Riabilitazione Strumentale
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RIABILITAZIONE STRUMENTALE
Le lesioni del legamento crociato anteriore e posteriore
Epidemiologia
La maggiore incidenza nel sesso maschile (2:1), nell’arco di età dai 20 ai 30 anni
Anatomia descrittiva-funzionale
Il legamento crociato anteriore origina dalla superficie pre-spinale del piatto tibiale e si
dirige in alto, in dietro e lateralmente per inserirsi sulla parte posteriore del condilo
femorale esterno.
Meccanismo patogenetico
Meccanismo più frequente è un movimento combinato di abduzione-flessione-
extrarotazione o adduzione-flessione-intrarotazione.
Possono essere associate o meno a lesioni degli altri legamenti o dei menischi (più
frequentemente quello interno).
Clinica
Presenza di versamento articolare (ballottamento rotuleo). Il ginocchio è atteggiato in
flessione, instabile e dolente.
Esistono alcune manovre semeiologiche per evidenziare una lesione del crociato
anteriore.
Test del cassetto anteriore: ginocchio flesso a 80-90_, si determina una traslazione
anteriore della tibia e si verifica lo spostamento rispetto al femore. E’ positivo se non si
avverte alcuna sensazione di stop. Viene eseguito dapprima in rotazione neutra e poi in
rotazione esterna e interna.
Test di Lachman: è in pratica una manovra del cassetto con ginocchio flesso a 20-30_. Il
paziente è supino, l’esaminatore con una mano tiene bloccato il femore e con l’altra
esegue una traslazione anteriore della tibia. Anche in questo caso si ricerca il “punto di
arresto”.
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Jerk test: è un esame dinamico. Serve a dimostrare la sublussazione che può avvenire
quando il LCA non è funzionale quindi è un test indiretto di lesione del LCA. Si esegue con
il pz supino, l’esaminatore afferra il piede dell’arto da esaminare e, in estensione
completa, lo intraruota; questo determina una sublussazione della tibia rispetto al femore
se il LCA è rotto. Pone poi una mano sul versante laterale della tibia e, spingendo, flette il
ginocchio; a circa 20_ la sublussazione si riduce con un sobbalzo visibile
Anamnesi
Meccanismo traumatico, sensazione di crack al momento del trauma, comparsa di
tumefazione, episodi di cedimento del ginocchio.
Rx. (per escludere altre patologie) oppure TC, RMN che evidenziano con chiarezza la
lesione.
Trattamento
Può essere conservativo (con uso di un tutore e trattamento riabilitativo del quadricipite),
in persone di età non più giovane e con scarse esigenze funzionali.
Nei giovani, specie se praticanti attività sportive, vi è l’indicazione ad eseguire un
intervento di ricostruzione del LCA. Vi sono varie tecniche, diverse a seconda del
materiale utilizzato per ricostruire il neo-legamento (sintetico, da cadavere, autologo).
Nella maggior parte dei casi si utilizza il tendine rotuleo o il semitendinoso e gracile. Il
rotuleo è quello che più si avvicina al crociato in termini di resistenza ed estensibilità.
La tecnica prevede l’esecuzione, in artroscopia, di due tunnel trans-ossei, una a livello
tibiale e uno (half tunnel) a livello femorale. Il tendine rotuleo presenta il vantaggio di
poter essere prelevato con due bratte ossee alle estremità che favoriscono la fissazione
stabile nei tunnel, che viene eseguita con viti definite “ad interferenza”, con una
interfaccia osso-osso. Questa stabilità consente un inizio precoce del trattamento
riabilitativo. L’utilizzo dei tendini semitendinoso e gracile ha il vantaggio di non indebolire
l’apparato estensore e di avere proprietà più elastiche rispetto al rotuleo. All’interno dei
tunnel ossei si viene però a creare una interfaccia osso-tendine che richiede un tempo
maggiore per conferire stabilità all’impianto. Questo si traduce in un afase riabilitativa
iniziale più cauta, senza però episodi di dolore rotuleo e di incompleta escursione
articolare in estensione, possibili con il rotuleo.
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Elettroterapia
Generalità
L’elettroterapia include macrocategorie di trattamenti funzionalmente differenti:
•Jonoforesi: somministrazione locale, controllata e graduale, di farmaci con differenti
caratteristiche terapeutiche tramite corrente continua a bassa intensità (pochi mA).
•Elettrostimolazione muscolare: include le correnti di Kotz, Isometriche, Isocinetiche,
etc. consistono in correnti alternate ad intensità tale da determinare contrazione dei
muscoli.
•TENS: trattamento che permette l’innalzamento della soglia del dolore ed una buona
analgesia, si basa su correnti alternate (dette anche onda H o cinese) applicate
localmente in maniera de far avvertire al paziente un forte formicolio
simile all’addormentamento di un arto.
Struttura tipica delle apparecchiature per elettroterapia:
L’apparecchio è formato da:
• una parte logica, che permette di, generare gli impulsi e scegliere i parametri di
emissione delle correnti, oltre a pilotare un display ed una serie di comandi, quali
tastiere, commutatori rotativi, necessari per “dialogare con l’apparecchio”
• una sezione di potenza che elabora gli impulsi forniti dalla parte logica per
trasformarli segnali elettrici con funzionalità terapeutiche
• dai mezzi di somministrazione degli impulsi sul paziente: cavi ed elettrodi, di
importanza fondamentale per la corretta esecuzione della terapia.
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Gli elettrodi si differenziano per dimensioni e materiali, essi devono essere molto flessibili
per ben seguire le curve del corpo e ben trasferire gli impulsi elettrici, devono soprattutto
essere scelti in maniera opportuna, seguendo apposite tavole di posizionamento e
selezione, oltre a considerare come prioritario l’aspetto per la igiene e preferire, ove
possibile gli elettrodi monouso.
Elettroterapia – struttura
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Elettroterapia - elettrodi
Monouso autoadesivi (PG470, 473, 10)
riutilizzabili al silicone (PG970, 980, 912)
Riutilizzabili tessuto conduttivo (PG702, 703, 704)
• Fondamentale è la corretta scelta degli elettrodi per l’ideale somministrazione delle
correnti, si possono impiegare elettrodi monouso (PG470, 473, 10) ove non siano
presenti peli e sia necessaria la massima igiene. Lo svantaggio è il costo e la durata
limitata nel tempo; inoltre necessitano di cute ben detersa. Sono ideali per la terapia su
volto, cervicale, pettorali ed ove siano presenti possibilità di infezioni.
• Più comunemente vengono impiegati elettrodi riutilizzabili in silicone (PG 970, 980,
912) che necessitano di fasce di fissaggio e gel conduttivo/spugne umide per il corretto
impiego. Sono molto durevoli ma devono essere sterilizzati prima di ogni terapia, perché
spesso si contaminano. Sono inoltre inutilizzabili su alcune zone: cervicale, pettorali,
volto.
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• Riportiamo una tabella per la selezione rapida del modello di elettrodo in base alle
dimensioni, al tipo di materiale costruttivo (silicone, tessuto) ed alla possibilità di
riutilizzo (monouso, pluriuso).
Elettroterapia - protocolli
Regolazione dei parametri:
Fondamentale per la corretta esecuzione dei trattamenti è la regolazione della intensità
delle correnti applicate; infatti nel caso della jono(idro, ionto, etc.)foresi la corrente
deve essere limitata (1-3 mA) per evitare la dissociazione elettrolitica dell’acqua
contenuta nei tessuti e quindi le ustioni; quando il paziente avverte bruciore, può essere
ormai già iniziata la ustione chimica ed il danno tissutale associato.
Nel caso delle TENS, la corrente deve essere ben avvertibile ma tale da non determinare
contrazioni muscolare che aumenterebbero l’algia; bisogna quindi rimanere al di sotto
della SOGLIA DI REOBASE.
Nell’impiego delle correnti quali capillarizzazione, preriscaldamento o
decontrazione, il livello della corrente dovrà essere corrispondente alla SOGLIA DI
REOBASE, ovvero si avranno contrazioni muscolari appena percepibili (fibrillazione
instabile).
Nei trattamenti prettamente di recupero muscolare, quali: KOTZ, Isometrica,
isocinetica, forza esplosiva, forza resistente, si dovranno ottenere contrazioni intense,
ovviamente di intensità crescente con il prosieguo delle sedute, onde evitare
l’affaticamento muscolare.
Si raggiungerà e supererà la SOGLIA di cui sopra.
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Protocolli Jonoforesi:
Nel trattamento di pazienti con patologie del LCA è spesso indicata la somministrazione
locale di farmaci con effetto antiinfiammatorio o antiedematoso, al fine di limitare gli
effetti del trattamento chirurgico.
Fondamentale è la regolazione della corrente applicata alla zona da trattare e la scelta
del farmaco adatto.
Al fine di evitare i danni spesso associati a tale terapia, conviene ridurre la corrente
applicata a 1-2 mA e prolungare la durata della somministrazione, portandola a 20-25
minuti.
In caso di farmaci con polarità dubbia, si può distribuire lo stesso sia sull’elettrodo
negativo che su quello positivo, verificando, a fine seduta, quale dei due sia più asciutto;
in tal caso il farmaco avrà la polarità dell’elettrodo più meno idratato.
I trattamenti di ionoforesi possono essere somministrati a giorni alterni al fine di evitare
eccessiva irritazione della cute, badando a posizionare l’elettrodo con il farmaco sulla
zona da trattare e quello “indifferente” ad un estremo della stessa.
Riportiamo a seguire alcuni farmaci di interesse comune:
Alfa-chimotripsina soluzione 1 per 1000 positivo
Vitamine gruppo B positivo
Bicloridrato di istamina soluzione 0.2 per 1000 positivo
Benzidamina soluzione 5 per 100 positivo
Carbaina soluzione 5 per 100 positivo
Citrato di potassio soluzione 1 per 1000 positivo
Cloruro di calcio soluzione 2 per 100 positivo
Salicilato di sodio soluzione 2 per 100 negativo
Cloruro di zinco soluzione 1 per 100 positivo
Ioduro di potassio soluzione 2 per 100 negativo
Jaluronidasi 150 U. pomata positivo
Nitrato di aconitina soluzione 0.25 per 1000 positivo
Nitrato di argento soluzione 2 per 100 positivo
Thiomucase pomata o fiale negativo
Salicilato di litio soluzione 2 per 100 positivo
Cloruro di sodio soluzione 2 per 100 negativo
Solfato di zinco soluzione 1 per 100 positivo
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Protocolli TENS:
Nel trattamento di pazienti con patologie del LCA è necessario innanzitutto affrontare la
terapia dell’eventuale dolore (se presente), impiegando le correnti TENS nelle fasi post
acute e croniche.
Le applicazioni, con cadenza giornaliera, saranno locali, badando a posizionare gli
elettrodi in maniera da includere tutta la zona dolorante.
