RESOCONTO INTEGRALE SEDUTA DI VENERDI' 10 DICEMBRE 2004 · — 3 — La seduta inizia alle 11,10...

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Atti consiliari Consiglio Regionale Marche VII LEGISLATURA SEDUTA N. 211 DEL 10 DICEMBRE 2004 — 1 — Sono intervenuti: RESOCONTO INTEGRALE 211. SEDUTA DI VENERDI' 10 DICEMBRE 2004 SEDUTA APERTA PRESIDENZA DEL SINDACO DI ASCOLI PICENO PIERO CELANI Giornata della pace e dei diritti umani PIERO CELANI, SINDACO di Ascoli Piceno ...................................................................................................... p. 3 MASSIMO ROSSI, Presidente della Provincia di Ascoli Piceno ....................................................................... p. 5 LUIGI MINARDI, Presidente del Consiglio regionale delle Marche .............................................................. p. 7 Don VINICIO ALBANESI, Comunità di Capodarco ........................................................................................ p. 9 Padre WALTER BORGHESI, Missionario comboniano ................................................................................... p. 9 MARCO BELLARDI, Dirigente servizio politiche comunitarie e cooperazione allo sviluppo ........................ p. 10 CLAUDIO LATINI, CGIA .................................................................................................................................. p. 13 MICHELE MAIANI, Presidente Comunità montana Montefeltro ..................................................................... p. 14 UMBERTO TRENTA, Consigliere regionale ..................................................................................................... p. 15 UGO ASCOLI, Assessore Regione Marche ..................................................................................................... p. 17 GUIDO CASTELLI, Consigliere regionale ...................................................................................................... p. 19 PIETRO D’ANGELO, Consigliere regionale .................................................................................................... p. 20 ACHILLE BONFIGLI, Presidente Consorzio Universitario Piceno ................................................................. p. 21 GIOVANNI SILVESTRI, Assessore Comune di Ascoli Picen ............................................................................ p. 22 MARIO PAOLETTI, Presidente della Circoscrizione di Monticelli ................................................................ p. 24 PATRIZIA ROSSINI, Sindaco di Castel di Lama ............................................................................................... p. 25 GABRIELE MARTONI, Consigliere regionale .................................................................................................. p. 27 UGO ASCOLI ................................................................................................................................................... p. 29 PIERO CELANI ................................................................................................................................................. p. 30

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Atti consiliari Consiglio Regionale Marche

VII LEGISLATURA – SEDUTA N. 211 DEL 10 DICEMBRE 2004

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Sono intervenuti:

RESOCONTO INTEGRALE

211.

SEDUTA DI VENERDI' 10 DICEMBRE 2004SEDUTA APERTA

PRESIDENZA DEL SINDACO DI ASCOLI PICENO PIERO CELANI

Giornata della pace e dei diritti umani

PIERO CELANI, SINDACO di Ascoli Piceno ...................................................................................................... p. 3MASSIMO ROSSI, Presidente della Provincia di Ascoli Piceno ....................................................................... p. 5LUIGI MINARDI, Presidente del Consiglio regionale delle Marche .............................................................. p. 7Don VINICIO ALBANESI, Comunità di Capodarco ........................................................................................ p. 9Padre WALTER BORGHESI, Missionario comboniano ................................................................................... p. 9MARCO BELLARDI, Dirigente servizio politiche comunitarie e cooperazione allo sviluppo ........................ p. 10CLAUDIO LATINI, CGIA .................................................................................................................................. p. 13MICHELE MAIANI, Presidente Comunità montana Montefeltro ..................................................................... p. 14UMBERTO TRENTA, Consigliere regionale ..................................................................................................... p. 15UGO ASCOLI, Assessore Regione Marche ..................................................................................................... p. 17GUIDO CASTELLI, Consigliere regionale ...................................................................................................... p. 19PIETRO D’ANGELO, Consigliere regionale .................................................................................................... p. 20ACHILLE BONFIGLI, Presidente Consorzio Universitario Piceno ................................................................. p. 21GIOVANNI SILVESTRI, Assessore Comune di Ascoli Picen ............................................................................ p. 22MARIO PAOLETTI, Presidente della Circoscrizione di Monticelli ................................................................ p. 24PATRIZIA ROSSINI, Sindaco di Castel di Lama ............................................................................................... p. 25GABRIELE MARTONI, Consigliere regionale .................................................................................................. p. 27UGO ASCOLI ................................................................................................................................................... p. 29PIERO CELANI ................................................................................................................................................. p. 30

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SEDUTA PRECEDENTE: N. 209 — DI SABATO 4 DICEMBRE 2004

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La seduta inizia alle 11,10

Giornata della pace e dei diritti umani

PIERO CELANI, SINDACO di Ascoli Piceno.Spetta a me aprire i lavori di questa seduta delConsiglio regionale aperto. Lo faccio soltantoper dovere di ospitalità, quale “padrone di casa”,poi cederò la presidente al dott. Luigi Minardi.

Do il benvenuto a tutti i consiglieri regio-nali, all’intero Consiglio regionale, in partico-lare saluto il presidente dott. Minardi, tutte leautorità presenti in sala, tutti i cittadini chehanno raccolto l’invito a partecipare a questoConsiglio regionale aperto, molto importante esignificativo per il tema che andremo a trattaree per l’atto finale che andremo a firmare. Salutoanche tutti i consiglieri comunali e gli assessoridel Comune di Ascoli Piceno, i sindaci dellaprovincia che hanno raccolto l’invito, il presi-dente della Provincia di Ascoli Piceno Massi-mo Rossi.

Il Consiglio regionale si articolerà in duemomenti distinti. Questa mattina saranno pre-sentati i progetti di solidarietà internazionale,dopo i saluti dei consiglieri regionali che sonopresenti in sala, quindi, dopo l’illustrazione dei

due progetti di solidarietà internazionale, saràpresentato lo statuto dell’Associazione Uni-versità per la pace, la cui sede è stata individua-ta, con un’apposita legge regionale, nella cittàdi Ascoli Piceno. La seconda parte sarà dedica-ta a un incontro con i giovani della nostraregione presso l’auditorium della FondazioneCassa di risparmio per trattare il tema “I giova-ni e le istituzioni”. Sarà un incontro moltointenso quello del pomeriggio, perché ci siconfronterà con alcune esperienze, con alcuniprogetti che i giovani hanno fatto, nel camposoprattutto della legalità e delle istituzioni.

Voglio brevemente fare qualche rifles-sione su questa giornata, sul tema che andiamoa trattare, però prima voglio leggervi un tele-gramma inviato dal nostro prefetto GiuseppeDestro, indirizzato al dott. Luigi Minardi, pre-sidente del Consiglio regionale Marche: “Gra-to cortese invito al Consiglio regionale orga-nizzato per il 10 dicembre prossimo, formulofervidi auspici per la migliore riuscita dei lavo-ri. Spiacente non poter intervenire perconcomitanti impegni. Cordiali saluti”.

Scelta migliore il Consiglio regionalenon poteva fare per individuare Ascoli Picenoquale sede dell’Associazione Università per lapace. Questo perché Ascoli Piceno potrebbeessere definita città della pace ante litteram,

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perché fin dal Medioevo la città di AscoliPiceno custodisce presso la chiesa diSant’Agostino, che è a pochi passi da questomeraviglioso palazzo, un dipinto intitolato allaMadonna della Pace. E’ una tela su tempera didimensioni 130x160, dipinto da un marchigiano,Francescuccio da Fabriano, che rappresentaappunto la Madonna della Pace a cui gli ascolanisono stati sempre devoti, che hanno sempreammirato, tant’è che uno storico ascolano,Antonio Marcucci, già nel 1766 descrive iprodigi che questo dipinto faceva nel momentoin cui gli ascolani si rivolgevano alla Madonnadella Pace, rappresentata dalla Madonna conun bambino in braccio nel momentodell’allattamento, nei periodi più difficili dellavita cittadina, ma soprattutto nei momenti incui c’erano vere e proprie guerre cittadine tra leopposte fazioni.

Voglio leggervi un passo di quello chescrive il Marcucci nel 1766 a proposito diquanta venerazione ci fosse e di quanto prodi-gioso fosse questo dipinto. Marcucci scrive:«A motivo che in tempo di guerre civili, conl’improvviso suono miracoloso della sua cam-pana — la campana della chiesa diSant’Agostino dov’era custodito questo dipin-to — fatto di notte, nell’atto che la sanguinariafazione della “della montagna” stava per dareaddosso all’altra “della marina” fu disposta lapace fra discordi cittadini». Sta a significareche già nel Medioevo c’era un riferimentoimportante all’interno della città di Ascoli. Neimomenti più burrascosi gli ascolani si rifugia-vano dentro questa chiesa, suonavano la cam-pana della Madonna della Pace per far sì chetutto cessasse.

Questa devozione continua tutt’oggi, tan-to è vero che in occasione della Quintana delsecondo sabato di luglio, tutti i quintanari, tuttoil corteo si porta sul sagrato della chiesa diSant’Agostino, proprio per portare in donosimbolicamente una campana al sacerdote chein questo momento ha in cura la chiesa diSant’Agostino, mons. Sergiacomi, quasi a ri-cordare quei momenti, con l’augurio e conl’auspicio che quella campana non possa maiservire per far cessare le diatribe all’interno diquesta città.

Ho voluto inserire questo momento di

ricordo, questo momento storico, per dire cheeffettivamente è stata fatta una scelta moltooculata. Quindi oggi è una giornata importante,sia per quanto riguarda il giorno — il 10 dicem-bre è storicamente una data molto importanteper quanto riguarda la storia dei diritti umani —che per l’atto finale che si andrà a fare succes-sivamente.

Il problema della pace, come molto spes-so era solito dire un grande presidente degliStati Uniti, Kennedy, è sempre un problema didiritti umani, tutti quei diritti per i quali lapolitica, il politico sono chiamati ad impegnar-si proprio nel rispetto dei valori della pace edella non violenza.

Per ognuno di noi, per ogni amministra-tore, ma per tutti gli uomini, volere la pace nonè, come diceva giustamente don Riboldi, sol-tanto affermare “voglio la pace, voglio viverenaturalmente in pace”, ma significa combatterel’indifferenza che è nei nostri cuori, nelle no-stre azioni. Quindi voler la pace significa impe-gnarsi nella famiglia, nella strada, nei posti dilavoro a combattere ogni forma di violenza. Staa noi trovare un meccanismo che serva adisinnescare le eventuali tensioni che potreb-bero sfociare in conflitti, ripristinando sempreil principio della ragione e della non violenza.

Credo che questo della ragione si unaspetto molto importante. Dobbiamo ancheimparare a far prevalere, spesso, l’aspetto dellaragione rispetto a qualsiasi altro aspetto. Moltospesso anche la ragion di Stato deve fare unpasso indietro nei confronti della ragione uma-na, della ragione dell’uomo.

In questo momento, effettivamente visono dei cattivi pensieri che ci animano, perchéil mondo è pervaso da un’onda di violenza chesi manifesta con sempre maggiore frequenza,quindi ci porta sempre nuove vittime del terro-rismo. Davanti a queste stragi, a queste miglia-ia di feriti, di morti, di atti di violenza cherisultano difficili da comprendere, credo chenon si possa restare inermi, è una logica che nonpossiamo assolutamente accettare, occorre unarazione ferma ed unitaria di tutta la societàcivile chiamata a mobilitarsi a difesa dellademocrazia, soprattutto contro il terrorismo.

Voglio chiudere ricordando alcune paro-le che uno scrittore spagnolo, Sepùlveda, ha

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scritto nei momenti successivi alla strage diMadrid: “Venite a vedere il sangue per le stra-de: erano donne, uomini, bambini, anziani: lasemplice pura umanità che cominciava un altrogiorno, un giorno di lavoro, di sogni, di speran-ze, senza sapere che al volontà assassina diqualche miserabile aveva deciso che fosse l’ul-timo. Venite a vedere gli appunti, i libri, le cosesparse fra i resti del massacro, venite a vedereun giorno morto e il dolore di una società che hagridato mille volte il suo diritto di vivere inpace”. Questo mi sembra l’aspetto che dobbia-mo significare maggiormente: venite a vedereun giorno morto. Ogni giorno di terrorismo è ungiorno morto, un giorno che la società civileperde, un giorno che l’uomo perde naturalmen-te nella sua vita. Noi vorremmo che ciò non siripetesse mai.

Concludo con un ringraziamento e unsaluto al consigliere amico Umberto Trenta,che tenacemente sta portando avanti questoprogetto insieme a tutto il Consiglio regionalee mi auguro che da oggi parta anche un’atten-zione particolare da parte del Consiglio regio-nale verso la nostra città, affinché, dopo averefirmato lo statuto di questa Associazione Uni-versità per la pace ad Ascoli, vi si dia concretez-za nel modo migliore, dotando questa leggeanche di adeguate risorse. So che il Consiglioregionale già in Commissione ha predispostoalcune poste di bilancio per far sì che il progettosi possa concretizzare. Ci crediamo, quindianche il Consiglio comunale di Ascoli Picenoha già in bilanci delle somme per potersi attiva-re immediatamente affinché la cosa si possaconcretizzare. Chiudo con un invito al Consi-glio regionale perché si concretizzi tutto e per-ché si dia piena attuazione a questo statuto,affinché Ascoli Piceno diventi il centropropulsore di queste attività. Sappiamo chesono previsti, in futuro, dei corsi di formazionenella nostra città che dovrebbero tenere illustripersonaggi, addirittura dei Premi Nobel. E’chiaro che per fare bella figura, per far sì chequesti illustri personaggi possano arrivare nelmodo migliore e stare nel modo migliore adAscoli Piceno occorre naturalmente investireanche in strutture, in infrastrutture sulla nostraregione e sulla nostra città in particolare per far

sì che questo possa concretizzarsi nel miglioredei modi.

Concludo qui, vi ringrazio ancora per lavostra partecipazione, gli appuntamenti li ab-biamo ricordati. nell’intervallo tra la primaparte della mattinata e la seconda parte, chiun-que voglia visitare la Pinacoteca civica lo potràfare. La Pinacoteca rimarrà aperta, quindi viinvito a visitare le opere d’arte che sono conte-nute nella nostra splendida Pinacoteca civica.

Ha la parola, per un saluto, il presidentedella Provincia di Ascoli Piceno Rossi.

MASSIMO ROSSI, Presidente della Pro-vincia di Ascoli Piceno. Sottolineo la mia par-tecipazione di partecipare a questa iniziativa,per il fatto che si svolga qui e per il fatto che entilocali, Regione siano qui a parlare non solo distrade, di infrastrutture, di fabbriche, di agri-coltura, cosa importantissima che dobbiamofare e che facciamo quotidianamente, ma aparlare di pace e di diritti umani. Penso che lecose siano strettamente legate, perché se ripen-so a una giornata come quella di ieri in cui hocorso da Roma a Montegranaro per parlare dirisorse, di agricoltura, di parco marino e di tantecose e penso un attimo a quello che sta succe-dendo nel mondo ritengo che non possiamoessere indifferenti. Noi dobbiamo sempre cer-care di capire che le azioni che facciamo quo-tidianamente sono condizionate e condiziona-no gli scenari globali, in questa strettainterrelazione tra i diritti di tutti e gli scenari dipace. E’ allora giusto che oggi 10 dicembre,siamo qui a parlare di questo. Guarda caso il 10dicembre, perché quando si parla di pace non sipuò non collegare immediatamente la situazio-ne dei diritti umani nel mondo. Il 10 dicembre1948 veniva sottoscritta la Dichiarazione uni-versale dei diritti umani. Con questa Dichiara-zione si affermavano una serie di diritti che unessere umano, solo per il fatto di venire almondo, deve in qualche modo godere. Non c’èun diritto alla pace scritto. Poi, alla fine c’è unarticolo dove si dice che comunque l’insieme ditutti questi diritti è il diritto alla pace. Solo conl’affermazione di tutti questi diritti si realizzeràla pace.

