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Restauro Bounty Andrea Moia Tecnica modellistica Pag.1-16 1 Premessa Ciao a tutti! Questa volta voglio rendervi partecipi non di una tecnica costruttiva… ma di un lavoretto che a tutti potrebbe capitare: ovvero il “restauro”, o ancor meglio, la “pulizia” di un vecchio modello navale. Niente di speciale si intende… solo ho voluto farvi vedere come sono riuscito a “ravvivare” un vecchio modello. 2 Scopo Nel mio caso lo scopo principale è stato sicuramente quello di rendere “accettabile” l’esposizione di un vecchio modello trovato vicino ai bidoni dell’immondizia… 3 Materiale occorrente A parte la moltitudine di pazienza (e ce ne sarebbe voluta molto di più), il materiale questa volta è stato pochissimo: - Pennellini morbidi di diverse misure - batuffoli di cotone - Colla ciano-acrilica - Bitume di giudea 4 Realizzazione Innanzitutto vi devo raccontare un pochino la storia di questo modello. A tutti può capitare di avere un parente, un conoscente, un amico… che da qualche parte del mondo, sapendo del Nostro hobby, riesce a trovare un modello da “pulire” o da “restaurare”… e subito Vi pensa “intensamente”... eh eh eh. Bene a me è successo proprio questo: un amico ha trovato accanto al bidone dell’immondizia due vecchi modelli di navi statiche in legno: uno di questi era il Bounty che, come vedrete in seguito, era messo abbastanza maluccio. Preso da pietà per il povero “legno” che si stava buttando.. e preso da compassionevole benevolenza nei miei confronti… cosa ha fatto?!!? Ha pensato bene di portarlo a casa e di “provarlo” in un posticino sopra il caminetto… ha convinto la moglie… e poi è venuto all’attacco con me! Appena visto lo stato in cui era il modello… quasi quasi avevo paura a dire di SI. Non ho mai fatto un lavoro del genere… si ho visto foto in internet… ho letto qualche cosina sul restauro vero e proprio dei modelli.. ma mai avrei pensato che un giorno mi poteva capitare di dover lavorare per “ridare” vita e lucentezza a qualcosa di morto…

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1 Premessa Ciao a tutti! Questa volta voglio rendervi partecipi non di una tecnica costruttiva… ma di un lavoretto che a tutti potrebbe capitare: ovvero il “restauro”, o ancor meglio, la “pulizia” di un vecchio modello navale. Niente di speciale si intende… solo ho voluto farvi vedere come sono riuscito a “ravvivare” un vecchio modello. 2 Scopo Nel mio caso lo scopo principale è stato sicuramente quello di rendere “accettabile” l’esposizione di un vecchio modello trovato vicino ai bidoni dell’immondizia… 3 Materiale occorrente A parte la moltitudine di pazienza (e ce ne sarebbe voluta molto di più), il materiale questa volta è stato pochissimo:

- Pennellini morbidi di diverse misure - batuffoli di cotone - Colla ciano-acrilica - Bitume di giudea

4 Realizzazione Innanzitutto vi devo raccontare un pochino la storia di questo modello. A tutti può capitare di avere un parente, un conoscente, un amico… che da qualche parte del mondo, sapendo del Nostro hobby, riesce a trovare un modello da “pulire” o da “restaurare”… e subito Vi pensa “intensamente”... eh eh eh. Bene a me è successo proprio questo: un amico ha trovato accanto al bidone dell’immondizia due vecchi modelli di navi statiche in legno: uno di questi era il Bounty che, come vedrete in seguito, era messo abbastanza maluccio. Preso da pietà per il povero “legno” che si stava buttando.. e preso da compassionevole benevolenza nei miei confronti… cosa ha fatto?!!? Ha pensato bene di portarlo a casa e di “provarlo” in un posticino sopra il caminetto… ha convinto la moglie… e poi è venuto all’attacco con me! Appena visto lo stato in cui era il modello… quasi quasi avevo paura a dire di SI. Non ho mai fatto un lavoro del genere… si ho visto foto in internet… ho letto qualche cosina sul restauro vero e proprio dei modelli.. ma mai avrei pensato che un giorno mi poteva capitare di dover lavorare per “ridare” vita e lucentezza a qualcosa di morto…

