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Rimani accanto a noi Rimani accanto a noi, Maria, perché possiamo sentire la tua presenza, perché la tua maternità sia più reale nella nostra vita. Rimani accanto a noi, Maria, per mettere più gusto di cielo, d'ideale evangelico, nella nostra esistenza terrena. Rimani accanto a noi, Maria, come una madre vigile che accompagna i suoi figli con uno sguardo pieno d'attenzione. Rimani accanto a noi, Maria, per introdurre il tuo sorriso nel profondo della nostra solitudine, per rasserenare il nostro cuore. Rimani accanto a noi, Maria, per renderci Gesù più vicino, per farci volgere gli occhi più facilmente verso la sua bontà. Jean Galot

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Rimani accanto a noi

Rimani accanto a noi, Maria,

perché possiamo sentire la tua presenza, perché la tua maternità

sia più reale nella nostra vita.

Rimani accanto a noi, Maria, per mettere più gusto di cielo,

d'ideale evangelico, nella nostra esistenza terrena.

Rimani accanto a noi, Maria,

come una madre vigile che accompagna i suoi figli

con uno sguardo pieno d'attenzione.

Rimani accanto a noi, Maria, per introdurre il tuo sorriso

nel profondo della nostra solitudine, per rasserenare il nostro cuore.

Rimani accanto a noi, Maria, per renderci Gesù più vicino,

per farci volgere gli occhi più facilmente verso la sua bontà.

Jean Galot

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L’Annunciazione dell’Angelo a Maria Vergine

"Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te".

“Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me

quello che hai detto"

Vangelo di Luca

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I MISTERI DEL SANTO ROSARIO

Misteri Gaudiosi

1) L'Annunciazione dell'Angelo a Maria Vergine 2) La Visita di Maria Santissima a Santa Elisabetta 3) La Nascita di Gesù nella grotta di Betlemme 4) Gesù viene presentato al Tempio da Maria e Giuseppe 5) Il Ritrovamento di Gesù nel Tempio Misteri Luminosi 1) Il Battesimo nel Giordano 2) Le Nozze di Cana 3) L'annuncio del Regno di Dio 4) La Trasfigurazione 5) L'Eucaristia Misteri Dolorosi 1) L'agonia di Gesù nel Getsemani 2) La flagellazione di Gesù 3) L'incoronazione di spine 4) Il viaggio al Calvario di Gesù carico della croce 5) Gesù è crocifisso e muore in croce Misteri Gloriosi

1) La risurrezione di Gesù 2) L'ascensione di Gesù al cielo 3) La discesa dello Spirito Santo nel Cenacolo 4) L'Assunzione di Maria al cielo 5) L'Incoronazione di Maria Regina del cielo e della terra

"Questa giovane donna portava un nome ‑ Maria ‑ che conosce-vano tutti nel suo villaggio, e che nei secoli divente-rà caro a innumerevoli creature. Eppure l'Angelo del Signo-re, rivolgen-dole il suo saluto, la chiamerà con un altro no-me: «Piena di gra-zia». È il nome nuovo, col quale questa crea-tura è conosciuta davanti a Dio; il nome che scende dal cielo, come dal cielo scen-derà il nome del suo bambino («lo chia-merai Gesù»). Non è che un'umile creatura, eppure nella sua modestis-sima vita cominciano a compiersi cose straordinarie, divine. Nella sua casetta meschina entra l'Angelo del Signore, che, secondo il lin-guaggio biblico, viene a rappresentare la pre-senza stessa e il messaggio personale dell'Onnipotente. L'Angelo «entrando da lei, disse». Entra in quella caset-ta, passa proprio per la porta come ogni visitatore ‑ un visi-tatore celeste ‑ le parla con voce chiara e discreta come una creatura parla a un'altra creatura. Così, attraverso Maria, ri-prende il dialogo fra cielo e terra, interrotto da millenni. Tra Dio e la sua creatura na-sce una nuova familiarità, che fa pen-sare agli inizi della storia dell'uomo, come la Bibbia la racconta. Allora l'uomo conversava amichevolmente col suo Dio, la sua vita era in pace, egli guardava al futuro con fiducia. Di colpo, per un'amara decisione dell'uomo, il dialogo si è troncato; e la storia umana è diventata cupa, insicura, colma di amarezze. Ma ora, in Maria, per una divina iniziativa, il dialogo amorevole ri-prende, e la speranza si apre sul mondo. Il mistero della «grazia» divina che comincia a svelarsi attraver-so questa donna che Dio ha scelto.

