rileva invece un sostanziale avanzamento della linea di riva per l’intera costa, ad eccezione della parte occidentale di Ponte d’oro con tassi di circa 1,7 m /anno. Ciò è da riferirsi oltre al fatto che dal 1899, il fiume cornia venne immesso completamente nell’ultima cassa di colmata anche dal fatto che in quel periodo vennero prelevati dalla battigia notevoli quantitativi di sabbia, tanto che nel 1927, il genio civile di Livorno né vieta provvisoriamente l’estrazione per non pregiudicare l’integrità presso ponte d’oro degli argini di recinto del padule sottoposto a colmata. Come si vede, i fattori non naturali dell’erosione del golfo di follonica risalgono a tempi lontani..

Le cause che hanno determinato nel tempo il fenomeno erosivo nel golfo di follonica sono molteplici ed hanno un’origine sia naturale che antropica; la difficoltà sta nel dare ad ogni causa il giusto peso.

Complessivamente possiamo annoverare tra le cause i seguenti fattori:

- l’epoca post-glaciale che stiamo vivendo è caratterizzata dalla riduzione del carico specifico dei corsi d’acqua (regime di biostasia) che determina una riduzione dei materiali solidi trasportati alla foce;

- deficit sedimentario causato dall’utilizzo del trasporto solido del cornia e dei torrenti minori per la realizzazione delle bonifiche;

- estrazione dei materiali inerti sia direttamente sulla battigia che dal letto del fiume cornia fino all’entrata in vigore della L.R. 36/80;

- il fenomeno della subsidenza che sviluppatosi al centro della pianura influenza negativamente anche il sistema dunale, determinando anche per questo un abbassamento delle quote altimeriche, alimentando così l’arretramento della linea di riva.;

- negli ultimi decenni si è rilevato una riduzione dell’apporto pluviometrico nel bacino idrografico che alimenta il Fiume Cornia; a conferma di ciò, una indagine granulometrica (Aiello-bartolini-pranzini conedera-taccini) su alcuni campioni di spiaggia mette in evidenzia

Quadro di riferimento normativo ed aspetti metodologici

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una elevata classazione della sabbia. ciò lascia supporre che il litorale costiero in esame sia sostanzialmente una spiaggia fossile che non riceve più importanti apporti dall’entroterra.

- la costruzione di alcune infrastrutture a mare sia di grandi che di piccole dimensioni, come per es. il porto di Torre del Sale della Centrale ENEL o i pennelli dei fossi Acquaviva e Carbonifera, hanno agito negativamente sulla dinamica costiera determinato una non omogenea ripartizione dei sedimenti lungo l’intero sviluppo costiero.

Da alcuni anni il Dip. Scienze della Terra dell’Università di Firenze su incarico della Provincia di Livorno effettua una sorta di monitoraggio della linea di riva della provincia omonima. L’ultimo rilievo,della linea di riva del Golfo di Follonica è stato effettuato nell’Anno 2005 seguendo lo stesso metodo utilizzato nelle precedenti campagne topografiche effettuate, mediante poligonale di precisione realizzata su stazioni sui trigonometrici I.G.M.I.:

I risultati conseguiti sono di seguito riportati anche se i dati sono stati analizzati talvolta in modo più rigoroso e da un punto di vista più strettamente geomorfologico.

Avanzamento o arretramento medio della linea di riva nei vari settori fra il 1938 e il 1981 e fra il 1981 e il 1996. Nell'ultima colonna appare il valore totale dello spostamento verificatosi dal 1938 al 1996.

Superfici di erosione o di sedimentazione, in ettari, nei vari settori fra il 1938 e il 1981 e fra il 1981 e il 1996. Nell'ultima colonna appare il valore totale.

Settore 43 - Dalla Foce della Cornia vecchia al limite meridionale del molo (716 m)

Il settore più occidentale del Golfo di Follonica ha subito un’evoluzione strettamente condizionata dagli interventi di ampliamento del porto di Piombino tanto da venirne di fatto inglobato. Oggi si trova protetto da una scogliera parallela e completamente separato dalla dinamica costiera, tanto che si è ritenuto di non effettuare il rilievo della nuova linea di riva.

Questo settore, in cui si trovava la vecchia foce del Fiume Cornia, subì un rapido processo erosivo quando questa venne spostata. Fra il 1954 e il 1976 la linea di riva arretrò mediamente di 17.3 metri. La costruzione di una scogliera parallela prima del 1981 è responsabile del rapido avanzamento della linea di riva (+63.8 metri) che si registra fra il 1976 e il 1981. In pratica si venne a determinare un tratto di litorale estremamente protetto con apertura verso Est. Da questa apertura entrarono ingenti quantità di sedimenti fino a che il varco non fu completamente chiuso. Questa situazione ebbe ripercussioni estremamente negative sulle spiagge poste ad ovest (Settore 44) ed impose il dragaggio della zona di maggiore sedimentazione in modo da tenere aperto un varco per il ricambio idrico nello specchio acqueo racchiuso dalla scogliera e in cui defluiscono ancora i canali collegati alla vecchia foce del Cornia.

Quadro di riferimento normativo ed aspetti metodologici

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L’evoluzione costiera nel tratto riparato dalla scogliera non è ancora terminata e l’effetto di richiamo dei sedimenti dalla spiaggia vicina è ancora evidente.

Settore 44 - Dal limite del molo alla foce della Cornia nuova (3.278 m)

Si tratta di un ampio settore privo di difese costiere se si esclude la piccola protezione posta alla foce di un fosso di scolo. Questa comunque era molto efficiente negli anni ‘70, quando determinò un notevole protendimento della spiaggia protetta, mentre oggi costituisce un riparo assai modesto.

Questo settore, in protendimento fra il 1938 e il 1954 (+3.1 metri), subì una rapida erosione fra il 1954 e il 1976 (-43.1 metri; -1.96 m/anno) prevalentemente a seguito della costruzione della scogliera parallela presente nel settore 43.

L’erosione proseguì con un ritmo accelerato anche fra il 1976 e il 1981 (-12.0 metri; -2.40 m/anno), mentre nell’ultimo periodo analizzato (1981-’96) si è notevolmente attenuata (-0.23 m/anno) a seguito dell’intasamento della bocca dell’insenatura.

Complessivamente questo tratto di costa ha perso più di 55 ettari di arenile e non è pensabile che tutto il materiale sia fluito dietro alla scogliera. Il deficit di questo settore deve essere messo anche in relazione alla riduzione dell’input fluviale del Cornia, riduzione che si è fatta sentire in modo più evidente sulle spiagge più direttamente alimentate da questo fiume.

Un elemento di elevata vulnerabilità in questo tratto di costa è soprattutto la mancanza pressoché totale della duna. Tale situazione determina da una parte la mancanza di un serbatoio di maetriale sabbioso da cui la natura attinge nei periodi di erosione e dall’altra tale lacuna determina una acclività molto bassa della battigia. Questi due fattori determinano una situazione di vulnerabilità nei confronti dell’azione del mare. In questo tratto si notano molti alberi oramai seccati lambiti costantemente dal mare, ed altri ancora agonizzanti in sui cui il mare arriva in condizioni climatiche avverse.

Settore 45 - Dalla foce della Cornia nuova a Ponte San Martino (2.340 m)

Il settore 45 inizia, di fatto, ad est della Centrale di Torre del Sale e non include la piccola spiaggia delimitata da due opere perpendicolari a riva posta fra la Foce del Cornia e la centrale stessa, che comunque risulta oggi più ristretta rispetto a quanto non lo fosse nel 1981.

Il tratto di 2340 metri di litorale che costituisce questo settore è diviso in due parti dai moli guardiani del Fosso Acquaviva. Anche se l’analisi verrà effettuata per tutto il settore, è opportuno sottolineare che la prima parte, di circa 750 metri, risulta praticamente stabile dato che i sedimenti non possono subire una dispersione laterale a causa delle opere che lo delimitano e la dispersione verso il largo è evidentemente assai modesta o bilanciata dai deboli afflussi del Cornia.

Quadro di riferimento normativo ed aspetti metodologici

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Complessivamente questo settore risulta in avanzamento fra il 1938 e il 1954 (+1,6 m) ed in erosione nei periodi successivi (-4.9, -2.2 e -4.7 negli intervalli 1954-76, 1976-’81 e 1981-’96). I tassi di spostamento della linea di riva, dopo la fase di avanzamento (+0.10 m/anno), si mantengono su valori di arretramento costanti di circa 0.20 ÷ 0.40 m/anno.

I dati sopra riportati, non mettono in luce il reale stato di degrado della linea di riva. Se da una parte il tratto tra Torre del sale e il fosso Acquaviva come già detto non desta alcuna preoccupazione , anzi, possiamo considerarlo quasi in equilibrio,il tratto dal fosso Acquaviva e S. Martino, è quello che risulta più in erosione. Per cui il dato medio di erosione estrapolato per tutto il trattto di costa dovrà essere considerato più basso nel tratto torre del sale fosso acquaviva e più alto nel tratto più ad est.

E comunque importante sottolineare due cose da un lato, una erosione di circa 0,4 m/anno in una battigia di qualche metro assume valori allarmanti ed in secondo luogo, in questo tratto di costa l’azione del mare sta già smantellando la duna, ossia, in alcuni punti possiamo asserire che è praticamente scomparsa la battigia.

Fortunatamente in questo tratto si rilevano alcuni affioramenti di beach rock ossia placche leggermente immergenti verso il mare costituide da sabbie cementate che determinano una difesa naturale al fenomeno erosivo.

Complessivamente fra il 1954, anno di massima espansione della spiaggia, e il 1996 si sono persi circa 10 ettari di arenile.

Settore 46 - Da Ponte San Martino a La Scogliera (3.919 m)

Questo ampio settore è completamente libero da ogni struttura di difesa costiera se si esclude la protezione della foce che lo delimita verso Est.

Nonostante ciò la linea di riva, in particolare sul lato più orientale, si presenta estremamente irregolare, a causa di frequenti ondulazioni dovute alla presenza discontinua di un affioramento di beach-rock in prossimità della battigia.

Dopo un periodo di erosione più decisa (-3.1 metri; -0.19 m/anno) fra il 1938 e il 1954, questo tratto di litorale si è mantenuto quasi in equilibrio, arretrando di un solo metro e mezzo dal 1954 ad oggi.

Le oscillazioni della linea di riva in corrispondenza delle cuspidi sono di fatto più marcate degli spostamenti medi della linea di riva nei vari periodi.

L’attenta osservazione delle linee di riva mostra in verità una situazione differenziata all’interno del settore: il tratto occidentale risulta in leggero arretramento, mentre quello orientale è mediamente in protendimento.

Quadro di riferimento normativo ed aspetti metodologici

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Settore 47- Dal Fosso Corniaccia a Prato Ranieri (3.900 m)

Il limite orientale di questo tratto è posto al di fuori del territorio provinciale, ma si è ritenuto opportuno conservare la delimitazione e numerazione dei settori come risulta dal documento della Regione Toscana, anche se il rilievo del 1996 non si estende per tutto il settore.

Prima del 1976 anche questo tratto di costa era privo di difese artificiali e protetto in modo discontinuo dagli affioramenti di beach-rock. Anche Torre Mozza, ormai sulla battigia, costituiva un modesto elemento di discontinuità.

In quegli anni il litorale è passato da una fase di erosione (-3.4 m nel periodo ‘38-’54) ad una di avanzamento (+3.2 m dal ‘54 al ‘76), con tassi comunque assai ridotti ( -0.21 e +0.15 m/anno rispettivamente).

La cartografia del 1981 mostra la presenza delle scogliere parallele di Baia Toscana ormai già collegate alla battigia e quelle di Prato Ranieri già abbondantemente riempite, ma il settore nel suo complesso subisce un arretramento della linea di riva di 2.5 m, ad un tasso di 0.50 m/anno. E’ anche evidente la maggiore erosione delle spiagge più prossime alle difese i cui sedimenti sono fluiti nella zona riparata.

L’ultimo periodo considerato (1981-’96) mostra il settore (limitatamente ai primi 2.727 metri, fino al Casello del Genio Civile) in leggero protendimento (+2.1 metri; +0.14 m/anno).

Inquadramento naturalistico dell’area costiera di Sterpaia

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3. INQUADRAMENTO NATURALISTICO DELL’AREA COSTIERA DI STERPAIA

3.1 INTRODUZIONE

L’analisi del paesaggio vegetale, della distribuzione dei diversi habitat e delle specie di flora e fauna di maggiore interesse conservazionistico costituisce un elemento propedeutico ad una ottimale progettazione preliminare degli interventi. Tale inquadramento naturalistico consente di meglio finalizzare l’intervento verso il recupero degli ambienti dunali di Sterpaia, ricostituendo interruzioni ecologiche, eliminando eventuali elementi di criticità, ma soprattutto valorizzando gli elementi naturalistici esistenti. L’analisi consente anche di ridurre gli eventuali impatti della fase di realizzazione degli interventi.

3.2 INQUADRAMENTO VEGETAZIONALE E FLORISTICO

Lo studio vegetazionale e floristico è stato effettuato tramite la raccolta e l’analisi della documentazione bibliografica esistente, mediante sopralluoghi realizzati nell’area di studio e attraverso l’analisi di foto aeree. L’analisi in loco è stata finalizzata ad una verifica delle tipologie vegetazionali presenti, analizzando soprattutto gli aspetti fisionomico-strutturali, la loro composizione floristica e la caratterizzazione ecologica. Le unità di vegetazione individuate sono state classificate secondo la codificazione europea Corine Biotopes (Commission of the European Communites, 1991) e sono state quindi attribuite alle rispettive unità fitosociologiche (Braun-Blanquet, 1932). L’analisi della flora è stata realizzata mediante la caratterizzazione floristica di ciascuna unità di vegetazione. Gran parte delle informazioni derivano dal quadro conoscitivo naturalistico, interno al Piano particolareggiato della Costa orientale della Sterpaia, realizzato dalla stessa NEMO srl nel 1999. Tale quadro ha costituito l’elemento di riferimento principale aggiornato ed approfondito, mediante indagini in campo nei mesi di aprile e maggio 2009. Altre informazioni sulle componenti biologiche derivano da lavori inerenti la vegetazione forestale (Arrigoni, 1998; Arrigoni e Menicagli, 1999) e i tipi forestali (Mondino, 1997; Mondino e Bernetti, 1998) della Toscana. Relativamente alla presenza di habitat e specie di flora di particolare interesse naturalistico è stato consultato l’archivio del progetto RENATO - Repertorio Naturalistico Toscano (Università di Firenze, Museo di Stria Naturale, 2003; Sposimo e Castelli, 2005).