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Accettata la “sfida”, ho voluto mettere subito in chiaro con il mio amico proprietario, che io non sono un “restauratore” e che non lo sarò MAI! Ma avrei comunque cercato, secondo le mie capacità di sistemare al meglio le cose. Il modello è stato sicuramente costruito partendo da una scatola di montaggio… la quale conteneva anche dei pezzi di “addobbo” abbastanza scadenti, con pochissimi particolari. A questo punto si doveva fare un ragionamento fondamentale, secondo me: e cioè capire cosa se ne voleva fare di questo modello e a che legame “affettivo” era legato. Cerco di spiegarmi meglio: quando si “restaura” un modello, io sono dell’opinione che il restauro debba essere eseguito cercando di riportare lo “spirito” del modellista che lo ha costruito, perché altrimenti si rischia di dare un’altra “anima” al modello che si rispecchierà su se stesso indissolubilmente. Sono perfettamente d’accordo sulle “definizioni” che si apprendono in giro discutendo di “Modellismo Navale Storico”: ovvero che un “vero” modello deve riportare e rispecchiare esattamente la “storicità” della nave in questione… ma secondo me può calzare a pennello per i modelli costruiti alla perfezione… che hanno un certo valore (dato appunto dalla “veridicità” della sua realizzazione). Ma la cosa più importante, secondo me, e vale per tutti i tipi di modelli (scatole… belli.. brutti.. ecc…), è mantenere assolutamente lo spirito del modellista che lo ha costruito.. le sue capacità… le sue tecniche… insomma: se un modello è stato costruito con le nostre manine… bello o brutto che sia.. lo sentiremo per sempre NOSTRO! (spero di essermi spiegato).

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Ecco perché, d’accordo con il mio amico, si è deciso di non “disfare” niente di quello che era stato creato, e di cercare di “pulire” e sistemare nel miglior modo possibile lo stato attuale dell’opera. Detto questo, analizziamo la situazione del modello come era prima… cosa è stato fatto e come è diventato. A parte l’immensa polvere che era su tutto il modello… si è notato che il creatore lo aveva anche (forse spruzzato) ricoperto di una vernice trasparente tipo flatting: la vernice si era depositata sia sullo scafo, sia sulle manovre, sia sulle vele. Queste ultime sembravano fatte di carta inamidata… La prima operazione effettuata è stata quella di “spolverare” letteralmente tutto il modello… piano piano, con pennellini di diverse misure e rigidità, in modo da liberarlo dalla polvere il più possibile (logicamente partendo dall’alto per arrivare allo scafo.) Per spolverare bene le manovre fisse e non, ho imbevuto prima il pennello in acquaragia, in modo da renderle più “morbide”, eliminando il rischio di spezzarle. Questa è stata l’operazione più lunga ed estenuante: ci vuole molta pazienza… andare adagio… pezzo per pezzo… cercando di non spezzare niente. Con un mini pennellino poi sono passato ai bozzelli e alle bigotte, in modo da entrare bene nelle scanalature e renderle un pochino visibili. Certo la vernice che copre tutto il modello non ha aiutato ad eliminare perfettamente tutta la polvere (questa si era “incollata” in alcuni punti sulla vernice): alla fine, dopo il lavoro con i pennelli, ho usato anche delle bombolette spray di aria compressa. Partendo dall’alto si notava che aveva le aste portabandiera dell’albero di trinchetto e di maestra completamente rotte e scardinate.

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Alcune manovre erano tenute insieme con dei fili da cucito sottili (questo vuol dire che si era già cercato di sistemare il modello a suo tempo). Fortunatamente la sommità degli alberi era intatta. Quindi ho preso del cotone imbevuto di acquaragia ed ho ammorbidito un pochino le legature delle aste rotte, in modo da poterle tagliare e “scollare” dall’albero. Per staccare le bandiere dalle vecchie aste, le ho immerse per circa un minuto in acqua calda e con una pinzetta sono riuscito a staccarle senza rovinarle troppo. Rifatto le aste con la loro legatura completa. Il pennone di civada era spezzato da un lato ed era completamente staccato dal bompresso. Qui ho rifatto completamente il pennone con un tondino di noce da 3 mm completo di 6 fori passanti per gli amatigli fissi del pennone (sostituiti anch’essi).

