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CONDIZIONI DELL'ASSOCIAZIONE Il GIORNALE L'ITALIA, si pubblica ogni Sabato. Il prezzo d'associazione da pagarsi anticipatamente, è Per un anno Pad-i Toscani 24 Franco di posta per Per sei mesi » 14 tutta la Toscana , e Per tre mesi . . . » 8 franco fino ai confini Per un numero. • • . e 1 per fuori di Toscana. S'inseriscono gli annunzi semplici al prezzo di due pauli, e ogni dichiarazione aggiuntavi a quello di due crazia per linea di colonna. Le Lettere ec. dovranno dirigersi francAe alla Direzione del Giornale ITALIA Pisa, Lungarno N.° 699, a terreno Le Associazioni si ricevono in PIO alla Direzione del Giornale, dai Fratelli Nistri, e dal Libraio Gianndli sotto Borgo. A FIRENZE, da G. P. Vieusseux. A LIVORNO, all' Emporio Librario, Via Grande N.° 45. A LUCCA, da Martino Poli. A Rolt.i, da P. Capobianchi, 'iena Posta Pontificia. A RoLOGNA, alla Direzione del Giornale —L'Italiano—, alla Direzione delle Gazzette. A SIENA, al Gabinetto Letterario. E nelle altre città d'Italia, presso i principali Librai. A PARIGI, alla Direzione del Giornale — Ausonio Ride facob, librairie agricola IV.° 26. A LONDRA, presso Rolandi. 14 l , i " LER -t k. . i ì decor- Ila co- annuo io me- oprain- l'acqtri- I prov- e! me. in i tub i RIFORME * * NAZIONALITÀ Ata ed natetici igiene. !aria la ieduna ire pa- tori in li ven- 30 tutti o della 'te alla che a o che irtanza 'rauco- se qui , siano tempo cale Salve cara Deo tenta santissima, salve! PETRARCA. ' si vo- nze , e li fece e nella ANNO I. PISA SABATO 11 SETTEMBRE 1847. NUMERO 14. tandosi ture il tazione alcun lo per Piazze tissinio diretto fanta- tempo degni intendo che nii ma nd o Li mio bene- tit che ta, ma che si l' ese - i tanta !sso al che le cissura cessità esorhi- , dalla oiitra- )Io un Lire co rno i ele, e quella onesti distinta L'O di otto mulo la sparsa tera al da lui to nel- re fino re. 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IL \OVANTANOVE E I TEIIPI PRESENTI Le cose che accadono sotto i nostri occhi, e delle quali siamo vivissima parte anche noi, ci appariscono così mirabili per concorso di popoli, concordia di volontà, generosità d'idee, e bellezza d'ordine, che costituiscono un fatto storico degno di profonda con- siderazione che ce lo faccia meglio conoscere e valu- tare. Noi certamente - siamo consapevoli a noi mede- simi di quello che facciamo: abbiamo un fine proposto ai nostri intendimenti politici : comunichiamo intima- mente, pienamente fra noi in queste riunioni, che nel petto di ciascuno fanno sentire il battito di molte migliaja di vite. Ma quello che ne sapevamo prima di riunirci, e quello che ne imparammo poi, non basta alla spiegazione del fenomeno. I popoli di Pisa, di Lucca, di Livorno si levano come se fossero un uomo solo, si mescolano insieme nell'entusiasMo dell'indi- pendenza nazionale e nel desiderio delle civili rifor- me, fremono e romoreggiano, come le selve o i mari agitati dal vento al trasfondersi dell'elettricità del pensiero portata di cuore in cuore dati' impeto della parola, giurano di esser pronti a mantenere col san- gue l' inviolabilità de' loro più sacri diritti, e dopo aver passato un giorno senza freni, senza disordini, nell'esultanza della loro intera libertà, se ne tornano alle loro consuete occupazioni, rialzati nel sentimento della dignità umana, e disposti per le commozioni avute ad ogni prova di virtù, ad ogni più arduo sa- crifizio per la salute, pel risorgimento, pe,r la gloria della patria comune. Questo fatto è piuttosto unico, che singolare nella storia de' popoli. E chi, senza comparazioni di sorta, volesse interpretarlo al senti- mento dell' uomo, non avrebbe a recare in mezzo se non la potenza di un nome. Sì, questo miracolo è dovuto al magico nome di Pio IX ! parola rivelatrice, parola che a coloro che la dicono o che l' ascoltano fa sentire la legge dell'ordine nell'entusiasmo della libertà, e oppone la moralità e la santità dell' essere umano a tutti i pericoli della licenza. Ma dopo avere inteso quasi direi la creazione di questo prodigioso fenomeno è necessario scrutarne la natura, notarne le forme caratteristiche, acquistarne in somma tal co- gnizione che ci condizioni a condurlo sapientemente al termine desiderato, Popoli civilissimi, naturalmente temperati a tran- quillità di vita e a soavità di sentimenti sociali, ca- paci di alte cose e lontani per molle servitù dal magnanimo uso delle facoltà educate alla vita pub- blica, sul primo risvegliarsi che facessero dal loro lungo sonno doveano trovarsi concordi nella celebrazione solenne di questo civile risvegliamento. Ma l'essenza intima, la verità specifica di questo gran fatto è ri- posta nella sua differenza sostanziale da moti politici, che noi con formola breve siam soliti chiamare il Novantanove. Non già che quella non fosse un'epoca maravigliosa, o che non abbia preparato questi nostri tempi, o che non abbia con essi congiunzioni vitali ed organiche: ma. quella era la negazione del male; questa l'affermazione del bene; quella una tempesta feconda; questo il processo th,sitivo della nostra ci- viltà nazionale. La prima differenza che si vuol notare fra il novan- tanove e il quarantasette ella é questa: che allora l'impulso ci venne dallo straniero; ora è l'impeto in- terno della nostra vita che movesi a prender forma Convenevole, e a far dell'Italia una nazione indipen- dente ed insuperabile. Questa differenza è capitalissi- ma, perchè allora non 'eravamo veramente o intiera- mente noi: i moti non potevano non essere o mecca- nici o disordinati: la libertà dovea essere una fallacia. E noi servimmo alle forze, alle arti, agl'interessi al- trui, e poi fummo lasciati tra le ruine e le ristorazioni stupide a pensare le nostre sorti a venire. Qual'è la misura certa, nativa, inalterabile della liber- tà umana? La quantità delle forze usate in conformità della legge. Chi ha le potenze più naturalmente ca- paci, chì le ha più largamente disciplinate, chi pos- siede una ricchissima copia d' idee, pronte a mille diverse combinazioni, e opportune ad essere avverate III fatti, quegli è più libero di tutti gli altri cliC non si trovano in egual condizione. Qual era la •libertà del novantanove? Il beneplacito individuale, l'uomo sostituito alle cattive leggi che si doveano mutare ed alle buone che non fossero anche promulgate, le pas- sioni diventate autonome a nome della ragione natu- rale che combatteva contro gli ordini stabiliti, i quali fossero depravati per abuso, ó intrinsecamente, catti- vi. Quindi ciascuno al di sopra della legge, cioè senza legge: ciascuno, repubblica ideale a se stesso, cioè non repubblica salda del comune: vane grida di eguaglianza democratica, e tutti soggetti a Colui che traesse lo stato dall'anarchia e si sollevasse sulla umiliazione degli altri. E dove i fatti non fossero stati da per tutto similissimi a cotal forma di cose, l'idea, il principio, la causa era da per tutto la stessa, e conteneva implicita- mente in se questi effetti. Ma ora noi non ci moviamo armati di scure ad abbattere un edifizio hintico e de- forme, e non crediamo che la violenza esternamente usata possa esser principio riformatore e rinnovatore della cosa pubblica. Noi sentiamo che la libertà na- turale è sotto il governo di una legge egualmente na- turale, e inestinguibile nella • coscienza nostra: che quella di ciascun'uomo, .così bene intesa, ha inoltre i suoi limiti nell'uso legittimo di quella degli altri: e che la ragione pubblica, a cui debbono armonizzare tutte queste libertà persenali nella società degl'inte- ressi civili, è la conclusione di tutte le leggi che natu- ralmente le governano e l'autorità perpetua che le indirizzi allo scopo, al quale furono preordinate dalla sapienza del creatore supremo. Quindi noi vo- gliamo l'educazione possibile delle nostre forze con- sociate, la tutela di tutte le produzioni utili che dat- i' uso di esse ci risultino, la rappresentanza politica di tutti gl'interessi che • indi s'intrecciano nella coo- perazione del nostro viver civile: vogliamo una costitu- zione di città che felicemente importi questa rappre- sentanza d'interessi, e tutti gli ollicii pubblici unica- mente dati ai cittadini più degni di esercitarli. Quindi noi non desideriamo la caduta de' nostri principi, ma la loro gloria combinata con l'uso de' nostri diritti e con la pubblica felicità, cioè la legge posta in luogo dell'ar- bitrio: vogliamo armi, ma per impugnarle contro lo straniero che osasse farsi ostacolo alla pacifica espli- cazione delle nostre istituzioni: accettiamo il passato, come cosa irrevocabilmente consumata, e qual fonda- mento all'edificazione salda della nostra civiltà futura: abbiamo posto la mano a quest'opera sublime con maturo consiglio, con intendimenti puri, con volontà immutabile, e non riconosciamo autorità forestiera che ci diriga, o ci disturbi e sentiamo di bastare a noi stessi. Però la nostra libertà è il principio vitale, posi- tivo, ed organico di questa civiltà nuova che sapremo edificare: è la virtualità dell'italica natura, che sa- pientemente educata ed attuata, vuol essere un'altra volta l'esempio e la maraviglia del mondo: è l'Italia che si farà politicamente italiana per cominciare a tutte le nazioni cristiane una nuova era di comune incivili- mento. La Grecia è ora quello che noi eravamo pri- ma della caduta dell'impero orientale: le altre nazioni dell'Europa latina sono sempre in quella via, versò la quale le addirizzammo noi risorti dallo sfacelo del mondo romano: e l' Italia, compiuto, dopo la superata barbarie, il primo giro della sua civiltà moderna, or ne incomincia un altro e trae seco in questo mirabile movimento i destini di tutti i popoli cristiani . Nel novantanove, perchè quelle rivoluzioni eran da stimoli esterni, perchè quella libertà era servile, per- chè quella vita non era il processo veramente organico della nostra rinnovazione politica, il municipalismo antico, il sentimento profondo delle nostre fatali divi- sioni perseverava sotto tutte quelle forme repubblica- ne; imitazioni comandate della repubblica francese. Napoli, Roma, Toscana, Lucca, Genova, Milano, Venezia mutarono ordini, e l'Italia rimaneva sempre divisa. E presto dileguatasi quella larva di libertà, un dispettoso disinganno succedeva alle speranze de' ma- gnanimi , e nella gloria del Conquistatore si ecclissa- rono tutte le ragioni de' popoli. Ora il primo di tutti i sentimenti, che più riscaldano le nostre anime, è quello della nazionalità: ora Toscani, Lucchesi, Liguri, Pie- montesi, Lombardi cc. ci abbracciamo tutti come fratelli. E a questo sentimento, a questa nazionale fratellanza non veggiarno essere impedimento i vani stati della penisola, ma troviamo in essi i dati storici e positivi per effettuare la nostra unità nella forma di una unione politica che sia l' espressione giuridica del- la nostra nazionalità naturale. - Finalmente nel novantanove la guerra mossa contro le vecchie istituzioni irrompeva con ire più feroci contro Roma sacerdotale. Combattevasi superstizione .:::::.