Penso che su questo dobbiamo riflettere,perché la guerra — anche questo è un motivo

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per cui dobbiamo occuparcene — non è piùcome la vivevamo qualche decennio or sono,qualcosa lontana da noi. Noi che pensavamo,mettendoci alle spalle il secolo scorso, di averchiuso la partita con la guerra. Pensate, il ‘900è stato un secolo che ci porta alla mente degliorrori, però penso che dobbiamo rivalutare il‘900 sotto questo aspetto. Pensate alla Carta deidiritti umani, alla Carta delle Nazioni Unite,alle nostre costituzioni che ripudiano la guerra,non usano altri termini più leggeri. E’ quindi unsecolo nel quale abbiamo scritto parole con ilsangue delle persone che hanno combattuto perun sistema migliore. Penso a coloro che nelnostro paese hanno dato la vita nella Resistenzaper creare un mondo più giusto, in cui si supe-rassero gli orrori della guerra e la sopraffazionedi uomini su altri uomini.

Oggi ci troviamo invece a fare i conti conuna situazione che vede la guerra con scenaricompletamente diversi. La guerra è quella cheleggeva Piero Celani poco fa, quando parlavadei morti della stazione di Madrid: come èpossibile che i milioni di persone che muoionoogni anno, che sono private di ogni diritto, inqualche modo non hanno nulla a che fare, ocomunque non danno alimento a grandi scenaridi tensione, a fanatismi religiosi, alimentano egiustificano a volte, assurdamente, certi scena-ri di guerra che non sono uno strano campiona-no di calcio che si gioca come si giocava primasolo fuori casa, lontano da noi, ma che oggi ciritroviamo in casa, in queste situazioni?

Penso che dobbiamo tutti riflettere suidiritti umani, a partire da noi. Quindi benequesta iniziativa dell’Università per la pace,perché bisogna assolutamente lavorare, cometra l’altro ci ha ricordato quest’anno il SantoPadre proprio il primo gennaio, dedicando que-st’anno all’educazione e alla pace.

Questa Università per la pace, questaassociazione che andiamo a costruire sarà sicu-ramente uno strumento per far capire quanto lapace è collegata con i diritti. Noi abbiamoiniziato questo incontro alle 11, concluderemoquesta prima parte verso le 13,30: leggendo irapporti di questi giorni dell’Unicef e della Faosappiamo già che alla fine di questa riunione cisaranno già 1.500 bambini morti per mancanzadi cibo, per cattiva nutrizione. Tutti i giornali ci

hanno sparato in faccia questo dato: ogni 6secondi muore un bambino che non abbiamosaputo salvare. A me vengono in mente i datiletti in un libro dei Missionari Comboniani,laddove c’è scritto che con 7 miliardi di dollari,l’equivalente di quello che si spende in unostato come gli Stati Uniti in cosmetici, si po-trebbe dare l’istruzione di base a tutti i bambiniche non ce l’hanno, così come con 10 miliardidi dollari l’anno, quanto si spende in gelati nelnostro continente europeo, si potrebbero dareacqua e infrastrutture igieniche per tutte lepersone che non le hanno. Così come — loleggo da questo volume dei Comboniani nonsmentito, che deriva tra l’altro da uno studio delSocial Watch, questa agenzia di economisti alivello internazionale — si legge che con 13miliardi di dollari all’anno, quanto si spende inprofumi in Europa e negli Stati Uniti, si potreb-be dare assistenza sanitaria alle donne gravidee partorienti.

Questo per dire che queste morti pesanosulla nostra coscienza, che ci sono i mezzi perriuscire a rimuovere questa barbarie, questaguerra economica e allo stesso tempo perdisinnescare una bomba che abbiamo sotto dinoi, questa barca che rischia di affondare, tra-scinando chi è sul ponte e chi è nella stiva.

Leggo altri dati. Si dice che basterebberidurre del 10% le spese militari dei paesi ricchiche invece sono aumentate del 18% nell’ultimobiennio per dare risposta a questi problemi.Basti dire che l’anno scorso si sono spesi 956miliardi di dollari per armi, mentre 58 miliardidi dollari sono stati spesi per aiuti ai paesipoveri. Nel nostro paese, nel 1990 si spendeva-no 50 dollari pro-capite per cooperazione inter-nazionale ed aiuti allo sviluppo, oggi si spendo-no 37 dollari pro-capite, a distanza di 14 anni,quindi siamo andati indietro. Come si fa aparlare di pace e diritti umani, se poi nonfacciamo ognuno la nostra parte, come cittadi-ni, nello spingere la politica ad andare in quelladirezione?

Ritengo allora che questo Consiglio siastato bene impostato, perché per parlare dipace, oggi si presentano i progetti. Qualcunopensa che di fronte a tutto questo la risposta siafare guerre preventive per cercare di evitarescenari futuri che possano coinvolgerci. Io pen-

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so che le azioni contenute in questo librettosono azioni di pace preventiva, e questa è lstrada: fare azioni di pace preventiva inveceche azioni di guerra preventiva.

Visto che ho parlato e basta parlare sol-tanto, bisogna riflettere e fermarci: chiedo, perquesti 1.500 bambini che al termine di questaseduta non ci saranno più per le nostre inadem-pienze, di osservare, al termine di questa sedu-ta, un minuto di silenzio, concentrandoci suiloro volti, immaginandoli e pensando che alloro posto potrebbero esserci i nostri figli.

LUIGI MINARDI, Presidente del Consi-glio regionale delle Marche. Grazie, Sindaco,per l’ospitalità con la quale hai accolto il Con-siglio regionale in questo splendida sala. Gra-zie a te, a Massimo Rossi per l’impegno con ilquale avete affrontato questa giornata organiz-zata insieme al Consiglio regionale nella cittàdi Ascoli Piceno, una giornata intera che non siconclude questa mattina ma che continua oggipomeriggio all’auditorium, altrettanto impor-tante di quella di questa mattina.

Siamo ad Ascoli perché, come Consiglioregionale abbiamo intenzione di decentrare ilpiù possibile le nostre iniziative e stiamo speri-mentando le modalità di trasferire il Consiglioregionale nel territorio, evitando che l’unicoluogo della sua convocazione fosse il centrodella nostra regione, Ancona. E’ un modo peravvicinare le istituzioni a tutte le realtà delterritorio, far sentire tutti i cittadini marchigiania casa propria e avvicinare, con quel poco cheè possibile, anche simbolicamente, il Consiglioregionale, la Regione come istituzione ai citta-dini marchigiani laddove essi vivono. Lo fac-ciamo oggi e lo facciamo ad Ascoli, perchéoggi noi vogliamo ricordare, visto che è il 10dicembre, la “Giornata della pace” nel giornoin cui è stata firmata, nel 1948, la Dichiarazioneuniversale dei diritti umani dell’Onu. E lo fac-ciamo ad Ascoli, perché su Ascoli esiste unprogetto del Consiglio regionale, della Regio-ne tutta, che riguarda l’Università per la pace,quindi anche un modo tangibile di venire inquesta città a ragionare di un progetto concreto.

Noi vorremmo fare del 10 dicembre unasorta di appuntamento fisso. Non è, quella dioggi, la prima riunione del Consiglio regionale

su questi temi, è la terza riunione in questalegislatura. Abbiamo iniziato dopo l’approva-zione della legge regionale e vorremmo fare diquesto appuntamento fisso una sorta di rito chesi rinnova ogni anno, un momento di riflessionee di confronto sempre più coinvolgente per lasocietà marchigiana.

Siamo quindi in mezzo a questo percor-so, sappiamo che ancora non è un fatto concre-to, ma vorremmo che sempre più ogni annorappresentanti dei marchigiani nelle istituzionisiano con noi e sempre più marchigiani guardi-no la nostra azione come un’azione importantein questa importante data.

La nostra regione è una regione ricca. Loè da un punto di vista economico, lo è anche daun punto di vista di virtù civica, lo è anche da unpunto di vista di passione non soltanto per tuttoquello che accade all’interno delle mura dellecittà, ma sono tante, ormai, le associazioni e leistituzioni attive anche nel campo della coope-razione allo sviluppo.

La giornata di oggi noi la vorremmoricordare, ovviamente, per questo evento, inAscoli, non per le parole che in questo eventosaranno pronunciate, ma in particolare per iprogetti dei quali noi vogliamo parlare. Voglia-mo che a parlare di pace siano alcuni protago-nisti marchigiani e che lo facciano attraverso leazioni che stanno realizzando, che sono quat-tro.

La prima è “Dalle Marche un progetto dipace”, la seconda è “Una scuola dei mestieri perl’Africa”, la terza è “Una speranza per il futuro”e la quarta, ultima non per importanza ma quasiper ospitalità, è “L’Università per la pace” cheabbiamo intenzione di radicare in questa città.

Lo scorso anno il Consiglio regionale,con il concorso di quattro Consigli provinciali— anche questo è un tema costante nella nostraazione, cercare di coinvolgere il più possibiletutti gli attori istituzionali della nostra regione,quindi la partecipazione dei “quattro Consigliprovinciali è stata per noi un segno di attenzio-ne importante che il territorio ha dato allenostre iniziative — ha deciso di appoggiare 26progetti avanzati dai missionari marchigiani.Lo abbiamo fatto come una scelta: 26 progetti,con le poche risorse di cui disponevamo, pote-va per qualcuno apparire come una dispersione

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delle nostre risorse in una quantità di progettianche eccessiva. Invece noi abbiamo sceltoquesta strada per significare l’attenzione nontanto ai progetti quanto ai missionarimarchigiani, a quelle persone che quotidiana-mente vivono il loro progetto di speranza, dipace, concretamente, e dare un segnale di atten-zione. Si è aperta con il Consiglio regionale unaricca comunicazione, perché quelle poche ri-sorse di cui disponevamo, comunque hannoattivato un’attenzione e un desiderio di esserci,di avere un contributo in più per realizzarequalche opera nel campo delle loro missioni,che ci ha messo nella condizione di soddisfare,appunto, 26 piccoli progetti. Lo abbiamo fattoin collaborazione con la Conferenza EpiscopaleMarchigiana, che ha attivato la Comunità diCapodarco, che questa mattina è presente connoi con don Vinicio Albanesi.

Oggi abbiamo alcune testimonianze diquesta esperienza: c’è padre Walter Borghesi,missionario comboniano, che ci parlerà, ap-punto di queste esperienze. Se pensiamo che30.000 bambini muoiono ogni giorni per ma-lattie facilmente prevenibili, derivanti quasiesclusivamente da malnutrizione e da pessimecondizioni igieniche nelle quali vivono, se pen-siamo che tre miliardi di persone vivono conmeno di due dollari al giorno, potremmo anchepensare che tutto quello che stiamo facendo època cosa e che può anche essere perfino inutilequello che stiamo facendo. Ebbene, è proprioquesto che noi vogliamo evitare: evitare unsentimento di impotenza. Di fronte alla dimen-sione del problema è facile farsi prendere da unsentimento di impotenza, perché nessuna no-stra azione pensata e progettata può avere l’am-bizione di risolvere un problema di questedimensioni. Noi non vogliamo neanche sentir-ci rassicurati per la nostra azione compassione-vole. Vogliamo anche scrollarci un po’ di dos-so, eventualmente, il velleitarismo che puòportarsi dietro chi pensa che il problema debbaessere aggredito alla radice: spesso la ricerca diuna soluzione radicale porta alla rassegnazio-ne. Noi vogliamo evitare tutto questo.

E allora qual è l’obiettivo della nostraazione? La nostra azione è guardare in faccia ilproblema, la nostra azione è far sì che si prendaatto del problema e parlare di questo problema

con la più ampia comunità marchigiana. Vo-gliamo che i marchigiani sappiano che tantepersone che vivono nelle istituzioni, nelle asso-ciazioni, tanti marchigiani che hanno una abi-tudine di vita, una cultura ad assumere atteggia-menti spesso schivi, discreti, eppure anche inquesto settore tanti marchigiani sono presenticon la loro azione quotidiana, e se la conoscen-za di questi casi concreti positivi possa produr-re voglia di emulazione, voglia di esserci, vo-glia di fare di più e meglio, noi crediamo diavere raggiunto un obiettivo: quello di far sì chequeste azioni che i marchigiani stano compien-do, possano diventare sempre più numerose e ilfiume possa ingrandirsi con l’azione di tantiche si aggiungono a coloro che stanno giàagendo. Quindi la nostra è un’azione educativase vogliamo; vogliamo che se ne parli, perchéè già importante parlarne. Vogliamo parlarnenelle istituzioni ma non solo.

Questa sera, per esempio, abbiamo unimpegno altrettanto importante all’auditorium.E’ questa una novità, perché finora le manife-stazioni precedenti sono avvenute essenzial-mente nella sede istituzionale, invece questasera, all’auditorium, vogliamo dedicare l’at-tenzione al problema de “I giovani e le istitu-zioni”. E’ un problema altrettanto importanteche ha un’attinenza con la pace, non è senz’altrostaccato dal problema della pace. Non trattere-mo temi generici, ma affronteremo esperienzeche stanno aiutando i giovani a non rimaneresoli, chiusi in se stessi. Esperienze che aiutanogiovani marchigiani a sentirsi parte di unaumanità impegnata a costruire una società piùgiusta e un mondo migliore, credo che siaun’opera positiva che il Consiglio regionale staportando avanti con il contributo di tanti consi-glieri, con il contributo delle istituzioni locali— nel caso specifico la città di Ascoli Piceno ela Provincia di Ascoli Piceno — e riteniamoche anche questo possa essere un seme che neiprossimi anni possa germogliare. Avvicinare igiovani alle istituzioni, colmare questo abissoche si è creato nell’ultimo ventennio, far sì chei giovani sentono le istituzioni come casa pro-pria è un vero e proprio contributo alla culturadella pace che ci sentiamo di dare e che cisentiamo, in una giornata come questa, di sot-tolineare come una volontà che mi auguro in

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modo duraturo il Consiglio regionale e le istitu-zioni marchigiane vorranno dare anche neiprossimi anni.

PRESIDENTE. Ringrazio il presidenteMinardi. Passiamo adesso alla fase operativa,alla presentazione dei progetti, quindi passia-mo dalle parole ai fatti e vediamo concretamen-te quello che è stato fatto quello che si stafacendo nella nostra regione per questo impor-tante valore.

Invito don Vinicio Albanesi a presentareil progetto “Dalle Marche un gesto di pace”.

Don VINICIO ALBANESI, Comunità diCapodarco. Quando mons. Comastri mi chia-mò per realizzare questo progetto, c’era giàl’istruttoria di 26 progetti provenienti da tutto ilmondo di missionari e missionarie italiane.Abbiamo fatto una riunione con il Consigliomissionario delle Marche rappresentato da tut-te le diocesi e abbiamo scelto per questo primopassaggio, una presenza piccola ma significati-va di 1.500 euro che sono stati versati a ciascu-no dei missionari. Ne mancano ancora alcuniperché, con l’esperienza che abbiamo, damarchigiani, non ci fidiamo delle transazioniinternazionali, avendo fatto esperienza che poii soldi si perdono, quindi occorre un collega-mento molto diretto e molto sicuro.

I missionari sono rimasti meravigliatipositivamente che qualcuno, tra le istituzioni,si sia ricordato di loro e lo hanno fatto con uncuore largo, largo perché probabilmente non siaspettavano che dalla propria regione partissequesta idea. E’ un’idea a mio parere da confer-mare, è un’idea bella, perché leggendo i proget-ti c’è quello che i presidenti questa mattinahanno detto: povertà, istruzione, sanità, assi-stenza, quelle cose che i missionari fanno nelmondo, e le fanno con la radice di questa nostraterra che amiamo e alla quale siamo moltoaffezionati.

