Riassunti Napoleone

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Riassunti Napoleone.

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RIASSUNTI NAPOLEONE

1. DALLA CONVENZIONE AL DIRETTORIO

La convenzione contro Robespierre. La repubblica di Robespierre fondata sul rigore e sulla’intransigenza aveva ottenuto il consenso dalle forze popolari. Quando il 10 giugno 1794 cominciò la fase del “Grande Terrore” le ragioni della dittatura rivoluzionaria non ci furono più. Le continue requisizioni ai danni dei contadini e l’erosione dell’assegnato avevano reso inefficace i provvedimenti effettuati l’anno precedente. Anche il maximum era lontano dal soddisfare le masse urbane, infatti i prezzi di questo non erano quelli realmente praticati al mercato nero, mentre il governo non era disposto ad alzare i prezzi dei salari e neppure a tollerare le giornate popolari. In questo modo, in tutta la Francia, cresceva un opinione pubblica sfavorevole a Robespierre. Il 9 termidoro da parte della Convenzione partì un colpo di stato che fece ghigliottinare Robespierre, Saint-Just e molti altri

Il dilemma del governo “termidoriano”. Il colpo di stato del 9 termidoro diede il potere al quella “pianura” che aveva dato il consenso al Terrore ma cercava di essere coinvolta il meno possibile, ma un posto di rilievo per la caduta di Robespierre era stato tenuto dal comitato della salute pubblica e in particolare dall’organizzatore delle armate rivoluzionarie, ossia Lazare Carnot. Molti dei “termidoriani” costituivano una parte attiva nel periodo della dittatura, così che il nuovo gruppo dirigente si venne a trovare subito in una situazione molto difficile. Esso aveva il compito di liberare i prigionieri politici, restituire la libertà i culto alla chiesa cattolica e portare il mercato alla libertà e alla normalità; ma allo stesso tempo doveva fronteggiare il ritorno delle forze controrivoluzionarie. Le prime scelte andarono verso la direzione antigiacobina: i girondini furono nuovamente integrati nella Convenzione, le sezioni elettorali parigine furono estromessi dai sanculotti e molte sedi giacobine furono chiuse. Finita l’epoca della virtù repubblicana e dell’egualitarismo, a Parigi tornò la vita di società, e la ricchezza non ebbe più la paura di presentarsi in pubblico. Ma questo ritorno al lusso era inopportuno, in quanto la guerra era ancora in corso e al raccolto non fruttuoso gli aspettava un inverno freddissimo. Il primo aprile 1795 le folle parigine assaltarono la Convenzione, e quest’ultima si difese facendo ricorso all’esercito. Proseguendo questo filo di avvenimenti la reazione termidoriana divenne più intensa e i giacobini vennero massacrati senza processo.

Le realizzazioni nella politica interna ed esterna. Nell’agosto del 18795 la Convenzione approvò una nuova Costituzione, dove venne eliminato il suffragio universale e ripreso il suffragio a due gradi. Il potere legislativo era affidato a due camere: il consiglio dei Cinquecento e il consiglio degli Anziani; il potere esecutivo era invece affidato a un consiglio di cinque membri chiamato Direttorio. Durante la breve vita di questo sistema costituzionale, la clausola più importante fu quella che imponeva di rinnovare ogni due anni i due rami del parlamento, ma comunque, le grandi oscillazioni tra destra e sinistra resero sempre più instabile il governo direttoriale. La repressione condotta contro i club popolari aveva dato nuovamente spazio alla monarchia. Molti emigrati tornarono intorno al 1794-94, e il 5 ottobre di quest’ultimo anno i seguaci di Borbone decisero di scatenare una loro insurrezione, portando una grande folla che stava dalla parte della monarchia per manifestare di fronte al palazzo dove si riuniva la Convenzione. Il leader dei termidoriani, Barras, si difese chiamando l’ufficiale Napoleone Bonaparte, che non pensò due volte di sterminare i monarchici a colpi di cannone. Per quanto riguarda la politica estera, sembrava che essa portasse dei risultati migliori, a cominciare dalle paci firmate nel 1795 con la Prussia e la Spagna