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CONDIZIONI DELL'ASSOCIAZIONE

Il GIORNALE L'ITALIA, si pubblica ogni Sabato.Il prezzo d'associazione da pagarsi anticipatamente, è

Per un anno Pad-i Toscani 24 Franco di posta perPer sei mesi » 14 tutta la Toscana , ePer tre mesi . . . » 8 franco fino ai confiniPer un numero. • • . e 1 per fuori di Toscana.

S'inseriscono gli annunzi semplici al prezzo di due pauli,e ogni dichiarazione aggiuntavi a quello di due craziaper linea di colonna.

Le Lettere ec. dovranno dirigersi francAe alla Direzione delGiornale ITALIA — Pisa, Lungarno N.° 699, a terreno

Le Associazioni si ricevono in PIO alla Direzione delGiornale, dai Fratelli Nistri, e dal Libraio Gianndlisotto Borgo.

A FIRENZE, da G. P. Vieusseux.A LIVORNO, all' Emporio Librario, Via Grande N.° 45.A LUCCA, da Martino Poli.A Rolt.i, da P. Capobianchi, 'iena Posta Pontificia.A RoLOGNA, alla Direzione del Giornale —L'Italiano—,

alla Direzione delle Gazzette. •A SIENA, al Gabinetto Letterario.

E nelle altre città d'Italia, presso i principali Librai.A PARIGI, alla Direzione del Giornale — Ausonio

Ride facob, librairie agricola IV.° 26.A LONDRA, presso Rolandi.

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ANNO I. PISA SABATO 11 SETTEMBRE 1847. NUMERO 14.

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Signori Associati il cui abbuo-*aumento scade il 19 Settembre cor-rente, sono invitali a rinnuovarlosubito per non avere a soffrire ri-tardi nell'invio (lel Giornale.

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11 nocantatiove e i tempi presenti — Bandiera Nazionale —Il Débats — Dell'Attitudine della Francia e dell' Inghil-terra rispetto all' Italia — La Toscana, e lo Stato Ponti-ficio — Festa nazionale di Pisa e Livorno — Propostad'una Deputazione Italiana alla Santità di Pio II. —Notizie italiane — Pisa, ec.

IL \OVANTANOVE E I TEIIPI PRESENTILe cose che accadono sotto i nostri occhi, e delle

quali siamo vivissima parte anche noi, ci apparisconocosì mirabili per concorso di popoli, concordia divolontà, generosità d'idee, e bellezza d'ordine, checostituiscono un fatto storico degno di profonda con-siderazione che ce lo faccia meglio conoscere e valu-tare. Noi certamente - siamo consapevoli a noi mede-simi di quello che facciamo: abbiamo un fine propostoai nostri intendimenti politici : comunichiamo intima-mente, pienamente fra noi in queste riunioni, che nelpetto di ciascuno fanno sentire il battito di moltemigliaja di vite. Ma quello che ne sapevamo primadi riunirci, e quello che ne imparammo poi, non bastaalla spiegazione del fenomeno. I popoli di Pisa, diLucca, di Livorno si levano come se fossero un uomosolo, si mescolano insieme nell'entusiasMo dell'indi-pendenza nazionale e nel desiderio delle civili rifor-me, fremono e romoreggiano, come le selve o i mariagitati dal vento al trasfondersi dell'elettricità delpensiero portata di cuore in cuore dati' impeto dellaparola, giurano di esser pronti a mantenere col san-gue l' inviolabilità de' loro più sacri diritti, e dopoaver passato un giorno senza freni, senza disordini,nell'esultanza della loro intera libertà, se ne tornanoalle loro consuete occupazioni, rialzati nel sentimentodella dignità umana, e disposti per le commozioniavute ad ogni prova di virtù, ad ogni più arduo sa-crifizio per la salute, pel risorgimento, pe,r la gloriadella patria comune. Questo fatto è piuttosto unico,che singolare nella storia de' popoli. E chi, senzacomparazioni di sorta, volesse interpretarlo al senti-mento dell' uomo, non avrebbe a recare in mezzo senon la potenza di un nome. Sì, questo miracolo èdovuto al magico nome di Pio IX ! parola rivelatrice,parola che a coloro che la dicono o che l' ascoltanofa sentire la legge dell'ordine nell'entusiasmo dellalibertà, e oppone la moralità e la santità dell' essereumano a tutti i pericoli della licenza. Ma dopo avereinteso quasi direi la creazione di questo prodigiosofenomeno è necessario scrutarne la natura, notarne leforme caratteristiche, acquistarne in somma tal co-gnizione che ci condizioni a condurlo sapientementeal termine desiderato,

Popoli civilissimi, naturalmente temperati a tran-quillità di vita e a soavità di sentimenti sociali, ca-paci di alte cose e lontani per molle servitù dalmagnanimo uso delle facoltà educate alla vita pub-blica, sul primo risvegliarsi che facessero dal loro lungosonno doveano trovarsi concordi nella celebrazionesolenne di questo civile risvegliamento. Ma l'essenzaintima, la verità specifica di questo gran fatto è ri-posta nella sua differenza sostanziale da moti politici,che noi con formola breve siam soliti chiamare ilNovantanove. Non già che quella non fosse un'epocamaravigliosa, o che non abbia preparato questi nostritempi, o che non abbia con essi congiunzioni vitalied organiche: ma. quella era la negazione del male;questa l'affermazione del bene; quella una tempestafeconda; questo il processo th,sitivo della nostra ci-viltà nazionale.

La prima differenza che si vuol notare fra il novan-tanove e il quarantasette ella é questa: che alloral'impulso ci venne dallo straniero; ora è l'impeto in-terno della nostra vita che movesi a prender formaConvenevole, e a far dell'Italia una nazione indipen-dente ed insuperabile. Questa differenza è capitalissi-ma, perchè allora non 'eravamo veramente o intiera-mente noi: i moti non potevano non essere o mecca-nici o disordinati: la libertà dovea essere una fallacia.E noi servimmo alle forze, alle arti, agl'interessi al-trui, e poi fummo lasciati tra le ruine e le ristorazionistupide a pensare le nostre sorti a venire.

Qual'è la misura certa, nativa, inalterabile della liber-tà umana? La quantità delle forze usate in conformitàdella legge. Chi ha le potenze più naturalmente ca-paci, chì le ha più largamente disciplinate, chi pos-siede una ricchissima copia d' idee, pronte a millediverse combinazioni, e opportune ad essere avverateIII fatti, quegli è più libero di tutti gli altri cliC nonsi trovano in egual condizione. Qual era la •libertàdel novantanove? Il beneplacito individuale, l'uomosostituito alle cattive leggi che si doveano mutare edalle buone che non fossero anche promulgate, le pas-sioni diventate autonome a nome della ragione natu-rale che combatteva contro gli ordini stabiliti, i qualifossero depravati per abuso, ó intrinsecamente, catti-vi. Quindi ciascuno al di sopra della legge, cioè senzalegge: ciascuno, repubblica ideale a se stesso, cioè nonrepubblica salda del comune: vane grida di eguaglianzademocratica, e tutti soggetti a Colui che traesse lo statodall'anarchia e si sollevasse sulla umiliazione degli altri.E dove i fatti non fossero stati da per tutto similissimia cotal forma di cose, l'idea, il principio, la causaera da per tutto la stessa, e conteneva implicita-mente in se questi effetti. Ma ora noi non ci moviamoarmati di scure ad abbattere un edifizio hintico e de-forme, e non crediamo che la violenza esternamenteusata possa esser principio riformatore e rinnovatoredella cosa pubblica. Noi sentiamo che la libertà na-turale è sotto il governo di una legge egualmente na-turale, e inestinguibile nella • coscienza nostra: chequella di ciascun'uomo, .così bene intesa, ha inoltrei suoi limiti nell'uso legittimo di quella degli altri:e che la ragione pubblica, a cui debbono armonizzaretutte queste libertà persenali nella società degl'inte-ressi civili, è la conclusione di tutte le leggi che natu-