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Così come è venuto il pennone e le sue manovre alla fine…

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A poppa.. dei tre fanali esistenti ne erano rimasti due, di cui uno si stava staccando. Fortunatamente il terzo fanale, seppur staccato e malmesso (era sporco e piegato da un lato) era a mia disposizione. Con delle pinzette molto piccole ho raddrizzato la parte ritorta, poi con del cotone arrotolato ed imbevuto di una sostanza utilizzata per lucidare l’ottone, ho cercato di “ravvivare” tutti e tre i fanali… e devo dire che … insomma… sono venuti abbastanza bene…

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Per ultimo… rimaneva il distacco del boma di poppa. Si era completamente staccato. Qui è bastato pulire con una limetta a punta fine la parte delle maschette a forma di gola, liberandole da tutto il residuo di colla “antica” che vi era. Una volta ben pulito, ho potuto riattaccare con nuova colla, nella stessa posizione il boma, tendendo le manovre e visualizzando di nuovo le bandiere posizionate. Come era il boma “all’arrivo in ospedale” … e dopo averlo “recuperato”

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Sostituzione delle manovre del velaccio Per quanto riguarda tutte le manovre ho provato questa tecnica. Mi sono messo un “velo” di Bitume di giudea… al naturale…senza diluirlo… sulle mani (con guanto in gomma…eh eh eh) ed ho passato tutte le manovre.. una ad una… cercando di impregnare il più possibile il filo, senza farlo diventare troppo scuro. Appena passato il bitume, con un batuffolo di cotone imbevuto di acquaragia ho ripassato tutti i fili togliendo il superfluo e bagnando bene ogni manovra. Una volta asciutte (dopo un paio di giorni) ho passato sempre la miscela di Bitume di giudea e acquaragia ancora tutti i fili, riuscendo a vivacizzarne i colori e rendendoli anche più “morbidi”.

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La stessa procedura l’ho adottata anche per il ponte e tutti i particolari sopra di esso (compreso la scialuppa). Solo che oltre al passaggio (fatto almeno 3 volte in tempi diversi) con bitume e acquaragia, appena fatto l’ultimo, ho ripassato il tutto con olio di lino cotto mischiato al 50% con acquaragia. Questo ha permesso di “spandere” bene e maggiormente il bitume rendendolo omogeneo su tutti i particolari e facendolo “attaccare” bene ad ogni pezzo. Le vele invece sono state trattate, una volta spolverate bene (almeno il più possibile) con solo acquaragia: (io ho provato.. non sapendo come fare….) ebbene le ha rese più morbide e di colore “omogeneo”. E’ più facile farlo che spiegarlo… ma forse le foto rendono maggiormente l’idea…

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… dopo il trattamento…

Argano…

Cannoni e carabottini…

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Scialuppa…

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Altre piccole foto di insieme…. Prima…

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…. E dopo la cura…

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5 Conclusioni Bhe … devo dire che essendo la prima volta che mi cimento in una impresa così difficile (almeno per me… ma effettivamente “facile” vista la semi-ristrutturazione eseguita), sono molto felice… (e lo è stato anche il mio amico!) di esserci riuscito.. di aver passato un pò di ore in compagnia di una nuova nave, e di essere riuscito a renderla ancora abbastanza “viva” perché possa ancora essere messa su un ripiano in bella vista… a dire la sua!! E a ricordare che un uomo… seppur semplice.. seppur modesto… ha dato l’anima per creare qualche cosa che rimarrà ancora per un po’ di tempo a testimoniare che l’armonia e lo spirito sta attorno a tutte le cose che ognuno di noi crea con le proprie mani e con il suo spirito…. Ciao a tutti

Andrea Moia (Ordigno)