RICHIESTA DI CONCESSIONE DI DERIVAZIONE D’ACQUA ... · 2001 scaduta in data 01/01/2015) STUDIO...

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REGIONE LOMBARDIA PROVINCIA DI PAVIA COMUNE DI CERVESINA PLEBA & PLEBA architettura urbanistica geologia 15045 SALE (AL) - Via Mentana, 10 tel 0131.828418 fax 0131.846735 e-mail: [email protected] RICHIESTA DI CONCESSIONE DI DERIVAZIONE D’ACQUA SOTTERRANEA PER USO AGRICOLO DA N. 3 POZZI NEL COMUNE DI CERVESINA (ex concessione di derivazione di acqua sotterranea intestata a De Paoli Ugo - Decreto n° 15720 del 28 giugno 2001 scaduta in data 01/01/2015) STUDIO GEOLOGICO-IDROGEOLOGICO-TECNICO COMMITTENTE: Sig. DEPAOLI GIAN MARCO Sale, 5 settembre 2016 Il Geologo n. 257 Ordine dei Geologi del Piemonte

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R E G I O N E L O M B A R D I A

P R O V I N C I A D I P A V I A

C O M U N E D I C E R V E S I N A

P L E B A & P L E B A a r c h i t e t t u r a u r b a n i s t i c a g e o l o g i a

15045 SALE (AL) - Via Mentana, 10 tel 0131.828418 fax 0131.846735

e-mail: [email protected]

RICHIESTA DI CONCESSIONE DI DERIVAZIONE

D’ACQUA SOTTERRANEA PER USO AGRICOLO DA

N. 3 POZZI NEL COMUNE DI CERVESINA

(ex concessione di derivazione di acqua sotterranea

intestata a De Paoli Ugo - Decreto n° 15720 del 28 giugno

2001 scaduta in data 01/01/2015)

STUDIO GEOLOGICO -IDROGEOLOGICO -TECNICO

COMMITTENTE: Sig. DEPAOLI GIAN MARCO

Sale, 5 settembre 2016 Il Geologo

n. 257 Ordine dei Geologi del Piemonte

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PLEBA & PLEBA dott. geol. Maria Cristina Pleba

INDICE

Premessa 1

1. Ubicazione dell’opera 1

2. Utilizzo e destinazione della risorsa idrica 6

3. Caratteristiche tecniche dei pozzi 8

4. Inquadramento geologico e geomorfologico 8

5. Definizione dei caratteri idrografici ed idraulici 13

6. Definizione dei caratteri idrogeologici 15

6.1 Valutazione del grado di vulnerabilità dell’acquifero 17

7. Vincoli e limitazioni 21

8. Conclusioni 23

ELABORATI GRAFICI

Tavola 1 Carta Tecnica Regione Lombardia

Tavole 2a, 2b, 2c Planimetrie catastali

Tavola 3 Carta Geologica - Geomorfologica

Tavola 4 Carta dell’uso del suolo

Tavola 5 Carta andamento della falda freatica

Tavola 6 Carta sezione geologica – ubicazione opere

Tavola 6a Sezione geologica

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RICHIESTA DI CONCESSIONE DI DERIVAZIONE D’ACQUA SOTTERRANEA PER

USO AGRICOLO DA N. 3 POZZI NEL COMUNE DI CERVESINA

(ex concessione di derivazione di acqua sotterranea intestata a De Paoli Ugo

Decreto n° 15720 del 28 giugno 2001 scaduto in data 01/01/2015)

STUDIO GEOLOGICO – IDROGEOLOGICO - TECNICO

P R E M E S S A

La presente Relazione Geologica–Idrogeologica-Tecnica è stata condotta ai sensi del D.M. 11/03/1988 e

successive modifiche ed integrazioni, delle Deliberazioni della Giunta Regionale della Lombardia n° 22502

del 13/05/1992, n° VI/5666 del 01/12/1995 e del Regolamento Regionale n° 2 del 24/03/2006, al fine di

richiedere la concessione per la derivazione di acque pubbliche sotterranee ad uso irriguo da n° 3 pozzi

ubicati sui terreni di proprietà del richiedente e del Sig. Gatti Piero, tutti coltivati direttamente dal Sig. Gian

Marco De Paoli.

La concessione per il prelievo delle acque dalle opere in oggetto era già stata chiesta in data 08/04/1998

pratica n. 821/DSO dal Sig. Ugo De Paoli e regolarizzata con Decreto n. 15720 del 28/06/2001; la

scomparsa del Sig. De Paoli Ugo ed il periodo di trenta anni concesso a partire dal 01/01/1985 rendono

necessaria la nuova richiesta di concessione da parte del figlio Sig. De Paoli Gian Marco.

Le opere di captazione, utilizzate per irrigare i terreni di proprietà e condotti in affitto dal richiedente, sono

ubicate ad ovest dell’abitato di Cervesina e nello specifico: il pozzo n. 1 in località S.P. n. 12, il pozzo n. 2 a

sud del circuito Tazio Nuvolari ed il n. 3 a nord di C. Beccadoglio e sono caratterizzate da vecchie tubazioni

in metallo della profondità di circa 12 m e diametri 100 mm.