Quindi ringrazio e riporto i ringrazia-menti che questi missionari hanno fatto. Proba-bilmente per i prossimi anni si potrebbero sele-zionare alcuni di questi progetti, in modo daentrare più dettagliatamente nella loro fattibilità.Le risorse sono poche, i dollari — in generecercano dollari, perché nel mondo si usa il

dollaro — richiesti sono molti, però questapresenza credo che sia estremamente utile, si-gnificativa e soprattutto fattiva.

PRESIDENTE. Ascoltiamo adesso latestimonianza di padre Walter Borghesi, mis-sionario comboniano, che parlerà del “ProgettoBrasile”

Padre WALTER BORGHESI, Missionariocomboniano. Saluto il Sindaco, il presidentedella Provincia, il presidente del Consiglio re-gionale delle Marche, i consiglieri e tutti noi quiriuniti.

Vorrei essere molto chiaro e nello stessotempo molto semplice. Il mio nome è padreWalter Borghesi, io mi sento in casa, sonomarchigiano, nativo di Corinaldo. Faccio partedi questo aiuto che la Regione Marche hastanziato. Noi siamo quattro comboniani sparsiper il mondo e questi progetti sono indirizzatisoprattutto all’educazione dei bambini. Perquanto mi riguarda ai “bambini di strada” inBrasile. Fin dagli anni ‘70 sono in B rasile,prima come laico, poi come sacerdotecomboniano. Poi, in Africa, i “bambini solda-to”, soprattutto in Uganda. I bambini nomadi inKenya, per avere un’istruzione. Poi i bambini icui genitori sono morti per Aids. Sono progettiimportanti per dare spazio e futuro.

Vorrei però sottolineare un aspetto. Noi,come missionari — io sono qui come rappre-sentante di tutti i missionari delle Marche —non ci sentiamo eroi, però sottolineiamo unaspetto: noi annunciamo Cristo, il Vangelo.Senza quello la nostra azione sarebbe non dicoinutile, ma non avrebbe quell’incidenza, comemissionari. Noi sottolineiamo anche l’aspettodel prendere l’uomo nella sua integrità. Non èsolo dire due parole del Vangelo e poi lasciareche loro vadano avanti: “quando uno ha famebisogna dargli da mangiare”, dice Giacomonella sua lettera. Oggi come oggi noi missionaristiamo dando un po’ fastidio anche alle istitu-zioni, a livello anche generale, quando denun-ciamo cose, per cui alcuni ci dicono “parlate delVangelo e basta”. non si può parlare del Vange-lo quando c’è guerra, quando sappiamo che noivendiamo armi, quando sappiamo che muoio-no, a causa delle nostre armi. Noi dobbiamo

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sensibilizzare, anche rendendoci a volte antipa-tici, perché prima di tutto è l’uomo, è la personaumana che è degna di vivere a esempio diCristo, qualsiasi ella è, in qualsiasi regione delmondo è nata. Quindi noi sottolineiamo questoaspetto: dare all’uomo la dignità.

Poi vorrei anche sottolineare questi aiutiche ci vengono dati di cui ringrazio. Credo cheè un inizio, andremo avanti.

Noi cerchiamo di collaborare con ilvolontariato locale, perché tutti collaborano,sia l’aiuto esterno sia coloro che ricevono que-sto aiuto, con il loro lavoro, con la loro collabo-razione concreta, con il loro volontariato. Allo-ra sì che se costruiamo un piccolo ospedale, unpiccolo dispensario, una scuola, ha senso, per-ché la sentono loro. Noi, come missionari sen-tiamo ancora nelle orecchie quello che alcunipolitici, giornalisti dicevano: “il missionario fauna struttura, mette su qualcosa di concretoAda punto di vista sociale, con il 10% di quelloche lo Stato italiano può fare nel sud del mon-do”. Perché noi siamo là, viviamo là, cerchia-mo la collaborazione locale. Noi non andiamonegli hotel a cinque stelle, quei soldi che ciarrivano cerchiamo di sfruttarli al massimo,perché non è per noi, è per coloro cui l’intenzio-ne è stata collocata, per i più poveri.

In questo senso noi vorremo dire che nonabbiamo paura, perché ancora oggi nel mondoci sono realtà belle, anche al sud del mondo.

Abbiamo ascoltato il relatoriodell’Unicef, ieri. Tutti ne hanno parlato, tutti igiornali, i mezzi di comunicazione. Oggi nonso se troverete qualcosa di questa notizia suigiornali o sui mezzi di comunicazione. La miapaura, la nostra paura è che dopo questa pubbli-cazione venga tutto dimenticato. No, noi dobbia-mo portare avanti il discorso nella nostra vita diogni giorno e nella nostra disponibilità, comeresponsabili sociali, politici, responsabili discuole, cioè dobbiamo essere gli animatori, itrasformatori della società. Per questo ringra-zio di essere qua, a nome dei missionari, pro-prio perché dobbiamo trasformare le nostrecoscienze e le coscienze degli altri. Grazie diquesta sensibilità che avete avuto, continuatead averla, perché in fondo noi siamo un po’l’iceberg di questa coscienza, non perché sia-mo più buoni o più bravi, ma perché abbiamo

questo entusiasmo dentro. Attualmente io mitrovo a Pesaro, sono cinque anni che mi hannobloccato in Italia, ma se tutto va bene il prossi-mo anno partirò per la Rondonia, in Amazzoniabrasiliana. La sensibilità, l’allegria di viverecontagia. Vorrei che anche tra di noi ci fossequesto contagio, ci fosse questo entusiasmo.

Lasciatemi terminare con le parole dimadre Teresa, che forse non tutti hanno letto:“Mio Signore, possano le nazioni essere tocca-te dal tuo cuore, affinché lavorino per l’unità el’amore, con strumenti per diffondere la pacesu questa terra. Concedi ai potenti un cuorepulito, colmo di amore l’uno per l’altro. Fa cheascoltino la tua parola d’amore, in modo darealizzare la tua pace attraverso il loro lavoro ele loro esistenze”.

Non c’è più bisogno di altre parole, gra-zie per l’attenzione.

PRESIDENTE. Grazie a padre Borghesiper la testimonianza che ci ha rappresentato.

Invito il dott. Marco Bellardi, dirigentedel servizio politiche comunitarie e coopera-zione allo sviluppo e Claudio Latini dellaConfartigianato Ancona, ad illustrare il proget-to “Una scuola dei mestieri per l’Africa.

MARCO BELLARDI, Dirigente serviziopolitiche comunitarie e cooperazione allo svi-luppo. Prima di parlare di questo interventorealizzato sul territorio etiope, credo che vadasottolineata l’utilità dell’incontro oggi promossodal Consiglio regionale, proprio per aumentarela sensibilità della comunità marchigiana suqueste attività e su questi problemi, proprioperché i marchigiani stanno compiendo in tuttoil mondo numerosissimi interventi di solidarie-tà. La realtà marchigiana è costellata da questiinterventi di solidarietà, che però hanno ungrossissimo handicap: si conoscono difficil-mente fuori delle comunità che li promuovonoe soprattutto ognuno opera a se stante, non c’èuna rete di interconnessione fra questi interven-ti. E allora tutte queste gocce di solidarietà chela comunità marchigiana versa in tutto il mon-do, restano poca cosa rispetto agli impatti com-plessivi che si potrebbero raggiungere se questiinterventi potessero essere collegati. Io ritengoche proprio da una riunione come quella oggi

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promossa dal Consiglio regionale possa deri-vare una forte spinta a far sì che questi collega-menti si realizzino effettivamente. In questadirezione si è mossa anche la legge regionale 24approvata nel dicembre 2003, che organizza leattività di cooperazione allo sviluppo da partedella Regione Marche.

Prima di entrare nel merito di questalegge, ritengo utile fare un piccolo quadro,proprio perché su questi problemi, probabil-mente, le discussioni non sono mai state appro-fondite, nel senso che la competenza delleRegioni ad intervenire in questa materia è dialcuni anni, quindi fa riferimento alla legge 49del 1987, ma è stata sempre diffusamentedisattesa, proprio perché, dicendo questa legge47 che la cooperazione allo sviluppo è parteintegrante della politica estera dello Stato, que-sta dizione legislativa ha fatto sì che tutti gliinterventi di cooperazione promossi dalle Re-gioni incontrassero sempre un grandissimoostracismo a livello centrale.

Questa situazione è fortunatamente cam-biata all’inizio degli anni ‘90 ed ha avuto unforte spunto di svolta con la crisi nell’areabalcanica e soprattutto nella ex Repubblica diJugoslavia, quando lo Stato italiano chiese aiu-to alla comunità nazionale, chiese aiuto alleRegioni per organizzare le numerosissime ini-ziative di solidarietà che si sono svolte su quelterritorio.

La costituzione di un tavolo presso lapresidenza del Consiglio, a cui partecipavanocongiuntamente le organizzazioni divolontariato, le Ong e le Regioni, ha fatto sì chesi prendesse contezza della capacità che leistituzioni locali e, insieme alle Regioni leProvince e i Comuni più interessati a questotipo di attività, potessero svolgere le attività checompiutamente queste istituzioni locali pote-vano realizzare con carattere di concretezzamolto superiore a quelle dello Stato centrale.

E’ da quel momento che comincia unprocesso di riconoscimento delle istituzionilocali per quello che riguarda la cooperazioneallo sviluppo, riconoscimento che veniva neifatti, riconoscimento che però non era nelleforme. La legge regionale 24 che ho appenaricordato va a sostituire la legge 38 del 1990 ela nostra legge regionale ha avuto due anni di

attesa presso la presidenza del Consigli, pro-prio perché si eccepivano alcuni contenuti diquesta legge. La prima legge a cui la 24 fariferimento è la 9 del 2001: ci sono voluti oltre24 mesi di negoziati e di accordi con il Governocentrale per arrivare alla legge 38. Peraltro,quando è stata approvata la legge 38 era giàstato modificato il titolo V della Costituzione,la quale prevede che le Regioni abbiano unacompetenza nei rapporti internazionali e neirapporti con l’Unione europea. Ancora, la “leg-ge La Loggia” 131 del 2003, che prevede espres-samente e disciplina questa attività delle Re-gioni, è ancora precedente all’approvazionedella legge regionale.

Quindi vedete che nonostante ci sianodisposti legislativi a livello nazionale che con-sentono l’intervento delle Regioni e degli entilocali in questa materia, gli ostracismi e ledifficoltà a livello centrale sono ancora nume-rosi.

Detto questo, per nostra fortuna — alme-no questo è il mio pensiero — la RegioneMarche è sin dal 1990, o meglio fin dalla finedegli anni ‘80 che si è mossa su questo terreno,anche perché dal 1989 è responsabile a livellonazionale del coordinamento delle Regioni perla cooperazione allo sviluppo, quindi i varipresidenti delle Giunte regionali che si sonosucceduti sono i soggetti, sono le persone chehanno sempre, di volta in volta negoziato, con-trastato o concordato, o con la presidenza delConsiglio dei ministri o con il ministro degliesteri tutte le azioni di cooperazione, quindi noisiamo stati in un osservatorio per un certo versoprivilegiato, pertanto siamo riusciti sempre arealizzare una serie importante di azioni dicooperazione. Questo ha fatto sì che oggi laRegione Marche è presente in oltre 12 paesi delmondo. Senza ricordarli tutti vi dico che le areepiù importanti dove si stanno realizzando pro-getti di cooperazione sono l’area balcanica,ovviamente in conseguenza degli eventi bellici.Nell’area balcanica abbiamo interventi realiz-zati su convenzione con il Ministero degli este-ri, abbiamo interventi finanziati con la legge84, “Ricostruzione nell’area balcanica”, abbia-mo interventi finanziati dalle Nazioni Unite oda Banca Mondiale. Così siamo presenti inAfrica, Etiopia ed Eritrea, ma anche in Mali,

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Congo e Costa d’Avorio, siamo presenti nel-l’area sudamericana o nell’area caraibica (Cuba,Sudamerica, Brasile e Argentina), quindi, comevedete, le configurazioni sono molto ampie.

Quello che vorrei sottolineare e che èstata la chiave di volta del sistema della coope-razione regionale, è che con le modeste risorsemesse a disposizione dalla legislazione regio-nale si potevano fare poche cose, quindi la viad’uscita da questa strettoia è stata quella dicostruire un’architettura finanziaria, che faces-se sì che non fosse solo la Regione Marche adintervenire in questi territori, ma la RegioneMarche “insieme a”. In molti di questi inter-venti noi siamo in congiunzione con altre Re-gioni d’Italia. Ricordo gli interventi in Bosniache sono durati per quattro anni, anche attraver-so la costituzione di un ufficio permanente aMostar ed è stato fatto congiuntamente con leRegioni Emilia Romagna e Toscana e le Mar-che avevano il coordinamento degli interventi.Gli interventi che stiamo facendo ora in Alba-nia sono co-finanziati dalle Nazioni Unite, quin-di c’è una congiunzione Regione Marche-Na-zioni Unite o NHCR. Gli interventi che stiamofacendo in Albania nell’area di Valona sono co-finanziati dall’Unione europea attraverso unprogramma che si chiama “Life paesi terzi”.Gli interventi che stiamo lanciando in Brasilesono finanziati dal Banco di sviluppointeramericano e Regione Marche, oltre a Re-gioni Emilia, Umbria e Toscana.

Questa è una regola del gioco che cipermette di moltiplicare le nostre scarse risorse— annualmente poco più di 500.000 euro —per cinque o per sei. Ma se questo è versol’esterno, un comportamento assolutamenteanalogo la Regione sta cercando di rafforzareverso l’interno, cioè è interesse della RegioneMarche operare insieme agli enti locali, pro-prio perché ormai questa sensibilità si è estesaa tutti i livelli di governo sub-regionale, quindicerchiamo sempre di avere un coinvolgimentoe una co-partecipazione, sia delle Amministra-zioni comunali che delle Province. Proprio adAscoli Piceno abbiamo degli esempi moltoimportanti e vorrei ricordare la fruttuosa colla-borazione che abbiamo avuto con il Comune diGrottammare, non tanto perché il PresidenteMassimo Rossi è stato uno dei sindaci promo-

tori di questa iniziativa, ma proprio perché èdiventato un intervento esemplare nell’areabalcanica: sviluppare una progettazione ed unrecupero del centro storico della piccola città diArgirocastro in Albania è diventato un esempiodi buone pratiche che lo stesso Ministero degliesteri sta perseguendo e sta proponendo ad altrisoggetti della cooperazione, quindi da questopunto di vista siamo stati anche innovatori edesploratori su questa strada della cooperazione.

Infine vorrei dire solo due parole sull’in-tervento in Etiopia, proprio perché vorrei la-sciare all’amico Latini tutto lo spazio necessa-rio per illustrarlo. L’intervento in Etiopia èstato per noi l’apertura di uno scenario assolu-tamente interessante per almeno tre motivi. Ilprimo, perché la stessa Confartigianato sta fa-cendo un percorso simile a quello della stessaRegione Marche, che è quello di aggregare piùsoggetti per fare azioni di cooperazione. ASoddo, dove si è realizzata questa scuola deimestieri, è la Confartigianato nazionale, suforte spinta della Confartigianato di Ancona,che ha collaborato alla realizzazione dell’inter-vento, ma accanto alla Confartigianato nazio-nale ci sono state tante altre Confartigianatoprovinciali, c’è stato il Comune di Ancona, c’èstata la Provincia di Ancona, quindi si è creatoun concerto di istituzioni pubbliche e una seriedi soggetti privati che hanno collaborato perportare a termine questo intervento.

Cosa simile la Regione sta svolgendonello stesso periodo di tempo in Eritrea, con larealizzazione di una diga a Buia, il territoriodove si è creata una forte collaborazione ecompartecipazione tra le Province marchigiane,la Camera di commercio di Ancona, il Comunedi Ancona, la Banca delle Marche e una Ongdelle Marche, che è Iscos Marche.