ralmente le governano e l'autorità perpetua che leindirizzi allo scopo, al quale furono preordinatedalla sapienza del creatore supremo. Quindi noi vo-gliamo l'educazione possibile delle nostre forze con-sociate, la tutela di tutte le produzioni utili che dat-i' uso di esse ci risultino, la rappresentanza politicadi tutti gl'interessi che • indi s'intrecciano nella coo-perazione del nostro viver civile: vogliamo una costitu-zione di città che felicemente importi questa rappre-sentanza d'interessi, e tutti gli ollicii pubblici unica-mente dati ai cittadini più degni di esercitarli. Quindinoi non desideriamo la caduta de' nostri principi, mala loro gloria combinata con l'uso de' nostri diritti e conla pubblica felicità, cioè la legge posta in luogo dell'ar-bitrio: vogliamo armi, ma per impugnarle contro lostraniero che osasse farsi ostacolo alla pacifica espli-cazione delle nostre istituzioni: accettiamo il passato,come cosa irrevocabilmente consumata, e qual fonda-mento all'edificazione salda della nostra civiltà futura:abbiamo posto la mano a quest'opera sublime conmaturo consiglio, con intendimenti puri, con volontàimmutabile, e non riconosciamo autorità forestierache ci diriga, o ci disturbi e sentiamo di bastare a noistessi. Però la nostra libertà è il principio vitale, posi-tivo, ed organico di questa civiltà nuova che sapremoedificare: è la virtualità dell'italica natura, che sa-pientemente educata ed attuata, vuol essere un'altravolta l'esempio e la maraviglia del mondo: è l'Italia chesi farà politicamente italiana per cominciare a tutte lenazioni cristiane una nuova era di comune incivili-mento. La Grecia è ora quello che noi eravamo pri-ma della caduta dell'impero orientale: le altre nazionidell'Europa latina sono sempre in quella via, versò laquale le addirizzammo noi risorti dallo sfacelo delmondo romano: e l' Italia, compiuto, dopo la superatabarbarie, il primo giro della sua civiltà moderna, orne incomincia un altro e trae seco in questo mirabilemovimento i destini di tutti i popoli cristiani .

Nel novantanove, perchè quelle rivoluzioni eran dastimoli esterni, perchè quella libertà era servile, per-chè quella vita non era il processo veramente organicodella nostra rinnovazione politica, il municipalismoantico, il sentimento profondo delle nostre fatali divi-sioni perseverava sotto tutte quelle forme repubblica-ne; imitazioni comandate della repubblica francese.Napoli, Roma, Toscana, Lucca, Genova, Milano,Venezia mutarono ordini, e l'Italia rimaneva sempredivisa. E presto dileguatasi quella larva di libertà, undispettoso disinganno succedeva alle speranze de' ma-gnanimi , e nella gloria del Conquistatore si ecclissa-rono tutte le ragioni de' popoli. Ora il primo di tutti isentimenti, che più riscaldano le nostre anime, è quellodella nazionalità: ora Toscani, Lucchesi, Liguri, Pie-montesi, Lombardi cc. ci abbracciamo tutti comefratelli. E a questo sentimento, a questa nazionalefratellanza non veggiarno essere impedimento i vanistati della penisola, ma troviamo in essi i dati storicie positivi per effettuare la nostra unità nella forma diuna unione politica che sia l' espressione giuridica del-la nostra nazionalità naturale. -

Finalmente nel novantanove la guerra mossa controle vecchie istituzioni irrompeva con ire più ferocicontro Roma sacerdotale. Combattevasi superstizione

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D i I 51, LI W I I I a I. "

C e3 a-9,con fanatismo filosofico: l'uomo, com'era principee legge a se stesso, così era dio. E Iddio, il Crea-toro sempiterno, credevasi contrario al bene dellasua creatura, perchè oggimai non sapeansi più di-stinguere le corruzioni umane dalle divine ordinaizioni. Indi separazione luttuosa o inconciliabilità pre-sunta fra cose indivisibili ed eternamente unite; fraDio e l'uomo, il cristianesimo e l'umanità, le ideeliberali e la religione, Roma e la civiltà universale .

I fatti condannevoli facevano dimenticare quelli plau-sibili; le accidentalità perverse, la sostanza buona;l'incapacità e la malizia degli uomini. la fecondità in-terminabile e la necessaria bontà dell'Idea. E, quelloche rendeva un contrasto singolarissimo, i più acerbied accaniti difensori della chiesa erano spesso i menoconsapevoli delle verità sublimi del cristianesimo; emolti novatori che avrebbero voluto distruggerlo, era-no senza saperlo, cioè naturalmente, cristiani. Così a'giorni nostri alcuni ecclesiastici, che sono di buonafede avversi ai generosi divisamenti di Pio IX, credo-no di difendere la causa giusta, e separandola dai piùalti interessi dell'umanità combattono per un ombraingannevole: e questo mirabile Pontefice è l'Aspettatodai popoli a temperare con la dialettica divina la im-moderatezza della umana sofistica, a vincere le ripu-gnanze con la virtù dell'amore, e a comporre le ob-bedienti forze in cosiffatta armonia che sia il vero emagnifico sistema della civiltà cristiana. In Lui adun-que ed in Roma mise capo il problema del nuovo epieno ordinamento delle cose umane posto in luce tu-rnultuariamente dal secolo decimottavo, e che or deb-be avere la sua soluzione col risorgimento italico. Lascienza si ricongiunge con una religione che ha fon-damento nella Ragione eterna, il cui lume si riverberafra tutte le intelligenze finite, e nella carità fratelle-vole Tegolata da questa eterna Ragione. La causa, perla quale tutti ci agitiamo, ed alla quale facemmo votodelle nostre anime, è quella del cristianesimo venutoa distruggere la schiavitù, a render possibile e aconsacrare la libertà dell'uomo e dei popoli; è la cau-sa della religione e di Pio, dell'Italia e del mondocattolico.

Queste sono le quattro differenze principali checorrono fra il novantanove e i tempi presenti. 1.° Noi,popolo autònomo per eccellenza, ci siam mossi al rior-dinamento del nostro viver civile per altezza di sen-timento ingenito, per istimolo interno, e di nostrapropria autorità, cioè col diritto di sodisfare a undovere. La libertà, che vogliamo conquistare colfarci degni di esercitarla, è l'unica libertà che sia ve-ra, perchè proviene dall'educazione, esplicazione elegittimo uso delle potenze umane. Onde il suo prin-cipio è quello del continuo e graduale perfezionamen-to dell'uomo e della società, cioè del progresso . 5.° Laquestione della nostra indipendenza politica riducesia quella della nazionalità italiana. 4.° La nostra ci-viltà nazionale, inaugurata, consacrata, ed unificata inRoma, è il principio di un nuovo ordine di cose a tut-ti i popoli della cristianità. Considerate bene le ra-gioni di queste quattro differenze, seguitene i legamivicendevoli, comprendetene l' ordine necessario: eavrete inteso il valore delle nostre riunioni politiche.

Italiani! queste nostre feste sono state alle moltitu-dini concorse a celebrarle una grande e pacifica rivo-luzione. Non voleri discordi, non lotta di opinioni,non apparenza di sette, ma in un immenso numero dipersone quasi un'anima sola, e l'amore solenne dellacomune patria. Conserviamo eterno questo fuoco sacro,dal quale dobbiamo essere eccitati a durare le nobilifatiche necessarie al nostro risorgimento! Il sensodelle nostre cominozioni nazionali non si dilegui conl'ora fuggitiva nella quale fummo pieni di questa santaebbrezza. Fermiamo, come parole incise nel marmo,nelle nostre menti il valore sublime delle nostre riu-nioni, facciamone la base inconcussa all'edilizio labo-rioso della nostra civiltà futura, e saremo un'altra voltail più grande di tutti i popoli.

BANDIERA NAZIONALEAppena cominciarono le dimostrazioni nazionali fu

sentito il bisogno d'una bandiera che rappresentasseunicamente la nazionalità. Questa bandiera non po-teva essere quella d'alcuno Stato Italiano, poichè liStati sono parte della nazione, ma non la nazione , —S' albcciava alla mente di tutti il vessillo tricolore,solo che finora si fosse levato come vessillo d'Italia, maquesta bandiera aveva servito a movimenti differen-tissimi dall'attuale, e portava seco reminiscenza rivo-luzionaria, e però nessuno si fece a proporlo. Nelleultime feste Lucchesi fu veduta la bandiera tricoloresventolare al Palazzo del Comando militare, e poichél' iniziativa moveva dal principato molti crederono

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Che potesse di nuovo divenire la bandiera della na-zione Italbria, senza sospetto d' intendimenti rivolu-zionari. Ma se questo sospetto non era possibile aLucca, poteva bene nascere in altri Stati. Quindi ap-pena in Pisa dietro l'esempio di Lucca cominciaronoa vedersi alcune bandiere tricolori, rti sentito il biso-gno d'aggiungere lin colore che chiaramente dimo-strasse la diyersità chi passa fra il movimento nazio-nale 'andate', élgtiellrdél 1851. QueSto fu il giallo,colore papale. Il woliò del Papa netta -bandiera na-zionale rappresenta l'unità Italiana conquistata col-l'aggregazione degli Stati intorno al centro comuneRomano, e salva l'individualità di ciascun Principa-to. Esso corrisponde alla trasformazione effettuatanell'idea liberale Italiana dopo il Gioberti e Pio IX —

Sembra adunque che la Bandiera quadricolore possadivenire la vera bandiera nazionale. Ogni Stato avràla sua, ma alla sua aggiungerà quella della nazione. Co-loro che si ostinassero a mantenere la tricolore puraverrebbero a dire che il nostro movimento è simile aquello del 1851! Ma it aifferenza è tale che nonpossono essere parificati senza fatuità. Allora Serco-gnani colla bandiera tricolore marciava contro Roma;ora la salute d'Italia viene 'da Roma. Stà bene adun-que che restino i tre colori bianco, rosso, e verde arappresentare l'unità nazionale; ma il giallo aggiuntoindichi che questa unità nazionale non si vuole oracostituire con quei mezzi che allora s'adoprarono— in-dichi che alla rigenerazione Italiana occorre sopratuttoun principio d'ordine, e di moralità. Nè meglio po-trebbe essere espresso che dal colore di Roma, e diPio IX.