La Relazione Tecnico Agronomica elaborata dal Dott. Luigi Mazza prevede una portata pari a 16,20 l/sec ed

un volume massimo annuo di 16.800 mc in relazione alla superficie coltivata ed alle colture previste.

Allo scopo di effettuare uno studio specifico e mirato alla gestione e salvaguardia della risorsa idrica, è stata

definita un'area d'indagine attorno ai siti in oggetto considerata significativa per il rilevamento delle

problematiche geologico-geomorfologico-idrogeologiche, di potenziali fonti d’inquinamento e per la

ricostruzione dell’andamento della falda freatica. In particolare, l’indagine è stata svolta secondo le seguenti

fasi:

individuazione delle caratteristiche geologiche e geomorfologiche locali;

ricostruzione litostratigrafica dell’area oggetto di studio;

individuazione di pozzi ubicati nelle immediate vicinanze del sito oggetto di studio e, in particolare, delle

opere utilizzate per l’approvvigionamento idropotabile pubblico;

censimento dei pozzi e misura del livello statico al fine di ricostruire l’andamento delle isopieze relative

alla falda freatica;

caratterizzazione idrografica ed idrogeologica della zona, della vulnerabilità, delle aree di tutela e

salvaguardia della falda;

individuazione di vincoli presenti nell’area oggetto d’intervento e di potenziali fonti d’inquinamento.

1. UBICAZ IONE DELL ’O PERA

I terreni ove insistono le opere oggetto di concessione risultano ubicati nel Comune di Cervesina (Fig. 1) ed

in particolare: il pozzo n. 1 è sito in località S.P. n. 12, il pozzo n. 2 a sud del circuito Tazio Nuvolari ed il n. 3

a nord di C. Beccadoglio.

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I pozzi sono individuati al F. 59 Tavoletta III SO "Cervesina" (Figura 2) in scala 1:25.000 della Carta d'Italia

I.G.M. ed alla Carta Tecnica Regione Lombardia Sez. n° B8a1, B8A2 e A8e1 (Figura 3 - Tavola 1), i cui stralci

sono di seguito allegati.

Pozzo n. 2

Pozzo n. 3

Pozzo n. 1

Figura 1 – Foto aerea e localizzazione pozzi in oggetto.

.

Pozzo n. 2 Pozzo n. 3

Pozzo n. 1

Fig. 2 – Carta

IGM e ubica-

zione pozzi.

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Pozzo n. 3

Pozzo n. 1

Pozzo n. 2

Figura 3 – Estratto della Carta Tecnica Regione Lombardia in scala 1:10.000, Sez. n° B8a1, B8A2 e A8e1 A8e1 e

localizzazione pozzi oggetto di concessione.

I terreni su cui insistono i pozzi sono censiti nel N.C.T. del Comune di Cervesina ai seguenti fogli e mappali:

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POZZO N. 1

Località S.P. n. 12

Proprietà: Gian Marco De Paoli

Foglio 11 mappale 9 (Tavola 2a e Fig. 4)

Coordinate Gauss Boaga: 4989673.17 Nord e 1500177,38 Est.

Fig. 4 – Estratto Planimetria catastale Comune di Cervesina

Foglio 11 mappale 9 in scala 1:2.000 ed opera esistente

.

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POZZO N. 2

Località: a sud del circuito Tazio Nuvolari, in aderenza alla vecchia strada interpoderale di accesso alla

Cascina Colombina.

Proprietà: Piero Gatti

Foglio 1 mappale 78 (Tavola 2b e Fig. 5)

Coordinate Gauss-Boaga del pozzo sono: 4989957.17 Nord e 1500450.38 Est.

Fig. 5 – Estratto Planimetria catastale Comune di Cervesina in scala 1:4.000 Foglio 1 mappale 78 ed opera esistente.

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POZZO N. 3

Località: a nord di C. Beccadoglio

Proprietà: Gian Marco De Paoli

Foglio 10 mappale 37 (Tavola 2/c e Fig. 6))

Coordinate Gauss-Boaga: 4990065.28 Nord e 1499315.07 Est.

Fig. 6 – Estratto Planimetria catastale Comune di Cervesina Foglio 10 mappale 37 in scala 1:4.000 ed opera esistente.

2. UT IL IZZO E DEST INAZ IONE DELLA R ISOR SA I DR ICA

La concessione per il prelievo delle acque dalle opere in oggetto è stata chiesta in data 08/04/1998 (pratica

n. 821/DSO) dal Sig. Ugo De Paoli e regolarizzata con Decreto n. 15720 del 28/06/2001 per un periodo di

trenta anni a partire dal 01/01/1985. Non essendo stata rinnovata in tempo utile dall’erede Sig. Gian Marco

De Paoli, si rende necessaria una nuova richiesta di concessione e, a tal fine, si riporta la descrizione dei

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pozzi come indicato nella precedente richiesta e i prelievi previsti dalla Relazione Agronomica del 10

gennaio 2017:

1 - POZZO 1: località S.P. n. 12

L’opera è stata realizzata presumibilmente nel 1950 come riportato nella denuncia ai sensi del D.L.

12/07/1993 n. 275 ed è stata utilizzata dal richiedente approssimativamente a partire dal 1975, dopo

l’acquisto del terreno ove insiste l’opera allo scopo di irrigare mediante aspersione la proprietà.