Inquadramento naturalistico dell’area costiera di Sterpaia

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Gli elementi vegetazionale più caratterizzanti l’area di Sterpaia sono costituiti dalle relitte aree dunali (perlopiù costituite da dune fossili), soggette a fenomeni di degrado, dalle aree palustri retrodunali e dal bosco mesoigrofilo. In particolare le relitte aree umide interne o retrostanti l’ANPIL di Sterpaia costituiscono, assieme alla confinante Riserva Naturale Padule Orti Bottagone, un sistema di aree palustri salmastre di grande interesse vegetazionale ma soprattutto faunistico. Questo sistema risulta citato come “Casse di colmata del Fiume Cornia presso Piombino” nel programma di ricerca territoriale sulle zone naturali da proteggere del CNR e Min. L.L.P.P. (AA.VV., 1971) e successivamente segnalato da Tomei e Garbari (1979). L’area risulta segnalata anche nella recente indagine sulle zone umide della Toscana (Tomei e Guazzi, 1993) ove è classificata come zona umida costiera salmastra 1 “Torre del Sale”. L’area non risulta segnalata nel lavoro di Gehu et al. (1984) relativo alla vegetazione litoranea italiana ove si cita la vicina area confinante di “Stagni e paludi di Bolgheri”. Informazioni più generali sull’area di Sterpaia sono presenti in lavori realizzati dal Comune di Piombino relativi al territorio comunale (AA.VV., 1973; Comune di Piombino, 1994a), indagini sulle lottizzazioni abusive (Comune di Piombino, 1990) o in documenti inerenti il Parco Pubblico Territoriale della Sterpaia e della Costa Orientale (Comune di Piombino, 1986; 1994b). Informazioni vegetazionali relative a Sterpaia sono presenti in un recente lavoro sul sistema dunale della Provincia di Livorno (Provincia di Livorno, 1997), mentre alcune informazioni sono presenti in Solla (1891a; 1891b). L’area risulta sommariamente descritta come “Fascia costiera da Torre del Sale a Torre Mozza” nella zone inserite nella “Toscana da proteggere” (Regione Toscana, 1994) ed è inoltre citata in altri lavori (Rombai, 1977; Gazzola e Insolera, 1982). L’inquadramento vegetazionale è stato realizzato mediante fotointerpretazione e verifiche sul campo al fine di individuare e cartografare le unità fisionomiche di vegetazione secondo la classificazione europea degli habitat sensu CORINE (Commission of the European Community, 1991). Le unità, già cartografate nell’ambito del Piano Particolareggiato della Costa orientale della Sterpaia, rappresentano situazioni omogenee per caratteri ecologici (in particolare edafici) e per copertura vegetazionale, ove i singoli habitat sono individuati mediante il rispettivo codice Corine Biotopes:

1 Zone umide costiere salmastre: acqua con contenuto di sali superiore a 500 mg/l (Tomei e Guazzi, 1993)

Inquadramento naturalistico dell’area costiera di Sterpaia

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Formazioni delle dune sabbiose

• Costa sabbiosa priva di vegetazione (14) • Vegetazione psammofila rada con specie dei Cakiletea maritimae (17.2), formazioni a

Agropyron junceum delle dune embrionali (16.211) ed elementi dell’ordine Ammophiletalia (16.212)

• Vegetazione psammofila del sistema dunale relitto con specie tipiche delle formazioni a dominanza di Ammophila arenaria (16.212) e con elementi di Crucianellion maritimae (16.223)

• Vegetazione retrodunale densa con mosaico di elementi relitti di Ammophiletalia (16.212), formazioni a Juncus acutus (16.31) ed elementi dei Thero-Brachipodietea (16.229)

• Formazioni dunali a Juniperus oxycedrus ssp. macrocarpa (16.27) in mosaico con formazioni di sclerofille arbustive sempreverdi dei Cisto-Lavanduletalia (16.28) e dei Pistacio-Rhamnetalia alaterni (32.21)

• Dune con foreste di Pinus pinea e/o Pinus pinaster, Pinus halepensis (16.29) Formazioni palustri di specie alofile, specchi d’acqua salmastra

• Stagni e depressioni umide interdunali e retrodunali con specchi d’acqua salmastra (16.31)

• Prati alofili saltuariamente inondati (15.5) e fruticeti alofili (15.6) con rari elementi pionieri di salicornie ed altre specie annuali (15.1)

• Formazioni a Tamarix sp.pl. (44.813; 83.3) su prati alofili saltuariamente inondati (15.5) e fruticeti alofili (15.6)

• Mosaico di canneti a Pragmithes australis (53.1), tamariceti (44.813; 83.3), prati alofili saltuariamente inondati (15. 5) e fruticeti alofili (15.6)

• Mosaico di canneti a Pragmithes australis (53.1) con prati alofili saltuariamente inondati (15.5) e fruticeti alofili (15.6)

• Corsi d’acqua, canali con acqua salmastra privi di vegetazione (23.1; 89.13)

• Formazioni dense di elofite (canneti) a Pragmithes australis (53.1) • Formazioni di Tamarix sp.pl. di origine naturale (44.813) o derivanti da impianti

artificiali (83.3) Formazioni arboree mesoigrofile e termofile

• Boschi mesoigrofili a dominanza di Fraxinus oxycarpa (44.4) con elementi termofili dei Quercetalia pubescentis (41.73)

• Formazioni arboree con Fraxinus oxycarpa (44.4) alternate a elementi arborei dei Pistacio-Rhamnetalia alaterni (32.11; 13.21)

Inquadramento naturalistico dell’area costiera di Sterpaia

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• Mosaico di boschi mesoigrofili a Fraxinus oxycarpa (44.4) e tamariceti (44.813) • Formazioni arboree miste a Fraxinus oxycarpa (44.4), con elementi dei Quercetalia

pubescentis (41.73), alternate a specie dei Pistacio-Rhamnetalia (32.21) e Quercetalia ilicis (32.11)

• Formazioni miste con rimboschimenti di conifere (83.31) e boschi mesoigrofili a Fraxinus oxycarpa (44.4)

• Formazioni di macchia mediterranea dei Pistacio-Rhamnetalia (32.11; 32.21) Impianti di specie esotiche, rimboschimenti, formazioni antropofile di degradazione

• Rimboschimenti di conifere (83.31) • Formazioni miste di tamariceti (44.813) e pinete (16.29) • Formazioni di Tamarix sp.pl. di origine naturale (44.813) o derivanti da impianti

artificiali (83.3) • Formazioni fortemente antropizzate con mosaico di piantagioni di eucalipti (83.322),

conifere esotiche (83.312), formazioni lineari di siepi (84), tamariceti (44.813; 83.3) e formazioni erbacee di sostituzione, a dominanza di graminacee, di scarso valore naturalistico, incolti (87.1; 87.2)

• Formazioni erbacee di sostituzione, a dominanza di graminacee, di scarso valore naturalistico, incolti (87.1-87.2)

• Coltivazioni erbacee intensive (82.1) Aree edificate, strade

• Edifici, urbanizzato, strade asfaltate (86) • Strade sterrate, piazzali sterrati (86) • Scogliere

Rispetto a tale sistema vegetazionale vengono di seguito descritte esclusivamente le unità riconducibili all’ecosistema dunale, direttamente interessato dal progetto. FORMAZIONI DELLE DUNE MOBILI E FISSE Gli ambienti dunali di Sterpaia presentano ancora, pur in una situazione di forte riduzione quantitativa e qualitativa, relittuali habitat dunali e tipici popolamenti floristici psammofitici. I fenomeni di erosione costiera, soprattutto nella porzione più occidentale, il carico turistico estivo e le opere antropiche costiere hanno ridotto questi ambienti ad una condizione relittuale. Frequenti sono i fenomeni di erosione a carico della duna fissa, mentre la duna mobile in molte aree non esiste quasi più.

Inquadramento naturalistico dell’area costiera di Sterpaia

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La individuazione delle formazioni di psammofite e la loro descrizione è di estrema importanza anche in considerazione della loro estrema fragilità nei confronti del condizionamento antropico. Tali formazioni costituiscono infatti uno degli habitat oggi più rari sia in Italia (Querini, 1969; Arrigoni, 1981) che a livello comunitario (AA.VV., 1992; Albanese, 1991; Doody, 1991; Salman, 1991), ospitano numerosi habitat di interesse regionale (di cui alla LR 56/2000 e succ. modif.) e comunitario (di cui alla Direttiva 92/43/CEE e succ. modif.) e costituiscono un importante target di conservazione del piano d’azione per la tutela della biodiversità della Regione Toscana in corso di realizzazione. Nell’ambito dell’area di studio i migliori esempi di ambiente dunale si localizzano lungo la costa tra Carlappiano (ad ovest) e Mortelliccio2 (ad est), con particolare riferimento al tratto centrale ove è presente un tipico ambiente dunale con specie annuali di anteduna, ammofileti e agropireti, formazioni di duna fissa e ginepreti. In questa zona la duna mostra quindi una serie completa costituita da:

• arenile • eventuale sistemazione di protezione • ante duna (Cakile maritima, Euphorbia peplis, Xantium italicum, Sporobolus pungens,

Agropyron junceum) • formazioni erbacee psammofile di duna mobile (Ammophila arenaria, Eryngium

maritimum, Anthemis maritima, Medicago marina, Helichrysum stoechas, Lagurus ovatus)

• formazioni erbacee psammofile di retroduna (Crucianella maritima, Pancratium maritimum, Centaurea sphaerocephala, Matthiola sinuata)

• junceto retrodunale (Juncus acutus) • formazioni a ginepro coccolone (Juniperus oxycedrus ssp. macrocarpa con Rhamnus

alaternus, Pistacia lentiscus) • duna fissa con pinete e sottobosco di macchia mediterranea ( pineta su macchia con

Pistacia lentiscus, Myrtus communis, Cistus salvifolius, Cistus monspeliensis, Phillyrea angustifolia)

• formazioni arboree mesoigrofile retrodunali • paludi salmastre retrodunali

Nell’ambito della stesso tratto sono inoltre presenti dune con densa copertura di Juniperus oxycedrus ssp. macrocarpa frammisto a specie tipiche di macchia. Un ulteriore tratto situato ad ovest di Luna beach ospita dune mobili con interessanti presenze floristiche quali Echinophora spinosa ed Eryngium maritimum, specie non comuni nell’area si Sterpaia.

Inquadramento naturalistico dell’area costiera di Sterpaia

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I sistemi dunali più alterati presentano in generale il seguente profilo:

• arenile; • intervento di protezione (metodo Ingannamorte, barriera di scope, ecc.) • fronte della duna fissa (massimo 2 m) con Carpobrotus acinaciformis o Tamarix sp.pl. • relitte cenosi psammofile dense sulla sommità della duna fissa con graminacee

cespitose; • pinete degradate; • formazioni arboree mesoigrofile retrodunali; • paludi salmastre

E’ stato verificato come la realizzazione degli interventi di protezione della duna (metodo Ingannamorte, barriere di scope, ecc.) ha influito positivamente sulle formazioni retrostanti. Nei tratti di duna fortemente degradati le specie psammofile non sono più disposte nella tipica zonizzazione a fascie parallele alla costa secondo gradienti ecologici (vegetazione azonale) ma costituiscono invece un relitto mosaico ambientale frammisto a specie di minore importanza ecologica e spesso antropofile. Nei tratti più degradati la flora psammofila è sostituita o affiancata da specie quali Carpobrotus acinaciformis (particolarmente abbondante fino a totalmente dominante in loc. Carbonifera), Pittosporum tobira, Tamarix sp.pl., ecc. Ove la duna è fortemente degradata anche le formazioni vegetali retrostanti sono spesso in stato di deperimento, con una forte degradazione dei ginepreti costieri, dei giuncheti retrodunali ed in alcuni casi anche delle pinete dunali (quest’ultime fortemente danneggiate dalle mareggiate di fine novembre primi dicembre 2008). Vegetazione annua delle linee di deposito marine (Cakiletea maritimae) Cod. Corine: 17.2; Cod. Habitat: 17.2; Cod. Natura 2000: 1210 Vegetazione effimera nitro-alofila delle linee di deposito marino Syntaxa fitosociologico: Cakiletea maritimae Rada vegetazione terofitica e alo-nitrofila colonizzante la prima fascia sabbiosa prospicente la battigia ed insediandosi quindi a ridosso della zona afitoica su substrato sabbioso salso e ricco di materiali organici. Tra le specie caratteristiche sono presenti: Cakile maritima, Poligonum maritimum, Xantium italicum, Euphorbia peplis. Si tratta di una delle formazioni di psammofite più rare nella fascia costiera di Sterpaia che maggiormente è stata condizionata dai fenomeni di degradazione della duna mobile. Specie caratteristiche di questo syntaxa si rinvengono non di rado all’interno di formazioni dunali di degradazione anche in stazioni di pochi metri quadrati in prossimità degli interventi di protezione (metodo Ingannamorte o altri).

Dune mobili embrionali mediterranee

Inquadramento naturalistico dell’area costiera di Sterpaia

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Cod. Corine: 16.211; Cod. Habitat: 16.211; Cod. Natura 2000: 2110 Dune mobili embrionali mediterranee con vegetazione psammofila Syntaxa fitosociologico: Ammophiletea Si tratta delle prime formazioni della fascia dunale costituite da graminacee consolidatrici quali Agropyron junceum, Sporobolus pungens, Calystegia soldanella, Medicago marina, Anthemis maritima, Pancratium maritimum. In particolare tale habitat costituisce il limite interno della spiaggia e la prima formazione delle dune. Tale habitat è presente in modo estremamente raro e frammentato costituendo, assieme alla precedente, una delle formazioni vegetali che maggiormente ha subito il danneggiamento ad opera dei processi di erosione della costa. Formazioni a dominanza di Agropyron junceum sono presenti nelle stazioni di fascia dunale meglio conservate in corrispondenza di RivaVerde. Dune mobili del cordone litorale con presenza di Ammophila arenaria (dune bianche) Cod. Corine: 16.212; Cod. Habitat: 16.212; Cod. Natura 2000: 2120 Dune mobili del cordone litorale con presenza di Ammophila arenaria Syntaxa fitosociologico: Ammophiletea

Fascia dunale ricca di psammofite costituite perlopiù da erbe perenni radicate profondamente ed in grado di stabilizzare le aree di duna. Tra le specie più diffuse si segnalano: Ammophila arenaria, Sporobolus pungens, Pancratium maritimum, Euphorbia paralias, Eryngium maritimum, Medicago marina, Anthemis maritima, Silene colorata, Centaurea sphaerocéphala, Lagurus ovatus. Costituisce l’habitat più caratteristico ed ecologicamente evoluto della fascia dunale ove la specie Ammophila arenaria costituisce l’elemento peculiare ed edificatore. Si presenta in modo particolarmente esteso a Riva Verde. Dune fisse del litorale del Crucianellion maritimae Cod. Corine: 16.223; Cod. Habitat: 16.223; Cod. Natura 2000: 2210 Syntaxa fitosociologico: Crucianellion maritimae Si tratta di cenosi diffuse nella prima fascia di retroduna, caratterizzate dalla presenza di Crucianella maritima, Pancratium maritimum, Anthemis maritima, Helychrisum stoechas, distribuite nell’area mediterranea centrale ed occidentale. Si tratta di formazioni estremamente frammentate presenti quasi esclusivamente nella zona costiera prospicente Riva Verde.

Inquadramento naturalistico dell’area costiera di Sterpaia

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Non di rado in tale fascia sono presenti anche specie delle dune consolidate ad Ammophila arenaria e i primi arbusti colonizzatori della fascia a macchia mediterranea o a ginepro coccolone più interna. Dune con prati dei Brachypodietalia e vegetazione annua Cod Corine: 16.229; Cod. Habitat: 16.229; Cod. Natura 2000: 2240 Syntaxa fitosociologico: Thero-Brachypodietea Si tratta di porzioni di formazioni dunali caratterizzate dalla presenza di prati aridi mediterranei, più o meno densi, di erbe graminoidi (terofite) dei Thero-Brachypodietalia, con presenza di Fumaria capreolata e Plantago coronopus e con un certo numero di specie dei Festuco-Brometea. *Dune costiere con Juniperus sp. pl. Cod. Corine: 16.27; Cod. Habitat: 16.27; Cod. Natura 2000: 2250 Syntaxa fitosociologico: Pistacio-Juniperetum macrocarpae (Juniperion lyciae) Formazioni a dominanza di ginepri delle aree retrodunali e delle dune consolidate mediterranee e atlantiche caratterizzate dalla presenza di Juniperus oxycedrus subsp. macrocarpa (ginepro coccolone). Si tratta di un habitat classificato come prioritario dalla Direttiva 92/43/CEE (Regione Toscana, 1996) situato nelle zone di transizione tra la vegetazione prettamente psammofila e quella forestale. L’alleanza Juniperion lyciae comprende formazioni a dominanza di ginepri sia delle fasce costiere sabbiose che rocciose. In particolare nell’area oggetto di studio si tratta di formazioni con la presenza, oltre al ginepro coccolone, di altre specie termofile quali Pistacia lentiscus, Phillyrea angustifolia, Myrtus communis, Rhamnus alaternus e Smilax aspera. Nell’area di studio queste formazioni sono particolarmente estese nelle zone retrodunali di Riva Verde, a costituire, assieme alla fascia dunale una delle aree di maggiore interesse naturalistico, anche se in parte alterata dalla realizzazione di vie di accesso alla spiaggia e dalla presenza di alcuni impianti di esotiche. In quest’area (prospicente Riva Verde) le formazioni meglio conservate sono costituite da gruppi di Juniperus oxycedrus ssp. macrocarpa a costituire un mosaico con la vegetazione psammofila di duna e con i giuncheti a Juncus acutus e delimiati verso l’interno da una ampia pineta a Pinus pinea. Elementi relitti di queste cenosi sono presenti tra la foce del Fosso Corniaccia e la Carbonifera a costituire assieme alle pinete una esigua duna fissa delimitata verso l’interno da vaste aree di palude salmastra. A ovest di Riva Verde i ginepreti costieri sono quasi del tutto assenti e presenti soltanto con esemplari isolati.