Le elezioni e la “congiura degli eguali”. Il 26 ottobre 1795 la Convenzione si sciolse. Ma siccome il nuovo asseto istituzionale nasceva molto instabile, l’assemblea aveva emanato un decreto che imponeva agli elettori di scegliere i due terzi dei deputato del nuovo parlamento tra i membri della Convenzione. I 250 deputati, su un totale di 750, che potevano essere eletti al di fuori della Convenzione erano soprattutto filo

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monarchici. Il primo Direttorio fu molto preoccupato per il futuro del nuovo regime. Dopo un raccolto molto scarso, la Francia del 1795-96 si trovò a dover affrontare l’incubo della carestia. Dunque, le condizione per far riemergere il popolo di Parigi, esistevano. Fra gli esponenti delle nuove tendenze rivoluzionarie emerse la figura di Francois Babeuf, che si era ribattezzato con il nome di Caio Gracco. Fra il vecchio giacobinismo e i seguaci di Babeuf ci furono due sostanziali differenze: in testa al loro programma ci fu l’eguaglianza economica nella forma comunista, che portava la totale abolizione della proprietà privata, e in secondo luogo Babeuf sostituiva la vecchia pratica della “giornata” con il complotto preparato da un piccolo gruppo di rivoluzionari. Nel 1796, Babeuf e i suoi seguaci vennero tutti arrestati e condannati a morte.

2. LA RIVOLUZIONE ESPORTATA

La ripresa della guerra e la politica delle annessioni. Intorno al 1792, fu possibile esportare la rivoluzione grazie ai gravi conflitti politici. Nei Paesi Bassi, l’opposizione al programma accentratore di Giuseppe II portò ad un’insurrezione e alla proclamazione degli Stati Uniti del Belgio, così il nuovo imperatore, Leopoldo II, poté rioccupare il paese solamente rinunciando alla centralizzazione amministrativa e fiscale. In seguito all’invasione francese e al rovesciamento dato dall’avanzata austro-prussiana, le armate giacobine ripresero il controllo. Nel 1795 il Belgio venne unito alla Francia come dipartimenti in un sistema altamente centralizzato. Le città renane furono assoggettate ad un regime militare d’occupazione, che prese il nome di repubblica batava. Per quanto riguarda le provincie unite, ci furono delle tensioni provocate dalla lotta tra i sostenitori degli Orange e dei repubblicani, e una volta che gli Orange fuggirono in Inghilterra, le Provincie Unite furono trasformate in uno stato unitario. In tutti tre i casi non furono seguite le idee democratiche e giacobine, anzi presero in considerazione delle pesanti requisizioni e delle semplici ruberie. Nel 1796 il Direttorio riprese la guerra contro l’Austria, che aveva come obbiettivo quello di far rinascere il nazionalismo repubblicano, rafforzare politicamente il Direttorio, di annettere nuovi territori e di scaricare su altri popoli le difficoltà finanziarie della Francia.

La campagna d’Italia di Bonaparte e la pace di Campoformio. La campagna d’Italia, fallita da Jourdan e Moreau, era stata affidata al comando di Bonaparte con l’unico compito di tenere impegnate nell’Italia padana una parte delle truppe austriache. Bonaparte, nato in Corsica nel 1769, era uno dei molti ufficiali usciti dall’esercito rivoluzionario del 1793. In pochi giorni, dopo aver sconfitto gli eserciti piemontesi e austriaci, i francesi occuparono la Savoia e Nizza ed entrarono a Milano; in poco tempo Napoleone riuscì a conquistare gran parte dell’Italia settentrionale. L’Austria fu costretta ad accettare la pace di Campoformio con Napoleone, i cui termini furono dettati da quest’ultimo senza che venisse interpellato il Direttorio. La pace di Campoformio affermava:

il riconoscimento austriaco all’annessione del Belgio e della regione tedesca a occidente del Reno alla Francia;

l’Austria doveva accettare il nuovo asseto polito dell’Italia: la repubblica padana, con il nome di Cisalpina, aveva unito la Lombardia e l’Emilia Romagna; una seconda repubblica ligure, alleata alla Francia.