2 - POZZO 2: località a sud del circuito Tazio Nuvolari, in aderenza alla vecchia strada interpoderale di

accesso alla Cascina Colombina.

Il pozzo è stato realizzato presumibilmente nel 1950 (denuncia ai sensi del D.L. 12/07/1993 n. 275), ma

è stato utilizzato dal Sig. De Paoli a partire verosimilmente dal 1978, dopo l’inizio dell’affittanza agraria,

proprietà Gatti Piero.

Il sistema irriguo utilizzato è quello ad aspersione.

3 - POZZO 3: località Strada C. Beccadoglio.

L’opera è stata realizzata approssimativamente nel 1967 (denuncia ai sensi del D.L. 12/07/1993 n. 275),

ma è stata utilizzata dal richiedente presumibilmente a partire dal 1980 in concomitanza con la

conduzione del fondo.

L’irrigazione del fondo avviene mediante aspersione.

L’irrigazione si effettua a cicli secondo le colture impiantate; la Relazione Tecnico Agronomica che si

richiama interamente, prevede un fabbisogno pari a 16,20 l/sec ed un volume annuo pari a 16.800 mc.

Di seguito si riportano i dati catastali dei terreni oggetto d’irrigazione:

PROPRIETÀ COMUNE FOGLIO MAPPALE QUALITÀ SUPERFICIE

TOTALE

ha are ca

MAPPALI IRRIGATI CON POZZO 1

ARIENTI VITTORINO Cervesina 11 6 Seminativo 2 00 31 24

DEPAOLI GIAN MARCO Cervesina 7 Seminativo 2 00 36 34

ACCOSA LUCIA, FRATTINI ANTONELLA,

FRATTINI PIETRO, STURLA ANNA MARIA

Cervesina 8 Seminativo 2 00 35 88

DEPAOLI GIAN MARCO, DEPAOLI MARIA,

DEPAOLI FRANCESCA, MACCARINI MARIA

TERESA

Cervesina 9 Seminativo 2 00 38 43

MAPPALI IRRIGATI CON POZZO 2

GATTI PIERO Cervesina 1 78 Seminativo 2 01 30 90

DEPAOLI GIAN MARCO, DEPAOLI FRANCESCA,

MACCARINI MARIA TERESA

Cervesina 79 Seminativo 2 02 01 16

MAPPALI IRRIGATI CON POZZO 3

DEPAOLI GIAN MARCO Cervesina 10 20 Seminativo 4 00 08 01

21 Seminativo 3 00 47 56

22 Seminativo 3 00 02 06

23 Seminativo 3 00 02 17

24 Seminativo 3 00 02 75

25 AA Seminativo 2 00 02 00

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PROPRIETÀ COMUNE FOGLIO MAPPALE QUALITÀ SUPERFICIE

TOTALE

ha are ca

DEPAOLI GIAN MARCO Cervesina 25 AB Bosco ceduo 2 00 00 46

26 AA Seminativo 3 00 44 00

10 26 AB Bosco ceduo 2 00 04 06

27 Seminativo 4 00 07 16

28 Seminativo 4 00 06 85

29 Seminativo 3 00 44 96

30 Seminativo 3 00 02 04

31 Seminativo 3 00 02 93

32 Seminativo 3 00 03 04

33 AA Seminativo 3 00 01 00

33 AB Bosco ceduo 2 00 00 50

34 Seminativo 3 00 37 97

35 Seminativo 4 00 12 67

36 Seminativo 3 01 29 89

37 Seminativo 3 00 26 22

38 AA Seminativo 3 00 04 00

38 AB Bosco ceduo 2 00 00 47

39 AA Seminativo 3 00 05 00

39 AB Seminat. arb. 5 00 00 66

TOTALE 08 71 91

3 . C A R A T T E R I S T I C H E T E C N I C H E D E I P O Z Z I

Le opere in oggetto presentano caratteristiche comuni e si ritiene siano state perforate a percussione fino al

raggiungimento delle profondità massima dal piano campagna non superiore a 12 m; valutare l’originale

profondità deli pozzi risulta difficoltoso a causa del naturale insabbiamento e deterioramento della tubazione

durante gli anni.

Le tubazioni definitive sono caratterizzate da colonne cieche in lamiera d’acciaio del diametro di 100 mm e

presentano uno spessore di circa 4 mm e le porzioni filtranti sono dotate, presumibilmente, di finestrature

effettuate in opera.

L'impianto di sollevamento utilizzato dal Sig. De Paoli per l’irrigazione dei terreni di proprietà ed in affitto, è

caratterizzato da una pompa ad asse orizzontale azionata da trattore agricolo diesel e avente caratteristiche

tali da garantire il fabbisogno idrico.

4 . I N Q U A D R A M E N T O G E O L O G I C O E G E O M O R F O L O G I C O

La zona oggetto di studio è ubicata sulla sponda idrografica destra del F. Po che scorre a nord del sito con

andamento W – E e sulla sponda sinistra del T. Staffora che scorre ad est con direzione circa S – N e

confluisce nel fiume a nord dell’abitato di Cervesina.

L’area si configura subpianeggiante e l’assetto geomorfologico del sito rivela una situazione di stabilità

naturale che non comporterà problematiche durante la terebrazione e gli emungimenti delle quantità

richieste, se compatibili con l’acquifero riscontrato.