Nel N. 3 del mese corrente il Débats per giustificare il suosilenzio verso i Giornali Italiani che lo hanno giudicato fa unquadro lacrimevole della loro discordanza, e l'attribuisce « all'ec-• citamento degli animi, alle passioni diverse che agitano la peni-« sola, al difetto d unità che esiste fra noi, la di cui conseguenze• si manifestano nelle più piccole cose ». Cita a questo propositola notizia data dall'Italia nel supplemento del 23 Agosto che ilCard. Ciacchi era stato richiamato da Ferrara, e che in sua veceil Papa avevi nominato il Card. Bofondi — Non contento didichiarare falsa questa notizia la ricompone aggiungendo, eomettendo come più gli torna. Non abbiamo bisogno di confer-mare la verità dì quanto asserimmo. Sà tutta Italia che il Card.Ciacchi per caUsa di salute aveva chiesto la sua dimissione,l'aveva ottenuta prima dell'occupazione, ma le vive Istanze deiFerraresi al Pontefice ottennero che rimanesse quantunque ma-lato — Sà l'Italia che furono fatte grandi feste in Ferrara pelconseguimento di questa grazia — Ma lo sà benissimo ancora ilDebats, e notammo solamento questicircostanza per far cono-scere a che arti meschine sia ridotto quel Giornale per ingan-nare i generosi Francesi sulle vere condizioni politiche dell'Italia,e immiserire il nostro movimento nazionale.

DELL' ATTITUDINE

DELLA FRANCIA E DELVINGIIILTEMRISPETTO ALL' ITALIA

Prendere dal passato le norme direttive della poli-tica è spesso fallace consiglio per le mutate condizionidei tempi. Il governo francese ci porge oggi un chia-ro esempio di questo vero.

Nel secolo diciottesimo traemmo prima dalla Fran-cia dottrine filosofiche di libertà e d'eguaglianza mal-ferme nella base, perché prive del principio religiosoche solo vale a temperarle ed armonizzarle. Poi nericevemmo forti eccitamenti a diroccare a un trattol'ordine di cose allora esistente, e finalmente e' inva-sero le sue armate conquistando le nostre terre algrido di libertà che una parte de' nostri ripeteva esul-tante. A Napoleone dobbiamo riconoscenza per ungrande benelizio che niuno al pari di lui ci potevacompartire, dico il risvegliato amore delle armi, nellequali dopo tre lunghi e tenebrosi secoli d'servitù gl' Italiani cominciarono a vedere il più validoanzi l'unico presidio della indipendenza nazionale.La restaurazione si mostrò avversa ai moti Italiani dilibertà e d'indipendenza. 11 governo di Luglio ab-bandonò l'Italia a se stessa , e solo fece atto di pre-senza impadronendosi d'Ancona, pegno di sterileequilibrio politico verso l'Austria. Ma quando l'im-presa d'Ancona si compieva, una parte dello stato in-sorgeva contro il governo centrale sedente tranquilla-mente nella capitale: questo, sfiduciato delle forzeproprie invocava i soccorsi d'una potenza straniera:manco male che un'altra straniera potenza accorressead arrestarne l'invasione. Ora le condizioni sono altutto cangiate. Non è caso immaginabile che il governoinvochi una forza straniera, perchè ormai è cessatoil conflitto coi popoli: l'intervenzione non sarebbeche una brutale violenza di manifesto ed estremopericolo per l'Austria. Quindi la Francia non ha pre-testo veruno per occupare un qualche punto militare

sui lidi Italiani, e . facendolo commetterebbe evidente-mente una violazione di territorio non certo giustifi-cabile colle solite ragioni di equiliblio politico. Ond'èche inopportunamente a senso nostro alcuni pubbli-cisti francesi consigliano il proprio governo a rinnuo-vare la spedizione d'Ancona in contrapposto del!' oc-cupazione di Ferrara, che perora non ha avuto altroeffetto tranne quello per noi preziosissimo di rivelareanche ai più ignari tra gli Italiani l'esosa presenzadello straniero sull'e nostre terre, e di rinfiamrnareanco nel petto de'più tepidi il sacro fuoco dei senti-mento nazionale. Meglio avvisata - a parer nostro sa-rebbe la Francia se in questa solenne circostanza confranco moto ripigliasse la sua grande autorità nellesorti politiche del mondo, riprovando apertamente l'ul-tima brutalità austriaca. E la semplice riprovazionebasterebbe senza che a lei fosse mestieri muovere unsoldato , perchè la voce di una grande nazione , la.quale proclama l'ingiustizia di un atto politico chevolendo potrebbe reprimererolle armi, ha sempre unaigran forza, ed è pianto un popolo risorgehte a nuovavita per impulso prcprio dee desiderare dall'amico e-possente straniero. Ma finchè per l'irresistibile eloquen-za de' fatti non abbia vinto le ripugnanze del governofrancese che per soverchio amore di pace rifugge dal'credere gagliardo com'è veramente e prepotentesentimento della indipendenza nazionale Italiana, non .

sarà dato sperare da lui quella forte a un tempo e.moderata politica che a noi converrebbe del pari chead esso. Bene sembra essersene persuasa la nenie des:Deux-mondes, che pur osa pronunziare la parola di ,nazionalità Italiana finora formidabile al Journal' des.Débals, il quale irritandosi del suo inevitabile svolgi-mento si mostra davvero poco avveduto e veggente,perchè o volere o non volere l'idea oggi predominante;nelle menti Italiane si è quella della indipendenza na-zionale, e l'ostinarsi a ristringere il vasto e spontaneo,moto del nostro risorgimento negli angusti linnti :di iuna meschina e lenta azione riformatrice degli ordini;interni, è un chiuder gli occhi alla luce che divampa,e uno sprecare vanamente la finezza dell'ingegno im--potente per sempre a cambiare l'indole vera delle --cose; perchè ormai è dimostrato quanto ineflicaee,sia .

il tentativo di accomodare alle bene o male intese ,convenienze della propria politica qtiel movimento per-cui un'altra nazione si va rigenerando. Da questo falso. ,punto di vista molti errori provengono nel moda diconsiderare gli avvenimenti. Austria entra minacciosa:in Ferrara e l'occupa militarmente commettendo.ievi-dentemente e di animo deliberato un atto ostile •allaindipendenza di uno stato Italiano: il sentimento 'na-zionale degli Italiani si offende com'è naturale eesirisveglia, e si pretenderebbe che il Principe il quale •

crede lesi i suoi diritti e la sua dignità, e vulnerata:ìl'indipendenza de'suoi popoli, non mostrasse di par-tecipare il comune risentimento, e si limitasse a trat-tare con frigidezza diplomatica della militare occupa-zione di una delle sue città — Ben diversa politicasegue l'avveduta e animosa Inghilterra, nè il possentesuo esempio starà molto a ravvivare la generosa.'Francia, e a determinare il suo governo ad assumere iuna più degna e risoluta attitudine in ordine alle cose,.

. Già altra volta dicemmo non dover noi te-mere progetti di conquiste per parte dell'Inghilterra, .

e ora che una flotta inglese con truppe da sbarco si i

dice apparsa nelle acque d'Ancona diremo franca-mente che anco una semplice occupazione di un qual- -

che punto militare ci sembrerebbe al tutto inoppor-tuna, mentre la sola presenza della flotta ci pare' digrande importanza come quella che agli occhi del po-polo Italiano, e dell'Europa tutta apertamente dichiarale intenzioni della Gran-Brettagna. Adunque sventolipure il suo temuto vessillo sulle nostre marine insegno di generosa amicizia, e noi ne dovremo a lei .

perpetua gratitudine; ma non sia inalberato intem-pestivamente e non invocato sulle nostre terre, perchèquesto esempio ecciterebbe altre potenze a fare lostesso, e complicherebbe di straniere emulazioni lanostra questione nazionale in se semplicissima, perchènon è altro che il consenso di un popolo intiero nelfurore della sua indipendenza.

Lt TOSCANA E LO STATO PONTIFICIORiforme e nazionalità Italiana son tra loro stretta-

mente collegate: idealmente non si ponilo disgiungere,e quand' anche sforzando la spontanea esplicazionedel raziocinio si potesse, praticamente tornerebbero adassociarsi — La Santa Alleanza, debellati Napoleone,e Murat restaurava gli antichi governi Italiani, tranneGenova e Venezia: ma all'elemento francese che si eradisteso per la Penisola, sostituiva l'elemento Austriacoaccresciuto di forze, mentre d'altra parte aggiungeva

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Genova al Piemonte. Austria padroneggiava per piùdi trent'anni la quarta parte d'Italia, e sul resto pro-tendeva la sua ombra: sorgevano gridi di liberià ed'indipendenza, ed ella con mano violenta li soffocava:Napoli o Piemonte si erigevano in stati costituzionalied ella pronta accorreva e con armi e maneggi rista-biliva gli ordini antichi peggiorandoli; poi nel centrod'Italia avvenivano sollevazioni con sembianza di na-zionalità e tosto eran da lei sperperate. Intanto in senoallo stato Italiano che fiancheggia la dominata Lombar-dia, posavano gli spiriti di parte, e pareva che al vi-goroso e oculato suo governo non balenasse sgradital'idea della nazionalità: gli animi si levavano a novellesperanze, e della congiunzione di Genova al Piemontesi compiacevano posposti i primi rammarichi al sapien-te desiderio della concentrazione delle forze. Morivain quel punto Gregorio XVI, ritroso ad ogni idea diriforma e di nazionalità, e il gran cuore di Pio IX siapriva a spandere allegrezza in quanti sono amatorisinceri della Religione e della Italia.