Inquadramento naturalistico dell’area costiera di Sterpaia

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Dune con vegetazione di sclerofille dei Cisto-Lavanduletalia Cod. Corine: 16.28; Cod. Habitat: 16.28; Cod. Natura 2000: 2260 Syntaxa fitosociologico: Cisto-Lavanduletalia Si tratta di tipiche formazioni di macchia mediterranea localizzate spesso a costituire un mosaico con i ginepreti costieri, con le formazioni dei Pistacio-Rhamnetalia alaterni o con le altre formazioni delle dune fisse. *Dune con foreste di Pinus pinea e/o P. pinaster Cod. Corine: 16.29; Cod. Habitat: 16.29; Cod. Natura 2000: 2270 Syntaxa fitosociologico: Formazioni a Pinus sp.pl. su stadi di degradazione dei Quercetea ilicis Si tratta di un habitat prioritario costituito da formazioni di conifere di impianto artificiale con sottobosco costituito da forme di degradazione della originaria copertura vegetale. In particolare sono presenti situazioni in cui la vegetazione naturale del sottobosco è quasi del tutto assente o è costituita da formazioni pioniere erbacee e situazioni in cui le pinete si sviluppano su uno strato dominato costituito da una densa macchia mediterranea. Il primo caso si riscontra soprattutto nelle aree maggiormente utilizzate dal turismo estivo e dove si realizza un intenso calpestio e costipamento del terreno. Si tratta perlopiù di pinete di Pinus pinaster (Buccianti, 1975) e Pinus halepensis mentre pinete di Pinus pinea si rinvengono solo al limite orientale dell’area nel campeggio presso Torre Mozza e in un ampio nucleo su duna fissa di Riva Verde a costituire un elemento di notevole valenza paesaggistica. Caratteristici elementi “antropici” del sistema dunale sono i cosiddetti “Orti del Tesi”, cioè rimboschimenti di Pinus halepensis protetti e circondati da siepi morte. Le pinete costituiscono una fascia di vegetazione più o meno continua presente lungo la duna fissa a delimitare la fascia dunale esterna e le formazioni di psammofite dalle associazioni umide retrodunali costituite da boschi planiziari e da paludi salmastre. Le pinete sono del tutto assenti solo a ovest di Torre del Sale dove i processi di erosione costiera sono particolarmente intensi ed hanno portato alla quasi totale eliminazione della duna fissa. Ove il sottobosco è particolarmente sviluppato, soprattutto nelle pinete di Pinus pinea, si localizzano specie quali Rhamnus alaternus, Pistacia lentiscus, Smilax aspera, Phyllyrea angustifolia, Myrtus communis, Cistus salvifolius. In molte pinete dunali di Pinus pinaster e/o Pinus halepensis si sono formate cenosi miste di pini e macchia mediterranea, con un sottobosco chiuso a dominanza di Smilax aspera. Le pinete dunali mostrano spesso scadenti condizioni vegetative, dovute alla mancanza di cure colturali, ai fenomeni di erosione della duna fissa e all’azione dei venti marini. In alcuni casi le pinete hanno subito anche danni da incendio.

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Le pinete sono state nel passato (primi anni ‘80) danneggiate anche da agenti patogeni quali i coleotteri corticicoli (Tomicus piniperda o T. destruens). Oggi sembra risultare particolarmente abbondante la presenza della processionaria (Thaumetopoea pityocampa). Questi fenomeni di degradazione delle pinete dunali sono diffusi non solo nel parco di Sterpaia ma sono presenti in generale in tutta la zona costiera toscana, danneggiando fortemente quello che costituisce un caratteristico elemento del paesaggio costiero (Anzilotti, 1957; Bosetto, 1961; Paiero, 1971; Fanfani, 1973; Gatteschi e Milanese, 1986-88; Gatteschi e Milanese, 1988; Arrigoni, 1993; Regione Toscana, 1993). Formazioni di sclerofille arbustive sempreverdi Cod. Corine: 32.21 Syntaxa fitosociologico: Pistacio-Rhamnetalia alaterni; Cisto-Lavanduletalia Formazioni arbustive termo-mediterranee (Pistacio-Rhamnetalia alaterni) con elementi dalla macchia silicicola mediterranea (Cisto-Lavanduletalia) formano boscaglie e stadi di degradazione arbustiva costituiti da specie termoxerofile quali Pistacia lentiscus, Rhamnus alaternus, Rubia peregrina, Myrtus communis, Osyris alba, Lonicera implexa, Clematis flammula. Tali formazioni si rinvengono perlopiù in mosaici con altre cenosi (in particolare nei ginepreti costieri e nel sottobosco delle pinete) Formazioni di una certa estensione di macchia mediterranea non frammista ad altre unità si localizzano nella vegetazione dunale a sud della loc. La Carbonifera, delimitate dalle pinete dunali o al confine tra le pinete e la zona umida retrodunale. Non di rado sono evidenti dei processi di colonizzazione delle aree umide ad opera delle specie della macchia mediterranea, conseguenti a a fenomeni di interramento delle aree palustri. Specie arboree o alto arbustive tipiche di questi syntaxa si localizzano anche nei boschi misti a dominanza di Fraxinus oxycarpa ai limiti sud orientali del bosco planiziaro di Riva Verde a in zone retrodunale sempre di Riva Verde. Formazioni arboree di sclerofille e stadi di degradazione arbustivi Cod. Corine: 32.11 Syntaxa fitosociologico: Quercetalia ilicis Si tratta di formazioni con elementi arborei di Quercus ilex, Quercus suber, Rhamnus alaternus, Pistacia lentiscus, Arbutus unedo, Phyllirea angustifolia e con specie erbacee quali Asparagus acutifolius, Smilax aspera, Lonicera sp.pl. Rubia peregrina, Ruscus aculeatus, Viburnum tinus, Asplenium onopteris e Laurus nobilis. Tali formazioni non costituiscono quasi mai unità omogenee ma si presentano frammiste con altre specie arboree a costituire parte del bosco misto ultracentenario di Sterpaia. Si tratta cioè

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di formazioni miste con dominanza di Fraxinus oxycarpa con elementi dei Quercetalia pubescentis, dei Quercetalia ilicis e dei Pistacio-Rhamnetalia alaterni presenti ai limiti sud orientali del bosco planiziaro di Riva Verde.

PALUDI SALMASTRE Nelle zone retrodunali di Sterpaia sono ancora presenti paludi salmastre relitte a testimonianza di un caratteristico paesaggio della costa livornese oggi in gran parte scomparso in seguito agli interventi di bonifica (Pellegrini, 1984). Vaste aree paludose erano ancora presenti alla metà del 1800 come dimostrano gli elaborati cartografici del Catasto Leopoldino (Comune di Piombino, 1994). Attualmente le aree umide più estese sono relegate in prevalenza nel Padule Orti Bottagone e ai Perelli, mentre zone palustri minori sono localizzate in zone retrodunale lungo la costa tra la foce del Fiume Cornia e Torre Mozza. Nel 1940, nonostante la notevole riduzione delle aree umide, ai confini orientali di Sterpaia, presso il Fosso Corniaccia, era ancora presente una vasta palude, in parte delimitato da un bosco planiziario. Tali aree umide palustri salmastre rappresentano non solo un importante e sempre più raro esempio di formazioni vegetali alofile, ma costituiscono anche un importante habitat per la fauna, rappresentando il sito di sosta e svernamento per numerose specie di uccelli. In tale contesto sono di particolare interesse anche i caratteristici mosaici di tamariceti e formazioni di alofite (salicornieti, artrocnemeti, ecc.) così abbondanti nella zona, con particolare riferimento all’area dei Perelli. Si tratta di una zona di notevole interesse avifaunistico, zona di svernamento e sosta di numerose specie di avifauna e luogo di riproduzione di Falco di palude e del Tarabuso. Le diverse cenosi alofile costituiscono un unico caratteristico mosaico ambientale dove le singole unità (salicornieti, giuncheti, artrocnemeti, ecc.) sono difficilmente cartografabili. Al limite orientale della fascia costiera le prime formazioni sono presenti tra La Scogliera ed il Campeggio Pappasole a costituire alcune praterie di alofite di particolare interesse e ancora in buono stato di conservazione, anche grazie alla presenza di percorsi obbligati per l’accesso dei bagnati alla spiaggia. Tra La Carbonifera e e la foce del Fosso Corniaccia le aree paludose salmastre, in parte frammiste a tamariceti e a canneti, costituiscono un’ampia fascia retrodunale interrotta solo dagli accessi alla spiaggia e delimiatate verso l’interno dal Canale Allacciante Cervia. Nella zona di Riva Verde e fino in prossimità del Secondo Ponte dei Perelli le paludi salmastre in buono stato di conservazione sono localizzate esclusivamente lungo alcuni fossi e depressioni che attraversano la porzione settentrionale di Riva Verde internamente alle cenosi arboree planiziarie. In quest’ultima area infatti le originarie aree paludose retrodunali che nel passato costituivano delle ampie lagune costiere sono state bonificate anche dalla recente

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utilizzazione turistica con riporti di materiale ghiaioso per “ ... rialzare il suolo e poterlo lottizzare.” (Comune di Piombino, 1986). Attualmente con l’eliminazione del villaggio abusivo di Riva Verde le aree, sia a valle che a monte del Canale Allacciante Cervia, stanno recuperando elementi di naturalità anche se le condizioni edafiche frenano tale recupero. Gran parte delle aree retrodunali di Riva Verde, soprattutto nella porzione centrale e orientale (al confine con il Fosso Corniaccia) presentano formazioni miste di specie alofile e tamariceti evidenziando una notevole potenzialità ambientale. Verso ovest ampie aree palustri retrodunali si localizzano poi tra il Secondo Ponte dei Perelli e Torre del Sale. A ovest della foce del Fiume Cornia una fascia palustre a dominanza di tamerici si localizza a diretto contatto con l’arenile per la ormai completa erosione del sistema dunale che in quest’area “... non è più geomorfologicamente definibile ...” (Provincia di Livorno, 1997). Depressioni umide interdunali Cod. Corine: 16.31; Cod. Habitat: 16.31; Cod. Natura 2000: 2190 Syntaxa fitosociologico: Juncetea maritimae Si tratta di stagni con specchi d’acqua salmastra in zone retrodunali, spesso ai confini tra sistema dunale fisso e le aree agricole interne. Si tratta di un habitat presente con superfici ridotte ed estremamente frammentate a costituire una delle componenti del mosaico di fruticeti alofili, junceti e stagni salmastri che caratterizzano le aree retrodunali. Specchi d’acqua salmastra si localizzano in particolare nelle aree umide presso La Scogliera e tra il primo ed il secondo ponte dei Perelli. Tra le specie più diffuse sono presenti Atriplex latifolia, Juncus acutus, Juncus maritimus, Puccinellia sp.pl. e Salicornia europea. Nei laghetti retodunali si localizzano probabilmente anche alcune rizofite quali Ruppia sp.pl.

Vegetazione pioniera a salicornie ed altre specie annuali Cod. Corine: 15.1, Cod. Habitat: 15.11; Cod. Natura 2000: 1310

Syntaxa fitosociologico: Thero-Salicornietea

Si tratta di un habitat presente con superfici estremamente ridotte e frammentate a costituire una delle componenti del mosaico di fruticeti alofili, junceti e stagni salmastri che caratterizzano numerose aree retrodunali. Si caratterizza per la presenza di salicornie (S. europea, S. patula) (Iberite, 1996) ed altre specie annuali, perlopiù Chenopodiaceae, che colonizzano substrati fangosi dissencatisi durante la stagione estiva.

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Prati alofili saltuariamente inondati Cod. Corine: 15.5; Cod. Habitat: 15.15; Cod. Natura 2000: 1410 Syntaxa fitosociologico: Juncetea maritimae Si tratta i formazioni ricche di emicriptofite riconducibili all’ordine Juncetalia maritimi Br.-Bl., 1931 situate in aree umidi retrodunali periodicamente inondate e con salinità non eccessivamente elevata. Tra le specie più caratteristiche si segnalano: Juncus maritimus, Juncus acutus, Carex extensa, Agrostis stolonifera, Inula crithmoides e Puccinellia sp.pl.. Fruticeti alofili mediterranei Cod. Corine: 15.6; Cod. Habitat: 15.16; Cod. Natura 2000: 1420 Syntaxa fitosociologico: Sarcocornietea fruticosae

Habitat particolarmente esteso negli stagni retrodunali salmastri dell’area costiera, caratterizzandosi per la presenza di specie perenni, perlopiù prostrate, ed in particolare frutici succulenti a distribuzione mediterraneo-atlantica. Si localizza prevalentemente nelle aree ove la concentrazione salina è maggiore. Tra le specie caratteristiche sono presenti: Sarcocornia fruticosa, Arthrocnemum glaucum, Limonium serotinum (Rizzotto, 1984), Atriplex latifolia, Agropyron pungens, Inula crithmoides, Puccinellia sp.pl., Bolboschoenus maritimus, Halimione portulacoides, Triglochin bulbosum subsp. barrelieri. All’interno del mosaico di cenosi alofile le diverse formazioni riconducibili a questa classe si dispongono secondo un gradiente ecologico strettamente legato al grado di salinità: si riscontrano quindi formazioni a Arthrocnemum glaucum in aree ipersaline e a maggiore termofilia, formazioni vegetali a dominanza di Sarcocornia fruticosa e Puccinellia sp.pl. nelle zone saline, praterie a dominanza della graminacea alotollerante Agropyron pungens e dalla composita alo-nitrofila Inula crithmoides in terreni più elevati ed evoluti a maggiore presenza di sostanza organica e con un minore grado di salinità. Tra le aree palustri mostrano un particolare interesse le aree umide salmastre retrodunali situate tra la costa e il campeggio presso la loc. La Carbonifera, ove si localizzano specie quali Bolboschoenus maritimus, Halimione portulacoides e la rara Triglochin bulbosum subsp. barrelieri segnalata in Toscana esclusivamente nella Palude della Diaccia Botrona in Provincia di Grosseto (Caruel, 1860-64), nel Palude di Suese in Provincia di Livorno (Caruel, 1860-64) e nelle Paludi del Tombolo in Provincia di Pisa (Coaro, 1987).