La durata minima è di 20 minuti e bisogna regolare l’intensità in maniera che il paziente
avverta un forte formicolio, simile alla sensazione di addormentamento di un arto;
regolarmente si dovrà innalzare il livello della corrente qualora il paziente raggiunga il
relativo livello di analgesia, al fine di aumentare gradatamente la soglia del
dolore e prolungare l’efficacia della terapia.
Le frequenze impiegabili sono di circa 100-150 Hz per le prime 2-3 sedute, per impiegare
successivamente frequenze di 80 Hz nei giorni successivi, cercando di ridurre le
frequenze degli impulsi di seduta in seduta per
prolungare l’effetto antalgico. Normalmente si effettuano 10-15 sedute quotidiane, per
poi proseguire con le terapie muscolari, se richieste.
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Protocolli preriscaldamento, capillarizzazione, decontrazione:
Nel trattamento di pazienti con patologie del LCA, una volta risolte le eventuali algie, è
necessario recuperare il tono dei fasci muscolari vicinori le zone operate, tramite correnti
con effetto eccitomotore; ovviamente la fase di trattamento muscolare vero e proprio
viene preceduta da una fase di riscaldamento che pone il muscolo nelle condizioni di
sviluppare successivamente la propria funzionalità senza danni, analogamente al
preriscaldamento effettuato in palestra.
Le applicazioni di preriscaldamento e della successiva terapia muscolare, sono effettuate
a giorni alterni, per dare al muscolo il tempo necessario a riposare. I trattamenti vengono
somministrati ai muscoli di interesse, applicando gli elettrodi agli estremi del fuso in
maniere bilaterale, per evitare alterazioni propriocettive (q. femorale destro e sinistro,
etc.), ovviamente con intensità differenziata.
La durata minima è di 10 minuti e bisogna regolare l’intensità in maniera che il
terapeuta avverta lievi contrazioni instabili, corrispondenti alla soglia di reobase,
necessarie a preriscaldare il muscolo, senza affaticarlo.
Molto importante è prolungare la durata di questa fase nelle prime sedute, portandola a
20 minuti e ridurre di conseguenza la durata della stimolazione muscolare;
successivamente si potrà gradualmente ridurre la durata del preriscaldamento a 5-10
minuti aumentando nel contempo la fase muscolare da 10 a 20 minuti, tutto ciò per
preservare il muscolo.
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Protocolli elettrostimolazione muscolare:
Le applicazioni di elettrostimolazione muscolare vengono sempre anticipate dal
preriscaldamento e seguono uno schema molto preciso, riportato a seguire.
LUNEDI’ MERCOLEDI’ VENERDI’
IPEROXYGEN (5-10 minuti) IPEROXYGEN (5-10 minuti) IPEROXYGEN (5-10 minuti)
ISOMETRIC (20-30 minuti) ISOKINETIC (20-30 minuti) KOTZ (20-30 minuti)
I trattamenti sono effettuate a giorni alterni, per dare al muscolo il tempo necessario a
riposare e vengono somministrati agli estremi del fuso muscolare, come per il
preriscaldamento.
La durata tipica è di 20 minuti e bisogna regolare l’intensità in maniera che il terapeuta
veda intense contrazioni muscolari, superiori alla soglia di reobase, necessarie a
contrarre decisamente il muscolo, senza affaticarlo.
Molto importante è prolungare la durata di questa fase solo dopo le prime sedute,
partendo da 10 minuti per arrivare successivamente a 20 minuti.
I primi 10 trattamenti si basano su correnti che hanno effetto sulla struttura del muscolo,
in quanto è necessario rinforzare le fibre; si impiegano correnti quali KOTZ, isometrica,
isocinetica.
In una fase successiva, si può intervenire sulla funzionalità del muscolo, ovvero sulla
capacità dello stesso di svolgere lavoro resistente o intenso, tramite correnti quali: f.
esplosiva, resistenza, KOTZ.
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LINFODREN. Elettro-linfodrenaggio
Indicata per il drenaggio degli accumuli di linfa e liquidi , con questa funzione si ottiene
un effetto di pompaggio verso il dotto toracico (il “cuore” del sistema linfatico) dei
ristagni di liquidi eventualmente presenti nei distretti periferici (gambe, braccia, etc.),
attraverso la elettrostimolazione selettiva dei muscoli presenti lateralmente ai vasi
linfatici di nostro interesse.
Da notare che quando si effettua il drenaggio linfatico delle gambe o delle braccia,
l’ampiezza degli impulsi deve essere tale da indurre un forte formicolio (fino a lievi
contrazioni), mentre nel caso di impiego di questa funzione per tonificare la schiena
(elettrotrazione muscolare) la potenza deve essere tale da indurre contrazioni muscolari
visibili.
E’ fortemente consigliata l’assunzione di liquidi (almeno 1,5 litro di acqua) circa un’ ora
prima del trattamento, al fine di eliminare i residui catabolici con maggiore efficacia e
rapidità.
Nella terapia drenante delle gambe, gli elettrodi devono essere posizionati a coppie
(elettrodi paralleli) secondo il seguente schema:
_ elettrodi della uscita 1: lateralmente alla caviglia destra (in opposizione rispetto
alla stessa)
_ elettrodi della uscita 2: lateralmente alla caviglia sinistra(in opposizione rispetto
alla stessa)
_ elettrodi della uscita 3: sulla estremità superiore del polpaccio destro (distanziati
simmetricamente di 2-4 cm rispetto all’asse verticale dello stesso polpaccio)
_ elettrodi della uscita 4: sulla estremità superiore del polpaccio sinistro (distanziati
simmetricamente di 2-4 cm rispetto all’asse verticale dello stesso polpaccio)
_ elettrodi della uscita 5: circa 4 cm sotto il gluteo destro (distanziati simmetricamente
di 4-5 cm rispetto all’asse verticale della gamba)
_ elettrodi della uscita 6: circa 4 cm sotto il gluteo sinistro (distanziati simmetricamente
di 4-5 cm rispetto all’asse verticale della gamba)
Nella terapia drenante delle braccia, gli elettrodi devono essere posizionati a coppie
(elettrodi allineati) secondo il seguente schema:
_ elettrodi della uscita 1: sull’avambraccio destro, 1-2 cm al di sotto del polso e a
10 cm dal polso
_ elettrodi della uscita 2: sull’avambraccio sinistro, 1-2 cm al di sotto del polso e a 10
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cm dal polso
_ elettrodi della uscita 3: sull’avambraccio destro, 10-12 cm al di sotto dell’incavo del
gomito e 1-2 cm al di sotto dell’incavo del gomito
_ elettrodi della uscita 4: sull’avambraccio sinistro, 10-12 cm al di sotto dell’incavo del
gomito e 1-2 cm al di sotto dell’incavo del gomito
_ elettrodi della uscita 5: sulla parte posteriore del braccio destro (zona tricipitale), un
elettrodo deve essere posizionato 2-3 cm al di sopra del gomito e l’altro elettrodo
deve essere posizionato 3-4 cm al di sotto dell’incavo ascellare
_ elettrodi della uscita 6: sulla parte posteriore del braccio sinistro (zona tricipitale), un
elettrodo deve essere posizionato 2-3 cm al di sopra del gomito e l’altro elettrodo
deve essere posizionato 3-4 cm al di sotto dell’incavo ascellare.
Nella terapia di elettrotrazione della muscolatura delle schiena, , gli elettrodi
devono essere posizionati a coppie (elettrodi paralleli) simmetricamente rispetto alla
colonna vertebrale, a distanza di 4-6 centimetri dalla stessa, secondo il seguente
schema:
_ elettrodi della uscita 1: circa 2 cm al di sopra della linea di separazione dei due glutei,
distanziati simmetricamente di circa 4 cm dalla colonna vertebrale
_ elettrodi delle uscite 2, 3, 4, 5: posizionati in maniera da coprire sia la zona dorsale
che lombare della schiena, distanziati simmetricamente di circa 4-6 cm dalla colonna
vertebrale
_ elettrodi della uscita 6: sulla zona cervicale alla base del collo, distanziati
simmetricamente di circa 2 cm dalla colonna vertebrale.
La durata del trattamento di drenaggio linfatico è di 30-40 minuti (nel caso di
trattamento singolo, altrimenti può essere ridotto a 15 minuti); tale trattamento può
essere effettuato singolarmente e in ogni caso alla fine di ogni trattamento di
elettrostimolazione muscolare o anticellulite, specie se effettuato a livello di addome o
gambe, in quanto trattamenti quali ISOMETRIC, ISOKINETIC e CELLULITIS implicano
il rilascio di residui catabolici nel circolo linfatico che devono essere drenati il più
rapidamente possibile.
La durata del trattamento di elettrotrazione della muscolatura della schiena è di 20-25
minuti e deve essere preceduto da una fase di riscaldamento IPEROXIGEN a bassa
potenza (formicolio avvertibile), al fine di evitare eccessive sollecitazioni dei muscoli.
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I trattamenti succitati, devono essere effettuate a distanza di almeno 36 ore (a giorni
alterni sarebbe l’ideale) e consigliamo di utilizzare sempre elettrodi di limitate dimensioni
(40x50 mm).
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ISOMETRIC Stimolazione isometrica
Indicata per lo sviluppo ed il potenziamento muscolare simmetrico e come terapia di
mantenimento nel caso di paresi ed atrofie o atonie muscolari, poiché con questa
funzione si ottiene una stimolazione sia della muscolatura liscia che striata, un notevole
incremento della microcircolazione sanguigna e della volumetria muscolare, attraverso un
ciclo di contrazione che prevede una fase di stimolazione minima, una fase di incremento
della forza espressa dal muscolo , una fase di contrazione massima, (impostata
dall’operatore) ed una fase di decontrazione muscolare che si ripetono con caratteristiche
variabili a seconda della risposta muscolare e del livello di resistenza del muscolo, in
maniera da evitare contrazioni troppo violente.
Essendo questo un trattamento che sottopone il muscolo ad un intenso lavoro meccanico,
è necessario far precedere la stimolazione isometrica (o isocinetica) da un trattamento di
iperossigenazione (IPEROXYGEN) in maniera da preriscaldare il muscolo; in ogni caso
se il paziente lamenta algie a livello della muscolatura da trattare con la ginnastica
isometrica, necessita preventivamente il trattamento antalgico (TENS3, TENS2, TENS1),
per diversi giorni, fino alla remissione del dolore, un periodo di 48 ore di riposo e a
seguire si potrà iniziare il trattamento con la stimolazione isometrica.
Gli elettrodi possono essere posizionati sia agli estremi del muscolo che all’estremo del
muscolo e sulla placca motrice dello stesso (posta a metà del muscolo), come da esempi
riportati; ovviamente in maniera simmetrica rispetto al corpo (per esempio: bicipite
destro e sinistro, quadricipite destro e sinistro), per evitare alterazioni posturali.