Il predominio austriaco su gli stati Italiani si fondavain un complesso di massime politiche e di congegnigovernativi concertati colle varie corti e diretti ad in-ceppare la libera manifestazione del pensiero e adimpedire qualsiasi partecipazione della nazione allavita pubblica. I governi talvolta facevano prova ditoccare meticulosamente agli ordini amministrativi, maaborrendo dalle larghe riforme, perchè le scuoprivanoconnesse alla politica, poco o nessun frutto i popoli neraccoglievano: a staccare una sola pietra dal vecchioedilizio i governanti si peritavano per paura che glirovinasse addosso, e i governati persistevano nellediffidenze. Pio IX, secondando i generosi impulsi delcuore anzichè la gretta oculatezza de'volgari statisti,esordì col grande atto dell'amnistia diretto ad operareun' ampia conciliazione di partiti, e inaugurò così lanuova politica nazionale Italiana. Un primo atto colquale s'instaura un regno riproduce la sua improntanegli atti successivi per necessaria sequela di cose:così la ideata rete di linee ferrate, la decretata com-pilazione di nuovi codici, la larghezza concessa allastampa, il riordinamento del potere centrale, la con-vocazione dei deputati delle provincie, e finalmentel'istituzione della guardia civica, formano una catenadi ampie riforme tra loro strettamente connesse, cheportano impresse un carattere comune armonizzantecoll'idea prevalente nella mente del Principe di ungenerale riordinamento dello • stato, per cui si rendaconforme all'avanzata civiltà dell'età nostra, e mediantel'umanissimo vincolo delle migliorate istituzioni sem-pre pià si stringa agli altri membri del corpo italiano,accomunando i sentimenti e le forze nazionali. Maquesto nuovo ordine di cose che a poco a poco si pro-paga, e convalida, scalza evidentemente le basi delpredominio Austriaco isolando l'elemento straniero ericacciandolo ne' confini delle sole provincie per forzad'armi occupate. In tale condizione di cose l'Austriasi vedeva costretta ad usare gli espedienti diplomaticiFa dove i governi ed i popoli non avevano per. ancoassunto una decisa attitudine, e a sperare altrove neitumulti e nell'anarchia. Intanto il Piemonte, che primosi era atteggiato alla resistenza, per quanto si tentassee si vociferasse, non retrocedeva; e la Toscana perl'indole temperata e benevola del Principe, e per laprevalenza della pubblica opinione, entrava nellanuova via segnata da Pio: alla stampa si concedevauna inusitata latitudine, si prometteva il riordina-mento de'Codici, e delle istituzioni municipali: ora-viene ampliata la consulta, ora ad esempio di Romas' istituisce la guardia civica. Talchè si può direveramente che i popoli dell'Italia centrale si sienoormai stesa la mano per camminare insieme di paripasso. Questa sì lieta e promettente alleanza generaevidentemente una comunanza di sorti, la quale vuolessere avvalorata e tutelata mediante l'unione delleforze e la conformità dell'indirizzo che ad esse con-viene sia dato dal senno de'governi armonizzato col-l'opinione virilmente espressa da'più veggenti rag-guardevoli cittadini.

Ma se la Toscana non si può più considerare comeuno stato a sè, e indipendentemente dalle altre mem-bra del corpo Italiano, ne deriva per necessaria inelut-tabile conseguenza che il sistema di riforme ideato daLeopoldo I. egregio al certo in molte sue parti, oggiriescirebbe manchevole per le mutate condizioni po-litiche d'Italia. Cosiccliè mentre è opera lodevolissimadar compimento e perfezione a molti instituti Leopol-dini, sarebbe grave errore politico non valutare a do-vere l'importanza somma dell'elemento nazionale; ilquale se ai tempi di Pietro Leopoldo era tanto pococonsiderato, che nemmeno ne veniva fatta menzione,ai dì nostri ha acquistata sì gagliarda prevalenza chetutte quante le questioni di stato in esso inevitabil-mente si trovano avvolte.

FESTA NAZIONALEDI PISA E LIVORNO

NEI GIORNI 6 E 8 in SETTEMBRE

La Guardia Civica concessa col Motuproprio del 4Settembre, e dichiarata istituzione dello Stato, nonpoteva non risvegliare un generale entusiasmo in To-scana. Ma l'entusiasmo di Pisa del 6 e quello di Li-vorno dell' 8 Settembre rimarranno cosa memorandanella Storia d'Italia, poichè non solamente si festeggiòla desiderata istituzione, ma il .sentimento nazionalesi manifestò con tale energia, con tale unanimità, contale purità da superare qualunque espettativa. Inquei giorni un'epoca nuova cominciava all' Italia. LaPROTESTA NAZIONALE cessava d'essere fatto individuale,voce timida ed incerta mescolata ad altri gridi, e di-ventò GRIDO DEL POPOLO. Chiunque fu a Pisa ea Livorno deve essere rimasto persuaso non esserciesempio d'un consentimento così universale.

j.', impossibile almeno per noi descrivere tutte lecircostanze delle due feste nazionali. Non fummo spet-tatori ma attori, e ci mescolammo all'entusiasmo po-polare, e ne sentiamo tuttora l'elettrica vibrazione, enon ci riesce prendere il tuono pacato della storia. Itempi della storia .verranno, ora sono quelli d'unalirica d'azione di cui tutti siamo o in maggiore o inminore grado i poeti. Poi che avremmo ottenuto rac-contando i movimenti puramente esterni delle duefeste? La vita che le animava resterebbe sconosciuta.

Pisa volle festeggiare l'istituzione della GuardiaCivica con la Festa federale. Fu quella del giorno 6.Invitati i Lucchesi e i Pisani si recarono tra noi ingran numero: coi Lucchesi molte. schiere di donne —Una processione Pisana andavo incontro agli uni edagli altri. Il Gonfaloniere di Pisa presentò una ban-diera a quello di Lucca, e pronunziò parole calde disentimento nazionale. Migliaia e migliaia di persone,Lucchesi, Livornesi, Pisani tutti insieme confusi,colle mani stese, cogli occhi , sfavillanti giuraronodifendere ove occorra il i patrio territorio dall' in-vasione straniera — Questa scena nata spontanea-mente verso sera sulla riva dell'Arno riescì d' un ef-fetto che con parole non si descrive.

La festa Pisana non ebbe il tempo propizio. Comin-ciò dirottissima la pioggia a metà del giorno, seguitòa riprese, nella notte la tempezsta imperversava confulmini e tuoni, ma questa contrarietà di tempo in-vece di diminuire l'entusiasmo lo accrebbe. Il popolomarciava a plutoni; v'erano plutoni di donne, di preti,i militari erano confusi coi popolani, undici Bandepercorrevano la Città. Nessuno malgrado la pioggia simosse delle file; le donne mostravano coraggio vera-mente virile; e quando il fulmine scoppiava più fra-goroso raddoppiavano -i gridi — Viva Pio IX. — Vifurono dimostrazioni d'amore fra tutte le classi: moltiEvviva al Clero Italiano, molti alle Milizie Italiane,molti all'Emancipazione Israelitica. I Greci porta-vano la loro bandiera inquartata con colori Italiani.

Quanto la stagione era stata contraria alla festa Pi-sana, tanto fu propizia a quella Livornese. Uno deipiù sereni giorni — una delle notti le piii tranquilled'Italia — Lo spettacolo della Piazza d'Arme e quellodella Piazza del Voltone ove s' inaugurò la Statua diLeopoldo II. era maraviglioso — Nella notte i plutonidelle donne con torcie accese che di quando in quandoalzavano in segno di gioja, i plutoni dei Preti che,,ridavano Viva Pio IX e l'Italia le faccie di tutticontratte e lietamente severe, le case illuminate, ilsuono delle Bande, gli inni nazionali echeggianti orain un luogo ora in un altro, ti trasportavano in uninondo fantastico che agitandone la memoria ti sembrad'aver sognato. Parlarono al popolo diversi Oratorinelle Piazze, nelle Strade, nelle Locande, nei Caffè —II Sacerdote Italiano non apparve mai tanto sublimequanto in queste feste. La gentilezza poi del Popoloverse le donne è impossibile a dirsi; esso ne avevacura quasi paterna, e usava verso di loro quelle cor-tesie che una volta crederonsi privilegio della classepatrizia.

Ma invece d'ostinarsi a descrivere ciò che è inde-scrivibile dedurremo dai fatti avvenuti tre conclusioniche spontaneameate ne derivano.

1.0 Le feste di Pisa e di Livorno hanno mostratoche il sentimento nazionale creduto da alcuni eccita-mento fittizio di parte penetrò in tutti gli animi diqueste nostre Città, e campagne. Vedemmo un tra-bocco d'entusiasmo, e non un galvanismo momentaneo.

2.° II sentimento nazionale Italiano è sostan-zialmente religioso, perchè al nome d'Italia abbiamosentito perpetuamente congiunto quello di Pio, nonper politica ma per affetto spontaneo; laonde chiun-que servendo ad antichi pregiudizii sperasse tut-

tora di separare l'Italia da Roma Cattolica s'appi-glierebbe a mal partito, e le moltitudini lo abban-donerebbero restando col Papa, col Clero, e collaicato liberale cattolico.

5.° Il popolo quando è veramente POPOLO,e non moltiludine illusa e agitata da genio fa-zioso sà nei suoi movimenti conservare un ordinemaraviglioso. Centomila bajonette non sarebbero ba-state a mantenere l'ordine che s'osservò nelle nostre.feste.

Lode dunque a Pio IX! Lode ai Principi Riformaitori che ne hanno seguito l'esempio! Lode a Lepol-do II che affida alle nostre armi la difesa della pa-tria! Lode alla NAZIONE ITALIANA RISORTA ! Lode alletre 'Città che iii questa bella parte d'Italia diventaronouna sola — Lucca, Pisa, Livorno!