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3.3 INQUADRAMENTO FAUNISTICO

Per l'analisi delle componenti faunistiche presenti o potenzialmente presenti nel territorio oggetto del presente studio, sono state impiegate le seguenti metodologie di indagine: - ricerche bibliografiche relative ai popolamenti dell'area di studio e delle zone immediatamente limitrofe, limitatamente alla fauna a Vertebrati e ad Invertebrati di interesse scientifico e conservazionistico. - ricognizioni sul campo al fine di individuare le principali caratteristiche fisionomiche del territorio e di rilevare le specie di Vertebrati e di Invertebrati presenti. Nello studio faunistico particolare attenzione è stata posta alla fauna ad uccelli, per il fatto che questo gruppo si presta meglio di altri per essere utilizzato come indicatore di qualità o di degrado degli ecosistemi terrestri. I popolamenti animali Dal punto di vista faunistico, nel comprensorio de La Sterpaia si possono riconoscere le seguenti unità faunistiche: 1) Spiaggia e duna 2) Zone boscate e a macchia 3) Zone agricole e zone incolte 4) Zone umide Di seguito verrà trattata ognuna di esse separatamente, evidenziandone le particolarità faunistiche e ponendo attenzione alle entità meritevoli di segnalazione in quanto rare, minacciate o di interesse estetico. 1) Unità "Spiaggia e duna" Questa unità ambientale è ben rappresentata nell'area di studio. Gran parte di essa, tuttavia, è stata a più riprese alterata dall'intervento dell'uomo. Nonostante ciò esistono settori, seppure, ridotti, ancora sufficientemente intatti, che danno rifugio ad una fauna, soprattutto ad Invertebarati, di un certo interesse. Tra questi si ricorda il mollusco gasteropode terrestre Xerosecta contermina. La sua presenza non è ancora stata accertata nella zona de La Sterpaia ma è molto probabile, dal momento che è conosciuto per il vicino litorale di Follonica e di Cecina. Si tratta di una specie psammofila, vivente esclusivamente tra le erbe e gli arbusti delle dune ben consolidate. Presenta una tipica distribuzione tirrenica, essendo diffusa in

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modo frammentario in Nord-Africa (Tunisia) ed in Italia, dove è limitata a poche località della Sardegna centro-meridionale e della costa tirrenica, dalla Toscana alla Campania (Manganelli & Favilli, 1995). Estremamente sensibile alle modificazioni dell'habitat indotte dall'uomo, X. contermina risulta un buon indicatore di qualità dell'ambiente di duna. Allo stato attuale è seriamente minacciata per la distruzione dell'habitat causata dallo spianamento e dalla cementificazione delle coste sabbiose. Poche sono le specie di Vertebrati che frequentano regolarmente l'ambiente dunicolo. Tra i rettili si ricordano la banale Lucertola campestre (Podarcis sicula) mentre tra gli uccelli il Corriere piccolo (Caradrius dubius) e più raro Fratino (Caradrius alexandrinus). Durante la migrazione è probabile la presenza della Pivieressa (Pluvialis squatarola) ed il Corriere grosso (Caradrius hiaticula), due altre specie di caradriformi che prediligono i litorali sabbiosi. Gli unici due mammiferi che si possono rintracciare nella dune sono il Topo selvatico (Apodemus sylvaticus) e il Coniglio selvatico (Oryctolagus cuniculus), due specie di scarso interesse faunistico. 2) Unità "Zone boscate e a macchia" In questa unità ambientale sono state raggruppate, ai fini della presente indagine, aree abbastanza eterogenee quanto a composizione e a struttura della vegetazione, ma accomunate dal fatto di condividere un popolamento animale in gran parte simile. In questo modo sono state riunite tra loro le dune consolidate, dove domina una vegetazione a Juniperus sp., Rosmarinus sp., Cistus sp. (duna cespugliata), Pinus sp. e Quercus ilex (duna boscata) e ambienti a queste successivi, costituiti per la gran parte da impianti artificiali di Eucalyptus sp. e tamerice (Tamarix gallica). La fauna associata a questa unità ambientale si presenta ricca e diversificata. Tra le molte specie di Invertebrati è possibile la presenza di due interessanti insetti, il lepidottero ropalocero Ceononympha elbana e il coleottero geotrupide Ceratophyus rossii. La prima è endemica della Toscana, dove è limitata all'Elba, al Giglio a Giannutri e a poche stazioni dell'area costiera livornese e grossetana (Terzani, 1995). É specie eliofila e termofila che popola i terreni xerici a macchia e i boschi aperti. Oggi è in diminuzione in tutto il suo areale per la perdita di habitat conseguente agli incendi, all'intenso pascolo dei bovini, dei daini e dei cinghiali, alla messa a coltura degli incolti e alla urbanizzazione. Per queste ragioni è stata inclusa nella Lista Rossa delle farfalle italiane come specie in pericolo di estinzione (Prola & Prola, 1990). C. rossii è un coleottero endemico del litorale toscano, ed è molto raro, dal momento che è limitato all'area di San Rossore, ai dintorni di Follonica e all'Oasi WWF di Burano (Nistri et al., 1991). Nel comprensorio de La Sterpaia non mancano ambienti di macchia e bosco rado, adatti alla sua sopravvivenza. Passando ai Vertebrati, tra i rettili si segnalano le ubiquiste lucertola campestre (Podarcis sicula) e lucertola muraiola (P. muralis) e la più rara testuggine terrestre (Testudo hermanni), una specie inclusa nell'Allegato II della Direttiva 92/43/CEE. Possibile è la presenza di due

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rettili di interesse comunitario, il Tarantolino (Phyllodactylus europeus) ed il Cervone (Elaphe quatuorlineata), conosciuti per il vicino promontorio di Piombino (Vanni, 1981; Corti et al., 1991). Il Tarantolino riveste un grande valore biogeografico, essendo una specie paleotirrenica, che ha fatto, cioè, parte di una fauna prequaternaria che occupava quasi tutte le regioni costiere del Mediterraneo occidentale. Gli uccelli costituiscono la componente faunistica più importante, se non altro come numero di specie potenzialmente presenti (Tellini et al., 1998). Nelle zone a macchia troviamo alcuni passeriformi come l'Occhiocotto (Sylvia melanocephala), la Sterpazzolina (S. cantillans) e l'Usignolo (Luscinia megarhynchos) e la meno frequente Magnanina (S. undata), quest'ultima considerata mediamente vulnerabile come nidificante in Toscana (Sposimo & Tellini, 1995). Possibile è la presenza della Bigia grossa (S. hortensis), un'altro passeriforme minacciato come nidificante in Toscana (Sposimo & Tellini, 1995). Dove la macchia diventa meno fitta e dominano le formazioni a Pinus sp. e a leccio, si rinvengono altre specie di uccelli tra le quali le più frequenti sono il Picchio rosso maggiore (Picoides major), il Colombaccio (Columba palumbus), la Tortora (Streptopelia turtur), la Tortora dal collare orientale (Streptopelia decaocto), il Fiorrancino (Regulus ignicapillus), il Luì piccolo (Phylloscopus collybita), il Pigliamosche (Muscicapa striata), il Rampichino (Certhia brachydactyla), la Ghiandaia (Garrulus glandarius), il Fringuello (Fringilla coelebs), il Verdone (Carduelis chloris), il Cardellino (C. carduelis) e il Verzellino (Serinus serinus). Da non escludere la presenza del Lodolaio (Falco subbuteo), un falconiforme che in periodo riproduttivo frequenta le pinete costiere aperte alternate a radure. Si tratta di un rapace incluso nella Direttiva CEE 79/409, la cui distribuzione e consistenza della popolazione toscana e italiana appaiono, ad oggi, ancora poco conosciute. Meno probabile risulta, invece, la presenza del raro Cuculo dal ciuffo (Clamator glandarius), segnalato in passato e in tempi più recenti per alcune località dell'area costiera pisano-livornese e grossetana, compresa la zona del Promontorio di Piombino (Romè & Tomei, 1978). Esso, tuttavia, negli ultimi anni sembra essersi fatto ancora meno frequente. Il Riccio (Erinaceus europeus), lo Scoiattolo (Sciurus vulgaris), il Topo selvatico (Apodemus sylvaticus), l'Istrice (Hystrix cristata) e la Volpe (Vulpes vulpes) sono i mammiferi più frequenti in questa unità ambientale. Probabile è la presenza del Moscardino (Muscardinus avellanarius) e quella di alcuni chirotteri (pipistrelli) e insettivori (ad es. Crocidura sp.), anche si hanno dati certi della loro presenza nell'area. 3) Unità "Zone agricole e zone incolte" Una buona parte del territorio de La Sterpaia è occupato da zone agricole e, in misura minore, da incolti i quali si rinvengono pressoché esclusivamente ai margini delle colture e nella fascia immediatamente retrostante la duna boscata. La fauna vivente in questa unità ambientale è molto più povera in specie rispetto a quella delle superfici boscate e a macchia. Gli Invertebrati non annoverano, anche potenzialmente, specie di particolare interesse, tranne la farfalla Zerynthia polyxena, localizzata in ed in diminuzione in Italia in seguito

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all'eccessiva antropizzazione, alla messa a coltura dei terreni incolti, alla modernizzazione delle tecniche agricole e l'uso massivo e indiscriminato di erbicidi e di antiparassitari. Anche i Vertebrati, ad eccezione degli uccelli, sono presenti con specie ampiamente distribuite in tutta la Toscana e l'Italia, quali la Lucertola campestre (Podarcis sicula), il Ramarro (Lacerta viridis) e la Luscengola (Chalcides chalcides) (rettili), il Ratto nero (Rattus norvegicus), le arvicole (Phytimis sp.) (mammiferi). Gli uccelli, al contrario, insieme a specie più o meno largamente diffuse come l'Allodola (Alauda arvensis), la Cappellaccia (Galerida cristata), la Calandrella (Calandrella brachydactyla), il Beccamoschino (Cisticola juncidis), il Saltimpalo (Saxicola torquata), la Gazza (Pica pica) e la Passera mattugia (Passer montanus), includono entità di maggior interesse, tra le quali si segnalano il Gheppio (Falco tinnunculus) e l'Assiolo (Otus scops), due rapaci ritenuti a rischio come nidificanti in Toscana, l'Averla piccola (Lanius collurio) e, potenzialmente, l'Averla cenerina (L. minor) e l'Averla capirossa (L. senator), altri due uccelli minacciati a livello europeo. Tutte queste specie necessitano, per la riproduzione, di una macchia alta o di filari di alberi marginali alle colture e agli incolti. Per quanto riguarda i mammiferi, si segnalano il Riccio (Erinaceus europeus), il Topo domestico (Mus musculus), il Topo selvatico (Apodemus sylvaticus), l'Istrice (Hystrix cristata) e la Volpe (Vulpes vulpes) (Amori et al., 1984). Possibile è la presenza di alcuni roditori tipicamente legati ai coltivi come, ad esempio, l'Arvicola del Savi (Pitymys savii). 4) Unità "Zone umide" Questa unità ambientale comprende la foce del Fiume Cornia e i canali di bonifica dell'ex area umida del Padule di Piombino. Sul margine occidentale confina con la recentemente istituita Oasi WWF Orti-Bottagone. Vi si trovano estesi canneti e salicornieti, frequentati da numerose specie animali, fatto, questo, che la rende di grande valore faunistico. I pesci annoverano accanto ad entità francamente acquidulcicole come il Cavedano (Leuciscus cephalus) e la Scardola (Scardinius erhytrophtalmus), altre eurialine quali i muggini, i cefali (Mugil sp., Chelon sp. e Liza sp.) e la Spigola (Dicentrarcus labrax). Comuni sono l'Anguilla (Anguilla anguilla) e la Gambusia (Gambusia holbrooki), quest'ultima una specie di origine nord-americana, introdotta agli inizi del 1900 per combattere la malaria. Gli anfibi includono, tra gli altri, il Tritone crestato (Triturus carnifex), il Tritone punteggiato (T. vulgaris), il Rospo smeraldino (Bufo viridis) e la Raganella (Hyla variegata). I rettili sono presenti con la comune Biscia dal collare (Natrix natrix) e la Testuggine d'acqua (Emys orbicularis) e, forse, con la Biscia tassellata (N. tassellata). La Biscia tessellata è poco comune in Toscana ed è minacciata dall'inquinamento dei corpi idrici. É inclusa nell'Allegato IV della Direttiva 92/43/CEE e nell'Appendice III della Convenzione di Berna. La Testuggine d'acqua è ovunque in diminuzione per l'alterazione e la scomparsa delle zone umide, per l'inquinamento dei corpi idrici causato, soprattutto, dai pesticidi usati in agricoltura, per il prelievo a scopo di commercio e per le persecuzioni dirette, in quanto considerata nociva dai pescatori. Per queste ragioni è stata inserita nell'Allegato II della Dir. 92/43/CEE ed è stata inclusa nell'Appendice

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II della Convenzione di Berna. Gli uccelli rappresentano senza dubbio il gruppo faunistico più numeroso e di maggior interesse conservazionistico. Il valore ornitologico dell'area è accresciuto dal fatto che essa confina, come detto in precedenza, con l'Oasi WWF del padule dell'Orti-Bottagone. Questa zona costituisce un importante sito di svernamento, di sosta e di nidificazione per numerose specie di uccelli di grande interesse, in particolare ardeidi, anatidi, limicoli e passeriformi (sono note, in tutto, oltre 200 specie di uccelli; cf. ad esempio Romè, 1979, 1980; Meschini, 1980; Arcamone & Meschini, 1982; Arcamone & Tellini, 1985, 1986, 1987, 1988, 1991-1992; Baccetti, 1988; Benucci & Politi, 1991; Liberatori et al., 1991; Arcamone et al., 1994; Canu, 1997a, 1997b; Tellini et al., 1998), molte delle quali frequentano anche le zone umide de La Sterpaia. Tra questi si ricordano la Garzetta (Egretta garzetta), l'Airone bianco maggiore (E. alba), la Sgarza ciuffetto (Ardeola ralloides), la Spatola (Platalea leucorodia), la Volpoca (Tadorna tadorna), il Germano reale (Anas plathyrhynchos), la Marzaiola (A. querquedula), il Fistione turco (Netta rufina), il Falco di palude (Circus aeruginosus), il Cavaliere d'Italia (Himantopus himantopus), il Martin pescatore (Alcedo atthis), l'Usignolo di fiume (Cettia cetti), il Cannareccione (Acrocephalus arundinaceus), la Cannaiola (A. scirpaceus), il Forapaglie castagnolo (A. melanopogon) e il Pendolino (Remiz pendulinus). I salicornieti sono colonizzati dalla Cutrettola (Motacilla flava), e dalla Sterpazzola di Sardegna (Sylvia conspicillata), quest'ultima rara in Toscana e la cui popolazione nidificante è stimata in non più di 50 coppie (Sposimo & Tellini, 1995). Gli unici mammiferi potenzialmente presenti nelle zone umide dell'area de La Sterpaia sono il Ratto d'acqua (Arvicola terrestris) e la Nutria (Myocastor coypus), una specie sud-americana introdotta ed acclimatata in Italia come animale da pelliccia intorno alla metà di questo secolo. Nessuna delle due risulta di particolare interesse.