La potenza degli impulsi deve essere proporzionata al livello di resistenza del muscolo, in
maniera da ottenere una isotrofia del lato destro e sinistro del corpo, anche in
considerazione del fatto che normalmente si impiega maggiormente la parte destra del
corpo.
Nel caso di trattamenti della muscolatura addominali, al fine di evitare l’appiattimento
della lordosi fisiologica, è necessario trattare sia la muscolatura addominale che quella
lombare corrispondente (ovviamente questi ultimi muscoli si tratteranno con potenza
inferiore a quella necessaria alla contrazione degli addominali); così come è possibile
trattare sia il bicipite (Dx ed Sx) che il tricipite (Dx ed Sx) ponendo l’elettrodo di una
uscita sull’estremo superiore del bicipite e l’altro elettrodo sull’estremo inferiore del
tricipite e regolando la potenza fino ad ottenere una contrazione visibile.
Nel trattamento addominale è importante posizionare correttamente gli elettrodi
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simmetricamente rispetto alla linea che unisce l’ombelico alla base dello sterno;
l’elettrodo positivo di una uscita sarà posizionato a circa 3-5 cm (a seconda dell’altezza
del paziente) al di sotto dell’ombelico, a metà del tratto che separa l’ombelico dal lato
destro del corpo, l’altro elettrodo (negativo), sarà posizionato ad una distanza di 10-15
cm (a seconda dell’altezza del paziente) dall’ ombelico ed allineato verticalmente con
l’elettrodo positivo.
Gli elettrodi di una seconda uscita impiegata saranno collocati simmetricamente rispetto
all’ asse che unisce l’ombelico alla base dello sterno, soltanto che saranno spostati a
sinistra di tale linea.
Il trattamento di stimolazione isometrica prevede innanzitutto l’alternanza con il
trattamento isocinetico (un trattamento di iperossigenazione + isometrica è seguito da
un trattamento di iperossigenazione + isocinetica a distanza di 48 ore), l’impiego di
potenze elevate, tali da indurre contrazioni ben visibili; nel caso di marcata ipotrofia si
possono usare due coppie di elettrodi per trattare i singoli gruppi muscolari, suddividendo
il muscolo lungo l’asse maggiore in maniera da allineare di seguito sullo stesso gli
elettrodi di due canali.
Le sedute devono essere effettuate a giorni alterni ed in ogni caso con una durata
massima di 30-40 minuti, partendo da una potenza degli impulsi tale da indurre la
sensazione di un formicolio ben avvertibile ed aumentando la potenza durante le sedute
fino ad avvertire delle contrazioni che diventeranno tanto più intense quanto maggiore
sarà il trofismo muscolare raggiunto.
Durante le prime 3-4 sedute, consigliamo di effettuare tre sedute settimanali di
riscaldamento per 20 minuti con IPEROXYGEN e a seguire un trattamento di 10 minuti
(o meno, a seconda della resistenza del muscolo) di ISOMETRIC, per proseguire con
sedute in cui si ridurrà gradualmente la durata della fase di iperossigenazione (in ogni
caso non deve essere inferiore a 5 minuti), incrementando la fase di stimolazione
isometrica ( fino ad un massimo di 30-40 minuti giornalieri)
Consigliamo di utilizzare sempre elettrodi di limitate dimensioni (40x50 mm) sulla testa,
(evitare la zona cervicale ed anteriore del collo, in quanto sono presenti i recettori della
pressione arteriosa), polpacci, braccia, pettorali, zona lombare e dorsale o ed in ogni
caso se la zona da trattare è limitata a 10-20 cm; altrimenti (addominali, dorsali,
lombari, glutei, gambe) utilizzare elettrodi con dimensioni superiori (60x80 mm)
posizionati parallelamente lungo l’asse maggiore degli stessi.
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ISOKINETIC Stimolazione isocinetica
Indicata per lo sviluppo ed il potenziamento simmetrico dei movimenti di estensione e
compressione muscolari e come terapia di mantenimento nel caso di ipotrofie o ipotonie,
poiché con questa funzione si ottiene una stimolazione della muscolatura liscia,
l’incremento della elastina muscolare, attraverso la contrazione alternata a fasi di riposo
totale del muscolo.
Essendo questo un trattamento che sottopone il muscolo a stress meccanico, è
necessario far precedere la stimolazione isocinetica (o isometrica) da un trattamento di
iperossigenazione (IPEROXYGEN) in maniera da preriscaldare il muscolo; in ogni caso
se il paziente lamenta algie a livello della muscolatura da trattare con la ginnastica
isometrica, necessita preventivamente il trattamento antalgico (TENS3, TENS2, TENS1),
per diversi giorni, fino alla remissione del dolore, un periodo di 48 ore di riposo e a
seguire si potrà iniziare il trattamento con la stimolazione isometrica.
Gli elettrodi possono essere posizionati sia agli estremi del muscolo che all’estremo del
muscolo e sulla placca motrice dello stesso (posta a metà del muscolo), come da esempi
riportati; ovviamente in maniera simmetrica rispetto al corpo (per esempio: bicipite
destro e sinistro, quadricipite destro e sinistro) e con potenze degli impulsi proporzionate
al livello di resistenza del muscolo, in maniera da ottenere una isotrofia del lato destro e
sinistro del corpo, anche in considerazione del fatto che normalmente si impiega
maggiormente la parte destra del corpo.
Nel caso di trattamenti della muscolatura addominali, al fine di evitare l’appiattimento
della lordosi fisiologica, è necessario trattare sia la muscolatura addominale che quella
lombare corrispondente (ovviamente questi ultimi muscoli si tratteranno con potenza
inferiore a quella necessaria alla contrazione degli addominali); così come è possibile
trattare sia il bicipite (Dx ed Sx) che il tricipite (Dx ed Sx) ponendo l’elettrodo di una
uscita sull’estremo superiore del bicipite e l’altro elettrodo sull’estremo inferiore del
tricipite e regolando la potenza fino ad ottenere una contrazione visibile.
Nel trattamento addominale è importante posizionare correttamente gli elettrodi
simmetricamente rispetto alla linea che unisce l’ombelico alla base dello sterno;
l’elettrodo positivo di una uscita sarà posizionato a circa 3-5 cm (a seconda dell’altezza
del paziente) al di sotto dell’ombelico, a metà del tratto che separa l’ombelico dal lato
destro del corpo, l’altro elettrodo (negativo), sarà posizionato ad una distanza di 10-15
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cm (a seconda dell’altezza del paziente) dall’ ombelico ed allineato verticalmente con
l’elettrodo positivo.
Il trattamento di stimolazione isocinetica prevede l’impiego di potenze elevate, tali da
indurre contrazioni ben visibili; nel caso di marcata ipotrofia si possono usare due coppie
di elettrodi per trattare i singoli gruppi muscolari, suddividendo il muscolo lungo l’asse
maggiore in maniera da allineare di seguito sullo stesso gli elettrodi di due canali.
Le sedute devono essere effettuate a giorni alterni ed in ogni caso con una durata
massima di 30-40 minuti, partendo da una potenza degli impulsi tale da indurre la
sensazione di un formicolio ben avvertibile ed aumentando la potenza durante le sedute
fino ad avvertire delle contrazioni che diventeranno tanto più intense quanto maggiore
sarà il trofismo muscolare raggiunto.
Durante le prime 3-4 sedute, consigliamo di effettuare tre sedute settimanali di
riscaldamento per 20 minuti con IPEROXYGEN e a seguire un trattamento di 10 minuti
(o meno, a seconda della resistenza del muscolo) di ISOKINETIC, per proseguire con
sedute in cui si ridurrà gradualmente la durata della fase di iperossigenazione (in ogni
caso non deve essere inferiore a 5 minuti), incrementando la fase di stimolazione
isometrica ( fino ad un massimo di 30-40 minuti giornalieri).
Consigliamo di utilizzare sempre elettrodi di limitate dimensioni (40x50 mm) sulla testa,
(evitare la zona cervicale ed anteriore del collo, in quanto sono presenti i recettori della
pressione arteriosa), polpacci, braccia, pettorali, zona lombare e dorsale o ed in ogni
caso se la zona da trattare è limitata a 10-20 cm; altrimenti (addominali, dorsali,
lombari, glutei, gambe) utilizzare elettrodi con dimensioni superiori (60x80 mm)
posizionati parallelamente lungo l’asse maggiore degli stessi.
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STRETCHING Allungamento muscolare
Indicata per l’ incremento della definizione muscolare, il trattamento dei muscoli
denervati e come terapia di mantenimento nel caso di paresi ed atrofie muscolari, poiché
con questa funzione si ottiene una stimolazione della muscolatura liscia e lo sviluppo di
tutto il fascio muscolare trattato, attraverso un ciclo di contrazione continua che prevede
una fase di torsione in senso orario ed antiorario del muscolo, in maniera da evitare
contrazioni violente.
Essendo questo un trattamento che sottopone il muscolo ad un continuo lavoro
meccanico, può essere effettuato soltanto dopo un ciclo completo di elettrostimolazione
muscolare isometrica/isocinetica, in maniera che il muscolo abbia raggiunto l’optimum
volumetrico e funzionale e quindi possa resistere al trattamento, sviluppando le
caratteristiche di forza e resistenza per tutta la sua estensione.
Ovviamente, se il paziente lamenta algie a livello della muscolatura da trattare con la
ginnastica isometrica, necessita preventivamente il trattamento antalgico (TENS3,
TENS2, TENS1), per diversi giorni, fino alla remissione del dolore, un periodo di 48 ore di
riposo e a seguire si potrà iniziare il trattamento con la stimolazione isometrica.
Gli elettrodi devono essere posizionati sempre agli estremi del muscolo come da
esempi riportati, in maniera simmetrica rispetto al corpo (per esempio: bicipite destro e
sinistro, quadricipite destro e sinistro) ovviamente con potenze degli impulsi
proporzionate al livello di resistenza del muscolo, in maniera da ottenere una eguale
stimolazione del lato destro e sinistro del corpo, anche in considerazione del fatto che
normalmente si impiega maggiormente la parte destra del corpo.
Nel caso di trattamenti della muscolatura addominali al fine di evitare l’appiattimento
della lordosi fisiologica, è necessario trattare sia la muscolatura addominale che quella
lombare corrispondente (ovviamente questi ultimi muscoli si tratteranno con potenza
inferiore a quella necessaria alla contrazione degli addominali); così come è possibile
trattare sia il bicipite (Dx ed Sx) che il tricipite (Dx ed Sx) ponendo l’elettrodo di una
uscita sull’estremo superiore del bicipite e l’altro elettrodo sull’estremo inferiore del
tricipite e regolando la potenza fino ad ottenere una contrazione visibile.