Queste sono state le nostre logiche dicomportamento, queste sono logiche che noivorremo vedere riproposte per far affermare unmodello di cooperazione decentrata che partadal basso e che vada verso quelle azioni disviluppo locale, che sono quelle che ci devonocontraddistinguere.

Tutto questo, peraltro, per contrastareuna tendenza molto diffusa. Si parla moltissi-mo di cooperazione, si parla moltissimo diazioni monetarie, si parla moltissimo di pace,

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però se vado a vedere il bilancio dello Stato,vedo che ha avuto una riduzione, non più tardidi tre giorni fa, di 250 milioni di euro. C’è unadichiarazione, un impegno sottoscritto dall’Ita-lia di portare allo 0,34% del pil le dotazioni perla cooperazione nell’anno 2006. Quest’anno,invece di aumentare, siamo scesi dallo 0,17 allo0,14% del pil. Se questa è la realtà con cui noici dobbiamo confrontare, ben vengano tutte leazioni che a livello locale possano essere pro-mosse e queste azioni siano il più possibileintegrate.

PRESIDENTE. Grazie al dott. Bellardiche ha sottolineato questa nuova forma di coo-perazione decentrata che parte dal basso..

Ha ora la parola Claudio Latini.

CLAUDIO LATINI, CGIA. Vorrei presen-tarvi un filmato. Ho al seguito un CD chepresenta la scuola e la realtà del sud dell’Etio-pia. C’erano problemi di audio, ma è più elo-quente di quello che direi io.

(Viene proiettato il filmato)

La scuola si prefigge di educare tecnica-mente 200 ragazzi su quattro attività:l’autoriparazione, la lavorazione del ferro edell’alluminio, la sartoria e la lavorazione dellegno. I corsi già sono avviati, è uno degliaspetti positivi e una telefonata di ieri ha dettoche il corso che seguono i ragazzidell’autoriparazione occupa già 86 allievi, dicui 25 donne. E’ il più appetito, perché forsevedono qualche possibilità di “vendere” quelloche apprendono anche in Italia o in Europa. Delresto, già qualche imprenditore locale adotta adistanza gli allievi per il futuro.

Un aspetto importante, sottolineato benedal dott. Bellardi, è che è stata un’iniziativa dalbasso. Anche se c’è l’ombrello e l’etichettadella Confartigianato nazionale, in realtà è sta-to un fenomeno che si è sviluppato sostanzial-mente nelle Marche, con il contributo non soloideale ma anche economico, non determinantema significativo della Regione Marche, dellaProvincia, del Comune di Ancona, della Came-ra di commercio, di due istituti bancari e cosìvia.

Una notazione credo sia doveroso fare.E’ stato abbastanza semplice realizzare la cosa,il cui valore è poco più di un miliardo inconcreto, perché l’iniziativa è stata appoggiataalla rete dei Missionari Cappuccini marchigiani.Se fosse stata fatta al di fuori di quel contesto,credo che le difficoltà sarebbero diventateinsormontabili, anche perché la realtà di Soddoè a 450 chilometri a sud di Addis Abeba, quasiai confini con il Kenya.

La rete dei Cappuccini marchigiani è unadelle poche cose che funziona in Etiopia, quin-di non è soltanto un aspetto religioso o etico nelsenso più ampio, è anche un problema di effi-cienza. D’altro canto vorrei sottolineare, per-ché ne sono testimone diretto — ho avuto laventura, il privilegio di essere in Etiopia più diuna volta — che gli stessi Cappuccini sono inEtiopia per l’evangelizzazione, ma primadell’evangelizzazione, credo anche con piùimpegno, si preoccupano della promozioneumana di quella gente che non ha assolutamen-te niente. Fuori della capitale Addis Abeba efuori delle piccole oasi dei Cappuccini, è deser-to, le famose capanne con le acacie nella savana,non c’è assolutamente nient’altro. D’altro can-to l’Etiopia è a livelli di pura sussistenza.

Non c’è Enzo Ciccarelli, che di questoprogetto ha rappresentato l’anima e il motore.E’ partito all’improvviso per Soddo, perchénello spirito auspicato dal presidente Minardi,domani la scuola di Soddo e la clinica pediatricasaranno in collegamento in videoconferenzacon le Confartigianato provinciali dell’interaLombardia. E’ un modo per coinvolgere, persensibilizzare, per raccogliere fondi quandoservono. D’altro canto, i soldi servono allaclinica e alla fondazione che ha sede in Ancona,mentre la scuola ha abbastanza fondi per andareavanti e i docenti, che sono tutti artigiani o exartigiani, già sono prenotati da tutta Italia.

Un invito sento di fare, perché io ero unapersona con una sensibilità molto superficiale,di sorvolo su questi problemi. Costituendo, perdoveri d’ufficio, il retroterra a questa avventurain Etiopia sono andato una volta in Etiopia evedendo con gli occhi miei mi sono reso contodi tutte le cose che hanno fatto presente ilsindaco, il presidente della Provincia e il presi-dente del Consiglio regionale: cambia total-

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mente l’approccio delle persone, una volta chesi calano in quelle realtà. Siccome accanto allascuola sono stati realizzati quattroappartamentini per i docenti, che ogni tantosono liberi, faccio un invito al presidente e aiconsiglieri regionali: quando sono liberi fac-ciano questo viaggio, che non è una gita ma unviaggio di sensibilità, ma culturalmente, uma-namente prezioso. Andiamo a vedere, è unarricchimento personale che vale la pena difare.

Mi unisco a tutti coloro che hanno ap-prezzato questa iniziativa, lo faccio davveroconvinto, sono convinto a livello personale,anche per quello che dicevo, non solo dellasolidarietà ma della necessità di educarci reci-procamente e collettivamente alla solidarietà.Non basta più la pace, che diamo per scontatoed è il bene più prezioso, non basta più latolleranza. Dobbiamo fare qualcosa per la di-gnità di tutti gli altri. Le parole che sono statedette, soprattutto dal presidente, rappresentanola base di questo discorso. Sicuramente le Mar-che, complessivamente, stanno dando un bel-l’esempio, prescindendo da queste esperienze,perché ne conosco diverse attorno a noi.

Non aggiungo altro, rinnovo l’apprezza-mento, ringrazio dell’ospitalità e dell’attenzio-ne.

PRESIDENTE. Ha ora la parola il presi-dente della Comunità montana del MontefeltroMichele Maiani, che presenta il progetto dedi-cato ad Etiopia-Zambia, “Una speranza per ilfuturo”.

MICHELE MAIANI, Presidente Comunitàmontana Montefeltro. Ho anch’io qualche dia-positiva da proporre. Vorrei soltanto fare unapremessa.

Il nostro progetto è nato quasi per caso,però con lo schema di cui ha parlato il dott.Bellardi, è l’incontro tra realtà che ci sono nellamia Comunità montana e le istituzioni. Infatti idue progetti, uno in Etiopia e uno in Zambia,sono nati su spinta e richiesta, da una partedell’organizzazione dei Cappuccini di Soddo,perché anche noi siamo andati in Etiopia, nellastessa realtà dove opera la Confartigianato, edall’altra parte di un’associazione.

Parliamo prima dello Zambia. C’è un’as-sociazione nella mia Comunità montana, unaOnlus, “Noi per lo Zambia”, il cui fondatore epresidente è il parco di Pieve di Carpegna, cheda oltre vent’anni opera in una regione delloZambia, nella zona delle ex miniere di rameabbandonata dopo la fine della dominazioneinglese. Tra l’altro è una zona molto povera incui c’è un problema grossissimo di malattie e dieducazione. Questa associazione si è rivolta anoi per avere qualche aiuto. Per caso ci siamoaccorti in una discussione tra amici, che per l’8per mille destinato alla diretta gestione delloStato c’è un ufficio a Roma che finanzia ancheinterventi sulla fame nel mondo, per cui abbia-mo presentato, come Comunità montana, que-sto progetto, abbiamo fatto una domanda el’anno scorso ci è stato finanziato. Siamo riu-sciti a portare aiuti alimentari in queste duerealtà.

Questo è uno schema di qual è il costogiornaliero per una famiglia. Abbiamo aiutato10.000 persone in alcune realtà, e sono tutticentri nutrizionali gestiti da questa Onlus. Lacifra di 0,15 centesimi è quanto costa dare damangiare a una persona in Zambia.

Il progetto è durato tre mesi, abbiamodato tutte queste risorse che vedete sulla sini-stra.

La cosa che mi interessa sottolineare, èche noi siamo partiti dall’idea che la prima cosache volevamo fare era aiutare questa gentenell’istruzione. Poi ci hanno spiegato in manie-ra molto semplice, che se vogliamo dareun’istruzione a questa gente dobbiamo risolve-re il problema della fame, perché i bambini nonvanno a scuola in quanto non hanno il tempoper cercare il cibo, per cui se a scuola gli si dàil cibo, questi bambini ci vanno e sono contentidi andarci. Anche le famiglie sono contente dimandare i figli a scuola, perché sono sicuri chequalcosa mangiano. Se invece i bambini nonhanno la possibilità di mangiare e la scuola nondà loro da mangiare, questi sono costretti ausare il tempo che hanno per trovarsi del cibo.In questa realtà, questa Onlus sta realizzandouna scuola per bambini, che ormai dovrebbearrivare a ospitare circa 1.000 bimbi, perchéormai le strutture pubbliche dello stato delloZambia sono talmente disastrate, che solo il 15-

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20% della popolazione ha la possibilità di an-dare alle scuole pubbliche, il resto sono com-pletamente abbandonati.

Vorrei sottolineare la funzione delle don-ne. praticamente l’economia dello Zambia è inmano alle donne, le quali hanno la responsabi-lità di provvedere alla cura della famiglia, maanche di dare da mangiare ai figli. In questomomento stanno schiacciando dei pezzi di roc-cia per farci materiale inerte da costruzione.Questa struttura che opera in Zambia ha pensa-to che un membro delle famiglie che sonoassistite, dovrebbe almeno una settimana almese contribuire alla vita della comunità. Sonosolo le donne che si presentano e che continua-no a lavorare. Le donne quasi tutte, oltre alavorare, hanno la cura dei figli.

L’altro progetto riguarda l’Etiopia. Sia-mo nella zona di Soddo. Noi abbiamo incontra-to mons. Marinozzi perché ci è venuto a chiede-re aiuti, sia per la sua clinica che avete vistoprima, ma anche per un’altra clinica che volevafare in un’altra sona. Mons. Marinozzi è unmarchigiano di Corinaldo, ha 78 anni ma èancora molto sveglio e intelligente. Ci ha chia-mato in più di una occasione e ci ha coinvoltoin questa richiesta. Qui abbiamo aiutato 12.000persone, abbiamo utilizzato la struttura dellemissioni presenti là e quello che vedete, 0,11centesimi, è il costo pro-capite di una personaal giorno. Qui l’intervento è durato tre mesi.

Qui vedete la costruzione di un pozzo. InEtiopia il problema dell’acqua è molto serio,perché essendo su un altipiano, l’acqua si trovaa profondità incredibili. Bisogna scavare intor-no ai 110 metri per trovare acqua potabile,altrimenti tutti sono costretti ad andarla a pren-dere in zone molto lontane, fra l’altro anchemalariche.

Fortunatamente nel cambio euro-monetalocale, rispetto ai soldi che avevamo alla finesiamo riusciti a risparmiare, per cui abbiamocostruito non uno ma due pozzi.

Questo è un villaggio di una regione cheha 140.000 abitanti, quella è l’unica strada, nonc’è energia elettrica, non c’è acqua potabile,non ci sono discariche, fogne, non c’è assoluta-mente niente, quindi hanno bisogno estremo dimolte cose. L’unica attività che permette il

sostentamento delle famiglie è l’agricoltura perautosostentamento.

Noi abbiamo usato come rete distributivale strutture già esistenti, soprattutto gli ospeda-li, le cliniche e le scuole, soprattutto su indica-zione della rete dei missionari a Soddo.

Credo che il modello organizzativo cheha proposto il dott. Bellardi sia un modelloorganizzativo intelligente, efficace ed è quelloche noi, in piccolo, abbiamo cercato di fare cioèmettere l’istituzione, in questo caso Comunitàmontana, al servizio delle strutture già esisten-ti, di chi opera sul territorio.

Le fonti di finanziamento le abbiamotrovate nell’8 per mille, il progetto l’abbiamofatto noi, devo dire che siamo stati anche un po’fortunati, perché il primo progetto che abbiamofatto ci è stato subito finanziato e abbiamo fattoun buon lavoro. Quest’anno abbiamo ripetuto ilprogetto. Tra l’altro, chi ha materialmente scrittoquesto progetto è con me ed è l’arch. MarcoRondina del Comune di Sassocorvaro. Su indi-cazione sempre del nostro vescovo, abbiamopensato, quest’anno, di aiutare i padricomboniani in Uganda. Abbiamo ripresentatosull’8 per mille un altro progetto, questo pro-getto ci è stato approvato, però non è statofinanziato. La motivazione sta nel fatto che sucirca 100 milioni di euro che ogni anno i citta-dini italiani destinato allo Stato per l’8 permille, 80 sono stati distolti dal Governo, con lalegge finanziaria dell’anno scorso, per finan-ziare gli interventi di missione delle forze ar-mate in giro per il mondo. Credo che sia moltodiscutibile l’utilizzo di questo fondo. Credoche, per esempio, il Consiglio regionale potreb-be prendere in considerazione un ordine delgiorno che invito il presidente Minardi a farvotare, che ripristini il fondo nelle sue finalitàoriginarie, perché altri come noi possano trova-re i soldi per fare questi progetti.

PRESIDENTE. Dopo i progetti passia-mo alla presentazione dello statuto dell’Asso-ciazione Università per la pace. E’ previstol’intervento del consigliere Umberto Trenta e,a seguire, l’assessore Ugo Ascoli.

UMBERTO TRENTA, Consigliere regio-nale. Nel ringraziare prima di tutto l’organizza-

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zione, che è la parte più umile dei lavori diConsiglio, ma che come sempre dà lezioni diconcretezza, di attenzione e di capacità, vichiederei, per questa organizzazione, umilmenteun piccolo applauso, perché se lo meritanotutti.

(Applausi)

Passiamo ai fatti concreti. Se io adesso vichiedessi di alzarvi dalle sedie e di fare cinquesecondi di riflessione su tutti i martiri per idiritti umani, voi lo fareste? Questo è il primopasso dell’Università per la pace. Grazie.

Oggi è un giorno importante per questacittà, per questa provincia, per questo territorio.Ringrazio la sensibilità della Regione Marcheche all’unanimità ha approvato questa legge,da non confondere con unanimismo, perché cisono stati cinque anni di lavoro tribolato, quat-tro proposte di legge che oggi hanno prodottoquesta sintesi e la condivisione convinta e par-tecipe di tutti sull’articolo 15 della legge 9 del2002, che recita “Associazione Università perla pace”, con sede ad Ascoli Piceno. E’ questo,forse, il primo miracolo dopo i tanti già fatti,della figura di riferimento laica — questo è unprogetto laico — madre Teresa. Il giorno in cuifu insignita del Nobel per la pace, lasciò per leNazioni Unite una testimonianza nelle paroleche io non debbo leggere ma che voi dovresteleggere, perché così ci capiremmo reciproca-mente. Le istituzioni sono un passo importantenella vita della società e hanno risposto allagrande intuizione di Manuel Kant quando lan-ciò il seme di quella che sarebbe poi statal’Onu. Oggi l’Onu è in difficoltà per un motivosemplice: per il diritto di veto. E allora noitrasformeremo questo cammino in “no al veto,sì al voto, sì alla vita”. La vita è l’affermazioneconcreta, profonda, essenziale ed assoluta del-l’uomo. L’uomo si genera per la vita e generavita. Oggi siamo ad Ascoli Piceno a parlareistituzionalmente di uno statuto. Persona piùappropriata non poteva essere che l’assessoreUgo Ascoli, che parlerà dello statuto sul qualenoi stiamo lavorando. Ieri eravamo tutti inpenoso lavoro con il dott. Bellardi.