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La Visitazione di Maria Santissima a Santa Elisabetta

“In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la monta-

gna e raggiunse in fretta una città di Giuda. Entrata nella

casa di Zaccaria, salutò Elisabetta”.

“Sei tutta bella, e in te non vi è macchia.

Un giardino recintato tu sei, sorella mia, Sposa,

un giardino recintato, una fonte sigillata.

Vieni, vieni, sarai incoronata (Ct 4, 7, 12 e 8)”.

Maria, la Madre santa del nostro Re, la Regina dei nostri cuori, ha cura di noi come lei sola può avere. Madre di compassione e trono della grazia, ti chiediamo di insegnarci a comporre, nella nostra vita e nella vita di coloro che ci circondano, verso per verso, la poesia semplice della carità.

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L'Incoronazione di Maria Regina del cielo e della terra

“La figlia del re è tutta splendore,

gemme e tessuto d'oro è il suo vestito”.

Salmo 45

«La partenza» dell'Angelo al termine dell'annuncio coincide con questa «partenza» di Maria per un viaggio lungo che la porte-rà verso il sud della Palestina a visitare la sua parente anzia-na, Eli-sabetta.

È interessante che il vangelo presenti sistematicamente Ma-ria in veste di pellegrina. Anche per la nascita di Gesù com-pirà, con Giuseppe, il lungo viaggio «dalla città di Nazaret in Galilea alla città di Davide chiamata Betlemme». Quaran-ta giorni dopo, con il Bambino fra le braccia, di nuovo in pellegrinaggio verso Gerusalemme e il Tempio, all'incontro con Simeone. Infine, quando ormai Gesù sarà dodicenne, il travagliato pellegrinaggio pasquale. Sono i quattro pellegrinaggi di Maria: il viaggio della fe-de (lo stesso angelo Gabriele le aveva parlato del mistero di-vino che si stava compiendo in Elisabetta), il viaggio della maternità mes-sianica verso Betlemme, il viaggio della con-sacrazione (offre il Figlio al Padre e ascolta la dolorosa pro-fezia di Simeone), il viaggio della ricerca di Gesù perduto (e capiva che solo «nella casa del Padre» lo si può ritrovare). È un dato importante della spiritualità evangelica, centra-ta nella figura di Maria. Come Gesù, perennemente in «viag-gio» alla ricerca dell'uomo e verso il suo sacrificio; come la Chiesa in cammino nel mondo a trasmettere il vangelo; così anche il di-scepolo è invitato a vivere la sua vita di fede come un continuo itinerario dell'anima. Deve «camminare» nella fede in una co-stante maturazione; deve «camminare» con Gesù in una fedeltà costante; deve «camminare» verso il Regno in una ricerca ap-passionata.

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La nascita di Gesù nella grotta di Betlemme

“Videro il Bambino con Maria sua Madre”

Vangelo di Matteo

L'immagine di Maria come donna dell'Apocalisse rimase, così, stampata nella mente popolare che, Petrarca inizia la sua celebre canzone alla Vergine, con questi versi famosi: "Vergine bella, che di sol vestita,/ coronata di stelle, al sommo Sole/ piacesti sì che in te sua luce ascose...". E Savonarola inizia così il suo so-netto Ad Virginem: "Salve, Regina, virgo gloriosa,/ ne la cui fronte el Sol sua luce prende,/ Madre di quel a cui l'onor si ren-de,/ e del suo Padre dolce figlia e sposa...". Nella lotta tra il bene e il male la Madre purissima di Cristo è un segno di speranza. La sua fragilità di donna incinta è in realtà potenza e fecondità che si erge contro il drago del male e della violenza. Essa ci invita a schierarci con lei e a non temere, anche se i flutti del fiume apocalittico ci assediano e sembrano inghiot-tirci.

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L'Assunzione di Maria al cielo

“Un segno grandioso apparve nel cielo: una donna vestita di

sole, con la luna sotto i suoi piedi e, sul capo, una corona di

dodici stelle”.