Il trattamento di stretching prevede l’impiego di potenze medie, tali da indurre
contrazioni appena superiori alla soglia di reobase (si definisce soglia di reobase il livello
di intensità di stimolazione necessaria ad ottenere la minima contrazione visibile).
21
Le sedute devono essere effettuate a giorni alterni ed in ogni caso con una durata
massima di 20-25 minuti, partendo da una potenza degli impulsi tale da indurre la
sensazione di un formicolio ben avvertibile ed aumentando la potenza durante le sedute
fino ad avvertire delle contrazioni che diventeranno tanto più intense quanto maggiore
sarà il trofismo muscolare raggiunto.
Durante le prime 3-4 sedute, consigliamo di effettuare tre sedute settimanali di
riscaldamento per 5-10 minuti con IPEROXYGEN e a seguire un trattamento di 15-20
minuti (o meno, a seconda della resistenza del muscolo) di STRETCHING, per
proseguire con sedute in cui si ridurrà gradualmente la durata della fase di
iperossigenazione (in ogni caso non deve essere inferiore a 5 minuti), incrementando la
fase di allungamento muscolare ( fino ad un massimo di 20-25 minuti).
Consigliamo di utilizzare sempre elettrodi di limitate dimensioni (40x50 mm) sulla testa,
(evitare la zona cervicale ed anteriore del collo, in quanto sono presenti i recettori della
pressione arteriosa), polpacci, braccia, pettorali, zona lombare e dorsale o ed in ogni
caso se la zona da trattare è limitata a 10-20 cm; altrimenti (addominali, dorsali,
lombari, glutei, gambe) utilizzare elettrodi con dimensioni superiori (60x80 mm)
posizionati parallelamente lungo l’asse maggiore degli stessi.
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RELAX Rilassamento muscolare
Indicata come decontratturante muscolare, questa funzione non determina la scomparsa
o riduzione delle algie (per le quali si usano le funzioni TENS 1, 2, 3) bensì il
miorilassamento delle fibre muscolari lisce e striate ed un effetto di prevenzione a livello
locale degli strappi muscolari.
Gli elettrodi devono essere posizionati sempre in maniera da circoscrivere la zona
dolorante, ovviamente lungo l’asse muscolare interessato, regolando l’ampiezza degli
impulsi in maniera da avvertire distintamente il formicolio (per esempio: forte sensazione
di addormentamento di una gamba), ma non la contrazione dei muscoli adiacenti.
I trattamenti con il RELAX, possono essere effettuati giornalmente ed in ogni caso a non
meno di 12-16 ore di distanza (durata di 30 minuti), partendo da una potenza degli
impulsi tale da indurre la sensazione di un formicolio ben avvertibile, ma non contrazioni.
Consigliamo di utilizzare sempre elettrodi di limitate dimensioni (40x50 mm) sulla testa,
zona cervicale, caviglie e piedi, parte anteriore del tronco, braccia edin ogni caso se la
zona da trattare è limitata a 10-20 cm; altrimenti (parte posteriore del tronco, glutei,
gambe) utilizzare elettrodi con dimensioni superiori (60x80 mm) posizionati
parallelamente lungo l’asse maggiore degli stessi.
23
CELLULITIS Anticellulite
Indicata per il trattamento di panniculopatie resistenti ai trattamenti e come terapia di
mantenimento nel caso di ipotrofie o ipotonie, poiché con questa funzione si ottiene un
incremento della vascolarizzazione tissutale, il drenaggio dei liquidi interstiziali e una
localizzata ipertermia.
Essendo questo un trattamento che sottopone il muscolo ad un limitato stress meccanico,
è necessario far seguire l’applicazione da un linfodrenaggio di almeno 15 minuti (30
sarebbe l’ideale) in maniera da eliminare l’accumulo dei residui catabolici derivanti dalla
elettrolipolisi; in ogni caso se il paziente lamenta algie a livello della muscolatura da
trattare con la ginnastica isometrica, necessita preventivamente il trattamento antalgico
(TENS3, TENS2, TENS1), per diversi giorni, fino alla remissione del dolore, un periodo di
48 ore di riposo e a seguire si potrà iniziare il trattamento con la stimolazione isometrica.
Gli elettrodi (dimensioni: 50x100 mm, almeno) devono essere posizionati
orizzontalmente (ovvero parallelamente alla fascia addominale) ed agli estremi della zona
da trattare (come da esempi riportati). ovviamente in maniera simmetrica rispetto al
corpo (per esempio: lato esterno della gamba destra e lato esterno della gamba sinistra,
interno coscia destra, interno coscia sinistra) e con potenze degli impulsi proporzionate
all’estensione dell’area in oggetto Consigliamo di alternare i trattamenti anticellulite a
trattamenti muscolari (Iperoxygen 15’ + Isometric o Isokinetic 15’), al fine di ottener
sia l’incremento della massa magra che la riduzione della massa grassa e di trattare il
lato esterno della gamba, l’interno coscia e i polpacci ovviamente di ambedue le gambe,
terminando il trattamento con il linfodrenaggio.
Il trattamento di stimolazione anticellulite prevede l’impiego di potenze medie,
leggermente inferiori alla soglia di reobase; nel caso di marcata ipotrofia si possono
usare due coppie di elettrodi per trattare i singoli gruppi muscolari, suddividendo il
muscolo lungo l’asse maggiore in maniera da allineare di seguito sullo stesso gli elettrodi
di due canali.
Le sedute devono essere effettuate a giorni alterni ed in ogni caso con una durata
massima di 40-50 minuti, partendo da una potenza degli impulsi tale da indurre la
sensazione di un formicolio ben avvertibile ed aumentando la potenza durante le sedute
fino ad avvertire leggerissime contrazioni.
Durante le prime 3-4 sedute, consigliamo di effettuare tre sedute settimanali di
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riscaldamento per 20 minuti con IPEROXYGEN e a seguire un trattamento di 10 minuti
(o meno, a seconda della resistenza del muscolo) di CELLULITIS, per terminare con
LINFODREN, per almeno 15’.
Dopo aver effettuato almeno 3-4 trattamenti come sopra, si possono effettuare
trattamenti che prevedano soltanto la fase anticellulite (30-50 minuti) ed il drenaggio, da
effettuarsi sempre per ultimo.
Consigliamo di utilizzare sempre elettrodi di limitate dimensioni (50x50 mm) sulle
braccia, pettorali, zona lombare e dorsale o ed in ogni caso se la zona da trattare è
limitata a 10-20 cm; altrimenti (addominali, dorsali, lombari, glutei, gambe) utilizzare
elettrodi con dimensioni superiori (50x100 mm) posizionati perpendicolarmente all’asse
maggiore degli stessi.
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FARADIC Faradica
Indicata per il potenziamento della muscolatura striata e per il trattamento delle miositi e
come terapia di mantenimento nel caso di paresi ed atrofie o atonie muscolari, poiché
con
questa funzione si ottiene una stimolazione sia della muscolatura liscia che striata ed un
notevole incremento della microcircolazione sanguigna.
Essendo questo un trattamento che sottopone il muscolo ad un intenso lavoro meccanico,
è necessario far precedere la stimolazione faradica da un trattamento di
iperossigenazione (IPEROXYGEN) in maniera da preriscaldare il muscolo; in ogni caso
se il paziente lamenta algie a livello della muscolatura da trattare con la ginnastica
isometrica, necessita preventivamente il trattamento antalgico (TENS3, TENS2, TENS1),
per diversi giorni, fino alla remissione del dolore, un periodo di 48 ore di riposo e a
seguire si potrà iniziare il trattamento con la stimolazione isometrica.
Gli elettrodi possono essere posizionati sia agli estremi del muscolo che all’estremo del
muscolo e sulla placca motrice dello stesso (posta a metà del muscolo), come da esempi
riportati; ovviamente in maniera simmetrica rispetto al corpo (per esempio: bicipite
destro e sinistro, quadricipite destro e sinistro).
La potenza degli impulsi deve essere proporzionataal livello di resistenza del muscolo, in
maniera da ottenere una isotrofia del lato destro e sinistro del corpo, anche in
considerazione del fatto che normalmente si impiega maggiormente la parte destra del
corpo.
Nel caso di trattamenti della muscolatura addominali al fine di evitare l’appiattimento
della lordosi fisiologica, è necessario trattare sia la muscolatura addominale che quella
lombare corrispondente (ovviamente questi ultimi muscoli si tratteranno con potenza
inferiore a quella necessaria alla contrazione degli addominali); così come è possibile
trattare sia il bicipite (Dx ed Sx) che il tricipite (Dx ed Sx) ponendo l’elettrodo di una
uscita sull’estremo superiore del bicipite e l’altro elettrodo sull’estremo inferiore del
tricipite e regolando la potenza fino ad ottenere una contrazione visibile.
Nel trattamento addominale è importante posizionare correttamente gli elettrodi
simmetricamente rispetto alla linea che unisce l’ombelico alla base dello sterno;
l’elettrodo positivo di una uscita sarà posizionato a circa 3-5 cm (a seconda dell’altezza
del paziente) al di sotto dell’ombelico, a metà del tratto che separa l’ombelico dal lato
destro del corpo, l’altro elettrodo (negativo), sarà posizionato ad una distanza di 10-15
26
cm (a seconda dell’altezza del paziente) dall’ ombelico ed allineato verticalmente con
l’elettrodo positivo.
Gli elettrodi di una seconda uscita impiegata saranno collocati simmetricamente rispetto
all’ asse che unisce l’ombelico alla base dello sterno, soltanto che saranno spostati a
sinistra di tale linea.
Il trattamento di stimolazione faradica può essere alternato ai trattamenti isocinetici o
isometrici (un trattamento di iperossigenazione + isometrica è seguito da un trattamento
di iperossigenazione + isocinetica a distanza di 48 ore) e prevede l’impiego di potenze
elevate, tali da indurre contrazioni ben visibili; nel caso di marcata ipotrofia si possono
usare due coppie di elettrodi per trattare i singoli gruppi muscolari, suddividendo il
muscolo lungo l’asse maggiore in maniera da allineare di seguito sullo stesso gli elettrodi
di due canali.
Le sedute devono essere effettuate a giorni alterni ed in ogni caso con una durata
massima di 30-40 minuti, partendo da una potenza degli impulsi tale da indurre la
sensazione di un formicolio ben avvertibile ed aumentando la potenza durante le sedute
fino ad avvertire delle contrazioni che diventeranno tanto più intense quanto maggiore
sarà il trofismo muscolare raggiunto.
Durante le prime 3-4 sedute, consigliamo di effettuare tre sedute settimanali di
Riscaldamento per 10 minuti con IPEROXYGEN e a seguire un trattamento di 10-15
minuti (o meno, a seconda della resistenza del muscolo) di FARADIC, per proseguire con
sedute in cui si ridurrà gradualmente la durata della fase di iperossigenazione (in ogni
caso non deve essere inferiore a 5 minuti), incrementando la fase di stimolazione
faradica ( fino ad un massimo di 20-30 minuti giornalieri).