L'Italia secondando il voto del Corriere Livornese e ade-rendovi completamente, si fa un dovere di riprodurre la seguente

PROPOSTA DI 'UNA DEPUTAZIONE ITALIANA

ALLA BANTITA

DI PIO I.n 16 Giugno 1846 fu il giorno della risurrezione d'Italia.

La .voce che commosse il mondo intiero uscì dal Vaticano! Inemici d'Italia, atterriti dapprima a quella voce, hanno ripresoanimo, e all insidie, ed alle minacce unendo la forza, voglionoche non si compia ancora il nostro destino. Il Sommo Sacer-dote è oggi il Luminare, cui l'Italia e il Mondo mirano notte egiorno, per seguitarlo nel suo splendido corso. Ma fin quinessun popolo d'Italia gli ha inviato in altro modo, che cogliscritti, l'espressione di quei sensi di riverenza, d' amore e didevozione senza confini, che ne'palazzi, o ne'tugurj, nelle cittàe nelle campagne nudre ardentissimi ogni petto italiano.

Il Corriere Livornese facendosi l'eco dei voti e delle spe-ranze universali propone, che per ora dalla Toscana e daLucca sia inviata al Padre di tutti i popoli della Cristianità, aPIO IX, in Roma, una Deputazione di dodici uomini sceltidal popolo di Firenze, Livorno, Pisa, Siena, e altre minoricittà toscane, e di Lucca, onde tutti insieme ai piedi di quelSommo inchinati, intieri gli appalesino i sentimenti di ricono-scenza, di venerazione, di speranza, e di devozione, da cuil'Italia è compresa per la santissima di lui persona, e il desi-derio (li unirsi al suo popolo per la difesa della indipendenzadi Roma, é d'Italia.

Livorno 7 Settembre 1847.

111)222/2 1-12,:111AU2ROMA ( I.° Settembre) — Il Card. Lambruschini è ritornato in

Roma. A Civitavecchia, e Diocesi ebbe a soffrire il disprezzo di tutti:qui l'aria non gli sarà più benigna. Il fratello del Cardinal Ferrettiandò ad incontrarlo, per ogni buon fine. — Il Card. sta benissimo. —Alcuni tedeschi, figli della Nobile Nazione Aleinanna,dispiacenti ed offesidi udire nelle discussioni verbali , o vedere negli scritti che trattanodella santa causa della nostra indipendenza, vituperato il nome tede-sco, hanno reclamato alla censura la nome dei tedeschi domiciliatia Roma perchè non si permetta di confondere il nome di tedescocon quello di AUSTRIACO. Questi tedeschi, nella maggior parte natu-ralizzati romani, non la cedono agli italiani nell'amaro Pio — neldetestare i comuni nemici! — Il famosissimo Don Bertoni da Faenzaex Parroco di quel Borgo , arrestato ui Faenza per ordine del Go-verno il' 26 Agosto, fu subito diretto alla volta di Roma — A Rimi-ni, il popolo si sollevò quando seppe l'arrivo di tanto ospite, e dovèaccorrere la civica per la sicurezza del prigioniero. Da quel punto Siè creduto non fosse sicuro coi soli carabinieri, e vi si aggiungo sem-pre una scorta di civici — In Ancona il 28 erano in 400. a disputarsil'onore di accompagnarlo !

Le quattro Legazioni offrono oggi un aspetto sorprendente di con-cordia, e di energia — I Cittadini col sangue freddo il più ammirabilecon la calma la più solenne si preparano alla guerra — I inunicipj, iConsigli Provinciali protestano contro l' agressione austriaca . I Vescovigareggiano con le Comunità por servire alla causa del popolo, e publicano Circolari piene di sentimenti patriottici e nazionali . Nell'attitudine di quelle popolazioni si Reorge il voto solenne che 11311110 fatto, diconsacrarsi al sacrificio per conseguire ciò che da più df trenta anni re-clamano — A metà di Settembre un Vapore di Roma andrà a Marsi-glia per imbarcare i 12,000. fucili (Corrisp. dell'Italia)

Settembre) — Ieri sera al Teatro Tordinona vi fu, cantata diuna poesia drammatica di Filippo Meucci posta in musica dal MaestroBuzzi per celebrare il giorno 17 Luglio in cui fu data l'amnistia.casso fu destinato a benefizio degli asili infantili di Roma . Il concorsofu immenso, l'entusiasmo indescrivibile; l'applausi a Pio IX infiniti .Furono fatti applausi alla Guardia Civica Romana, alla G. Civica Toscana,a Carlo Alberto, a Carlo Ludovico. Vidi uscendo dal Teatro Ciciruac-chio, e sebbene accompagnassi una signora non potei resistere al de-siderio d'abbracciarlo e di baciarlo. Egli mi disse— bravi Toscani, —avanti— uniti e forti Chi per la patria muor vissuto è assai — e midette appuntamento per questa sera alle sette al Caffà Illispoli, da dovedeve muovere il popolo per andare a fare un applauso sotto le ginestredel Palazzo di Firenze

Ieri fui al Giardino Ludovisi a veder tnanovrare un reggimento diGuardia Civica , e fui meravigliato in vedere tanto zelo, tanta intelligen-za e tanta precisione nelle manovre militari. Per ora hanno sempre ilvestito cittadino, tua il Figurino à stato definitivamente adottato, od al -culti hanno già pronte le uniforme. In Roma tanto è l'entusiasmo perla Guardia Civica, che anche i bambini, e i giovanetti che non hannoI ' età per esser ricevuti nei ruoli, pagano degl'istruttori a un bajoccoper lezione, manovrano con fucili finti, con buffetterie finte, e la serapattugliano per Roma con gran serietà, ammonendo e bisognando tra-ducendo ai guardioli della Guardia vera i ragazzi rei di sbarazzínate.

( Da Lettera d'un Toscano)

BOLOGNA (3 Settembre) — Le novelle alla giornata corronopropizie. Da lettera all'Eminentissimo Legato si sii che il Piemontemette a disposizione del Papa 40tnila uomini, nel caso che i Tedeschitrapassino i limiti da loro occupati di presente; ed è positivo che LordPalmerston ha dimandato spiegazione dell'ingrossare delle truppe im -penali ,in Lombardia , ed ha dichiarato che un'invasione degli Statidella Chiesa importerebbe gravissime rotture. L'Austria alle parole diLord Palmerston ha risposto non essere sua mente d'invadere, ma in-grossare soltanto le sue forze per difendere i tuoi interessi citali d' lui-ha. Le dimostrazioni di adesione a Pio IX ed all'Italia sono universali.

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pii

Si ha da lettere degli Stati Germanici che i Cattolici di quelle contradefremono per le prepotenti opere di Ferrara. La Francia pure ha messeparole. Ma di tutti questi moti quello che più mi garba si è quella diPiemonte. Una lega tra Sardegna, Roma è Toscana non può non atti-rare Napoli, ed i 'quattro Stati imiti non temono Austria, e la nostraNAZIONALITA' è creata ad un tempo e salvata.

FERRARA ( 5 Settembre) — Venrd gli Austriaci' vollero farci unregalo: diedero il cambio alla gran-guardia - col concerto (meglio sidirebbe scoucerto) delle trombe de'caccia tori tirolesi. Fu per dar piùrisalto al preteao loro diritto sulla piazzo, da essi interpetrata per l' in-tera città, o fu per provocare la popolazione a qualche atto di schernoo d' intolleranza al rauco o discorde suono di quei, peggio che tartareietromenti? E l'uno e l'altro pensiero riuscì vano: Ferrara non fapiii caso della loro prepotenza , sa mantenere il proprio decoro, e nonsi lascia tirar negli agguati. Nel giorno stesso il Colonnello degliUngheresi, che pretende un alloggio più ampio con le comodità chesoprabbonderebbero a un gran principe, parti alla volta di Padova , esi disse, per andare a prendere la sua famiglia: e nella notte partivapure il Tenente-maresciallo Anersperg, col suo Aiutante alla stessaparte: ma si tengono sempre ai loro alloggiamenti le guardie — Ninnodi noi vorrà per certo prendersi la briga di smentire le menzogne dellaGazzetta di Angusta intorno all'asserta buona accoglienza dei Ferraresifatta sempre alle truppe Tedesche: basterebbe per tanti altri fatti, cheservir possono di risposta , ciò che avvenne questa mattina. Due ufficialientrarono nel caffè d'Apollo, frequentato dalla prima gioventù del paese,per provvedersi di sigari: in quel punto il caffè fu vuotato di gente,che tutta si raccolse sulla pubblica via. Usciti i due Austriaci , rientra-rono 11(10' giovani pochi stabiliti dipoi tornarono addietro gli ufficiali,forse meditando di provocarli, ed al loro ritorno di nuovo la bottega sivuotò. Per poco però essi vi rimasero: e partiti di là, fu subito ripopo-lato il caffè da consueti avventori.

hulirizzo ad unanime acclamazione votato dal Consiglio- Comunale di Ferrara.

BEATISSIMO PADREOnorata della fiducia del patrio Consiglio, la Magistratura Comu-

nale di Ferrara, si umilia alla SANTITA' VOSTRA non semplice inter-prete ma fedele espositrice di un pubblico voto.

E questo voto, BEATISSIMO PADRE, Si è il desiderio, si è labrama ardentissima del Popolo Ferrarese di rinnovarvi con atto solennele proteste di fedele sudditanza, e di filiale rispetto, e di porgervisincere azioni di grazie per la bontà, la benevolenza, e l'affetto concui vi degnate proteggerlo. E quali, e quanti titoli non ha Esso perprofessarvi gratitudine, e amore !