Apocalisse di San Giovanni Apostolo

Nel racconto dell'altro evangelista, san Matteo, sulle ori-gini ter-rene di Gesù, ritornano i ricordi riguardanti Maria, però in modo più attenuato, a mezza luce. Il personaggio cen-trale per il primo evangelista è Giuseppe; di Maria si parla solo in terza persona ‑ non lo si poteva evitare ‑ e abba-stanza poco. Eppure anche in san Matteo, in qualche momento almeno, la figura materna di Maria è li in piena luce accanto al Bambino. Come nell'episodio dei Magi orientali che, dopo il viag-gio tra-vagliato, arrivarono a Betlemme, «entrati nella casa vi-dero il Bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adora-rono». È la scena classica della maternità, eternata infinite volte dall'arte, ben impressa nella mente di ogni cristiano: Maria con in braccio Gesù, che accoglie tutti. In questo caso accoglie un piccolo gruppo di strani e im-portanti personaggi, misteriosamente spinti a venire dalle lo-ro terre lon-tane ad adorare Gesù. San Matteo racconta con semplicità que-sto episodio, con i suoi incidenti drammatici. Ma per lui è qual-cosa di più che un semplice avvenimento: è una specie di profe-zia, di anticipo di eventi futuri. I testi biblici da secoli avevano preannunciato la venuta dei po-poli verso il Messia, e talora con espressioni che sem-brano pre-parare il racconto di Matteo: «Tutti verranno da Saba portando oro e incenso» (Isaia 60,6), «I re degli Arabi e di Saba offriran-no tributi» (Salmo 72,10). Quello che avverrà molto più tardi con il sorgere della Chiesa, per l'evangelista viene misteriosa-mente prefigurato nella venuta dei Magi.

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Gesù viene presentato al Tempio da Maria e Giuseppe

Simeone, mosso dallo Spirito, si recò al tempio; e mentre

i genitori vi portavano il bambino Gesù per adempiere la

Legge, lo prese tra le braccia e benedisse Dio.

L'ultimo ricordo di Maria: nella piccola comunità primitiva che attende la venuta dello Spirito. Maria bisognerà ricordarla cosi: in preghiera, al centro della Chiesa di Gesù. Maria in preghiera in mezzo alla Chiesa: ecco il simbolo vivo della realtà ecclesiale, la fiducia nell'intercessione pu-ra della «piena di grazia».

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La discesa dello Spirito Santo nel Cenacolo

“Venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte

impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano. Apparvero loro lingue co-

me di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti

furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue,

nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi”.

Atti degli Apostoli

Quando la Madonna si è recata al tempio, otto giorni dopo, per offrire il suo Primogenito, nel grande tempio nel quale ogni giu-deo identificava la maestà di Dio, essa certamente si sentiva co-me nullificata dalla grandezza e dalla maestà di Dio. Ma, nella percezione della grandezza del tempio, un sentimento penetrava e prevaleva: la grandezza di Dio era il Bambino che aveva tra le braccia, era il Bambino che piangeva, era il Bambino che allatta-va. Vedendo da che cosa Dio ha fatto nascere quello che è il fat-tore decisivo della storia e del mondo, come dirà il vecchio Si-meone, e che divide il mondo in due - perché è proposta davanti alla quale si divide in due il cuore dell’uomo e si dividono in due tutti i cuori degli uomini -, vedendo da che cosa è nato Colui che le porte degli inferi non verranno più a distruggere, una for-za umana la più grande di tutte, vedendo da che cosa è sorto, si r i m a n e c o m e p i e t r i f i c a t i d a l l o s t u p o r e . Tutto il resto è comprensibile da tutti gli uomini - il senso reli-gioso, lo chiamano -, ma questo impatto e questo avvenimento è totalmente impensabile, imprevedibile, totalmente nuovo, total-mente e veramente incomprensibile: Dio fatto parte della nostra esperienza, dell’esperienza del nostro io, dell’esperienza della maternità della Madonna, dell’esperienza di ogni azione che compiamo.

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Il ritrovamento di Gesù nel Tempio

"Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, an-

gosciati, ti cercavamo". Ed egli rispose: "Perché mi cer-

cavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose

del Padre mio?".

L'Ascensione di Gesù è soffusa di commozione e di gioia inten-sa. È un mistero. Nel vangelo l'Ascensione costituisce l'esito ul-timo della parabola storica di Gesù; il senso compiuto del-la Pa-squa. Il Signore, dopo aver portato a termine la missione, ha spezzato le catene della morte, ed è en-trato nella gloria. Per sempre.

