Rinascimento a tavola

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IL RINASCIMENTO A TAVOLA

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IL RINASCIMENTO A TAVOLA

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Nel Quattrocento

l'Italia è il centro

del mondo

IL RINASCIMENTO

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Nel Quattrocento

l'Italia è il centro

del mondo

IL RINASCIMENTO

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La penisola è percorsa

da un fermento culturale e artistico

IL RINASCIMENTO

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Si avverte un forte

sentimento di fiducia

nell'uomo e nelle sue

capacità

L'uomo è il centro

dell'universo

IL RINASCIMENTO

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È forte, pieno di energia

e di coraggio

● La sua intelligenza gli

permette di indagare il

mondo con occhi nuovi

● È capace di ideare ciò che

ancora non esisteva, di

scoprire ed esplorare mondi

fino ad allora sconosciuti

IL RINASCIMENTO

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Si assiste alla rinascita di tutti i campi

dell’attività umana. Si riscopre il piacere del bello,

si ricerca lo splendore e la magnificenza …

IL RINASCIMENTO

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… è una vera e propria rinascita dei sensi

IL RINASCIMENTO

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LE CORTI DIVENTANO CENTRI DI

ATTIVITA’ ARTISTICHE E CULTURALI,

GRAZIE AL FENOMENO DEL

MECENATISMO

Il mecenatismo è il sostegno ad artisti e

intellettuali che accettano di porre la

propria opera al servizio dei propri

benefattori, dando prestigio alle loro

corti.

Tra gli esempi più noti di mecenatismo,

vi è quello dei Signori di Firenze, i Medici,

in particolare di Cosimo e di suo nipote

Lorenzo il Magnifico, i quali accolsero

nella loro città i migliori artisti, letterati,

umanisti e filosofi del tempo.

LE CORTI E I BANCHETTI

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A Milano il condottiero Francesco Sforza, che

aveva preso il comando della città alla morte di

Filippo Maria Visconti, si era prodigato nel farla

risorgere in tutto il suo splendore.

Il nuovo signore aveva investito molti danari

per crearne una immagine politica

consolidata, richiamando alla sua corte i

migliori architetti, ingegneri, pittori, letterati,

medaglisti e setaioli italiani. Si era preoccupato

di promuovere la lavorazione della seta e la

città era famosa per i suoi velluti, i damaschi, i

broccati intrecciati con fili d’oro e d’argento.

Aveva a cuore la ricostruzione del Castello,

che sarebbe servita sia ad abbellire, sia a

garantire la sicurezza cittadina.

Aveva altresì intrapreso la costruzione del

naviglio della Martesana, per collegare all’Adda

Milano e da Milano proseguire fino al fiume

Ticino

LE CORTI E I BANCHETTI

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sulle credenze brillavano arredi in aPAPI E CARDINALI, non diversa-

mente dagli altri signori del tempo,

davano ospitalità ad artisti e

letterati e affidavano a grandi

cuochi, come Martino de Rossi e

Bartolomeo Scappi il compito di

organizzare splendidi banchetti per

accogliere imperatori e re.

Il cardinale camerlengo Ludovico

Scarampi Mezzarota, sopran-

nominato “cardinal Lucullo” per

l'opulenza dei suoi banchetti,

presso cui lavorò per alcuni anni

cuoco Martino de Rossi, si dice

spendesse ogni giorno per la

tavola una somma pari a

cinquecento euro. casata. Le

LE CORTI E I BANCHETTI

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Il banchetto era per il Signore l’occasione per mostrare

pubblicamente la propria grandezza: doveva stupire i

commensali, far sembrare tutto eccezionale, meravigliare ...

Era una girandola di suoni, di colori, di fantasia, di magnificenza.

LE CORTI E I BANCHETTI

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Le tavole erano imbandite con meravigliose

tovaglie di lini ricamati e sovrapposte, su cui

spiccavano eleganti piatti e cristalli colorati

di raffinata fattura. Alla fine di ogni servizio

la tovaglia sovrastante veniva tolta e i

commensali si lavavano le mani in bacili di

argento contenenti acqua di rose.

Anche i tovaglioli erano presentati in svariate

fogge, assumendo forma di galli, tartarughe,

barche o corone, o dalle candide piegature

liberavano uccelletti vivi che lasciavano stupiti

i commensali.

Il sale e le spezie erano contenute in preziosi

contenitori istoriati.

Sulle credenze brillavano arredi in argento e

oro, brocche, bacili, mesciacqua, candelabri e

tutto il tesoro della casata.

L’ARTE DEL BANCHETTO

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Si assisteva ad una interminabile sfilata di

portate, dove si alternavano i servizi di

credenza, per lo più di piatti freddi, a quelli

di cucina, con piatti caldi appena preparati.