La zona oggetto di studio appartiene alla pianura denominata “Oltrepadana pavese” derivata dal più ampio

Bacino Padano (Braga e Casnedi, 1976; Cotta Ramusino e Peloso, 1987); la morfogenesi è stata

condizionata dalla struttura del substrato, ossia dalla strozzatura della piana in corrispondenza degli speroni

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rocciosi di Tortona e di Montecastello che ha determinato la formazione di due bacini separati riferibili il

primo alla Pianura Alessandrina s.s. ed il secondo alla Pianura Tortonese-Pavese.

Le origini sono riconducibili al Quaternario antico (Pleistocene inferiore) quando una serie di intense

mutazioni climatiche caratterizzata dall’alternarsi di periodi di espansione dei ghiacciai alpini ed appenninici

(glaciazioni) a periodi di ritiro degli stessi, ha dato luogo ad intensi fenomeni di erosione dei rilievi montuosi.

Il forte e continuo apporto di sedimenti di origine glaciale e fluvioglaciale ha creato in prossimità dello

sbocco dei principali solchi vallivi, conoidi di deiezione sempre più vaste che, espandendosi nella pianura, si

sono interdigitate sovrapponendosi in un potente strato alluvionale costituito da lenti a spessore variabile e

con caratteristiche geolitolitologiche (granulometria, permeabilità, etc.) diverse.

Inoltre, il comportamento idrologico ed idraulico dei vari corsi d’acqua ha generato le discontinuità

rappresentate dai terrazzamenti che con le migrazioni laterali degli alvei lungo le generatrici delle conoidi ed

il substrato marino poco profondo e tettonicamente deformato, rappresentano una delle caratteristiche

salienti della pianura.

Al di sotto dei depositi quaternari il substrato che costituisce la superficie d’appoggio, presenta una

costante immersione a settentrione, con inclinazioni piuttosto blande e uniformi nella zona di Voghera,

mentre più ad est i valori di acclività diventano più elevati e discontinui a causa del forte restringimento della

pianura per l’approssimarsi del F. Po al margine collinare.

L’area di studio è impostata sul terrazzo morfologico di deposizione fluviale indicato nella Carta Geologica

d’Italia Foglio 59 “Pavia” (Figura 7) con la sigla Q2’ e descritto come pianura a sud del Po caratterizzata da

alluvioni formanti la superficie principale della pianura che si insinua nelle valli appenniniche di età compresa

tra il Diluvium recente (Pleistocene superiore) e l’Alluvium recente (Olocene superiore). Le alluvioni,

difficilmente distinguibili per età, risultano caratterizzate principalmente da ghiaie, sabbie e limi.

Come evidenziato dalla carta, il territorio di Cervesina è interessato dalla presenza di un’asse di sinclinale

sepolta con direzione SW – NE.

Figura 7 – Estratto della Carta Geologica

d’Italia Foglio 59 “Pavia” e area di studio.

Il rilevamento di campagna (Allegato 3) evidenzia che il pozzo 1 è impostato sul terrazzo alluvionale

denominato “Fluviale Wurm” (Pleistocene) mentre i pozzi 2 e 3 sul terrazzo dell’Alluvium medio (Olocene),

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caratterizzati da depositi alluvionali antichi prevalentemente limosi, limoso-argillosi e sabbiosi, intercalati a

lenti sabbiose e ghiaiose-sabbiose.

La Fig. 8, estratta dalla Carta Geologica d’Italia Foglio “Pavia”, mostra la disposizione sub orizzontale dei

sedimenti, la litologia delle alluvioni che caratterizzano il territorio di Cervesina, i rapporti stratigrafici della

successione caratterizzata da depositi alluvionali e quaternari poggianti su depositi pliocenici.

Figura 8 – Sezione geologica estratta dalla Carta Geologica d’Italia Foglio 59 “Pavia”.

La Fig. 9 (Tav. 4 “Carta della Caratterizzazione Sismica locale” del P.G.T.), evidenzia la successione delle

litologie prevalentemente limoso-argillose e limose in superficie fino a circa 10 m dal locale piano di

campagna e successivamente, sabbie e sabbie limose alternate a lenti ciottolose fino a circa 70 m di

profondità.

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Figura 9 – Sezioni geo-

logiche estratte dalla

Tav. 4 “Carta della Ca-

ratterizzazione Sismica

locale” a corredo P.G.T..

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Nella Tavola 6a sono riportate le stratigrafie riferite ai pozzi degli acquedotti dei Comuni di Cervesina,

Bressana Bottarone e Corana utilizzate per la costruzione delle sezioni geologiche; a partire dal locale piano

campagna, si rileva un deposito da sabbioso- argilloso ad argilloso, localmente contenente ciottoli fino alla

profondità massima di circa 8 m poggiante su un unico livello caratterizzato principalmente da sabbie a

granulometria variabile da media a fine, alternata a ghiaie con abbondante matrice sabbiosa e sabbiosa

limosa fino a circa 80 m ove si intercettano depositi argillosi, molto compatti, a diversa colorazione.

Localmente si rilevano strati argilloso-limosi dello spessore di qualche metro, presumibilmente riferibili a

lenti.