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L'ascensione di Gesù al cielo

Gesù condusse i discepoli fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. Ed essi si prostrarono

davanti a lui. Vangelo di Luca

I ricordi di Luca sono gli unici nel Nuovo Testamento che illuminano con una breve lama di luce l'ombra misteriosa che avvolge i lunghi anni di Gesù a Nazaret con Maria. Un episodio strano quello di Gesù, ormai ragazzo dodi-cenne, ritrova-to nelle aule scolastiche del Tempio dopo una ricerca affannosa. Ma non incomprensibile: vi si preannun-cia il distacco di Gesù dalla fami-glia terrena per la sua futura missione. E dice molto anche su Maria. La sua fermezza materna («Figlio, per-ché ci hai fatto così?»), la sua affettuosa angu-stia, la delicatissima modestia che la spinge a mettersi in se-cond'ordine nei confronti dello sposo silenzioso («Ecco, tuo padre e io, angosciati»). Ma tutta la forza dell'episodio sta nella risposta di Gesù («Devo stare nella casa del Pa-dre mio»); un po' sibillina (non sta per tornare nella «casa» patema di Nazaret?), ma che diventerà presto chiara alla luce del van-gelo: Gesù dovrà dedicarsi totalmente «alle cose del Padre», cioè alla sua missio-ne. Per il momento nemmeno Maria capisce a fondo; per que-sto ci ripen-sa «conservando tutte queste parole nel suo cuo-re». Le prime parole di Gesù sono rivolte a Maria; la Madre, autorevole e gentile, diventa la prima discepola, istruita dal-la misteriosa dottrina del Figlio. Per capi-re, anche Lei dovrà compiere il suo lento, docile cammino di fede, accettando di inoltrarsi nel mistero, guidata dall'insegnamento del Fi-glio. San Luca, che dedica a Maria alcune delle più belle pagi-ne del suo vangelo, non la presenta però come la creatura av-volta nella luce, che sa già tutto fin dall'inizio sul mistero del Figlio. Al contrario. Anche all'annuncio dell'Angelo non ave-va capito, era rimasta turbata, esitan-te; poi si era abbandona-ta, fidandosi della Parola di Dio. Per l'evangelista, con Maria ha inizio il difficile cammi-no della Chie-sa, che accoglie con fede il mistero di Dio, e se ne lascia progressiva-mente illuminare.

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Il battesimo nel Giordano

“Gesù, ricevuto il battesimo, stava in preghiera, il cielo

si aprì e scese su di lui lo Spirito Santo in apparenza cor-

porea, come di colomba, e vi fu una voce dal cielo: "Tu

sei il mio figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto".

Risurrezione: è la seconda grande esplosione di vita che segna la storia del mondo. Dopo il passaggio dal nulla all'essere, ecco il passaggio dalle molte patologie della creazione profanata alla nuova creazione nel Cri-sto risorto: preludio della definitiva af-fermazione di vita, come vittoria senza ritorno di tutta l'umanità, nell'u-manità gloriosa del Signore. Risurrezione: parola da brivido, totalmente estranea alla babele degli uomini, totalmente offerta dall'alto. Parola, che è notizia ed evento. Sta scritta nel cuore di ogni vangelo. Tutti i racconti dei testimo-ni, in-fatti, sono una sorta di introduzione al grande annun-cio del Cristo risorto, che data il natale della nuova uma-nità. Il lieto messaggio è ormai consegnato alle pieghe luminose e tenebrose del mondo. Nel fiume della storia che scorre verso il futuro, con i rottami degli eventi effimeri del passato, c'è il presen-te eterno del Cri-sto risorto.

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La risurrezione di Gesù

Gesù disse a Maria: “Non mi trattenere, perché non sono an-

cora salito al Padre; ma và dai miei fratelli e dì loro: Io salgo

al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”. Maria di

Màgdala andò subito ad annunziare ai discepoli: "Ho visto il

Signore" e anche ciò che le aveva detto.