I caratteri delle repubbliche italiane. Il proseguire della rivoluzione portò all’eliminazione di tutte quelle riforme mosse dal dispotismo illuminato. Come accadde un po’ in tutti i paesi europei, in Italia, dopo una prima tendenza a favore della rivoluzione, si crearono due fazioni: una contro e una a favore dei giacobini. Nel 1796 questi giacobini videro i francesi come dei liberatori e non dei conquistatori. Alle repubbliche Cisalpina e Ligure create da Bonaparte, venne aggiunta una terza repubblica, quella romana, in sostituzione al potere temporale del papa, e nel 1799 una quarta a Napoli, quella Partenopea. Nei nuovi territori

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annessi, la Francia impose delle nuove istituzioni giuridiche ed economiche, quali l’abolizione, a Napoli e a Roma, dei vincoli alla proprietà nobiliare. Le “repubbliche sorelle”, ossia quelle d’Olanda, Svizzera e Italia, servirono alla Francia unicamente come fonte di guadagno per il bilancio statale e per le guerre, e la loro indipendenza nazionale non stava tanto a cuore ai francesi; gli uomini di governo delle nuove repubbliche furono scelti da quest’ultimi tra la borghesia moderata.

3. Dal Direttorio alla dittatura militare

La crisi del governo direttoriale. Bonaparte decise autonomamente il contenuto dell’armistizio del 1797 e della pace di Campoformio, questo perché la campagna d’Italia dimostrò che esercito francese era divenuto una forza politica autonoma e che Bonaparte, grazie alla sua esperienza, poteva prendere delle decisioni autonomamente. Il partito termidoriano, si trovò nuovamente a combattere contro l’iniziativa della destra monarchica, la quale vinse le prime elezioni parziali del 1797. Nel settembre successivo Barras, per effettuare il colpo di stato necessario per far arrestare i capi monarchici e per far annullare le elezioni appena svolte, chiese aiuto a Napoleone e a Hoche.

La campagna di Bonaparte in Egitto. Dopo che la pace di Campoformio riuscì a regolare i rapporto con l’Austria, le truppe francesi continuarono ad essere attaccate dall’Inghilterra, la quale era militarmente imbattibile, e ciò che si poteva danneggiare era la sua economia mediante la conquista dell’Egitto. Nel 1798 una spedizione francese comandata da Bonaparte partì per l’Egitto: si trattava della prima volta che un esercito europeo entrava in un impero turco. Il debole esercito egiziano venne sconfitto facilmente da Bonaparte, ma pochi giorni dopo, la flotta piccola flotta rimasta ad Abukir venne completamente distrutta dalle navi inglesi comandate dall’ammiraglio Nelson; in questo modo, Napoleone, per circa un anno si trovò a essere contemporaneamente padrone e prigioniero dell’Egitto.

La fine delle repubbliche italiane. Nel 1799, l’iniziativa di Bonaparte portò alla formazione di una coalizione antifrancese tra Inghilterra, Russia e Austrai , dove l’esercito Russo, comandato da Suvarou, arrivò con estrema prontezza in Germania e sconfisse le armate francesi di Moreau, e nel maggio dello stesso anno entrò anche in Piemonte e in Lombardia. Il sistema delle repubbliche italiane crollò non solo per la superiorità dei Russia, ma anche per il loro regime di ruberie e la loro politica anticattolica, che provocò l’inevitabile isolamento dei giacobini e dei repubblicani italiani: nacquero al nord delle vere e proprie cacce all’uomo. Al sud, invece, nacque “l’esercito della Santa Fede”, fondato da Fabrizio Ruffo, volto al massacro verso Napoli, dove la repubblica Partenopea crollò. Le repubbliche giacobine, non coinvolgendo il mondo contadino nel processo di rinnovamento politico e sociale e ignorando il suo radicale cattolicesimo, venne distrutto proprio da questo mondo.

Il colpo di stato contro il regime direttoriale. Dopo aver attraversato tutta l’Itali, l’esercito russo decide di invadere la Francia. Ma nel frattempo, in Francia, ci fu una situazione critica, in quanto per due anni di seguito nelle elezioni vinse sempre la sinistra, e fu così che si aprì il conflitto tra Direttorio e Paramento. La borghesia francese fece tornare sulla scena Sieyes, e una volta entrato a far parte del direttorio, questi si orientò verso la soluzione della crisi del attraverso un colpo di stato militare. In questo clima, in Francia ritornò Napoleone, dove il 10 novembre 1799 sciolse con la forza i due consigli legislativi e impose alla Francia un nuovo governo di emergenza formato da due consoli, tra cui lui e Sieyes, aventi il compito di preparare una nuova Costituzione. Ma in breve tempo Napoleone si fece eleggere primo console, e gli altri due ebbero dei poteri ridotti.