AREE OMOGENEE DI GESTIONE: ANALISI DELL'AVIFAUNA NIDIFICANTE E SVERNANTE

A) Sistema dunale mobile e fisso con relitte formazioni erbacee ed arbustive di psammofite e con pinete L'ambiente dunicolo è frequentato da poche specie di uccelli, tuttavia molto caratteristiche, perchè strettamente vincolate a questo habitat così peculiare. Tra i nidificanti si ricordano due caradriformi, il Fratino (Caradrius alexandrinus) e il Corriere piccolo (Caradrius dubius). Mentre il Corriere piccolo è ancora abbastanza frequente come nidificante, il Fratino è divenuto poco comune, minacciato dal disturbo turistico e dalla scomparsa dei siti idonei alla riproduzione in seguito all'urbanizzazione dei litorali. Per queste ragioni è stato inserito nella Lista Rossa degli uccelli nidificanti in Toscana come specie "altamente vulnerabile" (Sposimo & Tellini, 1995) ed è ritenuto minacciato a scala euroea (Tucker & Heat, 1994). Possibile è la presenza del Calandro (Anthus campestris), passeriforme incluso nell'Allegato I della Direttiva 79/409/CEE, nella Lista Rossa degli uccelli nidificanti in Toscana come specie

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"mediamente vulnerabile" e considerato minacciato in tutta Europa (Tucker & Heat, 1994) in seguito alla scomparsa dell'habitat. Le aree boscate e a macchia rappresentano una area di gestione di una certa rilvanza per per l'avifauna. Nelle zone a macchia nidificano o potenzialmente nidificano le seguenti specie: l'Usignolo (Luscinia megarhynchos); l'Occhiocotto (Sylvia melanocephala); la Sterpazzolina (S. cantillans); la Magnanina (S. undata), specie inclusa nella Lista Rossa degli uccelli nidificanti in Toscana come "mediamente vulnerabile" (Sposimo & Tellini, 1995), nell'Allegato I della Direttiva 79/409/CEE e ritenuta minacciata a livello europeo (Tucker & Heat, 1994); la Bigia grossa (S. hortensis), specie distribuita in modo frammentato ed irregolare in Italia e in Toscana, compresa nella Lista Rossa degli uccelli nidificanti in Toscana (Sposimo & Tellini, 1995) "come specie altamente vulnerabile". Dove la macchia lascia il posto al boscate, è possibile ritrovare altre specie di uccelli, tra le quali si segnalano: il Succiacapre (Caprimulgus europeus), probabilmente presente nei boschi e nelle pinete rade, una specie ritenuta minacciata in Europa e per questo inclusa nell'Allegato I della Direttiva 79/409/CEE; il Torcicollo (Jynx torquilla); il Picchio rosso maggiore (Picoides major); il Colombaccio (Columba palumbus), anche svernante; la Tortora (Streptopelia turtur); la Tortora dal collare orientale (Streptopelia decaocto); lo scricciolo (Troglodytes troglodytes); il Merlo (Turdus merula); il Fiorrancino (Regulus ignicapillus); il Pigliamosche (Muscicapa striata); il Luì piccolo (Phylloscopus collybita); il Codibugnolo (Aegithalos caudatus); la Cinciarella (Parus caeruleus); la Cinciallegra (Parus major); il Rampichino (Certhia brachydactyla); la Ghiandaia (Garrulus glandarius); il Fringuello (Fringilla coelebs); il Verdone (Carduelis chloris); il Cardellino (C. carduelis); il Verzellino (Serinus serinus). Da accertare con sicurezza la presenza del Lodolaio (Falco subbuteo), un falconiforme incluso nell'Allegato I della Direttiva CEE 79/409 e nella Lista Rossa degli uccelli nidificanti in Toscana come specie "insufficientemente conosciuta" e segnalata per aree limitrofe a La Sterpaia. B) Formazioni umide retrodunali comprendenti le cenosi alofile ed i boschi mesoigrofili Le formazioni di alofite (salicornieti, artrocnemeti, ecc,) costituiscono la zona più interessante dal punto di vista ornitologico, sia per la ricchezza in specie (diversità biologica) che per la presenza di entità di interesse scientifico e conservazionistico. Essa, infatti, insieme alla vicina zona umida del padule dell'Orti-Bottagone, costituisce un importante sito di svernamento, di sosta e di nidificazione per molte specie ornitiche, in particolare ardeidi, anatidi, limicoli e passeriformi. Tra le spcie nidificanti, certe o potenziali, si ricordano il Germano reale (Anas plathyrhynchos), il Falco di palude (Circus aeruginosus), il Cavaliere d'Italia (Himantopus himantopus), il Martin pescatore (Alcedo atthis), il Calandro (Anthus campestris), la Cutrettola (Motacilla flava), l'Usignolo di fiume (Cettia cetti), il Cannareccione (Acrocephalus arundinaceus), la Cannaiola (A. scirpaceus), il Forapaglie castagnolo (A. melanopogon), la Sterpazzola di Sardegna (Sylvia conspicillata) e. il Basettino ( Panurus

Inquadramento naturalistico dell’area costiera di Sterpaia

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biarmicus) Il Falco di palude, il Cavaliere d'Italia, il Forapaglie castagnolo, la Sterpazzola di Sardegna e il Basettino sono specie considerate rare come nidificanti in Toscana (Sposimo & Tellini, 1995). Il Calandro, la Cutrellola e la Sterpazzola di Sardegna frequentano i salicornieti e costituiscono fra le specie più caratteristiche di questo ambiente. Tra gli uccelli svernanti si segnalano la Garzetta (Egretta garzetta), l'Airone bianco maggiore (E. alba), la Spatola (Platalea leucorodia) e numerose anatre, fra le quali il Fistione turco (Netta rufina) e il germano reale (A. plathyrhynchos). I boschi umidi non presentano un popolamento ornitico caratteristico, dal momento che vi si possono ritrovare gran parte delle specie presenti nell'area di gestione precedentemente trattata. Frequentano i boschi umidi, oltre a gran parte degli uccelli segnalati per la precedente area di gestione, l'Assiolo (Otus scops), un rapace notturno inserito nella Lista Rossa degli uccelli nidificanti in Toscana come specie "mediamente vulnerabile", diminuito nel corso degli ultimi anni in seguito all'uso massivo di pesticidi e antiparassitari e alla scomparsa delle alberature marginali alle aree aperte. Presenti sono anche il Pendolino (Remiz pendulinus) e il Rigogolo (Oriolus oriolus), quest'ultimi due specie abbastanza frequenti in Toscana e in Italia che mostrano una certa predilezione per le formazioni arboree igrofoile.

Pianificazione territoriale ed utilizzo antropico dell’area costiera di Sterpaia

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4. PIANIFICAZIONE TERRITORIALE ED UTILIZZO ANTROPICO DELL’AREA COSTIERA DI STERPAIA

A livello di pianificazione di area vasta l’area in oggetto risulta inserita nell’ambito dei nuovi strumenti di PTC della Provincia di Livorno e di pianificazione paesaggistica del PIT (Ambito di paesaggio Val di Cornia). Nell’ambito del primo strumento l’area risulta prevalentemente inserita nell’Unità 18 e 20 nel Sistema 3 relativo al Paesaggio della pianura del Cornia e delle Colline Metallifere, ove tra gli obiettivi strategici individua la Tutela del valore naturalistico al fine di favorire e potenziare la presenza di avifauna e la connessione tra gli ecosistemi della costa e dell’entroterra. Valorizzazione del sistema di relazioni fra aree in grado, per caratterizzazione ecosistemica, di costituire un corridoio di valore ecologico utile a favorire la connessione tra sistemi di aree protette anche a scala interprovinciale (Rimigliano, Sterpaia, Tombolo di Follonica).

Figura 2 Progetto di reti ecologiche e connessione da tutelare (PTC Provincia di Livorno).

Il territorio costiero tra Piombino e Follonica risulta interno all’ANPIL AREA NATURALE PROTETTA DI INTERESSE LOCALE “STERPAIA”, istituita dal Comune di Piombino, ai sensi della L.R. 49/95, con Del.C.C. n.33 del 2 aprile 1998 su una superficie di 249 ha (di cui 180 conformi alla L. 394/91 e succ. modif.). Il Comune di Piombino ha quindi successivamente approvato un regolamento di gestione dell’area protetta, valido anche per la vicina ANPIL Baratti-Populonia, demandando la gestione dell’ANPIL alla Parchi Val di Cornia s.p.a. Per il territorio in oggetto la circolazione dei mezzi motorizzati è consentita solo per l’accesso alle aree a parcheggio (art.3 comma 2). L’accesso degli animali d’affezione è consentito al

Pianificazione territoriale ed utilizzo antropico dell’area costiera di Sterpaia

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guinzaglio, …, mentre il transito a cavallo è consentito qualora vi siano percorsi previsti e appositamente segnalati ad eccezione degli arenili (art. 3 comma 3). … Nella stagione balneare l’accesso dei cani negli arenili e nei luoghi adibiti alla pubblica balneazione inserite all’interno delle aree protette, è consentito secondo le modalità che annualmente verranno indicate con l’ordinanza balneare emanata dal Comune di concerto tra l’autorità marittima competente ed il soggetto gestore dell’area (art. 3 comma 4). Relativamente al rapporto tra fruitori e tutela del sistema dunale il regolamento prevede il rispetto da parte dei visitatori dei camminamenti predisposti all’interno dell’area protetta evitando altresì di danneggiare la vegetazione; in particolare nell’area protetta del parco della Sterpaia è vietato l’attraversamento pedonale generalizzato (art. 5 Norme di comportamento comma 1). La tutela degli elementi di interesse naturalistico degli ambienti dunali costieri è perseguita attraverso l’art.5, comma 2 ove è vietato il danneggiamento, l’estirpazione, la raccolta e la detenzione ingiustificata della flora spontanea dell’arenile e della prima duna. È vietato raccogliere fiori appartenenti a specie tutelate dalla normativa vigente e manomettere od asportare il patrimonio naturalistico e forestale, fatte salve le ipotesi di cui al secondo comma del presente articolo (art. 6 comma 3), inoltre … è vietata la cattura, l’abbattimento, la detenzione di animali vertebrati e invertebrati appartenenti alla fauna selvatica; è vietato alimentare la fauna selvatica ed esercitare ogni tipo di attività venatoria (art. 8 comma 1). Il PIANO PARTICOLAREGGIATO COSTA ORIENTALE DELLA STERPAIA è stato redatto dal Comune di Piombino ed approvato con Del.C.C. n. 138 del 8.11.1999, quale parte integrante del sistema dei parchi previsto dagli strumenti coordinati di pianificazione generale dei Comuni della Val di Cornia. L’attuazione delle previsioni del piano è stata affidata, come tutti gli altri parchi comunali, alla Soc. Parchi Val di Cornia costituita dagli stessi comuni ai sensi dell’art. 22 della L. 142/90. Con Del.C.C. n.121 del 6.11.2007 è stata quindi approvata la variante al Piano Particolareggiato, con contestuale variante al PRG. Nell’ambito dell’art.9 delle NTA (Sistema dunale mobile e fiso ed arenili), la variante fornisce indicazioni relative agli interventi ammissibili: “Gli interventi ammessi nell’unità fisiografica sono finalizzati al ripristino ed alla conservazione del sistema dunale, anche attraverso la regolamentazione della pressione antropica indotta dagli usi balneari. A tal fine sull’ambiente naturale sono ammessi i seguenti interventi :

- ripascimento artificiale degli arenili; - realizzazione di barriere soffolte funzionali alla riduzione dei fenomeni erosivi degli

arenili;

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- eliminazione dei manufatti realizzati sugli arenili per usi balneari e loro riorganizzazione negli ambiti di servizio previsti dal p.p.e.;

- ricostruzione morfologica della duna attraverso interventi di ingegneria naturalistica consistenti in palificate e barriere frangivento realizzate secondo le modalità costruttive indicate nell'elaborato grafico B/7;

- eliminazione del sistema di gabbionate realizzate a protezione della duna tra il fosso Corniaccia e Carbonifera in quanto causa di accentuazione del fenomeno erosivo;

- ripristino degli assetti vegetazionali con messa a dimora di specie psammofite tra quelle ndicate nelle carte della vegetazione reale A/7.1 e A/7.2 e, lungo la fascia della duna fissa, di trapianti di specie legnose quali il ginepro coccolone, lentisco, fillirea, ecc.;

- interdizione delle aree dunali interessate da interventi di ripristino vegetazionale e morfologico.”

- Al fine di regolamentare e organizzare la pressione antropica connessa agli usi

balneari del litorale, nell’unità fisiografica sono consentiti: - la libera fruizione degli arenili secondo gli indirizzi espressi dalla D.C.R.T. n. 47/90

tesi ad evitare fenomeni di congestionamento tali da ridurre la percezione degli ambienti naturali;

- la posa in opera di cestini portarifiuti lungo tutto il litorale; - la posa in opera di postazioni per la sicurezza e la sorveglianza dei bagnanti della

superficie massima di 9 mq., pari a 25 mc., nel numero massimo di una postazione per modulo di spiaggia attrezzata, nelle localizzazioni da concordare con gli uffici comunali preposti,

- da realizzare secondo le indicazioni tipologiche dell’elaborato B/7 (tipologia D) e da tinteggiare con uniformità cromatica in colore bianco-sabbia o legno naturale; le strutture eventualmente già installate dovranno essere adeguate alle presenti disposizioni in sede di rilascio del permesso a costruire entro un anno dall’entrata in vigore delle presenti norme;

- la creazione di spiagge attrezzate per la balneazione con ombrelloni e sdraie, noleggio di imbarcazioni e servizi di spiaggia, esclusivamente nei tratti individuati nella tavola B/2;

- la sistemazione dei percorsi pedonali sulla base dei tracciati individuati nella tavola B/2;

- la realizzazione di accessi al mare con i criteri progettuali indicati nella tavola B/7 in modo tale da limitare la penetrazione dei venti marini;

- la realizzazione di chioschi per ristoro, rimessaggi, servizi igienici e per la balneazione, nei siti indicati nella tavola B/2 (che hanno carattere indicativo per quanto riguarda l’ubicazione) e con le caratteristiche tipologiche definite nella tavola B/7, dove presenti. Per tali attrezzature è ammessa una volumetria massima

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complessiva pari a mc. 2.155, da computare al netto dello spazio sottostante il piano di calpestio degli edifici se realizzati su palafitta, fermo restando il rispetto della volumetria massima per ciascuna tipologia di chiosco indicata nella Tabella 1 delle presenti norme;

- la realizzazione di aree attrezzate per la sosta e per il picnic nei siti individuati nella tavola B/2.

- Nelle spiagge attrezzate è fatto obbligo ai titolari delle concessioni di allestire percorsi agevolati per l’accesso ai portatori di handicap rispondenti ai requisiti prestazionali fissati dalla legislazione in materia.

Lo svolgimento delle funzioni e dei compiti amministrativi in ordine all’ utilizzo del DEMANIO MARITTIMO e di zone del mare territoriale situati sul territorio comunale di Piombino è disciplinato dal Regolamento per la gestione del demanio marittimo, approvato con Del.C.C. n.38 del 26 aprile 2004, e succ. modif. con Del.C.C. n.54 del 21 aprile 2005. Nell’ambito dell’articolato il regolamento fornisce indicazioni comportamentali per le aree demaniali marittime del comune ove è vietato: (…) (g) Condurre o far permanere in acqua e sugli arenili ed assimilabili, qualsiasi animale anche se munito di regolare museruola e/o guinzaglio, al di fuori delle zone opportunamente individuate nell’ annuale ordinanza sindacale di balneazione. (…) m) Gettare in mare o lasciare nelle cabine o sugli arenili rifiuti di qualsiasi genere; (…) q) Il danneggiamento, l’estirpazione, la raccolta e la detenzione ingiustificata delle associazioni vegetazionali dunali e retrodunali. r) Il calpestio delle aree dunali e retrodunali laddove esistano opportuni corridoi di attraversamento (art.27 Regolamento comunale). Nell’ambito della gestione sostenibile degli ambienti costieri risultano disponibili anche le utili “LINEE GUIDA PER LA GESTIONE INTEGRATA DELLA POSIDONIA”, approvate dalla Giunta della Provincia di Livorno con decisione n.16 del 22 febbraio 2005 (Unità di Servizio “Pianificazione, Difesa del Suolo e delle Coste” del Dipartimento dell’Ambiente e del Territorio della Provincia). Nell’ambito delle linee guida la gestione della posidonia spiaggiata viene affrontata con modalità diverse a seconda delle condizioni stazionali e di fruizione turistica, ma con l’obiettivo principale di gestire il materiale a livello di ambiti costieri ristretti, evitando il più

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possibile il trasferimento in discarica. Di seguito vengono schematizzate le possibili destinazioni del materiale spiaggiato:

Nel caso di spostamento in loco del materiale spiaggiato le linee guida forniscono le seguenti indicazioni: La movimentazione all’interno della spiaggia deve far riferimento alla morfologia della duna retrostante la spiaggia. Il punto migliore dove spostare la biomassa è rappresentato dal “punto di massima espansione dell’onda” che rappresenta il limite a terra per la diffusione delle biomasse vegetali. La movimentazione su tale limite ha il vantaggio di favorire la stabilizzazione dell’anteduna che opera un’azione di protezione, accrescimento e di stabilizzazione del retrostante cordone dunale. In caso di mare calmo, infatti, la presenza della posidonia favorirà la costituzione del cordone dunale e la ricolonizzazione del limite a mare da parte delle piante pioniere, mentre in caso di forti mareggiate le onde non si infrangeranno direttamente sulla duna ma sulle foglie accumulate favorendone di nuovo il trasporto a mare. Le biomasse vegetali non devono essere spostate direttamente nella zona mobile o fissa della duna perché provocherebbero il soffocamento delle specie erbacee psammofile antidunali e le specie arbustive ed arboree delle dune fisse.

Interventi di riqualificazione degli ambienti dunali e stima dei costi

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5. INTERVENTI DI RIQUALIFICAZIONE DEGLI AMBIENTI DUNALI E STIMA DEI COSTI

Nella tabella seguente si riporta l’elenco completo degli interventi previsti suddivisi per tipologie realitive e funzionali. Per ogni intervento viene fornita una breve descrizione realizzativa, la quantità prevista e il costo preliminare dell’opera ricavato dai più recenti prezzari disponibili per opere compiute o per singole voci di capitolato. Vengono inoltre forniti modelli grafici e schemi di riferimento.