Consigliamo di utilizzare sempre elettrodi di limitate dimensioni (40x50 mm) sulla testa,
(evitare la zona cervicale ed anteriore del collo, in quanto sono presenti i recettori della
pressione arteriosa), polpacci, braccia, pettorali, zona lombare e dorsale o ed in ogni
caso se la zona da trattare è limitata a 10-20 cm; altrimenti (addominali, dorsali,
lombari, glutei, gambe) utilizzare elettrodi con dimensioni superiori (60x80 mm)
posizionati parallelamente lungo l’asse maggiore degli stessi.
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RESISTANCE Sviluppo della resistenza aerobica
Indicata per l’allenamento alla fatica CF muscolare simmetrico e come terapia di
mantenimento nel caso di paresi ed atrofie o atonie muscolari, poiché con questa
funzione si ottiene una stimolazione sia della capacità di resistenza del muscolo alla fatica
(accumulo di acido lattico), un notevole incremento della microcircolazione sanguigna e
della volumetria muscolare.
Essendo questo un trattamento che sottopone il muscolo ad un intenso lavoro meccanico,
è necessario effettuare lo stesso soltanto quando si sia effettuato un ciclo completo di
stimolazioni muscolari (isometrica + isocinetica), in maniera che il muscolo abbia già
raggiunto un ottimale recupero morfologico e quindi possa sopportare appropriatamente
questo trattamento; in ogni caso se il paziente lamenta algie a livello della muscolatura
da trattare con la ginnastica isometrica, necessita preventivamente il trattamento
antalgico (TENS3, TENS2, TENS1), per diversi giorni, fino alla remissione del dolore, un
periodo di 48 ore di riposo e a seguire si potrà iniziare il trattamento con la stimolazione.
Gli elettrodi possono essere posizionati sia agli estremi del muscolo che all’estremo del
muscolo e sulla placca motrice dello stesso (posta a metà del muscolo), come da esempi
riportati; ovviamente in maniera simmetrica rispetto al corpo (per esempio: bicipite
destro e sinistro, quadricipite destro e sinistro).
La potenza degli impulsi deve essere proporzionataal livello di resistenza del muscolo, in
maniera da ottenere una identica resistenza alla fatica della muscolatura sul lato destro e
sinistro del corpo, anche in considerazione del fatto che normalmente si impiega
maggiormente la parte destra del corpo.
Nel caso di trattamenti della muscolatura addominali al fine di evitare l’appiattimento
della lordosi fisiologica, è necessario trattare sia la muscolatura addominale che quella
lombare corrispondente (ovviamente questi ultimi muscoli si tratteranno con potenza
inferiore a quella necessaria alla contrazione degli addominali); così come è possibile
trattare sia il bicipite (Dx ed Sx) che il tricipite (Dx ed Sx) ponendo l’elettrodo di una
uscita sull’estremo superiore del bicipite e l’altro elettrodo sull’estremo inferiore del
tricipite e regolando la potenza fino ad ottenere una contrazione visibile.
Nel trattamento addominale è importante posizionare correttamente gli elettrodi
simmetricamente rispetto alla linea che unisce l’ombelico alla base dello sterno;
l’elettrodo positivo di una uscita sarà posizionato a circa 3-5 cm (a seconda dell’altezza
del paziente) al di sotto dell’ombelico, a metà del tratto che separa l’ombelico dal lato
28
destro del corpo, l’altro elettrodo (negativo), sarà posizionato ad una distanza di 10-15
cm (a seconda dell’altezza del paziente) dall’ ombelico ed allineato verticalmente con
l’elettrodo positivo.
Gli elettrodi di una seconda uscita impiegata saranno collocati simmetricamente rispetto
all’ asse che unisce l’ombelico alla base dello sterno, soltanto che saranno spostati a
sinistra di tale linea.
Il trattamento di RESISTANCE prevede innanzitutto l’alternanza con il trattamento
EXPLOSIVE (un trattamento di iperossigenazione + resistenza è seguito da un
trattamento di iperossigenazione + esplosive a distanza di 24-48 ore ore) ed il
completamento con la funzione di STRETCHING, per la definizione muscolare.
Lo scopo di queste funzioni è di recuperare la morfologia del muscolo (iperoxygen +
isometric alternati a iperoxygen e isokinetic) e definire poi le specifiche funzionali del
muscolo, ovvero la resistenza alla fatica, la capacità di erogare intensi picchi di forza e di
acquisire queste caratteristiche anatomorfologiche e funzionali su tutta l’estensione del
muscolo (resistance, explosive, stretching) al fine di evitare strappi o lesioni su zone più
deboli.
Le sedute possono avere cadenza giornaliera ed in ogni caso con una durata massima di
30-40 minuti, aumentando la potenza durante le sedute fino ad avvertire delle
contrazioni che diventeranno tanto più intense quanto maggiore sarà il trofismo
muscolare raggiunto.
Durante le prime 3-4 sedute, consigliamo di effettuare tre sedute settimanali di
riscaldamento per 15 minuti con IPEROXYGEN e a seguire un trattamento di 15 minuti
(o meno, a seconda della resistenza del muscolo) di RESISTANCE, per proseguire con
sedute giornaliere in cui si eliminerà gradualmente la durata della fase di
iperossigenazione, incrementando la fase di allenamento alla resistenza CF ( fino ad un
massimo di 30-40 minuti giornalieri)
Consigliamo di utilizzare sempre elettrodi di limitate dimensioni (40x50 mm) sulla testa,
(evitare la zona cervicale ed anteriore del collo, in quanto sono presenti i recettori della
pressione arteriosa), polpacci, braccia, pettorali, zona lombare e dorsale o ed in ogni
caso se la zona da trattare è limitata a 10-20 cm; altrimenti (addominali, dorsali,
lombari, glutei, gambe) utilizzare elettrodi con dimensioni superiori (60x80 mm)
posizionati parallelamente lungo l’asse maggiore degli stessi.
29
IPEROXYGEN Iperossigenazione muscolare
Indicata per l’iperossigenazione muscolare e l’allenamento di resistenza alla fatica
anaerobica, con questa funzione si ottiene un notevole incremento della microcircolazione
sanguigna e della volumetria muscolare, attraverso un ciclo di stimolazione continua a
basso livello.
Essendo questo un trattamento che sottopone il muscolo al riscaldamento deve
necessariamente precedere tutti i trattamenti muscolari (isometric, isokinetic, faradic,
stretching, resistance, explosive), al fine di evitare eccessivo affaticamento del muscolo
e/o contratture; in ogni caso se il paziente lamenta algie a livello della muscolatura da
trattare con la ginnastica isometrica, necessita preventivamente il trattamento antalgico
(TENS3, TENS2, TENS1), per diversi giorni, fino alla remissione del dolore, un periodo di
48 ore di riposo e a seguire si potrà iniziare il trattamento con la iperossigenazione.
Gli elettrodi possono essere posizionati sia agli estremi del muscolo che all’estremo del
muscolo e sulla placca motrice dello stesso (posta a metà del muscolo), come da esempi
riportati; ovviamente in maniera simmetrica rispetto al corpo (per esempio: bicipite
destro e sinistro, quadricipite destro e sinistro).
La potenza degli impulsi deve tale da far percepire un formicolio di media intensità,
ottenendo contrazioni appena visibili, in maniera da ottenere una eguale
vascolarizzazione del lato destro e sinistro del corpo, anche in considerazione del fatto
che normalmente si impiega maggiormente la parte destra del corpo.
Consigliamo una durata iniziale dei trattamenti di 25 minuti, che poi verrà ridotta nel
prosieguo delle terapie, fino ad un minimo di 5-10 minuti.
Nel caso di trattamenti della muscolatura addominali al fine di evitare l’appiattimento
della lordosi fisiologica, è necessario trattare sia la muscolatura addominale che quella
lombare corrispondente (ovviamente questi ultimi muscoli si tratteranno con potenza
inferiore a quella necessaria alla contrazione degli addominali); così come è possibile
trattare sia il bicipite (Dx ed Sx) che il tricipite (Dx ed Sx) ponendo l’elettrodo di una
uscita sull’estremo superiore del bicipite e l’altro elettrodo sull’estremo inferiore del
tricipite.
Nel trattamento addominale è importante posizionare correttamente gli elettrodi
simmetricamente rispetto alla linea che unisce l’ombelico alla base dello sterno;
l’elettrodo positivo di una uscita sarà posizionato a circa 3-5 cm (a seconda dell’altezza
del paziente) al di sotto dell’ombelico, a metà del tratto che separa l’ombelico dal lato
30
destro del corpo, l’altro elettrodo (negativo), sarà posizionato ad una distanza di 10-15
cm (a seconda dell’altezza del paziente) dall’ ombelico ed allineato verticalmente con
l’elettrodo positivo.
Gli elettrodi di una seconda uscita impiegata saranno collocati simmetricamente rispetto
all’ asse che unisce l’ombelico alla base dello sterno, soltanto che saranno spostati a
sinistra di tale linea.
Consigliamo di utilizzare sempre elettrodi di limitate dimensioni (40x50 mm) sulla testa,
(evitare la zona cervicale ed anteriore del collo, poiché in quest’ultima sono presenti i
recettori della pressione arteriosa), polpacci, braccia, pettorali ed in ogni caso se la zona
da trattare è limitata a 10-20 cm; altrimenti (addominali, dorsali, lombari, glutei, gambe)
utilizzare elettrodi con dimensioni superiori (60x80 mm) posizionati parallelamente lungo
l’asse maggiore degli stessi.
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EXPLOSIVE Potenziamento della muscolatura
Indicata per lo sviluppo dei picchi di forza (resistenza allo stress) muscolare e come
terapia di mantenimento nel caso di paresi ed atrofie o atonie muscolari, poiché con
questa funzione si ottiene una stimolazione sia della capacità di erogare picchi di forza
(stress meccanico muscolare e tendineo), un notevole incremento della
microcircolazione.
Essendo questo un trattamento che sottopone il muscolo ad un intenso lavoro meccanico,
è necessario effettuare lo stesso soltanto quando si sia effettuato un ciclo completo di
stimolazioni muscolari (isometrica + isocinetica), in maniera che il muscolo abbia già
raggiunto un ottimale recupero morfologico e quindi possa sopportare appropriatamente
questo trattamento; in ogni caso se il paziente lamenta algie a livello della muscolatura
da trattare con la ginnastica isometrica, necessita preventivamente il trattamento
antalgico (TENS3, TENS2, TENS1), per diversi giorni, fino alla remissione del dolore, un
periodo di 48 ore di riposo e a seguire si potrà iniziare il trattamento con la stimolazione.