Fatta questa Città campo di militare estera occupazione, onde ase richiama l'attenzione dei Potentati di Europa tutta, VOI BEATISSI-MO PADRE, ne la confortate impiegando le più sollecite cure perrestituirla in breve al primiero stato di libertà, e di pace. — Neigiorni del maggior pericolo, amoroso volgeste a questo popolo ilvostro sgnardo, e compiaciutovi del suo contegno ne lo approvaste,benedicendolo di una lagrima di paterna riconoscenza. — Nella difficilesua civile politica Posizione, in cui avvi a temere compromesse la pub-blica, e la privata sicurezza, impedito l'andamento della giustizia, in-ceppato il commercio, difficultata la riscossione dei Dazi, intralciate lepubbliche ammin:strazioni, Voi a garantire questa Città da tanti mali,le conservate a suo Preside, ed in Vostro Rappresentante l'Eminentis-simo Cardinale LUIGI CIACCDI , del quale non saprebbesi se più lodarela nobiltà ed il coraggio, con cui sostiene i diritti della S. Sede, od ilsapere e la prudenza con cui difende e regge questo Vostro popolofino al punto di essersi fatto arbitro della gioventù più bollente, che loama, lo rispetta e lo ubbidisce. —

BEATISSIMO PAIME, sono questi doni per Noi d'inestimabileprezzo; sono pegni di paterno affetto, che 'ci è dolce ricambiare consentimenti, e con opere di figliale gratitudine. No, SANTO PADRE,non poserà senza frutto sul cuore dei Ferraresi la Vostra benedizione:non fia che per Essi abbiate a spargere altre lagrime oltre quelle del.I' amore. Già questo Popolo pienamente in Voi confida, e professandoviobbedienza illimitata , pronto si dichiara a seguire il Vostro volere qua-lunque sia con quella stessa costanza di carattere, che ora lo tienefermo sulla via della moderazione che gli avete prescritta.

Accogliete, BEATISSIMO PADRE, le sue proteste e dichiarazioni,e così secondate anche i Voti rispettosissimi e sinceri della MagistraturaFerrarese, che umilmente si prostra al bacio dei Vostri SantissimiPiedi Marc. Cav. FERDINANDO CANONICI Gonfaloniere ConteFRANCESCO MASSARI — AVV. IPPOLITO LEATI — GIUSEPPE CASAllA —Dott. EUGENIO llGilINI — Conte AsiToNto MAllA — ANTONIO BOL-DRINi — Conte COSMO MASI — Conte CAMILLO TROTTI Anziani .DOn. FRANCESCO M. CARLETTI Segr.

L'Eminentissimo Signor CARD. SEGRETARIO DI STATO Si è Com-piaciuto significare a Sua Eminenza Reverendissima l amatissimo nostroPreside Signor CARD. LUIGI CIACCIII, che SUA BEATITUDINE fa al-tamente commossa dai sentimenti di figliale osseguio, che i buoni Per-raresi nutrano verso la Sagra ed Angusta Sua Persona; sentimentimanifestatile colla nithiarazione sottoscritta da moltissimi Cittadini,ed in modo speciale coli' Alto del Comunale Consiglia straordinaria-mente , ed espressamente convocato . — Soggiunge l'Estati° PORPOR A •TO . che queste dimostrazioni 'hanno apportato al cuore paterno dellaSANTITA' SUA una vera gioja. vedendo ESSA con tanta universalità,e coi pii& generosi desiderj ricambiate le sue golletitudini a pro nostro.Conclude L'EMINENZA SUA, che i/ SANTO PADRE alla dolce impres-sione che n'ebbe a sperimentare, unisce in cuoi* suo la certezza che iFerraresi si conserveranno nel lodevole intrapreso contegno, e che glidaranno sempre nuovi motivi di consolazione.

ePIEMONTE — t Genova è stata fatta una festa per celebrare l'al-

leanza Sardo-Pontificia, col permesso dell' Autorità. Si da per certo,ehe Villainarina abbia fatto condizione della sua permanenza al Mini-stero, e di quella dei suoi Colleghi. meno il Della Margherita, l'Istituzionedella Guardia Nazionale. e che il Re sia per concederla — L'Armatapiemontese sempre più s'infiamma per la causa dell'indipendenza Ita-liana, l'aneddoto che segue può darne un cenno. Un giovine Romanovenendo di Francia ebbe qualche diverbio coi doganieri della Frontiera diPiemonte per cagione di due fucili che portava seco; un Ufficialo accorse,e sentendo che egli era Romano gli disse — Andate — i fucili che ser-. liranno a difendere la !etera causa dell'indipendenza , non de-• vono pagar dazio, andate, o dite ai nostri n'eletti, che i Piemontesi• aspettano ansiosi l'ora di combattere per la patria comune.

NAPOLI (8 Settembre) — La l'area militare è in stato imponente,e dicesi di aver ordino di tirare sud imputo , alla beuchè minima dimo-strazione. ora non Si sa se la Civica andrà alla funzione di Pie diGrotta , poichè il Ministro di Polizia pensa che potrebbe quel corpoPrendere le parti del popolo.

Catania e blesaina sono in piena rivolta : iii quest' ultima città ilpopolo è stato respinto dal forte, due volte ferocemente assaltato : ma ésempre padrone della città. le•i al momento che partiva il Vapore daPalermo, quella Città non si era mossa affatto, ma si assicura che altadistanza (li un miglio dalla terra si senti un fortissimo scoppio e si videandare all'aria un l'orlino cho si crede positivamente fosse MinatO Odovease colla sua esplosione dare il segnale della insurrezione — Reggiodi Calabria ha formato il suo Grgeerno Provvisorio e grinsorti dopo diaver sostenuto un fuoco aivissimo contro l'artigliere dei Vapori, hanpreso la Campagna onde proseguire la rivolta. Seicene uomini Si sonoimpadroni6 itt un Vapore o non si sa qual direzione abbiano presa, ma ècerto che andi anno ad accendere l'insurrezione in qualche altro punto.

Cosenza e Catanzaro hanno seguito l'esempio di Reggio — NegliAbruzzi Teramo pure è insorto e vuolsi che a I.ecce in Ploglia sia se-guito lo stesso—Nel resto delle provincie avvi gran formulo, e 5'aspet-

La da un momento all'altro che insorgano . — Qui ogni giorno si fannodegli arresti Verb Ufficiali, e sotto Ufficiali di artiglieria sono nelForte Sant'Eltuo — Giorni scorsi ne furono presi molti e tra gli altriun Domenico Mauro di Calabria , Francesco Trinci:fiera ed il Professordi Belle Lettere Simonetti. Ieri poi furono arrestati 15, due dei qualiCarlo Poerio e Mariano D'Ayala. Furono trasportati in Santa Maria aParete . ( Da varie Lettere).

STATI ESTENSI — Si fanno apprestamenti militari nel Ducato diModena. Gli ultimi avvenimenti di Lucca hanno posto in isconnpiglio ilGoverno estense già abbastanza scosso dai fatti testé accaduti nello statoPontificio, e sopra tutto dal sublime risvegliarsi dello spirito nazionale inogni angolo della Penisola. Ben lungi però dallo scorgere nel presentemovimento Italiano, cui stà a capo il Pontefice, l'abbandono assoluto d'ogni idea rivoluzionaria, e sovversiva del principio monarchico, non chedella politica esistenza detti Stati Italiani, questo governo è illuso permodo che poco meno si dà a credere organizzarsi ne' paesi limitrofi, edin specie nella Toscana una propaganda tendente anca col mezzo d'inva-sione armata a rovesciare intieramente le basi del suo attuale dominio.E perciò che in questi ultimi giorni sono stati diramati ordini severi atutti i capi di truppe di tenersi pronte a marciare ad ogni menomocenno, sonosi ordinati ne' luoghi di confiiie picchetti di osservazione,e combinato una speeie di piano di Campagna, perché in caso di attaccotanto le milizie regolari che volontarie sappiano tosto come agire, e inqual punto accorrere della minacciata frontiera .

MALTA (5 Settembre) Domenica scorsa ricorrendo una sacra festi-vità, hanno avuto luogo pubbliche e generali manifestazioni per l'Italia,e per Pio IX. Il Popolo Maltese Cattolico, e Ilaliano di fede e di principii,è compreso a questo momento 'da una specie di mania per l'Italia. Ilnome di Pio è oggi fra noi motto d'ordine, parola di conforto: il Papaha fra i nostri cuori un culto Non istranieri all'Italia,infelici noi solamente, che l'opera dell'uomo Grande, e la santissimacausa della libertà Italiana non abbiano forse mai a domandarci inprova del nostro amore un sacrificio.

FIRENZE — Riportiamo con vivo piacere dalla Rivista le parole

dette dal Granduca alla Deputazione del 5 Settembie che lo ringraziavaper bocca dell'Avvocato Mordini della concessa guardia Nazionale, come

quelle che sono degne d'un Principe Italiano.

(‹ Io son nato in Toscana; partito fanciullo vi ritor-« nal adulto per render felice il mio Popolo e per« compire tutti i doveri che incombono a tutti i Prin-« cipi Italiani. Ho dato l'Istituzione della Guardia« per il bene del Popolo e perchè sieno compiuti• i voti di tutti, e nella Toscana si fondi una forza

stabile, potente, Italiana )).

COLLE SALVETTI — La sera del 7 corrente fu qui fatta dalpopolo - una spontanea dimostrazione per la istituzione della Guardia Ci-vica; Si recò quindi alla Parrocchia ed alla sua richiesta il ParrocoGaspero Ceccarelli cantò il Te Deux .

VICO-PISANO — Anche in questo paese furon fatte dimostrazionidi esultanza per la concessione della Guardia Civica.