Interventi di riqualificazione degli ambienti dunali e stima dei costi

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N. Attività

Voce di Capitolato

Descrizione intervento Unità di misura

Quantità Prezzo unitario fornitura

Importo fornitura

Annotazioni

A1 Accesso da attrezzare

Sistemazione della via di accesso pedonale all’arenile mediante la realizzazione e posa in opera di 3 frangivento, ciscuna di 3 metri di lunghezza e 1.8 metri di altezza fuori terra, due delle quali disposte ai lati dell’imbocco del sentiero in senso parallelo alla linea di costa e la terza disposta centralmente a chiudere l’imbocco a 1.5 metri di distanza così da permettere il passaggio dei pedoni. Ogni fascinata è realizzata con 3 sostegni di castagno (diametro di 10 cm) distanziati 1,5 metro e da 6 pali di castagno (diametro di 8 cm) ciascuno di lugnhezza di 3 metri posizionati a coppia con viti autofilettanti in file orizzontali a creare un armatura adatta racchiudere fasci intrecciati di erica del diametro di 25-50 mm e lunghezze a correre non inferiori a 1.5 m, tenuti assieme con filo di ferro zincato e legate all’armatura. L’accesso è dotato di camminamento attrezzato costituito da una pedana/passerella in legno appoggiata al suolo (largh. media utile 1,20 m) di lunghezza in media di circa 30 metri disposto secondo l’andamento morfologico del tracciato esistente che in prossimità dell’imbocco all’arenile si adatta al profilo naturale della duna anche mediante la realizzazione di brevi percorsi sopraelevati e/o dotati di scalini. Tale camminamento è costituito da listoni piallati e smussati in legno lamellare di larice o pino nordico pretrattati in autoclave (tavole spessore 4.5 cm; larghezza 14.5 cm; lunghezza in opera 125 cm e lunghezza di produzione 500 cm.) fissate traversalmente con viti autofilettanti sopra listoni di pari misura posti in opera interrati di taglio. I bordi della pedana sono rifiniti con mezzi pali di stesso legname, diametro 10 cm posti longitudinalmente e fissati con viti autofilettanti sopra il piano di caplestio. L’assemblamento e la posa in opera come da disegni esecutivi. La posa al suolo da eseguire previo livellamento del terreno naturale in sito e successiva compattazione con miniescavatore dotato di pala apripista frontale. All’inizio di ogni accesso/sentiero attrezzato è prevista la localizzazione di un piccolo cartello informativo in legno (20x40 cm), con il numero di riferimento e la localizzazione nell’ambito della Costa di Sterpaia

N. 53 € 4.240,00 € 224.720,00

Interventi di riqualificazione degli ambienti dunali e stima dei costi

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N. Attività

Voce di Capitolato

Descrizione intervento Unità di misura

Quantità Prezzo unitario fornitura

Importo Annotazioni fornitura

rispetto ai parcheggi ed agli altri accessi attrezzati. A2 Accesso da

chiudere Chiusura delle interruzioni del profilo longitudinale della duna (causate dal calpestio ed ampliate dall’erosione eolica), tale da impedire l’accesso ai sentieri oggetto di dismissione, mediante la posa in opera di 3-4 viminate sovrapposte e collocate in senso parallelo alla linea di costa e distanziate tra loro in misura crescente con l’aumentare della distanza dal mare. Ogni viminata è composta da verghe di erica del diametro di 40-50 mm, lunghezze a correre non inferiori a 1.5 m, intrecciate su picchetti di sostegno, per un’altezza di 30-40 cm fuori terra e fissate con filo di ferro non zincato. I picchetti dovranno essere costituiti da pali scortecciati di legno durevole, diametro 8 cm, lunghezza di 1.1 m con una estremità sagomata a punta, non pretrattati e collocati nel terreno per infissione. In aggiunta o parziale alternativa al suddetto modello realizzativo possono essere utilizzati anche tronchi e materiale vegetale legnoso di varia pezzatura, purché opportunatamente sagomato a misura, recuperato direttamente in loco.

N. 136 € 240,00 € 32.640

2

10

Interventi di riqualificazione degli ambienti dunali e stima dei costi

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N. Attività

Voce di Capitolato

Descrizione intervento Unità di misura

Quantità Prezzo unitario fornitura

Importo Annotazioni fornitura

B1 Creazione frangivento su sommità dunale

Realizzazione di barriera frangivento a fascinata sulla sommità della scarpata dunale di 1.8 metri di altezza fuori terra. Ogni fascinata è realizzata con montanti di legno durevole (diametro di 10 cm), distanziati tra loro di 2 metri, e con 3 file di pali di castagno (diametro di 8 cm) ciascuno di lunghezza di 4 metri posizionati a coppia con viti autofilettanti in file orizzontali a creare un armatura adatta racchiudere fasci intrecciati di erica del diametro di 25-50 mm e lunghezze a correre non inferiori a 1.5 m, tenuti assieme con filo di ferro zincato e legate all’armatura.

ml 1.500 € 60,00 € 90.000,00

B2 Realizzazione sand fencing (1 fila)

Realizzazione barriera tipo viminata, disposta su una fila parallela alla linea di costa, a distanza variabile dal piede della scarpata dunale secondo le indicazioni riportate sulla planimetria di progetto. La tipologia di viminata presenta due diversi modelli realizzativi a seconda della distanza dal piede dunale: viminata verticale nei casi in cui l’opera si situi entro un metro dal piede dunale; viminata inclinata di 60° nei

ml 1.400 € 30,00 € 42.000,00

Interventi di riqualificazione degli ambienti dunali e stima dei costi

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N. Attività

Voce di Capitolato

Descrizione intervento Unità di misura

Quantità Prezzo unitario fornitura

Importo Annotazioni fornitura

casi in cui l’opera si situi a distanza superiore. Ogni viminata è composta da verghe di erica del diametro di 30-50 mm, lunghezze a correre non inferiori a 1.5 m, intrecciate su montanti di sostegno distanziati 50 cm fra loro e fissate con filo di ferro zincato. Nel caso di opera verticale, l’altezza fuori terra dei montanti deve essere di 80 cm; nel caso di opera inclinata la lunghezza dei montanti sarà di 90 cm, con controventatura come da sezione allegata. In entrambi i casi i picchetti dovranno essere costituiti da pali scortecciati e non pretrattati di legno durevole, diametro 8-10 cm, lunghezza totale di 1.6-1.8 m con una estremità sagomata a punta. Per la parte soggetta ad interramento (più 15 cm fuori terra) i montanti saranno trattati con protezione anti-marcescenza quali bitume liquido (catramina) o equivalente. I montanti sono infissi al suolo per una profondità di almeno 70 cm mediante semplice battitura o trivellazione. In corrispondenza dei punti di accesso attrezzatato al litorale (attività A1) è necessario che l’opera, sempre con le stesse modalità realizzative, si raccordi all’innesto mediante la realizzazione di un invito atto a separare l’area calpestabile dalla duna protetta.

Interventi di riqualificazione degli ambienti dunali e stima dei costi

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N. Attività

Voce di Capitolato

Descrizione intervento Unità di misura

Quantità Prezzo unitario fornitura

Importo Annotazioni fornitura

B3 Realizzazione

sand fencing (2 file)

Realizzazione barriera tipo viminata, disposta su due fila parallele alla linea di costa, a distanza variabile dal piede della scarpata dunale secondo le indicazioni riportate sulla cartografia di progetto. La tipologia di viminata presenta due diversi modelli realizzativi per la prima e la seconda fila che si differenziano per dimensione e inclinazione: viminata verticale per la fila posta ad un metro dal piede dunale; viminata inclinata di 60° per quella posta più distante. Per la descrizione dei due modelli realizzativi si veda l’azione B3 In corrispondenza dei punti di accesso attrezzatato al litorale (attività A1) è necessario che l’opera, sempre con le stesse modalità realizzative, si raccordi all’innesto mediante la realizzazione di un invito atto a separare l’area calpestabile dalla duna protetta.

ml 3.800 € 30,00 € 114.000,00

Interventi di riqualificazione degli ambienti dunali e stima dei costi

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N. Attività

Voce di Capitolato

Descrizione intervento Unità di misura

Quantità Prezzo unitario fornitura

Importo Annotazioni fornitura

B4 Eliminazione gabbionata

Asportazione dalla sommità dunale della vecchia opera di difesa costiera consistente in una gabbionata contenente ciottoli di dimensione attorno ai 10 cm di diamtero. Tale intervento dovrà essere fatto mediante lo scavo e lo sbancamento del cordone con escavatore dotato di benna. Il materiale asportato dovrà essere immediatamente trasportato fuori dall’ambiente dunale.

mc 70 € 10,00 € 700,00

B5 Difese esistenti da mantenere e riqualificare

Intervento di recupero funzionale ed estetico di opere di difesa costiera pre-esistenti attualmente in pessime condizioni, mediante la rimozione manuale della rete metallica, il risanamento/sostituzione dei montanti non più efficienti, la messa in opera di viminate composte da verghe di erica intrecciate del diametro di 30-50 mm e lunghezze a correre non inferiori a 1.5 m.

ml 180 € 20,00 € 3.600,00

B6 Recupero sabbia deposta per ripristino duna

Movimentazione sabbia per chiusura o deviazione di accessi dei sentieri, da realizzarsi attraverso la movimentazione della sabbia in loco, anche mediante recupero del materiale sabbioso deposto dalle mareggiate nel retroduna e la formazione di piccoli rilevati, arginature o simili, con miniescavatori cingolati di peso operativo massimo non superiore a 2.500 kg e con cingoli gommati di lunghezza al suolo non superiore a 1,5 m. Sono comprese anche le opere di finitura e complementari a mano. La localizzazione esatta è su indicazione della D.L. in corso d’opera, anche congiuntamente con la realizzazione delle barriere di cui

mc. 600 € 3,50 € 2.100,00

Interventi di riqualificazione degli ambienti dunali e stima dei costi

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N. Attività

Voce di Capitolato

Descrizione intervento Unità di misura

Quantità Prezzo unitario fornitura

Importo Annotazioni fornitura

ai vari punti B e C. B7 Bonifica con

riutilizzo del materiale asportato e creazione frangivento su sommità dunale

Intervento che prevede il recupero della sabbia secondo le modalità espresse per l’attività B6, ed il contestuale recupero del materiale legnoso, con il ripristino del profilo dunale e la creazione di fascinata frangivento sulla sommità secondo le modalità espresse per l’attività B1.

A corpo € 18.000,00 € 18.000,00

B8 Realizzazione sand fencing a cella quadrata

Intervento atto a ricreare piccole aree dunali a morfologia naturale mediante la realizzazione di viminate a cannicciato distribuite a scacchiera capaci di intercettare e depositare la sabbia trasportata dal vento. Ogni cella quadrata dovrà avere una dimensione non superiore ai 2 metri di lato, con un altezza fuori terra della viminata di circa 50 cm e un diametro dei picchetti in palo di castagno di 6-8 cm. Laddove specificato in planimetria di progetto tale intervento dovrà essere preceduto dalla rimozione e smaltimento di materiale fatiscente depositato sull’arenile (tavoli pic-nic e altro materiale di piccole dimensioni).

Modulo di 4 mq

3.500 € 80,00 € 70.000,00

Interventi di riqualificazione degli ambienti dunali e stima dei costi

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N. Attività

Voce di Capitolato

Descrizione intervento Unità di misura

Quantità Prezzo unitario fornitura

Importo Annotazioni fornitura

Interventi di riqualificazione degli ambienti dunali e stima dei costi

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N. Attività

Voce di Capitolato

Descrizione intervento Unità di misura

Quantità Prezzo unitario fornitura

Importo Annotazioni fornitura

C1 Area di impianto specie arbustive

Impianti di specie arbustive autoctone (Juniperus turbinata, Juniperus oxycedrus subsp. macrocarpa, Pistacia lentiscus) nei settori di sommità dunale e retroduna là dove sono evidenti fenomeni di degrado quali-quantitativo della copertura vegetale e/o processi di dispersione sedimentaria verso l’entroterra. Messa a dimora di specie arbustive autoctone allevate in contenitore (vaso o fitocelle; altezza 15 cm), con dichiarazione di origine del seme o materiale da propagazione, entro uno schermo di riparo costituito da un modulo di scacchiera (intervento B8) in ragione di 28 piantine per ogni modulo di 4 mq, aventi età di uno e/o due anni, previa formazione di buca, esclusivamente con mezzi manuali, di dimensioni doppie rispetto all’apparato radicale delle piantine e una bagnatura con circa 60 litri di acqua al mq. Le piante all’interno dello schermo di protezione saranno disposte come illustrato in figura: a) Juniperus turbinata, b) Juniperus oxycedrus subsp. macrocarpa, c) Pistacia lentiscus.

Modulo di 4 mq

6.500 € 75,00 € 243.750,00

C2 Piante da tagliare Abbattimento di pianta di pino d’Aleppo, tramite

recisione a livello del suolo e caduta guidata, compresi la sramatura, la depezzatura, l'allestimento sul letto di caduta, l'allontanamento e lo smaltimento del materiale, esclusa la rimozione dell'apparato radicale. Durante la fase di smaltimento del materiale sarà necessiario attenersi alla D.L che laddove opportuno potrà indicare siti adatti a un riutilizzo in loco (si veda intervento A2).

N. 40 € 80,00 € 3.200,00

C3 Taglio pini e piantumazione ginepri

Intervento di taglio e piantumazione costituito per la cui descrizione rimandiamo alle attività C1 e C2.

A corpo € 30.800,00 € 30.800,00

C4 Impianto pini marittimi

Impianti di specie arborea autoctone (Pinus pinaster) nei settori di sommità dunale e retroduna là dove sono evidenti fenomeni di degrado quali-quantitativo della copertura vegetale in aree destinate alla fruizione.

mq 30 € 20,00 € 600,00

Interventi di riqualificazione degli ambienti dunali e stima dei costi

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N. Attività

Voce di Capitolato

Descrizione intervento Unità di misura

Quantità Prezzo unitario fornitura

Importo Annotazioni fornitura

Messa a dimora di piante allevate in contenitore e altezza 1,5 m, con dichiarazione di origine del seme o materiale da propagazione, previa formazione di buca di almeno 40x40 cm con sesto di impianto irregolare con densità di piante di circa 10 in 250 mq. E’ prevista una bagnatura con circa 30 litri di acqua a pianta.

D1 Eradicazione di Carpobrotus sp.

L’intervento proposto è volto al contenimento della diffusione delle specie aliena (Carpobrotus spp.), e all’eliminazione diretta mediante eradicazione, al fine di favorire la ripresa della vegetazione autoctona spontanea. L’eradicazione della specie invasiva è da eseguirsi direttamente a mano o con attrezzi manuali idonei, nei settori puntiformi (ogni sito ha un’ampiezza che va da pochi mq a qualche centinaia di mq) segnalati nella planimetria di progetto. E’ compreso l'allontanamento delle parti vegetali.

mq 3.700 € 15,00 € 55.500,00

D2 Eradicazione di altre specie aliene

L’intervento proposto è volto al contenimento della diffusione delle specie aliene meno diffuse rispetto a Carpobrotus spp., presenti nell’area: Agave sp.pl., Opuntia sp.pl., Pittosporum tobira, Yucca gloriosa, ecc. L’eradicazione della specie invasiva è da eseguirsi direttamente a mano o con attrezzi manuali idonei, nei settori puntiformi (segnalati nella planimetria di progetto). E’ compreso l'allontanamento delle parti vegetali.

Nucleo di 20 mq

22 € 100,00 € 2.200,00

Interventi di riqualificazione degli ambienti dunali e stima dei costi

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N. Attività

Voce di Capitolato

Descrizione intervento Unità di misura

Quantità Prezzo unitario fornitura

Importo Annotazioni fornitura

D3 Eradicazione specie aliene nel sottobosco della pineta di Sterpaia

L’intervento consiste nell’eradicazione di varie specie aliene indicate dalla D.L. (in massima parte Carpobrotus spp., ma anche Yucca gloriosa, Opuntia sp.pl., ecc.) diffuse all’interno della pineta litoranea di Sterpaia in cui sono ampiamente diffuse. La modalità è la quella già indicata per le attività D1 e D2 in relazione alle diverse specie aliene presenti.

