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25 GIOVEDÌ 1 APRILE 2010 Aria di Mare Due barche, due storie un’unica grande passione di Fabio Fiori D a diversi anni alle barche tradiziona- li è stato riconosciu- to lo status di beni “di par- ticolare interesse artistico e storico”, ossia vengono annoverate a pieno titolo a ll ’interno di quei beni culturali che rappresenta- no una fondamentale ri- sorsa italiana. La prima barca che nel 1997 venne ritenuta degna di questo status fu la lancia “Assun- ta”, costruita a Cattolica nel 1925, e tutt'ora perfet- tamente conservata e navi- gante, grazie al trentenna- le impegno della famiglia Marini. E proprio il più giovane Michele Marini, assieme a Stefano Medas, archeologo subacqueo e navale, nonché presidente dell'Istituto Italiano di Ar- cheologia e Etnologia Na- vale, hanno curato un re- centissimo, prezioso volu- metto intitolato “Storia e racconti della lancia As- sunta”. Pesca e turismo. Il cata- logo riccamente illustrato con fotografie, immagini di cartoline d’epoca e dise- gni delle vele al terzo della marineria di Cervia, con- sente di ripercorrere la sto- ria di questo tipo navale che sin dall'inizio si è gio- cata sul doppio fronte la- vorativo romagnolo: pe- schereccio e turistico. Co- me ci ricorda infatti Ric- cardo “Dino” Brizzi gran- dissimo appassionato e co- noscitore, neurochirurgo di professione e scrittore di mare per passione, che sul- le barche tradizionali ha navigato da giovane tra le due guerre, le lance già ne- gli anni Venti del Novecen- to, nella stagione estiva, e- rano adibite alla pesca di notte e nelle primissime o- re del giorno, per poi «ver- so le nove e trenta del mat- tino [essere] già tutte schie- rate con le vele alzate per le quotidiane gite dei ba- gnanti». Quindi, malgrado la no- mea di marinaio solitario, restio alla vita d'equipag- gio, il “lanciere” sapeva comunque mettere la sua barca e il suo mestiere al servizio dei già numerosi villeggianti, curiosi di provare l’emozione del mare e del vento. Navigare al terzo. Oggi l’“Assunta”, assieme a tut- ta la flotta tradizionale ro- magnola ancora navigan- te, oltre a testimoniare con- cretamente, con le forme e i colori dello scafo e della ve- la, una parte importante della storia marinaresca adriatica, consente anche di mantenere viva l’arte della navigazione con le vele al terzo. Una cultura materiale d’inestimabile valore su cui insiste, con u- no scritto che allarga gli o- rizzonti del libro al Medi- terraneo e oltre, Giovanni Panella. Lo storico genove- se sottolinea che quando «un ’imbarcazione è in grado di prendere il mare, ciò consente di conservare e di trasmettere alle gene- razioni future un prezioso patrimonio di “saper fa- re”, di conoscenze tecniche sulla sua manovra». Il lancione moto-velico. Proprio a questa impre- scindibile necessità di va- lorizzare il “patrimonio galleggiante”, anche nelle sue meno antiche origini ma non per questo meno interessanti, va ascritto il restauro filologico del lan- cione moto-velico “Mario I II ”, fortemente voluto da ll’armatore Stefano Cecchini. I lavori, avviatisi un an- no fa, sono ormai in dirit- tura d’arrivo sotto la sa- piente cura del maestro d’ascia Toni di Cattolica e dei suoi altrettanto abili fi- gli del cantiere GAM. Que- sta barca lunga 12,8 metri venne costruita sempre a Cattolica nel 1948 e moto- rizzata con un General Motor Diesel Modello 6-71 da 90 cavalli, conosciuto in ambito portuale come “il motore del carrarmato”. Come si può vedere in u- na fotografia d’epoca scat- tata a Senigallia, aveva due piccoli alberi e quello di poppa armava una vela ridotta che “aiutava” e stabilizzava la barca. Il “Mario III” era una delle oltre cento “sa r d el l a re ” cattolichine impegnate in quegli anni proprio nella pesca delle sarde con le reti d’imbrocco. Dai primi di aprile ad ottobre la nume- rosissima flotta si dedica- va esclusivamente alla pe- sca di questo abbondante pès turchin, che veniva venduto quasi tutto alle grandi fabbriche di tra- sformazione presenti nell’area portuale di Cat- tolica, «la Pelea, l’Adriati- ca, l’Arrigoni e la Mara- botti», come ricorda Piero Lucarelli, oggi presidente della Cooperativa “Casa del Pescatore”, allora mu- ré, mozzo, su una “sardel- lara”. Sei-sette mesi di du- ro lavoro, scanditi da “quindicine” intervallate solo da un giorno di ripo- so. Alle fatiche del mare si aggiungevano poi quelle di terra, e in modo parti- colare la tintura delle reti di cotone, che altrimenti sarebbero marcite anche a causa del grasso lasciato dalle sarde imbroccate. Il “Mario III” rappresenta quindi oltre che un uni- cum, proprio per il suo es- sere un tipo navale di tran- sizione tra l’età della vela e quella del motore, anche il testimone di una vera e propria epopea pescherec- cia, faticosa, remunerati- va ma, come spesso accade, relativamente breve. Il me- stiere delle “sardellare” infatti, esploso negli anni Trenta del Novecento, ven- ne soppiantato dalla nuo- va tecnica, più redditizia, della “lampara” già alla metà degli anni Cinquan- ta, la quale a sua volta fu sostituita negli anni Set- tanta dalla “volante”, tut- tora in uso. Anche le sar- delle purtroppo da una quindicina d’anni sono quasi scomparse, per la- sciare le acque adriatiche al sardone, che assieme al- la saraghina compongono la più saporita triade tur- china della cucina di mare romagnola. Piccoli maestri d’ascia Bellaria, progetto in una scuola media BELLARIA-IGEA MARINA. Un’ottima idea per arric- chire l’offerta formativa scolastica. Alla scuola media Panzini i ragazzi della Seconda C e della Seconda D hanno aderito a un progetto per la costruzione di una piccola barca a vela. Il materiale scelto è il legno, l’i- deatore del percorso formativo è il riminese Werther Mussoni, da tantissimi anni impegnato nel sociale e appassionato di navigazione, che ha lavorato assieme alle insegnanti Vitali e Fuoco. Lo scafo, un modello Farò, è lungo solo 10 piedi e può trasportare due persone. Il varo è previsto per l’8 mag- gio, presso il locale circolo nautico, al termine di 24 ore di lavoro durante l’orario scolastico. I ragazzi hanno anche appreso qualche rudimento di navigazione a vela. L’iniziativa rientra anche all’interno dei progetti di Cna per la scuola. In alto a sinistra il restauro del Mario III (al centro una foto storica), a destra l’Assunta ieri e oggi Corso di vela e di navigazione tradizionale CESENATICO. Il Museo della Marineria e l’Istitu- to Italiano di Archeologia ed Etnologia Navale (I- stiaen) organizzano un corso di vela al terzo e na- vigazione tradizionale. Il corso ha durata di quatro giorni, da giovedì 3 a do- menica 6 giugno, in con- comitanza con la Festa della Marineria. Previste lezioni teoriche e pratiche a bordo di un trabaccolo, un bragozzo e un lancio- ne. Per info: 0547-79205. I ragazzi durante una fase dei lavori alla scuola media Panzini di Bellaria RESTAURO