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4. NAPOLEONE PRIMO CONSOLE

La seconda campagna d’Italia e la pace di Amiens. La svolta autoritaria imposta da Napoleone era senza dubbio gradita dall’alta e media borghesia francese, in quanto sentiva il bisogno di uno stato forte. Inoltre, riuscì a conquistare anche il consenso del resto dei francesi, in particolare grazie alla vittoriosa conquista militare del 1800. Nel giugno dello stesso anno, Napoleone, attraverso la vittoria contro gli austriaci avvenuta a Marengo, riuscì a riconquistare l’Italia centro-settentrionale. Nel marzo del 1802, mediante la pace di Amiens, venne interrotta la guerra con gli inglesi, ottenendo dalla Francia un’isola dei caraibi e dall’Olanda, Ceylon. Nel 1802, attraverso un assemblea di notabili italiani avvenuta a Lione, venne costituita la repubblica del nord, che comprendeva la Lombardia e l’Emilia Romagna, la quale venne affidata a Napoleone, che la chiamò repubblica “italiana”.

Le istituzioni napoleoniche. Tra il 1801 e il 1804 Napoleone realizzò alcune importanti riforme aventi come scopo quello di aumentare i suoi poteri personali e di stabilizzare ulteriormente la società francese; questa stabilizzazione fu resa possibile grazie alla conferma definitiva degli enormi passaggi di proprietà terriera avvenuti durante la rivoluzione francese. Inoltre, venne praticamente abolita la diffusione della stampa; le assemblee locali elettive vennero sostituite dai prefetti, ossia una magistrato o funzionario con competenze amministrative, politiche o militari. Il sistema giudiziari venne mutato radicalmente, in quanto i magistrati, dal 1800, vennero nominati e dipesero dal governo. Anche il sistema scolastico mutò, infatti, durante il periodo montagnardo, la scuola elementare era affidata allo stato a la frequenza non era obbligatoria, invece con Napoleone essa venne nuovamente affidata al clero, mentre lo stato si occupò esclusivamente delle scuole superiori, le quali venivano frequentati soltanto dai figli provenienti da una famiglia ricca. Per quanto riguarda l’economia, la Francia conobbe un periodo di grande espansione, dove Napoleone intervenne in particolare a favore dell’industria e stabilì delle tariffe doganali in modo da sminuire i manufatti provenienti dall’estero, ma in particolare dall’Inghilterra. Con il crollo dei porti atlantici ci fu anche la rivolta degli schiavi neri di Haiti, dove, quest’ultima, nel 1802, venne nuovamente sottomessa, in quanto attaccata da un esercito che aveva il compito di restaurare la schiavitù e i poteri dei proprietari delle piantagioni; ma Haiti, nel 1804, divenne uno stato indipendente e di conseguenza la Francia venne esclusa dal commercio mondiale dello zucchero. Un’altra riforma fu quella del sistema monetario, dove l’enorme quantità di carta moneta venne eliminata e sostituita con le monete metalliche. La Francia possedette una banca di stato molto in ritardo rispetto agli altri paesi, e per questo motivo ebbe un sistema monetario meno evoluto; in Inghilterra invece vi era una moneta accettata da tutti: la sterlina. La parte centrale del potere di Napoleone fu quando venne proclamato console a vita, con il quale ebbe il potere di decidere il suo successore: dunque, la Francia, anche se continuava a chiamarsi una repubblica, in realtà era una monarchia.

Il codice civile. Bonaparte aveva un duplice operato, in quando da una parte rafforzava con la sua autorità lo stato, e dall’altra dava la stabilità necessaria alle conquiste avvenute durante la rivoluzione e, inoltre, attraverso le sue conquiste, continuava a estendere il continente europeo. Un esempio di ciò fu il codice civile emanato nel 1804, il quale consentì una legge sicura, valida per tutti i cittadini e il territorio dello stato, infatti, ciò che tutelava maggiormente, era proprio l’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, il carattere assoluto della proprietà privata e la libertà di iniziativa economica. Il codice civile venne applicato, non solo in Francia, ma anche su tutti gli altri stati indipendenti, e in particolare in Italia, dove rimase sino al XIX secolo.