A corpo € 50.000,00 € 50.000,00

E1 Realizzazione staccionata

Realizzazione di staccionate in paleria di legno trattata, con funzione di barriera per impedire l’accesso fuori dai sentieri fruibili ed a sbarramento di taluni imbocchi di sentieri oggetto di dismissione; di altezza utile fuori terra 1,05-1,10 m. La staccionata sarà costituita da montanti di diametro 10-12 cm posti ad interasse di 1,60 m (max. 1,70 m), traverse di diametro 6-8 cm posizionate a croce tra un montante e l’altro, e corrimano di diametro 8-10 cm posto alla sommità dei

m 170 € 50,00 € 8.500,00

Interventi di riqualificazione degli ambienti dunali e stima dei costi

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N. Attività

Voce di Capitolato

Descrizione intervento Unità di misura

Quantità Prezzo unitario fornitura

Importo Annotazioni fornitura

montanti; il tutto in paleria di legno di castagno o larice o pino nordico, scortecciato, rifilato e trattato con impregnante protettivo da esterno, tossico, di colore neutro, possibilmente del tipo all’acqua. Per la parte soggetta ad interramento più 15 cm. fuori terra i montanti saranno trattati con protezione anti-marcescenza quali bitume liquido (catramina) o equivalente; i montanti sono infissi al suolo per una profondità di almeno 40 cm, mediante semplice battitura o trivellazione, Traverse e corrimano saranno incastrati sui montanti mediante apposite sagomature delle estremità (da realizzarsi anche il loco) e fissati con viti mordenti in acciaio brunito o zincato (diam. indicato 6-8 mm); per il fissaggio del corrimano potrà essere utilizzata anche staffa in acciaio zincato adeguatamente curvata e fissata con viti mordenti sul palo montante. La localizzazione delle staccionate sono riportante nella planimetria di porgetto ma l’esatta collocazione è da definire secondo le indicazioni della D.L.

Interventi di riqualificazione degli ambienti dunali e stima dei costi

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N. Attività

Voce di Capitolato

Descrizione intervento Unità di misura

Quantità Prezzo unitario fornitura

Importo Annotazioni fornitura

E2 Collocazione pannello didattico

Realizzazione di 2 tipi di pannelli didattici (70x100 cm): uno descrittivo degli ambienti di duna e retroduna, degli habitat e delle specie di flora e di fauna, delle emergenze e degli elementi di criticità; l’altro contestualizzato a specifici interventi di riqualificazione realizzati nell’area. Entrambi conterranno una parte relativa alla illustrazione delle cause di minaccia degli ambienti dunali e delle norme comportamentali da osservare. In totale sono previsti 70 pannelli, 35 per entrambe le due tipologie tematiche. Il costo è comprensivo anche della progettazione dei testi e disegni e della stampa.

N. 20 € 700,00 € 14.000,00

F1 Piattaforma in cemento da

Rimozione mediante di una piattaforma di circa 8 mq di cemento localizzata sull’arenile mediante l’utilizzo di un

A corpo € 300,00 € 300,00

Interventi di riqualificazione degli ambienti dunali e stima dei costi

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N. Attività

Voce di Capitolato

Descrizione intervento Unità di misura

Quantità Prezzo unitario fornitura

Importo fornitura

Annotazioni

eliminare martello pneumatico e smaltimento del materiale.

F2 Area attrezzata da eliminare

Rimozione di materiale utilizzato per la fruizione turistica ma ora in pessimo stato (tavoli pic-nic, panchine, ecc.) localizzato in area a forte erosione in prossimità del fronte dunale. L’intervento prevede la anche il rimodellamento morfologico localizzato dell’area in erosione e lo smaltimento del materiale di risulta.

A corpo € 300,00 € 300,00

Interventi di riqualificazione degli ambienti dunali e stima dei costi

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Di seguito si riporta il quadro economico complessivo degli interventi previsti

Num Tipo di Intervento Importo fornitura

A1 Accesso da attrezzare € 224.720

A2 Accesso da chiudere € 32.640

B1 Creazione frangivento su sommità dunale € 90.000,00

B2 Realizzazione sand fencing (1 fila) € 42.000,00

B3 Realizzazione sand fencing (2 file) € 114.000,00

B4 Eliminazione gabbionata € 700,00

B5 Difese esistenti da mantenere e riqualificare € 3.600,00

B6 Recupero sabbia deposta per ripristino duna € 2.100,00

B7 Bonifica con riutilizzo del materiale asportato e creazione frangivento su sommità dunale

€ 18.000,00

B8 Realizzazione sand fencing a cella quadrata € 70.000,00

C1 Area di impianto specie arbustive € 243.750,00

C2 Piante da tagliare € 3.200,00

C3 Taglio pini e piantumazione ginepri € 30.800,00

C4 Area di impianto pini marittimi € 600,00

D1 Eradicazione del Carpobrotus sp. € 55.500,00

D2 Eradicazione di altre specie aliene € 2.200,00

D3 Eradicazione specie aliene nel sottobosco della pineta di Sterpaia € 50.000,00

E1 Realizzazione di staccionata con pannellistica € 8.500,00

E2 Collocazione pannello didattico € 14.000,00

F1 Piattaforma in cemento da eliminare € 300,00

F2 Area attrezzata da eliminare € 300,00

Totale € 1.006.910,00

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Proposta di regolamentazione delle attivita’ di uso della fascia costiera

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6. PROPOSTA DI REGOLAMENTAZIONE DELLE ATTIVITA’ DI USO DELLA FASCIA COSTIERA

6.1 INTRODUZIONE

In considerazione delle problematiche di conservazione degli ambienti dunali e retrodunali di Sterpaia risulta indispensabile associare alla realizzazione degli interventi di riqualificazione (chiusura aperture nel sistema dunale, realizzazione di fascinate e di strutture frangivento, realizzazione accessi attrezzati alla spiaggia, eliminazione specie esotiche su dune, ecc.) anche buone pratiche e norme comportamentali, indirizzate ai gestori degli stabilimenti balneari, ai fruitori dell’area ed agli Enti competenti alle operazioni di pulizia della spiaggia. Si tratta di due azioni complementari ed in grado di migliorare l’efficacia complessiva delle azioni di riqualificazione e difesa del sistema costiero di Sterpaia. Dopo una prima analisi dei principali strumenti e norme vigenti nell’area, relativamente al sistema dunale costiero, vengono elencate alcune proposte di buone pratiche in grado di migliorare i livelli di sostenibilità ambientale delle attività presenti. Il processo di redazione della progettazione preliminare degli interventi in oggetto, soprattutto relativamente alla buone pratiche, prevede di valorizzare la fase di consultazione al fine di produrre contenuti condivisi degli Enti, Associazioni e portatori di interessi locali.

6.2 PROPOSTA DI BUONE PRATICHE PER UNA FRUIZIONE TURISTICA SOSTENIBILE DELL’AREA DI STERPAIA

Il presente progetto si pone l’obiettivo di riqualificare il sistema dunale di Sterpaia, con la sua caratteristica sequenza di habitat di anteduna, duna e retroduna e di ostacolare, con interventi a terra, i processi di erosione di tali habitat. L’analisi dello stato di conservazione degli ambienti dunali di Sterpaia e delle pressioni antropiche presenti ha evidenziato come la tutela di questi delicati habitat sia perseguibile solo associando agli interventi di riqualificazione degli habitat (in gran parte costituiti dalla applicazione delle tecniche dell’ingegneria naturalistica) anche azioni di razionalizzazione e di mitigazione degli impatti legati alla fruizione turistica estiva e alla gestione degli stabilimenti balneari e della spiaggia. Per il loro carattere relittuale e per la loro non eccessiva ampiezza gli habitat dunali di Sterpaia sono attualmente fortemente condizionati dalla presenza di un elevato carico turistico

Proposta di regolamentazione delle attivita’ di uso della fascia costiera

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estivo. Tale pressione si traduce soprattutto in fenomeni di calpestio e alterazione degli habitat dunali, ma soprattutto di sentieramento diffuso. Dalle aree di parcheggio retrodunali i fruitori raggiungono la spiaggia direttamente attraverso gli accessi agli stabilimenti balneari o si distribuiscono lungo le spiagge utilizzando alcuni sentieri interni alle pinete dunali paralleli alla linea di costa. Da tali sentieri vengono quindi attraversati gli habitat dunali utilizzando le decine di sentieramenti presenti. Tra la centrale di Torre del Sale e la loc. Carbonifera il presente progetto ha censito circa 300 sentieramenti di accesso alla spiaggia. Il sentieramento diffuso non solo è in grado di alterare direttamente preziosi habitat dunali, ed in particolare le formazioni ad Ammophila arenaria ed Agropyron junceum, ma attraverso la realizzazione di aperture nel fronte dunale per l’accesso alla spiaggia (blow-out) è in grado di innescare negativi processi di erosione eolica o delle mareggiate. La realizzazione di accessi attrezzati alla spiaggia, la chiusura di un quota parte dei sentieramenti e delle aperture del fronte dunale e le seguenti norme di comportamento costituiscono una risposta complessiva per la tutela del sistema dunale. La realizzazione di attività di pulizia della spiaggia possono costituire potenziali elementi di criticità per gli ecosistemi costieri, così come l’utilizzo di arredi verdi negli stabilimenti non compatibili con la vegetazione e la flora locale. Le norme di seguito esposte intendono favorire attività di pulizia della spiaggia ed una gestione degli stabilimenti balneari più sostenibili. La presente proposta di buone pratiche viene inoltre confrontata con le normative attualmente già vigenti nell’area, al fine di valorizzare norme già esistenti o di individuare la necessità di loro implementazioni. Nella descrizione delle buone pratiche viene di seguito fatto riferimento alle seguenti zone:

• Zona afitoica. Zona priva di vegetazione, ad ampiezza variabile, posta tra la linea media del mare (o di battigia) ed il piede della duna. Nella sua parte più interna la presenza di materiali spiaggiati e l'eventuale nuovo apporto di sabbia costituiscono gli elementi alla base per la ricostituzione di nuove aree dunali.

• Zona dunale. Zone successive a quella afitoica, compresa tra il piede della duna ed il suo limite interno (usualmente indicato dalla presenza di aree agricole o aree umide). Nelle condizioni ecologiche migliore dalla vegetazione pioniera si passa a quella di consolidamento e, infine, a quella delle dune consolidate (sequenza di anteduna, duna e retroduna).

• Spiagge ed habitat dunali di valore naturalistico. In queste aree gli elementi naturali vengono conservati e gli habitat lasciati alla loro evoluzione naturale. La fruizione non deve compromettere direttamente o indirettamente la vitalità delle specie e degli habitat naturali. In tali aree sono da valorizzare gli interventi di riqualificazione e ampliamento degli habitat dunali e retrodunali.

Proposta di regolamentazione delle attivita’ di uso della fascia costiera

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• Zona con strutture temporanee o stabili per la balneazione.

6.2.1 Attraversamento degli ambienti dunali

Descrizione buona pratica/norma comportamentale: Con la realizzazione del progetto l’attraversamento degli ambienti dunali potrà avvenire solo attraverso i camminamenti attrezzati con passerelle in legno (si prevede la realizzazione di passerelle in legno adagiate sulla morfologia dunale, con o senza staccionata, e passerelle localmente sopraelevate). Non sarà consentito il calpestio degli ambienti dunali aperti e l’uso dei sentieramenti non attrezzati. Tale divieto di attraversamento è valido anche per gli accessi dalla spiaggia verso il retroduna e si estende agli animali da affezione e ai cavalli. Gli accessi attrezzati, numerati ed indicati in appositi cartelli, consentiranno di accedere agli stabilimenti, ai servizi igienici, bar e punti ristoro, alle aree attrezzate e ai parcheggi. Alcune aree dunali classificate come “habitat dunali di valore naturalistico” saranno delimitate da staccionate al fine di una loro integrale tutela. Il divieto si estende anche alle aree dunali interessate da interventi di riqualificazione, chiusura delle aperture dunali, eliminazione dei specie esotiche e ripiantumazione specie dunali. Descrizione riferimento normativo: Il Regolamento di gestione dell’ANPIL Sterpaia prevede il rispetto da parte dei visitatori dei “camminamenti predisposti all’interno dell’area protetta evitando altresì di danneggiare la vegetazione; in particolare nell’area protetta del parco della Sterpaia è vietato l’attraversamento pedonale generalizzato” (art. 5 Norme di comportamento comma 1). Il Regolamento del Comune di Piombino per la gestione del demanio marittimo vieta “Il calpestio delle aree dunali e retrodunali laddove esistano opportuni corridoi di attraversamento” (art.27, punto r). La normativa della variante al Piano particolareggiato Costa orientale della Sterpaia prevede, all’articolo 9 l’”interdizione delle aree dunali interessate da interventi di ripristino vegetazionale e morfologico.”

Foto 2 Esempio di passerelle in legno realizzate nel sistema dunale di Marina di Vecchiano (PI).

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6.2.2 Accesso animali d’affezione sulla spiaggia

Descrizione buona pratica/norma comportamentale: In molte aree costiere la presenza di animali d’affezione costituisce un forte elemento di criticità per la tutela della fauna nidificante. Si tratta di un’azione di disturbo soprattutto in primavera ed a carico dell’avifauna nidificante negli ambienti di spiaggia/duna (ad es. fratino, corriere piccolo, ecc.) o nelle aree umide retrodunali. In considerazione delle caratteristiche dell’area e dei valori naturalistici presenti si ritiene ammissibile la presenza di animali d’affezione al guinzaglio. Descrizione riferimento normativo: Secondo il Regolamento di gestione dell’ANPIL Sterpaia l’accesso degli animali d’affezione è consentito “al guinzaglio, …, mentre il transito a cavallo è consentito qualora vi siano percorsi previsti e appositamente segnalati ad eccezione degli arenili (art. 3 comma 3). … Nella stagione balneare l’accesso dei cani negli arenili e nei luoghi adibiti alla pubblica balneazione inserite all’interno delle aree protette, è consentito secondo le modalità che annualmente verranno indicate con l’ordinanza balneare emanata dal Comune di concerto tra l’autorità marittima competente ed il soggetto gestore dell’area” (art. 3, comma 4). Il Regolamento del Comune di Piombino per la gestione del demanio marittimo vieta di “Condurre o far permanere in acqua e sugli arenili ed assimilabili, qualsiasi animale anche se munito di regolare museruola e/o guinzaglio, al di fuori delle zone opportunamente individuate nell’ annuale ordinanza sindacale di balneazione (art.27, punto g).

6.2.3 Pulizia della spiaggia e raccolta dei rifiuti

Descrizione buona pratica/norma comportamentale: In molte aree costiere la realizzazione delle periodiche attività di “pulizia” delle spiagge costituisce un potenziale elemento di criticità per la tutela degli ambienti dunali (in particolare di anteduna) e della fauna e flora legate alla presenza di materiale organico spiaggiato. Di seguito vengono fornite linee guida e buone pratiche da seguire nelle diverse tipologie territoriali della costa di Sterpaia (zone con strutture per la balneazione, zone di elevato interesse naturalistico, altre aree). Per queste aree vengono fornite anche indicazioni sulla collocazione di cestini portarifiuti o punti di raccolta dei rifiuti stessi. Come regola generale si prevede di delocalizzare gli attuali cestini o punti di raccolta situati sul sistema dunale o ai suoi margini, localizzando detti servizi in aree già trasformate, strutture balneari attrezzate, nei punti di collegamento tra i sentieri attrezzati e i parcheggi.