La successione descritta conferma quanto già individuato dalle sezioni della Carta Geologica e dal vigente

P.G.T. e permette di escludere che le opere in oggetto possano intercettare la falda profonda.

Al fine di rendere completo il quadro delle caratteristiche geologiche e pedologiche locali è stata elaborata la

Carta dell’uso del suolo (Allegato 4) ed allegato l’estratto della Tavola 1 “Carta Geopedologica” del P.G.T.

(figg. 10 e 10a) con relativa classificazione delle aree oggetto di studio:

Pozzo 3

Pozzo 2

Pozzo1

Fig. 10 – Estratto della Tavola 1 “Carta Geopedologica” allegata al P.G.T. vigente e ubicazione pozzi in oggetto.

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Fig. 10a – Estratto della legenda della Tavola 1 “Carta Geopedologica” allegata al P.G.T. vigente.

5 . D E F I N I Z I O N E D E I C A R A T T E R I I D R O G R A F I C I E D I D R A U L I C I

L’idrografia della Pianura Tortonese-Pavese è caratterizzata da corsi d’acqua indipendenti a sviluppo

parallelo, con modeste portate anche per i principali come avviene per il T. Staffora.

Inoltre, è presente una complessa trama di canali di scolo la cui presenza è legata alla scarsa permeabilità

del terreno superficiale di natura prevalentemente argillosa e limoso-argillosa, peculiarità dovuta all’intensa

attività di colluviamento operata dalle acque meteoriche sulle formazioni mio-plioceniche formanti i rilievi

collinari, costituiti prevalentemente da litotipi marnoso-argillosi.

Il regime dei corsi d’acqua è di tipo pluvio-nivale direttamente condizionato dalle precipitazioni e dallo

scioglimento delle nevi; generalmente le massime piene si registrano durante la primavera (tra marzo ed

aprile) ed in novembre.

La zona di studio è interessata dall’Argine maestro che separa l’area golenale ove è ubicato il pozzo 3

dall’area extragolenale ove sono ubicati i pozzi 1 e 2; questa difesa idraulica coincide all’incirca con la

scarpata morfologica che separa il Fluviale Wurm” dal terrazzo dell’Alluvium medio, sito a quote inferiori di

circa 3 – 3,5 m rispetto al precedente.

I pozzi in oggetto sono ubicati a sud del F. Po e sulla sponda idrografica sinistra del T. Staffora dal quale

distano circa 500 m il pozzo 3, circa 850 m il pozzo 1 e circa 1.600 m il pozzo 3. La porzione di territorio

considerata presenta un assetto idrografico-idraulico principalmente regolato dal T. Staffora che confluisce

nel F. Po a N – NE dell’area oggetto di studio, mentre l’idrografia secondaria è rappresentata dal Fosso la

Divisa, dalla Roggina Corana, dalla Roggia S. Gaudenzio e da fossi interpoderali; la canalizzazione permette

lo smaltimento delle acque superficiali anche durante le piene ordinarie del corso d’acqua, funzionando

pertanto, da regolatore idraulico.

Come evidenziato dalla Carta I.G.M. in scala 1:25.000 (Fig. 2), il corso del T. Staffora presentava una

direzione SE – NW per poi piegare verso E a nord dell’abitato di Cervesina dopo un’ansa molto stretta; a

nord di Cervesina si rileva un canale abbandonato del F. Po denominato “Po morto”.

In tempi relativamente recenti (vedi C.T.R. Lombardia 1994 – Fig. 3), il T. Staffora ha modificato il suo corso

assumendo direzione S – N fino a confluire nel F. Po a nord dell’abitato, lasciando un canale abbandonato

ancora visibile al piede della scarpata morfologica, rilevabile ad est dell’area del campo sportivo fino oltre il

confine comunale; al momento del rilevamento il canale è risultato parzialmente asciutto.

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Nella Tavola 1 “Corografia Generale” (Figg. 11 e 11a) realizzata dalla EcoGis S.r.l. per la “Determinazione

del reticolo idrico minore ai sensi dell’art. 3 comma 114 della L.R. 1/2000 D.G.R. 25 gennaio 2002 – N.

7/7868”, si rilevano canali appartenenti al reticolo idrico minore che interessano il pozzo 1 immediatamente

ad est (Fosso Divisa principale); nella zona si rilevano anche la Roggina Corana e la Roggia San Gaudenzio

ma non interessano direttamente le opere in oggetto.

Figg. 11 e 11a – Legenda

ed estratto della Tavola 1

“Corografia Generale” per

la determinazione del reti-

colo idrico minore.

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Dal punto di vista idraulico i pozzi 1 e 2 risultano inseriti nella Fascia C del Piano Stralcio per l’Assetto

Idrogeologico (PAI) “Interventi sulla rete idrografica e sui versanti (Legge 18/05/1989, n. 183 art. 17, comma

6-ter) – Tavole di delimitazione delle fasce fluviali” e, pertanto, non raggiungibili dalle massime piene del T.

Staffora per la distanza dal corso d'acqua e per la presenza dell’argine di difesa, mentre l’opera 3 è ubicata

in area golenale coincidente con la Fascia B, come risulta anche dalle tavole geologiche allegate al vigente

P.G.T. comunale.