Il diritto della famiglia e la condizione giuridica della donna. Il divorzio era stato introdotto già nel 1792, ma nel 1794 venne reso molto più facile, in quanto era sufficiente la richiesta di un solo coniuge, questo

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perché i diritti di entrambi erano alla pari. Quest’ultima riforma si basava in particolare sul divieto dell’autorità dell’uomo sulla donna, mentre l’abbandono o le ingiurie gravi erano validi per entrambi. Il giurista Portalis e lo stesso Napoleone non la pensavano così, in quanto sostenevano che l’infedeltà della donna fosse peggiore e che il sesso più amabile doveva essere il più virtuoso. La donna veniva considerata un essere inferiore, debole e da difendere, e di conseguenza sempre sottomessa a qualcuno. La stessa donna maggiorenne non sposata veniva a meno dei suoi diritti civili, ma proprio nel matrimonio questa disuguaglianza tra sessi diventava sempre maggiore. Con l’emanazione del codice civile la famiglia era invece una monarchia, nella quale i diritti civili della donna venivano sottomessi al controllo del marito. Essa doveva seguire il marito ovunque lui volesse, altrimenti veniva accusata di abbandono; i beni della donna venivano amministrati dal marito, e inoltre, essa non poteva venderli o altro in quanto gli atti erano sempre in mano a lui.

5. La creazione dell’impero

Napoleone imperatore. L’8 maggio 1804, Napoleone venne incoronato, sotto sua richiesta, dal papa Pio VII imperatore dei francesi. Al momento dell’incoronazione, la pace di Amiens era stata interrotta già da un anno e mezzo e venne riaperta nel 1803 da parte del governo inglese, in quanto la Gran Bretagna si rifiutò di rispettre la parte del trattato di pace che affermava l’impossibilità di occupare l’isola di Malta. In particolare Napoleone, grazie alla pace di Lunéville, aveva agito in maniera determinante sulla reorganizzazione dell’impero tedesco, che sancì l’annessione alla Francia della riva sinistra del Reno e l’eliminazione di principati laici ed ecclesiastici. Inoltre. La dieta tedesca del 1803, fece abolire 150 entità politiche su 350 che facevano parte dell’impero. Questa eliminazione, consentì alla Francia, alla Prussia alla Baviera e al Baden, di essere alleati di Napoleone. Nel 1805 divenne anche re d’Italia, dove si formò nuovamente una corte imperiale, in quanto vennero reintrodotto i titoli nobiliari, che però non possedevano dei grossi privilegi giuridici e fiscali .

Le vittorie sulle coalizioni antifrancesi. Nell’ottobre del 1805, la flotta francese venne sconfitta da quella inglese nei pressi dello stretto di Gibilterra. Questa seconda sconfitta rivelò che la Francia in fondo non era all’altezza di combattere contro la Gran Bretagna nell’ambito marittimo, e ciò portò Napoleone ad abbandonare il progetto di combattere l’Inghilterra attraverso il canale della Manica. Ma l’esito della guerra confermò la superiorità francese, che, sotto il comando di Napoleone, riuscirono a cantare vittoria anche a Ulm e ad Austerliz, cosicché l’Austrai fu costretta a cedere il Veneto e la Dalmazia che andarono a ingrandire il territorio italiano. L’Inghilterra organizzò una quarta coalizione, dove entrò a farne parte anche la Prussia, in quanto delusa della promessa di Napoleone di farle ottenere il ducato di Hannover. Anche in questo caso le armate francesi riuscirono a sconfiggere l’esercito prussiano, entrando vittoriosamente a Berlino. Infine, nel 1807, avvenne lo scontro tra la Francia e la Russia, dove ciò che contò maggiormente fu, non tanto la vittoria francese, ma l’accordo raggiunto tra Napoleone e lo zar Alessandro I, che consisteva sull’alleanza tra i due imperi che avevano alla base il riconoscimento delle proprie zone.

L’Italia napoleonica. La penisola italiana era suddivisa in tre regimi: il Regno d’Italia; le regioni aggiunte come dipartimenti francesi; il regno di Napoli. Il dominio di Napoleone sull’Italia comportò prima di tutto un’organizzazione strutturale dello stato che doveva seguire i canoni francesi e l’introduzione dei codici civile e penale francesi. Attraverso questa ristrutturazione, i privilegi delle vecchie classi aristocratiche e del clero vennero rivalutate e cominciarono ad affiorare nuovi ceti borghesi. Tale processo venne ulteriormente messo in evidenza dalla vendita delle terre ecclesiastiche e nobiliari, anche se in Italia andarono a finire nelle mani dei ricchi mercanti.