Gli elettrodi possono essere posizionati sia agli estremi del muscolo che all’estremo del
muscolo e sulla placca motrice dello stesso (posta a metà del muscolo), come da esempi
riportati; ovviamente in maniera simmetrica rispetto al corpo (per esempio: bicipite
destro e sinistro, quadricipite destro e sinistro).
La potenza degli impulsi deve essere proporzionataal livello di resistenza del muscolo, in
maniera da ottenere una identica erogazione dei picchi di forza della muscolatura sul lato
destro e sinistro del corpo, anche in considerazione del fatto che normalmente si impiega
maggiormente la parte destra del corpo.
Nel caso di trattamenti della muscolatura addominali al fine di evitare l’appiattimento
della lordosi fisiologica, è necessario trattare sia la muscolatura addominale che quella
lombare corrispondente (ovviamente questi ultimi muscoli si tratteranno con potenza
inferiore a quella necessaria alla contrazione degli addominali); così come è possibile
trattare sia il bicipite (Dx ed Sx) che il tricipite (Dx ed Sx) ponendo l’elettrodo di una
uscita sull’estremo superiore del bicipite e l’altro elettrodo sull’estremo inferiore del
tricipite e regolando la potenza fino ad ottenere una contrazione visibile.
Nel trattamento addominale è importante posizionare correttamente gli elettrodi
simmetricamente rispetto alla linea che unisce l’ombelico alla base dello sterno;
l’elettrodo positivo di una uscita sarà posizionato a circa 3-5 cm (a seconda dell’altezza
del paziente) al di sotto dell’ombelico, a metà del tratto che separa l’ombelico dal lato
32
destro del corpo, l’altro elettrodo (negativo), sarà posizionato ad una distanza di 10-15
cm (a seconda dell’altezza del paziente) dall’ ombelico ed allineato verticalmente con
l’elettrodo positivo.
Gli elettrodi di una seconda uscita impiegata saranno collocati simmetricamente rispetto
all’ asse che unisce l’ombelico alla base dello sterno, soltanto che saranno spostati a
sinistra di tale linea.
Il trattamento di EXPLOSIVE prevede innanzitutto l’alternanza con il trattamento
RESISTANCE (un trattamento di iperossigenazione + forza esplosiva è seguito da un
trattamento di iperossigenazione + resistance a distanza di 24-48 ore ore) ed il
completamento con la funzione di STRETCHING, per la definizione muscolare.
Lo scopo di queste funzioni è di recuperare la morfologia del muscolo (iperoxygen +
isometric alternati a iperoxygen e isokinetic) e definire poi le specifiche funzionali del
muscolo, ovvero la resistenza alla fatica, la capacità di erogare intensi picchi di forza e di
acquisire queste caratteristiche anatomorfologiche e funzionali in su tutta l’estensione del
muscolo (resistance, explosive, stretching) al fine di evitare strappi o lesioni su zone più
deboli.
Le sedute possono avere cadenza giornaliera ed in ogni caso con una durata massima di
30-40 minuti, aumentando la potenza durante le sedute fino ad avvertire delle
contrazioni che diventeranno tanto più intense quanto maggiore sarà il trofismo
muscolare raggiunto.
Durante le prime 3-4 sedute, consigliamo di effettuare tre sedute settimanali di
riscaldamento per 15 minuti con IPEROXYGEN e a seguire un trattamento di 15 minuti
(o meno, a seconda della resistenza del muscolo) di EXPLOSIVE, per proseguire con
sedute giornaliere in cui si eliminerà gradualmente la durata della fase di
iperossigenazione, incrementando la fase di stimolazione esplosiva ( fino ad un massimo
di 30-40 minuti giornalieri).
Consigliamo di utilizzare sempre elettrodi di limitate dimensioni (40x50 mm) sulla testa,
(evitare la zona cervicale ed anteriore del collo, in quanto sono presenti i recettori della
pressione arteriosa), polpacci, braccia, pettorali, zona lombare e dorsale o ed in ogni
caso se la zona da trattare è limitata a 10-20 cm; altrimenti (addominali, dorsali,
lombari, glutei, gambe) utilizzare elettrodi con dimensioni superiori (60x80 mm)
posizionati parallelamente lungo l’asse maggiore degli stessi.
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KOTZ Stimolazione muscolare
Elettrostimolazione KOTZ di uso generale, indicata per lo sviluppo ed il potenziamento
muscolare e come terapia antalgica nel caso di algie e disturbi muscolari o articolari.
Essendo questo un trattamento che sottopone il muscolo ad un intenso lavoro meccanico,
è necessario far precedere la stimolazione con le correnti di KOTZ da un trattamento di
iperossigenazione (IPEROXYGEN) in maniera da preriscaldare il muscolo; in ogni caso
se il paziente lamenta algie a livello della muscolatura da trattare con la ginnastica
isometrica, necessita preventivamente il trattamento antalgico (TENS3, TENS2, TENS1),
per diversi giorni, fino alla remissione del dolore, un periodo di 48 ore di riposo e a
seguire si potrà iniziare il trattamento con la stimolazione isometrica.
Gli elettrodi possono essere posizionati sia agli estremi del muscolo che all’estremo del
muscolo e sulla placca motrice dello stesso (posta a metà del muscolo), come da esempi
riportati; ovviamente in maniera simmetrica rispetto al corpo (per esempio: bicipite
destro e sinistro, quadricipite destro e sinistro).
Nel trattamento riabilitativo muscolare, la potenza degli impulsi deve essere
proporzionata al livello di resistenza del muscolo, in maniera da ottenere una isotrofia del
lato destro e sinistro del corpo, anche in considerazione del fatto che normalmente si
impiega maggiormente la parte destra del corpo.
Nel trattamento antalgico, la potenza deve essere tale da far percepire al paziente un
formicolio di media intensità e non far raggiungere la soglia di reobase o la contrazione
muscolare, in quanto ciò determina l’abbassamento della soglia del dolore.
Nel caso di trattamenti della muscolatura addominali, al fine di evitare l’appiattimento
della lordosi fisiologica, è necessario trattare sia la muscolatura addominale che quella
lombare corrispondente (ovviamente questi ultimi muscoli si tratteranno con potenza
inferiore a quella necessaria alla contrazione degli addominali); così come è possibile
trattare sia il bicipite (Dx ed Sx) che il tricipite (Dx ed Sx) ponendo l’elettrodo di una
uscita sull’estremo superiore del bicipite e l’altro elettrodo sull’estremo inferiore del
tricipite e regolando la potenza fino ad ottenere una contrazione visibile.
Nel trattamento addominale è importante posizionare correttamente gli elettrodi
simmetricamente rispetto alla linea che unisce l’ombelico alla base dello sterno;
l’elettrodo positivo di una uscita sarà posizionato a circa 3-5 cm (a seconda dell’altezza
del paziente) al di sotto dell’ombelico, a metà del tratto che separa l’ombelico dal lato
destro del corpo, l’altro elettrodo (negativo), sarà posizionato ad una distanza di 10-15
34
cm (a seconda dell’altezza del paziente) dall’ ombelico ed allineato verticalmente con
l’elettrodo positivo.
Gli elettrodi di una seconda uscita impiegata saranno collocati simmetricamente rispetto
all’ asse che unisce l’ombelico alla base dello sterno, soltanto che saranno spostati a
sinistra di tale linea.
Il trattamento di stimolazione KOTZ (muscolare) prevede innanzitutto l’alternanza con la
stimolazione RELAX a distanza di 24-36 ore, l’impiego di potenze elevate, tali da indurre
contrazioni ben visibili; nel caso di marcata ipotrofia si possono usare due coppie di
elettrodi per trattare i singoli gruppi muscolari, suddividendo il muscolo lungo l’asse
maggiore in maniera da allineare di seguito sullo stesso gli elettrodi di due canali.
Le sedute devono essere effettuate a giorni alterni ed in ogni caso con una durata
massima di 30-40 minuti, partendo da una potenza degli impulsi tale da indurre la
sensazione di un formicolio ben avvertibile ed aumentando la potenza durante le sedute
fino ad avvertire delle contrazioni che diventeranno tanto più intense quanto maggiore
sarà il trofismo muscolare raggiunto.
Durante le prime 3-4 sedute, consigliamo di effettuare tre sedute settimanali di
riscaldamento per 20 minuti con IPEROXYGEN e a seguire un trattamento di 10 minuti
(o meno, a seconda della resistenza del muscolo) di ISOMETRIC, per proseguire con
sedute in cui si ridurrà gradualmente la durata della fase di iperossigenazione (in ogni
caso non deve essere inferiore a 5 minuti), incrementando la fase di stimolazione
isometrica ( fino ad un massimo di 30-40 minuti giornalieri).
Il trattamento di stimolazione KOTZ (antalgico) prevede innanzitutto l’alternanza con la
stimolazione TENS1 a distanza di 12-24 ore e l’impiego di potenze basse, tali da indurre
soltanto il formicolio.
Consigliamo di utilizzare sempre gli elettrodi con le stesse precauzioni degli altri
trattamenti di questa sezione.
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KINETEC
Generalità
La mobilizzazione passiva di segmenti articolari quali il ginocchio, anca o caviglia viene
effettuata tramite apparecchiature elettromeccaniche delle quali il Kinetec è il più diffuso
rappresentante.
La struttura di questi dispositivi è basata su una unità di controllo remoto (telecomando),
tramite la quale si possono impostare i parametri operativi e sull’ unità di mobilizzazione
passiva, una vera e propria slitta motorizzata sulla quale viene fissata la gamba del
paziente, in maniera da far corrispondere le articolazioni ai tre giunti di cui è dotata
l’apparecchiatura. Ulteriore aspetto da considerare è che la riabilitazione del ginocchio
riveste grande importanza a livello di propriocettività.
Ovviamente il kinetec non è un’alternativa alla riabilitazione manuale del fisioterapista,
permette invece di rifinire e completare la fase riabilitativa manuale effettuata
nell’immediato postoperatorio.
Caratteristica fondamentale di queste apparecchiature è la robustezza meccanica in
quanto devono sopportare il peso e la resistenza al moto della gamba del paziente.
Altra caratteristica importante è la possibilità di impostare opportunamente i parametri,
tra i quali:
•Velocità ed accelerazione di flessione ed in estensione
•Angolo di flessione e di estensione
•Numero di cicli o durata della seduta
e soprattutto:
• forza applicata alla gamba durante il movimento (e relativa limitazione)
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Limite di queste apparecchiature è la scarsa versatilità, dovuta alla costruzione
meccanica che permette il movimento di traslazione della gamba (e quindi rotazione del
ginocchio) lungo un solo asse.