Il battesimo. Per Gesù è il momento rivelativo della sua missio-ne. Per ogni uomo è evento generativo della sua vocazione. Il battesimo non è una verniciatura. Non è un aggettivo che quali-fica un sostantivo previo. Non è esatto dire lavoratore cristiano, medico cristiano, in-segnante cristiano. I termini andrebbero in-vertiti. Il bat-tesimo viene prima: esprime la vocazione di ogni crea-tura umana: la sua origine e il suo destino eterno. Si nasce per essere figli di Dio. Si è veramente, pienamen-te uomini ac-cogliendo questa dignità divina. Perché allora censurare questa vocazione? Perché na-sconderla? Perché dimenticare le proprie radici, la pro-pria fede, condan-nandola all'agonia di un digiuno mortale?

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Le nozze di Cana

Tre giorni dopo, ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea e c'e-

ra la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i

suoi discepoli. Nel frattempo, venuto a mancare il vino, la

madre di Gesù gli disse: "Non hanno più vino". E Gesù ri-

spose: "Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giun-

ta la mia ora". La madre dice ai servi: "Fate quello che vi

dirà".

“È compiuto!” Era finita la sofferenza, il dolore, la derisione dei suoi aguzzini ed avversari che avevano vinto. Un sipario di misericordia, “un pietoso velo”, sarebbe presto calata sulla scena. Non ci sarebbe-ro più stati fardelli da portare, dolori da patire, tormenti da sop-portare. Le forze del male avrebbero presto compiuto la loro maggior prodezza, e nulla di più sarebbe stato loro possibile. Era finita. Si, e più che una vita sembrava finita. Erano finiti i sogni e le speranze che un tempo avevano affascinato le masse. Sareb-be cessata la voce del Maestro che un tempo risuonava di forza e d’autorità. Sarebbe finita quella folle carriera che solo pochi giorni prima aveva eccitato gli evviva di centinaia di cuori. Fini-to sarebbe stato quel regno che Egli aveva proclamato con tanta certezza. L’amore di Dio appeso in modo trionfante su quella croce. In Cristo tutto è compiuto! Per questo siamo invitati ad accogliere l’opera di Cristo e ad affidare noi stessi a Lui.

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Gesù è crocifisso e muore in croce

“Gesù disse: "Tutto è compiuto!". E, chinato il capo, spirò”.

Vangelo di Giovanni

Il miracolo - anzi «il segno» come preferisce dire Gio-vanni ‑ si compie, ma c'è qualcosa di strano nel procedi-mento che lo prepa-ra. Perché all'inizio almeno la reazione di Gesù sembra negativa («Che ho da fare con te, o donna?»), anche se si rivolge alla Madre con grande rispetto («o donna»). Maria si impone e vince con la sua autorevolezza mater-na le esita-zioni del Figlio? Oppure, guardando con fede den-tro l'animo stes-so di Gesù, si rende conto che, nonostante le parole, nel suo intimo il Figlio è disposto a compiere il «se-gno» che aiuterà i suoi disce-poli a giungere alla fede? Comunque è proprio Lei che prende l'ini-ziativa rivolgendosi ai servi con autorità («Fate quello che vi di-rà»); a Gesù non re-sta che compiere il prodigio. Il primo miracolo di Gesù, in realtà è il miracolo di Ma-ria, da Lei chiesto, provocato, voluto. Un miracolo che ha un profondo signifi-cato evangelico (il «vino buono» di Gesù al posto dell'«acqua» dei riti giudaici), ma ugualmente im-portante sul piano delle semplici cose umane. Soprattutto im-portante perché «la gloria» di Gesù comincia a rivelarsi, «e i suoi discepoli credettero in Lui». Si percepisce un rapporto fra la fede di Maria che sa guar-dare nel cuore del Figlio e strappargli il miracolo, e la fede dei discepoli stimolata, ravvivata proprio dal miracolo che ha causato Maria. Giovanni non parla ancora della maternità di Maria nei riguardi dei discepoli, lo farà nella scena della croce; però qualcosa si presenta già. Da Maria ai discepoli circola una linfa viva, ed è in rapporto con Lei che essi maturano pro-prio come discepoli. Forse per que-sto Giovanni non chiama mai per nome Maria; per lui è sempre e soltanto «la Madre di Gesù». In questo incontro con «la Madre di Gesù», i disce-poli si trovano definitivamente legati con la loro fe-de al Figlio.

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L’annuncio del Regno di Dio

“Venga il tuo regno”.