Che cosa abbiamo stabilito? Che ci sa-ranno delle regole condivise, concertate e

statuite. Ci saranno i soci fondatori, cioè l’inte-ra Regione Marche, affinché questa legge re-gionale dia risultati significativi.

L’Associazione Università per la pacenasce per essere di raccordo diretto ed assolutocon la Fondazione Nobel e con l’Onu. L’Onugià conosce il progetto e il 18 novembre 2003Kofi Annan a Pristina, dove gran parte delprogetto sta camminando grazie all’impegnopersonale del presidente Rugova, in piazzadella Riconciliazione, ne ha parlato. Non cisarà pace finché noi non perdoniamo e finchénon ci riconciliamo. E’ un assoluto. L’Univer-sità per la pace è uno strumento operativo chesancisce un passaggio epocale, dalla pace par-lata alla pace operata. Gente del volontariato,che è un assoluto vero del concetto dellaoperatività, fa progetti, iniziative che io condi-vido tutte. A voi non chiedo solo condivisione,sarebbe marginale, ma convinzione in quelloche stiamo facendo qui. L’illuminato presiden-te Minardi non me ne voglia se per cinque annil’ho tormentato, ma qui, adesso, cito il prof.Ugo Ascoli: insisti, persisti, perché alla fineconquisti. Il prof. Ugo Ascoli questo lo dicevaall’università, io l’ho applicato in Consiglio,quotidianamente ho infastidito tutta la maggio-ranza: Martoni, Procaccini, Agostini, Castelli.E’ venuto anche, e mi ha fatto piacere, Novelli.Quindi destra e sinistra, proprio perché sonoconvinto che la pace non appartenga a nessunodei due schieramenti, all’unisono hanno rispo-sto con convinzione e con condivisione. Ades-so opereremo.

Avevo sì, il protocollo dei 40 consiglieriregionali, compresi i due presidenti, ma io nonpotevo andare oltre, perché non sarebbe statointelligente. Il passaggio vero qual è? La Fon-dazione Nobel metterà “a lavorare” i PremiNobel. La domanda di tutti era “ma quantocostano?”. Basta un protocollo d’intesa in baseal quale il conferimento del Premio Nobelvincola il Nobel appena “sfornato” ad esserepresente sette giorni al mese, per dodici mesiall’anno, 84 giorni, sui problemiinterdisciplinari, perché la vera soglia dellapovertà è l’informazione negata. Quando glialtri non sanno, sono nella condizione di pover-tà, perché la globalizzazione pone in eccesso lacompetitività. Noi dobbiamo essere competiti-

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vi con la solidarietà convinta e la solidarietà èla cultura dell’amore. Ecco perché il Nobel,laico, madre Teresa. Una vita operata comePremio Nobel, moderna, attuale, vita vissutaper gli altri. Questa è la convinzione che ci deveanimare. Io non sono mai “contro”, sono sem-pre “per”.

Arriviamo alla sfera dello scibile umano.L’Onu fa delle risoluzioni: il 90% delle risolu-zioni dell’Onu non si applicano per il veto.Diventeremo allora una struttura nel sapere cheopererà insieme, ma “per”, quindi aperta alcontributo di tutti. grazie alla Provincia, grazieal Comune, ognuno apporterà i correttivi chevuole per contribuire alla riuscita del progetto.Poi chiedo alle istituzioni locali di capire vera-mente che stiamo operando qualcosa di unico.L’Associazione Università per la pace non saràun omologo di Assisi: lì si parla di confessionireligiose, quindi è un progetto spirituale, qui èlaico, squisitamente laico e lo resterà sempre.Ci sarà l’apporto di queste persone interessate,ma competenti e specifiche, inviti mirati perdire “fate parte di diritto ad una associazioneregionale che ha sede ad Ascoli Piceno”.

Spero di essere stato chiaro in quello cheho detto, ma sicuramente sarò sempre determi-nato, perché, ripeto, chi si mette sulle spalle unprogetto deve crederci, perché non può essereconvincente nei confronti degli altri se non cicrede. Gli insegnamenti sono aperti a tutti, icorrettivi sono il fondamento principale chemuove le mie azioni, cioè “venite per costrui-re”. Non è ammesso chi vuol farci perderetempo. Sarà ascoltato, ma sarà contrastato chicercherà, con artifizi e cavilli giuridici di fer-mare la mia azione, perché ho parlato chiaro siaall’assessore Ascoli, sia al dott. Bellardi, hoparlato chiaro con il presidente D’Ambrosio,ho parlato chiaro con il presidente Minardi.Questa associazione, che è legge regionale,oggi muove i primi passi verso quello che saràil passaggio epocale dalla pace parlata a quellaoperata. Poi i progetti, insieme li costruiremo,con piani annuali, individuando i progetti-car-dine che saranno poi sostenuti economicamen-te.

Ringrazio le istituzioni locali che hannorisposto sì. Operativamente già il CUP ci hadato l’organizzazione logistica e questo signi-

fica la possibilità, con il polo di Sant’Agostinoconcesso dal Comune, di fare i primi passiverso, doverosamente il master sulle scienzeambientali che è fatto dall’università. Noi cre-eremo una rete che sarà poi tendente al CUMDU,Consorzio universitario mondiale dei dirittiumani, in raccordo con tutte le università inter-nazionali. E’ un progetto di pace, ma sul sapere.Quindi educare alla pace attraverso lascolarizzazione, cioè dare a tutti un’informa-zione corretta e in tempo reale. Il resto ce lomette l’animo umano. Su questo non dico dal-l’università all’unità, ma non c’è solidità se nonc’è unità. Come si dice, e pluribus unum, nihilsolidum nisi unum, cioè “siamo legati tutti allostesso destino”. Io ritengo che questa sia unastrada che si possa percorrere e dico con leparole di Indira Gandhi: “le strade della pace”.No, la pace è la strada.

PRESIDENTE. Ha la parola l’assessoreUgo Ascoli.

UGO ASCOLI, Assessore Regione Mar-che. Il mio intervento sarà meno plastico diquello di Umberto Trenta, ma cercherò di esse-re concreto.

Innanzitutto, quando nel 2002 abbiamopromosso questa legge regionale, “Attività re-gionali per la promozione dei diritti umani,della cultura di pace, della cooperazione allosviluppo e della solidarietà internazionale”, lalunga discussione che c’è stata in Consiglioregionale allora con il contributo di tutti enaturalmente con il pervicace già contributo diUmberto Trenta, ci ha portato a elaborare untesto che, come già anticipato, contiene all’art.15 l’associazione Università per la pace. E’stato un momento importante questo dibattitoin Consiglio regionale e oggi ne stiamo veden-do le conseguenze, innanzitutto perché in quel-la legge si stabilirono una serie di direttive dilavoro per la cooperazione internazionale, perla solidarietà, fu istituito il comitato per lacooperazione e la solidarietà internazionaleche ha dato grande impulso all’attività dellaRegione Marche tutta. Avete sentito nella di-scussione di questa mattina, una serie di inizia-tive che sono abbastanza impressionanti, sepensate che solo la Giunta regionale ha in piedi

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40 progetti di cooperazione decentrata in tuttoil mondo e che anche la presidenza del Consi-glio regionale ha favorito una serie diprogettazioni che sono svolte nel mondo daorganizzazioni senza finalità di lucro, sia laicheche religiose.

Ebbene in quella discussione fissammoanche il 10 dicembre come una giornata dedica-ta alla pace. Fu proprio in quella sede che lofacemmo, all’art. 14, e fissammo anche l’ideache il 27 gennaio, il giorno fissato dal Parla-mento nazionale come “Giorno della memo-ria”, la Regione si sarebbe impegnata a svolge-re una serie di attività. Fu quindi un momento diriflessione generale del Consiglio su come im-pegnare la Regione Marche in queste attività eall’art. 15, come già preannunciato, decidem-mo di dare l’avvio a questa Associazione Uni-versità per la pace.

Ricordo brevemente a che punto siamo eche cosa stiamo facendo.

Innanzitutto stiamo ragionando su comedefinire lo statuto. Non esiste ancora uno statu-to già definito perché abbiamo voluto che l’As-sociazione Università per la pace, oltre cheessere insediata ad Ascoli Piceno, fosse ancheil frutto condiviso, convinto e pienamente re-sponsabile di un’azione comune della colletti-vità regionale, sia degli enti pubblici, sia deisoggetti privati. Ecco perché abbiamo in attouna ricognizione. Abbiamo già svolto delleriunioni, una delle quali veniva citata prima,che si è svolta addirittura ieri ad Ancona estiamo cercando di capire quali possono esserei contributi e le partecipazioni della collettivitàregionale a questa associazione. Già ieri, nellariunione che c’è stata e che era stata convocataper consentire a tutti i soggetti pubblici diesprimere la loro opinione, abbiamo avuto unapresenza delle Province della nostra regione edei Comuni capoluogo della nostra regione e datutti è stato espresso un forte interesse perquesta associazione e per le attività che questaassociazione svolgerà. Si è conclusa la riunionedi ieri dandosi un appuntamento ulteriore agennaio, in cui ognuno farà le sue osservazionisulla bozza di statuto che ha cominciato acircolare e che presumibilmente potrà vedereun suo esito definitivo per quella data, macontemporaneamente si sta avviando una se-

conda ricognizione presso i soggetti privatidella nostra regione: imprese, banche, informa-zioni. Perché, come recita l’art. 15, al comma 2,la fondazione di questa associazione verrà daparte di enti pubblici e soggetti privati aventisede nel territorio. Significa che ci avviamo acostituire questa associazione con un concertodi soggetti pubblici e privati che daranno poi ilsenso e costituiranno la parte promotrice deiprogetti che questa associazione potrà portareavanti. Noi contiamo di poter concludere que-sta istruttoria entro la fine di gennaio e di poteravere entro febbraio la bozza di statuto defini-tiva, perché come va ricordato, è il presidentedella Giunta regionale che promuove la costitu-zione dell’associazione, quindi sarà una delibe-ra di Giunta che contiamo di fare entro febbra-io, che costituirà l’associazione. Poi il Consi-glio regionale provvederà alla nomina dellarappresentanza della Regione nell’associazio-ne. Sono questi i due atti concreti con i quali,operativamente, si potrà dire che si concludequesto iter istruttorio e a quel punto avremopienamente operativa l’Associazione Univer-sità per la pace.

E’ ovvio che un’associazione per operareha bisogno di risorse, di una sede, di progetti, diattività concrete. Proprio in preparazione delbilancio della Regione per il 2005 abbiamoinserito nella previsione uno stanziamento di60.000 euro per l’associazione. Questo fa sì cheavremo una dotazione non certamente ricchis-sima, ma non indifferente, per poter dare avvioa questa associazione. E’ ovvio che tutti i socipubblici e privati che parteciperanno all’asso-ciazione dovranno contribuire con la loro quotaassociativa. Sono tutti processi tecnici che ve-dranno la luce nei prossimi giorni, nelle prossi-me settimane e solo allora avremo la pienaconsapevolezza di quante risorse potranno en-trare come dotazione iniziale dell’associazio-ne. Ovviamente è prevista la possibilità dicontribuzioni successive, di apporti di altri sog-getti. Questo si vedrà mano a mano che leattività verranno svolte.

Che cosa potrà fare questa associazione?E’ vero che manca ancora una bozza definitivadi statuto, ma sappiamo, proprio perché fissatonella legge, quali sono le sue attività. Sonoattività che potrebbero essere riassunte nel-

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l’idea di un centro di documentazione e di uncentro di “propaganda” nel senso buono deltermine, di iniziative per la pace. Il centro didocumentazione dovrà essere costituito colle-gandosi con le banche dati nazionali, europee einternazionali che esistono sul tema, dovrà prov-vedere alla produzione di materiale didattico einformativo, volto a divulgare conoscenze suquesto tema del tipo di quelle che abbiamovisto oggi, ma anche molto di più e soprattuttodovrà promuovere campagne nazionali, di so-lidarietà internazionale, potrà promuovere con-vegni, tavole rotonde, seminari, potrà realizza-re rapporti di collaborazione con i più qualifica-ti centri di ricerca a livello regionale e non.Insomma dovrà anche lavorare molto con tuttele comunità della regione interessate ai temidell’educazione, della cultura, della istruzione.

E’ un panorama amplissimo, che dovràfare di questa associazione un punto di riferi-mento a livello regionale sicuramente e a livel-lo anche nazionale, se possibile anche oltre iconfini della nazione, visto che il tema ha unasua declinazione mondiale.

Di sicuro l’associazione sarà insediata adAscoli Piceno e credo che sia un insediamentoassolutamente congruo con la storia di questacittà, come ricordava questa mattina in aperturail sindaco Celani. Ci sono addirittura delletradizioni religiose che risalgono a molti secoliaddietro, che pongono questa città in questocontesto, ma poi ci sono anche altri fatti chevanno ricordati, non da ultimo il fatto che ilComune e la Provincia di Ascoli Piceno sonostati insigniti anche della Medaglia d’Oro dellaResistenza, quindi ci troviamo in un luogo nelquale ci sono valori religiosi, valori laici chedepongono a favore del ruolo che questa cittàpuò giocare nel panorama internazionale.

Sono quindi convinto che sia stata unabuona idea quella di collocare l’Università perla pace ad Ascoli Piceno, sono convinto chepotrà essere una buona strumentazione a dispo-sizione dell’azione della Regione e non v’èdubbio che quello che sarà nei fatti, concreta-mente, l’associazione, dipenderà dal ruolo chei soggetti pubblici e privati che la costituirannovorranno darle, e soprattutto dipenderà dalleattività precise e concrete che si andranno afare.

Sono molti i capi su cui possiamo lavora-re, credo che la legislatura, che ormai va achiudere i suoi battenti, potrà porre come unodegli ultimi atti della Regione, la costituzioneoperativa di questa associazione e credo che siaun bel lascito che faremo alla legislazione futu-ra.

PRESIDENTE. Grazie all’assessore UgoAscoli per averci illustrato i contenuti dellalegge ma soprattutto le finalità dell’Associa-zione Università per la pace. Ci ha ricordatoanche che c’è la disponibilità di qualche risorsaeconomica per poter partire. Io ribadisco cheanche il Comune di Ascoli Piceno ha già apertoun piccolo stanziamento per far sì che, appenaapprovato lo statuto, il tutto possa partire. Oc-correrà poi trovare una sede adeguata, ancheprestigiosa per quanto riguarda l’associazionee io mi auguro che nell’ambito più ampio delprogetto dell’università che stiamo realizzandoqui ad Ascoli Piceno, trovi collocazione anchel’associazione che va nel verso del progettoculturale di cui abbiamo parlato poc’anzi.

Ha ora la parola il consigliere regionaleGuido Castelli.

GUIDO CASTELLI, Consigliere regiona-le. Mi associo ai saluti che in questo caso comeconsigliere regionale porgo alla mia città, cheha avuto questo onore, questa occasioneprestigiosa di celebrare questa giornata dellapace proprio qui ad Ascoli Piceno e bene hafatto il presidente Minardi a unire il concetto dipace a quello di diritto umano.

Io mi limiterò a un saluto, ma non possonon sottolineare come la pace non è se non c’èlibertà, la pace non può esservi se non c’èrispetto della persona umana, dei diritti di tutti,anche i diritti ad una crescita dei popoli, delbenessere, del progresso sociale, nella ricchez-za, se possibile, nel potersi affrancare dallapovertà, questa grande minaccia di cui si è dettoprima.

La frase secondo la quale non c’è pacesenza libertà ci richiama un principio che ancheSant’Agostino ha ricordato in alcuni suoi scrit-ti, quello secondo cui la pace non è solo l’assen-za di guerra, la pace non è solo il tacere deicannoni. Durante lunghe dittature si sono veri-

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ficate situazioni similari, ma se non c’è libertà,se non c’è rispetto della persona non si puòparlare di pace. Questo è un concetto tanto piùvero oggi, in un momento in cui la societàmoderna è afflitta e minacciata dalla peste dellamodernità, che è il terrorismo, quel terrorismoche ha prodotto le vittime di cui diceva prima ilsindaco Celani citando la poesia di Sepùlveda.