Protocolli kinetec:
Tenendo conto che l’atto operatorio in artroscopia è svolto con il ginocchio flesso a 90_,
l’impegno è preservare tale flessione in fase di riabilitazione, evitando la riduzione del
range articolare nel post operatorio.
Dopo 3-4 gg dall’intervento chirurgico, si inizia la mobilizzazione con un range di
escursione articolare compreso tra 0 e 30_ , per poi incrementare lo stesso
progressivamente fino alla massima escursione possibile di circa 110_.
Le sedute di mobilizzazione assistita hanno cadenza giornaliera e durata di almeno 3 ore,
(con intervalli per il riposo ogni ora di trattamento) al fine di aumentare e mantenere
l’escursione articolare.
Scopo primario della riabilitazione meccanica è la prevenzione delle aderenze cicatriziali
post operatorie e la riduzione dei tempi di recupero dell’edema post operatorio.
A scopo cautelativo si consiglia di terminare ogni seduta di kinetec con l’applicazione
locale di ghiaccio per evitare versamenti secondari.
Oltre alla regolazione del range articolare, riveste la massima importanza l’impostazione
della velocità di rotazione dell’articolazione (inizialmente ridotta, per evitare versamenti e
danni al legamento) e la regolazione del massimo sforzo, tale da consentire un
movimento fluido dell’articolazione e da preservare il neo LC.
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Laserterapia
Generalità
Le apparecchiature per laserterapia
vengono correntemente impiegate in
terapia fisica per molteplici applicazioni
che spaziano dalla terapia del dolore alla
biostimolazione tissutale.
Esistono due grandi categorie di laser per
riabilitazione: i laser a puntamento
fisso (manipolo) ed a scansione, che si
differenziano per la possibilità offerta da
questi ultimi di trattare automaticamente
zone più o meno estese senza richiedere
l’operatore, ovviamente il trattamento
laser a scansione implica una maggiore
durata della terapia, in quanto l’energia
laser viene somministrata su più punti in
successione, a differenza di quanto
avviene nei laser a manipolo fisso.
Le differenze terapeutiche dei laser
dipendono da alcuni parametri
fondamentali:
•Potenza, misurata in Watt (o energia,
misurata in Joule), importante nel calcolo
della durata delle sedute (specie nella
scansione)
•Tecnologia della sorgente laser: a gas
(He-Ne, CO2, Ar, etc.), a stato solido
(Nd-YAG, Ruby), a diodo, a colorante
organico, etc. questo parametro
influenza anche la affidabilità, il costo e
la durata del laser stesso.
•Modo di emissione ovvero frequenza di
ripetizione degli impulsi: maggiore è la
frequenza e maggiore è la componente
antalgica della terapia, mentre a basse
frequenze (<500 Hz) prevale l’effetto
antiinfiammatorio
•Lunghezza d’onda di emissione del laser
(misurata in nM o micron) da questo
parametro dipende la efficacia del
trattamento, in quanto i tessuti
reagiscono in maniera assolutamente
diversa a seconda delle __
•I laser per uso generico in riabilitazione
sono tipicamente a diodo ed hanno una
__di 904 nM, mentre i laser per terapia
del dolore hanno una __di 808 nM e
potenza di 10-50 Watt p.p.
•I laser per la terapia di superfici più
estese sono tipicamente apparecchiature
con potenza di 10-20 Watt continui e a
seconda della lunghezza d’onda
implementano dimensioni, tecnologie ed
applicazioni differenti
•A gas CO2: con emissione a 10,6 uM,
per terapia del dolore acuto ed erniario
•A diodo: con emissione a 810 nM, per
terapia del dolore articolare
•A stato solido Nd-YAG: con emissione a
1.064 o 532 nM per dolori superficiali
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A Seguire riportiamo una tabella per
l’impiego di laser a diodo con __di 904
nM.
Laserterapia – protocolli
10 Watt 30 minuti IR SWEEP Ustioni
20 Watt 10-15 minuti IR + VIS Rigenerazione dei tessuti cutanei
40 Watt 30 minuti 50-100 Reumatismi
30 Watt 20-30 minuti 200-1000 Pseudoartrosi
40 Watt 20 minuti 100 Osteoartrosi
30 Watt 30-40 minuti 200-2000 Lesioni da trauma
30 Watt 30 minuti 500-1000 Lesioni dei nervi
20 Watt 15 minuti 200-1000 Lacerazioni della pelle
10 Watt 10-20 minuti 500-2000 Infiammazioni varie
10 Watt 05-10 minuti IR SWEEP Gengiviti
30 Watt 10 minuti 100 Herpes Zooster
40 Watt 30-35 minuti 200-1000 Flebite
40 Watt 20-30 minuti IR+VIS Fistole e piaghe
50 Watt 05-10 minuti 50-100 Epicondilite
50 Watt 30 minuti IR SWEEP Dolori vari
30 Watt 15 minuti 2000 Distorsioni
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20 Watt 10 minuti 500-1000 Contusione ed ecchimosi
30 Watt 40 minuti 200-IR SWEEP Borsite
50 Watt 25-30 minuti 500-1000 Atrofia muscolare
50 Watt 40 minuti IR SWEEP Artrosi di vario tipo
20-30 Watt 10 minuti 50-100 Antiflogistico
20 Watt 30-35 minuti IR SWEEP Antidolorifico
10 Watt 05-10 minuti 100-500 Acne
Potenza Durata Terapia in Hertz Trattamento
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Laserterapia – sicurezza
Nell’impiego terapeutico dei laser è molto
importante considerare l’interazione tra i
tessuti e la radiazione laser, dipendente
dalla lunghezza d’onda della stessa.
Laser quali CO2, Diodo a 810 nM,
vengono impiegati correntemente per la
cura del dolore, senza considerare la
intrinseca pericolosità. In un
tessuto muscolare a normale
vascolarizzazione sanguigna nessuna
evidente variazione organica e
strutturale si manifesterà finchè la
temperatura rimane tra i 37 e i 42_C.
Con temperature tra 42 e 50_C si ha
riduzione dell'attività enzimatica, mentre
per temperature tra 50 e 60_C si
instaurerà un processo irreversibile di
denaturazione delle proteine con
immediata decolorazione del tessuto
stesso. Persistendo nell'irraggiamento il
tessuto, dopo un progressivo rapido
scoloramento fino a raggiungere il grigio
perla, riprenderà a riscurirsi fino a
raggiungere attorno agli 80_C, il colore
caramello scuro per effetto della
coagulazione.
Durante queste fasi si registrerà
dapprima un aumento della frazione di
radiazone retrodiffusa per effetto dello
schiarirsi del tessuto, poi con lo scurirsi
del tessuto la frazione di radiazione
retrodiffusa diminuirà sino a che, attorno
agli 80_C, si avrà il massimo
assorbimento con un rapido aumento
della temperatura verso i 100_C.
Da questo istante avrà inizio l'ebollizione
dei liquidi intra ed extra-cellulari con la
conseguente carbonizzazione del tessuto
stesso: se queste fasi si svolgeranno con
sufficiente rapidità avremo
l'esplosione dei residui cellulari disidratati
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Magnetoterapia B.F.
Generalità
La magnetoterapia a bassa frequenza è una metodica basata sull’erogazione di campi
magnetici alternati a bassa frequenza somministrati tramite diffusori magnetici di
opportuna forma (solenoidi o bobine piatte).
I campi magnetici alternati hanno effetto rigenerante nei confronti dei tessuti ossei in
quanto aumentano il tasso di crescita degli osteociti, trovando indicazione nelle patologie
di interesse ortopedico quali fratture, lesioni, osteoporosi, etc.
Effetto secondario della magnetoterapia a b.f. è l’aumento della fluidità del sangue che
consente di aumentare l’ossigenazione dei tessuti.
Tra i parametri caratteristici della magnetoterapia a bassa frequenza di primaria
importanza è la frequenza di ripetizione degli impulsi (variabile da 3 a 100 Hertz) che
determina i diversi effetti terapeutici, l’intensità del campo magnetico (compreso tra 20 e
50 gauss) e la durata della terapia che deve prevedere fasi di erogazione e fasi di pausa,
mediamente di 30 minuti ciascuna, onde evitare la saturazione del meccanismo di
pompa Na-K responsabile della respirazione cellulare.
Tra gli effetti avversi della magnetoterapia vi è la possibilità di incremento del livello di
dolore e la possibile interazione tra campi magnetici e protesi metalliche e/o pacemaker.
Magnetoterapia B.F.
20-30 25-50 Vertigine
30-40 50-100 Contusione ed ecchimosi
30-40 12-25 Condrocalcinosi
20-30 50-100 Cirrosi
20-30 25-50 Cicatrici e lesioni
30-40 12-25 Cellulite
30-40 50-100 Cefalee
20-30 6-12 Bronchite
30-40 50-100 Brachialgia
30-40 50-100 Borsite
30-40 50-100 Atrofodermia
30-40 50-100 Atrofia muscolare
30-40 50-100 Astenia
30-40 50-100 Asma bronchiale
30-40 25-50 Artrosi di vario tipo
30-40 25-50 Artrosi cervicale
30-40 25-50 Artrite degenerativa
30-40 25-50 Artropatie acute
30-40 25-50 Artrite
20-30 50-100 Antiflogistico
20-30 50-100 Antidolorifico
20-30 50-100 Acne
20-30 25-50 Lacerazioni della pelle
30-40 25-50 Ischialgia
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20-30 50-100 Ipotensione
20-30 6-12 Insufficienza epatica
20-30 50-100 Infiammazioni varie
20-30 25-50 Impotenza
30-40 50-100 Gengiviti
20-30 50-100 Herpes Zooster
20-30 12-25 Fratture
20-30 50-100 Formicolio
20-30 50-100 Flebite
20-30 50-100 Fistole e piaghe
30-40 50-100 Epicondilite
30-40 50-100 Epiconditalgia
30-40 50-100 Enfisema polmonare
20-30 50-100 Emorroidi
30-40 50-100 Emicrania
30-40 50-100 Dolori vertebrali
30-40 50-100 Dolori mestruali
30-40 50-100 Dolori mascellari
30-40 25-50 Dolori intercostali
30-40 50-100 Distorsioni
30-40 6-12 Ritardi nella consolidazione
tissutale
20-30 12-25 Rinite
20-30 50-100 Rigenerazione tessuti
30-40 50-100 Reumatismi
30-40 25-50 Rachialgia
30-40 50-100 Psoriasi
30-40 6-12 Pseidoartrosi
20-30 12-25 Prostatite
30-40 50-100 Paresi
20-30 50-100 Otite
30-40 12-25 Osteoporosi
30-40 12-25 Osteoartrosi
30-40 12-25 Osteoartropatia
30-40 50-100 Nevralgia
20-30 50-100 Morbo di Raynaud
30-40 50-100 Miosite
20-30 50-100 Mal di denti
30-40 50-100 Lussazione
30-40 25-50 Lombalgia
30-40 50-100 Lesioni da trauma
30-40 50-100 Lesioni dei nervi
20-30 25-50 Vertigine
20-30 25-100 Vene varicose
20-30 50-100 Ustioni
20-30 50-100 Ulcere flebitiche
20-30 25-50 Torpide
20-30 12-25 Tonsillite
30-40 50-100 Torcicollo
30-40 50-100 Tendinite
30-40 50-100 Strappi muscolari
20-30 25-50 Stomatite
20-30 25-50 Sinusite
20-30 50-100 Sciatica
20-30 50-100 Rughe
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Onde d’ Urto
Generalità
Le apparecchiature per la generazione delle onde d’urto derivano direttamente dei
litotritori impiegati nelle calcolosi e vengono impiegati nel trattamento di patologie
osteoarticolari, più precisamente per la cura delle calcificazioni, delle affezioni articolari
(periartriti, etc.), delle algie in fase acute (pubalgie, etc.) e patologie correlate
(epicondiliti, etc.).