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Zone con strutture fisse o temporanee per la balneazione La pulizia ordinaria dell'area connessa alle attività, anche quotidiana durante la stagione balneare, deve essere manuale, con la raccolta di rifiuti e altro materiale spiaggiato al suolo, o meccanica mediante piccoli mezzi vagliatori, gommati o cingolati, in grado di non asportare la sabbia dalla spiaggia. Solo per manutenzione straordinaria, a fine inverno, possono essere effettuate operazioni di pulizia con mezzi meccanici di limitato ingombro (interasse massimo 2 metri, senza escavatori, ne mezzi cingolati) ed a carico sia dei rifiuti (plastica, vetro, ecc.) che del materiale spiaggiato naturale (materiale organico, legno, ecc.). Quest’ultima pulizia potrà avvenire dandone comunicazione alla Parchi val di Cornia è dovrà essere realizzata solo nella zona afitoica e senza interessare direttamente il piede delle dune. Il materiale organico derivante dalla pulizie delle aree in concessione dovrà essere collocato al piede delle dune, nelle zone di interruzione del sistema dunale o in aree indicate nelle cartografie di progetto. L’eventuale materiale ghiaioso dovrà essere stoccato temporaneamente nelle aree indicate nelle cartografie di progetto e ricollocato a fine stagione lungo la linea di battigia. Il materiale organico raccolto nelle operazioni di pulizia straordinaria (legname, posidonia, ecc.) dovrà essere collocato nelle aree di stoccaggio appositamente individuate dal progetto di riqualificazione (aree di anteduna, zone di interruzione del sistema dunale, fascia antistante la fascinate frangivento in corrispondenza degli stabilimenti). Altre aree potranno essere individuate dalla Parchi Val di Cornia, anche su indicazione dei gestori degli stabilimenti, per affrontare eventuali nuovi problemi di erosione o di alterazione del sistema dunale. Non è comunque consentito lo scarico del materiale organico direttamente sugli habitat dunali e retrodunali. Spiagge ed habitat dunali di valore naturalistico La pulizia deve avvenire esclusivamente con mezzi manuali ed a carico dei soli rifiuti non organici (plastica, vetro, ecc.). Essa non comprende quindi il materiale spiaggiato organico e deve realizzarsi solo nella zona afitoica dandone comunicazione alla Parchi Val di Cornia. Solo per manutenzione straordinaria, alla fine dell’inverno, ed a carico del materiale spiaggiato di maggiori dimensioni (grandi tronchi spiaggiati) possono essere effettuate operazioni di pulizia meccanica. Il materiale organico derivante dalla manutenzione straordinaria dovrà essere accumulato alla base dell’ante duna o in aree caratterizzate dalla presenza di aperture nel sistema dunale, costituendo materiale utile a funzioni di sand fencing. Le eventuali operazioni di pulizia straordinaria non dovrà comunque avvenire a carico degli eventuali accumuli di posidonia. I rifiuti dei singoli visitatori non devono essere abbandonati ma asportati da chi li produce in sacchetti di plastica chiusi. E' altresì vietata l'installazione di raccoglitori per rifiuti sulla spiaggia, sul sistema dunale o al suo piede. Altri tratti di costa

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Valgono le indicazioni di cui alla categoria precedente con la possibilità aggiuntiva di realizzare pulizie straordinarie meccaniche, alla fine dell’inverno, ed a carico del materiale spiaggiato e non solo su quello di maggiori dimensioni (grandi tronchi spiaggiati). Il materiale organico derivante dalla manutenzione straordinaria dovrà comunque essere accumulato alla base dell’ante duna o in aree caratterizzate dalla presenza di aperture nel sistema dunale, costituendo materiale utile a funzioni di sand fencing. Le eventuali operazioni di pulizia straordinaria non dovrà avvenire a carico degli eventuali accumuli di posidonia. I rifiuti dei singoli visitatori non devono essere abbandonati ma asportati da chi li produce in sacchetti di plastica chiusi. E' altresì vietata l'installazione di raccoglitori per rifiuti sulla spiaggia, sul sistema dunale o al suo piede. Descrizione riferimento normativo: La pulizia delle spiagge avviene ad opera della ASIU spa, azienda pluriservizio di igiene ambientale di proprietà dei Comuni di Piombino, Campiglia M.ma e Suvereto, sotto il controllo, nell’ambito di Sterpaia, della Parchi Val di Cornia. Il Regolamento di gestione dell’ANPIL Sterpaia non affronta il tema della pulizia delle spiagge. Il Regolamento del Comune di Piombino per la gestione del demanio marittimo vieta di “Gettare in mare o lasciare nelle cabine o sugli arenili rifiuti di qualsiasi genere”(art.27). La normativa della variante al Piano particolareggiato Costa orientale della Sterpaia consente, all’articolo 9, “la posa in opera di cestini portarifiuti lungo tutto il litorale”. Le Linee guida per la gestione integrata della posidonia, approvate dalla Provincia di Livorno, affrontano la questione dell’accumulo della posidonia sulle coste con modalità diverse a seconda delle condizioni stazionali e di fruizione turistica, ma con l’obiettivo principale di gestire il materiale a livello di ambiti costieri ristretti, evitando il più possibile il trasferimento in discarica. Nel caso di spostamento in loco del materiale spiaggiato le linee guida forniscono le seguenti indicazioni: La movimentazione all’interno della spiaggia deve far riferimento alla morfologia della duna retrostante la spiaggia. Il punto migliore dove spostare la biomassa è rappresentato dal “punto di massima espansione dell’onda” che rappresenta il limite a terra per la diffusione delle biomasse vegetali. La movimentazione su tale limite ha il vantaggio di favorire la stabilizzazione dell’anteduna che opera un’azione di protezione, accrescimento e di stabilizzazione del retrostante cordone dunale. In caso di mare calmo, infatti, la presenza della posidonia favorirà la costituzione del cordone dunale e la ricolonizzazione del limite a mare da parte delle piante pioniere, mentre in caso di forti mareggiate le onde non si infrangeranno direttamente sulla duna ma sulle foglie accumulate favorendone di nuovo il trasporto a mare. Le biomasse vegetali non devono essere spostate direttamente nella zona mobile o fissa della duna perché provocherebbero il soffocamento delle specie erbacee psammofile antidunali e le specie arbustive ed arboree delle dune fisse.

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L’indicazione di localizzare i cestini portarifiuti solo in alcuni settori costieri è in contrasto con le NTA della variante al Piano particolareggiato Costa orientale della Sterpaia prevedono la possibilità di effettuare “la posa in opera di cestini partarifiuti lungo tutto il litorale” (art.9).

6.2.4 Danneggiamento flora e fauna

Descrizione buona pratica/norma comportamentale: Nell’ambito del territorio costiero di Sterpaia sono presenti formazioni vegetali e specie di flora e fauna di interesse conservazionistico (specie di interesse regionale di cui alla LR 56/2000 e/o comunitario di cui alle Direttive 92/43/CEE e 79/409/CEE) o comunque funzionali alla protezione del sistema dunale. Sono quindi vietate attività che comportano il danneggiamento diretto di habitat o specie ad eccezione degli interventi di riqualificazione ambientale e di controllo delle specie esotiche, autorizzati dall’Ente gestore dell’ANPIL. Descrizione riferimento normativo: Secondo il Regolamento di gestione dell’ANPIL Sterpaia è vietato il danneggiamento, l’estirpazione, la raccolta e la detenzione ingiustificata della flora spontanea dell’arenile e della prima duna. È vietato raccogliere fiori appartenenti a specie tutelate dalla normativa vigente e manomettere od asportare il patrimonio naturalistico e forestale, fatte salve le ipotesi di cui al secondo comma del presente articolo (art. 6 comma 3), inoltre … è vietata la cattura, l’abbattimento, la detenzione di animali vertebrati e invertebrati appartenenti alla fauna selvatica; è vietato alimentare la fauna selvatica ed esercitare ogni tipo di attività venatoria (art. 8 comma 1). Il Regolamento del Comune di Piombino per la gestione del demanio marittimo vieta “Il danneggiamento, l’estirpazione, la raccolta e la detenzione ingiustificata delle associazioni vegetazionali dunali e retrodunali” (art.27). La LR 56/2000 e succ. modif. istituisce un regime di tutela indiretta delle specie e degli habitat di cui all’allegato A e di tutela diretta (specie protette) per quelle di cui agli allegati B e C. Numerosi habitat e specie tutelate dalla LR 56/2000 sono presenti nell’area costiera di Sterpaia (ad esempio tra le specie di flora giglio di mare Pancratium maritimum, eringio marittimo Eryngium maritimum, Crucianella di mare Crucianella maritima, ginepro coccolone Juniperus macrocarpa, ecc.).

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6.2.5 Accesso mezzi meccanici

Descrizione buona pratica/norma comportamentale: Ad eccezione dei mezzi di soccorso e dei mezzi utili alle attività di pulizia delle spiagge, per quest’ultime nelle modalità prima definite, è vietato l’accesso e la circolazione di mezzi meccanici sulla battigia, nella spiaggia e sul sistema dunale. Le vie di accesso dei mezzi meccanici sono definite nelle cartografie del presente progetto preliminare. Lo spostamento lungo la costa dovrà avvenire lungo la battigia evitando le aree adiacenti al piede dunale. Descrizione riferimento normativo: Secondo il Regolamento di gestione dell’ANPIL Sterpaia la circolazione dei mezzi motorizzati è consentita “solo per l’accesso alle aree a parcheggio” (art.3 comma 2). La normativa della variante al Piano particolareggiato Costa orientale della Sterpaia prevede la libera fruizione degli arenili secondo gli indirizzi espressi dalla D.C.R.T. n. 47/90 tesi ad evitare fenomeni di congestionamento tali da ridurre la percezione degli ambienti naturali (art.9).

6.2.6 Illuminazione delle strutture balenari e servizi

Descrizione buona pratica/norma comportamentale: In ambito di ecosistemi costieri l’illuminazione notturna può costituire un forte elemento di criticità per rare specie di invertebrati della zona di battigia-spiaggia (tra cui rari coleotteri endemici) e, soprattutto se indirizzata verso il mare, per importanti specie di uccelli marini. Nell’ambito degli stabilimenti balneari e delle strutture di servizio, l’illuminazione dovrà caratterizzarsi da adeguate scelte tecniche finalizzate a raggiungere maggiori livelli di sostenibilità, sia in termini di inquinamento luminoso, di consumi energetici che di disturbo alla fauna locale. Gli impianti di illuminazione dovranno risultare coerenti con la normativa regionale di settore e le relative linee guida regionali. Tra le principali indicazioni:

• illuminazione solo verso il basso e schermatura verso il mare, • scelta adeguata dei punti luce e limitazione dell’intensità luminosa, • utilizzazione di lampade ai vapori di sodio a bassa pressione.

L’illuminazione è consentita solo in adiacenza delle strutture fisse mentre non è consentita l’illuminazione notturna delle spiagge. Descrizione riferimento normativo: LR 21 marzo 2000, n.37 Norme per la prevenzione dell’inquinamento luminoso. La presente legge “… prescrive misure per la prevenzione dell’inquinamento luminoso sul territorio

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regionale, al fine di tutelare e migliorare l’ambiente, di conservare gli equilibri ecologici nelle aree naturali protette, ai sensi della LR 49/95… “ Il riferimento tecnico sono le Linee Guida per la progettazione, l’esecuzione e l’adeguamento degli impianti di illuminazione esterna (Regione Toscana – Giunta Regionale) Attuazione D.G.R.T. n.815 del 27/08/2004 “Delibera Consiglio Regionale n.29/04–Scheda n.17- Programma per il finanziamento progetti in tema di ecoefficienza energetica”.

6.2.7 Verde di arredo delle strutture balneari e servizi

Descrizione buona pratica/norma comportamentale: La presenza di specie esotiche di flora costituisce una delle principali minacce alla biodiversità negli ambienti costieri mediterranei. Alcune specie in particolare, quali il genere Carpobrotus, costituiscono formazioni dense in grado di sostituirsi agli habitat e alle specie tipiche delle dune. Negli arredi verdi degli stabilimenti balneari è molto diffuso l’utilizzo di tali specie, costituendo nuclei di diffusione sugli ambienti dunali. Alle azioni di eliminazione di tali formazioni a Carpobrotus si deve unire il divieto di utilizzo di specie esotiche negli arredi degli stabilimenti ed attrezzature. Descrizione riferimento normativo: Il divieto di diffusione di specie esotiche di flora trova importanti riferimenti normativi con particolare riferimento alla legge regionale toscana sulla biodiversità, L.R. 6 aprile 2000, n.56 e succ. modif.,. L’art.6 (commi 4 e 5) della legge regionale individua i seguenti divieti:

• E’ vietata l’utilizzazione, ai fini della realizzazione di opere di riforestazione, rinverdimento e consolidamento, delle seguenti specie: Ailanto (Ailanthus altissima), Fico degli Ottentotti (Carpobrotus sp.pl.), Fico d’india (Opuntia ficus-indica), Amorfa (Amorpha fruticosa).

• Negli interventi di ingegneria naturalistica, in quelli di rinverdimento e di consolidamento, nonché, in generale, negli interventi di recupero ambientale di siti degradati, sono utilizzati prioritariamente ecotipi locali.

6.2.8 Localizzazione strutture balneari, servizi, ecc.

Descrizione buona pratica/norma comportamentale:

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La localizzazione delle spiagge attrezzate, delle postazioni per la sicurezza e la sorveglianza, chioschi per ristoro, rimessaggi dei servizi, ecc. non deve avvenire a discapito di habitat dunali e di anteduna. Gli interventi di riattivazione di tali attività non deve compromettere quindi ulteriori porzioni di ambienti dunali o di margini di essi, sia direttamente sia attraverso le operazione di pulizia della spiaggia. In considerazione della qualità e vulnerabilità degli habitat dunali si ritiene non realizzabile una eventuale previsione di ulteriore sviluppo di nuove strutture/concessioni per l’utilizzo delle spiagge di Sterpaia. Nell’ambito degli stabilimenti balneari i gestori dovranno occuparsi della manutenzione delle strutture frangivento prevedendo, come elemento in grado di migliorarne l’effetto protettivo, la realizzazione di una difesa bassa antistante il frangivento e localizzata ad una distanza di 0.5 – 1 m. Descrizione riferimento normativo: Norme nazionali e Regolamento del Comune di Piombino per la gestione del demanio marittimo. 6.2.9 Acquisizione certificato di “Bagnino sostenibile” Seguendo l’esperienza della Provincia di Rimini, AGENDA 21 per il Piano Spiaggia del Comune di Riccione e ARPA Rimini, a Sterpaia è auspicabile la riproposizione di un progetto di turismo costiero sostenibile. La sperimentazione iniziata con il Bagno 85 di Riccione nel 2003 ha dato ottimi

risultati ed ha avuto grande rilievo sui media; la Provincia di Rimini, ha deciso di finanziare le strutture balneari aderenti al progetto “Bagnino Sostenibile”

Foto 3 Strutture frangivento con difesa al piede dunale nelle aree destinate a stabilimento balneare in loc. Carlappiano. Rispetto ad altri stabilimenti la difesa al piede ha ridotto l’effetto di scalzamento al piede della duna e delle difesa frangivento tutelando maggiormente le aree retrostanti con minore danneggiamento delle pinete).

Questo Progetto (per il quale sono stati previsti contributi regionali) si pone come finalità: - Il risparmio idrico; - Il risparmio energetico; - La diminuzione dei rifiuti attraverso la raccolta differenziata; - L’informazione ambientale ai turisti e ai cittadini;

7

Proposta di regolamentazione delle attivita’ di uso della fascia costiera

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Il fine è stato quello di elaborare un progetto sperimentale in uno stabilimento balneare gestito secondo i principi dello sviluppo sostenibile e di valutarne anche la convenienza economica per tutti gli operatori facilitando, di conseguenza, la sua diffusione sul territorio. Nato su base volontaria coinvolgendo 20 gestori di stabilimenti balneari, dopo una fase iniziale legata essenzialmente all'adozione di buone pratiche di gestione e informazione ambientale ai clienti, è giunto all'obiettivo fin dall'inizio sperato, la certificazione della struttura secondo la norma internazionale ISO 14001.

Bibliografia

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7. BIBLIOGRAFIA

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PROTEGGERE. CONSIGLIO NAZIONALE DELLE RICERCHE. MIN. L.L.P.P. ISTITUTO POLIGRAFICO DELLO STATO, 268 PP.

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AA.VV., 1992 - LA COSTA UNA SFIDA EUROPEA. EUCC. ALBANESE F., 1991 - LES INITIATIVES DU CONSEIL DE L’EUROPE EN FAVEUR DES ZONES

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