In questa situazione ciascuno di noi deveportare su di sé il compito di un’assunzione diresponsabilità e soprattutto ricordare, in unagiornata che non è solo quella che ricorda lasottoscrizione della Dichiarazione dei dirittidell’uomo, ma anche la Madonna di Loreto,che è una madonna di pace, gli italiani che inquesto momento sono operatori di pace. Sono inostri militari — alpini, carabinieri, finanzieri— che in una misura superiore a 9.000 oggistanno cercando di garantire, anche su mandatodell’Onu, la pace in tante zone martoriate delmondo.

Voglio in questa occasione donare — ildono era per il presidente Minardi, lo faccio almio sindaco Celani — un libro di un ascolano,carabiniere della “Folgore”, da poco in pensio-ne, che ha fatto l’operatore di pace su mandatodell’Onu per almeno dieci missioni in Kosovo,in Albania, in Somalia. Questo libro bellissimodi fotografie si intitola “Missioni militari per lapace”. La pace, in un popolo degno di esserechiamato tale, in una società che sa prendersi leresponsabilità che le circostanze tragiche dellaguerra e del terrorismo impongono, sa ancheessere operatrice di pace in divisa. Quindi, inquesta giornata di pace il nostro ricordo, ilnostro ringraziamento non può che andare an-che a loro, ai nostri soldati a cui non dobbiamomai smettere di dire grazie per quello che fannoper le popolazioni più povere, per i bambiniaffamati, per i bambini senza più riferimento inquelle zone martoriate. Il libro è di LucianoCappelli che era qui con noi ed è dovuto andarvia, ma lo consegno al mio sindaco, in manieratale che lo consegni, successivamente, al presi-dente del Consiglio Minardi.

PRESIDENTE. Grazie all’avv. Castelli.Farò avere questo libro al presidente Minardi.L’ascolano Cappelli è venuto a trovarmi e giàne ho avuto copia. Credo che anche il Comune

di Ascoli ne acquisterà diverse copie per conse-gnarle ai ragazzi delle scuole, a testimonianzadi quanto effettivamente stanno facendo le for-ze armate a cui va anche il mio ringraziamentounito a quello dell’avv. Castelli.

Ha la parola il consigliere regionale Pie-tro D’Angelo.

PIETRO D’ANGELO, Consigliere regio-nale. Ringrazio i presenti per l’attenzione dedi-cata a questa giornata importante, dedicata allapace. Il tragitto amministrativo per arrivare allaformulazione della legge regionale sull’istitu-zione dell’Università per la pace ad AscoliPiceno non è stato senza ostacoli, anzi proprionell’individuazione di Ascoli Piceno sono statiforse i maggiori ostacoli, ma nonostante tuttosiamo riusciti in questa iniziativa, riteniamoche questa città abbia la vocazione e anche ladeterminazione di far valere questo messaggioche è di pace. Sono d’accordo con quanto dettodal collega Castelli: non c’è pace senza libertà.E’ vero, collega Castelli, ma la libertà non deveessere la libertà di affamare gli altri, perchéspesso una piccola minoranza che ha il massi-mo delle ricchezze, delle risorse energetiche equant’altro, affama la gran parte del pianeta,non solo affama ma distrugge l’ambiente econtrolla tutte le ricchezze. Non ci può esserepace in questa libertà. La libertà va perseguitain un’ottica di pace, come impegno giornaliero.La pace non va vista come una tregua tra unconflitto ed un altro, ma va costruita giorno pergiorno, attraverso la mobilitazione di tutti, at-traverso iniziative anche culturali. La pace vaperseguita attraverso il raggiungimento di obiet-tivi come quelli della giustizia, che in questosecolo non possiamo dire trionfi con facilità. Lapace va perseguita con il rispetto dei dirittiumani, con l’equilibrio delle ricchezze, va per-seguita nel rispetto della dignità umana e quan-to sta succedendo oggi nei vari conflitti, varicercato proprio in questa carenza di giustizia,in questa esasperazione di collettività. In quan-to sta succedendo soprattutto in Medio Oriente,per quanto mi riguarda, la componente mag-giore è l’esasperazione di una popolazione, dipiù popolazioni o di individui. Nessuno si fasaltare in aria imbottito di tritolo se non èesasperato.

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Dicevo che la pace si persegue nell’im-pegno attraverso la solidarietà internazionale,attraverso l’impegno nella cooperazione allosviluppo. Così si persegue la pace. Con il ri-spetto e la conoscenza delle diverse civiltà edelle diverse identità culturali, delle diverseetnie, nel rispetto delle diverse religioni. Maicosa più nefasta è stata, nel mondo, il conflittodi religioni. Nel rispetto e nella conoscenza,perché se non si conosce non si può rispettare,e allora bisogna conoscere. Ognuna di questediversità deve costituire ricchezza, non ele-mento di divisione, quello che sta succedendooggi nella società contemporanea.

E’ indispensabile che si abbia il coraggiodi denunciare la cultura degli armamenti, cheuna valanga di risorse economiche sottratte allacollettività, proprio a quelle persone che muo-iono di fame, non venga indirizzata verso l’eco-nomia delle armi. Nell’economia delle armisono coinvolte anche banche che sono sortecome enti per la verità non di progetto, tral’altro; banche coinvolte nel commercio dellearmi. Per fortuna c’è un’iniziativa del gruppoIntesa proprio contro la penalizzazione di que-ste banche. Occorre avere la forza e il coraggiodi denunciare quando capi di stato sono espres-sioni delle lobbies degli armamenti, del con-trollo delle fonti energetiche. Questi sono peri-coli per la pace e ogni giorno l’impegno deveessere contro questo modo di concepire la con-vivenza mondiale.

Infine, ma non per ultimo, l’importanzafondamentale, che qualcuno dimentica, è ilrispetto dell’autodeterminazione dei popoli.L’ho detto per ultimo perché mi voglioricollegare ad una mozione che ho presentatoinsieme ad altri colleghi in Consiglio regionale,sul problema di una popolazione, quella delSaharawi, meglio conosciuta come la“problematica del Fronte Polisario”, del SaharaOccidentale, questa colonia dissoltasi nel tem-po. Se andate a vedere la cartina geografica,sotto il Marocco vedrete che non c’è la Mauri-tania ma c’è un vuoto, geograficamente. Checosa è successo? Che con il dissolversi delcolonialismo, l’ex Sahara Occidentale è statoinvaso da nord dal Marocco e da sud dallaMauritania. La popolazione Sahara occidenta-le, oggi Repubblica Democratica del Saharawi,

riconosciuta dall’Unione degli stati africani, èfuggita nel peggiore deserto algerino. Io sonostato nei loro campi: sono trent’anni che vivonosenza acqua, senza luce, senza alcunché inquesto deserto. C’è più di una risoluzione Onuche dice che deve essere loro data la possibilitàdi autodeterminazione attraverso un referen-dum. C’è stata una missione Minurso dell’Onu,ci sono state recentemente ulteriori risoluzionidell’Onu all’unanimità per l’autodeter-minazione di questo popolo. Ebbene, questopopolo continua a essere relegato nel deserto.

La pace si persegue anche attraverso laconoscenza, attraverso l’impegno per la risolu-zione anche di questi conflitti minori, perché èindispensabile che il concetto di pace, per esse-re condiviso e soprattutto perseguito, deve esserealimentato, ma alimentato da buoni intenti, nonda cattivi intenti.

PRESIDENTE. Passo la parola al presi-dente del CUP, avv. Achille Bonfigli. Sapeteche il CUP sarà, insieme al Comune, alla Pro-vincia e ad altri enti, un ente fondatore dell’As-sociazione Università per la pace.

ACHILLE BONFIGLI, Presidente Consor-zio Universitario Piceno. Grazie dell’onoreche ci fate di poter prendere la parola in questoConsiglio regionale. Non vi nascondo la gran-de emozione che ho provato oggi entrando inquesta sala, perché credo che stiamo costruen-do tutti insieme qualcosa di veramente moltoimportante. Il Consorzio Universitario Picenosi occupa di tenere rapporti con l’università, sioccupa di formazione, si occupa dello sviluppodi un territorio, nella consapevolezza e nellaconvinzione di tutti gli enti consorziati — Co-mune di Ascoli Piceno, Provincia, Comune diSan Benedetto del Tronto, Comune di Spinetoli,Comune di Offida, Comune di Castel di Lama,Comune di Folignano e altri che stano chieden-do di entrare — di come la formazione, losviluppo, la ricerca scientifica siano un fattoredeterminante per lo sviluppo.

Diceva bene il consigliere Trenta: la paceè la strada; la pace quale momento nel quale,nel confronto delle idee, si costruisce il futuro.

Questa consapevolezza è la fonte del-l’emozione, anche, di chi vi parla, nel portare la

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delibera con la quale già l’assemblea del CUPha approvato la bozza di statuto che alla Regio-ne ci è pervenuta. Quindi recepiremo le modi-fiche che ci saranno, ma siamo già in lineapronti a portare la nostra piccola pietra, il nostrosassolino nella costruzione di questa grandecasa comune che sarà l’Associazione Universi-tà per la pace, laddove universitas e pace trove-ranno la loro giusta collocazione. Abbiamo giàiniziato a costruire concretamente, abbiamoconiato il marchio “verso l’Università per lapace” e abbiamo già attivato un primo masterchiamando come partner di questa iniziativa laneonata Università Europea di Roma, una uni-versità privata riconosciuta. Abbiamo colto l’oc-casione grande dell’ultimo Premio Nobel per lapace e attivato un master proprio sulle scienzeambientali, abbiamo tirato il filo della pacepartendo proprio dalle scienze ambientali. Im-maginate soltanto quanto grande sarà, da qui inavanti, il problema dell’acqua per la determina-zione degli equilibri geopolitici e per la costru-zione di una concreta politica di pace.

Mi è stato chiesto se sono ottimista opessimista su questa iniziativa e io ho risposto“sono determinato”, perché per queste cose civuole determinazione, bisogna essere convintidi essere sulla via giusta e soprattutto ci vuoleuna grande condivisione sociale. Questo pro-getto, come il progetto di università che stiamocercando di costruire ad Ascoli, nasce, puòcrescere, può svilupparsi, può affermarsi sol-tanto nel momento in cui ciascuno, dai verticidelle istituzioni fino alla massaia che va lamattina a fare la spesa, abbai la consapevolezzaprofonda di essere parte di un grande progetto,altrimenti stiamo perdendo tutti tempo. Questaè la sfida che dobbiamo tutti porci e sulla basedi questo faccio a voi, a me stesso e a tutti quantii migliori auguri.

PRESIDENTE. Grazie ad AchilleBonfigli, anche per avere rispettato i tempi. Eraprevisto l’intervento del presidente della Ca-mera di commercio, che però non vedo, delpresidente della Fondazione Cassa di risparmioVincenzo Marini Marini che credo pure si siaallontanato per impegni e dell’ing. Pietro GuidiMassi, prima presente in sala ma che credo

abbia guadagnato la strada di San Benedettoperché aveva anche lui un impegno.

Ha la parola l’assessore Silvestri, delega-to alla pace per quanto riguarda il Comune diAscoli Piceno, poi invito il rappresentante dellecircoscrizioni del Comune di Ascoli PicenoMario Paoletti, quindi l’ultimo intervento lofaremo fare a una donna.

GIOVANNI SILVESTRI, Assessore Comu-ne di Ascoli Piceno. Quale assessore aldecentramento con delega alla pace del Comu-ne di Ascoli Piceno, ringrazio il Consiglioregionale per l’occasione di un intervento chemi viene offerto oggi che si parla specificamen-te di istituzione, nella nostra città, della sededell’Università per la pace. Purtroppo si faspesso abuso del termine, senza però che ci sisoffermi troppo sul suo profondo significato,con la conseguenza che, in nome di cause avolte anche futili, si combattano troppe guerre.Eppure sarebbe necessario e anche estrema-mente facile riflettere sul tema, poiché, comeha voluto puntualizzare qualcuno che dellasolidarietà, dell’amore fra gli uomini, del ri-spetto dei diritti umani ne ha fatto ragione divita, basterebbe sgombrare l’animo dall’odio edal rancore, basterebbe essere sereni, poichéquando si parla di pace bisogna parlarne comene parlano i fanciulli, non pensando a nient’al-tro.

In tutti i tempi ci si è sforzati di ragionarein merito, la cristianità è piena di esortazioni,non mancano pagine di letteratura dedicateall’argomento. La storia ci insegna che Gandhiottenne l’indipendenza dell’India predicandola non violenza. Eppure, specie dall’11 settem-bre 2001, quanta furia, quanta brutalità, quantaaggressività sull’uomo, in Iraq, in Afghanistan,in Palestina ecc.

Fortunatamente con la dovuta razionalitàsi sta dicendo basta a tutto ciò, si inizia pianpiano a riflettere sulla pace, si istituisce ildecennio dell’Onu per la non violenza e l’edu-cazione ai diritti umani, allo scopo di promuo-vere, finalmente e durevolmente, un progettoteso a sostituire la cultura della guerra conquella della pace, la cultura della competizioneselvaggia con la cooperazione, l’individuali-

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smo con la solidarietà, l’arricchimento del sin-golo con la redistribuzione.

E’ con tali obiettivi che il 18 giugno 2002il Consiglio regionale della Regione Marche ha votato all’unanimitàla legge n. 9 recante “Attività regionali per lapromozione dei diritti umani, della cultura dipace, della cooperazione allo sviluppo e dellasolidarietà internazionale” che, all’art. 1 sanci-sce il ricorso alla cooperazione internazionalequale strumento essenziale per ilraggiungimento della pace e dello sviluppoumano come diritti fondamentali dei popoli. E’certamente ambizioso e degno di encomio ilfine che si propone la Regione Marche, poichéè di tali facoltà che il singolo ha bisogno oggi,in quanto i diritti umani vengono ugualmentecalpestati perseguendo il debole, affamandolo,terrorizzandolo quando si colpisce l’inerme el’indifeso.

Questa nostra città, che è stata grandeesempio di abnegazione, di coraggio e di soli-darietà, deve essere fiera che l’art. 15 di talelegge regionale ne faccia sede dell’Associazio-ne Università per la pace e quale assessore condelega alla pace in questo Comune, mi sento didover ringraziare vivamente tutti i consiglieriregionali per la sensibilità mostrata votandoall’unanimità l’istituenda università.

In particolare un ringraziamento va aiconsiglieri Trenta e Martoni, che hanno saputoancora una volta sottolineare come, proprio difronte alla pace con la “P” maiuscola, non sonoammesse divisioni politico-partitiche, per cuisi sono insieme battuti per l’importantissimoriconoscimento a una città decorata al valormilitare dal Presidente della Repubblica Ciampi.

La finalità dell’università deve essere atutti chiara. Infatti essa deve operare per assicu-rare un divenire di pace, di prosperità e disicurezza. A tale scopo deve promuovere inve-stimenti, deve favorire scambi di opinioni, deveindurre alla cooperazione, poiché gli esempidel passato ci ricordano, con il Trattato diVersailles, la conclusione della prima guerramondiale che, infierendo sul più debole non sicostruisce la pace duratura ma si favoriscononuovi e più cruenti, disastrosi avvenimenti.

Mi sia permesso suggerire che le lezioniche nella nostra Università per la pace si do-

vranno tenere, siano ancora indirizzate a pro-muovere il pieno recupero dell’Onu. Infatti èsolo rafforzando questa organizzazionesopranazionale che si può imboccare una via diprogresso e solidarietà tra i popoli diversi, agaranzia di serenità, in ogni luogo, di questanostra travagliata terra.