Le onde d’urto sono onde acustiche generate da apparecchi elettroidraulici,
elettromagnetici o piezoelettici; hanno andamento impulsivo e diffondono nei tessuti
essendo influenzate dalle caratteristiche particolari del mezzo in cui transita. Il
meccanismo d’azione delle onde d’urto sembra riconducibile a tre effetti principali:
•riduzione della trasmissione del dolore per mezzo di stimolazione di terminazioni
nervose e liberazione di endorfine
•riduzione meccanica delle calcificazioni tissutali
•effetto di cavitazione con conseguente formazione di nuovi vasi sanguigni
(neoangiogenesi) e maggior afflusso locale di sangue e miglioramento del trofismo
tissutale.
Tra i parametri caratteristici delle onde d’urto riveste la maggiore importanza la
precisione del puntamento e focalizzazione del fascio, la energia dell’impulso ed il numero
di impulsi somministrati sulla parte.
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PST
Gli impulsi emessi dalla PST hanno tipicamente frequenze comprese tra i 2 ed i 120-150
Hz, oltre ad avere duty-cycle variabile e flusso magnetico compreso tra 40 e 200 Gauss.
Durante la terapia PST il tessuto viene trattato con impulsi aventi frequenza, durata e
potenza variabili in maniera automatica, così facendo vengono interessate tutte le cellule
ed i tessuti compresi nel campo di radiazione, ottenendo effetti sia antiinfiammatori di
lunga durata che una importante rigenerazione tissutale; la PST viene impiegata anche
nelle terapia dell’osteoporosi e delle fratture.
Generalità
La PST o terapia a segnali pulsati è una metodica terapeutica che in questi ultimi anni ha
trovato diffusione nella terapia delle affezioni articolari e come terapia di supporto alla
classica magnetoterapia B.F. Il meccanismo di funzionamento si basa sull’emissione di
campi magnetici ad elevata intensità che determinano l’aumento della circolazione ed
ossigenazione tissutale (non possono essere infatti impiegate sugli emofiliaci) e
soprattutto accelerano la ricrescita di osteoblasti e fibroblasti, trovando applicazione
proprio nella terapia di lesioni cartilaginee, piccole lesioni dei legamenti ed artrosi.
Gli impulsi magnetici a bassa frequenza vengono applicati localmente tramite bobine
cilindriche analoghe a quelle della magnetoterapia, con diametro differenziato in base alla
zona da trattare.
Vengono tipicamente trattate le articolazioni del ginocchio, anca, caviglia e spalla.
PST - protocolli
• Protocolli: essendo la variazione dei parametri di impulso automatica, la regolazione
dei parametri operativi è semplice: infatti le sedute di PST hanno cadenza giornaliera e
durata di 60-80 minuti, il paziente non avverte alcuna sensazione se non un possibile
incremento della sensazione dolorosa, dovuto ai processi di rigenerazione ed
ossigenazione tissutale, tale algia si risolve spontaneamente dopo la 2-3_ seduta.
• I trattamenti durano mediamente due settimane (10-12 sedute) e vanno, se
necessario, ripetuti con pause di almeno 2 settimane.
• Nei pazienti operati di LCA-LCP la PST può essere impiegata dalla seconda settimana di
riabilitazione, in quanto la terapia non interferisce con i materiali dell’impianto e consente
di accelerare il processo di rimarginazione tissutale oltre
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ad accelerare la crescita delle popolazioni di fibroblasti che colonizzeranno il nuovo
legamento.
• Ovviamente il paziente non dovrà presentare residui versamenti post traumatici.
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Tecarterapia
Generalità
Le apparecchiature per Tecarterapia trovano ampio utilizzo nella pratica riabilitativa del
paziente operato di LCA-LCP per le proprietà antiflogistiche, rigeneratrici ed
antinfiammatorie associate a tale pratica.
La tecarterapia consiste nell’applicazione locale di campi elettromagnetici ad elevata
energia, erogati sul paziente tramite differenti trasduttori (resistivi e capacitivi) che
hanno la proprietà di aumentare rapidamente il potenziale di membrana delle cellule in
fase degenerativa e di rimarginare i tessuti; in pratica si verifica uno spostamento di
cariche elettriche all’interno della zona compresa tra i due elettrodi.
Tra i principali effetti terapeutici della Tecarterapia vi è il sollievo immediato del dolore,
anche in fase acuta, per cui si può effettuare il trattamento anche quotidianamente e
prima di manovre riabilitative manuali, al fine di ridurre la tensione muscolare.
Il cuore di questi dispositivi è un generatore RF ad alta potenza (50-200 Watt), analogo a
quello degli elettrobisturi, con frequenza di emissione di circa 0.5-1 MHz e possibilità di
erogare tale energia sia in maniera continua che impulsata, oltre a poter scegliere la
frequenza di emissione, ovvero la profondità di penetrazione e il livello di ipertermia
associato.
La tecarterapia trova indicazione specie nel post-traumatico e nella fase riabilitativa post-
acuta, mentre per ora non ci
sono sufficienti lavori su patologie croniche; si ritiene che possa essere utile nel
trattamento di patologie artritiche e reumatiche ad andamento degenerativo, la posologia
e le modalità di utilizzo in tali affezioni sono in fase di studio.
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Ultrasuonoterapia
Generalità
Le apparecchiature per ultrasuonoterapia trovano ampio utilizzo nella pratica riabilitativa
del paziente operato di LCALCP per le proprietà antiedematose, antiflogistiche ed
antinfiammatorie associate a tale pratica.
Gli ultrasuoni sono vibrazioni meccaniche ad elevata energia che vengono generate da
opportune apparecchiature e somministrati al paziente localmente tramite appositi
trasduttori esterni. Il risultato della interazione tra ultrasuoni e
tessuti umani è l’ ipertermia, dovuta al micromassaggio indotto ed alla cavitazione
dell’acqua (ebollizione), il drenaggio dei liquidi per movimentazione meccanica (da qui il
potere antiedematoso). Inoltre esiste la possibilità a bassa potenza, di accelerare il tasso
di crescita degli osteociti e ad alta potenza, per l’ effetto opposto, di affrontare la terapia
delle calcificazioni periarticolari e la risoluzione delle aderenze cicatriziali.
Tra le caratteristiche principali delle apparecchiature per ultrasuonoterapia, citiamo:
• Frequenza di emissione degli ultrasuoni: tipicamente 1 MHz per FKT, 3 MHz per estetica
• Potenza di emissione: da 0 a 3 Watt/cm2 max
• Area del trasduttore: almeno 20 cm2
• Possibilità di emettere ultrasuoni in maniera continua o impulsata.
All’emissione continua è associato un effetto principalmente antiinfiammatorio e
soprattutto drenante, per il tipo di movimentazione manuale che effettua il terapista,
mentre all’emissione impulsata è associato un effetto fibrolitico ed osteolitico; la
possibilità di variare la %, permette di trattare meglio tessuti con edema o calcificazioni.
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Fondamentale è l’interposizione di gel neutro tra la testina emittente e la cute del
paziente, ciò permette un’ideale trasmissione degli impulsi al corpo.
Protocolli: La regolazione dei parametri operativi è legata essenzialmente al risultato
terapeutico che interessa,
considerando che le sedute di ultrasuonoterapia sono di regola giornaliere, con durata di
15-30 minuti (a seconda dell’area da trattare):
• L’impiego dell’ultrasuono come antiedematoso ed anti infiammatorio prevede
l’emissione continua, con potenze medio-basse (a seconda della profondità del tessuto
bersaglio e della quantità di liquido da rimuovere, oltre che dalla presenza di ev.
versamenti residui), pari a 0.6-1,5 watt/cm2 e la movimentazione manuale del
trasduttore, al fine di drenare i liquidi dal centro della zona verso l’esterno.
• L’impego come fibrolitico e/o osteolitico, prevede l’impiego di trasduttori fissi,
potenze medio-alte (oltre i 2 Watt/cm2) e soprattutto emissione ad impulsi,
con durata degli stessi variabile dal 10 al 50-60%, in base alla profondità
del tessuto bersaglio.
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Protocolli riabilitativi generali
A seguire uno schema generale per la riabilitazione post chirurgica:
I fase (da 0 a 10 gg.)
Riposo a letto con arto in iperestensione e ghiaccio per i primi 3 gg.;
Dal 3_ al 10_ giorno (in ambiente domestico) carico con tutore fisso in estensione con
ausilio di bastoni (esclusi i casi in cui sia stata effettuata sutura meniscale o trattamento
di condropatia);
in questa fase il paziente inizia esercizi isometrici e mobilizzazione passiva articolare
manuale o con KINETEC;
Utilizzo di elettrostimolazione a ginocchio esteso anche in co-contrazione;
Bio-feed-back
II fase (da 10 a 20 gg.)
Carico completo senza bastoni, con tutore libero solo se già presente estensione
completa;
Recupero completo del R.O.M. (particolare attenzione al raggiungimento dell’estensione
completa anche attiva a pz supina);
Mobilizzazione della rotula;
Esercici isometrici di tutta la muscolatura dell’arto inferiore;
Co-contrazione;
Esercizi isotonici a catena cinetica chiusa: Sissi squat), anche con utilizzo di elastici a
resistenza crescente;
Stretching passivo ed attivo;
Esercizi propriocettivi;
Cyclette libera; Sellino alto, medio e basso
Elettrostimolazione isometrica a 0_, 60_, 90_ di estensione
III fase ( da 20gg. a 70/80 gg.)
Abbandono completo del tutore;
Cyclette a freno morbido;
Tapis roulant anche in progressiva salita;
Esercizi isotonici contro resistenza (ad esclusione di leg extension);
Esercizi propriocettivi in appoggio bipodalico o monopodalico con tavolette instabili su un
solo piano;
Possibile il nuoto (escluso lo stile rana).