Vangelo di Marco

La croce non è un amuleto da appendere al collo né un simbolo per segnare la conquista di un territorio o la sacraliz-zazione di un ambiente. E il punto di riferimento di ogni sguardo del cre-dente che, in essa, vede sintetizzata la proposta di vita fattagli dal maestro. Sulla croce finivano gli schiavi, solo gli schiavi. Dall'alto della croce Gesù proclama che l'uomo riuscito secondo Dio è colui che si offre volontariamente schiavo per amore, si fa servo dei fratelli fino a consumare la propria vita per loro, anche per i nemici. In ogni momento ci imbattiamo in serpenti che possono avvele-nare la nostra esistenza. Tendono insidie fuori di noi, ma soprat-tutto dentro di noi. Sono la bramosia dell'avere, la frenesia del potere, la smania di apparire. Solo lo sguardo rivolto a colui che è stato innalzato può curarci dal veleno di morte che questi serpenti sono sempre pronti a ino-culare nel cuore di ogni uomo. Un giorno però tutti «volgeran-no lo sguardo a colui che hanno trafitto» (Gv 19,37) e saran-no salvi.

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Il viaggio al Calvario di Gesù carico della croce

“Gesù, portando la croce, si avviò verso il luogo del Cranio,

detto in ebraico Gòlgota”.

Vangelo di Giovanni

Il mondo conosce soltanto il passaggio dalla vita al-la morte. La fede conosce anche l'«impossibile ritorno»: dalla morte alla vita. Così è accaduto un giorno sul mare di Galilea. Quando la spe-ranza è stata zittita in Giovanni, l'ultimo dei profeti gettato nei sotterranei bui del carcere, ha fatto irruzione nella storia l'assolu-ta novità di Dio: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino: convertitevi e credete al vangelo», parole che rotolano nella sto-ria del mondo e le danno una curvatura inedita. E dietro le paro-le tre volti: la speranza messianica, ormai giun-ta allo zenit del compimento; la prossimità di un Dio che restituisce al mondo il progetto originario: il regno; l'uomo, ogni uomo ormai provoca-to a fare scelte de-cisive. «Il regno di Dio è vicino ». Espressione giu-daica per dire che Dio è il Signore della storia e si è fat-to storia; e cammina con l'uomo sino alla caduta defi-nitiva dei veli del tempo. Ormai, in Gesù di Nazaret, il regno si è fatto visibile e si fa dono di libera-zione, di giustizia, di pace e di felicità.

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La trasfigurazione

Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratel-

lo e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfi-

gurato davanti a loro; il suo volto brillò come il sole e le

sue vesti divennero candide come la luce.

L'ansia di soffrire del nostro Re è appagata! Portano il mio Si-gnore nel cortile del pretorio, e lì convocano tutta la coorte. La soldataglia brutale ha denudato il suo corpo purissimo. Con uno straccio di porpora, vecchio e sudicio, ricoprono Gesù. Nella sua mano destra, per scettro, una canna… La corona di spine, confit-ta con violenza, ne fa un Re di burla Salve, Re dei giudei! (Mc 15, 18). Lo percuotono ferendolo al capo. E lo schiaffeggiano e gli sputano addosso. Incoronato di spine e vestito con cenci di porpora, Gesù viene mostrato al popolo: Ecce homo! - Ecco l'uomo. E di nuovo i pontefici e le guardie gridarono: Crocifiggilo, crocifiggilo! (Gv 19, 5-6). Siamo forse tornati a incoronarlo di spine, a schiaffeggiarlo, a coprirlo di sputi? Mentre lottiamo — una lotta che durerà fino alla morte —, non escludiamo la possibilità che insorgano, violenti, i nemici di dentro e di fuori. E, come se questo peso non bastasse, a volte faranno ressa nella nostra mente gli errori commessi, forse ab-bondanti. È il momento di ricorrere alla Madonna, perché ci accolga fra le sue braccia e ci ottenga da suo Figlio uno sguardo di misericor-dia. I sacrifici che il Signore ci chiede, i più impegnativi, sono picco-li, ma continui e preziosi come il battito del cuore.

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L'incoronazione di spine

“Lo rivestirono di porpora e, dopo aver intrecciato una coro-

na di spine, gliela misero sul capo”.