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Le riforme del regno di Napoli. Nel regno di Napoli Giuseppe Bonaparte, emanò, nel 1806, una legge che affermava l’abolizione della feudalità, ossia di quei poteri a favore dei baroni, ma in particolare quelle imposte che riscuotevano dai contadini. In seguito a questo, ci fu un provvedimento ancora più radicale, in quanto i feudi baronali e altre terre si trasformarono da forme di possesso da parte della chiesa e dei comuni a proprietà privata.

6. Il blocco continentale

La guerra dei blocchi e il sistema continentale. Il 21 novembre 1806 emanò un decreto che dichiarava l’impossibilità di sconfiggere l’Inghilterra sul piano esclusivamente militare, cosicché le relazioni commerciali ebbero un blocco totale. Ma dopo lo stetto di Gibilterra e Abukir, Napoleone era consapevole che la Francia non sarebbe stata in grado di porre un rigido blocco dei porti inglesi come quello che l’Inghilterra dichiarò contro i porti francesi. Ma la Francia agì con il “blocco continentale”, cioè chiudendo tutti i contatti commerciali dell’impero con l’Inghilterra in modo di danneggiare il suo commercio. A partire dal 1807 la politica interna di Napoleone era volta a far entrare tutti i paesi dell’Europa continentale, come Russia, e più tardi Prussia e Danimarca, nella strategia del blocco. Cosicché all’Inghilterra restava libera soltanto la via della Svevia. Questo blocco continentale portò, tra il 1808 e il 1812, dei risultati concreti, in quanto l’Inghilterra venne colpita sulle esportazioni di manufatti industriali verso i paesi europei e sulle importazioni di cereali dai paesi baltici e dalla Russia. Ma tuttavia,si pensava che questo blocco portasse più benefici, in quanto la diminuzione dello zucchero di canna, del caffè e dei tessuti inglesi rendeva il contrabbando così vantaggioso che, il suo abbattimento, portava dei danni economici maggiori rispetto a quelli che si volevano recare alla Gran Bretagna.

L’avventura spagnola e la quinta coalizione. Uno dei punti di debolezza del blocco continentale era il Portogallo, in quanto manteneva i rapporti commerciali con l’Inghilterra. Nel 1807 l’esercito francese occupò Lisbona, e qualche mese dopo Napoleone decise di inserire anche la Spagna del suo blocco continentale dove fece salire al comando suo fratello Giuseppe, dopo averlo sostituito con Murat sul trono di Napoli. Ma prima che Giuseppe arrivò in Spagna, il paese si ribellò contro le truppe francesi, e cercò l’aiuto inglese. Allora Napoleone divette affrettarsi in modo da assicurare il trono al fratello e lasciò la Spagna nel 1809. Nei tre anni successivi gran parte delle truppe francesi furono occupate per la guerra contro la Francia. Ma sempre nello stesso anno, questa guerra passò in secondo piano, in quanto ci fu un tentativo, da parte dell’Austria, di coalizione con l’Inghilterra. La guerra risultò difficile, ma Napoleone seppe tener testa, ottenendo una vittoria schiacciante a Wagram. Nel marzo del 1810, attraverso il divorzio dalla moglie Giuseppina e il matrimonio con la principessa asburgica Maria Luisa, Napoleone riuscì a tenere più compatto il sistema continentale.

7. I nazionalismi contro l’impero

La Prussia dopo la catastrofe di Jena. La sconfitta di Jana del 1806 colpì particolarmente l’orgoglio della Prussia; inoltre, l’invasione francese e l’occupazione di Berlino mostrarono che l’esercito di Federico II il Grande era alla lunga inferiore rispetto a quello francese, mettendo anche, indirettamente, in luce le arretratezze di tipo politico e amministrativo dei paesi tedeschi. Il nazionalismo tedesco poté diventare il protagonista della lotta di liberazione, a patto che le forme più antiche di disuguaglianza sociale venivano abolite. Fu così che le servitù di contadini vennero abolite; le terre furono immesse al mercato e divennero

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liberamente vendibili; i consigli comunali potevano essere amministrati da elementi di origine borghese. Nel 1808 Napoleone impose alla Prussia il licenziamento di Stein.