6 . D E F I N I Z I O N E D E I C A R A T T E R I I D R O G E O L O G I C I

Le principali risorse idriche sotterranee della Pianura Pavese sono ospitate nei depositi continentali

quaternari la cui distribuzione areale e le caratteristiche giaciturali risultano fortemente condizionati

dall’assetto morfo-strutturale del sottostante basamento marino. In genere sono caratterizzate da un unico

acquifero multistrato contenuto in depositi ghiaiosi, per lo più lentiformi, disposto su uno o più livelli separati

da diaframmi impermeabili e semipermeabili e rappresentano antichi alvei, meandri ed anse abbandonati

dai corsi d’acqua principali (F. Po e T. Staffora), durante le innumerevoli divagazioni degli stessi, in

concomitanza ad eventi di piena a carattere da “ordinaria” ad “eccezionale”.

La falda viene drenata dal F. Po che rappresenta il suo recapito regionale e più localmente da corsi d’acqua

minori che, generalmente, alimentano la falda nei tratti di sbocco vallivo nella pianura, mentre più a valle il

rapporto diviene di indifferenza o di drenaggio dell’acquifero.

Le oscillazioni delle falde possono essere messe in relazione con il regime delle precipitazioni (durante i

periodi di maggior piovosità si ha l’innalzamento freatico) e con le fluttuazioni idrometriche dei corsi

d’acqua; le zone di alimentazione sono ubicate lungo il margine meridionale, in corrispondenza degli apici

delle conoidi dei corsi d’acqua; il contributo dei fiumi è sicuramente rilevante, grazie all’elevata permeabilità

dei materiali delle conoidi.

La Fig. 12 estratta dalla Tavola 3 “Carta Idrogeologica e della vulnerabilità” a corredo del P.G.T., evidenzia

un andamento della falda circa SSW - NNE evidenziando l’effetto drenante esercitato dal T. Staffora sulla

falda; nell’area di studio la soggiacenza varia tra 3 m e 4 m dal p.c..

Dall’analisi delle sezioni geologiche (Figg. 6 e 9), della Tavola 6 e delle stratigrafie relative ai pozzi

dell’acquedotto di Cervesina, Corana e Bressana Bottarone si evince che la falda freatica superficiale è

caratterizzata da un corpo idrico unico fino a circa 80 m di profondità ed è ospitata in depositi

prevalentemente sabbioso-limosi, localmente contenente ciottoli e ghiaie immerse in matrice limoso-

sabbiosa.

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Figg. 12 e 12a – Estratti della legenda e della Tavola 3 “Carta Idrogeologica e della vulnerabilità” a corredo del P.G.T. e

localizzazione pozzi oggetto di concessione.

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E’ stata effettuata una campagna piezometrica nel settembre 2016 durante la quale è stata misurata la

soggiacenza nei pozzi al fine di ricostruire l’andamento locale della falda freatica. Nella tabella seguente

sono riportate le località, l’uso del pozzo, il livello statico rilevato, la quota del p.c. e la quota dell’isopieza:

L'andamento superficiale della falda freatica, ricostruito nell’Allegato 5, evidenzia la presenza di una

direzione prevalente di deflusso SSW – NNE evidenziando un effetto drenante del T. Staffora sulla falda.

Nell’area d’interesse non sono presenti pozzi per il rifornimento idropotabile dell’acquedotto comunale di

Cervesina ubicati nel centro del paese, sulla sponda orografica destra del T. Staffora e quindi non sono

presenti aree di tutela assoluta o di rispetto ai sensi del D.P.R. n. 236/88, del D.Lgs. n° 152/2006 e della

Deliberazione della Giunta Regione Lombardia 27/06/1996 n. 6/15137.

6 . 1 V A L U T A Z I O N E D E L G R A D O D I V U L N E R A B I L I T A ’ D E L L ’ A C Q U I F E R O

La vulnerabilità di un acquifero rappresenta la facilità con cui esso può essere raggiunto da un eventuale

inquinante a partire dalla superficie del suolo o la suscettività specifica ad assorbire e diffondere un

inquinante liquido idrotrasportato.

Sulla base delle osservazioni geologiche e stratigrafiche effettuate nei precedenti capitoli, è stato possibile

individuare un livello superficiale caratterizzato da terreni prevalentemente coesivi argillosi e sabbioso-

argillosi contenenti ciottoli a vulnerabilità medio-bassa (pozzo 1) e depositi sabbiosi-ghiaiosi a permeabilità

elevata con locali depositi limosi, determinanti una vulnerabilità medio-alta peri i pozzi 2 e 3.

Queste osservazioni risultano più conservative della pubblicazione della Regione Lombardia “Programma di

tutela e uso delle acque” nella fattispecie nella Tavola 8 “Individuazione delle zone vulnerabili ai sensi della

Direttiva 91/676/CEE” (Fig. 13) che inserisce l’area di studio in “zone non vulnerabili”.

Fig. 13 – Estratti della legenda e della Tavola 8 “Individuazione

delle zone vulnerabili e localizzazione ambito d’interesse.

pozzo

località uso livello statico

(m dal p.c.)

quota p.c.

(m sul l.m.m.)

quota isopieza

(m sul l.m.m.)