VECCIIIANO — Anche il popolo di Vecchiano all'occasione checelebrava il di 5 Settembre una Festa Triennale a Maria SS. di Castello,volte con solenne Te Deum recidere grazie a Dio della Conservazionedel Sommo Pio IX, e della ottenuta concessione, come Istituzione delloStato , della desiderata, ed ormai necessaria Guardia Nazionale — Sa-rebbe impossibile il descrivere l'effetto delle voci che risuonarono sullevette di quei monti sassosi, per salutare prima Dio e la Vergine,quindi i due Principi Riformatori. Quelle voci erano accompagnatedalle esultanti e sublimi armonie della Fanfara dei RR. Carabinieri,che ben volentieri i Deputati della festa cederono, per quella medesimasera ai Fratelli Pisani, perché nella comunanza della gioia suscitatadalla squilla canora e veramente marziale della Tromba del Brizzisentisse ognuno quanta forza sia nel consentimento, e nell'unione deipopoli d'Italia. ( Da Lettera)

3it?'" .1EL Sag

11 Settembre 1847.

Ieri si sentivano echeggiare di nuovo gli evviva a Pio IX,e all'Italia, e da tutte le parti la moltitudine accorreva al Pa-lazzo del Governatore . Il convojo dell' 11 aveva condotto il Principe di Canino, e il rinomato poeta Luigi Masi ambedue coli' uni-forme della Guardia Civica Pontificia. Dal Palazzo del Governatoreessi in mezzo al popolo, in mezzo a una selva di bandiere si re-carono a visitare il Prof. Montanelli. Gli evviva ripetuti li chia-marono a mostrarsi, s' affacciarono, e fatto silenzio profondo ilProt.. Montanelli disse parole piene di sentimento religioso, d'af-fetto patrio, e di venerazione per Pio IX. È indeserivibile l'en-tusiasmo che tutti manifestarono, quando additando le armi deidue militi Romani, rammentò che erano benedette da Pio. Ri-spose il Masi, e con eloquenza d'energico affetto parlò dell'unio-ne del Principe Toscano col Romano, e paragonò i due popolidi Toscana , e di Rana ai due fiumi Arno, e il Tevere, cheavendo la sorgente stessa yanno allo stesso destino. Sguainò laspada, la incrociò con quella del Principe di Canino, e fu sullaspada rinnuovato il giurainento nazionale di proteggere 1' indi-pendenza. Scesi per ripartire alla volta di Firenze, trovaronostaccati i cavalli alla carrez4a colla quale erano venuti. Era natauna gara per condurre W:legno ; fu impossibile impedirlo, e al-cuni chierici vollero dare eglino stessi al Sommo Pontefice, cheaveva benedette quelle armi, un' attestato della loro umiltà , etrascinare i difensori dei Suoi diritti. Fu fatto salire un sacerdo-te, e in segno dell' alleanza della religione colla spada , il Prin-cipe di Canino nell'addio pose sulla punta della spada il cappellodel SAcerdote.

Pregiat. Sig. Direttore del Giornale L'ITALIA.

La prego a volerci inserire nel suo accreditato Giornale il seguentearticolo già da me pubblicato nell'Alba.

A perpetuare in modo solenne proporzionato alla grandezza del-l' nVV091111CIII0 bl concessione della Guardia Civica in Toscana come• Istituzione di Stato • . sebbene io sappia di essere per rappresentanzasociale l'ultimo dei Cittadini, (ma non l'ultimo certamente per caldoamore di Patria ereditato dai miei maggiori), pure mi faccio animo diesternare ai miei Concittadini una idea halenatatui nella niente, di apri-re cioè nella direzione dei più accreditati giornali che illustrano lastampa periodica Toscana, uua soscrizione con tassa fissa di paoli cin-que, all'eggetto di erigere in Firenze il luogo da designarsi, (e chepotrebbe essere la piazza di S. Croce, piazza S. Marco, o quella delDuomo lateralmente a S. Giovanni o presso al Sasso di Dante, una co-lonna in marmo nell'imbasamento della quale fosse riportato a letteredi metallo il memorando Motuproprio del 4 Settembre.

Riunito un adeguato numero di soscrittori si procederà alla e lezio-ne di un Comitato composto di venti persone da scegliersi fra i primicento Soscrittori in Firenze (nel seno del quale si nominerà un cassieredi pubblica fiducia, che dovrà gratuitamente incaricarsi di redigere unprogetto, affidando la commissione del disegno ad un valente Artista,presentarlo alla Sovrana sanzione, ed invigilare al migliore andamentodell'Opera, ed a quanto a quello possa referirsi ; dovrà pure il suddettoComitato pubblicare il rendimento di conti, che unito ad una stampa inbulino rappresentante il Monumento, debba distribuirsi gratuitamente atutti i soscrittori — E nella lusinga che ella voglia degnarsi pubblicarequesta mia lettera mi do l'onore di segnarmi .

Firenze 5 Settembre 1847

Dec. Serv.

ANGIOLO MANNINI.

L'Eccellentissima Famiglia Patrona del Collegio Ricci Poli-ziano eretto in Pisa dalla generosità del Cardinal Giovanni Ricci,a favore di que' giovani poveri di Montepulciano sua patria, chenell'Università di Pisa talmente applicar volessero agli studj, daconseguire la Laurea di Dottore, continuando ad elargire allagioventù poliziana il generoso benefizio del suo antenato, perquanto le rendite del riscattato patrimonio attualmente lo per-mettono, dopo aver fatti non pochi restauri alla mal ridottafabbrica di questo suo Collegio, è venuta nella determinazionedi aprir nuovamente nel futuro Anno Accademico, secondol'antico costume, un Convitto di pochi giovani morali e studiosi,che disposti siano a vivere colla regolar disciplina per questostabilimento fissata, durante il tempo de' loro studj universitarii —Quelle famiglie ipertanto, che profittar vogliono a vantaggio de'loro figliuoli, i quali cominciar devono il Corso universitario diUI) tal comodo, dovranno farne, dentro il mese del correnteSettembre , la domanda in scritto al Rettore del Collegio Ricciin Pisa, dal quale ricever potranno tutte le istruzioni, e unacopia per anco in stampa del metodo disciplinare, che inaltera-bilmente seguir si dovrà da tutti que'giovani, che convivervorranno in questo Collegio.

Giova però prima di tutto far ben avvertire, che il CollegioRicci di Pisa per la sua stessa istituzione, non è un luogo, nelquale si prenda l' incarico di dare la prima educazione allagioventù; ma questo luogo è solo destinato a poter conservarene' giovani, che vi son ammessi quella buona educazione, chedebbono aver ricevuta fin dai primi lor anni, e perciò nelCollegio Ricci di Pisa si cerca solo col mezzo del continuoesercizio delle pratiche religiose e morali, con una più estesaistruzione circa queste, e una prudente sorveglianza su tuttala condotta de' giovani in questo ammessi, di poter garantire econservare, e sempre più ancora accrescere in ragion dell'etàe dell'intelligenza, che ne' giovani ai nostri di si accresce, esi sviluppa coll'ajuto segnatamente dalla tanto estesa istruzioneuniversitaria, quell'educazione, che necessariamente aver deveun giovane, onde possa dirsi, e giovi pure sperare, che ungiorno sarà Cittadino e Magistrato, quale i tempi, e i bisognidella patria reclamano.

PROF. DARDINI.

MEDAGLIA D' ONORE A VINCENZO GIOBERTI

PROPOSTA DA ALCUNI CITTADINI DELLA VAL DI CHIANA

Chiunque abbia per poco tenuto dietro al movimento morale avve-

nuto in quest' ultimi anni nelle menti Italiane, avrà di leggeri compreso,quale e quanta parte vi abbiano avuto gli scritti del nostro sommo Fi-

losofo Vincenzo Gioberti.

L'Introduzione alla Filosofia , il Primato, ed i Prolegomeni, contutto che all'Epoca della loro pubblicazione, sembrassero a molti Utopie,non si può negare che abbiano preparato nella più grati parte i tempiche corrono, e abituato le menti degl'Italiani a certe idee, e principiiche prima sembravano avversi al nostro Politico risorgimento.

Ora alcuni onorevoli Cittadini di questa Provincia convenuti nelloscorso lune" giorno di mercato in questa terra, centro del Commercio

di Val Chiana proposero di testimoniare all'Esimio filosofo la grati-tudine della Nazione, con aprire una soscrizione all'oggetto di coniargli

una medaglia d'onore. Questo voto che fu del pari espresso dai nostri

confratelli della Nobil Terra di Castelfranco di sotto , nutriamo fiduciache sia per trovare approvazione nelle nostre principali Città. Anzi noi

lontani dai centri d'azione, e privi affatto d'ogni Autorità, preghiamo

caldamente la Direzione dei Meritissimi Giornali Toscani a volere aprire

altre liste di soscrizione e mostrare così all'Illustre Esule, che gl' Ita-

liani non dimenticano i loro fratelli, che bene hanno meritato dellaPatria comune .

Possano questi voli'dettati da ardente Patriottismo esser bene

accolti e realizzati come lo furono quelli espressi da alcuni generosiper una Spada d'onore da presentarsi a Garibaldi , che con gl' altriprodi Compagni nell'altro Emisfero si bene si adoprava per l'onoreItaliano .

Fojano 2 Settembre 1847.

In un bel posto del Lungarno di Pisa , esposto a mezzo-

giorno, e precisamente nello Stabile di N.° 673, si appigiona

un mezzanino ammobiliato composto di quattro stanze, unitovi

una vasta bottega con due ingressi, che uno in Lungarno, eI' altro in Via delle Belle Torri. — Per chi facesse comodo il

mezzanino si appigiona ancora senza mobilia.

ISTRUZIONE TEORICA per le Guardie Civiche Italiane.Opera di F. L. Sterlina Romano uffiziale in ritiro, un■ 01. in 18.° fig. Paoli 4. si troverà vendibile alla Li-breria Nistri in Borgo.

Avv. ADRIANO BISCARDI Direttore.

TP154 . TI1'OGliffirNIS7R1).