Il modello delle armate francesi. Il soldato tipico del XVIII secolo doveva obbedire agli ordini, era inquadrato verso una disciplina molto spesso crudele e non poteva avere nessun rapporto concreto con gli ufficiali. L’esercito francese, al contrario, era nazionale ed era fondato sulla leva di massa che faceva di ogni cittadino un soldato. Anche in età napoleonica, in questo tipo di esercito, ci fu una democrazia in grado di eliminare le distanze tra le truppe e gli ufficiali. Il patriottismo rivoluzionario si dimostrò una forma imbattibile e il principio che ogni cittadini no era un soldato, aveva garantito alla Francia l’istituzione di un servizio militare che aveva le sue fondamenta sia sulla repubblica giacobina sia sull’impero. Le riforme inserite dal 1807 in Prussia furono ben lontani nel far abolire la casta militare di origine nobile e aprirla ai ceti borghesi come era stato fatto dai francesi. ma tuttavia, l’esercito prussiano, finì di essere un esercito passivo attento alle punizioni fisiche. Quando alla fine l’esercito prussiano decise di rompere l’alleanza con la Francia e di dichiarare guerra nazionale, nel giro di pochi mesi il paese schierò un esercito di 300000 uomini.

I movimenti nazionalisti in Polonia, Germania e Italia. La Polonia si era in principio esaltata per la creazione del granducato di Varsavia, ma le loro speranze che questo fosse un passo verso la costruzione della Grande Polonia andarono perse. Nella penisola italiana il dominio francese non vennero tollerate dalle classi popolari urbani, ma soprattutto fra le masse contadine, che non traevano alcun giovamento dal riformismo napoleonico, in quanto salivano i prezzi e i salari rimanevano sempre bassi. Tutto il periodo napoleonico fu dunque caratterizzato da continue rivolte contadine da parte delle campagne permanesi, padovane, ecc. Gruppi consistenti di intellettuali, ufficiali, funzionari, ecc, diedero vita a delle società segrete volte contro Napoleone e contro i governi italiani ritenuti troppo propensi ai propri doveri. Tra queste società un posto di rilievo venne occupato dall’Adelfia e la Carboneria, che operava particolarmente nel sud, ma nessuna di queste rappresentò un vero e proprio pericolo per Napoleone.

La Spagna durante la guerra di liberazione nazionale. Ben diverse le cose erano in Spagna, dove il rifiuto di tutto ciò che la Francia rappresentava era stato immediato; e la ribellione dei ceti popolari era avvenuta da parte della tradizione culturale e del cattolicesimo. I militari e gli amministratori giunti al seguito di Giuseppe Bonaparte non riuscivano a capire perché gli spagnoli ritenevano sanguinose offese all’identità nazionale, riforme importanti come l’abolizione dei diritti feudali, della pena di morte, ecc. Dalla fine del 1810, i rappresentanti spagnoli si riunirono a Cadige, sotto il nome di cortes, dove ebbero un posto rilevante le forze borghesi e liberali. La Costituzione del 1812 proclamò la sovranità nazionale, dando ampi poteri a un parlamento monocamerale eletto a suffragio universale ma a vari livelli. Il cattolicesimo restava la religione della regione spagnola e l’Inquisizione non venne espressamente eliminata, ma la proprietà feudale venne sostituita con quella privata moderna. Mentre tutti coloro che avevano aderito alla cortes di Cadice riuscirono ad ottenere importanti successi, gli esponenti di quella parte che aveva puntato verso la modernizzazione vennero nominati con il nome infamante di afrancesados.

La rottura con lo zar Alessandro I. Con l’obbiettivo di rafforzare il blocco continentale, Napoleone procedette a nuove annessioni. Al principio del 1810 l’impero napoleonico, con l’aggiunta di 47 dipartimenti agli 83 che formavano la Francia, raggiunse la sua massima estensione. Dopo il blocco continentale messo in atto da Napoleone per rovinare l’Inghilterra, la Russia era stata danneggiata nella propria economia e c’erano buoni propositi per cui Alessandro I si schierasse contro Bonaparte, ma quest’ultimo lo anticipò. Decise allora di attaccare la Russia in una spedizione che durò poche settimane.