Vangelo di Matteo

Sul monte tutto parla di gloria: le vesti bianche dai colori vividi evocano gioia e vittoria. Sono i colori dell'Apocalisse, allusivi all'orizzonte del divino. I due giganti dell'An-tico Testamento, Mosè ed Elia, evocano le promesse messianiche e il compimen-to in Gesù: la storia dell'al-leanza. La proposta ingenua di Pietro di piantare le ten-de esprime il desiderio di permanere in quel mondo de-finitivo, che però non è ancora venuto. La Pasqua è solo futura.

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L’Eucaristia

Poi, preso un pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro di-

cendo: "Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo

in memoria di me". Allo stesso modo dopo aver cenato, prese

il calice dicendo: "Questo calice è la nuova alleanza nel mio

sangue, che viene versato per voi".

Di mattina presto, fu portato da Pilato, che Lo aveva fatto flagel-lare: un terribile tormento, perché i romani usavano un frusta con pezzi di metallo intrecciati al cuoio, in modo da causare ta-gli profondi. Dopo le frustate, la sua schiena sarebbe stata coper-ta di sangue, ormai asciugato al punto che la sua tunica sarebbe rimasta attaccata ad ogni ferita con il sangue asciutto. Quindi, quando Gesù fu consegnato ai soldati per essere crocifisso, era già in un terribile dolore e fisicamente sfinito. Però, non aveva ancora sofferto il peggio. L'agonia di Gesù continua nella storia della Chiesa, nella storia dell'umanità sofferente, nella storia di milioni di uomini terribil-mente provati nel corpo e nello spirito. In ciascuno di essi Gesù - il quale "agonizza sino alla fine del mondo" (Pascal) - continua a implorare la nostra attenzione, continua a ripeterci nel tentati-vo di scuoterci dal sonno: “Restate con me”.

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La flagellazione di Gesù

“Pilato, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché

fosse crocifisso”.

Vangelo di Marco

Nutrirsi del Corpo del Signore non è un rito, che lascia il creden-te tale e quale. Spezzare il pane significa cambiare il cuore, en-trare nel dinamismo pasquale del far morire il vecchio uomo dalle molte ostinazioni e chiusure, per far vivere l'uomo nuovo, che parla, pensa e ama come il Signore. Il quale si è fatto come noi perché noi diventassimo come lui. Nutrirsi del Corpo del Signore significa crescere e far crescere nella comunione: in fa-miglia, là dove l'incontro va ritessuto ogni giorno attraverso i sentieri ardui del dialogo, del perdono, dell'amore; nella comuni-tà e nella vita sociale, là dove la passione per la comunione di-venta gioiosa testimonianza di servizio, di rispetto per la perso-na, di attenzione alla fatica dei deboli, di misericordia paziente.

Page 22: Rimani accanto a noi - Su ali d'aquilaIn questo caso accoglie un piccolo gruppo di strani e im-portanti personaggi, misteriosamente spinti a venire dalle lo-ro terre lon-tane ad adorare

L'agonia di Gesù nel Getsemani

La mia anima è triste fino alla morte; restate qui e vegliate

con me". E avanzatosi un poco, si prostrò con la faccia a ter-

ra e pregava dicendo: "Padre mio, se è possibile, passi da me

questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!".

Vangelo di Matteo

Schiacciato dall'angoscia e da una tristezza mortale, Gesù la confida al Padre nel suo dialogo solitario con Lui, mentre i di-scepoli dormono: "Padre mio, se è possibile, passi via da me questo calice!...". In questa preghiera Gesù manifesta la consa-pevolezza del proprio rapporto filiale con Dio. Se Dio è suo pa-dre, perché non lo sottrae alla prova? Ma subito scatta la fiducia e l'abbandono senza riserve:"Però non come voglio io, ma come vuoi tu!".Gesù è il perfetto obbediente in tutto e prontamente. Chiede la liberazione, ma solo se questa è compatibile col dise-gno del Padre:"... se è possibile...se questo calice non può passa-re via senza che io lo beva, si compia la tua volontà...". Quest'ul-tima espressione fa parte del "Padre Nostro", che Gesù aveva insegnato ai discepoli e che ora è vissuto da Lui nella misura più piena ed eroica. Nella preghiera Gesù trova la forza per superare la tentazione, rimanendo fedele a Dio e accettando la Passione. Nella preghiera Gesù viene come trasformato: rinuncia alla sua volontà per abbracciare, in una resa incondizionata, la volontà del Padre. Si rivela, così, veramente Figlio di Dio, a Lui perfet-tamente unito nell'amore.