Le carni di vitelli, montoni, cinghiali, capretti,

agnelli, cacciagione, uccellagione erano

presentati ricoperti della loro pelle o delle loro

piume, disposti come fossero vivi.

I pavoni erano ritti, con tutte le penne e lacoda aperta in una grande ruota

L’ARTE DEL BANCHETTO

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Molti animali erano offerti in grandi

pezzi posti su vassoi, in conche di

zucchero decorate, e ricoperti di

lamine d’oro.

L’oro si riteneva avesse doti

benefiche, che donasse forza e

vigore.

Venivano anche preparati dei

“ pasticci volativi”, contenenti

quaglie vive che al momento

stabilito venivano liberate con

grande stupore dei presenti.

L’ARTE DEL BANCHETTO

Page 16: Rinascimento a tavola

LLE E

I COLORI A TAVOLA

Importante era nella presentazione

dei piatti l'aspetto cromatico. Tutto

doveva essere colorato, vivace,

luminoso.

I cibi venivano colorati con spezie

e aromi.

Con il prezzemolo e le “ bone

herbicine” si preparava la salsa

verde, lo zafferano colorava di

giallo e dava sapore a piatti a base

di riso, carne bianca, pesce,

pollame e vitello; l’uva e i frutti

rossi davano la tonalità vermiglia,

le mandorle il bianco.

L’ARTE DEL BANCHETTO

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IL BANCHETTO era anche spettacolo .

Ad allietare i commensali,tra un servizio e l’altro,intervenivano musici conviole e liuti. Molte volte aloro era riservato un vero eproprio palco fisso, dovesuonavano.

L’ARTE DEL BANCHETTO

A loro si alternavano

attori che recitavano

brani in latino o

novelle di tradizione

popolare, danzatrici, il

buffone di corte o il

nano che divertivano

con lazzi e frizzi

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LE CARNI

Nel menù del Quattrocento la

carne rimane l'alimento

principale della tavola: era il

piacere per eccellenza dei

signori.

Rispetto alla cucina medievale

meno importanza viene data

alla carne di cacciagione, di

pelo e di piuma.

Si preferiscono preparazioni a

base di animali di allevamento,

come il maiale, e animali da

cortile, come galline, colom-

bacce, piccioni, vitelli, capre e

pecore.

La più pregiata era la carne di

pavone, che suggeriva un'idea

di leggerezza e di grandegloria.

IL MENU RINASCIMENTALE

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IL MENU RINASCIMENTALE

LA PASTA

Sulle tavole dei ricchi c’era una

abbondante varietà di paste

tirate e farcite . La pasta secca a

lunga conservazione , chiamata

“vermicelli” o “maccaroni “ la cui

origine era attribuita agli arabi,

veniva servita come contorno

ad altre vivande e specialmente

con la carne .

Il riso era cotto a lungo nel latte

“a menestra” con aggiunta di

zucchero e spezie.

Vi erano poi paste ripiene di

carni, torte e pasticci in crosta.

A Napoli e a Genova, in Puglia

e in Toscana nel XIV secolo

vennero costituiti le prime

corporazioni di pastai

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,

IL MENU RINASCIMENTALE

LE MANDORLE

Nella cucina rinascimentale si

faceva largo uso delle mandorle.

Venivano largamente usate nei

periodi di magro (1/3 dei giorni

dell'anno erano di magro) in cui

potevano sostituire il consumo di

latte

Inoltre si potevano conservare

facilmente, contrariamente alla

maggior parte degli altri cibi.

Proprio per la loro importanza

nell’alimentazione del tempo, i

mandorli erano presenti in

grande numero in Brianza fino

all'800, ei loro frutti sono stati la

base di molte ricette e di dolci,

come il torrone creato nel 1400 e

l'amaretto nato nel 1200.

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ALLA SCOPERTA DI NUOVI SAPORI

Con la conquista nel 1453di Costantinopoli da partedei Turchi Ottomani siinterrompono i trafficidelle spezie provenientidall’Oriente.

Per esaltare le essenze deicibi i cuochi di corte devonoingegnarsi con quantohanno a disposizione eintroducono così l'utilizzodelle “bone herbicine”,come la salvia, il rosmarinoe l'origano, fino ad allorautilizzate per lo più comepiante officinali.

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DALLE SPEZIE ALLA “BONE

HERBICINE”

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ALLA SCOPERTA DI NUOVI SAPORI

Grazie alle scoperte geografiche

arrivano poi nuovi ingredienti.

Alcuni sono subito bene accolti,

come il tacchino, altri invece

rimarranno a lungo ignorati nella

preparazione dei cibi: uno di questi

è il pomodoro, che veniva

considerato una pianta

ornamentale.

Così la pizza, presentata nelle sue

ricette da Bartolomeo Scappi,

era cucinata bianca, senza

pomodoro, e farcita con frutta secca

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Gli ingredienti dal

nuovo mondo