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Il disastro della campagna di Russia. Al culmine dell’egemonia napoleonica, l’imperatore, dopo aver progettato l’invasione per l’estate del 1812, inserì nella sua armata migliaia di italiani, di polacchi e di tedeschi della Confederazione del Reno, così come la Prussia e L’Austria, che stipularono con lui un’alleanza e permisero l’arruolamento di loro contingenti militari. La situazione si ribaltò dopo l’alleanza segreta tra lo zar ed il neo re di Svezia Bernadotte, salito al trono col nome di Carlo XIV. In realtà, anche la disponibilità di Francesco d’Asburgo e Federico Guglielmo di Prussia vedeva uno scopo secondario nella fine della loro condizione di subordinazione e di poter quindi riprendere i territori perduti. Il 14 giugno del 1812 la cosiddetta “grande armata” attraversò il Niemen, al confine fra il granducato di Varsavia e la Russia. La strategia di Napoleone però, che prevedeva dei rifornimenti predisposti per poche settimane, non ebbe gran successo per via dei continui ritiri da parte dell’esercito russo che non accettò lo scontro, trasformando il suo timore della sconfitta in una vera e propria strategia che consisteva nel lasciare alle sue spalle i villaggi abbandonati e campi incendiati. A Mosca si tenne poi la vera sanguinosa battaglia presso la fortezza di Borodino, ed il 14 settembre 1812 Napoleone entra definitivamente a Mosca. Nel mentre lo zar Alessandro I si rifiutava di trattare ed in Russia stava per cominciare il famigerato terribile inverno, che, il 19 ottobre, spinse Napoleone a dare l’ordine di ritirata. Durante l’attraversata del fiume Beresina, anche l’esercito francese si trovava in difficoltà affrontando l’armata russa e contemporaneamente la fame ed il freddo. Il tutto si risolse in un disastro consistente nella perdita del 90% dei soldati francesi fra morti, prigionieri e disertori. Solo pochi superstiti fecero ritorno in patria passando per il Niemen.

La disfatta di Napoleone. Nel frattempo Russia, Svezia ed Inghilterra (e nel 1813 anche la Prussia) si organizzarono nella sesta coalizione contro la Francia, mentre l’Austria restava neutrale. Nonostante tutto Napoleone confidando negli alleati quali Sassonia, Baviera e Confederazione del Reno, mette insieme un nuovo esercito e sconfigge ripetutamente le truppe russe e prussiane. La svolta di tutto il conflitto fu l’intervento del primo ministro d’Austria Metternich che si propose come mediatore e offrì la pace in cambio della rinuncia di tutte le posizioni sia politiche che territoriali acquisite in Germania da parte della Francia; dopo il rifiuto di Napoleone, anche l’Austria entrò a far parte della sesta coalizione. Dal 16 al 19 ottobre 1813, a Lipsia, lo scontro tra l’alleanza antifrancese e l’armata napoleonica vede la sconfitta di quest’ultima e nello stesso tempo l’armata francese di Spagna, dopo essere stata sconfitta dagli inglesi da Wellington, fu costretta a riattraversare i Pirenei in ritirata. La definitiva sconfitta di Napoleone si concluse poi con la sua firma per l’abdicazione senza condizioni al trono di Francia in cambio della sovranità sull’isola d’Elba, dopo che la sesta coalizione, l’11 aprile del 1814, occupò Parigi.

La prima fase del congresso di Vienna ed i “cento giorni”. Tra le principali conseguenza della sconfitta francese ci fu la restaurazione della dinastia borbonica con Luigi XVIII (il maggiore dei fratelli di Luigi XVI) che firmò la pace coi vincitori. Nel settembre 1815 dopo numerose trattative dai sovrani ed i ministri delle potenze coinvolte nel conflitto, tutto venne rimesso in discussione a causa della fuga di Napoleone dall’Elba e fece ritorno a Parigi. Le grandi potenze formarono una nuova coalizione quando Napoleone si ripropose come imperatore di Francia, e infatti quella di napoleone, fu un’avventura di soli 100 giorni. Sconfitto il 18 giugno a Waterloo (Belgio), venne confinato a Sant’Elena, dove morì sei anni dopo, il 5 maggio 1821.

Federica Perra IV F

Liceo scientifico “G. Brotzu”