E’ di tutta evidenza che, perché l’obietti-vo del pieno funzionamento di questa organiz-zazione, almeno nel campo della no belligeran-za, si possa conseguire con soddisfazione, biso-gna che siano operosi anche gli organismi pa-ralleli costruiti in Italia con tale obiettivo. Sidesidera fare riferimento al Coordinamentonazionale degli enti locali che promuove inizia-tive a sostegno dei diritti umani e sotto l’egidadel quale, nel prossimo marzo, ad Ascoli Picenosi terrà un’intera settimana dedicata alla pace;alla Tavola della pace, organismo che raccogliei sindacati, enti locali ed associazioni laiche ereligiose. Infatti, attraverso tutte queste struttu-re si può sperare di far giungere anche alleorecchie più sorde il dettato fondamentale dellaDichiarazione universale dei diritti umani: “Tut-ti gli esseri umani nascono liberi ed uguali indignità e in diritti. Essi devono agire in spiritodi fratellanza”. E’ chiara la natura giuridica,intesa come corpo di norme, della Dichiarazio-ne, la quale, pertanto, non può divenire stru-mento permanente di garanzia e di giustiziainternazionale se non la si studia con profonditàin aule universitarie, se non le si dannoconnotazioni scientifiche che permettano dievidenziare i suoi strumenti di tutela nell’ambi-to del diritto internazionale pubblico e dellagiurisdizione penale internazionale.

Dunque possono essere assimilate a nor-me, intese come regole di condotta, le dichiara-zioni del nostro Papa, del nostro Presidentedella Repubblica che non tralasciano occasioneper raccomandare al popolo italiano, a tutti ipopoli la cooperazione, la solidarietà, l’affettoreciproco. Infatti è con questi strumenti, innome di un comune Dio che si potranno risol-vere pacificamente i contrasti inevitabili frapopoli diversi, poiché si devono interpretaresempre le guerre per rinsaldare i fondamentidella pace.

PRESIDENTE. Invito il presidente della

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Circoscrizione di Monticelli Mario Paoletti,che leggerà un documento in rappresentanzadelle nove Circoscrizioni del Comune di AscoliPiceno, approvato recentemente in una sedutadei presidenti. Quindi questo tema è stato por-tato all’attenzione anche della struttura perife-rica dell’Amministrazione comunale, le circo-scrizioni che, sapete, sono degli organidecentrati molto importanti, perché rappresen-tano l’elemento di congiunzione tra il cittadinoe l’Amministrazione comunale, quindi un ele-mento di partecipazione molto forte.

MARIO PAOLETTI, Presidente della Cir-coscrizione di Monticelli. Vorrei anzitutto rin-graziare il Consiglio regionale a nome dellenove Circoscrizioni di Ascoli Piceno per avereofferto la possibilità di intervento in occasionedi questo Consiglio regionale un po’ speciale,con un impegno su un bene di valore assolutoqual è la pace.

Vengo quindi a leggere il documento diadesione all’Università per la pace adottato datutti i consigli circoscrizionali della città.

“Premesso che le Circoscrizioni del Co-mune di Ascoli Piceno Centro Storico, BorgoSolestà, Campo Parignano, Porta MaggioreSS. Filippo e Giacomo, Mozzano, Venagrande,Piagge, Monticelli e Villa S. Antonio esprimo-no la piena condivisione dei principi della Di-chiarazione universale dei diritti dell’Uomo,della Carta delle Nazioni Unite e delle Racco-mandazioni dell’Unesco;

richiamando le risoluzioni dell’Onu cheproclamano l’anno 2000 Anno internazionaleper la cultura della pace (risoluzione 5215 del20 novembre 1997) e il periodo 2001-2010Decennio internazionale per una cultura dellapace e della non violenza per i bambini delmondo (Risoluzione Onu 5325 del 10 novem-bre 1998);

condividendo le dichiarazioni delle Na-zioni Unite sul ruolo fondamentale della socie-tà civile che qui di seguito vengono sintetica-mente riportate:— Dichiarazione per una cultura di pace, adot-

tata dall’Assemblea generale delle NazioniUnite il 13 settembre 1999: a) l’Assembleagenerale promulga solennemente la pre-sente Dichiarazione per una cultura di pace,

così che governi, organizzazioni interna-zionali e società civile possano essere gui-dati dalle sue norme nelle loro attività perpromuovere e consolidare una cultura dellapace del nuovo millennio; b) l’istruzione diogni grado costituisce uno dei principalistrumenti per costruire una cultura di pace.In questo contesto è di particolare impor-tanza l’educazione ai diritti umani; c) lasocietà civile ha bisogno di essere piena-mente interessata nello sviluppo al massi-mo grado di una cultura di pace; d) un ruolochiave nella promozione di una cultura dipace compete a genitori, insegnanti, politi-ci, giornalisti, organismi e gruppi religiosi,agli intellettuali, a quanti sono impegnati inattività scientifiche, filosofiche, creative eartistiche, a chi opera nel settore sanitario ein quello umanitario, agli assistenti socialie ai managers ai vari livelli, come pure alleorganizzazioni non governative;

— Programma di azione per una cultura dellapace, adottato dall’Assemblea generaledell’Onu: a) per aumentare la diffusionedell’attività per una cultura di pace la socie-tà civile dovrebbe essere coinvolta a livellinazionale, regionale ed internazionale; b)la collaborazione tra e all’interno dei diver-si attori dovrebbe essere incoraggiata econsolidata, così da cerare un movimentoglobale in favore di una cultura della pace;c) per ampliare il numero di iniziative chepromuovono una cultura di pace, intrapre-se da diverse istituzioni educative in diver-se parti del mondo. Tra esse sono compresel’Università delle Nazioni Unite, l’Univer-sità per la pace e il progetto per abbinarel’Università e l’Organizzazione delle Na-zioni Unite per l’educazione, la scienza e lacultura);

considerato che per il raggiungimento e ilmantenimento della pace nel mondo è fonda-mentale che la cultura della pace non si applichisolo a livello mondiale ma si attui a tutti i livelli,secondo un tracciato di continuità che dall’Onue dalla Comunità europea agli enti locali, finoal singolo cittadino. Atteso infatti che in unasocietà non può esservi pace senza che siagarantita la libertà, giacché la cultura della pacepresuppone la centralità della persona umana,

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la tutela dei diritti umani e il rispetto delleidoneità dei popoli che hanno il diritto di co-struire il proprio futuro attraverso la crescitaeconomica e sociale;

richiamando altresì la risoluzione dellaRegione Marche, autoproclamatasi “regione dipace” (verbale Consiglio regionale n. 82 del 17dicembre 1996: risoluzione sulla seconda Gior-nata nazionale per la promozione della culturae della pace e la solidarietà dei popoli del 10dicembre 1996) nonché la legge regionale n. 9del 2002, approvata all’unanimità, recante “At-tività regionali per la promozione dei dirittiumani, della cultura di pace, della cooperazio-ne allo sviluppo e della solidarietà internazio-nale”;

prendendo atto della necessità di unacomune riflessione sulla dignità della personaumana e sulla pace e di un comune impegnoaffinché i su specificati valori divengano patri-monio di tutti i cittadini ascolani quali interpre-ti delle più profonde esigenze del nostro tempoper l’istituzione dell’Associazione,

le Circoscrizioni esprimonoil pieno sostegno al progetto dell’Universitàper la pace di Ascoli Piceno (art. 15 leggeregionale n. 9 del 2002), quale strumento dirisposta e attuazione delle fondamentali racco-mandazioni degli enti ed istituzionisopranazionali, individuando la condizionedell’infanzia e dell’adolescenza come punto diosservazione prevalente (scolarizzazione dellacultura della pace e dei diritti umani) per forma-re l’umanità di oggi e di domani a rafforzatisentimenti di pace in vista di un avvenire diprosperità e sicurezza ed a tal fine promuovonoiniziative di educazione alla pace all’internodel proprio territorio, individuandovi veri labo-ratori di pace intesa nella sua accezione piùampia, stimolando in tal senso cittadini, gruppied istituzioni affinché Ascoli diventi “città perla pace” e la pace stessa realtà concreta dellacittà”.

PRESIDENTE. Complimenti a MarioPaoletti in rappresentanza delle Circoscrizioni.Un documento molto articolato, con un impe-gno ben preciso da parte delle Circoscrizioni:quello di voler operare nel loro interno con unaserie di iniziative per promuovere la pace, par-

tendo dal basso, come diceva questa mattina ildott. Bellardi. Un documento di partecipazionedecentrata.

Avrebbe ora dovuto parlare l’assessoreprovinciale con delega alla pace Licia Canigola,che non è presente in quanto ha partorito daqualche giorno. Ha predisposto un documentodi cui darà lettura l’ex assessore provincialePatrizia Rossini, oggi sindaco di Castel di Lama.

PATRIZIA ROSSINI, Sindaco di Castel diLama. Un ringraziamento particolare, oltre cheal sindaco di Ascoli Piceno che ospita questoConsiglio regionale aperto, al presidenteMinardi e a tutti i consiglieri regionali, al pre-sidente della Provincia Massimo Rossi e a tuttivoi che avete garantito una presenza numerosaanche in questo orario tardo.

Sono emozionata a rappresentare in que-sto consesso la collega Licia Canigola che hapartorito il primo dicembre uno splendido bim-bo che spera di consegnare ad un mondo mi-gliore, adoperandosi quotidianamente affinchéquesto accada. Voglio sottolineare soprattuttol’impegno che questo assessorato della Provin-cia di Ascoli Piceno, assessorato alla pace e dieducazione alla mondialità, uno dei rarissimiassessorati alla pace e di educazione allamondialità che le Province d’Italia hanno mache anche pochi Comuni hanno, come delega,ha svolto negli anni. Un grande impegno che gliha permesso di finanziare oltre 100 progetti dicooperazione internazionale. Questo lo dicoperché dopodomani la Provincia di AscoliPiceno celebrerà la nona edizione dell’asta perla pace, un’asta importante alla quale tutti do-vrebbero partecipare, come hanno fatto neglianni precedenti, perché il ricavato viene da anniimpegnato in progetti di cooperazione interna-zionale, progetti che hanno permesso di realiz-zare nello Zambia, in Kurdistan, in Eritrea, inAfghanistan, ma anche nella Croazia, in Etio-pia, in tantissimi paesi del mondo, interventiimportanti che non sono andati solo nell’otticadelle strutture, dei mezzi, dei viveri, ma chehanno voluto, specialmente in un’area comequella del Brasile, del Sudamerica, corsi diformazione professionale affinché i giovani distrada che padre Renato Chiera ha raccolto inuna casa, potessero imparare un mestiere e

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rimanere lì dove sono nati. Una giornata comequesta sottolinea le difficoltà che ci sono nelmondo, se pensiamo solamente che ieri Repub-blica titolava che ogni sei secondi muore difame un bambino nel mondo. Basta contarefino a sei, purtroppo, per registrare la morte diun minore nel mondo. Questi sono dati ag-ghiaccianti, ma non sono dati che ci devonoavvilire ma che ci devono invece stimolare,perché come è stato detto questa mattina da tuttiquelli che sono intervenuti, la pace non deverimanere nelle mani dei soli potenti del mondoo dei soli amministratori, la pace deve diventa-re un patrimonio di ognuno di noi, di tutti icittadini, perché abbiamo constatato che intante manifestazioni di pace che si sono orga-nizzate la partecipazione è sempre statanumerosissima, piena di donne, di uomini, digiovani, di religiosi, di volontari, di tante asso-ciazioni che hanno fatto capire, con questa loropartecipazione, quanto sia importante costruirela pace e quanto sia importante l’apporto diognuno di noi.

E’ importante diffondere questa culturaattraverso l’educazione alla pace, un impegnoche ognuno di noi che amministra si deveprendere, affinché la generazione futura possacrescere attraverso un impegno per costruire lapace, che deve passare attraverso la libertà, lagiustizia, ma attraverso la tolleranza e attraver-so politiche migratorie che possano far cresce-re, nascere questi nostri giovani con uno spiritodi grande tolleranza e di grande umanità. Diecianni fa nelle nostre scuole c’erano solo 10.000ragazzi stranieri, oggi la presenza è intorno ai300.000. Questi sono dati che ci devono farriflettere e che devono far diventare le nostrepolitiche quotidiane non politiche di emergen-za ma politiche strutturali, affinché tutto quelloche noi costruiamo quotidianamente, possa aiu-tare nel mondo la pace.

Il mio compito era però quello di leggereil messaggio di Licia Canigola, quindi nonvoglio rubare altro tempo. L’assessore Canigola,alla quale facciamo i nostri migliori auguri, havoluto giustamente essere presente con il se-guente messaggio.

“Quando vengono usate le parole dirittiumani la maggior parte di noi pensa alla libertàche sicuramente è una componente indispensa-

bile di un’idea più ampia dei diritti: libertà dallacoercizione e dall’abuso da parte dei governi,libertà di partecipazione pienamente alla vitapolitica, sociale e culturale della comunità,come diceva Giorgio Gaber, e libertà dallemolte forme di discriminazione che limitano oriducono le opportunità di tante persone. Ma lalibertà da sola non basta. Per coloro che vivonoin condizioni di estrema povertà e la cui sfidaquotidiana è sopravvivere, non possiamo faregranché di quella libertà che spesso viene lorosbandierata, come se bastasse per godere pie-namente dei diritti umani. Perciò è essenzialericonoscere che i diritti di ogni persona com-prendono il diritto a condizioni di vita dignito-se, che le permettano di avere cibo, vestiario,alloggio, cure mediche, istruzione sufficientiper crescere e poter usare concretamente lealtre libertà di cui dispone. Nel nostro mondoviene tollerata un’immensa ingiustizia: che ungrande numero di persone vivono e molte diesse muoiono senza poter nemmeno soddisfarele più elementari necessità della vita. In altritermini i loro diritti umani fondamentali inambito economico e sociale vengono violati.Perché, per esempio, l’essere povero, donna,disabile o membro di una minoranza dovrebbeimpedire l’accesso a una educazione essenzialeche occorre a ciascuno di noi per sviluppare sestesso e dare il proprio contributo per lo svilup-po della comunità? Eppure sono proprio questifattori che vengono spesso utilizzati per negareo limitare le opportunità educative. Ma è unerrore pensare che la povertà e la negazione deldiritto umano a uno standard di vita decoroso siverifichi soltanto nei paesi in via di sviluppo.Anche nei paesi del nord del mondo, nonostan-te le condizioni economiche siano di gran lungasuperiori a quelle delle persone che vivono neipaesi in via di sviluppo, ogni giorno si consu-mano comportamenti scellerati nei riguardidell’ambiente, delle donne e in particolare deibambini che sono divenuti un contenitore dimiraggi e di aspettative degli adulti ormai ostag-gio dei paradisi telematici.

Per concludere, non vorrei che nella gior-nata odierna si evidenziasse soltanto la nega-zione dei diritti come prerogativa della povertàeconomica. Sono assolutamente convinta cheanche da noi non mancano esempi di negazione

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dei diritti, perché viviamo all’interno di unapovertà culturale che mina ogni giorno la nostraintegrità, le nostre certezze, i nostri valori, ilnostro equilibrio. Questo significa che quellifra noi che sono nella posizione di contribuirealla tutela di quei diritti, non stanno facendoquanto potrebbero e dovrebbero fare. Ma cosapossiamo fare? La cosa importante è rendersiconto che ognuno può fare la differenza. Po-chissimi di noi possono dedicare interamente laloro esistenza al benessere degli altri, eppureognuno di noi può diffondere i valori legatiall’altruismo, alla partecipazione e contribuirealla costruzione di società migliori, che trattinotutti gli esseri umani come titolari di dirittieconomici e sociali”.

PRESIDENTE. Ha la parola ora il consi-gliere regionale Martoni.