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25GIOVEDÌ 1 APRILE 2010Aria di Mare

Due barche, due storieun’unica grande passione

di Fabio Fiori

Da diversi anni allebarche tradiziona-li è stato riconosciu-

to lo status di beni “di par-ticolare interesse artisticoe storico”, ossia vengonoannoverate a pieno titoloa ll ’interno di quei beniculturali che rappresenta-no una fondamentale ri-sorsa italiana. La primabarca che nel 1997 venneritenuta degna di questostatus fu la lancia “Assun-t a”, costruita a Cattolicanel 1925, e tutt'ora perfet-tamente conservata e navi-gante, grazie al trentenna-le impegno della famigliaMarini. E proprio il piùgiovane Michele Marini,assieme a Stefano Medas,archeologo subacqueo enavale, nonché presidentedell'Istituto Italiano di Ar-cheologia e Etnologia Na-vale, hanno curato un re-centissimo, prezioso volu-metto intitolato “Storia eracconti della lancia As-sunta”.

Pesca e turismo. Il cata-logo riccamente illustratocon fotografie, immaginidi cartoline d’epoca e dise-gni delle vele al terzo dellamarineria di Cervia, con-sente di ripercorrere la sto-ria di questo tipo navaleche sin dall'inizio si è gio-cata sul doppio fronte la-vorativo romagnolo: pe-schereccio e turistico. Co-me ci ricorda infatti Ric-cardo “Dino” Brizzi gran-dissimo appassionato e co-noscitore, neurochirurgodi professione e scrittore dimare per passione, che sul-le barche tradizionali hanavigato da giovane tra ledue guerre, le lance già ne-gli anni Venti del Novecen-to, nella stagione estiva, e-rano adibite alla pesca dinotte e nelle primissime o-re del giorno, per poi «ver-so le nove e trenta del mat-tino [essere] già tutte schie-rate con le vele alzate per lequotidiane gite dei ba-gnanti».

Quindi, malgrado la no-mea di marinaio solitario,restio alla vita d'equipag-gio, il “l a n ci e r e ” s ap e v acomunque mettere la suabarca e il suo mestiere alservizio dei già numerosivilleggianti, curiosi diprovare l’emozione delmare e del vento.