1 S.P. n. 12 irriguo 3,77 68,00 64,23

2 Circuito Tazio Nuvolari irriguo 3,90 67,80 63,90

3 C.sa Beccadoglio irriguo 3,50 66,50 63,00

4 Cimitero irriguo 5,40 68,50 63,10

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Inoltre, come evidenziato da D. Baroni, S. Cotta Ramusino & G.F. Peloso nella pubblicazione “La falda

freatica nella Pianura Oltrepadana Pavese ed in quella Alessandrina: considerazioni sulla vulnerabilità

potenziale”, i massimi ed i minimi di soggiacenza restano quasi costantemente ubicati nelle stesse zone,

attribuendo alla superficie freatica una morfologia complessivamente uniforme nel tempo.

Sulla base di un’ipotetica dispersione di liquidi inquinanti e conseguente infiltrazione nel sottosuolo, gli Autori

hanno valutato il tempo medio impiegato dall’inquinante a raggiungere la falda freatica, senza considerare le

modificazioni chimico-fisiche e/o batteriologiche che potrebbero abbattere una parte, del carico inquinante.

Il tempo, espresso in anni, è calcolato come rapporto tra i valori di soggiacenza della falda (misura del livello

statico in metri dal locale piano di campagna) e la velocità d’infiltrazione (funzione delle caratteristiche

litologiche del terreno in condizione di non saturazione).

La costruzione di isocrone di arrivo (linee che uniscono tutti i punti in cui l’inquinante impiega il medesimo

tempo per arrivare dal piano campagna alla superficie della falda) ha individuato due situazioni di massima

e minima soggiacenza, considerando che la falda va soggetta ad escursioni legate ai cicli meteorici

stagionali ed alle attività agricole.

L’analisi delle carte della vulnerabilità di seguito allegate (Figg. 14 e 15), evidenzia come il corso del T.

Scrivia suddivida il territorio in due comparti caratterizzati da diversi andamenti e valori delle isocrone

d’arrivo; sulla sponda idrografica destra del torrente le isocrone presentano un andamento complesso, con

valori anche superiori a 10 anni ed estesi su vaste aree, anche in concomitanza con i periodi di massimo

innalzamento della falda freatica (massima vulnerabilità).

L’ambito di studio presenta una vulnerabilità minima compresa tra le isocrone 4 e 5 anni e massima

comprese tra 3 e 5 anni.

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Figura 14 – Carta della vulnerabilità potenziale massima e localizzazione zona d’interesse.

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Figura 15 – Carta della vulnerabilità potenziale minima e localizzazione zona d’interesse.

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7 . VINCOLI E LIMITAZIONI

Il Comune di Cervesina è dotato di uno Studio Geologico a supporto del Piano di Governo del Territorio

(P.G.T. - ex art. 57 L.R. n. 12 del marzo 2005 e D.G.R. n. 8/1566 del 22 dicembre 2005) per la definizione

della componente geologica, idrogeologica e sismica locale.

La Tavola 7 “Carta di Fattibilità” (Figg. 16 e 16a) inserisce i pozzi 1 e 2 nella “Classe II – Fattibilità con

modeste limitazioni” ed il pozzo 3 “Classe III – Fattibilità con consistenti limitazioni”:

Figg. 16 e 16a – Estratti della Legenda e della “Carta

della fattibilità” Tav. 7 del P.G.T. vigente e ubicazione

pozzi oggetto di nuova concessione.

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I corsi d’acqua appartenenti al reticolo idrografico principale sono sottoposti a vincolo idrogeologico

assoluto per una fascia di 10 m dalla sponda o dal piede dell’argine ai sensi del R.D. 523/1904 “Testo unico

delle leggi sulle opere idrauliche”; si ricordano inoltre le prescrizioni del D.Lgs. 42/2004 e succ. per i corsi

d’acqua iscritti in elenco al T.U. approvato con R.D. 11/12/33 n° 1775 e sottoposti a vincolo paesaggistico

per una fascia di 150 m ai sensi della Legge 29 giugno 1939 n° 1497.

Si allegano gli stralci di una parte significativa della cartografia del P.G.T. che evidenzia i vincoli gravanti

sull’area di studio:

- Tavola 3.1a “Quadro di riferimento normativo: vincoli e prescrizioni di livello sovraordinato”: l’area ove

insistono i pozzi 1 e 2 non risulta gravata da particolari vincoli, mentre il pozzo 3 ubicato in area golenale

è inserito nell’“ambito di specifica tutela paesaggistica del Fiume Po – art. 20 comma 8 lett. A) e b) NTA

del PPR;

- Tavola 3.2a “Quadro di riferimento normativo: ambiti extraurbani – Parte Nord” in scala 1:5.000: solo l’area

ove insiste il pozzo 3 è inserita nelle’“Aree agricole di prevalente interesse ecologico-ambientale – art.

81”);

- Tav. 3.5a “Quadro di riferimento normativo: elementi e sistemi di interesse paesistico-ambientale”: il

pozzo 3 è ubicato in “ambito golenale ed altre aree di rispetto dei corsi d’acqua” e tratti di interesse

panoramico a partire dall’argine (coincidente con la S.P.) verso nord;

- “Carta della Rete Ecologica comunale”: il territorio in area golenale (pozzo 3) è interessata da “Ambiti di

connessione ecologica a naturalità diffusa”.