GABRIELE MARTONI, Consigliere regio-nale. Come segretario dell’Ufficio di presiden-za del Consiglio regionale, raccolgo le indica-zioni che sono uscite in questa prima metàgiornata, alcuni elementi di riflessione, chesicuramente saranno il modo per arrivare ilprossimo 10 dicembre 2005, a trovarci in situa-zioni diverse, che non siano solo di progetto maanche di incontro. Penso che parlare di pacediventa di anno in anno un fardello sempre piùpesante, alla luce delle difficoltà che noi uomi-ni abbiamo nel fare in modo che ad idee esentimenti sani non corrispondano sempre azio-ni conseguenti.

Tra i tanti temi di riflessione che sonoemersi questa mattina, se parliamo di tanteguerre, di queste guerre dimenticate, delle vio-lenze dell’ingiustizia — il fatto che non tuttihanno le stesse cose degli altri — dobbiamocominciare a pensare che in futuro prossimo cidovrà essere veramente un incontro di civiltà.Io credo che ogni volta che un uomo incontral’altro gli si presentano tre possibilità: fargli laguerra, ritirarsi dietro ad un muro, aprire undialogo. L’uomo esita da sempre tra queste treopzioni e, a seconda della situazione e dellacultura, sceglie l’una o l’altra. Le sue sceltesono mutevoli, non sempre si sente sicuro.Quella della guerra è una scelta difficilmentegiustificabile. Secondo me ne escono tutti per-

denti, nel senso che la guerra rivela l’incapacitàdell’uomo di capire, di immedesimarsi conl’altro, di dimostrarsi buono e intelligente. Inquesto caso l’incontro con l’altro finisce sem-pre tragicamente, con il dramma del sangue edella morte.

Nella nostra epoca è stata chiamataapartheid l’idea che ha portato l’uomo a innal-zare muraglie e scavare profondi fossati perchiudersi dentro e isolarsi dagli altri. Anche seè stata attribuita solo al razzismo dei bianchi inSudafrica, in realtà l’apartheid era stata giàapplicata in passato.

Semplificando, si tratta di una tesi per cui“chiunque non appartiene alla mia razza, reli-gione e cultura è libero di vivere come gli pare,purché lontano da me”.

La cosa però non è così semplice. Inrealtà si tratta di un concetto basato sulla fonda-mentale e insanabile disuguaglianza che divideil genere umano. I miti di molte tribù e di moltipopoli rivelano la profonda convinzione che gliuomini siamo noi, i membri del nostro clan edella nostra società, mentre gli altri, tutti glialtri sono subumani o addirittura non umani.Un’idea, questa, espressa molto bene in un’an-tica dottrina cinese, dove il non cinese eraconsiderato la feccia dell’umanità, chiamato“sterco del diavolo”, o al massimo una vittimadel destino che non l’aveva fatto nascere cine-se. In base a queste convinzioni l’altro eraconsiderato un cane, un topo, una serpe stri-sciante.

Appare molto diversa, invece, l’immagi-ne dell’altro, all’epoca delle credenzeantropomorfiche, secondo cui gli dei potevanoassumere sembianze umane e comportarsi comegli uomini. Era impossibile quindi sapere se ilviandante, il vagabondo, l’ospite fosse un uomoo un dio travestito da uomo. Questa incertezza,questa intrigante ambivalenza è una delle fontidella cultura dell’ospitalità, che impone di ac-cogliere il nuovo arrivato con la massima bene-volenza possibile.

Emanuel Levinas definisce l’incontro conun altro come un evento, anzi come l’eventofondamentale, quello più importante e che piùsi addentra nell’orizzonte dell’esperienza.Levinas appartiene a un gruppo di cosiddetti“filosofi del dialogo”, come Buber, Ebner e

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Marcel, ai quali si è poi unito anche Kirshner.Con le loro riflessioni hanno sviluppato l’ideadell’altro in quanto esistenza unica e irripetibile,in contrapposizione, più o meno diretta, a duefenomeni del ‘900: la nascita della società dimassa, che cancella le diversità individuali, e ladiffusione delle devastanti ideologie totalita-rie.

Per quanto riguarda il modo di procedereverso l’uno e gli altri, questi filosofi escludeva-no l’opzione della guerra perché portatrice didistruzione e criticavano la scelta dell’indiffe-renza e dell’isolamento dietro ad un muro.Sostenevano invece la necessità, anzi l’assolu-to dovere dell’apertura, della cordialità e dellabenevolenza.

Nell’ambito di pensieri e convinzionicome questi, da un simile atteggiamento nascee si sviluppa la grande opera scientificadell’antropologo Malinowski che cominciò isuoi studi mentre si sviluppava la società dimassa. Noi, invece, viviamo nella transizionedalla società di massa a quella planetaria. Moltifattori contribuiscono a questo passaggio: larivoluzione elettronica, l’incredibile sviluppodelle comunicazioni, l’estrema facilità nel col-legarsi e spostarsi, oltre alla nuova consapevo-lezza nata tra le giovani generazioni e nellacultura in senso lato. In che modo cambierà ilrapporto tra noi e i rappresentanti di un’altra odi altre culture? Come influirà sul rapporto io-altro nell’ambito della mia cultura, oltre chefuori di essa? Una domanda a cui è difficilerispondere in modo univoco e definitivo, poi-ché si tratta di un processo ancora in atto, nelquale siamo personalmente coinvolti e prividella distanza necessaria per giudicare.

Oggi ci sono vere e proprie scuole difilosofia, antropologia e critica letteraria chestudiano questo processo di ibridazione, inne-sto e trasformazione culturali. Ed è importanteentrarci dentro, perché si entra veramente inquello che è la cultura della pace.

E’ un processo in atto soprattutto nelleregioni dove i confini statali sono anche fron-tiere tra culture, ad esempio gli Stati Uniti conil Messico, o nelle gigantesche megalopoli (pen-siamo a San Paolo, New York, Singapore) dovesi mescolano razze e culture di ogni genere.

Quando si dice che il mondo è diventato

mutietnico e multiculturale, non è perché oggici siano più etnie e culture di prima, ma perchéoggi esse parlano con voce più forte, autonomae decisa, pretendendo di essere accettate, rico-nosciute e invitate alla tavola rotonda dellenazioni.

La vera sfida del nostro tempo, l’incontrocon la nuova alterità, diversa per razza e cultu-ra, deriva anche da un contesto storico piùvasto. Nella seconda metà del ‘900 i due terzidella popolazione mondiale si sono liberatidalla dipendenza coloniale e sono diventaticittadini di stati propri e, almeno sulla carta,indipendenti. Gradualmente questi popoli han-no cominciato a scoprire il loro passato, i loromiti, le loro radici, la loro storia, ricavandoneun comprensibile senso di orgoglio. Hannocominciato ad acquistare un’identità, a sentirsipadroni e signori del proprio destino, odiandochiunque abbia cercato di trattarli come unoggetto, una comparsa, una vittima passiva didominazione.

Oggi sul nostro pianeta, abitato per secolida un ristretto gruppo di gente libera e da larghemasse di prigionieri, emerge un numero sem-pre crescente di nazioni e comunità convinte dipossedere un valore individuale. Questo pro-cesso di consapevolezza si compie spesso acosto di difficoltà e conflitti di vasta portata.Probabilmente ci stiamo inoltrando in un mon-do così nuovo e diverso, che le esperienzestoriche attraversate finora si riveleranno in-sufficienti a capire e a muoversi dentro. Co-munque, il mondo nel quale stiamo entrando èil pianeta della grande occasione, un’occasionenon certo incondizionata, aperta solo a coloroche prenderanno sul serio il loro compito, di-mostrando però di non prendere troppo sulserio se stessi; un mondo che, se da un lato puòdare molto, dall’altro pretende anche molto,dove chi cerca scorciatoie spesso non arriva danessuna parte. Incontreremo continuamente ilnuovo altro che pian piano emergerà dal caos edalla confusione del mondo contemporaneo.Forse questo altro scaturirà dalla fusione tra ledue opposte correnti della cultura moderna,quella che tende a globalizzare la nostra realtàe quella che conserva la nostra individualità eunicità. L’altro potrebbe essere il frutto e l’ere-de di queste due correnti.

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Ecco perché dovremmo cercare di stabi-lire con lui un dialogo e un’intesa. L’esperienzaacquisita mi ha insegnato che la benevolenza èl’unico atteggiamento capace di far vibrarenell’altro la corda dell’umanità.

PRESIDENTE. In assenza del presiden-te D’Ambriosio, trattenuto ad Ancona da impe-gni improcrastinabili, affidiamo le conclusionidi questa prima parte all’assessore Ugo Ascoli.

UGO ASCOLI, Assessore Regione Mar-che. Il presidente, che manda i suoi saluti, è aRoma per impegni istituzionali e rientrerà nelpomeriggio ad Ancona, quindi proprio fisica-mente non riesce ad essere qui.

Vorrei offrire un ragionamento, in treminuti, ai “valorosi resistenti” che ancora cal-cano questa sala, dicendo che mi pare oggi siaemerso chiaramente come vi siano molti modidi affrontare il tema della pace e dei dirittiumani. Facendo una riflessione generale suquello che è stato detto sono emerse almeno tremodalità con le quali tutti quelli che sono quistanno operando per favorire la promozione diuna cultura della pace. Innanzitutto mi pare chesia emersa una grande ricchezza di impegniconcreti che la collettività regionale sta metten-do in campo. Abbiamo sentito dei progetti chesono stati finanziati dal Consiglio regionale,l’abbiamo sentito dalle testimonianze dirette dicoloro che, appartenendo ad organizzazionisenza finalità di gruppo, sia religiose che lai-che, lo stanno già facendo, l’abbiamo sentitoanche negli oltre 40 progetti che la Giuntaregionale ha in campo ormai a livello interna-zionale. Debbo dire che c’è stato anche unoscatto di qualità da questo punto di vista, perchéper la prima volta il Ministero degli esteri haautorizzato alcune Regioni a stringere un rap-porto di cooperazione con un governo naziona-le. Questo è successo recentemente: Marche,Umbria, Emilia Romagna e Toscana hannofirmato un progetto di cooperazione con ilpresidente Lula che ci ha accolto e ricevutopochi giorni fa a Brasilia. E’ la prima volta chesuccede, c’è voluto più di un anno dinegoziazione con il Ministero degli esteri peravere questa delega speciale che non avevaavuto mai alcuna altra Regione d’Italia. Quindi

c’è un salto di qualità anche nella concretezza.Debbo però dire che c’è anche qualcosa di più,perché la Regione sta portando avanti progettianche di una certa audacia: martedì prossimo inGiunta regionale porteremo una delibera checonsentirà di intervenire concretamente in unospedale a Gerusalemme est, per favorire lìl’accoglienza e la cura di bambini palestinesiche stanno al di là di questa immaginaria etremenda frontiera che c’è a Gerusalemme.Quindi stiamo tentando di portare avanti deidiscorsi nei punti più disastrati e più infuocatidel mondo.

Anche un’altra direzione di marcia èemersa dal dibattito molto ricco di questa mat-tina, ed è l’idea di concretamente portare sem-pre più questo tema nella educazione, nellescuole, nei nostri discorsi di enti locali o diforze sociali nelle Marche e non solo nelleMarche. Abbiamo sentito vari interventi, variprogrammi e progetti, tutto quello che serve peraumentare la responsabilizzazione dell’opinio-ne pubblica e per aumentare il livello di cono-scenza a partire dalle scuole. Una terza linea dilavoro mi pare è emersa da questi nostri ragio-namenti: quella di costruire — e già ci stiamoadoperando — programmi, progetti concretinei paesi che più ne hanno bisogno, quindi ilsupporto anche economico, oltre che morale,alle organizzazioni di volontariato, alle Onlus,alle missioni religiose, a tutti quelli che giàstanno concretamente operando. C’è quindi unfare, un dire, un appoggiare anche chi si sta giàmettendo in campo da anni su questo versante.

Vorrei concludere questa mia riflessioneoffrendovi un quarto modo di lavorare per lapace, che forse non è emerso così nettamentenella discussione, ma che ritengo di granderilievo. Noi stiamo accogliendo in questa re-gione circa 60.000 immigrati da paesiextracomunitari. Molte di queste persone ven-gono dagli stessi paesi nei quali, poi, andiamoa costruire progetti di cooperazione: penso aipaesi africani, penso ai paesi asiatici. Questo èun modo molto concreto, molto preciso di lavo-rare per la pace, perché molte volte le personeche vengono a lavorare nelle Marche sonopersone dal cui lavoro dipende la vita di altre 3-4 persone, per ognuno di questi, nei paesi diorigine. Pensiamo alle badanti, che mi sembra

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Atti Consiliari Consiglio Regionale Marche

VII LEGISLATURA – SEDUTA N. 211 DEL 10 DICEMBRE 2004

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l’argomento assolutamente più simbolico diquesta vicenda. Le badanti, questo termine cheormai è entrato nel gergo comune, sono perlopiùdonne che vengono da paesi poveri o che hannoproblemi di grave carenza di risorse. Vengonoda sole, e qui c’è già un progetto migratoriototalmente diverso dal passato, in cui le donneseguivano i mariti, i fratelli o i padri nei proces-si migratori. Vengono, lavorano qua e con isoldi che guadagnano mantengono a casa ifigli, mantengono a casa le madri, i genitori.

Proprio ieri una signora del Perù mi dice-va che è in Italia da due anni e non è ancorariuscita a tornare in Perù, ma tornerà per levacanze di Natale. Ha due bambine di 8 e 13anni che dipendono da quello che lei guadagnaad Ancona e spera di portare queste bambine,fra un anno, in Italia, per farle stare almeno 4-5 anni, farle studiare e poi tornare in Perù.Sappiamo quanto sono dolorosi questi processimigratori. Tutti i processi migratori partonocome processi provvisori, nessun emigrantedice che vuol partire per sempre, sappiamoperò dalla storia italiana, marchigiana quantevolte questa provvisorietà si trasforma in tem-po infinito e se mai si riesce a tornare a casa conla pensione che speriamo tutti possano guada-gnare in questo paese fra 20-30 anni, quando siva nell’età del riposo.

Aiutare l’integrazione di queste persone,aiutare a mantenere nella legalità queste badan-ti, corrispondere loro un salario vero consentedi far vivere nei paesi di origine 3-4 persone perogni badante. Questo è molto concreto e moltopreciso, non è niente retorico: è quello chestiamo facendo e dovremmo fare sempre di più.

Sono tanti i modi per offrire solidarietàconcreta, precisa. Pensate che se avete a casauna signora che vi aiuta, che viene dal Perù,

dalla Tunisia o dal Senegal, quello che voi ledate serve a mantenere altre 3-4 persone in queipaesi. Credo quindi che la concretezza non cidebba mai abbandonare. E’ bene fare progetti,è bene costruire gli strumenti più avanzati, peròè bene anche capire che nonostante il senso discoramento che ci prende quando leggiamo lecifre sulle morti per fame, per bisogno o permalattia nel mondo, possiamo fare molte cose,lo possiamo fare come istituzioni, lo possiamofare come persone.

Con questo augurio credo che possiamoconcludere questa nostra prima giornata di ri-flessione.

PRESIDENTE. Ricordo l’impegno pre-so dal Consiglio in precedenza: quello di dedi-care, alla fine, un minuto di raccoglimentorivolto a quei bambini che nel frattempo, comediceva il presidente della Provincia, sono mortiper malnutrizione durante le fasi di questoConsiglio regionale, ma soprattutto anche perrinnovare il nostro impegno nei confronti del-l’affermazione dei diritti umani, della libertà enaturalmente della pace. Vi invito ad osservareun minuto di silenzio.

(Il Consiglio osserva un minuto di silenzio)

Vi ringrazio. La seduta è tolta.

La seduta termina alle 14,10

IL DIRIGENTE DEL SERVIZIO(DOTT.SSA PAOLA SANTONCINI)

L'ESTENSORE DEL RESOCONTO(RENATO BONETTI)