Navigare al terzo. Oggi

l’“Assunta”, assieme a tut-ta la flotta tradizionale ro-magnola ancora navigan-te, oltre a testimoniare con-cretamente, con le forme e icolori dello scafo e della ve-la, una parte importantedella storia marinarescaadriatica, consente anchedi mantenere viva l’artedella navigazione con levele al terzo. Una culturamateriale d’ines tim abi le

valore su cui insiste, con u-no scritto che allarga gli o-rizzonti del libro al Medi-terraneo e oltre, GiovanniPanella. Lo storico genove-se sottolinea che quando«un ’imbarcazione è ingrado di prendere il mare,ciò consente di conservaree di trasmettere alle gene-razioni future un preziosopatrimonio di “saper fa-re”, di conoscenze tecniche

sulla sua manovra».Il lancione moto-velico.

Proprio a questa impre-scindibile necessità di va-lorizzare il “pat rimo niogalleggiante”, anche nellesue meno antiche originima non per questo menointeressanti, va ascritto ilrestauro filologico del lan-cione moto-velico “MarioI II ”, fortemente volutoda ll’armatore Stefano

Cecchini.I lavori, avviatisi un an-

no fa, sono ormai in dirit-tura d’arrivo sotto la sa-piente cura del maestrod’ascia Toni di Cattolica edei suoi altrettanto abili fi-gli del cantiere GAM. Que-sta barca lunga 12,8 metrivenne costruita sempre aCattolica nel 1948 e moto-rizzata con un GeneralMotor Diesel Modello 6-71

da 90 cavalli, conosciuto inambito portuale come “ilmotore del carrarmato”.

Come si può vedere in u-na fotografia d’epoca scat-tata a Senigallia, avevadue piccoli alberi e quellodi poppa armava una velaridotta che “aiutava” estabilizzava la barca. Il“Mario III” era una delleoltre cento “sa r d el l a re ”cattolichine impegnate inquegli anni proprio nellapesca delle sarde con le retid’imbrocco. Dai primi diaprile ad ottobre la nume-rosissima flotta si dedica-va esclusivamente alla pe-sca di questo abbondantepès turchin, che venivavenduto quasi tutto allegrandi fabbriche di tra-s f o r m a z i o n e p r e s e n t inell’area portuale di Cat-tolica, «la Pelea, l’Adriati-ca, l’Arrigoni e la Mara-botti», come ricorda PieroLucarelli, oggi presidentedella Cooperativa “Ca s adel Pescatore”, allora mu-ré, mozzo, su una “sardel-lara”. Sei-sette mesi di du-ro lavoro, scanditi da“q ui nd ic in e” in te rv al la tesolo da un giorno di ripo-so. Alle fatiche del mare siaggiungevano poi quelledi terra, e in modo parti-colare la tintura delle retidi cotone, che altrimentisarebbero marcite anche acausa del grasso lasciatodalle sarde imbroccate. Il“Mario III” rap prese ntaquindi oltre che un uni-cum, proprio per il suo es-sere un tipo navale di tran-sizione tra l’età della vela equella del motore, anche iltestimone di una vera epropria epopea pescherec-cia, faticosa, remunerati-va ma, come spesso accade,relativamente breve. Il me-stiere delle “sardellare”infatti, esploso negli anniTrenta del Novecento, ven-ne soppiantato dalla nuo-va tecnica, più redditizia,della “lampara” già allametà degli anni Cinquan-ta, la quale a sua volta fusostituita negli anni Set-tanta dalla “volante”, tut-tora in uso. Anche le sar-delle purtroppo da unaquindicina d’anni sonoquasi scomparse, per la-sciare le acque adriaticheal sardone, che assieme al-la saraghina compongonola più saporita triade tur-china della cucina di mareromagnola.

Piccoli maestri d’asciaBellaria, progetto in una scuola mediaBELLARIA-IGEA MARINA. Un’ottima idea per arric-

chire l’offerta formativa scolastica. Alla scuola mediaPanzini i ragazzi della Seconda C e della Seconda Dhanno aderito a un progetto per la costruzione di unapiccola barca a vela. Il materiale scelto è il legno, l’i-deatore del percorso formativo è il riminese WertherMussoni, da tantissimi anni impegnato nel sociale eappassionato di navigazione, che ha lavorato assiemealle insegnanti Vitali e Fuoco.

Lo scafo, un modello Farò, è lungo solo 10 piedi e puòtrasportare due persone. Il varo è previsto per l’8 mag-gio, presso il locale circolo nautico, al termine di 24 oredi lavoro durante l’orario scolastico. I ragazzi hannoanche appreso qualche rudimento di navigazione avela. L’iniziativa rientra anche all’interno dei progettidi Cna per la scuola.

In alto a sinistra il restauro del Mario III (al centro una foto storica), a destra l’Assunta ieri e oggi

Corso di velae di navigazione

tradizionale

CESENATICO. Il Museodella Marineria e l’Istitu -to Italiano di Archeologiaed Etnologia Navale (I-stiaen) organizzano uncorso di vela al terzo e na-vigazione tradizionale. Ilcorso ha durata di quatrogiorni, da giovedì 3 a do-menica 6 giugno, in con-comitanza con la Festadella Marineria. Previstelezioni teoriche e pratichea bordo di un trabaccolo,un bragozzo e un lancio-ne. Per info: 0547-79205.I ragazzi durante una fase dei lavori alla scuola media Panzini di Bellaria

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