- “Quadro di riferimento normativo: 3.6a Carta della sensibilità paesistica – Parte nord” l’area ove insistono i

pozzi 1 e 2 è inserita in “Classe 3: sensibilità paesaggistica media”, il pozzo 3 nella “Classe 4: sensibilità

paesaggistica alta” trattandosi di area golenale.

Infine, è stato inserito uno stralcio della Tavola 6 “Carta di sintesi” (Figg. 17 e 17a) che riassume le

caratteristiche litologiche, i vincoli, le aree di rispetto, ecc. del territorio comunale, trattate nei precedenti e

nel presente capitolo:

Fig. 17 – Estratti

legenda e “Carta

di sintesi” del

P.G.T.” e ubica-

zione pozzi.

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Fig. 17a – Estratto della legenda della “Carta di sintesi” del vigente P.G.T.”.

8 . C O N C L U S I O N I

Alla luce delle caratteristiche geologiche, geomorfologiche, idrogeologiche ed idrauliche locali si ritengono

le aree dove risultano ubicati i tre pozzi ad uso irriguo e da cui si prevede di estrarre una portata di 16,20

l/sec ed un volume massimo di 16.800 mc (vedere Relazione Agronomica), stabili allo stato naturale.

I valori relativi allo spessore ed alle caratteristiche del materasso alluvionale contenente la falda freatica, i

rapporti stratigrafici fra i vari depositi, sono puramente indicativi, in quanto determinati sulla base delle rare

stratigrafie reperite in zona.

La conoscenza specifica delle successioni stratigrafiche può essere effettuata solo direttamente con il

controllo all’atto della perforazione e risultano attendibili idrogeologicamente solo le correlazioni desunte

sulla base di stratigrafie corredate da specifiche annotazioni geologiche.

L’area risulta al di fuori delle aree di tutela assoluta e di rispetto del pozzo dell’acquedotto comunale di

Cervesina, ai sensi del D.P.R. 236/88 e della Deliberazione della Giunta Regione Lombardia del 27/06/1996

n. 6/15137.

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Portata richiesta: 16,20 l/sec

Volume massimo annuo di 16.800 mc (vedere Relazione Tecnico Agronomica - Dott. Luigi Mazza)

TABELLA RIASSUNTIVA POZZO N. 1

Proprietario del terreno: De Paoli Gian Marco

Dati del terreno: F. 11 map. 9 N.C.T. C.ne di Cervesina

Profondità: circa 12 m

Tecnica di perforazione: presumibilmente a percussione

Diametro tubazione: 100 mm

Spessore tubazione: circa 4 mm

Caratteristiche filtri: assenza di dati

Dreno: nessuno

Sigillature: tappo in metallo removibile

Impianto di sollevamento: pompa ad asse orizzontale azionata da trattore agricolo diesel

Aree di salvaguardia: non sono presenti in zona aree di tutela assoluta o di rispetto

dell’acquedotto comunale di Cervesina ai sensi del D.P.R. 236/88 e della

Delib. Giunta Reg. Lombardia 27/06/1996 n. 6/15137)

Reticolo idrografico: l’asta attiva del T. Staffora dista circa 850 m ed il Fosso La Divisa dista

pochi metri; si rileva la presenza di un sistema di fossi interpoderali

TABELLA RIASSUNTIVA POZZO N. 2

Proprietario del terreno: Gatti Piero

Dati del terreno: F. 1 map. 78 N.C.T. C.ne di Cervesina

Terreno condotto in affitto: De Paoli Gian Marco

Profondità: circa 12 m

Tecnica di perforazione: presumibilmente a percussione

Diametro tubazione: 100 mm

Spessore tubazione: circa 4 mm

Caratteristiche filtri: assenza di dati

Dreno: nessuno

Sigillature: tappo in metallo removibile

Impianto di sollevamento: pompa ad asse orizzontale azionata da trattore agricolo diesel

Aree di salvaguardia: non sono presenti in zona aree di tutela assoluta o di rispetto

dell’acquedotto comunale di Cervesina ai sensi del D.P.R. 236/88 e della

Delib. Giunta Reg. Lombardia 27/06/1996 n. 6/15137)

Reticolo idrografico: l’asta attiva del T. Staffora dista circa 1.600 m e la Roggina Corana circa

220 m; si rileva la presenza di un sistema di fossi interpoderali

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TABELLA RIASSUNTIVA POZZO N. 3

Proprietario del terreno: De Paoli Gian Marco

Dati del terreno: F. 10 map. 37 N.C.T. C.ne di Cervesina

Profondità: circa 12 m

Tecnica di perforazione: presumibilmente a percussione

Diametro tubazione: 100 mm

Spessore tubazione: circa 4 mm

Caratteristiche filtri: assenza di dati

Dreno: nessuno

Sigillature: tappo in metallo removibile

Impianto di sollevamento: pompa ad asse orizzontale azionata da trattore agricolo diesel

Aree di salvaguardia: non sono presenti in zona aree di tutela assoluta o di rispetto

dell’acquedotto comunale di Cervesina ai sensi del D.P.R. 236/88 e della

Delib. Giunta Reg. Lombardia 27/06/1996 n. 6/15137)

Reticolo idrografico: l’asta attiva del T. Staffora dista circa 500 m; si rileva la presenza di un

sistema di fossi interpoderali